Vol.6 N.1 - Studio Castellucci
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Vol.6 N.1 - Studio Castellucci
Innovazione negli stumenti e tecniche endodontiche. Come seplificano il trattamento L. Stephen Buchanan, DDS Figura 1 La combinazione dell’utilizzo del microscopio e di un seggiolino con braccioli regolabili per l’operatore riduce drammaticamente l’invalidità occupazionale più comune in odontoiatria: il dolore cronico alla schiena ed al collo. Alla fine di un periodo di 30 anni relativamente statico – dal 1950 al 1980 – gli endodontisti si erano abituati ad una lenta evoluzione nel loro campo. Ciò andava bene: siamo stati felici di essere in grado di salvare dei denti necrotici tramite la terapia endodontica, rispetto all’approccio estrattivo che ha contraddistinto il trentennio dell’era dell’“infezione focale”. Al contrario, gli ultimi venti anni sono stati caratterizzati da un rapido cambiamento nell’endodonzia, al punto che siamo stati “inondati“ da nuove tecniche e strumenti ad un ritmo pressoché mensile. Se da una parte la distinzione tra gli espedienti e le vere soluzioni può essere scoraggiante e sconcertante anche per gli specialisti, dall’altra i progressi tecnologici e procedurali che migliorano realmente la pratica odontoiatrica ci fanno concludere che se hanno comportato degli sforzi, ne è comunque valsa la pena. Essendo stato coinvolto in alcune delle innovazioni sopra descritte, posso fare delle osservazioni sulle loro applicazioni ed efficacia, in base alla mia stessa esperienza clinica. Naturalmente, come un progettista, sono influenzato dal mio coinvolgimento nei prodotti che ho inventato. Comunque, la mia reputazione in qualità di istruttore è sopravvissuta alla mia carriera di produttore, poiché ho insegnato ad utilizzare i migliori strumenti e le migliori tecniche per ottenere un determinato risultato clinico, indipendentemente da chi abbia inventato lo strumento. Precisamente, descriverò le innovazioni che hanno interessato le tre fasi principali dell’endodonzia convenzionale: l’accesso, la sagomatura, l’otturazione. L’accesso Dopo 22 anni di pratica endodontica, considero ancora la preparazione della cavità d’accesso come la parte più difficile del trattamento endodontico. Ogni cavità d’accesso eseguita in un dente calcificato è un’opportunità per perforare e distruggere il dente. Ogni accesso eseguito scorrettamente rende le fasi successive più difficili. Fortunatamente, i nuovi strumenti e le nuove tecniche hanno migliorato notevolmente la predicibilità dei risultati di una cavità d’accesso corretta. Le principali innovazioni sono rappresentate dal microscopio, dalle frese d’accesso e dagli ultrasuoni. Il Microscopio Mentre i microscopi (Figura1) sono stati rapidamente accettati dalla maggior parte degli endodontisti negli ultimi 12 anni, la loro introduzione negli studi dentistici generici è stata nettamente inferiore. L’iniziale interesse degli endodontisti al microscopio è riconducibile alla possibilità di migliorare i risultati chirurgici. Noi abbiamo riscontrato, d’altra parte, che l’utilizzo del microscopio ha ridotto la necessità di ricorrere alla chirurgia nella nostra pratica clinica 1 Pag. - 20 L’Informatore Endodontico Vol. 6, Nr. 1 2003 poiché sono enormemente migliorate le nostre possibilità nell’endodonzia convenzionale. Basta chiedere ad un endodontista che lavora con il microscopio come eseguirebbe i ritrattamenti o la chirurgia senza il microscopio, per vedere uno sguardo di terrore nel suo viso. Senza l’ausilio di un microscopio è impossibile valutare accuratamente l’estensione apicale delle fratture verticali. Non c’è altro modo per apparire corretti agli occhi di un paziente il cui dente recentemente sottoposto ad un trattamento endodontico e ad una corona protesica, è stato trovato avere una frattura radicolare e pertanto deve essere estratto. Per fare questa diagnosi, i normali mezzi ingrandenti non bastano, in quanto è necessario un ingrandimento di 12x per escludere definitivamente la presenza di una frattura radicolare nei denti incrinati. I microscopi aiutano anche nella preparazione della cavità d’accesso, quando si cerca il quarto canale nei molari superiori o si rimuovono i perni o gli strumenti fratturati. Infine, ma non meno importante, il microscopio è il tuo migliore amico quando esegui la riparazione di una perforazione con Pro-Root MTA (Dentsply Tulsa). Analogamente alla nostra esperienza nella specialità, i dentisti generici si sono avvicinati al microscopio per eseguire le terapie endodontiche ed lo hanno conseguentemente trovato indispensabile anche nella pratica restaurativa. Le corone in porcellana richiedono una preparazione ed una cementazione meticolose, le preparazioni a “tunnel” nelle aree interprossimali sono veramente piccole ed anche una semplice carie delle fossette e dei solchi non può essere preparata né restaurata con la stessa precisione di quella fornita da un valido sistema ingrandente. Nonostante i sistemi ingrandenti (occhialini o caschetti) rappresentino un passo avanti rispetto alla visione ad occhio nudo, le loro capacità d’ingrandimento sono minime se paragonate a quelle del microscopio, che offre vantaggi quali la perfetta illuminazione e i vari rapporti d’ingrandimento. Inoltre, il miglioramento della postura del dentista, reso possibile dall’uso del microscopio, è molto di più di un semplice aiuto nella preparazione della cavità d’accesso. Frese per la cavità d’accesso L’errore più comune fatto durante la preparazione della cavità d’accesso è rappresentato dalla scelta di frese incongrue. Il primo errore è costituito dalla scelta di una fresa a fessura a testa piatta per la penetrazione in camera pulpare e/o per la rifinitura della cavità d’accesso. Queste frese lasceranno molti gradini sulle pareti della cavità d’accesso, rendendo difficile l’introduzione degli strumenti e dei materiali nei canali. Anche quando le pareti della cavità d’accesso verranno lisciate dal successivo utilizzo di una fresa diamantata conica con estremità rotonda, le nicchie dei vari colpi di fresa rimangono. Pertanto sono da preferirsi le frese con estremità rotondeggiante. Un altro comune errore è rappresentato dalla scelta di una fresa troppo larga. La forma delle cavità d’accesso varia in accuratezza con il variare della maniera di entrare nella camera pulpare. Se si sceglie una fresa di penetrazione molto grande, tutti i piccoli errori d’inclinazione restano come preparazioni di cavità eccessivamente larghe, anche quando tutte le irregolarità vengono rimosse durante la fase di rifinitura. Una fresa a pallina n°4 è troppo grande per eseguire la penetrazione nella camera pulpare degli elementi anteriori Pag. - 21 PROFILO DELL’AUTORE. Il Dr. Buchanan è diplomato dall’American Board of Endodontics, è membro dell’International e dell’American College of Dentistry e dell’Accademia Pierre Fauchard. Insegna presso la University of the Pacific School of Dentistry, San Francisco, California e presso l’University of Southern California. È fondatore del Dental Education Laboratories, un centro nato a Santa Barbara per l’insegnamento dell’Endodonzia. e dei premolari e una fresa a pallina n°6 è troppo grande per i molari. Quando vengono utilizzate delle frese piccole, la fase di rifinitura della preparazione della cavità d’accesso darà luogo a pareti cavitarie completamente lisce, facilitando ogni successiva sequenza procedurale. Tenendo presente questo, rivediamo le frese che abitualmente utilizzo e presentiamo alcune di quelle che sono state recentemente introdotte nel mercato. Figura 2 Kit di frese LA Axxess. Da sinistra a destra in ordine di utilizzo: fresa diamantata a palla n°4, fresa al carburo di tungsteno a testa arrotondata, frese al carburo a rosetta n° 2, 4 e 6, fresa diamantata conica chirurgica a testa arrotondata, fresa diamantata conica chirurgica a gambo lungo a testa arrotondata, frese LA Axxess in acciaio n°1, 2 e 3 da bassa velocità, fresa diamantata a football. Frese d’accesso convenzionali (Fig. 2) 1) Per tagliare la porcellana: si utilizza una fresa a pallina diamantata n° 4 sotto spray d’acqua. 2) Per tagliare il metallo: si utilizza una fresa a fessura al carburo di tungsteno a punta arrotondata, sotto spray d’acqua se c’è la porcellana. 3) Per tagliare la dentina o restauri in metallo non fuso: - per gli elementi anteriori ed i premolari è indicato utilizzare una fresa chirurgica a rosetta al carburo n° 2. Una fresa a rosetta n° 4 sarebbe troppo grande per tali elementi; - per i molari è più indicata una fresa chirurgica a rosetta al carburo n° 4. Una fresa a rosetta n° 6 sarebbe troppo larga per la penetrazione nei molari. Inoltre, esse producono un suono metallico assordante quando vengono usate per tagliare qualsiasi tipo di metallo. 4) Per la rimozione della carie: è indicata una fresa chirurgica a rosetta al carburo n°6. 5) Per rifinire la cavità d’accesso: più della metà delle mie cavità d’accesso vengono eseguite tramite una fresa diamantata tronco-conica a testa arrotondata, dopo aver utilizzato un’adeguata fresa a rosetta per la penetrazione. Le frese diamantate coniche vengono usate per lisciare ogni parete della cavità d’accesso e mettere in comunicazione gli orifici canalari con la superficie esterna del dente. Esse possono essere anche utilizzate per rimuovere le calcificazioni camerali; tuttavia, quando si utilizzano delle frese diamantate coniche montate su turbina, si perde immediatamente la visibilità nelle zone profonde, a causa della presenza della testa del manipolo. Nuove frese per la cavità d’accesso. La prima nuova fresa per la cavità d’accesso è rappresentata da una fresa diamantata conica a gambo lungo per risolvere il problema sopracitato. Il gambo lungo allontana la testa del manipolo dalla superficie occlusale, per consentire una migliore visibilità quando ci si addentra nei tessuti calcificati. Le frese d’accesso LA Axxess. La rapida adozione degli strumenti ruotanti da parte degli specialisti e dei dentisti generici ha reso ancor più importante l’elaborazione di un’ideale forma di convenienza della cavità d’accesso. In passato, l’utilizzo degli strumenti endodontici manuali consentiva ai clinici di cavarsela eseguendo delle mediocri 2 Pag. - 22 Il Dr. Buchanan è noto per le sue presentazioni multi-immagine, per le sue ricerche sull’anatomia endodontica eseguite attraverso ricostruzioni tridimensionali al computer di denti umani scannerizzati, per i suoi articoli in campo endodontico, per il successo degli strumenti da lui ideati. Il Dr. Buchanan vive a Santa Barbara, California, dove insegna ed esercita la sua attività di Endodontista. L’Informatore Endodontico Vol. 6, Nr. 1 cavità d’accesso, mentre gli attuali strumenti ruotanti “puniscono” coloro che eseguono delle cavità in difetto. Le curve naturali o artificiali nella metà coronale dei canali radicolari sono le più pericolose da seguire con gli strumenti ruotanti. Quando uno strumento lavora in una curva, viene sottoposto a forze di compressione sul lato interno della curva e di tensione su lato esterno. Quando lo strumento gira montato su manipolo, le forze di tensione e di compressione si alternano alla frequenza dettata dalla velocità, causando una forma di fatica ciclica accelerata. Queste forze sono le più distruttive nelle zone di maggior diametro degli strumenti ruotanti, a causa della enorme differenza tra le forze di compressione e quelle di tensione. Quindi, più la curvatura è posizionata cervicalmente, più è difficile evitare la rottura dello strumento nel canale. Per questi motivi, un’adeguata estensione delle pareti cavitarie è fondamentale per consentire un accesso rettilineo ai canali radicolari. I clinici devono essere particolarmente attenti ad elaborare un accesso rettilineo ai canali