Abruzzo Liberale - Cyber-hacker: la minaccia del terrorismo cinese

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Abruzzo Liberale - Cyber-hacker: la minaccia del terrorismo cinese
Abruzzo Liberale - Cyber-hacker: la minaccia del terrorismo cinese
Cyberhacker: la
minaccia del
terrorismo
cinese
Scritto da Alessandro Sigismondi
mercoledì 13 febbraio 2008
Da circa un mese sta
arrivando nelle caselle di
posta elettronica delle
aziende abruzzesi un’email di
un avvocato “Dott. Avv.
Giancarlo Gentiloni” che
chiede il pagamento di una
fattura indicandone il numero
P.N. 335624-1 dell'importo di
Euro 4.329,50. Questa è
un’email che se aperta,
scarica e installa un activex
contenente un rootkit (è un
software in grado di
nascondere la propria
presenza all'interno del
sistema operativo, in grado
di ottenere il controllo di un computer da remoto in maniera non
rilevabile dai più comuni strumenti di amministrazione e controllo).
Ho analizzato il sito di provenienza www.avvocati-ass.com e risulta
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come pagina in costruzione ma, effettuando una verifica più
approfondita, sono risalito a diversi elementi. Ho eseguito un
tracciamento del sito con apposito software e risulta allocato nella
Repubblica Popolare Cinese, conferma che ho avuto anche dal
tracciamento dell’ip 61.129.57.209.
Ma ci chiediamo come mai hacker della repubblica cinese si interessano
alle nostre aziende? Lo scopo è la ricerca di informazioni della gestione e
della progettazione aziendale, la ricerca e la copia di brevetti esclusivi e
quindi di spionaggio industriale.
Dai tempi della guerra fredda, come documentato da centinaia libri e di
film esistevano le spie che si nascondevano dall’est all’ovest in
innumerevoli intrighi internazionali.
Oggi esistono i cyber-hacker che rimangono seduti davanti al computer
in qualche sperduta provincia cinese.
L'attacco cibernetico cinese contro i sistemi informatici delle potenze
occidentali è di due tipi: economico e militare. Cyber-hacker cinesi
mettono in allerta il mercato dell’economia italiana, giornalmente le
aziende italiane sono oggetto di attacchi informatici, specialmente quelle
del nord e del centro.
Il fatto non si presenta come nuovo in assoluto; un precedente famoso
è quello del maggio del 1999, quando gli USA hanno bombardato
accidentalmente l'ambasciata Cinese a Belgrado durante la campagna
aerea della NATO. A questo atto di guerra convenzionale, seguì il
danneggiamento, in nome della Cina, di molti siti Web Americani nonché
la diffusione di un gran numero di e-mail di solidarietà alla causa cinese.
Il sito della Casa Bianca fu messo fuori uso per tre giorni a causa
dell'enorme quantità di e-mail ricevute.
Alcuni giorni fa è stata data notizia della violazione dei computer del
Pentagono avvenuta lo scorso giugno e ad agosto anche la cancelleria
tedesca ha rivelato cyber attacchi da Pechino. Ma in Italia ad essere a
rischio non sono ministri o ministeri, ma le aziende, le piccole medie
imprese, specialmente private. Secondo fonti di stampa vi è l’ipotesi che
i criminali cinesi siano interessati proprio i dati riservati delle aziende,
poiché questi forniscono informazioni sufficienti per poter copiare
modelli, design e brevetti. E’ stimato che su 1000 piccole aziende
italiane che circa il 51% degli attacchi perpetrati a loro danno siano di
origine cinese”. Questo è quanto affermato in base ai dati di molti
imprenditori insospettiti, dalle continue visite di utenti cinesi sui loro siti.
Il cybercrime rappresenta la categoria di crimine in più rapida crescita a
livello globale. La minaccia del crimine informatico per le aziende e i
singoli individui continua a crescere a una velocità impressionante. una
volta i cinesi venivano in Occidente a fotografare le vetrine dei negozi di
scarpe o di moda per copiare i prodotti, oggi invece rubano i progetti
direttamente dai server delle aziende produttrici così sono in grado di
immettere sul mercato un prodotto contraffatto prima ancora che venga
commercializzato. La minaccia dalla Cina è serissima anche perché,
spesso, gli appartenenti ai gruppi di studio, istituiti presso le Università
informatiche cinesi, vengono utilizzati dal Dipartimento di Sicurezza di
Pechino attraverso società partecipate dagli stessi professori, il cui
reclutamento, per il governo di Pechino, è quasi a costo zero". Su
Internet i cinesi vendono di tutto, dagli organi umani, ai medicinali
tossici, svolgono traffici d'armi, di droga, gioco d'azzardo etc..: il cyber
spazio cinese alimenta un grande business criminale. Le persone
vengono apertamente reclutate su bacheche elettroniche e forum online
dove il velo dell’anonimato li rende più intrepidi nel pubblicare
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informazioni.”
I cyber-haker cinesi non hanno bisogno solo di specialisti ma anche di
persone che possono riciclare denaro, che possono specializzarsi in furti
d’identità, qualcuno che rubi i numeri delle carte di credito e che poi li
passi a qualcun altro che produce carte di credito false. Non si tratta
certo del crimine organizzato tradizionale dove i delinquenti si
incontravano in fumose stanze sul retro. Molti di questi criminali
informatici non si sono mai incontrati faccia a faccia, ma solo online.
Diceva Napoleone: "Quando la Cina si sveglierà il mondo tremerà".
E la Cina si è svegliata.
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