n 2 anno 2 del20. 5.pub
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LA ANZARA LA VOCE DEL LANZA Anno 2 numero 2 Maggio 2007 Casale Monferrato, 15033, Al Edizione davvero speciale questa…e per più di un motivo. Intanto, Lanzanzara è volata a Roma per raccogliere il primo frutto delle sue fatiche: è diventata d’argento… come il riconoscimento NAZIONALE che le ha conferito l’Ordine dei Giornalisti (all’interno la cronaca dell’avvenimento). Poi siamo agli sgoccioli di un ennesimo anno scolastico. Gli esami sono alle porte e si rinnova un rito sempre vecchio e sempre nuovo: le modalità sono le stesse ( quest’anno poi nemmeno tanto…), ma a cambiare è la materia prima, la giovane carne da macello che si immola sull’altare delle medie e del profitto…Per noi di quinta questo che leggete è l’ultimo numero. So che vi mancheremo (!!!)…ma il testimone è già in mani salde e sapienti. Non smettete mai di servirvi dell’opportunità di parlare “in grande”, di arrivare a molte persone per raccontarvi e per ospitare il pensiero altrui. La partecipazione ed il confronto ci rendono più completi e più liberi. E poi Lanzanzara è anche la nostra memoria storica. Quello che siamo ora, che sono i nostri prof. e gli ATA…i nostri sogni, le nostre gaffes, i nostri successi, le nostre speranze, le nostre sconfitte, le nostre vittorie, le nostre litigate, i nostri scontri, le nostre incomprensioni, le nostre amicizie…sono su queste pagine e fermano momenti irripetibili della nostra vita. Un saluto a tutti e un ‘in bocca al lupo’ per quello che desiderate. I quintini in uscita. 1 DI ANDREA DESTRO “Martedì 27 marzo, ore 15. Ministero dei Beni Culturali, Roma: ecco dove “Lanzanzara” ha ricevuto il riconoscimento del proprio valore! Il giornale dell’Istituto superiore Balbo, plesso Lanza è arrivato a Roma. E a chiamarlo qui è stato il Consiglio Nazionale dell’ordine dei Giornalisti, presieduti da Lorenzo Del Boca, dopo aver concluso l’esame dei giornali inviati dalle istituzioni scolastiche di tutta Italia. Oltre mille le testate in corsa. E la medaglia d’argento con il diploma di merito sono stati attribuiti al giornale della nostra città, unica a rappresentare il Piemonte. Il premio si riferisce ai numeri dello scorso anno (il primo di vita de Lanzanzara) e va condiviso con il gruppo della redazione ormai ‘maturata’ e volta ad altri lidi. Ma a Roma sono andate comunque le colonne portanti, a partire dal capo redattore Andrea Destro, a Giada Gurian, a Lisa De Giorgi, a Valeria Gobbi, a Valentina Franchi, a Giulia Giorcelli, a Debora Tavano, a Martina Castaldi, in rappresentanza di tutte le altre ‘maestranze’ che si sono alternate e si alternano alla penna, alla grafica, alla ritrattistica, alle vignette. Nella motivazione al premio sono emersi l’originalità (e la correttezza!!!) degli articoli, il mixer di serietà e di ironia, l’attinenza alla società nel suo insieme ed alla problematica scolastica in particolare, spesso trattata con un sorriso ma mai con superficialità. La redazione, a tutt’oggi, è formata praticamente in toto da noi, ragazzi del Liceo Linguistico, al soldo di Alessandra Rota, nota responsabile dei lavori forzati a cui sono periodicamente chiamati i ‘suoi’ ragazzi. Ma le pagine de Lanzanzara si aprono sempre più alle opinioni ed alle esperienze del Liceo Sociale e Psico pedagogico, in cui si annidano scrittori davvero esperti. Il Dirigente Scolastico Gianni Abbate, palesemente orgoglioso, ha dichiarato: “Si tratta di un premio prestigioso. Tanto più che, ad assegnarlo, sono state le persone più qualificate nel settore. Il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti ha visto bene: voi ragazzi de Lanzanzara siete bravi e ben guidati. La vostra docente Alessandra Rota è instancabile e i risultati del suo lavoro si vedono. E poi nel vostro Plesso c’è un team di docenti sempre collaborativi e disponibili. E’ così che si costruiscono i progetti e che i sogni, poco a poco, si realizzano”. E la Rota aggiunge: “Creare il giornale è uno stimolo a migliorare le vostre capacità comunicative ed i vostri rapporti interpersonali. E’ un lavoro che amalgama intelligenze e capacità diverse, è una scoperta di attitudini e potenzialità. Vedere i pensieri stampati li rende più oggettivi, più veri. 2 E voi diventate più critici, più consapevoli, più attenti a quanto dite e a quanto gli altri dicono. Sarete lettori più esigenti. Come ci ha detto a Roma il Presidente Del Boca , il mondo del giornalismo e della scuola sono vicini e possono arricchirsi a vicenda”. A proposito del legame scuola - giornale, noi de Lanzanzara vogliamo ringraziare il Direttore del Monferrato Marco Giorcelli per la sensibilità e la disponibilità dimostrata nei nostri confronti: ci ha visto nascere e nella scorsa estate ha messo a disposizione la sua redazione per chi di noi ha voluto misurarsi con uno stage operativo. E un grazie anche alla Responsabile Provinciale delle Politiche Giovanili Monica Milano, ormai una vera amica, che ci ha riunito a Piacenza, il 21 marzo, per il 14° convegno Interregionale della stampa studentesca con altre otto testate della Provincia.. Per un’intera giornata abbiamo discusso e ci siamo confrontati sul tema “Costruire insieme la città dell’uomo”, con altre 50 redazioni di Istituti Secondari Superiori di tutta Italia. Un sogno: ci piacerebbe che voi lettori del Monferrato foste interessati al nostro lavoro e, magari, ci chiedeste come si fa ad avere una copia dell’ormai mitica Lanzanzara. Ma in fretta…è ormai quasi introvabile!!!” Questo è l’articolo che abbiamo inviato al Monferrato. Abbiamo voluto trascriverlo anche sul nostro Giornale, a memoria imperitura!!! E sappiamo che è solo l’inizio... 3 INTERVISTA A NANCY BABBO By Valeria Farioli e Valentina Anzalone IV AL NOME: Nancy COGNOME: Babbo DATA DI NASCITA: 5 Marzo 1963 MATERIA: Inglese (Madrelingua) CI TRACCI UN EX-CURSUS DEGLI STUDI CHE HA FATTO: “dunque…ho frequentato le scuole elementari, le scuole medie, il liceo e poi mi sono laureata al Teacher Training College in Pretoria (Sud Africa n.d.r.)…” DA QUANTI ANNI INSEGNA?: “Ho iniziato ad insegnare quando avevo 21 anni…” E’ SODDISFACENTE L’INSEGNAMENTO PER LEI, OPPURE ADESSO HA RIMORSI O RIMPIANTI A RIGUARDO?: “Per me l’insegnamento è molto gratificante…non ho né rimpianti o rimorsi a riguardo, se tornassi indietro rifarei quello che ho fatto, perché era il mio sogno…credo di avere ora molto più di quello che mi potevo aspettare…” COME SI DIVERTIVA QUANDO AVEVA 18 ANNI?: “In Sud Africa, dove ho vissuto fino all’età di 15 anni, ci si divertiva soprattutto con lo sport…era il nostro hobby preferito…nonché una passione…praticavo atletica, nuoto e netball (netball è un gioco simile al basket ma con regole differenti n.d.r.)” QUAL E’ IL SUO GRUPPO MUSICALE PREFERITO?: “Ne ho molti al momento…quelli che adesso mi vengono in mente sono i Coldplay e gli Evanescence…” IL SUO FILM PREFERITO?: “Chocolat (Jhonny Deep…forse per quello????) IL COLORE PREFERITO?: “Viola e lillà…” IL PIATTO PREFERITO?: “Datemele in bianco, con il pomodoro o con il ragù….le tagliatelle!!!” COSA NE PENSA DI PIERCING E TATUAGGI?: “Ritengo che sia una buona cosa…ma solo per i giovani…” DUE PAROLE A RIGUARDO DELLA POLITICA ITALIANA, COSA NE PENSA?: “Non mi interesso molto di politica, la trovo molto confusionaria…l’unica cosa che non mi piace molto è il fatto che gli italiani criticano parecchio il loro governo e secondo me non dovrebbero farlo, perché negli altri paesi, come il Sud Africa, è peggiore la situazione!”. 4 FAVOREVOLE O CONTRARIA AI PAX E AI DICO?: “Ritengo che tutti quanti devono essere liberi di fare ciò che vogliono…quindi favorevole!” FAVOREVOLE O CONTRARIA AL CELLULARE A SCUOLA?: “Contraria decisamente…non ne vedo al necessità!” CI DIA LA SUA OPINIONE GENERALE RIGUARDO ALLA SCUOLA ITALIANA: “La scuola italiana ha un livello molto più alto di culturalizzazione dei giovani rispetto alle altre…mi piace molto il fatto che in Italia si facciano molti test orali…per esempio in Sud Africa i test erano quasi tutti scritti…e il fatto di fare test orali penso sia un buon modo di relazionarsi maggiormente tra adulti e giovani…” COSA NE PENSA, INVECE, DEI GIOVANI DI OGGI?: “Non credo che i giovani siano cambiati molto da quando andavo ancora a scuola io…sono molto in gamba, loro possono imparare molto da noi e anche noi possiamo imparare molto da loro…spesso si tende a sottovalutare questo duplice punto di vista…” TORNA SPESSO IN SUD AFRICA A RIVEDERE DOVE HA VISSUTO, OPPURE A TROVARE AMICI CHE AVEVA, E HA DOVUTO LASCIARE?: “Purtroppo per ora non ci posso ritornare per cause di forza maggiore…mi piacerebbe andare durante le vacanze di Natale, perché in South Africa è estate, ma le vacanze che la scuola ci da sono troppo corte…mi servirebbero più di 2 settimane!” 5 Proprio lui… è Giancarlo Benzi, che con la sua presenza imponente riempie le nostre giornate ed i nostri cuori. A lui, in questo numero, spetta la palma delle frasi destinate a diventare celebri!!! E poi la menzione di migliore stilista… il disegno sottostante è suo, assolutamente autografo!!! Grazie Prof! la sua personalità e la sua ironia sono grandi! (non ci firmiamo per non essere tacciati di piaggeria) Pronomi dimostrativi: questo, codesto, codello(Benzi) Siete una classe magmatica(Benzi) Mi fate venir voglia di prudere(Benzi) Oggi è il 36 di Novembre(Benzi) Picchiati i denti contro il banco(Benzi) Questa regola ve la succhiate a memoria(Benzi) Mangelhaft corrisponde alle nostre votazioni 3 e 4, quindi significa DIFETTOSO (Benzi) Der Man significa il marito ed’è maschile.Un giorno sposerete un uomo maschile(Benzi) Che giorno è oggi? Il 33?(Benzi) C’è la Gaviati?sì,sono io! (Benzi) Se vuoi rattristarti, Pavan, pensa che ogni giorno è uno in meno che ti avvicina alla morte (Bozzo) La ragazza si è sconfonduta (Benzi) Questo libro è un po’ sbrodolone (Benzi) Il libro è una patata (Benzi) (cantando) Ohhhhh!Che bravo son stato, posso fare anche il bucato!!!! (Benzi) Alla domanda “ma lei si è mai lasciato crescere i capelli?” “no, è che mi devono ancora crescere a causa della gioventù!!!” (Benzi) Ho la sensibilità di un ippopotamo! (Benzi) Chiedete ai vostri genitori: “questa sera guardiamo La Caduta e non Cicciolina!” (Benzi) Avete mai mangiato il pesce?Perché così di notte diventate fosforescenti e potete leggere al buio!! (Benzi) A volte trattare con le donne mi riesce difficile…Siete degli esseri strani!! (Benzi) Chiudi la parentesi tondeggiante!! (Benzi) Le vostre palle sono bellissime!!!Non scrivetelo che è pornografico!! (Benzi) Il tedesco è una lingua pesante e l’insegnante è più pesante della lingua (Benzi) 6 RIFLESSIONI SEMISERIE DELLA IV AL “Mamma, sono innamorata!” ”…INNAMORATAAA???