Nuova spinta europea alle nozze gay

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Nuova spinta europea alle nozze gay
Anno IV - Numero 136 - Mercoledì 10 giugno 2015
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
Libia
Cronaca
Sport
Italiano liberato,
ma resta il mistero
Sicurezza: Varese
vuole l’esercito
Calciomercato,
il Milan accelera
a pag. 5
Colosimo a pag. 12
Fruch a pag. 9
DOPO IL CAMPIDOGLIO L’INCHIESTA DI PIGNATONE CONTINUA A INDIRIZZARSI VERSO LA REGIONE LAZIO: I CHIARIMENTI CHE CI ASPETTIAMO DAL PRESIDENTE
di Francesco Storace
rollano, crollano. Le
mura erette dal Pd a
difesa di Marino e
Zingaretti per resistere all’ondata di
Mafia capitale non reggeranno.
Avevamo vaticinato troppo
presto la data dell’8 aprile per
le dimissioni del governatore,
ma il capitombolo del centrosinistra si avvicina sia in Campidoglio che alla Regione.
Quando non corrotti, superficiali oltre ogni possibilità di
immaginazione.
Ormai, la situazione è insostenibile e il clima che si respirerà oggi pomeriggio alla
Pisana - dopo il caos di ieri in
Campidoglio - lo testimonierà.
Zingaretti dovrà venire in aula
e certo faticherà a trovare spiegazioni convincenti su quel
che sta accadendo in Regione.
Prima gli hanno piombato il
capo di gabinetto Venafro, era
stato già indagato un consigliere, Patanè, avvisi di garanzia a due dirigenti, Longo e
Agostinelli, l’arresto di Guido
Magrini, altra figura importante
della burocrazia regionale, ieri
le dimissioni del capogruppo
Marco Vincenzi, che pure non
risulta indagato. Difficile capire
che altro debba succedere
prima di spegnere la luce e
calare il sipario sulla regione
che doveva cambiare tutto. Immaginazione e realtà non si
sono incontrate.
Per tentare di salvare la sua
esperienza al governo dell’istituzione, Zingaretti non
commetta errori.
1) Non imiti Marino; è vero
che anche nel centrodestra
ci sono stati arrestati e indagati, ma
questo non toglie che gli onesti
che ci sono - e alzerò la mano - non
accettano di essere paragonati alla
C
MAFIA
CAPITOMBOLO
Regione.
3) Eviti altri infortuni. Ma annunci che sul prossimo appaltone da un miliardo e trecento
milioni per i servizi multitecnologici in Sanità la Regione
si fermerà ad approfondire
molto più seriamente ogni singolo dettaglio della gara.
4) Chiarisca definitivamente
che non ci sono “quote” sugli
appalti da spartire tra maggioranza e opposizione.
5) Anche se comprensibile e
apprezzabile dal punto vista
umano la difesa del suo ex
capo di gabinetto,Venafro, non
insista più di tanto in quello
che appare un probabilmente
non voluto sfottò alla magistratura. Non si derubrichi a
incontro politico un reato su
cui è in corso un’inchiesta delicata, come quella sulla gara
Cup in tema di prenotazioni
sanitarie.
6) Ci sono due dirigenti indagate, alla centrale acquisti, che
sarebbe bene spostare altrove.
Le dottoresse Longo e Agostinelli attendano di veder
chiarite le rispettive posizioni,
ma siano collocate in un altro
luogo. Gli inquirenti potrebbero pensare al topo a guardia
del formaggio.
7) In particolare, la dottoressa
Elisabetta Longo, direttrice regionale, lo scorso 23 aprile
venne in commissione bilancio
ad affermare che la settimana
successiva sarebbe stata pubblicata la nuova gara Cup dopo
quella revocata per Mafia capitale: a tutt’oggi quel bando,
su cui si giurava sul benestare
dell’autorità anticorruzione di
Cantone, è volatilizzato, sparito,
non se ne trova traccia. Trasparenza, un valore...
Oggi, in aula, chiederemo anche
altro. Ma prepariamoci a votare a
ottobre.
Oggi Zingaretti in aula alla Pisana. Clima pesante,
ecco le nostre prime domande al governatore in bilico
mafia solo perché chiedono le dimissioni di chi governa.
2) Non dica che non sono andati
soldi a Mafia capitale. I sette milioni
CAOS SUGLI IMMIGRATI. ALFANO RESTA A GUARDARE
di euro inviati da Magrini a Roma
servivano a soddisfare proprio le
cooperative. E se i sessanta milioni
della gara Cup - di cui chiesi l'an-
nullamento con un’interrogazione
- non sono stati intascati da Buzzi e
soci è solo perché sono arrivati i
carabinieri e non per merito della
STRASBURGO RACCOMANDA AI PAESI MEMBRI DI ADEGUARE LE NORMATIVE “ANCHE IN MATERIA DI GENITORIALITÀ”
Nuova spinta europea alle nozze gay
Prefetti-Maroni,
che scontro
Vignola a pag. 2
SCUOLA, ALTRA BOCCIATURA PER RENZI
Rimandato
a... casa
a pag. 3
ieccola, l’Europa. Che si fa sentire
non sulla crisi che spinge al suicidio
centinaia di italiani, non sull’emergenza che ha ormai riempito ogni pertugio dello Stivale di immigrati. Ma sul
“dovere civile”, così è stato immediatamente ribattezzato da coloro che hanno
evidentemente altre priorità rispetto alla
crisi, l’Europarlamento sa subito cosa
fare: alzare il dito contro le sovranità nazionali e imporgli il Pensiero unico. Ed
ecco bello e confezionato il testo di una
raccomandazione sulla parità di genere,
approvata a maggioranza: “Dal momento
che la composizione e la definizione
delle famiglie si evolve nel tempo, che le
normative in ambito familiare e lavorativo
siano rese più complete per quanto concerne le famiglie monoparentali e genitorialità Lgtb”. Proprio così: genitorialità
Lgbt (dove la sigla, per i non avvezzi
con gli acronimi della nostra era orwelliana, sta per lesbo gay bisex e trans).
R
Non è la prima volta, e c’è tutta la sensazione che non sarà l’ultima. Già a marzo
il Parlamento di Strasburgo aveva votato
una relazione in cui si prendeva atto
“della legalizzazione del matrimonio e
delle unioni civili tra persone dello stesso
sesso in un numero crescente di paesi
nel mondo, attualmente 17”, non mancando di richiamare “le istituzioni e gli
Stati membri dell’Ue a contribuire ulteriormente alla riflessione sul riconoscimento del matrimonio o delle unioni
civili tra persone dello stesso sesso in
quanto questione politica, sociale e di
diritti umani e civili”. C’è anche la pena
di morte in molti stati del mondo (più di
17…), per non parlare della Sharia: e
meno male che le raccomandazioni non
riguardano pure “riflessioni” sull’adozione
di norme simili.
Tant’è. Occorrerà anche segnalare che
comunque la votazione non ha arriso in
maniera unanime al documento, approvato con 341 voti a favore, 281 contrari e
81 astensioni. Al suo interno anche altre
raccomandazioni generiche, nel mettere
in campo azioni specifiche per rafforzare
i diritti delle donne disabili, migranti, appartenenti a minoranze etniche, delle
donne Rom, delle anziane, delle madri
sole. Il documento non è comunque
vincolante. Praticamente una pagliacciata, in pieno stile europarlamento (istituzione che praticamente non decide
nulla). Ma non ditelo a quelli che “ci
Robert Vignola
vuole più Europa!”.
2
Mercoledì 10 giugno 2015
FOCUS
LA GRANA DELLE QUOTE DA DISTRIBUIRE: SCONTRO ISTITUZIONALE SEMPRE PIÙ FORTE
I prefetti lasciano solo Maroni
Il governatore chiede con una lettera di sospendere l’assegnazione di immigrati, ma arrivano i primi no.
Dal Piemonte Chiamparino fa la morale e dalla Sicilia Crocetta promette altri soldi ai suoi Comuni
di Robert Vignola
ostretti ad ospitarli, contro
la volontà degli amministratori e dei territori che
li hanno eletti. Tanto vale
abolirle, le Regioni, se poi
su un tema come quello dell’emergenza immigrazione, connesso ad
altre questioni come quella della sicurezza, non sono permesse obiezioni. E c’è anzi il serio sospetto che
vi sia un vago intento punitivo nella
scelta delle quote da assegnare a
ognuna: il governo è di centro-sinistra? Occhio a quelle amministrate
dal centro-destra.
Una cosa è certa: Roberto Maroni,
che ha fatto la prima mossa con la
lettera inviata ieri ai prefetti, si è
trovato davanti al primo muro, eretto
proprio dalle autorità di governo
del territorio. “Ricordo poi che in
Lombardia vive già oltre un quinto
degli immigrati regolari presenti in
Italia, molti dei quali in cerca di lavoro. È quindi impensabile inviare
in Lombardia altri immigrati prima
di aver riequilibrato la distribuzione”, ha scritto il governatore lom-
C
bardo ai prefetti chiedendogli di
sospendere le assegnazioni di immigrati. E Claudio Palomba, presidente del Sinpref, associazione sindacale dei funzionari prefettizi, ha
subito detto all’Agi che “i prefetti
della Lombardia non rispondono
certo al governatore, con tutto il rispetto per Maroni: è una materia di
competenza dello Stato e i prefetti
si attengono alle direttive che arrivano dal ministero dell'Interno e
dal governo”. Che ammette le oggettive difficoltà a reperire posti, si
dice contrario alla requisizione delle
caserme dismesse ma alla fine fa
capire che il sentiero è già tracciato.
Il rischio di uno scontro istituzionale
però è sempre più alto, il segretario
della Lega Nord, Matteo Salvini ha
pubblicato sui social network una
quindicina di numero telefonici di
prefetture per invitare i militanti a
chiamare. Sabato alle 10 amministratori e cittadini si incontreranno
inoltre davanti alla prefettura di Bergamo, con Maroni alla testa, in una
manifestazione che si preannuncia
dai toni forti: è già arrivata la promessa di fondi ai Comuni che non
Alfano e Maroni
ospiteranno immigrati, in aperta polemica (e controtendenza) con le
aperture sul patto di stabilità pro-
messe dal duo Renzi-Alfano.
Intanto sperare che le grida d’aiuto
che arrivano qua e là da sindaci di
sinistra siano raccolte dai loro referenti è inutile. Dal Piemonte, Sergio
Chiamparino ritiene che “il governo
debba ignorare la posizione di Maroni e dare disposizione ai prefetti
perché tutte le regioni accolgano i
migranti. La politica deve avere
anche un compito pedagogico e
aiutare le proprie comunità a capire
che accogliendo i profughi svolgono
una funzione di alta qualità morale”.
Aspettando i corsi di riabilitazione
del Pd piemontese, magari finanziati
coi soldi pubblici, proprio di questi
ultimi finisce per parlare (guarda
caso) Rosario Crocetta dal profondo
sud. “Con buona pace della Lega e
di Maroni, i comuni siciliani che accolgono i migranti oltre alla premialità dello Stato riceveranno fondi
anche da parte della Regione siciliana”, iniziativa che “rappresenta
oltre che un messaggio positivo anche un monito per chi come Salvini
e Maroni lanciano una battaglia xenofoba e antimeridionalista perché
lasciano alle Regioni del Sud la questione dell'accoglienza”. Al Cara di
Mineo, quello di Mafia Capitale, applaudono tutti convinti.
IL GOVERNATORE SI SCHIERA A DIFESA DELLE STRUTTURE RICETTIVE E MINACCIA RICORSI
Zaia difende le località turistiche
L
a vendetta di Renzi e Alfano
sulle località turistiche del
Veneto. È il forte sospetto
di Luca Zaia, che ieri ha passato
una delle prime giornate da rieletto
governatore preoccupandosi di
non vedere la bomba migranti
andare a minare le fondamenta
di uno dei settori imprenditoriali
che continuano a dare posti di
lavoro alla una volta ricca economia del Nord Est.