negli elementi anteriori ed in corrispondenza del canale mesiovestibolare nella cavità d’accesso dei molari inferiori. Le frese d’accesso LA (Line Angle) Axxess (Fig. 3) recentemente apparse sul mercato, sono state realizzate per risolvere questo tipo di problema. Esse hanno un’estremità pilota completamente smussa, che si estende oltre le scanalature taglienti, per eliminare i gradini a livello degli orifizi e le pericolose sovra-estensioni nei canali curvi. La regione denominata “alfa”, situata dietro l’estremità non tagliente, è costituita da 3mm di lame taglienti ben affilate in grado di scavare una scanalatura imbutiforme che guida le lime nel canale al 3 2003 Figura 3 Particolare delle frese LA Axxess n°1, 2 e 3 con i tre diversi disegni geometrici. di là dell’estremità tagliente della fresa senza ostacoli. Da queste lame ad andamento parabolico si passa alla regione denominata “beta”, costituita da 9mm di lame taglienti, con una conicità di .05. Queste frese sono state disegnate per ottenere una superficie tagliente di 12mm di lunghezza, tale da poter tagliare per l’intera estensione in altezza della cavità d’accesso. Nel kit di frese SybronEndo Axxess, sono disponibili 2 tipi di frese LA Axxess: una fresa diamantata da turbina ed una con lame in acciaio inossidabile da bassa velocità, fornita in tre diverse misure. La versione diamantata ad alta velocità delle frese LA Axxess è disponibile in una sola dimensione e viene usata dopo la fresa diamantata conica per portare le pareti della cavità d’accesso perfettamente in linea con i rispettivi imbocchi canalari. Le frese LA Axxess da bassa velocità devono essere utilizzate con un manipolo tradizionale, da 5.000 a 20.000 giri al minuto. Esse hanno due lame non piatte in acciaio inossidabile, per tagliare aggressivamente la dentina. Al di là delle superfici taglienti esse hanno le stesse caratteristiche della versione diamantata, inclusa l’estremità pilota arrotondata, le lame taglienti paraboliche, una conicità del gambo di .05 ed una lunghezza delle lame di 12mm. Pag. - 23 Innovazione negli strumenti e tecniche endodontiche Come semplificano il trattamento L’utilizzo dell’acciaio inossidabile per realizzare queste frese è in contro-tendenza rispetto al recente incremento dell’uso del Nichel-Titanio per costruire gli strumenti endodontici. Ciò è dovuto a due ragioni: è più facile incidere delle lame taglienti nell’acciaio inossidabile ed inoltre a questo scopo, per ricavare cioè un accesso rettilineo al canale o al suo interno, la rigidità dell’acciaio è certamente un vantaggio rispetto alla flessibilità del Nichel-Titanio. Queste frese LA Axxess sono disponibili Figura 4 La fresa LA Axxess n°1 utilizzata per consentire un ingresso rettilineo, essenziale nel prevenire la frattura degli strumenti ruotanti. La fresa ruotando a 5.000-20.000 giri/minuto viene semplicemente appoggiata all’orificio canalare e quindi raddrizzata, fino ad ottenere un ingresso ideale. Figura 5 La fresa LA Axxess n° 3 usata nella cavità d’accesso dei denti anteriori, per consentire alle lime un accesso rettilineo, rimovendo facilmente il pericoloso triangolo di dentina sotto il cingolo. Figura 6 Kit di frese LA Axxess con apposito portafrese. Pag. - 24 4 5 6 in 3 dimensioni, variando tra loro essenzialmente nel diametro in punta: le frese numero 1, 2 e 3 hanno la punta pilota del diametro rispettivamente di 0,2, 0,35mm e 0,45mm. Esse vengono utilizzate in radici piccole, medie e grandi, rispettivamente. L’utilizzo di questi strumenti è simile alle frese LA Axxess diamantate. Esse vengono spinte delicatamente nell’orifizio canalare e appoggiate, mentre girano, alla parete assiale della cavità d’accesso, per dar luogo ad una estensione ideale della parete della cavità stessa (Fig. 4). A differenza della versione diamantata, queste frese possono anche essere utilizzate all’interno dello stesso canale. Ciò consente di eliminare ulteriormente qualsiasi irregolarità fra la cavità d’accesso e l’orifizio canalare, in modo che tutti i successivi strumenti e materiali possano essere introdotti nei canali senza il minimo sforzo. Una bella sorpresa riscontrata nel testare i prototipi delle frese LA Axxess è stato il fatto che esse possono aprire con grande rapidità i canali privi di curve cervicali. Alla velocità di 5.000 – 20.000 giri al minuto, questi strumenti possono tagliare la maggior parte della dentina da asportare nel 1/3 coronale del canale in meno di 5 secondi, riducendo notevolmente la fatica degli strumenti in Nichel-Titanio che vengono usati successivamente (Fig. 5). SybronEndo ha commercializzato queste frese in un kit che comprende un supporto per sterilizzazione (Fig. 6). Gli ultrasuoni Dopo la loro introduzione in endodonzia per le applicazioni chirurgiche promosse dal Dr. Gary Carr di San Diego, gli ultrasuoni sono diventati notevolmente utili anche in altri campi, come nei ritrattamenti e in particolare L’Informatore Endodontico Vol. 6, Nr. 1 2003 Figura 7 La punta da ultrasuoni BUC-1, mentre viene utilizzata per staccare un grande pulpolita dal pavimento della camera pulpare. 7 8 Figura 8 Le punte da ultrasuoni BUC n°1, 2 e 3, prodotte dalla Spartan Corporation. Figura 9 Particolare delle punte BUC. 9 per la rimozione di strumenti rotti dai canali radicolari. Nelle procedure convenzionali le punte da ultrasuoni sono indispensabili per la rifinitura della cavità d’accesso, per il reperimento del quarto canale dei molari superiori, dei canali calcificati in qualsiasi dente e per la rimozione delle calcificazioni pulpari (Fig. 7). Rifinitura della cavità d’accesso. La visibilità ed il perfetto controllo che forniscono le punte da ultrasuoni durante le procedure di preparazione della cavità d’accesso le rendono uno strumento indispensabile per i dentisti che trattano i molari. La cavità d’accesso dei molari è difficile da realizzare per ogni clinico, e dobbiamo essere particolarmente grati agli ultrasuoni che ci hanno consentito di migliorare i nostri risultati in questi denti difficili. Con l’utilizzo delle nuove frese “line-angle” e degli inserti da ultrasuoni i clinici possono eseguire delle cavità d’accesso in qualunque dente 10 Figura 10 Il cofanetto delle punte da ultrasuoni Spartan, con un solco nella parte anteriore per l’apposita chiavetta. più rapidamente e con risultati costantemente eccellenti. Nuove punte da ultrasuoni. Un nuovo set di punte che ho disegnato per la Spartan Corporation (BUC 1, 2 e 3) per eseguire la cavità d’accesso rende più semplice il reperimento del quarto canale e la rifinitura del pavimento della camera pulpare dopo aver rimosso i pulpoliti e i perni (Figg. 8-10). Il reperimento del quarto canale nei molari superiori. I vecchi inserti da ultrasuoni progettati per questo scopo hanno delle estremità appuntite che lasciano dei solchi nel pavimento della camera pulpare, che mimano la sottile fessura cha parte dal canale mesio-vestibolare, fessura che i bravi clinici sanno di dover seguire per reperire il quarto canale, indicando così una posizione errata dell’imbocco del quarto canale stesso. La punta da ultrasuoni BUC-1 ha l’estremità di una fresa diamantata a palla, Pag. - 25 Innovazione negli strumenti e tecniche endodontiche Come semplificano il trattamento Figura 11 La punta BUC-2 utilizzata per lisciare il pavimento della camera pulpare dopo aver rimosso un pulpolita. 11 così quando viene utilizzata per eseguire un solco tra il canale mesio-vestibolare ed il palatino, la superficie liscia che ne risulta alla base del solco evidenzia facilmente l’imbocco del canale mesiovestibolare e quello del quarto canale che s’incontrano. La forma arrotondata del solco evidenzia la sottile fessura del canale mesiovestibolare come una linea bianca e l’imbocco del quarto canale come un chiaro punto bianco, situato all’estremità palatale di questa linea (spesso esso si trova sulla parete mesiale della cavità d’accesso, non sul pavimento della camera pulpare). La rimozione delle calcificazioni pulpari, la rifinitura del pavimento della camera pulpare, ed il reperimento dei canali calcificati. La punta BUC-1 è particolarmente utile anche per rimuovere le calcificazioni camerali. La vibrazione delle punte da ultrasuoni è in grado di dislocare i pulpoliti dal pavimento della camera pulpare. Tuttavia, alcune calcificazioni più tenacemente aderenti necessitano di essere rimosse tagliando la dentina intorno e sollevandole con un escavatore, lasciando un pavimento camerale molto irregolare. L’anatomia del pavimento camerale è molto utile per reperire l’imbocco dei canali, ma per vedere il colore del pavimento è necessario avere un pavimento piatto. La BUC-2 è stata progettata con un’estremità a forma di disco appiattito per Pag. - 26 regolarizzare il pavimento pulpare dopo aver asportato le calcificazioni camerali (Fig. 11). Infine, la BUC-3 (Scavatrice) ha una punta estremamente aggressiva, utile per lavorare all’interno dei canali calcificati e per scavare attorno ai perni. La punta BUC-2 usata ad alta potenza è molto efficace per vibrare i perni dopo averli isolati completamente. Un commento finale sugli ultrasuoni: I clinici che stanno provando gli ultrasuoni per la prima volta devono essere avvertiti che è sufficiente soltanto un tocco leggero. Le frese tagliano più velocemente se vengono spinte contro il dente. Poiché gli ultrasuoni tagliano tramite un movimento di piccola ampiezza contro la superficie dentaria, appoggiando tenacemente la punta contro il dente non soltanto se ne rallenta l’azione ma se ne riduce notevolmente la durata. Sagomatura Negli ultimi dieci anni, con l’introduzione degli strumenti al Ni-Ti in endodonzia, abbiamo assistito al cambiamento di ogni fase della procedura di sagomatura. L’incredibile forza e flessibilità di questa nuova lega ha consentito la produzione e l’utilizzo di strumenti che sarebbe stato impossibile ottenere con l’acciaio inossidabile. L’importanza di questa lega è rappresentata dal sempre maggiore numero di strumenti disponibili, alcuni con conicità fissa, altri con conicità variabile ed un ampio range di geometrie. Vecchie lime, nuova enfasi Indipendentemente dalla forma delle lime in Ni-Ti utilizzate, la più grande preoccupazione che le accompagna è la loro sicurezza quando usate montate su manipolo. I clinici cui è stato insegnato l’uso corretto di questi strumenti hanno riscontrato il loro facile utilizzo e la L’Informatore Endodontico Vol. 6, Nr. 1 loro notevole efficacia che rende troppo costoso il non utilizzarli. Sia le Scuole di Odontoiatria, sia gli Specialisti hanno visto duplicare la loro produttività. L’unica preoccupazione espressa dai dentisti che utilizzano questi strumenti è rappresentata dalla paura di romperli quando sono eccessivamente stressati. Come descritto nei precedenti articolo pubblicati su L’Informatore Endodontico (n° 1, 2, 3, 4 2000, n° 1 e 2 2001), la frequente sostituzione degli strumenti è di importanza critica, come l’adozione di una procedura di sagomatura crowndown, in maniera da non stressare eccessivamente gli strumenti più piccoli e fragili. Ciononostante, ci sono molti casi di curve severe e magari nascoste, che possono causare la frattura di strumenti nuovi, anche quando vengono usati con una tecnica corretta. L’introduzione di manipoli con torque controllato ha notevolmente diminuito l’incidenza di frattura, anche se i canali tortuosi possono ancora costituire un pericolo. La soluzione più semplice e predicibile per ottenere la sagomatura per tutta la lunghezza di uno di questi difficili canali, è rappresentata dalla rifinitura della preparazione con un GT file manuale. Il Sistema GT è il solo set di strumenti ruotanti presenti sul mercato che è abbinato a dei file manuali, e questo perché il mio disegno è stato realizzato inizialmente come