… Gli adulti credono di avere l’esclusiva sull’amore, e che durante l’adolescenza questo grande sentimento venga confuso con una semplice cotta. Molte volte noi adolescenti ci illudiamo di aver trovato quell’amore surreale sul quale fantastichiamo sin dala culla!… e poi tutto finisce… ”Mamma,è finita…” ”…Si sapeva già!!:::” Ma per quanto breve possa essere stato questo rapporto, le emozioni provate sono state tante, forti, elettrizzanti, vere. E’ ingiusto sentirsi dire che quel sentimento che per giorni, mesi o addirittura anni ci ha fatto sorridere, piangere, gioire…che ci ha fatto sentire ‘tre metri sopra il cielo’, per gli adulti equivale alle sensazioni che provi quando giochi a Monopoli!!! Ma noi continuiamo a credere che anche alla nostra età ci si possa innamorare. Comincia quasi una caccia al ragazzo ideale con il quale stare insieme fino al giorno in cui ti sposerai, magari,… con un altro!! L’amore adolescenziale è pieno di intrighi, invidie, giochi, mordi e fuggi…ma è un amore vero...pieno di emozioni vere che gli adulti tendono forse a dimenticare...quando la vita di coppia comincia ad essere scontata. Ma nell’amore non ci sono saldi. Bisognerebbe amare sempre, completamente, perché l’amore ti cambia la vita! e non in peggio. Così Irene ci aiuta a vedere la nostra IPERZANZARA!!! 7 di Fabiana Colucciello IV AL Il nucleo familiare nasce nel momento in cui un uomo e una donna decidono di unirsi in matrimonio. Le ragioni più comuni sono la voglia di avere un figlio, la consapevolezza di saper amare l’altro senza limiti di tempo o, più venalmente, il bisogno di cittadinanza, soldi, sicurezza. L’atmosfera familiare, nei primi periodi della convivenza, raggiunge stadi idilliaci; la coppia si ama, è sempre più sicura dei aver fatto la scelta giusta, ma è in grado di costruire delle basi solide? Questo nella maggior parte dei casi, lo si scopre con la prima gravidanza. Qualcosa cambia, la donna si sente diversa, a breve le responsabilità cresceranno, i pensieri che prima riguardavano marito, casa e lavoro, si sposteranno su un’unica figura: il figlio che “lei” porta in grembo, per non parlare degli sbalzi d’umore e dei continui malesseri. A questo punto per la coppia si aprono due strade: l’incomprensione, l’immaturità, “scusa, ma non sono pronto” e la conseguente rovina; oppure le difficoltà, la voglia di mollare tutto, la paura di aver sbagliato, ma la consapevolezza di amare, e allora si stringono i denti e si va avanti. Il bambino muove i primi passi, i genitori non hanno occhi che per lui, l’intimità di una coppia viene a mancare e il figlio inevitabilmente preferisce un genitore all’altro creando situazioni di frustrazione… la sindrome di Peter Pan prende piede, ci si sente abbandonati, le attenzioni di prima ora sono dedicate a una terza persona, un intruso. Di nuovo “le basi” entrano in gioco: se i due non sono in grado di assimilare la presenza di una terza persona e non riescono a smettere di considerarsi una coppia invece di una vera e propria famiglia, coi suoi lati positivi e negativi, allora la situazione rischia ancora una volta di andare alla deriva. Se si dimenticano i perché di certe scelte e si pensa solo alle difficoltà, il fallimento è inevitabile, ma se affrontate sulle basi delle motivazioni che hanno spinto a fare passi importanti, le difficoltà non possono che portare ad un finale positivo e la coppia può proseguire il suo “viaggio”. I figli crescono, magari sono più di uno e una volta raggiunta l’età dell’adolescenza il bisogno della presenza dei genitori viene meno, iniziano a confidare nell’appoggio degli amici o, in alcuni casi, in quella del fratello col quale spesso si viene a formare una vera e propria coalizione anti-genitori. Questi si sentono sempre più messi da parte, il ruolo che avevano ricoperto per anni, viene ora messo in ombra da quei figli eternamente troppo piccoli per prendere da soli le loro decisioni. Vengono a mancare delle certezze, ancora una volta la coppia incorre nelle difficoltà della vita famigliare e ancora una volta entrano in ballo quelle basi indispensabili per andare avanti insieme. Superata anche questa tappa la famiglia torna ad essere una coppia, i figli lasciano la casa paterna, intraprendono la strada per il mondo degli adulti, delle responsabilità, della famiglia. Marito e moglie proseguono così la loro vita coniugale, entrando nell’anzianità. I figli tornano a far visita alla casa paterna con le loro famiglie, portano una ventata di freschezza, di novità che piano piano si dirada sempre più; la stanchezza, il bisogno di tranquillità invade il rapporto degli anziani sposi, l’amore che prima li legava si trasforma in bisogno, necessità per un aiuto quotidiano. La vita vissuta, sudata, sacrificata a quella dei figli si trasforma in una vita di ricordi da raccontare a chi il tempo ha riservato la stessa sorte. Arriva l’ultima tappa: la mancanza. La vecchiaia si porta via uno dei due e all’altro non rimane che un incolmabile senso di vuoto, non resta più niente se non quei ricordi già sentiti, che nessuno ha più interesse ad ascoltare. Un’unica volontà accompagna il vedovo: raggiungere il suo sposo in un luogo dove nessuno li potrà più dividere e dove le difficoltà affrontate in vita non avranno più bisogno di essere vissute. Ecco il racconto di una famiglia tipo, la più “fortunata”. Purtroppo non a tutte è concesso lo stesso avvenire, alcune finiscono il loro viaggio in anticipo, certi componenti si perdono per strada, altri trovano ostacoli insormontabili e rimangono indietro, altri ancora si accorgono tardi che quel viaggio non avrebbe mai dovuto essere intrapreso. Una sola cosa è certa: chi più, chi meno, tutte le famiglie sono nate grazie a un legame d’amore, ma molte di esse non sono state in grado di gettare le basi indispensabili per trasformare tali legami in un’unione solida e indistruttibile. 8 NEOPATENTATI: NOVITA’ IN ARRIVO. di Lucrezia Delle Fave V AL Come penso tutti voi sappiate, da circa un mesetto, si sta parlando di rivedere alcune limitazioni nel settore “guida” per i neopatentati. Nel giro di vite proposto dal ministro dei trasporti Alessandro Bianchi, si prevede per la seconda volta nella storia, tra i 10 punti del “pacchetto” di nuove norme, la limitazione della guida di auto di cilindrata e potenza elevata dei neopatentati, rientrata non più di cinque anni fa. Risulta interessante sapere alla luce del significato che assume per le famiglie con figli che abbiano appena conseguito la patente di guida, quali novità li aspettano e quali caratteristiche dovranno9 avere le vetture a loro riservate. Partendo dal presupposto che la velocità ha un’incidenza di tredici volte su cento nella causa di incidenti, spesso mortali, non sarà più consentito a coloro che hanno conseguito la patente da meno di 3 anni, affidare tra loro “bolidi” come afferma lo stesso ministro Bianchi, in quanto per guidare questi ultimi occorrono esperienza e maturità che, comunque non si acquisiscono, almeno per quanto riguarda la prima dote, all’indomani del conseguimento della patente. Anche se secondo me, dipende molto dall’educazione che si è ricevuta. IL cosiddetto periodo di osservazione, durante il quale i neopatentati dovranno guidare, auto do grossa cilindrata diviene di tre anni dal conseguimento del documento e in questo lasso di tempo, ai nuovi patentati sarà limitata la guida a vetture di media cilindrata, ovvero di kilowatt al di sotto dei 60 dunque motori no superiori a 1.4 o al massimo 1.5. Ma vi sembra una legge sensata?? A parer mio, proporre una legge simile nella speranza di ridurre incidenti mortali tra i giovani è come costruire castelli in aria, in un certo senso “illudere” le famiglie… Sinceramente la velocità ha la massima incidenza sui sinistri stradali, ma come potete pensare che un ragazzo corra meno il rischio di incidenti, con una macchina meno potente sotto le chiappe, quando al giorno d’oggi una fiat panda 1.1 può raggiungere i 145 o 150 km/h? Assurdo!!! E poi, avete mai pensato ai crash-test ? Veicoli di prova, con all’interno dell’abitacolo manichini ben fissati con cinture di sicurezza, vengono spinti alla velocità di 46/50 km/h contro un blocco di alluminio a nido d’ape con strati sovrapposti che simula il fronte di un’altra auto. Volete sapere i danni stimati dai macchinari rivelatori? Possibile trauma cranico per gli ipotetici conducenti e macchine da rottamare…Allora?! Mi dite a cosa serve la limitazione di prima? Nulla! Dunque, la sottoscritta, legittima proprietaria di un Bmw 2.0 turbo continuerà a guidarlo fino a che le sarà possibile, e dal momento in cui secondo Bianchi basterebbero dei permessi rilasciati dalle assicurazioni, provvederò a farne uno. E ricordate: avere una macchina potente non significa essere padroni della strada…Non siate troppo sicuri di voi stessi perché è proprio la sicurezza che vi frega…non siete Schumacher in fondo!!Guidate con giudizio! 9 di Marta Mezzano IV BL Il dolore è parte della nostra vita sempre, sin dalla nascita.Come la felicità, cui si contrappone, è membro della nostra anima, del nostro pensiero, della nostra interezza fisica e mentale; ma, perché dolore, è meglio evitarlo, potrebbe ferirci, anche solo a parlarne. E’ così che , almeno per una volta, il dolore sarà probabilmente fonte di riflessione. E’ come una malattia infettiva, di cui non si conoscono ne i sintomi ne la cura; una patologia sconosciuta che non si può prevenire, e che nemmeno si può curare, se non con il tempo, ma che rimane pur sempre una ferita non completamente rimarginata. E’ il male che si percepisce negli occhi grandi e lacrimanti di un bambino, quello di una ferita leggera , una rabbia soppressa, di un pianto improvviso in una giornata primaverile, di una partenza e di infinite altre sofferenze. Quantifichiamo il dolore, dimenticando che ciò che si sta considerando è sempre qualcosa che ci contraddistingue più profondo o superficiale che sia, non valutando che fa sicuramente MALE. E’ lo specchio di Carlo, ragazzo che ha dimenticato il significato della parola cibo, ma anche quello di Susy, che del cibo ha fatto la sua consolazione, o di Katia che a ritrovato se stessa in una “pastiglietta bianca”. E’ la storia di quelle mamme o papà come Sandro e Luisa, che attendono il ritorno di Cristian dal lavoro, o quello di Martina dalla discoteca, e che nello stesso momento scoprirono che poi non potranno più riabbracciare i loro figli, ma solo portare loro dei fiori. Sono le lacrime degli amici di Chiara, che scompare, per chi sa quale ragione, senza nemmeno aver salutato i suoi compagni di classe, e soprattutto i suoi genitori, in una notte di febbraio. E’ il pensiero rivolto a tutti quei boccioli disseminati per la strada, dai quali però non nascerà nuova vita. Quante cose avrebbero potuto fare in più, quanti momenti avrebbero potuto vivere più intensamente, se avessero