Abramo - Parrocchia San Paolo Apostolo

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Abramo - Parrocchia San Paolo Apostolo
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Il patriarca Abramo:
la fede e il cammino
Ci avviciniamo con venerazione alla storia di Abramo. Con venerazione perché
«il santo padre Abramo» è all’origine delle tre grandi religioni monoteiste fiorite nel
bacino del Mediterraneo e sta all’inizio della storia della rivelazione..
A
bramo è il primo dei patriarchi,
degli antenati di Israele di cui si
raccontano storie che si perdono
nella notte dei tempi (Abramo visse nel
1850 a.C. ca) e si tramandano di generazione in generazione come storie sante.
In esse Dio – «il Dio di Abramo, di Isacco,
di Giacobbe» – ha cominciato a rivolgere
una parola esplicita agli uomini, a costruire con loro un patto di alleanza.
La Bibbia ci fa passare così dai racconti delle origini in cui, alla maniera
dei «miti», vengono affrontate le questioni fondamentali della vita e della storia
dell’uomo, alle storie particolari di alcuni
uomini appartenenti a un gruppo o a un
clan particolare: uomini e gruppi che
sono all’origine del popolo eletto.
La storia di Abramo comincia bruscamente nel cap. 12 della Genesi con un
ordine di Dio e una promessa. Ma chi era
Abramo?
Nomi come il suo non sono sconosciuti nelle lingue dell’antico oriente e le
scoperte archeologiche mettono in luce
sempre più chiaramente che il genere di
vita di Abramo e del suo ambiente sociale
coincidono con quelli dei pastori nomadi
dell’inizio del secondo millennio prima
di Cristo. Questi pastori si muovevano nei
territori di quella «mezzaluna fertile» che
abbiamo imparato a conoscere, in cerca
di pascoli per il loro bestiame.
Ma per la Bibbia, la storia di Abramo
non è solo quella di un pastore nomade
in cerca di pascoli, ma la storia religiosa
di un pellegrino che cammina verso la
«terra promessa».
Lo scenario
Si sa poco dello sfondo storico della
vita dei patriarchi all’infuori di quello
che dice di loro il Genesi. Essi sembrano
fuori dai grandi avvenimenti politici e
culturali dell’epoca che attraversano (tra
il XIX e il XIV secolo a.C.) e il loro tempo
sembra immobile.
In quanto allo scenario geografico,
esso si estende dalla «terra tra i due
fiumi» (in greco = Mesopotamia) fino
all’Egitto. La patria originaria della stirpe è «Ur, in Caldea», e poi Carran nella
Mesopotamia del Nord, città in cui Abramo sente la chiamata di Dio ad emigrare
verso Canaan (il futuro Israele).
La vita del patriarca – presentata
in Gen 11,26 – 25,18 è presto descritta.
Ricevuta la chiamata di Dio egli scende
in Canaan da dove la carestia lo spinge i
Egitto. Dopo il suo ritorno egli salva suo
nipote Lot dalla schiavitù di Chedorlaomer, re di Elam e viene benedetto da
Melchisedek, re di Salem.
Quindi JHWH gli promette un figlio
da sua moglie Sara e una grande discendenza, confermando la promessa con
un’alleanza. Dopo la nascita di Isacco,
la fede di Abramo è messa alla prova dal
comando di sacrificarlo. Sappiamo che la
sua mano sarà fermata dall’angelo e ad
Isacco si sostituira il sacrificio di un ariete mentre Dio rinnoverà la sua promessa
di posterità.
La storia di Abramo è una storia umanissima: parabola di ogni storia umana,
che parte da ciò che tutti desideriamo in
profondità: avere un figlio e una terra,
diventare padre e madre, avere una casa,
accogliere la benedizione di Dio attraverso le mille prove dell’esistenza: la sterilità,
i lamenti della terza età, la necessità di
lasciare tutto e di andare all’estero, la
rivalità di donne e di figli, la vedovanza…
Perché gli
uomini non
si comprendono e le loro
lingue sono
differenti?
