Il web? Una partita a scacchi Aprile 2000

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Il web? Una partita a scacchi Aprile 2000
Milano Finanza Aprile 2000
Consulente d’oro della finanza italiana, business angel, venture capitalist attraverso l’incubatore Bainlab. Educatore di giovani e-imprenditori. Gianfilippo Cuneo,
fondatore e presidente della Bain, Cuneo e Associati, ha deciso di investi-re su
Internet sotto numerose spoglie perché, secondo lui, per vincere nella nuo-va
economia è necessario pensare in modo parallelo.
IL WEB? UNA PARTITA A SCACCHI
di Maria Laura Sisti
“I miei clienti? L’80% della capitalizzazione della borsa italiana”. E’ un momento
d’oro, questo, per Gianfilippo Cuneo, nato a Savona nel 1942, che, dopo anni di
militanza in McKinsey, nell’89 ha fondato la Bain, Cuneo e Associati. di cui è presedente. Una società che conta circa 240 professionisti e fornisce consulenza strategica a molti nomi della finanza italiana. Il fiore all’occhiello nella carriera di
consulenza di Cuneo è stata la regia della cordata di investitori che si è giudicata la
Seat in fase di privatizzazione, tre anni fa. Allora, Cuneo riuscì a catalizzare
l’interesse di Comit, De Agostini e Investitori Associati. Garantendo un buon affa-re
per tutti quanti, vista la crescita notevole delle azioni delle Pagine Gialle. Ora la sua
attenzione è sempre più focalizzata sul mondo Internet, in cui è coinvolto a diversi
livelli: consulente di grandi aziende che vogliono sviluppare una strategia per le
new economy (l’ultima della serie è Rai per la quale la società di consulenza
milanese ha messo a punto un piano per la quotazione delle attività new media),
investitore a titolo personale in start up ma anche vero e proprio venture capita-list
attraverso l’iniziativa Bainlab, un incubatore di nuove aziende della Bain, Cu-neo.
Insomma, Cuneo è un sostenitore del pensiero trasversale e asserisce la ne-cessità
di avere sempre a disposizione strade alternative per raggiungere il suc-cesso.
Domanda – Con la sua esperienza di aziende tradizionali e start up, qual é il
principale consiglio che darebbe a un’azienda che vuole esse-re vincente su
Internet?
Risposta – Prima di tutto, raccomando di cambiare il modo di pensare. In questo
settore bisogna pensare in modo parallelo, cioè portare avanti costantemente più
opzioni, più soluzioni alternative. La pianificazione di lungo periodo, il piano
strategico poliennale sono parole della vecchia economia: non hanno più alcun
senso con la velocità di cambiamento dei settori e la rapidità di azioni degli attori.
In Internet, le scelte dipendono molto dalle opportunità e dagli eventi che si vengono a creare. Non è una serie di passi dichiarati ma una ramificazione di opportunità. E’ indispensabile rimanere flessibili. E’ un gioco di scacchi, nel senso che non
esiste una linea strategica definita a priori, dopo ogni mossa dell’avversario bisogna
ripensare le prossime azioni.
Anche per questo la teoria delle opzioni per valutare il valore delle società Inter-net
ha tanto successo: perché si tratta di formulare delle ipotesi e attribuire valo-re e
probabilità di realizzazione.
D. E, nel panorama italiano, qual è l’imprenditore che meglio incarna questo ruolo
di giocare?
R. Penso Roberto Colaninno: ha capito che le opportunità ci sono, è capace di
mosse coraggiose e rapide. E’ riuscito a combinare la strategia industriale, con la
strategia finanziaria con il giusto opportunismo.
D. Sul fronte bancario, nonostante i tanti annunci di servizi on-line, i gruppi italiani
sono per lo più arretrati rispetto a quanto avviene all’estero, come per esempio in
Germania e Francia. Chi sono in Italia gli istituti che hanno saputo fare le scelte
migliori per vincere nella nuova economia?
R. Bipop è quella che ha saputo cogliere per prima e con efficacia le opportunità che
si sono create. Tra le grandi, Banca di Roma si sta muovendo molto bene in
particolare per l’accordo stretto recentemente con Tim.
D. Veniamo ai suoi affari. Da diversi mesi veste i panni del business angel, cioè
investe a titolo personale in nuove iniziative Internet. Ci racconta quali?
R. Si, non è niente di segreto. In veste personale, partecipo a Sapient Italia, la joint
venture con il gruppo americano Sapient (quotato al Nasdaq con ticker Sa-pe, ndr),
uno dei leader nelle soluzioni per il business.
D. Scusi, ma in Sapient Italia è in compagnia di Seat e De Agostini, come
investitori. Questo vuol dire che la nuova società potrebbe avere accesso all’enorme
parco clienti di Seat, cioè le aziende italiane inser-zioniste di Pagine gialle?
R. Per ora si tratta di un’impostazione finanziaria: Seat è solo un socio finanzia-rio.
Ma naturalmente le sinergie di azione potrebbero esserci, e interessanti...
D. Torniamo al suo portafoglio di “angelo”...
R. Recentemente ho investito in e-sanità, un portale specializzato nella fornitura di
materiale sanitario per ospedali e Asl. E poi in Money to: si tratta di un sito che
vende prodotti di manutenzione industriale via Internet. Tutte iniziative che si
rivolgono al mercato del business to business.