saputo. Chissà quante verità non hanno pronunciato e chissà quanti e quali pensieri li avranno scavalcati in quel momento, tristemente doloroso. “Carpe diem”, scriveva Orazio, invitando a trascorrere nel miglior modo possibile ogni singolo istante della nostra esistenza, perché, come avremmo dovuto imparare a loro, decidiamo solo in parte di ciò che è stato e forse sarà. 10 di Alice Saletta IV AL Acqua. Parola breve, concisa, che gioca un ruolo di primaria importanza. Tra i grandi difetti dell’uomo c’è soprattutto quello di dare per scontate le risorse di uso più comune, che in realtà sono anche le più preziose. L’acqua coinvolge svariati aspetti e attività dell’uomo. Alla base del funzionamento delle centrali idroelettriche. Essenziale per l’igiene pubblica e delle stesse persone. Fondamentale per qualsiasi forma di vita animale e vegetale. Utile per lo svolgimento di diversi processi fisici e biologici. Di vitale importanza per lo stesso corpo umano che ne è composto per circa il 60-65%. E perché no?! Anche l’elemento principale per la preparazione di diversi piatti culinari: che pasta sarebbe senza acqua?! E’ una delle risorse che vengono date più per scontate e, purtroppo, c’è solo un momento in cui ci si rende conto della ricchezza di cui si dispone: quando comincia a scarseggiare, quando è necessario controllarne l’uso. Nel 2007 l’uomo si trova proprio a quel punto. Una serie di reazioni all’eccessivo inquinamento prodotto dall’uomo hanno causato l’aumento delle temperature; conseguente il surriscaldamento ha coinvolto anche l’acqua. Essa non si presenta solo sottoforma di liquido, ma anche allo stato solido e aeriforme; quindi questo eccessivo calore provocherà uno scioglimento in massa dei ghiacciai, la formazione di correnti d’acqua calda e di altri fenomeni anomali. Questi daranno inizio a catastrofi naturali in grado di piegare l’uomo che per secoli ha sfidato la “pazienza” della Terra. Senza parlare della quantità d’acqua sprecata: giovani e adulti tendono a usarne più del necessario! Inoltre si è abusato di questa vera fonte di vita senza considerare la possibilità che potesse esaurirsi. L’uomo ha mostrato, in questo modo, il lato immaturo e irrispettoso del suo carattere perché ha sfruttato al massimo le risorse offerte dal pianeta senza preoccuparsi delle conseguenze. I magnati delle diverse potenze mondiali si attivano ora (meglio tardi che mai) per riparare i danni provocati dall’uomo: è nata una politica di “difesa” di questa preziosa risorsa naturale… Ma la strada è ancora lunga! 11 Di Mariarosa Loddo IVAL Costruire insieme la città dell’uomo. Con questo intento Piacenza ha dato il benvenuto a sessanta redazioni del Nord Italia in occasione della 14^convegno interregionale della stampa studentesca che avuto luogo il 21 marzo scorso. A rappresentare la redazione de “Lanzanzara”, un trio di studentesse del liceo linguistico, Valentina Anzalone (IVA), Mariarosa Loddo (IVA) e Gigliola Vendramini(VA), accompagnate per l’occasione dalla prof. Gabriella D’Esposito. Un vero peccato che Andrea Destro, simbolo della redazione, non sia potuto venire, ma siamo certe che avrà potuto rifarsi alla premiazione romana del nostro giornale... Ma torniamo alla giornata di Piacenza, che quest’anno ha dovuto confrontarsi con un tema ampio e impegnativo, quello appunto della costruzione della città dell’uomo, dove la città è vista come metafora della società, della comunità umana di cui ciascuno di noi fa parte. Un invito dunque a fuggire l’individualismo e a divenir consapevoli di quanto il nostro sia un ruolo attivo all’interno della collettività. L’occhio rivolto ai giovani è d’obbligo, non solo in quanto adulti di domani, ma soprattutto perché ricchi di potenzialità e opportunità che chi ha qualche anno in più non possiede o finisce col trascurare. I ragazzi investiti di un ruolo attivo: sapranno cogliere la sfida? A Piacenza la giornata è incominciata così, lanciando un messaggio importante: dare vita a una città che non sia solo dell’uomo, ma con l’uomo. A dimostrazione di quanto questo sia possibile, nell’auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano che ha ospitato gli studenti, la mattinata ha avuto come protagonisti le testimonianze di alcuni ragazzi che non hanno accettato di essere solo spettatori di ciò che li circonda, ma che hanno voluto rendersi partecipi. Hanno raccontato di esperienze nei campi più svariati: assistenza a malati e disabili, soggiorni di12mesi in paesi in via di sviluppo, recupero di strutture trasformate in centri di ritrovo alternativi, impegno politico all’interno dei propri comuni, manifestazioni contro la mafia e c’è perfino chi ha operato nelle recenti Olimpiadi invernali di Torino. Il tutto svolto da giovani, splendide eccezioni, è il caso di dirlo, a una moltitudine di coetanei per i quali il divertimento è l’unico scopo. Una mattinata intensa che ha visto intervenire anche Pierpaolo Triani, docente della facoltà di scienze della formazione a Piacenza, e soprattutto Mario Furlan, fondatore a Milano dei City Angels, gruppo di volontari che offrono assistenza e protezione agli emarginati. Con il racconto della sua storia (abbandona il lavoro di giornalista alla Mondatori per lanciarsi, senza garanzie, nel progetto City Angels) e il suo messaggio positivo Furlan conquista tutta la platea, che lo premia con un calorosissimo applauso. Subito dopo segue il tradizionale momento del baratto delle cose e delle idee, in cui ciascuna redazione espone copie delle proprie pubblicazioni e ne approfitta per portare a casa quanti più numeri può dei giornali delle altre scuole, costituendo un’ ulteriore opportunità di arricchimento per tutti. A fare da colonna sonora, un gruppo rock probabilmente formato da studenti locali, che un ascolto lo merita tutto, anche perché suona pezzi propri e ci risparmia le solite cover: tanto di cappello! Poi arriva l’ora del pranzo e ci si trasferisce all’istituto Marconi, nella cui mensa verrà offerto il pranzo. Il tragitto dall’auditorium alla scuola permette di fare un breve giro turistico per il centro storico di Piacenza, per ammirare chiese e palazzi antichi (che la prof. D’Esposito, armata di macchina fotografica non si è fatta sfuggire!), con gli insegnanti del posto a fare da cicerone. 12 Rifocillate a dovere (la prof ci invita a abusare dei buoni pasto perché, come giustamente ci fa notare, la giornata è ancora lunga…), scatta l’ora delle commissioni: 12 gruppi di discussione in cui i ragazzi sono chiamati ad esprimersi a proposito di temi riguardanti perlopiù il mondo del giornale a scuola e il rapporto dei giovani con la realtà attuale, dalla politica alla cultura. Si tratta di argomenti che ci riguardano da vicino e forse per questo l’impressione è che rispetto ai temi proposti lo scorso anno, questi siano stati avvertiti con un maggiore coinvolgimento.Un esito per nulla scontato, che ha smentito alcuni luoghi comuni sui giovani d’oggi: emblematico lo sviluppo dei lavori all’interno della commissione relativa alla percezione che i ragazzi hanno della politica. Di sicuro ci sarà stato chi, dando un’occhiata al titolo della commissione avrà pensato “Non è che ci sia molto da dire a riguardo,,,”. E invece la discussione non ha fatto fatica ad animarsi, anzi, è stata dura doverla chiudere, soprattutto quando alla domanda (fuori tema, ma tremendamente stuzzicante…) “che ne pensate dell’ingerenza della chiesa in questioni politiche?” la voglia di dire la propria era tanta. Ciascuno fremeva per avere la parola e tutti l’hanno avuta, i toni erano vivaci , ma mai aggressivi, le idee non banali, a volte contrastanti, tuttavia il rispetto reciproco c’è sempre stato. Niente a che vedere con l’atmosfera da osteria , con le voci che si alzano e vogliono prevalere su quelle altrui senza ascoltare, che tanto spesso si vedono alla tv durante i “confronti” dei grandi. E a Piacenza i moderatori della discussione, coloro che tra l’altro hanno il compito di mantenere i toni civili, erano anch’essi ragazzi. Una prova di maturità che alcuni adulti stentano a dare e che sfata un altro pregiudizio sui giovani. Scaduto il tempo della discussione, gli studenti si riuniscono di nuovo, questa volta nell’aula magna (che non ha nulla da invidiare alla bellezza del precedente auditorium) della scuola, dove i ragazzi a capo di ciascuna commissione offrono un resoconto di quanto emerso dai vari confronti. Ed è con questa assemblea che Piacenza saluta i giornalisti in erba giunti da tutto il Nord Italia, e dà l’appuntamento per il 2008 a Parma. E chissà se la prossima edizione saprà reggere il confronto con quella piacentina, reduce da un pieno successo. Perché, sinceramente, chi scrive non avrebbe mai immaginato neppure nelle migliori previsioni, che questa giornata potesse riuscire così bene e fornire una fotografia di un mondo giovanile spesso ignorato. Ed è stata la conferma, per certi versi rassicurante, che le idee nelle testa dei ragazzi ci sono, basta solo dar loro lo spazio per esprimerle. Questo giornale serve a anche a questo. Approfittatene. E magari provate a chiedervi: e io cosa faccio per cambiare il mondo intorno a me? Lasciate il vostro segno, siate artefici di quel che vi circonda, non state a guardare. Per ridere... Se una classe esse a mezzogiorno (Pesce Carlo) Chi è Remos Ramazzotti? (Gaviati) Ma però… (Boano) Penso che alle medie ve lo avranno studiato (Lucon) Posso capitare che vi possa capitare (Garlando) Stavo discorsando ( Federico Rosso IIAL) Gli ebrei hanno 12 tavole dei comandamenti (Brengio) Perché non vi aprite le finestre addosso di voi?! (Follese) 8 + 3=12 (Brengio) 13 NOTE BIZZARRE... Sono state raccolte queste, che abbiamo chiamato “note bizzarre”,...dal vivo delle “nostre”classi ...italiane e da fonti assolutamente attendibili… Si fa per ridere… ma per motivi di privacy non trascriviamo i dati personali... - - - - - - “l’alunno F*** per ottenere il permesso di andare in bagno minaccia di buttarsi dalla finestra” alla richiesta della prof di italiano: “dimmi una frase col congiuntivo” l’alunno xx risponde “che tu sia maledetta!” “A*** non avendo il dizionario per affrontare la versione di latino, chiede di poter fare autogestione” “l’alunno M*** entra in classe alle ore 12.50 con due cartoni di pizze in mano (bell’idea) “durante l’ora di lezione l’alunna X si toglie i peli dalla gamba con una pinzetta (ognuno rimedia i problemi estetici a modo suo…)” “la classe mi lancia delle castagne” “la classe mi ruba per l’ennesima volta una biro bic” (suggerimento alla prof: : cambi marca) “l’alunno A*** disturba la sua interrogazione cantando” “A*** è sospeso i giorni 4 e 5 ottobre per aver lanciato in palestra, come fosse un giavellotto, una scopa. L’oggetto ha centrato in pieno la nuca del prof G*** che ha dovuto ricorrere all’infermeria” “suo figlio guarda fuori dalla finestra spaventando i passanti” “A*** al comando di tirare fuori il diario lo lancia fuori dalla finestra ed esulta per aver centrato il cassonetto dell’immondizia” (bella mira) “l’allievo R*** si nasconde per un’ora sotto il banco e a 5 minuti dal termine delle lezioni si presenta davanti a me chiedendomi di andare in bagno” (evidentemente non resisteva più) “l’alunno T*** rincorre e spaventa i piccioni durante l’ora di educazione fisica” (nuova disciplina dell’atletica leggera: rincorsa al piccione) “l’alunna V.