lima manuale (Fig. 12). Quando tre anni fa è stata introdotta la versione ruotante, i file manuali hanno perso di importanza a causa del più facile utilizzo degli strumenti ruotanti. Recentemente, i file manuali hanno riguadagnato parte del loro valore nella tecnica GT specialmente dopo l’esperienza acquisita presso la Scuola di Odontoiatria UMKC.1 La paura che gli studenti fratturassero degli strumenti ha 12 2003 Figura 12 I componenti del Sistema GT della Tulsa (dall’alto in basso): un GT file manuale, un GT file ruotante, un cono di guttaperca, un cono di carta ed un otturatore. spinto la facoltà a limitare l’uso dei file ruotanti a 2 mm dalla lunghezza di lavoro, sagomando l’ultimo tratto del canale tramite un file GT manuale. Il risultato esaltante di questa tecnica è stato che nel primo anno di utilizzo del GT System in tal modo, gli studenti hanno rotto soltanto due file. Pertanto, la prima volta che i tuoi file ruotanti fanno fatica ad arrivare alla lunghezza di lavoro in canali pericolosamente curvi, utilizza un GT file manuale. Grazie alla forma triangolare delle loro lame e alla rapida azione di taglio che si verifica con la tecnica delle forze bilanciate inverse (con cui essi vengono usati), i GT manuali tagliano gli ultimi 2 mm di dentina di un canale stretto e curvo in soli 3-5 movimenti. Otturazione Venti anni fa, la più grande difficoltà che avevo nell’insegnare ai dentisti lo stato dell’arte nelle tecniche di otturazione scanalare, era cercare di convincerli a impiegare 1 ora di tempo nell’utilizzo della tecnica di condensazione verticale della guttaperca calda secondo Schilder, quando loro impiegavano soltanto 15 minuti per otturare lo stesso molare con la tecnica di condensazione laterale. Pag. - 27 Innovazione negli strumenti e tecniche endodontiche Come semplificano il trattamento 13 Figura 13 Gli otturatori GT, della stessa conicità di ciascuno dei GT File ruotanti. Pag. - 28 Oggi, il mio compito è più facile, in quanto posso semplicemente chiedere: perché vuoi impiegare più tempo per eseguire la condensazione laterale, che non è predicibile tridimensionalmente, quando si fa prima ad eseguire una tecnica di condensazione “centrata”, che è estremamente efficace nel riempire fessure, anse, istmi, canali laterali ed accessori? I due tipi di Condensazione Centrata più conosciuti sono state utilizzate per più di dieci anni sono: - la tecnica dell’Onda Continua di Condensazione con la sorgente di calore System-B (SybronEndo) e con i plugger a temperatura controllata elettricamente; - la tecnica di otturazione con carrier, inventato dal Dr. Ben Johnson e inizialmente introdotta come Thermafil (Dentsply Tulsa). Entrambe queste tecniche di otturazione raggiungono lo stesso risultato, ma funzionano in maniera inversa rispetto al sistema di impronta a tre componenti, utilizzato in odontoiatria restaurativa. Tale sistema di impronta consiste in portaimpronta rigido, che spinge il materiale da impronta denso contro i denti, che a sua volta spinge il materiale fluido nei dettagli più piccoli. Con le tecniche di Condensazione Centrata, i plugger elettrici ed i carrier di plastica fungono da portaimpronta, la guttaperca rappresenta il materiale denso (Heavy-Body) ed il cemento svolge la stessa funzione del materiale da impronta fluido (ThinBody). In entrambe queste tecniche il cemento non soltanto influenza il sigillo del canale, ma funge anche da lubrificante, aiutando la guttaperca a scivolare negli spazi tortuosi. Il facile utilizzo e la loro sorprendente abilità nell’otturare canali complessi con cemento e guttaperca in pochi secondi, rende queste due tecniche di Condensazione Centrata le metodiche di otturazione canalare che si stanno diffondendo più velocemente al mondo. Ho scritto molti articoli pubblicati sull’Informatore Endodontico relativamente all’Onda Continua di Condensazione, e mentre attualmente è in progetto la realizzazione di una nuova generazione di plugger per il System-B, l’innovazione più recente nella Condensazione Centrata è rappresentata dall’introduzione lo scorso anno dei GT Obturators da parte della Dentsply Tulsa (Fig. 13). Gli otturatori GT Gli otturatori GT sono molto simili ai Thermafil ma differiscono per il fatto che questi carrier sono stati progettati per adattarsi a qualunque sagomatura elaborata dai GT File. Uno dei vantaggi della sagomatura predicibile creata dai GT File è rappresentato dal fatto che i carrier possono adattarsi a quelle sagomature in modo per cui fra il carrier e la parete canalare risulta uno spazio sufficiente per consentire al materiale in eccesso di defluire coronalmente, ma al tempo stesso non troppo ampio da lasciare dei vuoti nell’otturazione. Dopo aver acquisito una certa familiarità con questa tecnica, mi sono reso conto che, oltre dalla precisa geometria dei L’Informatore Endodontico Vol. 6, Nr. 1 carrier, l’accuratezza apicale è fortemente influenzata dalla maniera in cui essi vengono utilizzati. Quando si utilizza un’otturazione basata su di un carrier, a differenza delle tecniche basate sull’uso del cono, l’eccesso di cemento deve essere attentamente evitato. Se viene lasciato una notevole quantità di cemento nel canale dopo averlo introdotto con un cono di carta, esso sarà spinto oltre l’apice quando il carrier, circondato da guttaperca, cattura l’eccesso di cemento al di sotto dell’imbocco canalare e funge da “lavavetri”, portandolo attraverso la fine del canale. La soluzione clinica a questo tipo di problema è molto semplice: dopo aver applicato un’adeguata quantità di cemento nel canale, vanno utilizzati dei coni di carta per assorbire il cemento in eccesso, finché uno di essi fuoriesce solo leggermente macchiato, anziché coperto di cemento, vicino alla sua punta. Due importanti consigli tecnici che aiutano a migliorare l’accuratezza apicale dell’otturazione fatta utilizzando i carrier sono rappresentati dal rimuovere la guttaperca alla fine del carrier, esponendo 1.5mm di estremità del carrier, e dal misurare e posizionare i carrier 1mm corti rispetto alla lunghezza di lavoro. Quando in un canale si utilizza un carrier non denudato dalla guttaperca, il materiale in eccesso estrude inevitabilmente, anche quando il carrier viene tenuto corto rispetto alla lunghezza di lavoro. Durante il suo avanzamento all’interno di canali sottili e curvi, la maggior parte della guttaperca viene dislocata coronalmente ma parte di essa viene anche spinta al davanti della testa del carrier. Di solito si ha un millimetro di guttaperca e cemento davanti alla testa del carrier, per cui se il carrier viene portato alla 14 2003 Figura 14 Un bel risultato endodontico in un caso con canali curvi, stretti e lunghi: una tipica indicazione per i GT Obturator. Notare la limitata sagomatura coronale, l’eccellente precisione apicale e l’otturazione tridimensionale ottenuta con la tecnica del carrier (Per gentile concessione del Prof. Giuseppe Cantatore). lunghezza di lavoro, l’eccesso di cemento e guttaperca verrà inevitabilmente espulso oltre apice. Se invece asportiamo il millimetro di guttaperca situato oltre il carrier, se rimuoviamo il cemento in eccesso e se il carrier viene tenuto 1mm corto rispetto alla lunghezza di lavoro, si otterrà una notevole precisione apicale. Da quando ho utilizzato come metodo di otturazione questo sistema basato sull’utilizzo dei carrier, ho riscontrato un numero sempre maggiore di casi in cui questa rappresentava la tecnica di otturazione di elezione. In accordo con il Prof. Giuseppe Cantatore, valido endodontista di Roma, i carrier sono ideali nei canali lunghi, stretti e con curve severe, in quanto l’otturatore può arrivare fino ad un millimetro dal termine del canale, mentre un plugger non potrà mai arrivare a meno di 7-8mm dalla lunghezza di lavoro, con una minore condensazione della guttaperca nella regione apicale (Fig. 14). Un’altra indicazione per l’otturazione con il carrier è rappresentata dal caso in cui il canale presenta un ostacolo al di là del quale il cono non può essere adattato. Grazie alla presenza di un “fronte” di cemento e guttaperca al davanti la testa del carrier, il canale può essere idealmente otturato anche al di là dell’ostacolo, nonostante il carrier si fermi all’altezza dell’ostacolo stesso (Fig. 15). Pag. - 29 Innovazione negli strumenti e tecniche endodontiche Come semplificano il trattamento Figura 15 Molare inferiore con severe curve canalari esistenti su più piani. Il canale distale è stato otturato con un otturatore GT per la presenza di un ostacolo che impediva al cono di guttaperca di scendere alla lunghezza di lavoro. Notare la grande precisione apicale e la tridimensionalità dell’otturazione. Nei canali mesiali sono stati introdotti i coni di guttaperca, per essere utilizzati con il System-B. 15 La rimozione semplice e rapida dei “plastic carrier” I carrier di plastica sono in uso ormai da anni, pertanto la tecnica non è più nuova. Quando sento gli specialisti dire che gli otturatori con i carrier di plastica sono impossibili da rimuovere, so bene che questo significa che non ci hanno mai neanche provato. Può darsi che come specialista uno decida di non usare mai questa tecnica, ma ad un certo punto capiterà di dover ritrattare un dente che era stato trattato in precedenza con questa tecnica. Con una delle seguenti tecniche, la rimozione del carrier non richiederà più tempo, e anzi sarà addirittura più rapida, rispetto alla rimozione della sola guttaperca senza carrier. 1. Penetrazione iniziale Ci sono tre metodi che possono essere utilizzati a questo scopo. a - Irrigare la camera pulpare con cloroformio e usare una K-file n° 15 di 21 mm, per cercare di penetrare nella rientranza del carrier. b - Usare la sorgente di calore System B riscaldando la punta a 500°C nella modalità “Touch”. Lasciare il contatto mentre si porta la punta preriscaldata nel terzo coronale del canale radicolare. Attendere 5 secondi e poi rimuovere la punta. Talvolta il carrier viene fuori attaccato alla punta e in questo caso Pag. - 30 abbiamo finito. Se invece la punta preriscaldata non rimuove l’intero carrier, in questo caso il carrier è stato comunque riscaldato fino alla sua estremità e con lui la circostante guttaperca. c - Con la punta da ultrasuoni BUC-1 (Spartan Corporation) si penetra nel terzo coronale del canale attraverso il carrier. Il calore generato dalla punta da ultrasuoni rende questa procedura molto rapida. Dopo una pausa di 5 secondi si rimuove la punta. Come nel caso della punta del System B, talvolta la porzione apicale del carrier resta attaccata alla punta da ultrasuoni e viene quindi rimossa insieme ad essa. Le altre volte, la porzione coronale del carrier viene rimossa mentre la restante parte rimane riscaldata ed ammorbidita all’interno del canale. 2. Impegno del carrier. A questo punto si introduce una lima di Hedstroem n° 15 di 21 mm nel canale, impegnandola nella guttaperca apicale ancora morbida per il precedente riscaldamento, assicurandosi che sia bene impegnata tra il carrier e le pareti canalari. I carrier di plastica hanno un solco lungo un lato, per cui anche se è stato forzato dentro un canale sotto-preparato, si può sempre inserire la lima in quello spazio. 