28 Settembre 2000 da Panorama

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28 Settembre 2000 da Panorama
28 Settembre 2000 da Panorama
Poteri veramente forti - Gianfilippo Cuneo & Soci
L’espansione della Seat di Pellicioli, le mosse della Rai di Celli e della Rcs di Romiti.
Dietro c’è sempre lo zampino di un superconsulente e dei suoi uomini. Guai, però, a
parlare di loro conflitto d’interessi.
Sandro Mangiaterra
LA LEGGENDA DEL SANTO SUGGERITORE (intervista)
La sua fissazione si chiama “moltiplicatore”. Che non è un tastino sulla calcolatrice e
nemmeno l’ultimo marchingegno da applicare sulle auto sportive, bensì un termine
tecnico finanziario. Sta a indicare il rapporto fra il margine operativo lordo di una
società e la sua capitalizzazione di borsa. Gianfilippo Cuneo, il re della consulenza
aziendale, l’uomo ombra dei principi del mercato, ogni volta che viene chiamato a
“implementare un business”, per prima cosa si domanda: “Come facciamo ad agire
sul moltiplicatore”? Tradotto, vuole dire più o meno questo: qui dobbiamo mettere
in cantiere una serie di operazioni affinché il titolo cresca, l’azienda acquisti valore e
di conseguenza abbia la possibilità di fare nuove operazioni. Il classico circolo
virtuoso.
Semplice, no? A uno così o gli fai quanto meno l’obiezione che i miliardi non sono
bruscolini o gli dai carta bianca. Sarà perché Gianfilippo, detto Phil, sa navigare
nelle relazioni come pochi altri, senza troppe distinzioni fra destra e sinistra, prima
e Seconda repubblica, vecchie famiglie del capitalismo nostrano e nuovi manager
rampanti. Sarà perché non parla se non ha studiato o perché alla fine i risultati li
ottiene davvero, fatto sta che tutti pendono dalle sue labbra. Lorenzo Pelliccioli,
amministratore delegato della Seat, Roberto Colaninno della Telecom, Pierluigi Celli,
direttore generale della Rai, Cesare Romiti, numero uno della Rcs, Marco Tronchetti
Provera, leader della Pirelli, Paolo Cantarella, amministratore delegato della Fiat
(solo per citare i primi nomi che vengono in mente), sono i suoi clienti.
Lo zampino di Cuneo c’è praticamente su tutte le grandi operazioni italiane degli
ultimi anni. Ora ha bell’ e pronto il business plan per il rilancio della Telemontecarlo
targata Seat (riquadro nella pagina a fianco), nonché per l’integrazione fra la stessa
Tmc, le Pagine gialle e Tin.it. Non è un caso. Se é vero, infatti, che da lui, negli
ultimi due anni, sono passate società che messe insieme capitalizzano l’82 per
cento di Piazza Affari, è altrettanto vero che la sua ultima vocazione riguarda il
mondo dei media e della comunicazione in generale.
Certo, lui si schermisce: “Celli? Non lo vedo da mesi, Romiti? Addirittura da anni. E
non si creda che gli imprenditori e i manager facciamo realmente quello che
suggeriscono i consulenti. Noi lavoriamo su progetti specifici. Alla fine decidono
sempre loro”. Ovvio, poi, che Phil non si sobbarchi questo po’ po’ di lavoro da solo.
Ormai il suo è una sorta di marchio di fabbrica: la Bain Cuneo e Associati, branch
italiana di un colosso internazionale della consulenza con sede a Boston, fatturerà a
fine anno 120 miliardi e conta 350 professionisti. Perciò l’operatività, nelle singole
aziende, è soprattutto nelle mani dei partner, a partire da quelle
dell’amministratore delegato Giovanni Cagnoli. Che tiene a sottolineare: “ Siamo un
gruppo affiatato. E il sistema di relazioni non c’entra. C’entrano i risultati. Se non
ottieni quelli, non ti chiama più nessuno. Ecco spiegata la nostra crescita”.