*** presenta una giustificazione per i giorni 25, 26 e 27 firmata dalla nonna sostenendo che i suoi genitori sono in fila sull’autostrada. Richiedo colloquio con i genitori” (al giorno d’oggi non è più possibile viaggiare! Attendiamo notizie sul ritorno) “l’alunno M*** vaga in giro per la classe senza una meta cercando merendine altrui” (non ci vede più dalla fame) “la classe dichiara che dopo 50 minuti di attenzione non è più in grado di seguire la lezione poiché prostrata da un eccesso di fatica” “gli alunni M***, C*** e M*** si presentano a scuola con felpe rispettivamente rossa, bianca e verde e ogni qual volta che pronuncio la parola Italia si alzano in piedi e sventolano” (patriottismo moderno) “con la scusa delle decorazioni natalizie, gli alunni hanno sistemato un’acuminato agrifoglio sulla sedia della cattedra e inoltre hanno appeso al ritratto di Ciampi due pezzetti di filo dorato locati sulle sopracciglia dello stesso. Durante la lezione la classe ha continuato a bersagliarmi per mezzo delle numerose palline di natale avanzate dalle decorazioni dell’aula” (no comment) “l’alunno N***dopo essere stato scoperto svolgere la verifica di storia con l’ausilio di bigliettini, li mastica e poi li ingoia rischiando di rimanere soffocato” (non dovevano essere buonissimi) 14 Qui di seguito si celebra la prematura fine di un superbo periodo vissuto in classe in totale unanimità e concordia . Mai ci eravamo sentite più unite e più desiderose di ritrovarci, ogni mattina, a scuola...Poi accadde l’ i rreparabile. Un ’ orda bieca ed assassina ha ucciso le nostre 40 amiche. E tutto è cambiato. Le parole che seguono sono a memoria delle compagne più fidate e insostituibili, che non sono più. La IV AL a memoria PREDICA Siamo qui riunite oggi per donare i nostro estremo saluto a coloro che in questi mesi ci hanno accompagnato nei cambi d’ora, negli intervalli, nelle ore buche e in quelle più noiose. Addio a coloro che, sole, riuscirono ad unirci, 4 alla volta, ma allo stesso tempo a dividerci e a farci litigare …. mi ricordo quando per lei litigavo con Greta che barava e suggeriva alla Isa, mi ricordo quando all’unisono urlavamo dietro alla Vale che era lenta come Benzi quando cammina e non si ricordava mai quali carte erano già state giocate. Mi ricordo quando Viale, vedendoci giocare prima della sua lezione, si sentiva crollare il mondo addosso e con la sua voce soave, da uomo che non deve chiedere MAI, iniziava l’ennesima, inesorabile paternale... assolutamente inefficace, che aveva l’unico esito di sottrarre altri 10 preziosi minuti alla sua spiegazione. E ora siamo qui riuniti per compiangere l’unica cosa che in questa “triste” scuola ci permetteva di alleviare le nostre pene studentesche. Qualcuno, qualche ‘in comprensivo’ professore, ha deciso per noi quale era la cosa migliore: “decretare la pena di morte per le nostre più care compagne” !! Ed ora,nel torpore di questa classe non ci resta che ricordare e rimpiangere….Addio AMATE CARTE….addio per sempre…(ave atque vale)….. SIGH!!! == ( MAZZO NOSTRO Mazzo nostro, che sei in classe, sia santificato il 7 bello. Come a scopa, così a tresette, dacci oggi la nostra partita quotidiana... rimetti a noi la nostra trinca e fa che noi non la perdiamo per colpa del 2 bello. E non ci togliere la primiera , ma facci vincere con l’asso. SCOPA! Ave o Scopa!!! Ave o scopa,quella con l’asse,la primiera sia con te,tu sei benedtta tra tutti i giochi e benetto è quello che riesce a fare più punti. Santa trinca,madre degli ori, prega perché non mi portino via il 7 bello, adesso e nel cambio dell’ora tra tedesco e filosofia…Scopa!!! 15 Proponiamo anche sul nostro giornale quanto già pubblicato dal Monferrato: le iniziative del nostro plesso sono grandi. di Ester Romussi V ASPP, Annalisa Acampora V ASPP e Tania Todaro Corso pomeridiano di filosofia al Lanza AL plesso LANZA i Licei Linguistico, Sociale, Socio psico pedagogico hanno avuto l’opportunità di seguire un corso di filosofia ad alto livello. Docente il prof. Alessandro Galvan. “Carneade. Chi era costui?”ecco la domanda di manzoniana memoria che può essere la degna introduzione a quanto segue: il plesso Lanza ha avuto l’opportunità di partecipare ad un ciclo di lezioni mirate riflettere sul problema dell’identità. In un corso pomeridiano di sette incontri il prof. Alessandro Galvan ha condotto coinvolgenti riflessioni sulle forme di pensiero che ruotano intorno al concetto di identità. Mai come oggi si avverte l’esigenza di avere coscienza di sè, di comprendere cosa resta di un eventuale ‘io’, dopo il massacro che ne fanno i media e l’omologazione del consumismo. Da Platone ai giorni nostri, la filosofia ci aiuta a inquadrare le problematiche individuali e sociali in continua evoluzione. Il prof. Galvan ci ha aiutato a definire un nuovo problema che riguarda oggi l’identità. Dalla Seconda guerra mondiale il rapporto tra uomo e tecnica è cambiato in modo significativo. Se, ancora per tutta l’età moderna, era l’uomo a servirsi della tecnica, oggi pare che sia la tecnica a servirsi di noi. L’ ‘io’ si trova ad essere assoggettato alla tecnica, come produttore e come consumatore. La società odierna è una società conformista e omologata, dove ciò che conta non sono le caratteristiche personali che rendono ogni individuo unico e irripetibile nella propria essenza, ma il ruolo, la funzione che l’individuo ha nella società.Uno spiraglio di luce sembra esserci. L’aspetto delle emozioni, quello che sembra sempre più compresso e soffocato dalla tecnica: lo ritroviamo in quella follia, quella ‘mania’ di cui, all’inizio del nostro percorso di riflessione, parlava Platone. La ‘mania’, l’originalità, lo stare al di sopra delle righe costituisce la vera dimensione di ciascun individuo, quella dalla quale prendono vita pensieri autentici, capaci di rompere l’omologazione e di rinnovare l’enigma ed il fascino dell’esistenza. 16 III AL Violenza: campo d’annientamento del proprio io di Marica Avitabile IVBL Palermo: un quattordicenne ha abusato di una bambina di tre anni, un uomo ammalato di AIDS ha compiuto atti sessuali sulla figlia di altre persone conosciute in una comunità, dieci ragazzini hanno approfittato di una quattordicenne portatrice di un handicap. Sono questi i casi più eclatanti di violenza su minorenni che hanno paralizzato la Sicilia nei giorni scorsi. E non sono gli unici. Episodi di bullismo, perversione, razzismo, pedofilia e criminalità organizzata colpiscono ogni giorno il nostro Paese ed in particolare il sud Italia, definito oggi “La Terra dei sogni infranti”. I giovani si affacciano ad una realtà che non sembra aver bisogno di loro: lo Stato non li avverte più come risorsa, ma come un problema da risolvere, perciò il loro ingresso nel mondo del lavoro è sempre più rinviato nel futuro e la distanza tra i loro desideri e la possibilità di realizzarli si fa sempre più lunga. Tutto questo porta ad una frustrazione così grande da spianare la strada ad una forte aggressività e ad una violenza che assume anche i toni della morte. Ed in questi momenti ci si chiede:”Ma dov’è il bene? Ma dov’è Dio?”. E sono domande a cui è difficile rispondere. La storia ci insegna che la convivenza, il dialogo ed il confronto sono stati da sempre i problemi più grandi che hanno colpito l’umanità e che hanno portato a guerre, morte e distruzione. Ma la guerra oggi non è tanto quella sui campi di battaglia: la convivenza è diventata guerra. Non ci sono più idee né valori. Non c’è più capacità di pensare. Non si educa più al rispetto dell’altro e a conoscere sé stessi. Ma dov’è quel linguaggio della semplicità di San Francesco d’Assisi che tanto fece scalpore? Ma dov’è il rispetto?. Fino a quando non si risolveranno questi problemi, i mass media continueranno a preferire episodi di pedofilia rispetto ad atti terroristici e li metteranno in prima pagina sui quotidiani o li trasmetteranno ai giornali. Ogni anno si fa di tutto per ricordare l’Olocausto ed ogni 27 gennaio (“La giornata della memoria”) le immagini dei campi di concentramento ci fanno riflettere sulla perdita di dignità dell’uomo, sulla sofferenza, sul razzismo. Ma la pedofilia, il bullismo e le altre forme di violenza non possono anch’esse essere considerate “campi d’annientamento del proprio io”? Per ridere... R.Rota-I kick in your ass! Cosa vuol dire Federico???. Federico-Ti prendo a calci in culo?. R.Rota-Esatto proprio così! Un giorno mi vedrete arrivare che sono sparito. (Pesce C.) Mandiamo avanti massa di gente che ignora le cose (Bozzo) Ve ne pentirete amaramanta. (Bozzo) Le calze in cuoio sono per il sadomaso. (Bozzo) Alunna:- prof ma se ci facciamo male le dispiace? Bozzo- neanche un po’ Alunna- ma prof perché non ci vuole bene? Bozzo- ma come si fa a voler bene a una massa di esseri così?!?!!? Le versioni di latino sono come le donne: Brutta e fedele, bella e infedele. (C.Pesce) Ma questo da che armadio di naftalina è uscito?? (Bozzo) Le discoteche sono delle scatole di parallelepipedi (Bozzo) Devo portare mia figlia dal veterinario (pediatra???) (C.Pesce) Errare umano est, perseverare ovest. (Franceschi) 17 di Mariarosa Loddo IV AL C’era una volta un gruppo di ragazzi sbandati che in una manciata di anni è riuscito a ritagliarsi un posto nella storia del rock. Si chiamavano Guns n’Roses e con più di 90 000 000 di dischi venduti nel mondo sono stati gli ultimi eroi a salire alla ribalta all’insegna del celeberrimo trinomio “sesso droga e rock’n’roll”. Praticamente impossibile trovare nel panorama rock attuale qualcuno che si fa vanto di seguire alla lettera questa regola estrema. E allora lasciamo che per tutti i nostalgici si delizino ripensando ai (brevi) fasti di una band che, sempre sull’orlo del baratro, ha regalato canzoni divenute ormai dei classici. Reduce da una situazione famigliare difficile, William Bill Bailey (il vero nome di colui che sarà poi noto come Axl Rose, anagramma di “oral sex”)fonda nel 1985 a Los Angeles insieme all’amico d’infanzia Izzy Stradlin un gruppo in cui confluiscono membri di L.A. Guns (Rose e Stradlin) e Hollywood Rose: sarà dall’unione dei due nomi che la band prenderà il nome di Guns n’Roses. Nel giro di qualche mese la formazione cambia assetto, e vede unirsi ai