3. Estrazione del carrier Con una pinza emostatica si prende la lima di Hedstroem per il gambo subito al di sotto del manico, quindi ci si appoggia al dente adiacente e facendo leva si solleva la lima. La trazione esercitata con questa metodica è molto elevata e la maggior parte delle volte il carrier viene tirato letteralmente fuori dal canale radicolare. Questa tecnica è anche la mia preferita per la rimozione dei coni d’argento. (I dentisti interes- L’Informatore Endodontico Vol. 6, Nr. 1 sati possono entrare nel mio sito web www.endobuchanan.com e scaricare un video clip di questa procedura) (Figura16). A questo punto, una volta che il carrier è stato rimosso, la rimozione della guttaperca può essere eseguita nella maniera tradizionale. La maggior parte della guttaperca può essere rimossa con le lime, mentre la porzione residua viene allontanata dal canale radicolare con l’utilizzo dei coni di carta che per capillarità attraggono a sé la cloroperca sciolta. Questo procedimento termina con la reidratazione della dentina radicolare con alcool isopropilico al 70%. Conclusione L’adozione di nuove tecniche nella pratica quotidiana può al principio risultare sconvolgente, ma con l’esperienza esse vengono messe a punto. E’ necessario fare attenzione al fatto che mentre que- 16 Figura 16 Un otturatore GT dopo essere stato rimosso con una punta BUC-1, un file Hedstroem n°15 ed una pinza emostatica curva. Il tempo totale per la rimozione del carrier dopo il completamento della cavità d’accesso è stato di 30 secondi. ste tecniche potrebbero apparire simili alle tecniche del passato, i dettagli del loro utilizzo sono molto diversi. I clinici dovrebbero esercitarsi su denti estratti, meglio se sotto la guida di un esperto. Il vantaggio è rappresentato da una curva di apprendimento più breve per acquisire la competenza, un’esperienza clinica accompagnata da una maggiore sicurezza, facilità d’utilizzo e un drammatico incremento della produttività. Troppo divertente! Traduzione dell’articolo originale: Innovations in Endodontics Instruments and Techniques. How they simplify treatment Dentistry Today, 2002, 12:52-61 Copyright © 2002 Dentistry Today Inc. Traduzione a cura della Dott.ssa Ornella Tulli BIBLIOGRAFIA 1) - Dryden, J.: Information presented at the Dentsply Tulsa Opinion Leaders Forum, Auust 2001. 2003 2) - Cantatore, G.: Thermafil contro SystemB. L’Informatore Endodontico, 2:30-41, 2002. Pag. - 31 Punte da ultrasuoni per odontoiatria restaurativa Cherilyn G. Sheets, DDS Jacinthe M. Paquette, DDS E’ responsabilità del clinico il preservare la maggior quantità possibile di tessuto dentale sano. L’avvento dell’odontoiatria adesiva ha notevolmente incrementato la possibilità clinica di fornire dei restauri più conservativi, poiché le ritenzioni meccaniche necessarie per i vecchi materiali spesso non sono più richieste. La recente adozione di un approccio conservativo al trattamento terapeutico ha incluso preparazioni preventive eseguite con frese per fissurotomie, procedure di abrasione e la sigillatura dei solchi e delle fossette occlusali. Nonostante siano efficaci, queste procedure finalizzate alla preservazione dei tessuti dentali sono indicate soltanto al trattamento di carie e/o di difetti limitati alla superficie occlusale dei denti interessati. Inoltre, l’approccio conservativo dei trattamenti restaurativi convenzionali spesso è limitato dalle dimensioni della fresa da utilizzare o dall’accesso alla carie o alla lesione. Gli inerti da ultrasuoni Recentemente, sono state prodotte le nuove punte da ultrasuoni per consentire la preparazione di microcavità in conservativa. Le punte da ultrasuoni SL (punte per Lesioni Superficiali, Obtura Spartan) sono state progettate per ampliare le possibilità di utilizzo di sorgenti ultrasoniche pre-esistenti – come la sorgente piezoelettrica Spartan MTS – già utilizzate in molti studi professionali. Tali inserti da ultrasuoni non soltanto forniscono il vantaggio di eseguire preparazioni conservative in aree prive di smalto, ma consentono anche al clinico di accedere ad aree precedentemente considerate inaccessibili e fornire un approccio più facile alle superfici vestibolari e linguali dei denti posteriori. Inoltre, provocano meno fastidio rispetto agli manipoli convenzionali; assicurano una delicata strumentazione attorno a protesi fisse, evitando la rottura della porcellana; infine, spesso non richiedono l’utilizzo dell’anestesia locale per eseguire il restauro. Tali vantaggi sono particolarmente importanti nel trattamento di pazienti geriatrici e pediatrici (Figg. 1, 2). Accesso alle aree precedentemente considerate inaccessibili Le piccole lesioni interprossimali richiedono il notevole sacrificio di tessuto dentale sano nella preparazione della cavità quando è richiesto un accesso coronale. Il profilo sottile degli inserti da ultrasuoni, combinato al disegno angolato, consente in maniera più predicibile un accesso diretto alle aree precedentemente considerate difficili da trattare (Fig. 3). Preparazioni conservative Gli inserti da ultrasuoni sono rivestiti Figura 1 Le nuove punte SL (inserti per lesioni superficiali) sono presenti in un’ampia gamma di angolazioni per facilitare l’accesso nelle varie sedi della bocca. Figura 2 Le dimensioni della punta da ultrasuoni a confronto con un manipolo convenzionale con la fresa montata. Pag. - 34 1 2 L’Informatore Endodontico Vol. 6, Nr. 1 da un sottile strato di diamante, che crea un’estremità a palla del diametro di 0.5mm. L’azione sonica degli inserti diamantati ultrafini rimuove conservativamente la carie superficiale, creando al tempo stesso una superficie ruvida ideale per le procedure di restauro adesivo. Tali micro-preparazioni sono compatibili con i nuovi compositi flow altamente caricati usati per una procedura minimamente invasiva (Fig. 4). Facile trattamento dei denti posteriori Le procedure restaurative più difficili sono solitamente correlate all’impossibilità di avere un accesso fisico o visivo. I clinici spesso si stressano per eseguire il trattamento delle superfici distovestibolari dei molari sia superiori che inferiori, per trattare le biforcazioni distali dei secondi molari superiori e la superficie linguale dei molari inferiori. Le esagerate angolazioni degli inserti da ultrasuoni SL consentono un accesso più diretto e meno scomodo a tali aree precedentemente considerate “punti difficili” (Fig. 5). Minor rumore La strumentazione ultrasonica è essenzialmente silenziosa. L’eliminazione dell’acuto rumore provocato dai manipoli convenzionali risulta essere un cambiamento sostanziale nell’ambito dei trattamenti odontoiatrici, sia per il clinico che per il paziente. Questa può essere considerata un’ottima opzione terapeutica per i pazienti fobici o per i giovani pazienti pediatrici che richiedono piccoli trattamenti restaurativi. Manutenzione delicata dei restauri pre-esistenti Un’area dove può facilmente essere riscontrata la carie ricorrente è rappresentata dalla zona marginale delle corone 3 4 5 2003 Figura 3 Una visione intraorale della difficoltà rappresentata dall’approccio conservativo alle lesioni interprossimali. Le punte da ultrasuoni consentono un approccio più diretto alla piccola lesione localizzata in una sede particolarmente scomoda. Figura 4 Una visione a maggiore ingrandimento della punta SL 2 da 0.5mm, che mostra la fine superficie diamantata. Figura 5 Un’area spesso difficile da trattare in bocca è rappresentata dalla regione cervico-distale dei molari. Le differenti angolazioni consentono un approccio più diretto con una migliore visibilità. protesiche esistenti. Il ridotto diametro degli inserti da ultrasuoni SL fornisce un accesso adeguato al margine cervicale, senza danneggiare o distruggere il manufatto protesico (Fig. 6). Assenza di anestesia L’azione sonica dei micro-inserti dà luogo ad una rimozione incrementale della struttura dentaria scarsamente invasiva. Questo approccio più conservativo e più lento, in associazione con il getto d’acqua all’estremità dell’inserto, Pag. - 35 PROFILO DELL’AUTORE. La Dott.ssa Sheets lavora nel suo studio privato a tempo pieno a Newport Beach, California, dedicandosi particolarmente all’estetica, all’implantologia ed alla conservativa. Conferenziera internazionale, è attualmente impegnata nella ricerca in ambito implantare. La Dott.ssa Sheets è Past President dell’AAED e dell’American Association of Women Dentists. E’ Professor of Clinical Dentistry alla USC e Associate Clinical Professor alla Facoltà di Medicina dell’Università della California ad Irvine. La Dott.ssa Sheets è fondatrice e direttrice del Newport Coast Oro Facial Institute, un centro d’insegnamento internazionale per dentisti e tecnici a Newport Beach. La Dott.ssa Sheets, in associazione con il Newport Coast Oro Facial Institute, è la co-ideatrice delle punte da ultrasuoni SL per Obtura Spartan. Ogni provento sarà rivolto alla ricerca e all’insegnamento presso l’Istituto senza scopo di profitto. Figura 6 La piccola estremità lavorante della punta da ultrasuoni consente un accesso minimamente invasivo attorno ai margini protesici o in aree inaccessibili, come la lesione mesio-vestibolare di questo terzo molare inferiore. Figura 7 Con la notevole diffusione dei sistemi ingrandenti in odontoiatria restaurativa è aumentata la necessità di strumenti che consentano una migliore visibilità in aree di difficile accesso. 6 7 8 9 Figura 8 Una visione frontale degli incisivi superiori ed inferiori di un paziente con carie a carico della dentina dei margini incisali. Figura 9 Un ingrandimento 5x degli incisivi centrali, che mostrano la decolorazione prodotta dalla carie sottostante. Figura 10 Una visione occlusale delle lesioni incisali ben confinate in un sottile guscio di smalto. la copertura del campo operatorio da parte della testina dei manipoli convenzionali durante la procedura operativa. Tali vantaggi risultano essere particolarmente veri quando si lavora ad ingrandimenti maggiori o quando il campo operatorio è ulteriormente ristretto dallo specchietto (Fig. 7). 10 spesso evita la necessità dell’utilizzo dell’anestesia locale nell’area da trattare. Il mancato utilizzo dell’anestesia può spesso ridurre il tempo dell’intero trattamento. Applicazioni sinergiche con l’utilizzo di sistemi ingrandenti Uno dei principali benefici indiretti di tali inserti da ultrasuoni SL recentemente introdotti è rappresentato dalla loro applicazione in odontoiatria microscopica. Il disegno allungato dell’inserto evita Pag. - 36 Casi clinici Il paziente si è presentato alla nostra attenzione lamentando una discolorazione a livello degli incisivi superiori ed inferiori. All’esame clinico veniva riscontrato che l’attività parafunzionale aveva usurato lo smalto incisale fino alla dentina sottostante. La dentina si era cariata in un piccolo difetto canaliforme ad andamento verticale, creando un danno visivo e strutturale (Figg. 8-10). Il desiderio del paziente era di ricostruire il dente nel modo più conservativo possibile. Comunque, la sottigliezza dei margini incisali richiedeva PROFILO DELL’AUTORE. La Dott.ssa Paquette è una protesista specializzatasi in odontoiatria estetica, implantologia, conservativa e nel trattamento dell’occlusione e dei disordini temporo-mandibolari. Ha uno studio privato a Newport Beach, California. La Dott.ssa Paquette è Associate Clinical Professor presso il Dipartimento di Conservativa della Facoltà di Odontoiatria dell’USC. E’ membro del International College of Dentists, dell’American College of Prosthodontists, dell’Academy of Osseointegration ed è un membro associato della Pacific Coast Society of Prosthodontists. La Dott.ssa Paquette lavora come Coexecutive Director presso il Newport Coast Oro Facial Institute, un centro d’insegnamento internazionale per dentisti e tecnici, situato a Newport Beach. Può essere contattata al (949) 760-6288 o all’e-mail [email protected]. La Dott.ssa Paquette, in collaborazione con il Newport Coast Oro Facial Institute, è co-ideatrice delle punte da ultrasuoni SL per Obtura Spartan. Ogni provento sarà rivolto alla ricerca e all’insegnamento presso l’Istituto senza scopo di profitto. L’Informatore Endodontico Vol. 6, Nr. 1 2003 Figura 11 Preparazione della cavità con l’utilizzo delle punte SL. 11 12 Figura 12 Le ricostruzioni completate a livello dei margini incisali dell’incisivo laterale e centrale superiore di destra e dell’incisivo centrale superiore di sinistra. Figura 13 Un primo piano degli incisivi centrali che mostra la conservazione della superficie smaltea e la notevole qualità estetica ottenuta tramite questo approccio conservativo. 