D. Anche lei fa parte della schiera degli scettici sulle possibilità dell’e-commerce?
R. Io sono convinto che una quota rilevante dell’economia si sposterà su Inter-net.
E che ci troviamo ancora nella fase iniziale. Tuttavia, è necessario non esage-rare
con le aspettative, cosa che mi sembra si stia facendo ulteriormente. Non penso ci
sarà posto per tutte le iniziative di e-commerce che stanno spuntando in questi
giorni, ma sono certo che i migliori sopravviveranno.
D. Parliamo ora dell’incubatore di Bain e Cuneo ....
R. Bainlab dispone di 80 miliardi di lire da impiegare nel finanziamento di start up,
già interamente sottoscritti. Le iniziative in cui il fondo ha già investito sono Tjnet,
un’iniziativa che sta per diventare operativa, che punta sulla trasmissione di musica
sui cellulari. E che ha dietro partner importanti: Bertelsmann multi-media, la casa
discografica Bmg Ricordi, il fondo Convergenza di Ubaldo Livolsi, la Bain, Cuneo e
Associati e Franco Bernabè.
TjNet offrirà anteprime di ascolto di nuove uscite e di backstage di concerti, mu-sica
on demand, news e curiosità sui cantanti, chat, forum e altri servizi musicali tutti
fruibili dal telefonino.
Poi, accanto al fondo Europ@web , di Bernard Arnault, e ad altri business angel,
abbiamo investito in Jackala, che non è ancora on-line. L’iniziativa riguarda il
mondo della regalistica aziendale. Un sito un pò diverso dai soliti, in cui Bainlab ha
investito, è Undo.net, un portale verticale dedicato all’arte e alla cultura, di grande
qualità. Per ora è un sito di contenuti e informazioni sul mondo dell’arte e delle
esposizioni, ma intendiamo sfruttare le sue potenzialità nell’e-commerce. Un’altra
iniziativa che abbiamo finanziato è la tedesca Smart mission, sito dedica-to al
business to business, per forniture mediche e ospedaliere. E poi anche ac-qua.net,
un portale per la fornitura di materiale idrosanitario, di cui è appena ini-ziata la
campagna pubblicitaria. Per ognuno di questi, il fondo ha una partecipa-zione di
minoranza.
D. Perché di minoranza?
R. Semplice, una società che ha un’azionista che la controlla vale meno di una che è
contendibile. E siccome obiettivo di un venture capitalist è massimizzare il pro-prio
ritorno economico, il motivo di tale scelta è evidente.
D. Qualcosa d’altro che bolle in pentola?
R. C’è un’altra, nuovissima, iniziativa, che però fa capo a Bain, Cuneo e Associati,
che si chiama e-imprenditori. Offriamo a sette giovani professionisti ad alto profilo
la possibilità di lavorare per 18 mesi a un business plan di uno start up
garantendogli la metà dello stipendio che percepivano precedentemente. E se sono
in grado di sviluppare il progetto, vengono attribuite loro stock option della nuova
società. E-imprenditori si indirizza a professionisti con un’età compresa tra i 28 e i
35 anni e che abbiano percepito nel 1999 uno stipendio non inferiore ai 150 milioni
all’anno e non superiori ai 400.
D. Non è certo un progetto per disoccupati. Non crede che la ricchezza enorme che
sta scaturendo dalle nuove aziende e dalla diffusione del-le stock option creerà una
classe di super-ricchi: persone già avvan-taggiate in partenza, provenienti da
grandi scuole e grandi società di consulenza internazionale e investment bank, per i
quali Internet ri-sulterà un catalizzatore di ricchezza?
R. Certo, sta nascendo questa nuova classe, basta vedere quello che sta succedendo nella Silicon Valley. Ma per coloro che abbandonano le carriere sicure del-la
finanza e dell’industria tradizionali e diventano imprenditori di start up, le ri-cordo
che c’è sempre il rischio di fallimento, non così peregrino come si sta cer-cando di
far credere attualmente... se me lo chiede, penso che nove decimi delle nuove
iniziative potrebbero finir male. E con questa prospettiva, accanto alla classe di
super-ricchi del Web ci sarà anche la Fabbrica degli Scontenti: tutti quelli che hanno
lasciato una carriera sicura e ben remunerata per rischiare sulle nuove idee. Ma, si
sa, chi non risica, non rosica...
D. In questo momento sembra esserci un rallentamento dell’entusiasmo sui titoli
Internet: in particolare in Europa, nelle ul-time settimane c’è stato un calo di
interesse e le valutazioni d molti si sono ridimensionate, perdendo anche decine di
punti percentuali ri-spetto ai massimi. Cosa pensa? dove sta il vero valore di queste
azio-ni?
R. Il valore di un business è determinato essenzialmente da quanto gli investitori
sono disposti a pagare per ottenere quote dell’iniziativa. In particolare, la valutazione dei titoli Internet in questo momento non è giustificata da considerazioni sul
flusso di cassa che verrà prodotto da qui a un certo momento. Ma anche con tutto
l’ottimismo possibile, nella maggior parte dei casi, le attuali valutazioni non sono
spiegabili in questo modo. Da Amazon a Tiscali, solo per fare qualche esem-pio. In
realtà, il titolo oggi sale in valore perché il numero dei compratori supera quello dei
venditori. All’eccesso di domanda si aggiunge una forte componente emotiva del
mercato.
D. E allora quali sono gli strumenti analitici da utilizzare per capire se il valore di
un’azione è giusto o no?
R. La teoria delle opzioni è più adatta a spiegare il fenomeno delle quotazioni dei
titoli Internet, ma più spesso devo dire che la logica d’investimento è quella del
gioco d’azzardo. Per questo, è importante saper vendere al momento giusto.
Intervista di Bruno Perini