due fondatori il chitarrista Slash, che a una vita agiata preferisce quella di strada, il punk di Seattle Duff Mckagan al basso e il batterista Steven Adler. Sarà proprio con questa formazione che la band arriverà al successo. La Geffen Records rimane colpita da un’esibizione del gruppo e lo scrittura. E’ così che i Guns nel 1986 pubblicno l’Ep “Live (spacciato per live, ma in realtà registrato in studio con tutti gli accorgimenti per farlo sembrare tale) Like a Suicide”. L’anno dopo è la volta del vero e proprio album di debutto “Appetite for desctruction”, che stenta a decollare anche per una serie di polemiche che da subito accompagnano le scelte audaci del gruppo: dall’originale copertina del disco che viene sostituita con una più innocua, al singolo di lancio “Welcome to the jungle” che le radio si rifiutano inizialmente di trasmettere per via del testo troppo violento, fino all’immagine trasgressiva fatta di abusi di alcool e droga che caratterizza i cinque musicisti. Ma una serie di date in supporto di gruppi del calibro di Rolling Stones e Aerosmith contribuisce a risollevare le sorti del disco, che fino ad ora ha venduto 25 00 000 di copie. Il sound della band è prevalentemente hard rock con accenti punk, l’ideale per accompagnare testi che parlano perlopiù delle esistenze al limite dei componenti del gruppo e della vita nei bassifondi di Los Angeles;tra tanti episodi bui spiccano però pezzi inaspettatamente dolcissimi, come la romantica “Sweet child o’ mine”. Con l’esordio discografico i Guns abbandonano l’aspetto più glam del loro look a favore di uno stile semplicemente rock (anche se in quanto a gusto nel vestire lasciano piuttosto a desiderare…). Fedeli compagni restano gli stupefacenti che non mancheranno di accompagnarli anche on the road, tanto che durante un tour in Gran Bretagna i cinque verranno soprannominati “Lines n’ Noses (piste e nasi). Il gruppo cavalca l’onda del successo e nel 1988 pubblica l’album “G n’ R Lies”, che contiene i brani già comparsi nell’EP “Live like a suicide” insieme ad alcuni pezzi inediti perlopiù acustici. Anche questo nuovo capitolo discografico viene accompagnato dalle polemiche, questa volta scaturite dal testo della canzone “One in a million”, in cui ci sarebbero insulti razzisti e omofobi. Axl si difende per la verità in modo un po’impacciato, e anche Slash si dirà più avanti dispiaciuto per quei versi offensivi, in quanto lui stesso è per metà nero, dal momento che sua madre è di colore. Gli attacchi della stampa costringono i Guns a cancellare il pezzo dalla scaletta dei loro concerti e ulteriori problemi iniziano a manifestarsi anche all’interno della band, il cui equilibrio incomincia a mostrarsi precario. Principale imputato: l’abuso di droghe. La casa discografica mette in guardia i membri del gruppo, che sotto l’effetto di stupefacenti fanno sfoggio in pubblico di comportamenti alquanto oltraggiosi. Persino Axl mal sopporta quella dipendenza che sta diventando un peso per il gruppo stesso. Non a caso nel 1990 il batterista Steven Adler viene escluso dai Guns per via dei suoi sempre più gravi problemi con alcool e droga. A sostiurlo è Matt Sorum, precedentemente nei The Cult. Alla formazione si unisce anche il tastierista Dizzy Reed, elemento che lascia intuire la comparsa di un’evoluzione nei successivi lavori firmati Guns. Con queste premesse il gruppo saluta l’arrivo del nuovo decennio e nel 1991 parte per il tour in supporto all’uscita del nuovo album, il “Use your Illusion Tour”, un ciclo di concerti in cui spiccano un’inedita sezione di coriste e una di fiati, ma anche spiacevoli episodi di violenza durante le esibizioni dei Guns. Tristemente noto è quel che accade al concerto del 2 luglio 1991 a Maryland Heights, quando Axl salta in mezzo al pubblico per aggredire uno spettatore, colpevole di filmare la performance dei Guns con una videocamera. Furioso, il vulcanico frontman torna accanto ai compagni e con un gesto eclatante abbandona il palco. La folla non può tollerare quel comportamento e scatena una rivolta in cui alcune persone rimangono ferite. 18 L’imprevedibilità di Rose durante i live diventerà una costante. Il nuovo disco esce nello stesso anno, anche se in realtà si tratta di due album distinti “Use your illusion I” e “Use your illusion II”, progetto piuttosto ambizioso. Infatti è da questo lavoro che vengono tratti singoli per cui si realizzano video che sono veri e propri colossal; su tutti, quelli per le due ballate “Novembre Rain” e “Don’t cry”, che coincidono con l’ingigantirsi dell’ego di Rose. Produzioni eccessivamente costose che finiranno anch’esse per creare contrasti tra il cantante e gli altri musicisti, i quali in seguito dichiareranno che il loro unico interesse era fare puro rock n’roll e che questo non aveva niente a che fare con video dai budget stellari e con orchestre da cinquanta elementi. Questi i motivi che spingono il fondatore Izzi Stradlin ad abbandonare nel 1991 quella folle giostra; a rimpiazzarlo è Gilby Clarke. Nel 1992 i Guns sono tra i protagonisti dello storico concerto in ricordo di Freddy Mercury che si tiene al Wembley Stadium di Londra. Accanto a vere e proprie leggende della musica, tra cui Robert Plant dei Led Zeppelin e David Bowie, i Guns in qualche modo si riscattano dai guai che fino a quel momento li avevano contraddistinti e danno vita ad esibizioni memorabili. Particolarmente ispirati, eseguono anche una cover di “Knockin’ on heaven’s door” di Bob Dylan. In seguito alla pubblicazione della raccolta di cover in chiave punk “The Spaghetti incident” il gruppo si avvia verso il tramonto. Ormai i Guns sono spaccati in due fazioni, con Axl da una par te e gli altri membri dall’altra. Senza il consenso dei compagni il cantante inserisce nell’album come traccia nascosta una cover di un brano di Charles Manson, capo di una setta satanica responsabile di alcuni efferati omicidi. Inoltre Rose riusce ad ottenere i diritti sul nome della band, che da quel momento in poi può usare a proprio piacimento. Ecco perché i Guns n’ Roses teoricamente esistono ancora oggi, ma con la sola faccia di un ostinato Axl Rose che sembra non aver timore del confronto col passato. E’ però nel 1994 che il gruppo inizia a sgretolarsi e prende vita il mito del fantomatico album “Chinese Democracy”: sono passati tredici anni e nessuno l’ha visto nostante Axl non si stanchi ancora di annunciarne l’uscita. La storia dei Guns può considerarsi conclusa nel 1996, quando Slash è l’ultimo a lasciare ufficialmente la band. Fino ad oggi Axl ha continuato a calcare le scene senza successo con formazioni ogni volta diverse. Che tristezza. Meglio sorvolare e ricordarsi il ragazzo con la bandana dei bei tempi che furono. Oppure prestare l’orecchio alle più valide produzioni dei suoi ex compagni, che non si sono fermati un attimo e nonostante i mille eccessi sono ancora tutti vivi e vegeti, senza mai aver smesso di suonare. Un esempio, la comparsa sulle scene del progetto Velvet Revolver, degno erede di quel gruppo di pazzi che furono i Guns. Che piacciano o no nessuno può togliere ai Guns n’ Roses il loro posto nella storia del rock, del tutto meritato. Viene da chiedersi quanto grandi sarebbero ancora oggi se non avessero spinto così tanto l’acceleratore, se non avessero corteggiato con tanta incoscienza il baratro. Ma quelli erano i Guns, difficile pensare a qualcuno come loro, perché loro non si atteggiavano a rockstar. Vedendo qualcun altro assumere le stesse pose o gli stessi atteggiamenti verrebbe da sorridere. Ma loro erano le rockstar. Ne erano convinti, erano nati per quello. Il mito “sex, drugs e rock n’ roll” ha avuto in loro i suoi ultimi, autentici eroi. 19 Recensione di Marica Avitabile IV BL Povertà, ignoranza, prostituzione, corruzione, squallida vita nelle carceri: ecco come Calvino, fresco fresco di Resistenza, dipinge la nostra società durante la Seconda Guerra mondiale. Ma questo non è il solito romanzo storico. C’è nel Sentiero dei nidi di ragno qualcosa in più, che lo rende un romanzo molto particolare, quasi unico nel suo genere. La guerra, infatti, non è raccontata da un uomo qualunque o da un semplice soldato, ma è vista attraverso gli occhi di un bambino, Pin. Rimasto orfano, egli vive con la sorella prostituta ed è perciò costretto a “diventare grande” e a comportarsi come tale. Trascorre infatti le sue giornate all’osteria con gli altri uomini ed entra a far parte di quello strano mondo, i cui unici interessi sono le donne, il vino, la violenza. Quello stesso mondo da cui sarà sempre più attratto e che vorrà comprendere, spinto dalla curiosità infantile. Ed è proprio a causa del furto di una pistola di un soldato tedesco che viene rinchiuso in carcere, dove farà la conoscenza di Lupo Rosso, un ragazzo che combatte con i partigiani, che lo aiuterà ad evadere, ma di cui poi perderà le tracce per qualche tempo. Trovato dal Cugino (che diventerà per lui un punto di riferimento, quasi come un padre), si unisce al suo gruppo di partigiani di un distaccamento un po’ particolare ed, a causa della sua età, gli sarà impedito di combattere. Diventa per i suoi compagni una sorta di “giullare di corte”, animando con le sue filastrocche e i suoi canti le serate attorno al fuoco….. Se si analizza l’opera più a fondo si scopre come essa sia molto autobiografica: Pin rappresenterebbe infatti lo stesso Calvino, nato con la guerra e perciò convinto che questa fosse la normalità e di conseguenza privato della sua infanzia, dei giochi, degli amici… Ma allora perché la scelta di un titolo così strano e misterioso? E soprattutto…i ragni fanno i nidi?!...Non posso anticipare nulla, ma solo invitarvi a scoprirlo da soli leggendo uno dei più straordinari romanzi della letteratura italiana. 