13 che l’approccio verticale fosse molto preciso e controllato. Il ridotto diametro dell’inserto SL (Fig. 11) ha permesso un approccio diretto alla lesione, mentre il rivestimento diamantato esistente lungo il gambo ha consentito una simultanea e delicata rimozione della carie lateralmente. Le Figure 12 e 13 mostrano i restauri finali degli incisivi superiori, completati con l’utilizzo di compositi flow altamente caricati (Kerr Point 4 Flowable). La stessa tecnica è stata utilizzata per gli incisivi inferiori dello stesso paziente (Fig. 14). In un altro paziente, era presente una piccola lesione cariosa a carico dell’incisivo centrale inferiore di sinistra in un paziente geriatrico di sesso maschile con compromissione del quadro clinico sistemico (Fig. 15). E’ stata eseguita una piccola cavità tramite l’inserto SL, senza l’utilizzo dell’anestesia. L’inserto ha consentito sia la rimozione della carie, sia la preparazione di una superfi- 14 15 Figura 14 Gli incisivi centrali inferiori trattati con la stessa procedura. Figura 15 Una piccola lesione dell’incisivo centrale inferiore di un paziente anziano di sesso maschile con compromissione medica sistemica. cie smaltea sana pronta per la procedura adesiva. Questa tecnica di preparazione è stata preferita all’“air abrasion”, poiché era necessario controllare la quantità di tessuto dentale da rimuovere con un’accurata micro-preparazione (Fig. 16). Per restaurare la micro-preparazione sono poi stati seguiti i protocolli dei restauri compositi convenzionali (Fig. 17, 18). Tali restauri sono stati eseguiti e fotografati al microscopio a 14 ingrandimenti, dimostrando ulteriormente la visibilità fornita al clinico dalle punte da Pag. - 37 Punte da ultrasuoni per odontoiatria restaurativa Figura 16 Tramite l’utilizzo della strumentazione ultrasonica, è stato possibile eseguire una preparazione minimamente invasiva senza l’utilizzo dell’anestesia locale. Figura 17 Un ingrandimento 14x ottenuto tramite il microscopio operatorio della procedura clinica adesiva. 16 17 18 19 Figura 18 La superficie mordenzata delle figure 16 e 17 mostra la natura conservativa della preparazione prima del posizionamento del restauro finale. Figura 19 Lucidatura del restauro completato a 14 x. Figura 20 Il risultato finale del restauro eseguito a carico dell’incisivo centrale inferiore di destra. un trattamento conservativo di alta qualità. Con l’incrementato utilizzo dei sistemi ingrandenti nella pratica clinica odontoiatrica, sarà maggiormente avvertita la necessità di strumenti alternativi che consentano una buona visibilità del campo operatorio e la preservazione del tessuto dentale. 20 ultrasuoni. Le figure 19 e 20 mostrano la rifinitura finale del restauro eseguita al microscopio. Riassunto Le punte da ultrasuoni SL rappresentano una nuova possibilità nel trattamento delle microlesioni. Attualmente, si stanno elaborando nuovi inserti per consentire al clinico la possibilità di eseguire Pag. - 38 Traduzione dell’articolo originale: Ultrasonic tips for conservative restorative dentistry Dentistry Today, 2002, 21(10):102-104 Copyright © 2002 Dentistry Today Inc. Traduzione a cura della Dott.ssa Ornella Tulli Diagnosi Endodontica Clifford J. Ruddle, DDS Ai dentisti è stato insegnato ad esaminare accuratamente sia l’anamnesi medica che quella odontoiatrica e ad eseguire un completo esame extra ed intra-orale. D’altra parte, contrariamente a tale percorso formativo finalizzato al trattamento ottimale dei pazienti, la realtà clinica dominante è rappresentata dal fatto che la maggior parte dei dentisti non conosce le condizioni cliniche dei tessuti pulpari contenuti nei denti dei pazienti che visitano quotidianamente. Se non viene eseguito un completo esame endodontico, conseguentemente non si conoscono le condizioni cliniche dei tessuti pulpari. La base logica per eseguire un completo esame endodontico è simile a quella di un completo esame di screening per la patologia dei tessuti molli intra-orali, ad un completo esame parodontale, ad un completo esame generale eseguito da un medico su di un paziente apparentemente sano. Si dovrebbe utilizzare il giudizio clinico per determinare quali pazienti, e quali denti, dovrebbero ricevere un esame endodontico. Purtroppo, un elevato numero di denti coinvolti endodonticamente non vengono diagnosticati né trattati. Infatti, la maggior parte delle procedure endodontiche vengono eseguite in pazienti sintomatici. E’ di importanza fondamentale per i dentisti diagnosticare accuratamente le patologie Figura 1 Questo cranio umano dimostra numerose ed importanti relazioni anatomiche ed illustra come le lesioni di origine endodontica possano “nascondersi” fra i tavolati ossei corticali integri. Pag. - 4 1 endodontiche associate sia a denti sintomatici che asintomatici. La realtà Si dovrebbe capire chiaramente che la salute pulpare non può essere considerata certa solo perché il dente è asintomatico o una radiografia ben centrata non rivela una lesione di origine endodontica.1 Molti denti coinvolti endodonticamente sono asintomatici o non evidenziano una lesione anche se potrebbe già essersi verificata una lesione dell’osso trabecolare meno denso (Figura 1). La ricerca ha dimostrato che i clinici riescono a vedere una lesione radiotrasparente “iniziale” soltanto quando la lesione ha già invaso i tavolati ossei corticali vestibolari o linguali.2 Se venisse eseguito un esame endodontico completo su ogni paziente prima di iniziare qualsiasi procedura odontoiatrica, sarebbe possibile identificare un elevato numero di denti quiescenti con coinvolgimento pulpare.3 Di solito i pazienti riferiscono di essere stati bene prima del trattamento, e poi dopo un cosiddetto trattamento “routinario” hanno sviluppato un “mal di denti”. In conclusione, i clinici trattano frequentemente il “mal di denti”, ma soltanto di rado riscontrano altri problemi endodontici “evidenti”. La possibilità E’ stato detto che “Alla fine dell’arcobaleno c’è la pentola d’oro”. In realtà, la “vera” pentola d’oro dell’endodonzia non è stata ancora scoperta! Se diagnosticata, infatti, la necessità di terapia endodontica prima passata inosservata rappresenta una notevole fonte di ulteriori entrate nello studio odontoiatrico (Fig. 2). Tanto per fare un esempio restando nel campo della conservativa, consideriamo uno studio avviato che ha all’attivo 1.000 pazienti. Immaginiamo che ogni pazien- L’Informatore Endodontico Vol. 6, Nr. 1 2003 te abbia in media 20 denti. Possiamo quindi dire che quello studio “custodisce” 20.000 denti. Immaginiamo che le implicazioni endodontiche di denti con compromissioni pulpari non diagnosticate siano intorno all’1-5%. In questo ipotetico scenario, se la diagnosi endodontica non è stata fatta nel 5% dei casi, questo rappresenta ben 1.000 denti da trattare. Se le terapie endodontiche costano in media 500 Euro per dente, tutto ciò potenzialmente significa non eseguire terapie per un totale di 500.000 Euro. Inoltre, la grande maggioranza dei denti trattati endodonticamente richiede la ricostruzione del moncone e il restauro con la corona protesica. Se immaginiamo che questo restauro costa in media altri 500 Euro, si arriva ad ulteriori 500.000 Euro che avrebbero potuto essere prodotti. Questa ipotesi dimostra che esiste un enorme potenziale da diagnosticare e trattare e che potrebbe produrre un altro milione di Euro!4 Nonostante risulti impossibile quantificare il numero di denti con coinvolgimento pulpare non diagnosticati, è un dato di fatto che un significativo numero di problemi endodontici non vengano identificati e quindi trattati.5 Quando viene eseguito un completo esame endodontico, quando i risultati vengono chiaramente comunicati e viene stabilito un rapporto di mutua fiducia, in questo caso i pazienti di solito accettano di essere programmati secondo un appropriato piano di trattamento. I dentisti hanno la responsabilità professionale di comunicare chiaramente il rapporto rischi / benefici associati ad un trattamento consigliato, le alternative terapeutiche e le conseguenze cliniche del mancato trattamento. Ogni clinico deve valutare attentamente tutte le informazioni diagnostiche, considerare l’importanza strategica del dente, ed anticipare le difficoltà del 2 Figura 2 La tabella rivela le enormi implicazioni economiche e di salute che derivano dal non identificare e quindi trattare denti con compromissioni endodontiche. trattamento. Inoltre, ogni clinico in base alla propria formazione ed esperienza deve decidere se inviare il caso costituisca il trattamento migliore nell’interesse del paziente.6 Quando viene eseguito un completo esame endodontico, in teoria dovrebbero poter essere identificati tutti i denti con coinvolgimento endodontico “non evidente”. L’esame endodontico serve a migliore il piano di trattamento, la terapia e la prognosi. La diagnosi endodontica ed il trattamento rappresentano aspetti importanti di una salute orale ideale. Infatti, l’infezione del cavo orale è stata identificata come un fattore di rischio per alcune malattie sistemiche.7 Esiste la possibilità di migliorare la salute dentale dei nostri pazienti diagnosticando accuratamente i denti con compromissioni pulpari prima passate inosservate. Riguardo l’espressione “Alla fine dell’arcobaleno c’è la pentola d’oro”, la mia asserzione è: “La pentola d’oro esiste e può essere trovata nei denti che visitiamo quotidianamente nei nostri studi”. Eziologia della lesione pulpare La polpa dentaria è un tessuto dinamico, le cui condizioni cliniche possono essere valutate nell’ambito di un range di situazioni che vanno dalla salute alla necrosi pulpare. Occorre capire che non tutti i denti asintomatici che evidenziano una normale risposta ai tests pulpari Pag. - 5 PROFILO DELL’AUTORE. Il Dr. Ruddle è fondatore e direttore dell’Advanced Endodontics, un centro internazionale per l’aggiornamento in Endodonzia, con sede in Santa Barbara, California. E’ Assistant Professor of Graduate Endodontics presso la Loma Linda University ed è Adjunct Professor of Endodontics presso la University of the Pacific School of Dentistry, a San Francisco. Il Dr. Ruddle è autore di due capitoli della nuova edizione del testo Pathways of the Pulp: “Detersione e sagomatura del sistema dei canali radicolari” e “I ritrattamenti Figura 3 La radiografia del primo premolare superiore evidenzia un cono di guttaperca inserito attraverso il tragitto fistoloso e diretto verso la lesione di origine endodontica. 3 abbiano lo stesso grado di salute o la stessa capacità di guarigione.8 La polpa dentaria ha una scarsa capacità di guarigione poiché ha un limitato apporto ematico, è racchiusa tra pareti inestensibili di dentina e presenta una circolazione di tipo terminale. Conseguentemente, il destino finale della polpa dentaria dipende dall’entità e dalla durata dell’insulto subito.9 Le principali minacce per la polpa sono rappresentate dalla carie, dai traumi, dalle specifiche anomalie di sviluppo, da alcune condizioni parodontali e dai relativi trattamenti terapeutici e dalle procedure odontoiatriche invasive. 10 Ad esempio, dopo molti trattamenti i pazienti possono riferire un dolore transitorio provocato dal freddo, che indica una risposta infiammatoria pulpare potenzialmente reversibile. In altre circostanze, i pazienti possono riferire un dolore intenso e prolungato provocato dal freddo che generalmen- te indica una pulpite irreversibile. 