“Giù le mani dagli appartamenti
e dagli hotel nelle zone turistiche
del Veneto. Fonti attendibili mi
hanno informato che 100 profughi
si stanno sistemando in appartamenti privati a Eraclea e che altri
380 sono in arrivo in altre località.
La rappresaglia di Renzi e Alfano
contro il Veneto è scattata. Risponderemo con atti formali”.
Così ha tuonato il presidente della
Regione Veneto, dando quindi
fonte di pubblicità alle notizie semisegrete che stavano giungendo
da numerose fonti sull’utilizzo di
case sfitte nelle località turistiche
del Veneto per ospitare i migranti
inviati in Veneto dal ministero
dell’Interno. Un’idea che non a
caso era stata anche “accarezzata”
da Ladylike Alessandra Moretti.
Ma neanche il linguaggio del voto
può essere inteso da chi non vuol
sentire.
Di qui la scelta di Zaia: rispondendo anche a un appello inviatogli
da alcun sindaci del bacino termale
euganeo (Abano, Teolo, Torreglia,
Battaglia Terme e Galzignano Terme), il Governatore sottolinea che
“nemmeno un profugo, non uno,
deve essere inviato in nessuna
località turistica e quelli di Eraclea
vanno allontanati immediatamente.
Se Renzi e Alfano vogliono distruggere la prima economia di
questa Regione con 70 milioni di
arrivi, migliaia e migliaia di posti
di lavoro (anche per gli immigrati
regolari che ospitiamo) e 16 miliardi di fatturato - aggiunge hanno trovato la via più breve.
Anche per i Prefetti - incalza il
presidente del Veneto - è arrivato
il momento di scegliere, perché i
diktat contro la gente e gli amministratori che la rappresentano
non farebbero altro che alimentare
la già alta tensione sociale”.
Ma non si tratta solo di opporsi
con le interviste alle scelte del
governo centrale. Perché Zaia sta
preparando una battaglia di carte:
“Renzi e Alfano sappiano che la
mia non è una battaglia di sole
parole e se non ci credono devono
solo aspettare le ore necessarie
per la definizione, anche giuridica,
di una serie di atti concreti, formali,
legittimi, incontrovertibili”. R.V.
SOLO A GIUGNO, IN ITALIA, SI È REGISTRATO LO SBARCO DI DIECIMILA PERSONE
Oltre centomila gli arrivi nel 2015
ltre centomila. Tanti sono
gli immigrati che, nel corso
del solo 2015, sono piombati in Europa lungo le rotte degli
schiavisti del terzo millennio. La
cifra ufficiale è stata resa nota
ieri a Ginevra dall'Alto commissariato Onu per i rifugiati, quella
premiata ditta Unhcr che ha prestato allo Stato italiano le fondamentali performance della sua attuale terza carica, Laura Boldrini. Una per la quale cifre del
genere sono praticamente un sucessone.
Più precisamente, gli sbarchi nel dall’inizio del
2015 sono stati circa 103.000. Si parla comunque
solo delle persone arrivate via mare: essenzialmente in Italia (54.000) e in Grecia (48.000).
Brillano i 920 in Spagna e i 91 (novantuno!) soccorsi da Malta: troppa grazia… Chissà perché
a Spagna e Grecia riescono performance così
basse: ma i respingimenti sono brutti e cattivi
solo se propone di adottarli l‘Italia.
O
Sempre secondo le stime rese
note, in questa caso senza alcuna
sorpresa, la maggior parte dei
migranti arrivati in Italia sono
partiti dalla Libia. Che però promette di averne in pancia, da
destinare al mercato degli scafisti
di là dal mare e delle cooperative
di qua da esso, di un altro mezzo
milione di persone.
D’altronde è in questi giorni che si è potuta
saggiare la situazione. Durante il solo ultimo
fine settimana, circa 6mila immigrati sono stati
gentilmente recapitati alle marinerie di mezzo
mondo sulle coste italiane. Diecimila sono in
tutto quelli arrivati nei primi otto giorni di giugno.
Nelle isole greche, invece, giungono in media
circa 600 rifugiati al giorno, in maggioranza in
fuga da Siria, Afghanistan e Iraq, transitando
dalla Turchia. Un esodo che andrebbe in qualche
misura dissuaso, e che invece è sempre più
apertamente incoraggiato.
L’EMERGENZA
Spuntata a Genova
la prima tendopoli
endopoli per immigrati? Già
cominciano a vedersi nell’Italia che, come una donna
dai costumi troppo facili, non riesce a dir di no. E la struttura, rigorosamente “temporanea” è sorta proprio in una delle regioni
considerate ribelli, la Liguria. È
stata allestita a Genova, nel padiglione D della Fiera, in fretta e
furia. Dalla Prefettura avevano
annunciato la decisione lunedì
sera: “Stiamo allestendo una trentina di brandine di emergenza alla
Fiera, cerchiamo di non superare
questo numero”. Invece ieri le
brandine allestite erano puntualmente il doppio. Il personale della
Croce Rossa ha provveduto a
T
dotare l’area di alcuni bagni chimici
e docce da campo. I migranti
sono stati visitati da medici, gli è
stato servito il pranzo e, secondo
le prime ipotesi, resteranno “solo
10 o 15 giorni”. Figurarsi: le strutture d’accoglienza liguri sono al
collasso (come tutte nel territorio
italiano: infatti tendopoli sono
sorte anche al Brennero, dove i
“migranti” sono respinti dalle polizie tedesca e austriaca) e presto
Renzi e Alfano manderanno altri
ospiti cui trovare un posto. Mal
che vada, i migranti del padiglione
D potranno prendersi una laurea,
se già non l’hanno conseguita
nel proprio Paese. Là ha sede la
facoltà d’Ingegneria…
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n° 286 del 19-10-2012
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Mercoledì 10 giugno 2015
ATTUALITA’
GOVERNO BATTUTO IN COMMISSIONE SUL PARERE DI COSTITUZIONALITÀ AL DDL
Scuola, una bocciatura dietro l’altra
La presidente Finocchiaro viene meno alla prassi e vota - Durissime le opposizioni
l governo è stato battuto sul parere di
costituzionalità alla riforma della scuola. Con 10 voti contrari e 10 a favore il
parere in commissione Affari Costituzionali del Senato non passa per il
"voto determinante" di Mario Mauro senatore
di Gal, che nei giorni scorsi ha annunciato
l'uscita dalla maggioranza. "Da un punto di
vista costituzionale la riforma della buona
scuola è scritta male - osserva Mauro - pertanto fermiamoci e riscriviamola meglio".
Secondo quanto si apprende, la presidente
della commissione Anna Finocchiaro (nella
foto) avrebbe votato "sì" per cercare di
aiutare il premier-segretario del suo partito
(ma per prassi i presidenti di commissione
di solito non votano) e i senatori di Ncd non
sarebbero stati presenti al momento del
voto.
Dure le opposizioni, che in pratica chiedono
a Renzi di... ritirarsi, e non solo di ritirare il
dl sulla cosiddetta "buona scuola".
"Il governo è andato sotto sulla pregiudiziale
sul ddl Scuola. Per il governo è l'inizio della
fine. Avevamo detto a Renzi che sarebbe
stato un Vietnam e lui ha ironizzato. Adesso
il Vietnam lo sta vivendo. Benvenuto ed auguri", ha affermato il capogruppo di Fi Renato
Brunetta a margine di una conferenza stampa
in Senato.
E le (assai presunte) apertura di Renzi su
una revisione del ddl? "Sono aperture che
non riguardano il sindacato, ma esclusivamente il suo partito o una parte di esso", ha
detto il segretario generale dello Snals- Confsal, Marco Paolo Nigi, all’Adn Kronos. “Con
lui non ci siamo mai incontrati, abbiamo incontrato il Pd, ci siamo visti più volte con il
I
INCREDIBILE SORTITA DEL PREMIER-SEGRETARIO
La riforma… della
riforma? “Facciamola
nelle sezioni del Pd”
ltro che confronto con gli insegnanti, gli studenti
e i genitori dei ragazzi: Matteo Renzi la riforma
della scuola intende farla ‘in famiglia’. E non
tanto con la signora Agnese, che pure è insegnante
e almeno ne avrebbe ben donde, ma con la ‘famiglia’
del Pd. Ma l’ultima sortita del segretario-premier,
quella cioè di affidare la riforma… della riforma
alle sezioni del partito, ha mandato su tutte le furie il
popolo della Rete. Nonché i sindacati: "Ha detto che
il confronto lo farà nei circoli Pd, vedremo cosa partoriscono", ha detto tra lo scettico e l’ironico il coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, Rino
Di Meglio, all'agenzia Adnkronos: “Renzi ha detto
chiaramente che il confronto lo farà nei circoli Pd
non certo con i sindacati, quindi dubito possano esserci grandi novità. Sicuramente sono convinto che
gli insegnanti abbiano fortemente contribuito al
calo del Pd, forse una riflessione dovrebbero farla
su questo, Comunque - annuncia Di Meglio - se
non dovesse cambiare nulla nel ddl ci daremo da
fare per un Referendum abrogativo e ci rivolgeremo
alla corte costituzionale perché in alcune parti il
testo è sicuramente incostituzionale. Il fatto che
continui a rifiutare il confronto con i sindacati certo
la dice lunga. Restringere il confronto ai circoli di
partito, che in democrazia è uno strumento e non
un'istituzione, e il fatto che questi si sono svuotati
dubito possa portare a grandi cambiamenti”.
A
Ministro, in tutte le sedi e in tutte le occasioni
abbiamo manifestato le nostre perplessità,
abbiamo detto le cose che non vanno. Vedremo se le toglie o quali toglie".
Ribadendo quindi le criticità più volte espresse dai sindacati, dal no alla valutazione del
merito dei docenti da parte di genitori e insegnanti, al no alla nomina da parte dei presidi, dal piano pluriennale di assunzioni al
contratto Nigi si mostra molto poco ottimista
sui risultati di questa nuova consultazione
"tutta interna al suo partito. Forse, uno o due
punti potranno essere modificati anche perchè
comunque la scuola va avanti e non conviene
nemmeno a lui trovarsi contro tutto il mondo
della scuola. Ha capito che così com'è non
passa e si è preso qualche giorno per vedere
se riesce a convincere qualcuno". Quanto ai
tempi per garantire un corretto avvio del
prossimo anno scolastico per Nigi "siamo
già oltre il tempo massimo".
Dal canto suo, Elena Centemero, responsabile
scuola e università di FI, ha detto: "Dopo
aver scaricato sul Parlamento la responsabilità di approvare il ddl scuola in tempi
rapidi e utili a garantire il regolare avvio
dell'anno scolastico, con la copertura dei
posti vacanti e disponibili nei nostri istituti,
ora è il premier a prendere tempo per
motivi squisitamente politici e tutti interni
al Pd. A questo punto, aspettiamo di capire
come l'eventuale rinvio si concili con i
tempi, anche burocratici, per il regolare
inizio dell'anno scolastico e l'immissione
in ruolo degli insegnanti entro i primi giorni
di settembre".
IMMINENTE LA NOMINA DI COSTAMAGNA ALLA GUIDA DELLA CASSAFORTE DEL TESORO, BASSANINI ALLA CONSULTA?