20 di Valentina Alpa, Barbara e Serena Audazio, IV A S.P.P. Il Lanza in gita in Grecia Finalmente gita: e che gita! Un’intera settimana in Grecia, la culla della nostra civiltà. Si parte in aereo e quindi prima tappa all’aeroporto di Malpensa con professori e alunni in coda al chek-in in attesa di prendere i biglietti e di prepararsi psicologicamente al volo. Tra chi, navigato viaggiatore, aveva come unica preoccupazione quella che non gli venisse persa per l’ennesima volta la valigia, tra chi, al momento della pesatura del bagaglio, temeva di superare i 20 Kg e di dover lasciare a casa il phon e chi sbiancava come un cencio all’idea di prendere il volo, le ore di attesa sono trascorse in un attimo. Dopo il volo aereo, siamo atterrati all’aeroporto di Atene intorno alle 15.00 (ora locale), tra gli applausi dei ragazzi felici di essere arrivati sani e salvi a terra. Il tempo era incerto, con qualche nuvola in cielo e un’aria calda: così è iniziata la nostra gita. Tutti conoscono la storia dell’antica Grecia: miti e leggende, battaglie ed eroi, scrittori, filosofi e artisti. Ma visitare di persona Delfi, l’Acropoli di Atene, Micene, Epidauro, Corinto, luoghi che hanno tremila anni di storia, che testimoniano la grandezza della Grecia antica, luoghi di cui si è sentito parlare e di cui si è letto sui libri sin da piccoli, è davvero emozionante. Questo viaggio, però, ci ha permesso anche di scoprire la storia di questo paese dopo l’assorbimento da parte dell’Impero Romano. La Grecia divenne poi parte dell’Impero Bizantino e nel XV secolo cadde sotto il dominio turco, della cui presenza si sente tuttora l’influenza nell’architettura e nella cucina. Quella della Grecia è stata una storia difficile, costellata da lotte per l’indipendenza e rivolte civili, durate sino agli anni ’70 del Novecento. Oggi è un paese che si sta avviando ad una sempre maggiore modernizzazione, anche se conserva ancora qualche aspetto un po’ levantino. Atene, la capitale, conta 4 milioni e mezzo di abitanti su 11 milioni di greci e vedere la città dall’alto è come essere di fronte a un velo bianco (i palazzi hanno colori chiari) che si stende sulle alture su cui è costruita, immensa anche perché la zona è fortemente sismica e dunque le costruzioni non sono molto alte. L’unica visita che abbiamo fatto fuori dall’itinerario della Grecia classica è stata alle Meteore, lo straordinario gruppo di rocce che si ergono dalla pianura come un insieme di torri altissime innalzate verso il cielo, sulle cime delle quali nel Medioevo sono stati costruiti vari monasteri, luoghi di eremitaggio quasi inaccessibili. Abbiamo visitato solo il maggiore e con la guida abbiamo notato come le chiese ortodosse siano prive di statue, ma ricchissime di dipinti e quali siano le principali differenze rispetto al rito cattolico. Visitando le Meteore, abbiamo avuto la possibilità di goderci, in due giorni di viaggio in pullman, il paesaggio greco in tutte le sue sfaccettature, dall’entroterra più freddo e montuoso, alla costa con un clima caldo e il suo mare d’ulivi. Il viaggio è risultato piacevole per tutti grazie alla disponibilità di guide molto preparate, sempre pronte a spiegarci e rispondere ad ogni nostra domanda, ai posti insoliti e affascinanti che abbiamo avuto occasione di vedere, alla cucina tipica e soddisfacente e al clima di cordialità con cui siamo stati accolti. Anche per questo il rientro è risultato triste un po’ per ognuno di noi. Ma tutti siamo tornati con la consapevolezza di aver imparato qualcosa in più su una grande civiltà antica come quella greca. 21 Nelle prossime due pagine proponiamo la sintesi del lavoro di classe della I BL, Alla guida la prof. Simonetta Follese. Argomento: l’ALIMENTAZIONE. Quante volte si va nei fast food Chi ha detto che i giovani hanno un’alimentazione sregolata?Da un recente sondaggio condotto dalla classe IB del liceo Linguistico,coordinata dalle prof. Boano Gabriella e Follese Simona,tra i ragazzi frequentanti il plesso”Lanza” dell’istituto Superiore “C. Balbo”,risulta che i pregiudizi riguardo l’alimentazione dei giovani sono infondati:circa il 65% degli alunni consuma la prima colazione,l’80% si concede uno spuntino a metà mattinata,prediligendo le macchinette distributrici di snack e bevande(37%)rispetto al “paninaro”che porta panini,pizzette e brioches(34%);circa il 70% nel pomeriggio abbandona gli”amati libri” per una sostanziosa merenda,il 645 consuma una cena completa.qualche difficoltà in più sorge per sedersi a tavola all’ora di pranzo:solo il 45% ci riesce,in quanto qui usufruisce dei mezzi di trasporto pubblici,per raggiungere anche paesi lontani da casale,arriva a casa nel primo pomeriggio e mangia un semplice panino;lo stesso vale per chi si reca in un bar vicino a scuola,avendo poco tempo a disposizione prima ei recuperi o dei corsi pomeridiani presso l’istituto.Un dato un po’ più preoccupante risulta quello riguardante la cena fuori casa durante il week-end:il 63% del plesso”Lanza” frequenta regolarmente i fastfood,la maggior parte una volta al mese,molti tre volte,solo qualcuno più di 5.per convincere gli assidui mangiatori di hamburger di quanto è nocivo il cibo di cui si nutrono,gli alunni della IB linguistico consigliano la visione di un film molto istruttivo dal titolo”Super size me”,la vicenda di un uomo che per un mese intero consuma i pasti presso una nota catena di fast-food americana:non vi raccontiamo il finale,ma siamo certi che rivaluterete i tradizionali ristoranti e pizzerie. 22 Cinque o più volte 29; 11% Tre volte 55; 21% Una volta 183; 68% Cosa si prende alle macchinette Patatine 155; 25% Bibite fredde 171; 28% Bibite calde Snack 138; 22% 156; 25% C osa si m a ngia a c olazione 9; 2% Fru tta 1 4; 3 % 2 5; 5 % Y ogurt Sa la to Brio ch e 83; 16% L a tte 1 3 4 ; 2 6% 74 ; 1 4 % 10 5 ; 2 0 % 70; 14% Dove si prende la merenda Casa Paninaro 141; 29% Macchinette 180; 37% 166; 34% Conclusioni Dopo aver eseguito un sondaggio nel plesso Lanza , queste sono le conclusioni. Nel nostro istituto circa l’80% dei ragazzi fa la merenda a scuola del quale il 29% la porta da casa, il 37% la prende alle macchinette e il 34% dal paninaro. Alle macchinette si può notare un consumo pressoché equivalente di patatine (155) e snack vari (156). Per quanto riguarda le bevande c’è una leggera prevalenza delle bibite fredde (171) sulle calde (138). Dal paninaro si comprano più panini (162), seguiti dalle pizzette (138) e infine dalle brioche (116). Passiamo alla prima colazione, che viene consumata dal 65% degli alunni. Il restante 35% non fa colazione perché o non ha tempo (60%) o non gli piace (40%). Il cibo maggiormente consumato a colazione è il latte (26%), poi i biscotti (20%), le brioche (16%), il caffé e il the (14%), lo yogurt (5%), il 3% consuma qualcosa di salato infine solo il 2% dei ragazzi che fa colazione mangia frutta. Appena il 45% degli studenti fa un pranzo completo mentre per la cena il discorso è diverso, il 64% dei ragazzi può fare una cena completa. Così come la colazione il pranzo è condizionato dal fatto che molti ragazzi devono usufruire dei mezzi pubblici di trasporto poiché abitano anche in paesi lontani da Casale arrivando così a casa nel primo pomeriggio. Per il pranzo si aggiunge inoltre il caso recuperi o corsi pomeridiani che obbligano buona parte degli studenti a mangiare un panino in un bar della zona. La merenda è un “pasto” abbastanza consumato infatti quasi il 70% approfitta d questo spuntino per mangiare qualcosa. Lo stesso vale per una buona fetta per poco più del 65% dei ragazzi che mangiano qualcosa fuori dai pasti (merenda compresa). Si aggira sulla stessa cifra il numero delle persone che frequentano regolarmente i fast-food (63%). Fortunatamente solo una piccola parte mangia nei fastfood 5 o più volte al mese(11%) al contrario delle persone, la quale presenza è di una sola volta ogni 30 giorni (68%). Il restante frequenta i fast-food mediamente 3 volte al mese. A furia di scrivere di cibo, e data l’ora (12:30) ci sta venendo veramente fame!!! Ancora grazie per la vostra collaborazione! La I BL 23 DIARIO DI UNO SCANDALO di Mariarosa Loddo IV AL Certi film e serial ci hanno abituati ad immagini di quadretti al femminile pervasi da allegra complicità e sostegno reciproco e disinteressato nei momenti più drammatici e strappalacrime (incluso il vivace gruppetto delle “Desperate Housewives”).In nome di quel legame unico che è l’amicizia tra donne. Ma se vi accingete a guardare il film “Diario di uno scandalo”(tratto dal romanzo “La donna dello scandalo”di Zoë Heller), non aspettatevi niente del genere. D’altronde dando l’occhiata ai trailer si ha più l’impressione di trovarsi di fronte a un thriller piuttosto che ad una consueta pellicole drammatica. Quel che è certo è che il film in questione è decisamente atipico. Protagoniste due attrici bravissime, Judi Dench, con numerosi anni di esperienza alle spalle, e l’eterea Cate Blanchett (nota ai più per aver interpretato Galadriel nella saga de “Il signore degli anelli”). Prima di condividere lo stesso set avevano in comune solo il fatto di aver recitato nello stesso ruolo in film diversi: entrambe infatti si sono calate nei panni di Elisabetta I d’Inghilterra, la Dench in “Shakespeare in love”, la Blanchett in “Elizabeth”.Qui invece si trovano a dover interpretare una più che matura insegnante di storia e una giovane collega di storia dell’arte. Da una battuta si intuisce che la vicenda si svolge a Londra, una Londra grigia e fredda, ma l’ambientazione non è importante, potrebbe essere la città inglese come una qualsiasi altra località sperduta, dal momento che gli ambienti mostrati sono perlopiù interni (le case delle protagoniste), e fanno davvero pensare, almeno fino a un certo punto, a una realtà ai margini, lontana dal fragore, dalle luci, dalla fretta della città. E’in una scuola frequentata perlopiù da ragazzi difficili, teppisti sboccati e allergici alle regole, che avviene l’incontro. Barbara (la Dench) vi insegna da trent’anni. I colleghi non l’amano: irreprensibile, impenetrabile cinica e glaciale, svolge il suo lavoro in maniera impeccabile come una macchina perfettamente oleata. In apparenza inaccessibile, Barbara in realtà vede tutto, non le sfugge nulla e nelle pagine del suo diario, fedele e unico compagno di un’intera vita, scrive di quello che osserva, che pensa. L’arrivo della nuova collega Sheba (Blanchett) attira subito la sua attenzione e Barbara resta colpita dalla donna, della quale coglie presto la fragilità e l’ingenuità. Tra le due insegnanti si instaura una certa confidenza nonostante la differenza d’età e la brutta opinione che gli altri hanno dell’insegnante più anziana. L’amicizia si consolida, spinta dal bisogno di entrambe di confessarsi con qualcuno che possa capirle, fino a quando una delle due supererà i limiti del loro legame diventando possessiva, esigendo promesse e arrivando al ricatto dopo la scoperta di uno scomodo segreto. La tragedia è dietro l’angolo, ma il film, che da subito si dimostra sopra la media, non cede alla banalità e fino all’ultimo ci si chiede quale sarà l’epilogo. Una pellicola superba, ricca di sfaccettature psicologiche, torbida, diretta, ma soprattutto recitata da due bravissime attrici. Judi Dench è autentica come poche nei panni di una zitella che dimostra tutti i suoi anni e Cate Blanchett appare in questo film in particolare semplicemente bellissima, con una dolcezza nello sguardo che incanta. Barbara e Sheba non sono altro che il frutto di una lunga serie di costrizioni e rinunce che si sono condannate a subire e col tempo hanno deformato la loro identità, dando vita a bombe capaci di esplodere appena la situazione arriva a sfuggire inspiegabilmente di mano. Barbara è una donna che ha visto sbiadire le proprie aspirazioni e ha finito col non avere nulla dalla vita, decidendo di celarsi dietro un comportamento apparentemente inappuntabile. Sheba invece è una giovane che troppo presto ha pensato di dare un’impronta definitiva alla propria esistenza e troppo presto se ne è pentita, ma questo non le ha impedito di continuare ad essere moglie e madre modello, gentile coi colleghi, che non dice mai di no. Semplicemente perfetta. 