11 Ovviamente carie ricorrenti, ricostruzioni infiltrate e trattamenti odontoiatrici ripetuti sullo stesso dente aumentano chiaramente la possibilità di insorgenza di una lesione pulpare. Frequentemente le patologie pulpari progrediscono dalla flogosi reversibile a quella irreversibile e rapidamente evolvono dall’ischemia, all’infarto, alla necrosi parziale fino alla necrosi completa (Figura 3).12 La progressiva cascata di eventi istologici che si verificano nell’ambito di una polpa in degenerazione sono ben noti. 8-12 Purtroppo, i clinici che eseguono delle procedure odontoiatriche senza l’ausilio dei tests diagnostici pulpari non sono in grado di prevedere il destino finale della polpa dentale. L’esame endodontico L’esame endodontico completo è un procedimento diagnostico distinto in tre fasi e composto da esame clinico, esame radiografico ed esecuzione dei test di vitalità pulpare. Questo esame deve essere adeguatamente programmato ed eseguito su tutti i pazienti vecchi e nuovi, indipendentemente dal fatto che siano sintomatici o no. Nel caso in cui ci sia un disturbo principale, è importante indagare la sede, l’entità e la durata del dolore. Inoltre, il dentista deve indagare se la sensibilità sia diffusa o localizzata, intermittente o continua e se il dolore Figura 4a La foto rivela una notevole tumefazione conseguente ad una lesione di origine endodontica che ha oltrepassato la corticale ossea vestibolare. Figura 4b La foto mostra un cono di guttaperca inserito attraverso il tragitto fistoloso ed un tatuaggio associato ad un fallimento endodontico dell’incisivo centrale superiore di sinistra. Pag. - 6 4a 4b in endodonzia ortograda”. Endodontista e relatore di fama internazionale, è noto per le sue qualità di eccellente insegnante sia per le sue partecipazioni a congressi sia per i suoi articoli clinici, per i suoi manuali e i suoi prodotti multimediali. Il Dr. Ruddle ha recentemente completato un nuovo video intitolato “Clean-shape-pack”. Può essere contattato al numero (800) 753 3636 o presso il suo sito internet www.endoruddle.com. L’Informatore Endodontico Vol. 6, Nr. 1 è provocato da uno stimolo particolare. E’ importante ascoltare, chiarire e registrare accuratamente le informazioni.13 L’obiettivo dell’esame endodontico completo è quello di fare diagnosi differenziale tra problemi odontogeni e non. Più precisamente, l’esame endodontico serve ad identificare i denti con coinvolgimento endodontico e consente al clinico di classificare un determinato dente in una delle seguenti quattro categorie: 1. Dente asintomatico e privo di lesione di origine endodontica; 2. Dente asintomatico con lesione di origine endodontica; 3.Dente sintomatico senza lesione di origine endodontica; 4. Dente sintomatico con lesione di origine endodontica. L’esame clinico Lo scopo dell’esame clinico consiste nel valutare attentamente tutte le caratteristiche dei tessuti intra ed extra-orali. L’esame extra-orale consente al dentista di osservare la faccia del paziente ed analizzare la simmetria, il colore e l’aspetto generale. Inoltre, l’esame evidenzia la presenza di varie malattie, lesioni traumatiche e cicatrici facciali. Durante l’esame clinico il dentista deve palpare bilateralmente i linfonodi sottomandibolari per valutare la presenza di un’eventuale linfoadenopatia, in quanto questo è il sito per il drenaggio regionale della testa e del collo. L’esame intra-orale è volto all’analisi di tutte le caratteristiche dei tessuti molli e duri. L’esame dei tessuti molli comprende l’attenta valutazione della mucosa orale, faringea, della lingua e del pavimento della bocca. Inoltre, un accurato esame dei tessuti molli intra-orali rivela il colore, la consistenza ed il contorno dei tessuti molli, inclusa la presenza di gonfiore, tragitti fistolosi o tatuaggi (Figg. 5 4a, 4b). L’esame parodontale consente di valutare i tessuti molli muco-gengivali, l’apparato di sostegno del dente e la profondità del sondaggio di eventuali tasche. I crateri di ampie dimensioni sono spesso associati alla malattia parodontale, mentre i difetti verticali stretti suggeriscono o una patologia endodontica o una frattura radicolare (Fig. 5). L’esame dei tessuti duri intra-orali rivela i denti mancanti, quelli fratturati, quelli decolorati e la presenza di eventuali anomalie di sviluppo (Figg. 6a, 6b). Tutti i restauri esistenti vengono valutati per il loro adattamento marginale, forma ed estetica. Vengono diagnosticate le carie primarie e secondarie, le erosioni, e le abrasioni cervicali. La presenza di infiammazione o infezione può contribuire alla perdita di attacco ed all’eccessiva mobilità dentale. Le radici devono essere sottoposte alla palpazione laterale e apicale, sia sulla superficie vestibolare che linguale, in quanto la lesione di ori- 6a 2003 Figura 5 La foto del lembo chirurgico esplorativo a carico di un molare rivela una frattura radicolare verticale, probabilmente causata dall’applicazione di una forza eccessiva durante l’otturazione. Figura 6a La foto mostra una decolorazione della corona clinica dell’incisivo centrale inferiore di sinistra conseguente ad un trauma. Figura 6b La foto della superficie palatina di un incisivo superiore rivela un “dens evaginatus” ed una fistola situata in alto nella volta palatina. 6b Pag. - 7 Diagnosi endodontica gine endodontica può invadere il tavolato osseo corticale. Il test della percussione deve essere eseguito delicatamente sia lateralmente che verticalmente sul margine incisale dei denti anteriori o sulle cuspidi vestibolari e linguali dei denti posteriori. Il test alla percussione positivo indica la presenza di una lesione all’apparato di sostegno, può indurre il sospetto riguardo alle condizioni della polpa, ma di per sé non rivela informazioni riguardo alla salute della polpa. Il test della masticazione è utile per identificare i denti con fratture dentinali incomplete o complete ed è meglio eseguito con un rotolino di cotone, con il q-stick o con il Tooth Slooth (SullivanSchein Dental). Tali dispositivi vanno collocati fra le due arcate ed i pazienti vengono invitati a mordere delicatamente all’inizio e, se possibile, in modo deciso successivamente. I pazienti devono poi mostrare di poter muovere la mandibola con escursioni lavoranti e bilancianti. Si può usare un sistema di fibre ottiche per transilluminare le corone cliniche dei denti senza ricoprimento coronale completo. Quando una corona naturale viene transilluminata in senso vestibolo-linguale, la luce attraversa uniformemente la struttura dentale in assenza di frattura. Al contrario, quando un dente presenta una frattura coronale, allora la luce non attraversa uniformemente la corona clinica in quanto la frattura interrompe il fascio luminoso. L’esame clinico deve porre attenzione anche al sistema masticatorio, alle articolazioni temporo-mandibolari, ai muscoli della masticazione. L’occlusione viene analizzata attentamente facendo compiere al paziente escursioni laterali e protrusive. Si può usare una carta da articolazione per evidenziare i contatti prematuri che possono contribuire all’evoluzione delle faccette d’usura, ad Pag. - 8 aumentare la mobilità e la sensibilità termica. Il bruxismo è un’abitudine viziata che favorisce la malocclusione ed è frequentemente associata a fratture dentali. In conclusione, l’esame clinico fornisce delle valide informazioni relativamente all’anamnesi odontoiatrica dei pazienti e rappresenta un indicatore della loro motivazione alla salute orale. L’esame radiografico L’esame radiografico viene generalmente eseguito dopo l’esame clinico. Infatti, la componente clinica della diagnosi serve ad identificare la sede specifica in cui eseguire l’esame radiografico. L’esame radiografico endodontico viene ottimizzato tramite tre differenti radiografie di alta qualità e ben angolate.14 Si deve eseguire una radiografia ortoradiale in modo che il fascio di raggi X sia perpendicolare alla superficie vestibolare ed all’asse lungo del dente. Quindi si deve scattare una seconda radiografia angolata mesialmente, ottenuta orientando orizzontalmente il cono radiogeno in direzione mesiale con angolazione di 30° rispetto alla radiografia ortoradiale e perpendicolare all’asse lungo del dente. Infine, segue una terza radiografia angolata distalmente, ottenuta orientando orizzontalmente il cono radiogeno in direzione distale con angolazione pari a 30° rispetto alla posizione ortoradiale e perpendicolare all’asse lungo del dente. E’ lecito indagare sulla necessità di eseguire tre radiografie pre-operatorie qualora una singola radiografia, insieme ai risultati dei test di vitalità pulpare e dell’esame clinico, generalmente è sufficiente per una diagnosi di certezza. Una singola radiografia è un’immagine bidimensionale di un oggetto tridimensionale. Una singola radiografia, insieme alle altre informazioni diagnostiche, potrebbe far stabilire il coinvolgimento L’Informatore Endodontico Vol. 6, Nr. 1 endodontico di un dente; comunque, una sola immagine radiografica non preparerà adeguatamente il clinico per un piano di trattamento ottimale e per la comunicazione con il paziente. La qualità diagnostica dell’immagine radiografica è migliorata notevolmente utilizzando dei supporti porta-pellicole, dei dispositivi moderni ed applicando i protocolli per un corretto sviluppo in camera oscura. La radiografia digitale sta migliorando la radiologia odontoiatrica per i numerosi vantaggi che comporta rispetto alla radiografia convenzionale.15 La radiografia digitale riduce le radiazioni, elimina i procedimenti di sviluppo e fissaggio e fornisce in tempo reale immagini di alta qualità che possono essere chiaramente viste dai pazienti. La archiviazione centralizzata ed il loro recupero dalla unità centrale permettono ai clinici di inviare, ricevere e stampare le immagini. Speciali software hanno numerose funzioni che possono essere utilizzate per migliorare le immagini; basti pensare allo zoom, alle misurazioni, alla modulazione del contrasto, alla colorazione dell’immagine, e la conversione bianco/nero, la misurazione della densità ed il confronto. Forse il principale vantaggio della radiografia digitale è rappresentato dalla maggiore efficacia della comunicazione con i pazienti, consentendo loro di partecipare alla diagnosi ed al piano di trattamento. Nell’esecuzione dell’indagine radiografica il clinico si renderà conto di come le differenti angolazioni migliorano la capacità di individuare la sede e l’estensione delle carie primarie e secondarie. Un restauro deve essere analizzato radiograficamente in rapporto all’adattamento marginale, al contorno, alla profondità relativa ed al rapporto con la camera pulpare. A volte può essere utile una radiografia bite-wing, in quanto 2003 fornisce ulteriori informazioni sui denti splintati, sulla presenza di perni e materiali da build-up. Le immagini radiografiche consentono al clinico di stabilire l’ampiezza della camera pulpare paragonandola con quella dei denti adiacenti, la presenza di calcoli e se il materiale calcifico si proietta nell’aspetto coronale del canale (Fig. 3). I clinici possono dalla radiografia apprezzare il rapporto corona-radice, l’orientamento e l’angolazione dell’aspetto coronale del canale rispetto all’asse lungo del dente (Fig. 7). Più radiografie angolate orizzontalmente forniscono informazioni sulla lunghezza e curvatura della radice e, qualora presente, sulla profondità della concavità esterna. Lo studio di immagini radiografiche di alta qualità consente di apprezzare meglio il sistema dei canali radicolari ed, al contempo, l’individuazione di canali che si uniscono, curvano, controcurvano, si dilacerano o si dividono. Il clinico attento identificherà la morfologia dentale atipica, compresa la presenza di molari con canali a “C”, il taurodontismo o il dente invaginato (Fig. 8).16 Più radiografie ben angolate consentono al clinico di osservare i risultati di un episodio