Dalla Rai alla Cdp: Renzi vuole tutto
Come nuovo amministratore unico di viale Mazzini in pole position c’è Scrosati, mattarelliano doc
ltro che rimpasto. Dopo
le Regionali il premier
Renzi continua a proclamare riforme, ma intanto
si appresta a spartire altre
poltrone cruciali. Si parte dalla
Rai, ma il nodo fondamentale
è quello legato al cuore del
potere italiano, il portafoglio
dello Stato: la Cassa Depositi
e prestiti. Salvo clamorosi colpi
di scena, la cassaforte del Tesoro verrà affidata a Claudio
Costamagna. Banchiere d’affari, per vent’anni alla Goldman Sachs, attualmente nu-
A
mero uno di Salini Impregilo
e figura considerata vicinissima a Prodi. Per il Professore
ha studiato dossier di primo
livello, dalle privatizzazioni
bancarie alla Telecom fino all’idea di una fusione tra UniCredit e Intesa.
Dopo 7 anni Bassanini si appresta a lasciare quindi la presidenza con una “compensazione” a dir poco gratificante.
Come rivelato anche da Repubblica, l’ex ministro sarebbe
il candidato numero uno del
Pd per la Consulta.
A prendere il ruolo di amministratore delegato in via Goito
dovrebbe essere invece Fabio
Gallia, già direttore generale
della Bnl, chiamato a sostituire
Giovanni Gorno Tempini, presidente del Fondo Strategico
italiano.
Il primo ministro vuole mettere
le mani su tutto. Anche sulla
Rai. Con il direttore generale
uscente Luigi Gubitosi che
potrebbe prendere il “treno”
delle Ferrovie dello Stato. Il
Rottamatore non sarebbe infatti
convinto dell’operato di Mi-
chele Mario Elia. Tant’è, la
scelta potrebbe rivelarsi non
del tutto azzeccata vista la non
esperienza del dg in materia.
E chi prenderà il suo posto a
viale Mazzini? Andrea Scrosati,
vicepresidente di Sky Italia e
mattarelliano doc (favorito) oppure Marinella Soldi? Tra i due
litiganti, a godere potrebbe
essere Giancarlo Leone, ora
direttore di Rai Uno. Battaglia
serrata, per un ruolo strategico,
che l’ex sindaco di Firenze
vuole assegnare a un vero e
proprio “cavallo” di razza.
La manovra di Renzi, volta ad
occupare tutte le caselle di
potere nelle aziende pubbliche, è ripartita. Questione di
giorni, settimane, mesi. Il presidente del Consiglio può ormai considerarsi a tutti gli
effetti un vero e proprio accentratore di potere.
Marco Zappa
IL GIP DI GENOVA RESPINGE LA RICHIESTA DELLA PROCURA PER IL PAPÀ DEL PRESIDENTE DEL CONIGLIO
Chil Post, nessuna archiviazione
Per il giudice troppe “anomalie” nel fallimento dell’azienda di famiglia - Tiziano
Renzi, sotto inchiesta con l’accusa di bancarotta fraudolenta, rischia il processo
empi duri per Matteo Renzi.
La procura di Genova aveva
chiesto l’archiviazione per
la vicenda di babbo Tiziano, sotto
inchiesta con l’accusa di bancarotta fraudolenta per il fallimento
della società di famiglia, la “Chil
Post”.
Ma per il gip Roberta Bossi, le
“anomalie” nella vicenda sono
ancora tante. E per questo motivo,
T
come anticipato dal Secolo XIX,
vorrebbe approfondire il caso.
Senza chiudere quindi il fascicolo,
fissando altre 2 udienze e, magari,
chiedendo un supplemento delle
indagini affidando a un commercialista una consulenza per “leggere” in modo più approfondito
i bilanci della società.
Altro che archiviazione. Si mette
male per il papà del premier, che
fino a pochi giorni fa sembrava
certo di uscire subito e a testa
alta dall’inchiesta. A pesare, probabilmente, anche una memoria
presentata recentemente da uno
dei creditori dell’azienda specializzata in marketing editoriale (in
passato di proprietà di Renzi senior), che specificava come
un’eventuale archiviazione potesse
essere quantomeno “prematura”.
Per “presunte discrepanze registrate anche nel periodo della
sua dirigenza”.
Il padre del presidente del Consiglio, dopo essere stato alla
guida della “compagine” dalla
sua nascita, aveva ceduto le quote
a Gianfranco Massone nell’ottobre
2010, e amministratore unico
era diventato Antonello Gabelli.
Nello spazio di 2 anni la Chil
Tiziano Renzi
Post è fallita. E la prima ipotesi
degli inquirenti era che Tiziano
Renzi avesse concorso a quel
dissesto. “Spogliandola” dal ramo
sano cedendo i beni disponibili
alla Eventi6, azienda di proprietà
della coniuge Laura Bovoli.
A insospettire i pm fu il prezzo di
vendita da marito a moglie, che
sarebbe stato di poco più di
3.000 euro.
Dubbi non ancora chiariti, con
l’archiviazione che tarda ad arrivare. E forse, potrebbe anche
svanire e trasformarsi in una richiesta di rinvio a giudizio che
creerebbe un altro grattacapo al
primo ministro. E non solo.
4
Mercoledì 10 giugno 2015
ATTUALITA’
DOPO LE PAROLE PRONUNCIATE DOMENICA DI RITORNO DA SARAJEVO, REPENTINA MARCIA INDIETRO
Medjugorje, il Papa adesso chiude
Duro il Pontefice: “Ma dove sono i veggenti che ci dicono oggi la lettera che la Madonna
manderà alle 4 del pomeriggio?” – Per ora in Vaticano vince ‘il partito anti-apparizioni’
di Igor Traboni
eppure 48 ore è durata l’apertura
di Papa Francesco su Medjugorje,
ovvero sulla possibilità di riconoscere – in maniera anche solo parziale, ma comunque ufficiale – le
apparizioni che dal 1981 si ripeterebbero ad
alcuni veggenti nella cittadina oggi nella Bosnia-Erzegovina.
Ieri infatti il Pontefice, durante il tradizionale
appuntamento dell’omelia mattutina nella piccola cappella di Santa Marta, ha rivolto senza
mezzi termini parole di una durezza inusitata
contro «quelli che sempre hanno bisogno di
novità dell’identità cristiana. Ma dove sono i
veggenti che ci dicono oggi la lettera che la
Madonna manderà alle 4 del pomeriggio?
Per esempio, no? E vivono di questo. Questa
non è identità cristiana. L’ultima parola di Dio
si chiama “Gesù” e niente di più».
E non è stato difficile – anche se di veggenti
o presunti tali è piena l’Italia e il mondo intero
– identificare in questi ‘postini’ della Madonna
i veggenti – oggi adulti – che da oltre trent’anni
riceverebbero messaggi dalla Madonna, non
solo a Medjugorje ma anche nelle altre parti
del mondo dove ora quattro di loro vivono.
Eppure, non più tardi di domenica scorsa, sull’aereo che riportava il Papa dalla visita-lampo
a Sarajevo, Bergoglio così aveva risposto alla
precisa domanda di un cronista: “Sul problema
di Medjugorje papa Benedetto XVI, a suo
tempo, aveva fatto una commissione presieduta
N
dal cardinale Camillo Ruini; c’erano anche altri
cardinali, teologi e specialisti lì. Hanno fatto lo
studio e il cardinale Ruini è venuto da me e mi
ha consegnato lo studio, dopo tanti anni, non
so, tre-quattro anni più o meno. Hanno fatto un
bel lavoro, un bel lavoro”. Ecco dunque quella
che aveva tutta l’aria di un’apertura e che già
lasciava sperare i tanti pellegrini che ogni
anno si ritrovano nel santuario nel frattempo
sorto a Medjugorje, ai piedi del colle delle
apparizioni e dell’altra montagna comn una
grande croce che pure ha una parte preponderante nella ‘storia’ mariana di quel luogo.
In verità, già il fatto che il Papa non avesse
parlato di Medjugorje in nessuno dei vari
appuntamenti nella vicina Sarajevo, aveva la-
sciato dei dubbi. Che poi, come detto, in
parte erano stati fugati dalle parole pronunciate
invece sull’aereo. E che adesso tornano, dopo
la repentina marcia indietro di ieri.
Ma in Vaticano il cosiddetto ‘partito degli antiMedjugorje’ è sempre stato forte, niente affatto
intaccato, a quanto pare, proprio dalla grande
fede che muove milioni di fedeli e i continui
fenomeni di conversione. Non veri e propri
‘miracoli’ – anche se pure questi si sarebbero
verificati – ma senza dubbio un enorme ‘movimento’ dei cuori.
La linea gerarchica ufficiale nei confronti di
queste apparizioni è sempre stata netta, tanto
che anche negli ultimi tempi alcuni vescovo
hanno di fatto proibito gli incontri di preghiera
pure già organizzati in Italia, in particolare
con una delle veggenti. E non a caso, proprio
nelle ore a cavallo della visita a Sarajevo, Il
Sismografo – un blog molto vicino al Vaticano
- aveva scritto che «la decisione conclusiva
non riconoscerà la natura soprannaturale delle
cosiddette “apparizioni private” di Medjugorje.
In altre parole il discernimento sulla veridicità
o meno dei fatti asseriti nel caso di Medjugorje
non ha superato la verifica ecclesiastica».
Mentre, dall’altra parte, lunedì scorso il cardinal
Ruini, intervistato dal Corsera, aveva fatto sua
l’ipotesi di una apertura papale, ieri di fatto
rivelatasi infondata. E così il mistero attorno a
Medjugorje si infittisce. E a questo punto non
riguarda solo la veridicità o meno delle apparizioni ‘della Signora’, ma proprio la linea
che la Chiesa ha su questa vicenda.
AL MATTINO UNA VISITA ALL'EXPO DI MILANO, POI COLLOQUI CON RENZI, MATTARELLA E BERGOGLIO
Putin in Italia. Con le sanzioni sul collo…
A causa del blocco le esportazioni verso la Russia sono scese di quasi il 13%
di Emma Moriconi
olloquio con le istituzioni italiane,
oggi, per Vladimir Putin: il presidente russo arriva in Italia e
fa visita all'Expo 2015 di Milano, a
seguire l'incontro con Matteo Renzi,
quindi quello con il Capo dello Stato
Sergio Mattarella, per finire in Vaticano
dal Papa. A darne notizia l'assistente
di Putin Yury Ushakov: "A Milano - ha
detto - il nostro presidente e il premier
italiano Matteo Renzi parteciperanno
insieme alla Giornata nazionale della
Russia all'Expo 2015. Il nostro capo
C
dello Stato dovrebbe tenere un discorso
alla cerimonia di apertura della Giornata nazionale. In seguito il presidente
e il premier italiano visiteranno insieme
i padiglioni russo e italiano dell'esposizione. Il nostro presidente - ha aggiunto - avrà un colloquio con Renzi
dopo la visita", ricordando che si tratterà del secondo incontro dopo la
visita del capo del governo italiano a
Mosca dello scorso 5 marzo. Nel pomeriggio di oggi, quindi, il presidente
russo si recherà a Roma per incontrare
il nostro Presidente della Repubblica,
quindi, alle 17, sarà ricevuto in Vati-
cano dal Santo Padre: con Francesco
discuterà, a quanto si apprende, di
possibili ulteriori contatti. A quanto
riferisce Interfax non si sa se ragioneranno anche di una possibile visita
del Pontefice a Mosca, perché "la questione - ha detto Ushakov - non riguarda
solo le istituzioni statali ma anche la
Chiesa ortodossa russa". Di certo si
parlerà della situazione dell'Ucraina,
specialmente delle attività dei cosiddetti "uniati", cioè i greco-cattolici di
rito ortodossi ma vicini al Papa, secondo quanto Ushakov ha riferito alla
stampa e così come è stato ripreso
dalle agenzie: "Verranno discussi i
rapporti bilaterali - ha detto - i temi di
attualità internazionale, in particolare
la situazione in Ucraina, quella dei
cristiani in medio Oriente e la necessità
della difesa dei propri interessi".
Ancora l'assistente del presidente
russo avrebbe parlato della possibilità
che Putin incontri Silvio Berlusconi.