La storia incomincia il 14 gennaio 1989, giorno in cui Cuneo, 58 anni, originario di
Savona ma milanese di adozione, esce dalla McKinsey, altro colosso della
consulenza, e fonda la sua società, portandosi dietro altri 16 consulenti. Tra questi
alcuni uomini che in seguito assumeranno ruoli di primo piano nell’economia e nella
finanza come Silvio Scaglia, ex Omnitel e oggi numero uno della e.Biscom,
Alessandro Profumo, amministratore delegato dell’Unicredit, e Antonio Tazartes,
che gestisce il fondo Investitori associati, capofila, nel 1997, dell’operazione di
privatizzazione della Seat. Già, l’operazione Seat. Cuneo & soci iniziano a studiare
l’azienda non appena il Tesoro, nonostante l’opposizione della Telecom, decide di
scindere la Seat dal suo azionista di riferimento e di privatizzarla. Vengono passate
alla lente d’ingrandimento le mosse del concorrente Pagine utili, della Fininvest. Si
contatta l’avvocato Sergio Erede, che già aveva assistito il gruppo Benetton
nell’acquisizione della Sme. Infine si elabora un business plan, che viene sottoposto
a un pool di investitori di cui fanno parte, fra gli altri, Comit, De Agostini, il fondo
Investitori associati. Si individua persino in Lorenzo Pellicioli, in uscita dalla Costa
Crociere dopo la vendita alla Carnival, il manager giusto per guidare il rilancio della
Seat. La cordata di fatto messa in piedi da Cuneo vince l’asta. Si passa
all’attuazione del business plan. Prima si fa leva sul sistema dei costi e si vende la
Ilte, all’epoca la più grande stamperia d’Europa. Successivamente si sviluppano
attività collaterali; si scommette sulla Pagine gialle online, si assume il controllo di
Matrix (con il motore di ricerca Virgilio) e Buffetti.
Insomma, un capolavoro. E la borsa se ne accorge, eccome. La capitalizzazione
della Seat passa da 3.200 miliardi del luglio 1997 a poco meno di 38 mila di questo
settembre. Il famoso “moltiplicatore” balza da 10 a 31 volte il mol.
Tutto questo in attesa dei risultati della fusione con Tin.it e prima ancora
dell’acquisizione di Telemontecarlo. Tanto che non sono pochi a scommettere che la
società presto potrebbe valere intorno ai 100 mila miliardi. “Attenzione: quella della
fusione fra Seta e Tin.it è un’idea di Colaninno, mentre l’operazione Tmc nasce nella
testa di Pellicioli” minimizza Cuneo. Sarà. In ogni caso, nelle mani di Phil e dei suoi
collaboratori sta il progetto di integrazione fra annuari telefonici, Internet e
televisione. Come dire: fare incontrare i 600 mila inserzionisti di Pagine gialle con
quella platea di 4 milioni di giovani che si alternano fra il computer (e utilizzano già
Tin.it e Virgilio) e il video (magari trascinandoli su Telemontecarlo).
Fin qui l’orbita Seat - Telecom. Per la Rai, invece, la Bain Cuneo ha messo a punto
la ripartizione in divisioni, ancor prima che i politici iniziassero a parlare di
privatizzazione. “Argomento sul quale, peraltro, non mettiamo becco” giura Phil.
“Marco Villa, il partner che segue l’intervento in viale Mazzini, si limita al versante
organizzativo”. Idem per quanto riguarda la Rcs: ”Nessuna consulenza sugli assetti
societari, ma esclusivamente su problemi specifici. In altre parole, come vendere il
maggior numero di giornali e guadagnarne di più”.
Rimane la domanda di fondo: non c’è conflitto d’interessi a lavorare, pur su
problemi diversi, per società che si contendono lo stesso mercato della
comunicazione e che si stanno lasciando tutte sui new media? “Neanche un po’”
assicura Cuneo. “Ogni mattina mi alzo e mi chiedo: “Se consiglio questo a un mio
cliente, danneggio un altro mio cliente?”. Mi sono sempre risposto di no. Altrimenti
mi tirerei indietro. Lo stesso discorso vale per Telemontecarlo. Tranquilli, Tmc non
farà concorrenza alla Rai e a Mediaset, ma proporrà altre cose”.
Detto così, sembra “ la leggenda del santo suggeritore”. Ma non tutti sono disposti
a considerare Cuneo esattamente un santo. Un suo concorrente racconta che tempo
fa aveva acquisito un importante cliente internazionale. Chiesto l’appuntamento al
grande capo della società, uno svedese, Phil si presentò lassù, dalle parti del Circolo
polare artico, per convincere il supermanager a non affidarsi ad affidarsi ad altri che
alla Bain Cuneo e associati. Chissà, forse sono solo invidie.
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