traumatico, come la frattura coronale o la frattura radicolare orizzontale (Fig. 9) e, a volte, la frattura radicolare verticale. Il clinico deve osservare attentamente le radiografie per indagare le possibili conseguenze di 7 Figura 7 La radiografia mostra il pilastro anteriore del ponte che è compromesso endodonticamente. Si noti l’orientamento corona/radice e l’inclinazione coronale del canale. Pag. - 9 Diagnosi endodontica 8 9 Figura 8 La radiografia dimostra che questo incisivo centrale superiore di destra ha un “dens in dente”, un riassorbimento interno, un’ampia lesione asimmetrica e canali multipli. Figura 9 La radiografia dell’incisivo centrale superiore rivela una frattura radicolare orizzontale con spostamento e la cavità d’accesso precedentemente eseguita a carico dell’incisivo laterale. Figura 10a La radiografia dell’incisivo laterale inferiore di sinistra evidenzia la presenza di un riassorbimento interno ed una lesione apicale di origine endodontica. Figura 10b Questa radiografia evidenzia un massivo riassorbimento radicolare dell’incisivo superiore, probabilmente causato dall’eruzione del canino inclinato mesialmente. Pag. - 10 10a eventi traumatici, quali i riassorbimenti interni ed esterni (Figg. 10a, 10b). Le immagini di alta qualità rendono evidente la vicinanza tra l’apice radicolare e le strutture anatomiche vicine, come il seno mascellare, il forame mentoniero o il canale mandibolare. Infatti, talvolta i clinici devono eseguire una radiografia all’emiarcata controlaterale per distinguere un normale repere anatomico radiotrasparente dalle lesioni patologiche radiotrasparenti. Talvolta, possono essere prescritte delle radiografie aggiuntive, includendo una OPT, una proiezione laterale del cranio oppure una radiografia occlusale. Occorre riconoscere che nonostante le varie tipologie di esame radiografico disponibili, l’analisi finale e l’interpretazione di una immagine radiografica è soggettiva e rappresenta una capacità che si acquisisce col tempo.17 Varie radiografie angolate orizzontalmente forniscono anche delle importanti informazioni sull’eziologia dei fallimenti endodontici.18 Molti fallimenti endodontici possono essere attribuiti all’infiltrazione coronale conseguente al fallimento dei restauri. Le radiografie possono chiaramente indicare se il materiale da otturazione endodontica è 10b guttaperca, un cono singolo d’argento, un’otturazione con carrier, o semplice cemento. Inoltre, le radiografie rivelano se un canale è stato ben sagomato e l’estensione verticale dell’otturazione. I dentisti che spendono gran parte del loro tempo ad eseguire ritrattamenti si rendono conto che le otturazioni canalari corte possono indicare la presenza di un canale intasato.Le radiografie angolate migliorano la diagnosi di canali che presentano un gradino, un trasporto, o una perforazione. La radiografia rivela inoltre la presenza di un perno e fornisce delle informazioni ulteriori sulla sua lunghezza, diametro ed orientamento rispetto all’asse lungo del dente. Le radiografie angolate possono dimostrare la presenza e la posizione di uno strumento rotto o di un canale dimenticato. Talvolta il paziente è asintomatico e mostra una radiotrasparenza radiografica associata all’apice radicolare. Se l’anamnesi rivela un trattamento di endodonzia chirurgica, la diagnosi differenziale dovrebbe tenere in considerazione la presenza di una cicatrice chirurgica. Comunque, escludendo le fratture radicolari e i denti con coinvolgimento parodontale molto avanzato, tutti gli altri fallimenti chirurgici sono dovuti L’Informatore Endodontico Vol. 6, Nr. 1 2003 Figura 11a La radiografia del primo molare inferiore con coinvolgimento pulpare mostra un cono di guttaperca passante attraverso il solco vestibolare e che arriva alla lesione della biforcazione. 11a alla microinfiltrazione ed alla contaminazione batterica. L’esame radiografico fornisce anche delle informazioni sulle strutture di supporto parodontale. Alcuni sondaggi patologici simulano delle lesioni parodontali, mentre in realtà possono essere attribuiti alla presenza di canali laterali che diffondono delle sostanze irritanti di provenienza pulpare.19 Chiaramente, devono essere eseguiti dei test di vitalità pulpare per avvalorare questo sospetto e consentire al clinico di fare diagnosi differenziale tra la presenza e l’assenza di una lesione di origine endodontica. Con il tempo si è capito che le lesioni di origine endodontica possono insorgere nelle biforcazioni dei pluri-radicolati (Fig. 11a). Inoltre, una lesione di origine endodontica potrebbe trovarsi crestalmente, lateralmente lungo la superficie radicolare, simmetricamente o asimmetricamente attorno all’apice della radice (Figg. 11b, 11c). Si deve ricordare che le radiotrasparenze o le radiopacità possono rappresentare un repere anatomico normale, una lesione non-odontogena o una lesione di origine endodontica e la diagnosi differenziale viene eseguita tramite i test di vitalità pulpare.20 Test di vitalità pulpare Gli esami clinici e radiografici spesso lasciano il sospetto del coinvolgimento endodontico di un dente ben preciso. 11b 11c Figura 11b La radiografia del primo premolare superiore con coinvolgimento pulpare rivela una lesione disto-crestale che sta interessando il solco. Figura 11c La radiografia del primo molare inferiore mostra una corona protesica inadeguata, una terapia endodontica incompleta ed una lesione di origine endodontica che interessa la radice mesiale. I test di vitalità pulpare (TVP) sono una componente essenziale dell’esame endodontico e servono a rivelare lo stato della polpa dentale.13 Frequentemente i pazienti riferiscono la presenza di dolore in uno specifico quadrante. In tali circostanze, i test di vitalità pulpare devono essere eseguiti prima su denti sani, lontano dall’area sede del disturbo principale. Precisamente, la sequenza preferita è quella di testare dapprima i denti contro-laterali, poi gli opposti, quindi i denti presumibilmente sani nel quadrante coinvolto e per ultimo il dente più sospettato. Questa strategia di eseguire i test di vitalità pulpare consente sia al clinico che al paziente di valutare il tipo di risposte pulpari “normali” esibite dai denti asintomatici. Eseguendo dei test ripetuti nei vari quadranti come appena descritto tenderà a rilassare il paziente, a costruire un rapporto di fiducia e a ridurre la probabilità di risultati falsi positivi o falsi negativi. Pag. - 11 Diagnosi endodontica Figura 12 Questa radiografia rivela una carie penetrante del primo premolare inferiore ed una lesione di origine endodontica a carico della radice mesiale del molare. 12 La procedura dei TVP viene inizialmente eseguita per stabilire un valore normale di riferimento per qualsiasi dente e paziente. Una volta che esso è stato stabilito allora, e soltanto allora, deve essere eseguito il TVP sul quadrante in cui il paziente riferisce la sintomatologia. Eseguendo i TVP su denti asintomatici si stabilisce il valore di riferimento per testare e paragonare una risposta “anormale” di un dente sintomatico. Infatti, quando i TVP vengono eseguiti in questo modo, i pazienti si chiedono perché un altro dente può essere sia iper-reattivo che non-reattivo al test specifico. In tali circostanze, può essere richiesta una valutazione diagnostica ulteriore per chiarire le condizioni endodontiche di un dente. Quando l’infiammazione pulpare è confinata allo spazio canalare radicolare, il clinico deve essere scettico nei confronti del paziente che tenta di identificare uno specifico dente come causa del dolore. Tale dubbio è giustificato dal fatto che la polpa dentale non ha le fibre nervose propriocettive.21 Al contrario, l’apparato di sostegno del dente ha le fibre nervose propriocettive che consentono al paziente di identificare un dente sensibile alla pressione masticatoria. Di conseguenza, la situazione infiammatoria che coinvolge la polpa dentale viene diagnosticata riproducendo il disturbo principale di cui il paziente si lamenta. Pag. - 12 Il dolore associato allo stimolo termico è originariamente pulpare, mentre il dolore provocato dalla masticazione è correlato a lesioni dell’apparato di sostegno del dente. Le lesioni parodontali hanno un’eziologia multipla per cui potrebbero essere originariamente endodontiche, parodontali o riconducibili a restauri recenti in sovra-occlusione. In conclusione, occorre tener presente che un paziente sintomatico può presentare due problemi distinti ed indipendenti, in quanto il dente che è sintomatico alla pressione masticatoria potrebbe non essere quello sensibile allo stimolo termico (Fig. 12). Ci sono quattro metodiche che potrebbero essere impiegate per determinare la vitalità del tessuto pulpare: il test al freddo, al caldo, il test elettrico ed il test cavitario. La scelta del test al freddo o di quello al caldo è basata sul disturbo principale di cui il paziente si lamenta. Se un paziente anamnesticamente non riferisce alcun dolore allo stimolo termico, allora per comodità si esegue il test al freddo. Si deve comunque tenere presente che una volta che la polpa è stata stimolata dal freddo, segue un periodo di refrattarietà di alcuni minuti prima che un secondo stimolo termico freddo o caldo possa essere condotto. Il test pulpare elettrico è il più sensibile alla tecnica, richiede un campo asciutto e spesso non è pratico da usare in denti con restauri a copertura totale. Il test di cavità viene usato raramente e viene preso in considerazione soltanto quando le informazioni cliniche e radiografiche ed il risultato degli altri test di vitalità non sono esaurienti. In tali circostanze e quando la situazione del paziente giustifica l’intervento, allora il test di cavità può essere considerato come ultimo tentativo. Quando viene impiegato, il test di cavità viene iniziato sul dente sospet- L’Informatore Endodontico Vol. 6, Nr. 1 to senza anestesia e prevede la realizzazione di una cavità attraverso lo smalto o un restauro fino ad incontrare la dentina. Il test di cavità stimola la polpa vitale e provoca una risposta dolorosa quando viene interessata la dentina. Nel caso di una risposta positiva, viene eseguita una semplice ricostruzione. Contrariamente, il test di cavità non stimola una polpa parzialmente necrotica allo stesso modo di una polpa vitale. In tale circostanza, il dentista inizia la cavità d’accesso, invade progressivamente la dentina profonda e spesso raggiunge la camera pulpare senza alterare il grado di comfort del paziente. I test termici devono essere eseguiti nella regione cervicale del dente, il più vicino possibile al margine gengivale. Questa zona rappresenta la superficie più sottile di smalto o di una ricostruzione e la più vicina alla camera pulpare. Quando esegue un test termico il clinico valuta l’immediatezza, l’intensità e la durata della risposta. L’immediatezza e l’intensità della risposta possono variare notevolmente in base, ad esempio, alla profondità di una lesione cariosa, alla realizzazione di un nuovo restauro o di un recente intervento parodontale. E’ utile che il paziente abbia una scala da zero a dieci di valutazione soggettiva dell’intensità del dolore, dove zero indica nessuna risposta e dieci rappresenta il dolore massimo. Indipendentemente dalla immediatezza e dalla intensità del dolore, se la risposta svanisce subito dopo la rimozione dello stimolo termico, in tal caso anche se la polpa è apparsa infiammata, può trattarsi di una condizione reversibile. Molto importante è la durata della risposta, paragonata al valore di riferimento stabilito testando gli altri denti. In alcune circostanze, un dente testato con uno stimolo termico potrebbe dare una risposta negativa, cosa che indicherebbe la necrosi pulpare. Occorre tener presente che un paziente potrebbe non rispondere allo stimolo termico se la camera pulpare è molto calcificata o si è ritirata apicalmente alla cresta ossea. Inoltre, l’assenza di una risposta allo stimolo termico potrebbe indicare che il dente è stato coinvolto in un recente episodio traumatico, ha un apice immaturo, oppure tale risposta può essere correlata all’uso di sostanze analgesiche. Inoltre, il paziente ovviamente non risponde allo stimolo termico su di un dente che è stato sottoposto ad un trattamento endodontico. Comunque, un fallimento endodontico associato ad un canale dimenticato talvolta determina una risposta dolorosa quando viene testato con uno stimolo termico caldo. Test al freddo Quando un paziente riferisce anamnesticamente un dolore provocato da stimoli freddi, il clinico deve logicamente eseguire il test al freddo. Sebbene ci siano diversi metodi che possono essere scelti per eseguire il test al freddo, una tecnica affidabile è quella di utilizzare una matita di ghiaccio.22 Questa si ottiene facilmente rimovendo la soluzione anestetica da una carpule non utilizzata. Si taglia del filo interdentale 1 cm più lungo della carpule e lo si introduce all’interno. Molte di queste carpule vengono riempite con acqua, tenute in posizione verticale in un contenitore e quindi inserite nel congelatore. Quando ci occorre un lapis di ghiaccio, si fa rotolare fra il palmo delle mani (rivestite di guanti) una carpule ghiacciata. Questa azione serve a riscaldare ed a far contrarre il bastoncino di ghiaccio che può poi essere sfilato dalla carpule tirando delicatamente il filo. Il bastoncino viene poi messo in una garza per prevenire il surri- Pag. - 13 2003 Diagnosi endodontica Figura 13 La foto mostra una tecnica affidabile per eseguire il test al freddo. 