Sempre Ushakov ha poi sottolineato
che il rapporto tra la Russia e l'Italia
è di una certa rilevanza andando dalla
collaborazione economica alle questioni dei rapporti culturali, specificando che l'Italia è il terzo partner
commerciale della Russia in ambito
europeo e il quarto in termini mondiali.
I primi tre sono Cina, Paesi Bassi e
Germania, anche se la politica delle
sanzioni ha influito negativamente
sulle esportazioni italiane verso la
Russia, che sarebbero diminuite di
quasi il 13%, rasentando i 13 miliardi
di dollari: "Nel primo trimestre del
2015 il calo dell'interscambio è stato
di oltre il 25% e il business italiano
ha perso più di 1,42 miliardi di dollari"
ha precisato Ushakov, che poi ha parlato del turismo: "In Italia si sono
recati circa un milione di cittadini
russi. I nostri turati spendono oltre un
miliardo di dollari l'anno in Italia"
Mentre lo scorso anno - sempre secondo quanto ha riferito il collaboratore
di Putin - sono stai duecentomila gli
italiani che hanno scelto la Russia
come meta dei propri viaggi.
LUIGI NEGRI, ARCIVESCOVO DI FERRARA, SUI 5 STELLE: “PER LORO L’UOMO È UGUALE A DIO, È UN’ERESIA”
“Che ci vengono a fare a Messa i grillini?”
T
ra i grillini è una sorta di vanto, quello
di essere diventati il partito (o movimento, ma la sostanza non cambia
mica) più anti-cattolico che c’è ora nel panorama italiano, roba da far impallidire
anche le intemerate contro la Chiesa dei
vendoliani e dei vari rametti comunisti. Un
aspetto però sempre sottaciuto ogni volta
che si fa la disamina dei 5 stelle (che pure
godono di ‘buona stampa’, nonostante si
ostinino a far passare il messaggio contrario).
E che ora invece mette nero su bianco monsignor Luigi Negri, arcivescovo di Ferrara,
cresciuto anche nel segno dell’amicizia con
don Luigi Giussani e quindi vicino a Cielle.
Uno di quei prelati che di solito non le
manda a dire, come ha fatto parlando dei
grillini in un’intervista al Messaggero: “I
libri di Casaleggio diffondono l’idea sbagliata che l’uomo sia uguale a Dio. E’ un’eresia“. Come pericolosa è “la formazione del
pensiero unico da diffondere grazie al web.
Una deriva che non è uno scherzo”. Negri
va giù duro e definisce quella dei 5 stelle il
tentativo di attuare “una sostanziale equiparazione tra l’uomo e Dio, e che l’autorità
suprema delle scelte è la rete”. Ma proprio
questo “scientismo tecnocratico” è la “forza
più subdola che la Chiesa oggi si trova a
combattere”, aggiunge Negri.
L’arcivescovo di Ferrara si chiede quindi,
riferendosi agli ‘adepti’ del comico genovese
e del simil-guru Casaleggio “che ci vengono
a fare a Messa. Mi chiedo che senso abbia
la partecipazione ad un mistero come l’Eucaristia, che è Cristo che si è fatto uomo”.
Proprio a Ferrara, il presule e i grillini si
sono più volte scontrati, soprattutto dopo la
proposta dei 5 stelle di tassare addirittura
le varie manifestazioni religiose, processioni
comprese. Proposta che non è passata, ma
la ruggine tra questo don Camillo e i novelli
Pepponi è rimasta, e come. Tanto che poi il
74enne sacerdote li ha definiti ‘giacobini’.
Salvo ritirare poi quell’affermazione, ma re-
stando poco convinto, però, che dalle parti
di Grillo sappiano sul serio chi sono i giacobini.
Insomma, come sono lontani i tempi in cui
Grillo dava del… grillino perfino a Papa
Francesco.
5
Mercoledì 10 giugno 2015
ESTERI
L’ALTRA SPONDA DEL MEDITERRANEO RIBOLLE: IL GOVERNO DI ROBRUK DISERTA LE CONSULTAZIONI DI BERLINO
Dal caos libico riemerge Scaravilli
Liberato il medico rapito in gennaio: rientrerà in Italia in cambio del riconoscimento del governo
alle autorità filo-islamiste di Tripoli. Intanto l’Isis avanza: occupate la città e la centrale di Sirte
di Robert Vignola
ROMANIA
i aveva messo poco a capitare
nelle mani sbagliate. In un Paese dove si fa guerra per bande
e dove la presenza di un occidentale non passa inosservata.
L’allarme era scattato il 22 gennaio, dopo
che dal 6 non si avevano più tracce di
Ignazio Scaravilli, specialista ortopedico,
che si era recato in Libia per dare il proprio contributo all'ospedale di Dar Al
Wafa, nella zona di Suq Talat. Ieri la
notizia della sua liberazione, che sarebbe
tuttavia avvenuta una settimana fa. Da
allora, il professionista è stato tenuto
dalle autorità di Tripoli, quelle che fanno
capo al governo di Fair Libya, islamista
e in rotta di collisione con quello eletto
l’anno scorso e in esilio a Tobruk. E ciò
sarebbe avvenuto perché le autorità di
Tripoli, in cambio del suo rientro, avrebbero preteso dall'Italia il pieno riconoscimento politico del governo filo-islamico, al pari di quello che Roma ha concesso all’altro esecutivo. Perciò il rientro
in Italia, ieri sera, era ancora avvolto dal
mistero. Secondo fonti informate, "ci sono
procedure da rispettare" e la presenza
di più autorità in Libia non facilita gli
adempimenti. Tutto comunque, dicono
le stesse fonti, "sta procedendo nel migliore dei modi. Si lavora per riportare a
casa Scaravilli nel più breve tempo possibile".
Ma dalla Libia, crocevia di tensioni (dall’immigrazione al pericolo jihadista) non
arrivano soltanto buone notizie. Anzi, le
cattive continuano comunque a prevalere.
Innanzitutto per lo stallo che ha causato
una vera e propria guerra civile in atto
ormai da più di un anno (sarebbero quattro, se si escludesse il periodo di relativa
calma che ha preceduto le elezioni dello
C
Corruzione: Ponta si salva
ma resta la bufera politica
è bufera in Romania,
e non è per le bizzarrie meteorologiche della tarda primavera. Ieri
Victor Ponta è stato salvato
dal Parlamento riunito a Bucarest. Ovviamente non senza
uno strascico di polemiche: il
premier è coinvolto nella spirale di accuse e controaccuse
innescata dallo scandalo delle
tangenti. Il Parlamento, dunque, ha votato contro la proposta di avvio di un'indagine
penale a suo carico presentata
dal procuratore generale negli
scorsi giorni per una serie di
reati, tra cui spicca il conflitto
di interessi in veste di premier,
per la nomina a ministro di
Dan Sova, come messo in evidenza dalla Procura nazionale
anticorruzione. Il Parlamento
ha espresso complessivamente 351 voti, 231 parlamentari
hanno sostenuto Ponta, 120,
per contro, si sono espressi
in favore della richiesta di
messa in stato d'accusa. Uno
scontro non solo politico e
parlamentare, ma anche istituzionale, giacché il presidente
Klaus Iohannis, appena esploso il caso, aveva chiesto a viva
voce le dimissioni di Ponta
C’
scorso anno). Proprio il Parlamento eletto
nel 2014 e insediatosi, dopo la fuga da
Tripoli, a Tobruk ha respinto la quarta
bozza di accordo per un governo di unità
nazionale. Una sonora bocciatura alla
proposta dell'inviato speciale dell'Onu
Bernardino Leon. Secondo un deputato,
Tareq al-Jouroushi, il Parlamento ha inoltre
vietato a qualsiasi suo rappresentante
di partecipare alle consultazioni di Berlino,
dove oltre ai cinque membri permanenti
del Consiglio di sicurezza dell'Onu, ai
rappresentanti dell'Ue e di tre Paesi europei (Germania, Spagna e Italia) avrebbe
incontrato le controparti libiche in campo.
La decisione è stata presa comunque a
maggioranza.
Il terzo attore presente sul suolo libico è
comunque ben attivo. Si tratta dell’Isis,
che vanta nelle ultime ore vittorie militari
ancora da verificare integralmente, ma
che rappresentano un ulteriore fattore
di instabilità e di inquietudine nel complesso scenario nordafricano. L’avanzata
dei miliziani di Ansar al Sharia, sigla
libica fondamentalista che ha giurato fedeltà allo Stato Islamico, ha portato alla
conquista della centrale elettrica di
Sirte, dopo violenti combattimenti con
le forze di Misurata, che hanno confermato
di essersi ritirate. Ma i primi a dare l’annuncio sono stati appartenenti al proclamato "Welayet Tripoli", cioè lo stato
islamico che si vorrebbe veder insediato
nella capitale. Segno che anche Alba libica, il governo che ha sostituito quello
fuggito a Tobruk, si deve guardare alle
spalle dal pericolo jihadista.
(suo principale antagonista
nella corsa presidenziale dello
scorso novembre). Subito
dopo il voto, il presidente romeno ha rilasciato dichiarazioni a caldo improntate alla
“profonda delusione”, parlando di "dimostrazione di irresponsabilità e sfida verso i
cittadini". Ponta, dal canto suo,
si era precipitato a pubblicare
su Facebook una serie di documenti che nelle sue intenzioni dovrebbero attestarne
l'innocenza.
Il politico è finito nel mirino
degli inquirenti anche per
una serie di altri reati che
secondo i magistrati Ponta
avrebbe commesso in veste
di avvocato, prima del suo
incarico da presidente del
consiglio dei ministri: falsificazione di scrittura privata,
complicità in evasione fiscale
tra il 2007 e il 2008 e riciR.V.
claggio di denaro.
OBAMA HA AVUTO GIOCO FACILE SU UCRAINA E TTIP. DA MOSCA PROTESTE ANTI-USA E APPELLI ALL’EUROPA
G7, “atto di guerra” contro la Russia
l G7 tedesco si è trasformato
in palcoscenico di Obama per
mettere in riga gli europei e
“dichiarare guerra” alla Russia.
In barba agli accordi di Minsk e
alla tregua che sembra reggere
il presidente americano si è scagliato contro il Cremlino, dimostrando ancora una volta che la
questione ucraina è solamente
un pretesto e che il vero obiettivo
si chiama Vladimir Putin, nemico
pubblico numero uno del nuovo
ordine mondiale.
I
Questo l'attacco di Obama: “Il
leader russo sta portando il suo
Paese alla rovina nello sforzo di
ricreare i fasti dell'impero sovietico.
Putin sta scegliendo di mandare
a pezzi l'economia russa. Le sanzioni della comunità internazionale
stiano avendo l'effetto di indebolire
enormemente la Russia. I russi e
la loro economia stanno soffrendo
a causa delle politiche del presidente Putin”.
Il G7 bavarese si è chiuso, non
solo con l'intenzione di intensifi-
care lo scontro contro Mosca,
ma anche con gli accordi sul
clima, il libero mercato e la Grecia.
In merito all’Ucraina i leader del
G7 hanno condannato di nuovo
l’annessione della Crimea e la
cancelliera tedesca Angela Merkel
si è schierata senza se e senza
ma con gli Stati Uniti, ammonendo
la Russia e minacciando il rafforzamento delle sanzioni. I grandi
del mondo hanno mandato anche
un colpo alla Grecia, sempre per
voce della Merkel: “Vogliamo che
Atene resti nell’Eurozona, ma perché ci sia solidarietà devono esserci delle proposte. Il tempo è
poco: Ogni giorno conta per la
soluzione del negoziato con la
Grecia”.
Ma il tema più caldo, insieme
alla Russia, è l'accordo sul Ttip.
I big si sono accordati per dare
un’accelerazione all’accordo di
libero scambio tra Europa e Usa.