24 Per entrambe però arriverà il momento di rottura. Esemplare la scena in cui Sheba giunge finalmente al confronto con Barbara e al viso angelico abbruttito dal trucco pesante corrisponde un deterioramento più profondo, con la voce che inveisce roca contro l’ “amica” e un linguaggio che diventa offensivo, le grida atroci di liberazione in mezzo alla folla di giornalisti affamati di vita altrui. Il film racchiude in sé diverse chiavi di lettura, grazie anche ad un’introspezione psicologica notevole. Tutto fuorché, secondo il personale parere di chi scrive, una storia di follia. O almeno, non solo. Semmai una vicenda di solitudine, dramma estremamente diffuso, e sulla difficoltà di stabilire rapporti con gli altri. Perché è tutt’altro che facile creare l’equilibrio ideale tra dare e ricevere, mentre non ci si accorge che spesso non si sta facendo altro che spremere l’altro fino alla sua ultima goccia di comprensione e pazienza, come un orribile parassita. E come stabilire nella storia chi sia il carnefice e chi da compatire? Entrambe sono vittime della solitudine, che se non curata porta ad effetti devastanti, e da lì alla pazzia il passo è più breve di quel che si crede. E pensare che per evitare la catastrofe basterebbe essere un po’ meno severi con sé stessi. Facile a dirsi. Ma sullo sfondo della storia ci sono anche le differenze di classe, che Barbara, voce narrante del film, non manca di notare nelle persone che le stanno attorno e ci tiene a sottolineare. Definisce Sheba un’appartenente alla borghesia bohemien con idee politiche “radical chic”, nonostante quel cappotto dimesso che pare indossare “per sembrare una di noi”. Gli studenti della scuola sono invece identificati come i piccoli proletari, tra cui c’è “qualche futuro commerciante, operaio e terrorista”. Il linguaggio di Barbara è colto, ricercato al punto da sembrare fuori moda: è così che il suo cinismo appare quasi ammorbidito, avvolto nella ricchezza delle parole e dal modo in cui sa usarle nelle pagine del suo diario. Lo dimostra l’impietoso ritratto che Barbara dipinge della famiglia di Sheba, talmente cinico da non risparmiare neppure il figlio malato. Che sia davvero una donna crudele e senza sentimenti? Se quello che prova per la giovane collega sia sincero o fatto esclusivamente di opportunismo non è dato capirlo in modo nitido. Perché la Barbara subdola è la stessa che dice di aver provato senso di colpa per quel che ha fatto. C’è poi l’inevitabile rimando a storie di cronaca che hanno fatto scalpore con al centro relazioni sentimentali (o meno) tra alunni e insegnanti. E ci sono anche i giornalisti ammassati davanti alla porta di chi è implicato nei fatti, tanto invadenti quanto irrispettosi alla ricerca di dettagli morbosi da vendere in prima pagina. In definitiva, un film intenso, che coinvolge senza facili espedienti, che racconta vicende più vicine a noi di quanto pensiamo, con a tratti musiche degne di un thriller capaci di rendere una semplice scena casalinga tesissima. Degna di nota la candidatura di entrambe le attrici per la loro interpretazione al premio Oscar. Consigliato a chiunque voglia essere certo di trovarsi davanti a cinema di qualità che non annoi. Ma mi raccomando, lasciate a casa i pregiudizi. Se non altro perché finirete col riconoscervi in Barbara e Sheba. Per ridere... Le sopracciglia dei Bronzi di Riace sono disegnate per vedere più distanziati dalle occhia (D’Esposito) La tua è un’idea CRUCCA che non condivido(Bozzo) Rischi di avere l’8(Bozzo) Un verbio irregolare(Bozzo) Juliette affirma che …(Bozzo) Non nominare il nome di Dio e Parenti invano(Franceschi) Non è più geometria analitica ma è ALGEBRETTA(Franceschi) Cosa avete? Gli ormoni in circolo?(Franceschi) L’alunna fa delle apparizioni come la madonna di fatima… PUF!(Benzi) Ma Gesù non ha moltiplicato i peli?(Xhina Hilviu) Vi lego al letto con le manette(Brengio) Questa radio funzionabile(Davide Della Zazzera) 25 Continuazione … LA DANZA NEL TEMPO. di Greta Saletta IV AL Nel 18° secolo si sviluppò la necessità di dare alla coreografia un soggetto, una storia da mostrare agli spettatori. Con l'avvento dell'Illuminismo le danzatrici, che avevano imparato il mestiere nelle Accademie, divennero richieste e ricercate più dei colleghi danzatori e la danza cominciò ad espandersi un pò dovunque spostandosi nei luoghi di ritrovo pubblici e conquistando borghesi ed intellettuali. L'invenzione del pianoforte nel 1711 da parte di Bartolomeo Cristofori agevolò in modo consistente lo sviluppo dell'interesse della gente e consentì alle Accademie di formare danzatori sempre più abili e dotati. Nel 1700 il maestro di danza francese Raoul Auger Feuillet pubblicò il trattato Choréographie e L’Art de décrire la Danse che descriveva, oltre alle cinque posizioni di base, numerosi passi di danza, tra i quali il plié, il glissé, e la cabriole ed indicava un sistema per annotare i passi di danza. Nel 1760 Jean Georges Noverre (1727-1810) pubblicò il trattato Lettere sulla danza nel quale invocava l'unità di danza, musica e scenografia e l'eliminazione delle danze per proprio piacere. Tra l'altro egli si battè per l'abolizione degli scomodi e pretenziosi costumi fatti di crinoline e rigide sottogonne armate di cerchi. A quell'epoca i costumi femminili, pur se molto belli e preziosi, essendo lunghi e pesanti, impacciavano enormemente il movimento che non era neppure agevolato dalle scarpe in uso che erano con tacco alto e spesso a spillo. Gli uomini, inoltre, indossavano una specie di tunica (tonnellet) che arrivava al ginocchio che dava la sensazione di un tutù. La dimensione notevole dei costumi non consentiva di danzare insieme e, pertanto, la danza si svolgeva a distanza obbligata ed il minuetto, fatto di inchini e passi scivolati, era il tipo di danza più in voga. Inoltre, grazie all'intervento di Noverre, l'uso delle maschere, che toglieva ogni possibilità espressiva al danzatore, fu soppresso nel 1772. Nella sua riforma Noverre, a cui si devono le coreografie di oltre centocinquanta balletti, portò ad una divisione netta tra danza meccanica e danza d'azione intendendo egli per la prima la danza che si affidava al puro tecnicismo e per la seconda quella che si basava su un racconto che per essere capito aveva bisogno dell'apporto sia della pantomima che della danza pura e quindi necessitava di sentimento, espressività ed energia capace di commuovere ed interessare. Il balletto romantico Salvatore Viganò (1769-1821) fu l'anello di congiunzione che legò nella danza il Classicismo con il Romanticismo. Egli puntò soprattutto sull'esaltazione della danza rappresentando i suoi temi in movimento in modo espressivo e nello stesso tempo disciplinato in quel genere detto "coreodramma" cioè l'azione espressa in termini di danza. L’Ottocento fu anche il secolo della “ballettomania” che si esplose un pò dovunque ma soprattutto in Russia dove il balletto e le ballerine diventarono dei veri e propri idoli ed il balletto classico si rivelò una delle tendenze culturali ed artistiche più seguite ed amate. Precursore e fondatore della scuola russa, per avervi ivi a lungo lavorato, fu Charles-Louis Didelot (1767-1836), 26 ma all'italiano Carlo Blasis (1795-1878) si deve il passaggio dalla grande scuola accademica francese a quella italiana che costituì l'elemento saldatore tra la danza classica ed il balletto romantico. Blasis, uomo molto colto, danzatore, coreografo, insegnante di danza, compositore di musica, scrittore, disegnatore, filosofo, scrisse numerosi trattati e manuali sulla didattica della danza ed è considerato il fondatore di un metodo vero e proprio di danza dal quale discenderanno i grandi maestri del tardo Ottocento e del primo Novecento. Dalla sua scuola uscirono splendidi interpreti ed il suo insegnamento fu destinato ad avere una grandissima influenza su tutto il balletto futuro tanto che si può dire che la scuola del Blasis può essere considerata ancora oggi la scuola del ballerino classico accademico. Il balletto romantico ebbe inizio intorno al 1830 in un'epoca in cui la tecnica della danza si era ormai consolidata ed era giunta al perfezionamento del suo stile. Era finito il tempo del minuetto, adesso impazzava il valzer, la cui apparizione avveniva verso la fine del '700. Il primo balletto nel quale si eseguì un valzer fu La Dansomania di Pierre Gardel (1800). Non più dunque ballerini che si tenevano per mano a debita distanza ma una danza che impegnava e coinvolgeva la coppia unita e sognante. Ed i soggetti dei balletti abbandonarono, quindi, gli argomenti classicomitologici per ispirarsi alla letteratura ed ai racconti di carattere romantico dell'epoca. La ballerina diventò il simbolo della donna immateriale e, mentre le scarpette da punta la resero aerea dando la sensazione del sollevarsi da terra di un corpo senza pesantezza, la vaporosità del tutu bianco la fecero sembrare evanescente e soprannaturale come uno spirito. Le storie dei balletti erano incentrati su amori infelici e impossibili, permeate da malinconia. L'Ottocento fu il secolo delle grandi ballerine e fu anche il secolo dei grandi balletti: Il Lago dei Cigni, Lo Schiaccianoci, La Bella Addormentata ma, soprattutto, fu il secolo del grande balletto russo, delle splendide musiche di Piotr Ilic Ciaikovskij e dello straordinario coreografo Marius Petipa (1862-1910). In Russia, anche ad opera dei grandi maestri occidentali e delle grandi ballerine italiane, il balletto romantico raggiunse la sua massima evoluzione sia sul piano tecnico-virtuosistico che sul piano artistico ed interpretativo. Il secolo si concluse con Isadora Duncan (1878-1927) che diede un impulso nuovo e vigoroso alla danza e che gettò le basi della danza moderna rinnegando i luoghi e i gesti comuni del balletto classico per danzare scalza e coperta di veli in modo da rendere la danza una questione di ritmo e di corpo. Il Novecento. Il secolo della sperimentazione sulla nuova danza. All'inizio del Novecento nacquero i Ballets Russes (1911) ad opera di Serge Diaghilev (1872-1929), impresario ed organizzatore di balletti, che diede vita alla rivista Mir Iskusstva nella quale anticipò le sue idee sul rinnovamento della danza e dell'arte teatrale. I Ballets Russes, dopo un periodo iniziale a carattere viaggiante, si stabilirono presso l'Opéra di Montecarlo sino allo scioglimento avvenuto nel 1929 a seguito della morte improvvisa di Diaghilev. L'intuizione di Diaghilev e le