13 scaldamento delle dita che provocherebbe il rapido scioglimento del ghiaccio. Prima di iniziare qualsiasi test pulpare termico, il clinico deve stabilire dei segnali affidabili di comunicazione manuale col paziente. Egli deve essere istruito ad alzare la mano non appena sente dolore provocato dallo stimolo termico applicato sul dente, a tenere la mano alzata per tutta la durata del fastidio e ad abbassarla non appena la sensazione dolorosa cessa. E’ utile ripetere e chiarire queste istruzioni sia nei pazienti asintomatici che in quelli sintomatici in quanto entrambi, e soprattutto i sintomatici, sono spesso nervosi e quindi possono inavvertitamente non seguire le istruzioni. Questo è il motivo per cui i test termici non devono essere eseguiti inizialmente in denti sospetti o sintomatici. Conseguentemente, prima di eseguire qualsiasi test, occorre avvisare il paziente relativamente al funzionamento, chiedere il permesso per l’esecuzione ed iniziare dai denti sicuramente asintomatici. La tecnica specifica per il test pulpare è semplice.23 Il bastoncino di ghiaccio viene posizionato sull’aspetto cervicale del dente sia dal lato vestibolare che linguale della corona e mosso rapidamente avanti e indietro (Fig. 13). Questa azione determina uno scorrimento d’acqua fredda che effettivamente bagna e penetra nel dente. Per prevenire una falsa Pag. - 14 risposta positiva, si deve collocare un rotolino di cotone distalmente al dente che deve essere testato, per evitare che l’acqua ghiacciata possa venire in contatto con un dente posteriore. Quando il paziente segnala di sentire il freddo sul dente che viene testato, il ghiaccio viene rimosso immediatamente. Comunque, si ricorda al paziente di tenere la mano alzata finché dura la sensazione del freddo. Quando si testano i denti con polpa sana, una volta che il paziente ha segnalato di sentire il freddo sul dente, generalmente la sua mano rimane alzata per 2-5 secondi dopo la rimozione dello stimolo. Come già detto, il clinico deve valutare l’immediatezza, l’intensità e soprattutto la durata della risposta. Talvolta il bastoncino di ghiaccio e lo scorrimento di acqua gelata non inducono una risposta né riproducono il disturbo principale del paziente. In tali circostanze è necessario isolare con la diga di gomma il singolo dente o il gruppo di denti singolarmente per poi immergerli nell’acqua ghiacciata. Sebbene richieda più tempo, questa metodica è molto efficace in quanto simultaneamente bagna di acqua fredda l’intera corona del dente e stimola la polpa infiammata. Il clinico attento si rende conto che il test in grado di indurre una risposta duratura consente di fare la diagnosi differenziale tra la pulpite reversibile e quella irreversibile. Test al caldo Quando un paziente riferisce anamnesticamente un dolore provocato dal caldo, il clinico deve logicamente eseguire il test al caldo. Il disagio provocato dalle bevande o dai cibi caldi generalmente suggerisce una infiammazione acuta o una parziale necrosi pulpare. Il tessuto necrotico frequentemente è associato a batteri che producono dei gas, in grado L’Informatore Endodontico Vol. 6, Nr. 1 di espandersi contro le pareti dentinali inestensibili. Tale fenomeno causa la trasmissione del dolore da parte delle fibre sensoriali pulpari.21 Esistono vari dispositivi che possono essere utilizzati per applicare uno stimolo caldo, tra i quali il Touch ’n Heat o il System B (SybronEndo). Entrambi i dispositivi hanno una manipolo che è disegnato per ricevere vari inserti come la punta per il test pulpare al caldo (SybronEndo). Indipendentemente dal dispositivo scelto, si utilizza una modalità di uso continuo e si imposta l’intensità seguendo le istruzioni della casa costruttrice per eseguire il test pulpare al caldo. Nell’arco di pochi secondi l’estremità metallica dell’inserto diventa sufficientemente calda. Il clinico può usare il calore dell’inserto per rammollire un cono di guttaperca trasformandolo in una pallina rotonda, che viene attaccata all’estremità dell’inserto per il test al caldo. La pallina di guttaperca rammollita verrà adattata al contorno del dente, con il risultato di garantire una migliore conducibilità. Come per il test al freddo, il clinico deve dapprima stabilire il valore di riferimento testando i denti asintomatici. Il test al caldo e i segnali di comunicazione manuale col paziente vengono eseguiti come per il test al freddo. La guttaperca rammollita viene collocata sull’aspetto cervicale di un dente inumidito o lubrificato, sia sulla superficie vestibolare che linguale della corona (Fig. 14). Quando il paziente solleva la mano, il clinico deve immediatamente rimuovere lo stimolo caldo. Qualora il paziente non percepisce nessuna sensazione termica dopo 5-6 secondi, lo stimolo deve essere rimosso. Comunque, alcuni denti con coinvolgimento pulpare inizialmente possono non essere stimolati dal test al caldo, per poi dopo alcuni secondi 14 2003 Figura 14 La foto mostra la punta per il test al caldo con la guttaperca rammollita posta a contatto del 1/3 cervicale dell’incisivo laterale superiore. evidenziare un dolore significativo. Per questo motivo è opportuno attendere vari secondi prima di collocare uno stimolo caldo sul dente successivo. Alcuni denti con pulpite irreversibile richiedono una ripetuta applicazione dello stimolo caldo prima di raggiungere la soglia che provoca dolore. Pertanto, quando un paziente riferisce dolore dopo l’assunzione di caffè caldo, è necessario chiedere se il dolore è insorto al primo sorso o dopo ripetuti sorsi. Questa informazione potrebbe essere utile nell’esecuzione e nella sequenza del test pulpare al caldo. Talvolta, dopo aver attentamente eseguito il test al caldo potrebbe non essere possibile riprodurre il principale disturbo del paziente. Un metodo alternativo per realizzare il test al caldo consiste nell’isolare la corona clinica con la diga ed applicare dell’acqua calda con la siringa.23 Il vantaggio di questa tecnica è quello di bagnare istantaneamente con acqua calda l’intera corona clinica, migliorando così la conducibilità e riproducendo così più fedelmente il modo in cui il calore contatta il dente durante l’ingestione di cibi o bevande calde (Fig. 15). Lo svantaggio di questo test è rappresentato dalla collaborazione richiesta per collocare un gancio sul dente, quindi il tempo richiesto per eseguire questo test su più denti. Indipendentemente dalla metodica utilizzata per il test Pag. - 15 Diagnosi endodontica Figura 15: La foto mostra l’immersione in acqua calda a 60° del dente isolato dalla diga di gomma. 15 pulpare al caldo, il clinico deve valutare l’immediatezza, l’intensità e la durata di ogni risposta. Analogamente al test al freddo, la risposta positiva che perdura nel tempo, rispetto a quella provocata sul dente contro-laterale, opposto o adiacente consente di fare la diagnosi. Talvolta il paziente si presenta con un bicchiere di acqua ghiacciata stretto fermamente in mano. Tale paziente ha una tipica necrosi pulpare ed il dolore correlato può essere eliminato quando beve acqua fredda o quando il clinico colloca un bastoncino di ghiaccio sul dente interessato. L’induzione del “mal di denti” con uno stimolo caldo e la sua eliminazione con uno stimolo freddo è di notevole importanza diagnostica. Occasionalmente, dopo aver eseguito un completo esame endodontico attraverso l’esame clinico, radiografico ed i test di vitalità pulpare, potrebbe persistere un dubbio diagnostico, come accade quando il paziente riferisce un dolore acuto, irradiato o diffuso che non può essere localizzato. In tali circostanze potrebbe essere utile rimuovere una corona specifica o eseguire il blocco anestetico sia nell’arcata superiore che inferiore come ausilio per localizzare la sorgente del disturbo di cui il paziente si lamenta. Il clinico deve tener presente che Pag. - 16 nonostante l’esecuzione di un completo esame endodontico, talvolta non si riesce a fare una diagnosi definitiva. A tal proposito occorre ricordare il giuramento di Ippocrate che sentenzia: “Primum non nocere”. In tali circostanze, è opportuno dimettere il paziente e riprogrammare una visita quando i sintomi possono essere localizzati. Conclusioni Un esame endodontico completo serve per identificare sistematicamente i denti con coinvolgimento pulpare ed è di importanza fondamentale per fornire un’adeguata prestazione odontoiatrica. E’ consigliabile eseguire l’esame endodontico e registrarne i risultati prima di iniziare qualsiasi procedura odontoiatrica. Più precisamente, i test di vitalità pulpare stabiliscono un valore di riferimento e forniscono informazioni che possono essere utilizzate per prendere decisioni dai risultati più predicibili. Le informazioni affidabili servono a migliorare la diagnosi, il piano di trattamento e la comunicazione col paziente. L’esame endodontico completo deve essere concepito come cura preventiva e, quando indicato, aumenta la possibilità per i pazienti di ricevere un trattamento più tempestivo e per i dentisti di trovare la proverbiale “pentola d’oro”. Traduzione dell’articolo originale: Endodontic Diagnosis Dentistry Today, 2002, 21(10):90-101 Copyright © 2002 Dentistry Today Inc. Traduzione a cura della Dott.ssa Ornella Tulli L’Informatore Endodontico Vol. 6, Nr. 1 BIBLIOGRAFIA 1) - Bender, I.B.: Factors influencing radiographic appearance of bony lesion. J Endod, 8: 161-170, 1982. 2) - Bender, I.B., Seltzer, S.: Roentgenographic and direct observation of experimental lesions in bone (part 1). J Am Dent Assoc, 62: 152-160, 1961. 3) - Ruddle, C.J.: Nonsurgical endodontic retreatment: issues influencing treatment. Dent Today, 17:64-71, 1998. 4) - Ruddle, C.J.: How to profit from endo: finding the fair fee for endodontics. Dental Economics, 88(11):30-42, 1998. 5) - Endodontic trends reflect change in care provided. Dental Products Report, 30:94-98, 1996. 6) - Dorn, S.O., Gartner, A.H.: Case selection and treatment planning. In: Cohen, S., Burns, R.C., eds. Pathways of the Pulp. 6th ed. 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