Un uomo coraggioso
Non è sempre facile, per Abramo, credere e sperare. Deve superare prove molto
dure. Tutti i suoi progetti sembrano falliLA BIBBIA - 55
re. Viene espulso dall’Egitto dove sperava
di trovare pascoli per il suo bestiame.
Vorrebbe adottare Ismaele, il figlio che
ha avuto dalla sua schiava, ma Dio non
glielo permette. E quando crede di vedere
finalmente realizzato in Isacco la promessa divina, Dio gli chiede di offrirgli in
sacrificio il primogenito. Così Abramo si
ritrova a tu per tu con Dio.
Questa è la chiave della sua profonda
personalità religiosa: un’obbedienza sincera. Dio sta al di sopra di tutto. Dio solo
basta. «Sperando contro ogni speranza»,
Abramo scopre che Dio non viene mai
meno e che trovare Dio significa anche
trovare la parte migliore dell’uomo.
Abramo, oltre ad essere un uomo
coraggioso è anche sinceramente aperto
agli altri. Aiuta suo nipote Lot con generosità e con coraggio; accoglie con tutti i
riguardi chi si avvicina alla sua tenda. La
sua figura è quella di un anziano venerabile e la sua storia è quella di un grande
patriarca.
Storia di fede
Soprattutto, però, la storia di Abramo
è una storia di fede, in cui la fede incomincia a prendere figura, a prendere carne. Per fede Abramo lasciò il suo paese e
andò incontro alla terra promessa.
Quando Dio lo chiama per la prima
volta, Abramo ha settantacinque anni. È
sposato con Sara e non ha figli. Possiede
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del bestiame ma non dispone di pascoli
di sua proprietà. Da un punto di vista
umano sono poche le cose che possono
ormai cambiare nella sua esistenza.
Tutto ciò rende ancor più stupefacente
la grandezza d’animo di questo arameo
errante che alla sua età è capace di dare
un indirizzo nuovo alla sua vita, lasciandosi guidare da Dio e confidando nella
sua parola. Dio gli promette proprio
quello che gli manca e di cui ha bisogno:
una discendenza e una terra, qualcosa da
amare e di cui avere cura. Per fede egli
divenne padre: di Isacco immediatamente e di una discendenza numerosa come
le stelle, poi.
Per fede ebbe un figlio quando era ormai vecchio e vecchia e sterile sua moglie
Sara. Per fede riebbe il figlio destinato
alla morte e offerto in sacrificio.
La sua fede inaugura un modo nuovo
di intendere la vita dell’uomo e la sua
storia. Questo è il grande contributo di
Abramo alla storia dell’umanità. Milioni
di uomini appartenenti alle tre grandi
religioni monoiteistiche fiorite intorno al
Mediterraneo (ebraismo, cristianesimo,
islamismo) lo invocano come «padre dei
credenti». In questo senso si compie ciò
che Dio gli aveva promesso e ciò che dice
il nome Abraham (= padre di una moltitudine) datogli da Dio in luogo di Abram.
L’uomo obbediente
La figura di questo
patriarca giganteggia
nella Bibbia perché
in lui si condensano
le convinzioni fondamentali di Israele:
l’elezione, la promessa della terra, la benedizione e l’obbedienza
di fede. Gli ebrei perciò venerano Abramo
come loro capostipite
e si considerano come
suoi «figli» perché
la promessa a lui
fatta di una numerosa discendenza si è
adempiuta in Israele.
L’archetipo dell’ebreo
obbediente e fedele
alla legge..
Dal libro della Genesi
capitolo 12, 1-20
Vocazione di Abramo
Il Signore disse ad Abram:
«Vàttene dal tuo paese, dalla tua patria
e dalla casa di tuo padre,
verso il paese che io ti indicherò.
2
Farò di te un grande popolo
e ti benedirò,
renderò grande il tuo nome
e diventerai una benedizione.