grandi musiche di Igor Stravinskijcambiarono i connotati della danza mondiale. La danza esplose anche negli Stati Uniti dove nacquero compagnie di alto livello internazionale. La danza del '900 e del nostro secolo deve tanto a questo cammino, percorso da artisti coraggiosi e pieni di talento. Grazie a loro, oggi possiamo annoverare altri stili ed altri "grandi" che si sono succeduti nel tempo e ancora nasceranno nuovi creatori di danza, per quest'arte che non avrà mai fine. 27 Chuck Norris ha risolto il mistero del Triangolo delle Bermuda con il Teorema di Pitagora Chuck Norris ha rapito gli alieni diverse volte Chuck Norris ha giocato alla roulette russa con una pistola completamente carica e havinto Chuck Norris può volare. Questo perchè la forza di gravità non ha il coraggio di dirgli che non può Tra gli accessori del coltellino svizzero di Chuck Norris c'è Mac Gyver Adamo aveva il pomo di Chuck Norris Chuck Norris ha il codice Da Vinci come pin del cellulare Chuck Norris non porta l'orologio. Decide lui che ora è Note biografiche...per i pochi che non sanno chi è… CHUCK NORRIS è un famoso attore statunitense, nato da madre irlandese e da padre appartenente alla tribù indiana dei Cherokee. Diventa celebre per la sua abilità nel campo delle arti marziali (è per 7 anni consecutivi campione del mondo di karate) e per la serie televisiva Walzer Texas Rangers, dove interpreta il ruolo del ranger Cordell Walzer. Qui interpreta le avventure dei coraggiosi tutori della legge a Dallas. Negli ultimi anni Chuck Norris è stato coinvolto da un fenomeno di internet noto in inglese come ‘Chuck Norris facts: attraverso numerosi media legati ad Internet (e-mail, newsgroup, siti Web) vengono continuamente diffuse, a scopo goliardico, notizie inventate ed inverosimili su di lui. Molte di esse hanno a che vedere con la forza, la mascolinità e l’abilità nelle arti marziali di Chuck, esagerate con intento umoristico. Ad esempio: “L’uomo nero prima di andare a letto controlla se c’è Chuck Norris nell’armadio.” Sulle nostre pagine ne troverete degli esempi...non sempre riusciti. Ma questo è quello che produce (anche!) il popolo di Internet…! Chuck Norris ha ordinato un Big Mac da Burger King, e gliel'hanno dato La luce impiega circa 8 minuti per compiere il tragitto Sole-Terra. Anche Chuck Norris ma si ferma all'autogrill a mangiare Neil Armstrong, appena arrivato sulla Luna, ha trovato un post-it con scritto "Chuck Norris è stato qui" Quando Chuck Norris fa le flessioni, non alza se stesso, abbassa la Terra Chuck Norris può giudicare Caterina Caselli Chuck Norris ha fatto tredici al Superenalotto Una volta, al Mugello, Valentino Rossi era ai 190 Km/h in curva e si è sentito battere la spalla. Era Chuck Norris che gli chiedeva un'informazione. Chuck Norris non dorme. Aspetta Chuck Norris non legge i libri. Li fissa fino a quando non ottiene le informazioni che gli servono. Chuck Norris dorme con un cuscino sotto alla pistola 28 Per ridere... E’ già Monza (Monaca) (Fabio Zorzan) Allenate la mano invece che la lingua (Brengio) Augustopoli (Xhina Hilviu) Quando un pesce apre la bocca annega (Bozzo) Se cerchi rompiscatole sul dizionario c’è scritto Della Zazzera (Bozzo) Sono il garzone del lattaio venuto a riscuotere i sospesi (G.M. Coppo) Oggi pomeriggio c’è il compito(recupero) (Bozzo) Che cos’ha prof? Mi guarda in modo cagnesto (Davide Della Zazzera) Garlando- Non fai niente? Smetti di fare quel niente lì e fai un niente effettivo. Federico RossoIo stavo facendo effettivamente niente Que nous payions si scrive con la ipsilon seguita dalla i greca (Bozzo) Non si nasce imparati, ma si nasce pelati (Cristiano Pavan) Garlando- Ok è giusto… perciù… cioè perciò… Ragazzi sto dando i numeri!- Perla -Prof...ma lei insegna matematica…!Non toccare il gErnale! (Bozzo) Sul foglio delle programmate avevo letto Bozzo….Mi devo mica autointerrogare???? (Bozzo) Mattia Monzeglio- “Prof! La filosofia è complicata!!” Viale- “Ma no… E’solo un piccolo ragionamento su qualche concetto!!” Non ho fame…sono strafogata!! (Bozzo) Non lo saltiamo però non lo facciamo (Colombo) Remember that your partner is always more intelligent than you!!! (Babbo) Traduci dall’italiano al francese: CHE PIOVI (Bozzo) E’ come quando si IMPARA ai bambini ad andare in bicicletta… (Rota A.) Adesso che vi fanno il corso sull’effetto delle droghe, vi dicono quali usare!!! (Bozzo) Esseri brulicanti e informi… (Bozzo) Io uso i congiuntivi e tu no! Vuoi mettere??? (Dellarole) Avete il cervello rattrappito come i piedi fasciati dei cinesi (Dellarole) Non stare a sentire quelle oche delle tue compagne (Dellarole) Dovete essere tutti tondici invece siete cubici (Brengio) Basta piagnucciare, piagnini (Brengio) Fanciulline care e belle siete proprio tremendelle (Brengio) Oh ragazze ieri ho visto per la prima volta il “il Gladiatore” tim pum pirimpim pa (con tanto di balletto) (Barelli) Da gennaio a turno venite voi a fare lezione e io canto, ballo…anche a costo di andare in prigione!!! (Brengio) La vostra testa è in un letargo continuo (Dellarole) Oh, che cos’è la commedia nuova, raga?? (Brengio) Ho il cervello fluttuante (Pesce) Ragazzi(guardandoci tutti): ho male al cervello (Pesce) Lisa alla prof. Corazza: “Se dobbiamo venire a scuola perché è il nostro lavoro, ma non ci pagano e addirittura vogliono farci lavorare molto, ciò significa che ci sfruttano” Se dico delta dico delta (Durando) Finisco di tagliare (interrogare) di latino … (Follese) Euquarestia (Cassano) Per esempio questo tavolo misura 75m…ricordate ragazzi bisogna utilizzare le unità d misura appropriate! (Boano) Ipotecare (ipotizzare) (Boano) 29 Bolle più prima ... (Boano) Sono più pochi … (Boano) Se voi non LEGGIATE i libri (Boano) Al quadratolo (Garlando) 12 tavole dei comandamenti (Brengio) Siete della Val Dondona (famosi per essere cretini) (Bozzo) Ma i capelli crescono dalla cute?? (Corradini) Castello Square (Nancy) Mi leggo i film! (??!!?!) (Sara) Se le cariche sono molto distanze (Garlando) Questa radio funzionatile (Davide Della Zazzera) Benzi:“Come si dice ieri in inglese? ”Davide Della Zazzera:”Yesterd” "Erba viva, lo shampoo dei tossici!.." (Demichelis) "SanBuco è il protettore dei tossici..." (Demichelis) "Ho fatto un minimo comune multiplo da urlo!!!" (Franceschi) "Non è così filante a mo' di sottiletta Kraft!" (Coppo) Demichelis: " Ascione, sei mancata 3 giorni..." Lodi: "Anche a Gesù Cristo avevano detto così..." trooopppoooo bellaaa... Se contaste fino a 10 prima di fare una domanda magari trovereste la risposta per conto vostro (Franceschi) Che piovè (il congiuntivo di piovere?) (Bozzo) Rischi di avere la sufficienza (A.Rota) Giovedì 18 andate al COMPRENSORIO (sarebbe il consultorio) (Benzi) Il maialino da latte quando viene PRESENTITO a tavola con la mela in bocca (Franceschi) Nella figura n.A (D’Esposito) 30 di Valeria Farioli e Valentina Anzalone IV AL NOME: Giovanna . CONGNOME: Monticone DATA E LUOGO DI NASCITA: Torino, 5 Marzo 1951 TIPO DI STUDI: Geologia PROGETTI AL TEMPO DEL LICEO? : “Diventare geologa in Nuova Caledonia, ma poi ho conosciuto mio marito e non sono andata in Nuova Caledonia…sono diventata insegnante di biologia-scienze al liceo…e direi che non ho nessun rimpianto né rimorso a riguardo…” COME SI DIVERTIVA A 18 ANNI?: “ Andavo tutti i sabati al cinema con la mia migliore amica, e mi divertivo molto in estate ad andare in vacanza studio in Inghilterra con i miei amici e anche da sola…” COME SI VESTIVA DURANTE I MOVIMENTI DEL 1968?: “nonostante fossi pacioccosa…mi vestivo come i figli dei fiori, con tutte quelle gonne piene di volant, fiorellini, tutto molto colorato…bello. Mi piaceva…” OGGI, QUALE E’ IL SUO CANTANTE PREFERITO?: “Assolutamente Vasco Rossi!!!” FILM PREFERITO?: “Sentieri Selvaggi con John Wayne…me lo guardo e me lo riguardo…lo adoro!” COLORE PREFERITO?: “Arancione e giallo…i colori caldi…” PIATTO PREFERITO?: “Mi piace tutto…ma prediligo una bella fetta di salame =)” LA BEVANDA?: “Acqua…come tutti oramai sanno, sono astemia!” COSA NE PENSA DI PIERCING E TATTOO?: “Sarò obiettiva: adoro i piercing soprattutto quello alla lingua…mia figlia lo aveva e quando l’ha tolto ne ho fatto una malattia!!! I tatuaggi sì, sono carini, ma non li amo particolarmente perché rimangono per sempre mentre i piercing se ti stufi puoi toglierli e il buco si rimargina…” PARLIAMO DI ATTUALITA’, COSA NE PENSA IN GENERALE DELLA SITUAZIONE POLITICA ITALIANA?: “ Ehhhhh (lungo sospiro…)…ho sperato molto, sono un po’ disillusa, ma continuo a sperare…!” E’ FAVOREVOLE AI PACS E AI DICO?: “Certamente sì…ritengo che ognuno sia libero di scegliere ciò che lo rende felice!” COSA PENSA DELL’USO/ABUSO DEL CELLULARE DA PARTE DEI GIOVANI?: “Personalmente ho il cellulare ma non mi piace molto, perché non amo sentirmi rintracciata…per i giovani ritengo faccia parte della loro routine, della loro generazione. Una normalità...” DUE PAROLE RIGUARDO ALL’ESAME DI MATURITA’ DI QUEST’ANNO?: “E’ tutto molto confuso, soprattutto per i licei linguistici…bisogna comunque vedere se il cambiamento sarà positivo…” COSA CI DICE DELLA SCUOLA ODIERNA IN GENERALE?: “La parte della scuola più bella sono i ragazzi…molti dicono che i ragazzi sono cambiati negativamente nel corso degli anni, non sono più quelli di un tempo,…beh, per me non è così, io mi sono sempre trovata molto bene soprattutto con i ragazzi più grandi degli ultimi anni che ho visto crescere…l’insegnamento al di là di tutto è per me un’esperienza totalmente gratificante e positiva…” DEFINISCA SE STESSA IN 4 AGGETTIVI: “Sognatrice, ottimista, incazzosa e tollerante.” SE POSSEDESSE LA LAMPADA DI ALADINO, QUALI DESIDERI ESPRIMEREBBE?: “Dunque…il primo è quello di poter essere magra…il secondo sarebbe quello di conoscere l’inglese alla perfezione…ed il terzo sarebbe quello di poter passeggiare in continuazione con mio marito…” LA SUA FILOSOFIA DI VITA IN UNA FRASE: “Vivi e lascia vivere!” 31 Martedì 15 maggio c’è stato il primo “incontro ufficiale”con i nostri amici stranieri. Intense e vibranti le opere che le nostre compagne ci hanno proposto. Nei loro paesi c’è una cultura ed una letteratura che vogliamo imparare a conoscere. Grazie ad Ana, Anela ed Andra per le emozioni che ci hanno regalato… Al prossimo incontro nell’ottobre 2007. Direttore responsabile: Alessandra Rota. Comitato di redazione: redattore capo Andrea Destro (V AL), vice Mariarosa Loddo (IV AL). Redattori : Lucrezia Delle Fave (V AL), Alice Saletta, Greta Saletta, Valentina Anzalone, Valeria Farioli, Fabiana Colucciello (IV AL), Tania Todaro (III AL), Ester Romussi, Annalisa Acampora (VA SPP), Marta Mezzano, Marica Avitabile (IV BL). Grafica: Irene Negri (III AL). Hanno collaborato a questo numero: La IV AL al completo, la V AL al completo, la I BL, la III A e B SPP (per l’allegato). 32