I leader vogliono risultati entro
fine 2015.
In sostanza un G7 che ha visto
la stravittoria degli Stati Uniti.
Washington ha “rimesso in riga”
le nazioni europee che nei mesi
scorsi hanno tentato un nuovo
dialogo con Mosca, hanno dettato
la linea su clima e Grecia e soprattutto hanno dato un'accelerazione sul Ttip, la “Nato finanziaria” che metterà la parola fine
all'Europa, trasformandola in una
vera e propria colonia americana.
Con il Ttip si fa il primo passo
verso la creazione degli Stati Uniti
atlantici (Usa).
E il marchio a “stelle a strisce”
su questo G7 celebrato nel cuore
del Vecchio Continente non poteva
che scatenare la reazione della
Russia. Queste le dichiarazioni
del ministro degli esteri russo:
“Ci riserviamo il diritto di reagire
conseguentemente a tutte le iniziative non amichevoli compiute
contro di noi dagli Usa. Nel costruire le relazioni con la parte
americana non possiamo non tenere conto delle iniziative varate
dall'amministrazione Obama, disegnate per aggravare le relazioni
bilaterali, congelare i contratti in
ambo le direzioni e aumentare
costantemente la pressione delle
sanzioni contro la Russia con
l'obiettivo di indebolire l'economia
russa e creare le condizioni per
destabilizzare la situazione politica
interna del Paese. Una via d'uscita
alla spirale del confronto e un ritorno a relazioni bilaterali stabili
sarà possibile solo quando Washington rinuncerà alle sue azioni
ostili contro la Russia e darà
una dimostrazione concreta di
essere disposta al dialogo su
una base di genuina parità e di
reciproco rispetto degli interessi
incrociati”.
Non solo Mosca ha giustamente
risposto in maniera dura agli
atlantici, ma è riuscita a rimanere
equilibrata e a tendere una mano
agli europei: “Nonostante la tensione crescente con la comunità
internazionale e con gli americani,
però, le relazioni con l'Ue, che
per la Russia è il maggior partner
commerciale nonché il suo vicino, resteranno una delle priorità
della politica estera russa nei
prossimi anni. La porta resta
aperta per un dialogo significativo
con la Ue nel sostenere il progetto di integrazione dei blocchi
che arrivi a uno spazio unico
economico e umanitario dall'Atlantico al Pacifico”.
Quando l'Europa deciderà di
guardare ad Est e liberarsi dal
dominio occidentale, allora forse
la nostra Civiltà potrà tornare
ad essere degna della nostra
tradizione e gli europei torneranno ad essere padroni del proTatiana Ovidi
prio destino.
6
Mercoledì 10 giugno 2015
DA ROMA E DAL LAZIO
SI È DIMESSO IL CAPOGRUPPO DEM ALLA PISANA. INTANTO L’INCHIESTA SI ALLARGA
Mafia Capitale, lascia pure Vincenzi (Pd)
Buzzi lo accusa di aver fatto approvare emendamenti per l’assegnazione
di fondi ad Ostia. Storace: siano gli elettori a scegliere chi è rimasto onesto
ia il Pd romano che
quello regionale tremano. A sorpresa ieri Marco Vincenzi si è dimesso da capogruppo dem alla
Regione Lazio, sostituito all’unanimità dal collega Riccardo
Valentini. Vincenzi non risulta
indagato nello scandalo di Mafia Capitale, ma è accusato da
Buzzi, il ras delle coop e da
sempre vicino al Pd, di aver
fatto approvare emendamenti
in Consiglio regionale per l’assegnazione di fondi ad Ostia.
Ovviamente, l’ex numero dem
alla Pisana ha respinto le accuse, rivelando però che per
ben due volte ha incontrato
Buzzi su sollecitazione dello
stesso allora presidente della
29 Giugno.
“Mi aveva chiesto di intercedere per far ottenere fondi ad
Ostia. Una richiesta alla quale
non ho dato alcun seguito”,
ha precisato Vincenzi, sottolineando che sono false “le affermazioni di Buzzi su un mio
presunto interessamento per
far ricevere al municipio di
Ostia 600mila euro o qualsiasi
altra cifra”.
D’altra parte, ha aggiunto Vincenzi, “anche il Ros dei carabinieri non ha trovato alcun riscontro alle affermazioni, false,
di Buzzi”, citando poi l’informativa dei militari in cui c’è
scritto: “Allo stato delle attuali
conoscenze investigative, e dal
contesto delle telefonate/dia-
S
loghi intercettati, non si è in
grado di indicare se… i
600mila euro da ottenere con
l’aiuto di Marco Vincenzi siano
stati da parte della Regione
Lazio”. Insomma, “i carabinieri
si limitano solo ad una presunzione, che lo ripeto ancora
una volta, non ha alcun riscontro
nella realtà dei fatti”, ha fatto
notare Vincenzi.
L’aria è irrespirabile alla Pisana.
Oggi Zingaretti sarà in aula
per spiegare quanto sta accadendo, dopo l’iscrizione nel
registro degli indagati del capo
di gabinetto Venafro, poi dimessosi, del consigliere Pd
Patanè, degli altri avvisi di garanzia a due dirigenti, Longo
e Agostinelli e, infine, l’arresto
di Guido Magrini, un altro di-
rigente regionale.
Una situazione insostenibile,
come ha ricordato anche Francesco Storace (La Destra).
“Che altro deve succedere
per spegnere la luce al Comune di Roma e alla Regione
Lazio? Siano gli elettori a scegliere chi è rimasto onesto”,
ha scritto ieri su Twitter il vicepresidente del Consiglio regionale.
Intanto ieri sono state depositate le motivazioni con cui la
sesta sezione penale della Cassazione ha respinto la scarcerazione richiesta da Buzzi, l’ex
ad di Ama Panzorini e Luca
Odevaine, già vicecapo di gabinetto del sindaco Veltroni e
capo della polizia provinciale
sotto la giunta Zingaretti.
“Ai fini della configurabilità del
reato di associazione per delinquere di stampo mafioso, la
forza intimidatrice espressa
dal vincolo associativo dalla
quale derivano assoggettamento ed omertà può essere
diretta tanto a minacciare la
vita o l’incolumità personale,
quanto, anche o soltanto, le essenziali condizioni esistenziali,
economiche o lavorative di
specifiche categorie di soggetti”, si legge.
Quanto al ruolo di Odevaine,
imputato in concorso in fatti di
corruzione, la Cassazione scrive che “ha agito da vero e
proprio insider al servizio di
Buzzi… contribuendo ad orientare le determinazioni dei livelli
nazionali e locali di governo
in senso favorevole al privato… in spregio ai suoi doveri
di correttezza, onestà e imparzialità”.
Nel frattempo proseguono gli
interrogatori di garanzia per
gli indagati ai domiciliari, che
continueranno fino a venerdì.
Ieri è stata la volta di Emanuela
Bigitti e Sandro Coltellacci, collaboratori di Buzzi e Mario
Cola, dipendente al dipartimento capitolino Patrimonio.
Entrambi si sono avvalsi della
facoltà di non rispondere, a
differenza di Pierina Chiaravalle, anch’essa collaboratrice
di Buzzi, e l’imprenditore Tiziano Zuccolo.
Giuseppe Sarra
VOTATA LA SURROGA DEI CONSIGLIERI ARRESTATI
“Marino vattene”,
lui esulta e manda baci
Il gip ha concesso i domiciliari
all’ex assessore Daniele Ozzimo
on molla. Anzi, Marino
manda baci e fa il segno di vittoria lasciando
il Campidoglio tra le proteste
dei lavoratori della Multiservizi
e degli attivisti del FdI-Noi
con Salvini-M5S-Ncd-Casapound.
Eppure non ci sarebbe nulla
da festeggiare. Non solo per
gli altri cinque arresti, ma
perché nella seduta lampo
di ieri è stata votata, alla presenza di Marino, con 28 voti
favorevoli, zero astenuti e zero
contrari la “surroga” dei primi
dei non eletti che hanno sostituito i consiglieri arrestati
nella seconda ondata di Mafia
Capitale.
Via Massimo Caprari (Centro
N
democratico), Mirko CorattiPierpaolo Pedetti (Pd) e Giordano Tredicine (Pdl). Entrano
Daniele Parrucci, Liliana Mannocchi Cecilia Fannunza e
Alessandro Cochi.
Intanto il gip ha accolto l’istanza di scarcerazione e posto
agli arresti domiciliari l’ex assessore alla Casa della giunta
Marino, Daniele Ozzimo (Pd),
che ha ammesso di conoscere Buzzi, con il quale aveva
rapporti di natura politica perché era un iscritto al suo circolo da diversi anni. L’esponente dem ha ricevuto dall’ex
presidente della 29 Giugno
anche un contributo elettorale
di 20mila euro regolarmente
riportato a bilancio.
IL PRESIDENTE DELLA 29 GIUGNO FORNISCE ALTRI PARTICOLARI IN UN INTERROGATORIO E UNA MISSIVA
Le cene con la politica
alvatore Buzzi ci prova e
tenta di scrollarsi di dosso
le pesanti accuse rivolte,
a partire dall’associazione a
delinquere di stampo mafioso.
Riguardo le tante cene a cui
ha partecipato, Buzzi ai pm
ha detto: “Ti chiamavano, le
famose cene, come posso dire
‘c’è una cena con Alemanno,
1000 euro a persona’, tu prendevi un tavolo e ovviamente
erano 10.000 euro”, ha spiegato il presidente della 29 Giugno nel corso di un interrogatorio lo scorso 31 marzo, sottolineando: “Noi l’abbiamo
S
fatta pure con Renzi la cena
eh? Quindi le abbiamo fatte
con tutti le cene, con Zingaretti,
la nostra è una grande cooperativa. A me se non mi chiamavano ero più contento eh?
Se non mi chiamavano era
meglio per noi, risparmiavamo”, ha aggiunto Buzzi.
In risposta al pm che gli domandava maggiori dettagli sul
sistema dei contributi economici offerti ai politici attraverso
le cene elettorali, il ras delle
coop ha risposto: “Sostenevamo attraverso contributi diretti alcuni candidati e altri in-
vece li abbiamo sostenuti,
come si dice, attraverso la
campagna elettorale diretta.
Abbiamo finanziato Alemanno,
ma questo comunque è agli
atti, poi abbiamo dato un contributo anche a Ozzimo”.
“Quindi - ha spiegato ancora
Buzzi - i nostri candidati erano
Ozzimo (Pd), Coratti (Pd), Nieri
(Sel)”.
Ma non è finita qui. Altri soldi
sono stati spesi dalla coop in
favore della politica, come ha
poi rivelato ancora Buzzi: “Abbiamo dato altri soldi, sempre
legalmente, alle fondazioni.
Abbiamo dato credo 15.000
euro a Patanè (Pd). Ci furono
sollecitati, c’è anche nelle intercettazioni ambientali, da
Franco Cancelli (presidente
cooperativa Edera, ndr). Però
quella è una cosa, è una cosa,
insomma che a noi ci è rimasta
qui. Questo contributo, ci è rimasta una cosa oscura”.
Venti giorni prima, Buzzi aveva
inviato una missiva al pm Paolo
Ielo, lamentando la vita dura
del carcere di Nuoro e attribuendogli un atteggiamento
“guascone”. E con una battuta
dice al magistrato: “Ti piace
vincere facile”.
Nella lettera, organizzata per
punti tematici in base alle contestazioni dalle quali Buzzi in-
tende difendersi, lo stesso spiega: “Non riesco a capacitarmi
della violenza giudiziaria e di
quella mediatica che ha fatto
strame di quelle minime garanzie previste per l’indagato:
sono già stato condannato a
mezzo stampa e oggetto di
un linciaggio mediatico senza
precedenti”.