3
Benedirò coloro che ti benediranno
e coloro che ti malediranno maledirò
e in te si diranno benedette
tutte le famiglie della terra».
4
Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore, e con
lui partì Lot. Abram aveva settantacinque anni quando lasciò
Carran. 5 Abram dunque prese la moglie Sarai, e Lot, figlio di
suo fratello, e tutti i beni che avevano acquistati in Carran e
tutte le persone che lì si erano procurate e si incamminarono
verso il paese di Canaan. Arrivarono al paese di Canaan
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e Abram attraversò il paese fino alla località di Sichem, presso
la Quercia di More. Nel paese si trovavano allora i Cananei.
7
Il Signore apparve ad Abram e gli disse: «Alla tua discendenza
io darò questo paese». Allora Abram costruì in quel posto un
altare al Signore che gli era apparso. 8 Di là passò sulle montagne a oriente di Betel e piantò la tenda, avendo Betel ad occidente e Ai ad oriente. Lì costruì un altare al Signore e invocò il
nome del Signore. 9 Poi Abram levò la tenda per accamparsi nel
Negheb.
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Vattene dalla tua patria
Il racconto della vocazione di
Abramo è jahvista con alcune aggiunte sacerdotali o redazionali.
Tutto inizia con un ordine impartito senza spiegazioni. Abramo deve
uscire dal suo paese e vivere fuori
dalla sua terra e dalla casa di suo
padre, per scoprire a poco a poco,
negli avvenimenti della vita, ciò che
Dio vuole insegnargli.
«Andarsene, uscire…»: in questa parola si può riassumere la vita
dell’uomo. Nascere è uscire dal
grembo materno e fra il punto di
partenza e il punto di arrivo, la
nostra vita è un continuo lasciare,
un continuo abbandonare situazioni
passate. Bambini. Giovani. Adulti. A
poco a poco è tutta una vita che ci
lasciamo dietro le spalle. La nostra
esistenza può sembrare un susseguirsi di perdite irrimediabili. Ma
l’uomo di fede può vedere, in ogni
trasformazione e in ogni cambiamento a cui va incontro, un’occasione per avvicinarsi a Dio e per incontrare Lui.
Ti benedirò
Nel v. 2, all’ordine divino, fa
seguito la promessa: una terra e una
discendenza. La terra sarà in un primo tempo il paese di Canaan (12,7)
e la discendenza sarà Isacco (18,10).
Successivamente, numerosa come le
stelle del cielo e come la sabbia che
è sulla spiaggia del mare (22,17),
includerà una moltitudine di popoli.
Una discendenza non solo genetica ma anche spirituale: a questa
discendenza appartengono, infatti,
tutti coloro che ascoltano e accolgono con fede la Parola di Dio.
Abramo partì
Nel v. 4 c’è il primo atto della fede
di Abramo, fede che si ritroverà al
momento del rinnovamento della
promessa (15, 5-6) e che Dio metterà
alla prova richiedendo Isacco (22,2).
L’esistenza e l’avvenire del popolo
eletto dipendono da questo atto
assoluto di fede. Dice la Lettera agli
Ebrei (11, 8-9):
«Per fede Abramo, chiamato da
LA BIBBIA - 57
Abramo in Egitto
Venne una carestia nel paese e Abram scese in Egitto per
soggiornarvi, perché la carestia gravava sul paese.
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Ma, quando fu sul punto di entrare in Egitto, disse alla moglie Sarai: «Vedi, io so che tu sei donna di aspetto avvenente.
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Quando gli Egiziani ti vedranno, penseranno: Costei è sua
moglie, e mi uccideranno, mentre lasceranno te in vita.
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Dì dunque che tu sei mia sorella, perché io sia trattato bene
per causa tua e io viva per riguardo a te».
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Appunto quando Abram arrivò in Egitto, gli Egiziani videro
che la donna era molto avvenente. 15 La osservarono gli ufficiali
del faraone e ne fecero le lodi al faraone; così la donna fu presa
e condotta nella casa del faraone. 16 Per riguardo a lei, egli trattò bene Abram, che ricevette greggi e armenti e asini, schiavi e
schiave, asine e cammelli.
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Ma il Signore colpì il faraone e la sua casa con grandi piaghe, per il fatto di Sarai, moglie di Abram.18 Allora il faraone
convocò Abram e gli disse: «Che mi hai fatto? Perché non mi
hai dichiarato che era tua moglie? 19 Perché hai detto: E` mia
sorella, così che io me la sono presa in moglie? E ora eccoti tua
moglie: prendila e vàttene!». 20 Poi il faraone lo affidò ad alcuni
uomini che lo accompagnarono fuori della frontiera insieme
con la moglie e tutti i suoi averi.
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capitolo 13, 1-18
Separazione di Abramo e lot
Dall’Egitto Abram ritornò nel Negheb con la moglie
e tutti i suoi averi; Lot era con lui.
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Abram era molto ricco in bestiame, argento e oro.
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Poi di accampamento in accampamento egli dal Negheb si
portò fino a Betel, fino al luogo dove era stata gia prima la sua
tenda, tra Betel e Ai, 4 al luogo dell’altare, che aveva là costruito prima: lì Abram invocò il nome del Signore.
5
Ma anche Lot, che andava con Abram, aveva greggi e armenti
e tende. 6 Il territorio non consentiva che abitassero insieme,
perché avevano beni troppo grandi e non potevano abitare
insieme. 7 Per questo sorse una lite tra i mandriani di Abram
e i mandriani di Lot, mentre i Cananei e i Perizziti abitavano
allora nel paese.
8
Abram disse a Lot: «Non vi sia discordia tra me e te, tra i miei
mandriani e i tuoi, perché noi siamo fratelli. 9 Non sta forse
davanti a te tutto il paese? Sepàrati da me. Se tu vai a sinistra,
io andrò a destra; se tu vai a destra, io andrò a sinistra».
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Allora Lot alzò gli occhi e vide che tutta la valle del Giordano era un luogo irrigato da ogni parte – prima che il Signore
distruggesse Sòdoma e Gomorra –; era come il giardino del
Signore, come il paese d’Egitto, fino ai pressi di Zoar.
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58 - LA BIBBIA
Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità,
e partì senza sapere dove andava.
Per fede soggiornò nella terra
promessa come in una regione
straniera, abitando sotto le tende,
come anche Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa».
La discendenza di Abramo non è
solo quella carnale, nata dal susseguirsi delle generazioni, ma di tutti
coloro che la stessa fede renderà
figli di Abramo, come dice san Paolo
nella Lettera ai Galati ( 3,7):
«Sappiate dunque che figli di
Abramo sono quelli che vengono
dalla fede».
ABRAMO IN EGITTO
Il racconto che va dal v. 10 al v. 20,
di fonte J, vuole celebrare la bellezza dell’antenata della razza, l’abilità
del patriarca, la protezione che Dio
accorda a tutti e due. Esso porta
il segno di un’età morale in cui la
coscienza non riprovava sempre la
menzogna e in cui la vita del marito
valeva di più dell’onore della moglie. Solo progressivamente l’umanità, o coscienza della legge morale.
Un doppione di fonte elohista di
questo racconto, lo troveremo nel
cap. 20.
Il v. 13 mostra quello che doveva
essere un costume dell’alta Mesopotamia al tempo di Abramo:
nell’aristocrazia hurrita, un marito
poteva adottare in modo fittizio la
sua sposa come «sorella» e questa
godeva allora di una considerazione
accresciuta e di privilegi speciali. Tale
sarebbe stata la condizione di Sarai,
e Abram se ne sarebbe vantato
davanti agli egiziani che si sarebbero ingannati (v. 19), proprio come
l’autore biblico che quando scrive
non conosceva più questo costume.
Ma è solo una spiegazione e, per di
più, incerta.
SEPARAZIONE
Il capitolo tredicesimo mostra la
generosità di Abramo che lascia la
scelta della terra a suo nipote.