Tornando poi ad esprimere il
suo punto di vista sulle indagini svolte a suo carico, Buzzi
sottolinea: “L'inchiesta è colma
di lacune, di imprecisioni, priva
dei più elementari riscontri.
Penso che molte carte non
sono state lette o, peggio, lette
e non capite”.
“Per quanto riguarda Massimo
Carminati - scrive Buzzi - lo
conosco da oltre 30 anni e ho
iniziato a frequentarlo nella
seconda metà del 2012, quando non aveva nessuna pendenza con la giustizia. Carminati ha collaborato con la
cooperativa, diventandone anche socio, in maniera del tutto
legittima e legale: aveva in
gran conto il lavoro che noi
tutti della 29 giugno facevamo
per favorire l'integrazione sociale di tante persone, di cui
ben 300 detenuti ed ex detenuti”. E poi, più avanti nel
testo: “I rapporti con gli imprenditori che ci sono stati
presentati da Carminati sono
stati del tutto corretti, alla luce
del sole e al di fuori di qualunque sospetto”.
TANTISSIME SONO LE DIMOSTRAZIONI IN PROGRAMMA FINO A DOMENICA
La Marina Militare a “Porta di Roma”
Sarà l’occasione per conoscere il personale della Brigata Anfibia San Marco
ostre, simulatori, esposizione di mezzi operativi, esercitazioni pratiche: si tratta di una
opportunità unica per incontrare e interagire
con il personale della Brigata Anfibia San Marco,
sempre in prima linea al servizio del Paese, in Patria
e all’estero.
In occasione della ricorrenza della giornata della
Marina Militare, celebrata il 10 giugno in ricordo
dell’Impresa di Premuda (1918) che ha cambiato il
M
corso della prima Guerra Mondiale, la Marina Militare
è ospite da lunedì 8 fino a domenica 14 giugno al
centro commerciale Porta di Roma (Via Alberto Lionello 201, Roma) con un evento espositivo dedicato
ad una delle componenti specialistiche che è motivo
di orgoglio per la forza armata e per il Paese: la
Brigata Marina San Marco.
I visitatori del centro commerciale potranno inoltre
partecipare ad una serie di iniziative ed entrare in
contatto con i “Leoni” del San Marco il cui motto è
“per mare, per terram”.
Tantissime sono le dimostrazioni in programma:
dalle tecniche di combattimento militare corpo a
corpo al robot Theodor, impiegato per la lotta agli
ordigni esplosivi improvvisati, dalla discesa da parete
verticale con la tecnica della corda doppia alla marcia
di precisione ed esecuzione di manovre con le armi
senza l’utilizzo di ordini verbali.
A concludere la manifestazione sarà il concerto della
Banda Musicale della Marina Militare, in programma
domenica alle ore 18.
7
Mercoledì 10 giugno 2015
DA ROMA E DAL LAZIO
NELL’OCCHIO DEL CICLONE DELLE FIAMME GIALLE ANCHE IL RESTAURO DELL’AULA GIULIO CESARE
Altro vortice in Comune: appalti truccati
In manette Fabrizio Amore, imprenditore e coinvolto in Mafia Capitale. Ai domiciliari
Maurizio Anastasi, dirigente in servizio alla Sovrintendenza ai Beni culturali. Sei arresti, 20 indagati
è anche la gara
relativa al restauro dell’Aula
Giulio Cesare
dove si riunisce
il Consiglio comunale di Roma
nell’occhio del ciclone delle
fiamme gialle per appalti truccati. L’indagine ha portato all’arresto di cinque persone,
tra cui Maurizio Anastasi (ai
domiciliari), dirigente in servizio alla Sovrintendenza ai
Beni culturali di Roma Capitale, che avrebbe favorito l’imprenditore romano Fabrizio
Amore, coinvolto in Mafia Capitale,
nell’iter procedurale per l’aggiudicazione
di gare pubbliche.
Oltre all’imprenditore, la destinataria dell’ordinanza di custodia cautelare è Lidia
Panetto, rappresentante legale della Generalappalti srl e di altre società.
Ai domiciliari, invece, sono finiti anche
Piero Tonanzi, rappresentante legale
della Trevi Iniziative Immobiliari srl;
Eleonora Inserra, rappresentante legale
della Grandi Appalti srl; Patrizia Pacifico,
collaboratrice di Amore e rappresentante
pro tempore di società.
Dalle indagini è emerso come l’imprenditore arrestato fosse più che
sicuro dell’aggiudicazione della gara,
avendo stipulato contratti ed effettuato
pagamenti in acconto ai subappaltatori
C’
alcuni giorni prima dell'apertura delle
buste contenenti le offerte.
In sostanza, il ‘pactum sceleris’ ha
fatto sì che fossero invitate alla procedura di gara esclusivamente società
riconducibili allo stesso soggetto economico.
La rete di conoscenze che l’imprenditore
vantava all’interno degli uffici di Roma
Capitale è risultata alquanto estesa e
ramificata poiché lo stesso, tramite
sue società, controllate da società lussemburghesi, ha concesso in locazione
al comune due strutture residenziali in
zona Ardeatina per la gestione delle
emergenze abitative della Capitale. Il
Comune di Roma, hanno spiegato gli
investigatori, ha pagato per diversi anni
canoni di locazione particolarmente
elevati, pari a circa 2.250
euro al mese, per ogni mini
appartamento.
Alcune di queste unità immobiliari, anziché essere destinate alle emergenze abitative, così come previsto
nel contratto di locazione,
sarebbero state invece utilizzate dall’imprenditore per
fini propri.
Dalle indagini è inoltre emersa
anche una grossa evasione
fiscale, per oltre 11 milioni di
euro, da parte dello stesso
imprenditore romano.
Allo stato delle indagini sono stati denunciati all’autorità giudiziaria 20 soggetti. E, in riferimento al reato di truffa
per la percezione di indebiti canoni di
locazione, sono state segnalate tre società per la responsabilità amministrativa
dipendente da reato.
A seconda delle loro posizioni, gli indagati dovranno scrollarsi di dosso
pesanti accuse che vanno dall’associazione a delinquere alla truffa aggravata continuata in danno del Comune
di Roma, dal falso alla turbativa d’asta,
dall’emissione e utilizzo di fatture false
alle indebite compensazioni d’imposta,
fino alla sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte con l’aggravante
del reato transazionale, commesso a
Roma, in Lussemburgo e altrove.
LA DENUNCIA DEL BLOG ROMAFASCHIFO
Stazione Tiburtina, uno “spettacolo”
na moltitudine di persone dorme
tra spazzatura e uccellacci nel
parcheggio di Largo Mazzoni,
tutt’intorno al terminal dei bus alla Stazione Tiburtina. A quanto pare sono
eritrei o somali, persone che scappano
da guerre e fame.
Hanno preso possesso, nella più totale
disorganizzazione del nostro sistema
di accoglienza, di marciapiedi disastrati
e pezzi di parcheggio. Dormono in
terra sopra qualche straccio”. A denunciare il degrado nei pressi della
stazioni Tiburtina ci ha pensato il noto
blog Romafaschifo.com, che in questi
U
Agenzia Regionale per lo Sviluppo
e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio
giorni ha pubblicato tantissimi post
imbarazzanti per una città che aspira
ad essere la capitale del mondo.
Dopo il sesso a cielo aperto su un
marciapiede di Trastevere e un uomo
che defecava all’ingresso della stazione
Termini, spuntano altri scatti su quanto
avviene nella Capitale. Ovviamente
fanno i loro bisogno un po’ ovunque,
sia di giorno che di notte. Il tutto rientrerebbe nella normalità.
Perché, come fa notare il blog, “a
Roma nessuno si preoccupa, protesta
e nessuno pensa di intervenire”.
Incomprensibile.
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Mercoledì 10 giugno 2015
STORIA
SETTANTACINQUE ANNI FA L’ITALIA ENTRAVA NEL SECONDO CONFLITTO MONDIALE: IL DISCORSO DEL DUCE A PALAZZO VENEZIA
1940: il 10 giugno la dichiarazione di guerra
L’ora delle decisioni irrevocabili: breve analisi di una scelta sofferta, difficile ma ormai divenuta ineluttabile
di Emma Moriconi
Combattenti di
terra, di mare e
dell'aria! Camicie nere della rivoluzione e delle legioni! Uomini e donne
d'Italia, dell'Impero e del
regno d'Albania! Ascoltate! Un'ora segnata dal destino batte nel cielo della
nostra patria. L'ora delle
decisioni irrevocabili. La
dichiarazione di guerra è
già stata consegnata agli
ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia. Scendiamo in campo contro
le democrazie plutocratiche e reazionarie dell'Occidente che in ogni
tempo hanno ostacolato
la marcia, e spesso insidiato l'esistenza medesima del popolo italiano".
Sono le 18 del 10 giugno
1940 quando Benito Mussolini pronuncia queste
parole dal balcone di Palazzo Venezia a Roma.
Sono forse le più famose
della sua lunga parabola
politica. Invece ce ne sono
molte altre che non vengono riportate con altrettanta frequenza. Tra le tante parole
del Duce relegate in un cassetto vi
sono, per esempio, quelle che seguono il fatidico incipit del 10 giugno:
"Alcuni lustri della storia più recente
- dice infatti Mussolini - si possono
riassumere in queste frasi: promesse,
minacce, ricatti e, alla fine, quale coronamento dell'edificio, l'ignobile assedio societario di cinquantadue stati".
Il popolo italiano dimentica facilmente.
O forse ricorda ciò che vuole. O meglio, ciò che più spesso gli viene
posto dinanzi agli occhi. Per esempio
se frequentissimamente al popolo
italiano si ricorda che Mussolini il 10
giugno parlò per dire agli Italiani
che si stava andando in guerra, diffi-
“
cilmente ricorda le umiliazioni subite
dal Bel Paese quando vennero approvate le sanzioni. Gli Italiani erano
andati a colonizzare perché era un
loro diritto, dopo un lungo tempo
durante il quale lo Stivale era stato
trattato (e spesso si era comportato)
come l'ultima ruota del carro. E perché in quelle terre l'Italia voleva portare (e portò) la civiltà e la libertà
dalla schiavitù. E gli Stati che avevano
avuto paura di questa nuova forza
che si ergeva sull'Europa avevano
comminato le sanzioni. Ma con quanto
orgoglio reagì questo nostro popolo!
Tenne duro, strinse la cinghia, "se ne
fregò" e "tirò diritto", al punto da lasciare stupiti i popoli che circonda-
vano il Bel Paese. Anche questo bisogna ricordare. Ma andiamo avanti
con le "parole del Duce lasciate nel
cassetto": "Con voi - dice ancora Mussolini in quel 10 giugno - il mondo
intero è testimone che l'Italia del Littorio ha fatto quanto era umanamente
possibile per evitare la tormenta che
sconvolge l'Europa; ma tutto fu vano.
Bastava rivedere i trattati per adeguarli
alle mutevoli esigenze della vita delle
nazioni e non considerarli intangibili
per l'eternità; bastava non iniziare la
stolta politica delle garanzie, che si è
palesata soprattutto micidiale per coloro che la hanno accettate; bastava
non respingere la proposta che il Fuhrer fece il 6 ottobre dell'anno scorso,
dopo finita la campagna di Polonia.
Oramai tutto ciò appartiene al passato".
Non sono "dettagli", si tratta di "storia",
e per comprenderla va conosciuta
tutta. Questa vicenda dei trattati da
rivedere, per esempio, è cruciale
nella nostra storia: lo aveva detto,
Mussolini, che bisognava rivederli.
Aveva insistito e non era stato ascoltato. Ne ribadirà l'importanza anche
quando sarà ad un passo dalla fine,
alla fine di aprile del 1945 ad un
giornalista. Versailles porterà sulle
spalle il peso del secondo conflitto
mondiale, non Mussolini. Che invece
fece di tutto per impedirlo.
È molto semplice, inoltre, oggi, a
cose fatte e a destino
scritto, giudicare, puntare
il dito, mettersi in cattedra.
Chi lo fa forse dimentica,
tra le altre cose, l'Anschluss, per esempio, che
significava avere la Germania sul collo. Non solo.
Chi lo fa forse dimentica
- o non sa - che la stragrande maggioranza del
popolo italiano anelava
alla guerra, tutti spingevano per la guerra, ogni
strato della società italiana
premeva per la guerra. Il
solo a non volerla si chiamava Benito Mussolini, e
alla fine dovette cedere.
Del resto, quale alternativa
poteva esserci? Affrontare
le vicende storiche impone l'onestà intellettuale
di porsi nello stato d'animo sgombro dalla demagogia, e di immedesimarsi nel tempo e nell'atmosfera di quel tempo.
Quando si tratta poi delle
pagine più dolorose lo si
deve fare a maggior ragione. E dunque c'è da
chiedersi quale Capo
avrebbe fatto una scelta
diversa? E nonostante si
potrebbe argomentare
ancora a lungo, chiudiamo come
abbiamo cominciato, con le parole
del Duce di quel 10 giugno, con
migliaia di braccia tese a Piazza
Venezia che inneggiavano a questo:
"L'Italia, proletaria e fascista, è per
la terza volta in piedi, forte, fiera e
compatta come non mai. La parola
d'ordine è una sola, categorica e
impegnativa per tutti. Essa già trasvola ed accende i cuori dalle Alpi
all'Oceano Indiano: vincere! E vinceremo, per dare finalmente un
lungo periodo di pace con la giustizia all'Italia, all'Europa, al mondo.
Popolo italiano!
Corri alle armi, e dimostra la tua tenacia, il tuo coraggio, il tuo valore!"
ANCORA UN BREVE VIAGGIO TRA LE PAGINE DEL LIBRO “L’UOMO NUOVO” DI ANTONIO BELTRAMELLI
Benito e “la Severina”
Romagna, fine Ottocento: personaggi del luogo
raccontano l’infanzia e la giovinezza di Mussolini
N
ella scorsa puntata avevamo lasciato in sospeso il
racconto di Antonio Beltramelli, ed avevamo fatto solo
un piccolo accenno alla Severina.
La Severina è una donna che
vive a Dovia e che racconta a
Beltramelli qualcosa che vale la
pena riferire ai nostri lettori. Vediamo: "La Severina è un poco
invecchiata - scrive - è un poco
pingue, ma ride, la Severina.
Dice di essere stata a servizio
dal povero Mussolini, il vecchio.
'Ai faseva da magnè me!' (Io gli
facevo da mangiare!). è la buona
donna che ha vissuto nell'intimità
della famiglia come una di casa.
Ricorda Benito bambino. Anche
lei lo ha portato fra le braccia.
Ha una venerazione per la mamma di Benito. I ricordi di lei sono
molti e strepitosi. Guai se prende
la strada delle parentele e delle
ubicazioni. Vi parla di tutta la
valle del Rabbi; risale, nelle genealogie, fino al buon padre Adamo. 'Si, perché la tale aveva
sposato il tal altro e erano andati
a star di casa dai parenti di quel
Tizio che poi litigò con la Caia in
causa di quei lenzuoli che aveva
tessuto la Sempronia ...'. 'Si, si,
Severina. Va tutto bene. Siamo
d'accordo. Ma voi dovete dirmi
...'. '... e la povera maestra, da
Varano di Costa andò a stare a
Varano dove poi c'era anche
quel tale che sposò la nipote del
parroco ...'. E chi la tiene? Ah,
Severina, Severina! ... Bisognava
imbrigliarla come una puledra.
Ha la lingua velocissima; una
fantasia di rapporti strepitosa.
Ricorda i fatti, le congiunzioni e
gli screzi di tutta l'umanità. Poi
si calma. Poi parla a barlumi.
Certe volte Benito voleva star
solo. Imparò a leggere prestissimo. Gli insegnò la sua povera
mamma e molto si ingegnò da
sé. Dopo bisognava togliergli i
libri di mano. Tanto stava raccolto
su quei benedetti libri e per così
lunghe ore da farsi venire il sangue dal naso. Non voleva che
imparare imparare imparare. Allora diventava serio e non era
più lui. 'E pareva cl'avèss in t'la
testa una su idea!' (Pareva che
avesse nella testa una sua idea!).
Preferiva un libro a qualsiasi
altra cosa e, quando l'aveva fra
mano, lui, tanto vivace, non dava
più fastidio a nessuno. E poi
non parlava più. Pensava a quello
che aveva letto. Allora sua madre
doveva mandarlo fuori al sole,
all'aria. 'Un curioso bambino!'
dice la Severina 'Di simili non
ne ho mai veduti'". Poi Beltramelli
fa un breve inciso su Alessandro,
il fabbro, il papà di Benito: "Il
padre era un uomo nell'officina,
e un altr'uomo in casa. Nell'officina gridava anche, quando discuteva di politica; ma in casa
non gridava mai. Era buono e
mite. Se lo prendevano per la
strada del cuore avrebbe regalata
la camicia. Si volevano tutti un
gran bene. 'La pora méstra la
j'ha alvé ben i su fiul!' (La povera
maestra li ha allevati bene i suoi
figli!) Questo sa la Severina. Poi
sa tante altre cose che non servirebbero a niente". Ecco un altro
spezzone di vita vera, raccontato
da gente vera. Beltramelli percorre i viottoli della piccola realtà
rurale romagnola e si fa raccontare le cose, raduna testimonianze
semplici ma vere, ci presenta
personaggi caratteristici di quei
luoghi e di quel tempo, ci trascina
letteralmente in un mondo vivo
sebbene lontano, tanto lontano
da noi. Attraverso questi stralci
dei suoi scritti abbiamo così l'occasione di conoscere non solo
la fanciullezza di Benito Mussolini,
ma anche una geografia e una
storia parallela, che è quella della
Romagna di quel tempo. Siamo
sempre alla fine del 1800, è l'ultimo decennio del secolo, il nuovo
sta per arrivare e porterà con sé
molti stravolgimenti, vedrà due
guerre mondiali, venti anni di
Fascismo, la nascita della Costituzione, la rivoluzione tecnologica. Ma tutto questo è lontanissimo da quello spicchio di
Romagna che si chiama Dovia,
a Predappio. Molti sono ancora
i personaggi che Beltramelli ci
racconta nel suo volume "L'Uomo nuovo" del 1923 (l'edizione
in nostro possesso appartiene
invece ai primi Anni Trenta) e
di qualcuno ancora riferiremo
ai nostri lettori nella prossima
puntata.
[email protected]
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Mercoledì 10 giugno 2015
DALL’ITALIA
PASSA LA MOZIONE PAR FAR FRONTE AL PROBLEMA DELLA SICUREZZA
Crimini, Varese vuole l’esercito
Il Consiglio chiede al governo l’invio di militari per i punti sensibili della città
di Barbara Fruch
ome far fronte al problema della sicurezza? Inviando l’esercito in città.
A chiederlo è il consiglio comunale
di Varese, approvando nella seduta
di lunedì la mozione presentata dal
consigliere Alessio Nicoletti (Movimento libero). Nel testo si chiede al governo di mandare l'esercito in quei punti sensibili della
città, agli onori delle cronache per episodi di
violenza.
Come riporta “La Provincia di Varese” il proponente spiega che non si vive una realtà
così grave rispetto ad altre città italiane, ma è
necessario avere più controllo.“Vorrei essere
chiaro su questo punto – ha detto il consigliere
Nicoletti – perché ha creato molta polemica.
Evidentemente questa richiesta la facciamo
al governo italiano, al quale chiediamo innanzitutto di aumentare gli organici delle
Forze dell’Ordine. E, in seconda istanza, nel
momento in cui non dovesse riuscire a rispondere a questa richiesta, valutare la possibilità di sperimentare la presenza dei militati.
L’obiettivo di questa mozione è che ci siano
uomini presenti per la sicurezza nella nostra
città. Con tutto il rispetto della Prefettura, che
ha espresso un parere diverso. Ma deve prendere atto di cosa chiede il consiglio comunale
di Varese”.
E a pensarla così è anche la Lega. “Chiedere
l’intervento dell’Esercito non è una contraddizione per chi ha governato la città, è una
sorta di provocazione per dimostrare che non
C
vogliano che la situazione degeneri – ha detto
capogruppo Giulio Moroni – Bisogna usare la
tolleranza zero, portare l’Esercito non vuole
dire andare in giro a sparare o dire che l’amministrazione è sconfitta. Ma significa dire che
esiste una forza amministrativa tale che vuole
dire che certe situazioni non possono essere
tollerate. Per far sapere che Varese non ne
può più di episodi che siano illegali”.
Sul caso è intervenuto anche l’assessore alla
Sicurezza Carlo Piatti (Lega Nord). “Il problema vero della sicurezza è la mancanza
della certezza della pena, perché spesso chi
viene arrestato viene rilasciato a breve di-
stanza – ha detto – Il numero di reati a Varese
è più basso rispetto a città vicine. Bisogna
distinguere tra sicurezza reale, e qui Varese
è ancora fortunata, e sicurezza percepita,
quest’ultima infatti è molto bassa nella nostra
città”. E l’esercito potrebbe, secondo lo stesso
assessore a “contribuire ad aumentare la sicurezza percepita”.
La mozione è stata modificata con l’aggiunta
di una serie di punti, su proposta del consigliere
comunale di Forza Italia Piero Galparoli, che
sono stati ripresi dalla mozione del capogruppo
del Pd Fabrizio Mirabelli (che è stata bocciata),
contrario all’esercito ma favorevole a progetti
partecipati per migliorare la sicurezza.
La mozione di Nicoletti, che chiede la richiesta
dell’esercito a supporto delle forze dell’ordine,
è stata quindi approvata con 16 favorevoli: si
tratta di Lega Nord, Liberi per Varese, ma
anche pezzi di minoranza come Ncd e Movimento Libero. Sei invece i contrari (Pd e Sel)
e un astenuto, il grillino Francesco Cammarata
che inizialmente aveva appoggiato la mozione
di Nicoletti.
Il documento votato andrà ora al Prefetto, cui
spetterà una decisione prima di inviarlo al
governo, a Roma. Poi sarà il ministero della
difesa invierà le truppe in città.
È necessario ricordare comunque che la Prefettura di Varese, nell’ambito del tavolo provinciale sulla sicurezza, in realtà si era espressa
contro l’esercito non rilevando motivi di ordine
pubblico così gravi.
Di certo la polemica sulla sicurezza delle città
italiane sembra destinata ad aumentare.
TORINO - SENTENZA STORICA. MA DOPO LA TRAGEDIA GLI ISTITUTI CONTINUANO A SGRETOLARSI
Crollo al liceo Darwin:
risarcita la famiglia di Vito Scafidi
Il giudice: “Il suo caso è emblematico dell'insicurezza
delle scuole italiane”. E ha aumentato del 50% l'indennizzo
el novembre del 2008, ad appena
diciassette anni, rimase ucciso
per il crollo di un controsoffitto
al liceo Darwin di Rivoli (Torino). Ora i
familiari di Vito Scafidi riceveranno due
milioni di euro di risarcimento.
A deciderlo è stato il giudice Anna Castellino del Tribunale di Torino, quarta
sezione civile, secondo cui a versare la
somma dovrà essere la ex Provincia di
Torino, ora Città metropolitana. Il 3 febbraio, in sede penale, la Cassazione aveva
reso definitive sei condanne riguardo al
tragico incidente di sette anni fa.