Lot sceglie così il luogo più bello e
preferisce la vita facile. La punizione arriverà con la distruzione delle
città peccatrici. Abramo, invece, sarà
ricompensato dal rinnovamento
della promessa (vv. 14-17).
Lot scelse per sé tutta la valle del Giordano e trasportò le
tende verso oriente. Così si separarono l’uno dall’altro:
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Abram si stabilì nel paese di Canaan e Lot si stabilì nelle città
della valle e piantò le tende vicino a Sòdoma. 13 Ora gli uomini
di Sòdoma erano perversi e peccavano molto contro il Signore.
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Allora il Signore disse ad Abram, dopo che Lot si era separato da lui: «Alza gli occhi e dal luogo dove tu stai spingi lo
sguardo verso il settentrione e il mezzogiorno, verso l’oriente
e l’occidente. 15 Tutto il paese che tu vedi, io lo darò a te e alla
tua discendenza per sempre. 16 Renderò la tua discendenza
come la polvere della terra: se uno può contare la polvere della
terra, potrà contare anche i tuoi discendenti. 17 Alzati, percorri
il paese in lungo e in largo, perché io lo darò a te».
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Poi Abram si spostò con le sue tende e andò a stabilirsi alle
Querce di Mamre, che sono ad Ebron, e vi costruì un altare al
Signore.
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capitolo 14, 13-20
La campagna contro i quattro re
Ma un fuggiasco venne ad avvertire Abram l’Ebreo che si
trovava alle Querce di Mamre l’Amorreo, fratello di Escol e
fratello di Aner i quali erano alleati di Abram.
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Quando Abram seppe che il suo parente era stato preso
prigioniero, organizzò i suoi uomini esperti nelle armi, schiavi
nati nella sua casa, in numero di trecentodiciotto, e si diede
all’inseguimento fino a Dan. 15 Piombò sopra di essi di notte,
lui con i suoi servi, li sconfisse e proseguì l’inseguimento fino a
Coba, a settentrione di Damasco. 16 Ricuperò così tutta la roba e
anche Lot suo parente, i suoi beni, con le donne e il popolo.
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Melchisedek
Quando Abram fu di ritorno, dopo la sconfitta di Chedorlaomer e dei re che erano con lui, il re di Sòdoma gli uscì incontro
nella Valle di Save, cioè la Valle del re.
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Intanto Melchisedek, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo
19
e benedisse Abram con queste parole:
«Sia benedetto Abram dal Dio altissimo,
creatore del cielo e della terra,
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e benedetto sia il Dio altissimo,
che ti ha messo in mano i tuoi nemici».
Abram gli diede la decima di tutto.
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I fratelli
l «fratelli» di 13,8, è l’appellativo familiare che gli ebrei usavano
fra parenti prossimi e il cui uso è
testimoniato ancora nel Nuovo
Testamento (cf. Mc 3, 31 e parall.:
«Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, lo mandarono a
chiamare»).
La valle del Giordano
Alla lettera, in questo v. 10, la valle del Giordano è detta «il cerchio»,
come nome geografico che designa
la bassa valle del Giordano fino a
sud del mar Morto che qui l’autore
sacro considera non ancora esistente
perché Sodoma e Gomorra saranno
distrutte solo nel cap. 19.
I quattro re
Il cap. 14 non appartiene a nessuna delle tre grandi fonti del Genesi e
racconta di una alleanza tra tre storicamente impossibile. Probabilmente ha solo lo scopo di unire Abramo
alla grande storia e di aggiungere
alla sua figura un’aureola di gloria
militare.
MELCHISEDEK
Tradotto letteralmente il nome
significa «re di giustizia». Dopo il
Salmo 76,3 («Dio abita in Salem, in
Sion è la sua dimora») la tradizione
giudaica e molti Padri hanno identificato Salem con Gerusalemme. Il
suo re-sacerdote che ha un nome
cananeo, adora il Dio Altissimo con
il titolo di El ’Eljôn che qui, è identificato al vero Dio di Abramo.
Questo Melchisedek che fa nel
racconto sacro una breve apparizione come re di quella città dove
JHWH sceglierà di abitare, è presentato dal Sal 110,4 come figura di
Davide che è a sua volta figura del
Messia, re e sacerdote.
L’applicazione al sacerdozio di
Cristo è sviluppata da Ebrei 7.
La tradizione patristica ha sfruttato questa esegesi allegorica vedendo nel pane e nel vino portati da
Abramo una figura dell’Eucaristia,
interpretazione accolta nel Canone
Romano della Messa.
LA BIBBIA - 59
MELCHISEDEK Nella Scrittura
Oltre che nel testo genesiaco, c’è un
secondo punto in cui si parla di Melchisedek nell’Antico Testamento è nel
Salmo 110, in cui si prefigura la venuta di una figura messianica destinata
ad esercitare il giudizio di Dio, che
sarà sacerdote eterno in modo analogo a Melchisedek.
Oracolo del Signore al mio Signore:
«Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi
piedi».
Lo scettro del tuo potere stende il
Signore da Sion: «Domina in mezzo
ai tuoi nemici. A te il principato nel
giorno della tua potenza tra santi
splendori; dal seno dell’aurora, come
rugiada, io ti ho generato».
Il Signore ha giurato e non si pente:
«Tu sei sacerdote per sempre al modo
di Melchisedek». Il Signore è alla
tua destra, annienterà i re nel giorno
della sua ira.
Giudicherà i popoli: in mezzo a cadaveri ne stritolerà la testa su vasta
terra.
Lungo il cammino si disseta al torrente e solleva alta la testa.
L’evidenza storica dell’Antico Testamento evidenzia due brani in cui si
definisce Melchisedek
Nel primo Melchisedek è un re e un
sacerdote, una figura comunque umana. Nel secondo passo Melchisedek è
un Sacerdote eterno.
Nel Nuovo testamento Melchisedec
appare nella lettera agli Ebrei dove si
afferma che Gesù è un Sacerdote eterno alla maniera di Melchisedek.
Ebrei 7,1-4:
«Questo Melchisedek infatti, re di
Salem, sacerdote del Dio Altissimo,
andò incontro ad Abramo mentre
ritornava dalla sconfitta dei re e lo
benedisse; a lui Abramo diede la
decima di ogni cosa; anzitutto il suo
nome tradotto significa re di giustizia; è inoltre anche re di Salem, cioè
re di pace. Egli è senza padre, senza
60 - LA BIBBIA
madre, senza genealogia, senza principio di giorni né fine di vita, fatto
simile al Figlio di Dio e rimane sacerdote in eterno. Considerate pertanto
quanto sia grande costui, al quale
Abramo, il patriarca, diede la decima
del suo bottino».
Ebrei 7,14-17;
«È noto infatti che il Signore nostro
è germogliato da Giuda e di questa
tribù Mosè non disse nulla riguardo
al sacerdozio. Ciò risulta ancor più
evidente dal momento che, a somiglianza di Melchisedek, sorge un altro
sacerdote, che non è diventato tale
per ragione di una prescrizione carnale, ma per la potenza di una vita
indefettibile. Gli è resa infatti questa
testimonianza: Tu sei sacerdote in
eterno alla maniera di Melchisedek».
Ebrei 7,23-24:
«Per questo, Gesù è diventato garante
di un’alleanza migliore. Inoltre, quelli
sono diventati sacerdoti in gran numero, perché la morte impediva loro
di durare a lungo; egli invece, poiché
resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta».
Melchisedec è ricordato nel canone
della Messa durante l’Anamnesi come
preghiera per accettare il sacrificio,
come quelli di Abele e Abramo.
«Volgi sulla nostra offerta
il tuo sguardo sereno e benigno,
come hai voluto accettare i doni di
Abele, il giusto, il sacrificio di Abramo, nostro padre nella fede, e l’oblazione pura e santa di Melchisedech,
tuo sommo sacerdote».