N
Per calcolare l'entità del danno, il giudice
ha deciso di superare le tabelle utilizzate
normalmente dal tribunale di Milano
(che la Cassazione nel 2011 aveva indicato
come parametro di riferimento) perché,
come spiegato dallo stesso togato, la
morte di Vito è “emblema nella coscienza
collettiva dell’insicurezza scolastica” e
non poteva trattare il suo caso come
“un caso tra tanti”. La vicenda del liceo
Darwin presenta dunque quel carattere
di “eccezionalità che non solo giustifica,
ma rende doveroso l'adeguamento della
liquidazione al caso concreto”. Per questo
i massimi tabellari sono stati dunque incrementati del 50%.
“In un Paese che aspira a definirsi civile
– hanno detto gli avvocati dello studio
Ambrosio & Commodo, legali della famiglia Scafidi - la morte di Vito non può
essere risarcita con le stesse somme
che vengono liquidate per un investimento
pedonale cagionato per distrazione, o a
un decesso derivante da un errore medico
durante un intervento d'urgenza, o a un
incidente sugli sci. La morte di Vito non
è uguale alle altre perché non si può
morire in un'aula di scuola”.
A promuovere l'azione legale era stato
Fortunato Scafidi, padre di Vito, con la
sorella Paola, oltre ai nonni. La madre,
Cinzia Caggiano, era costituita nel processo penale: anche lei, dopo la sentenza
della Cassazione, comincerà una causa
civile.
“La tragedia di Vito ha fatto giurisprudenza – ha detto la sorella Paola – e
quando noi non ci saremo più lui avrà
lasciato le sue radici qui. Mio fratello ha
fatto storia grazie al lavoro degli avvocati
e ha dimostrato che quello che è successo non era una fatalità o una tragedia,
ma qualcosa di nuovo”. Con questa
causa civile, in cui i giudici hanno riconosciuto un danno aggravato dalla condotta, gli avvocati “hanno dato delle risposte alla popolazione italiana - ha
sottolineato la ragazza - hanno dimostrato
che non bisogna arrendersi e che questo
sistema può essere cambiato”.
Di certo nessuna cifra cancellerà quanto
accaduto. “Nessuna aula di tribunale
può fare giustizia, noi volevamo solo
accertare la verità – ha detto Fortunato
Scafidi a LaPresse - Sono sei anni e
mezzo che cerchiamo di far emergere
davvero ciò che è successo, ci siamo
affidati ciecamente ai legali. Cifra record?
Io non mi aspettavo nulla, se avessimo
puntato ai soldi avremmo potuto accettare l'indennizzo dopo la prima sentenza”.
Ma il problema è che, dopo la tragedia,
nulla è cambiato. “Nel Paese non vedo
nessun segnale, continuano a crollare
scuole con ferite e giovani in pericolo.
La responsabilità di queste tragedie è
tutta dei governi che fanno scaribarile
B.F.
a catena”.
IN UNA LETTERA CHIEDE DI PARLARE ANCORA UNA VOLTA CON GLI INQUIRENTI
Caso Ragusa, Loris Gozi vuole testimoniare di nuovo
a scomparsa di Roberta
Ragusa continua ad essere
un mistero. Un giallo irrisolto dopo che l’unico indagato,
il marito Antonio Logli è stato
prosciolto dall'accusa di omicidio
e occultamento di cadavere.
Ma il caso non è ancora chiuso.
A voler parlare, ancora una volta,
è il supertestimone dell’accusa
Loris Gozi (nella foto), il giostraio
e vicino di casa della coppia ha
inviato una lettera all’Ansa.
Era stato proprio Gozi, nella fase
iniziale delle indagini, ad affer-
L
mare di aver visto Logli litigare
con una donna in strada la notte
tra il 12 e il 13 gennaio 2012
alla stessa ora in cui invece l'accusato sosteneva di essere andato a dormire lasciando la moglie in cucina a compilare la
lista della spesa, per poi denunciarne la scomparsa solo il mattino seguente al suo risveglio.
“So di aver detto tutta la verità
e, se mi volessero ascoltare di
nuovo, sono pronto a sottopormi
un’altra volta all’esame testimoniale perché non ho nulla da te-
mere e perché è giusto che Roberta Ragusa abbia giustizia. Nei
miei racconti – sottolinea il teste
– all’inizio non ho detto tutto
perché la mia famiglia, che è di
etnia sinti e non vede di buon
occhio la collaborazione con le
forze dell’ordine, desiderava che
rimanessi fuori da questa vicenda. Però, la mia coscienza a
un certo punto mi ha indotto a
riferire ai carabinieri, al pubblico
ministero e poi al giudice (la
sua deposizione è stata cristallizzata in un incidente probatorio,
ndr) quanto avevo visto e sentito
quella notte, senza nascondere
o tacere nulla”.
Lo scorso 6 marzo il Gup di
Pisa, Giuseppe Laghezza, ha deciso per il proscioglimento di
Antonio Logli, per il non luogo
a procedere (motivato in una
relazione di 12 pagine) scaturito
a fronte delle imprecise, “insufficienti” e“contraddittorie” testimonianze di Loris Gozi (che decise di parlare con gli inquirenti
solo 8 mesi dopo la sparizione
della donna) e della signora Sil-
vana Piampiani, super teste dell’inchiesta insieme ad altre 3
persone, che hanno raccontato
di aver visto litigare Logli e Roberta Ragusa in strada, lungo la
via Gigli all’altezza del passaggio
a livello, proprio alle 00.30 della
notte in cui si persero le tracce
della donna.
“Non spetta a me commentare
la decisione del giudice – spiega
ancora Gozi – che ha prosciolto
Antonio Logli, io sono pronto a
testimoniare di nuovo e raccontare ciò che ho visto”.
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Mercoledì 10 giugno 2015
DALL’ITALIA
NAPOLI – TRUFFA AL CIMITERO DI POGGIOREALE. IPOTIZZATO UN DANNO DI 3,2 MILIONI PER IL COMUNE
Traffico di loculi: sgominata un’organizzazione
Le tombe venivano svuotate per poi essere piazzate sul mercato nero all’insaputa dei parenti
dei defunti. Diciassette gli indagati tra cui due imprenditori del settore funerario e un notaio
on hanno rispetto neanche dei defunti. Quando c’è l’opportunità di
truffare anche i cimiteri finiscono
nel mirino dei furfanti. È successo
a Poggioreale, a Napoli, dove cappelle funebri venivano svuotate e rivendute
all’insaputa dei proprietari. Un traffico smantellato dagli uomini della Guardia di Finanza.
Diciassette gli indagati mentre si stima un
danno patrimoniale di 3,2 milioni di euro per
il Comune.
Le indagini della procura di Napoli, avviate
nel 2012, sono scattate dopo la denuncia di
una famiglia, che, recatasi al campo santo
dopo un lungo periodo fuori città, ha trovato
la cappella di famiglia lussuosamente ristrutturata e chiusa con un nuovo cancello.
Tra gli indagati figurano gli imprenditori del
settore funerario Vincenzo Tammaro e Gennaro
Reparato, sottoposti a obbligo di firma sin dal
2012, e il notaio Filippo Improta, sospeso per
sei mesi dall'attività professionale.
Secondo il gip del tribunale di Napoli il giro
di truffe si era consolidato divenendo un vero
e proprio sistema, anche grazie alla presenza
di informatori che segnalavano i possibili
obiettivi tra cappelle e loculi, alcuni risalenti
all'800, che difficilmente sarebbero stati reclamati dagli aventi diritto. Per fare questo, i
manufatti non dovevano quindi essere solo
restaurati e abbelliti ma soprattutto “dovevano
essere svuotati dei resti mortali arbitrariamente
rimossi e fatti sparire chissà dove”.
Secondo gli investigatori, Tammaro e Reparato,
quindi, si sarebbero avvalsi di alcuni dipendenti
comunali compiacenti per individuare, negli
anni tra il 2007 e il 2012, diverse tombe, che
N
venivano poi svuotate dei resti mortali e vendute
illegalmente, attraverso falsi atti notarili, spesso
senza il consenso degli originari aventi diritto.
Dagli accertamenti è emerso che l’organizzazione proponeva anche online i propri
prodotti: una cappella, poi sequestrata, era
stata offerta a 800mila euro su un noto sito di
vendite immobiliari. In un altro caso un manufatto funebre fu venduto per 245mila euro,
contro i 40mila dichiarati nell'atto di compravendita.
Il regolamento dei servizi cimiteriali, si ricorda,
vieta la compravendita tra privati di cappelle
CUNEO
funebri: i titolari, in caso di rinuncia, sono
tenuti a informare il Comune affinché possa
provvedere alla riassegnazione pubblica dell'area e alla riscossione del prezzo della nuova
concessione.
La truffa avrebbe dunque arrecato un danno
patrimoniale per il Comune di Napoli quantificato in 3,2 milioni di euro. Il gip del capoluogo
partenopeo ha qualificato l’attività criminosa
come “un vero e proprio sistema” costante
nel tempo e perseguito anche dopo il compimento dei primi atti d’indagine di cui gli indagati sono formalmente venuti a conoscenza.
VERCELLI
Pestarono disabile:
Sorprende i ladri
in casa e viene ucciso sospesa l’insegnante
La vittima è stata ferita alla testa
con un colpo di pistola. Caccia ai killer
Nel video era immobile a guardare,
nonostante le richieste dell’alunna
a sorpreso un
ladro in casa, e
il malvivente l’ha
ucciso. È morto così
Patrizio Piatti, 65enne
orafo in pensione, colpito durante un tentativo di furto nella
sua villa di Santo Stefano Roero, in provincia di Cuneo.
La tragedia è avvenuta ieri mattina, poco dopo le 6.30.
Quando i carabinieri sono arrivati, per l’uomo non c’era più
nulla da fare. La moglie è stata
invece trovata legata. Sarebbe
proprio la donna ad aver fornito
agli inquirenti una chiara versione dei fatti, che i carabinieri
stanno ora vagliando.
Secondo il racconto della testimone ai carabinieri tra la vittima
e i malviventi vi sarebbe stato
uno ‘scontro’: il marito si stava
preparando per andare al lavoro,
quando al piano terreno della
villa ha sorpreso due banditi,
entrambi armati, mentre erano
intenti a derubarlo. Il padrone
di casa non avrebbe esitato ad
affrontarli e, nella colluttazione,
sarebbero partiti alcuni colpi di
pistola. Uno quello che ha raggiunto alla testa la vittima, senza
enti giorni di sospensione
dall’insegnamento e lo stipendio dimezzato. È la sanzione inflitta dalla direzione generale dell’Ufficio scolastico regionale del Piemonte a Elena
Agliotti, l’insegnante colpevole
di non essere intervenuta quando
quattro alunni picchiavano sotto
i suoi occhi una compagna disabile, filmando tutto con il cellulare.
La decisione arriva a cinque mesi
dai fatti. Era lo scorso marzo
quando in un istituto alberghiero
di Varallo Sesia (Vercelli), avvenne
il terribile episodio bullismo finito
poi agli onori delle cronache
dopo essere stato diffuso su Facebook e Whatsapp.
Nel video di 24 secondi, girato
dagli studenti, la professoressa
di inglese compariva più volte e
restava impassibile alle richieste
d'aiuto dell'alunna oggetto di
sputi, calci e percosse da parte
dei suoi compagni.
La scena, avvenuta in classe,
era stata infatti ripresa con uno
smartphone e diffusa sui principali social network, prima di essere rimossa dai carabinieri. L’Ufficio scolastico regionale di Torino
ha stabilito una misura che è il
H
V
lasciargli scampo.
Sentendo i rumori, la moglie è
accorsa e sarebbe stata strattonata dai rapinatori che sono
fuggiti.
Il 65enne, che aveva ancora
una piccola attività orafa a Torino, è deceduto poco dopo
l'arrivo del 118. Entrambi i malviventi, sempre secondo il racconto della moglie della vittima,
avevano il volto coperto.
E ora è caccia ai banditi: i carabinieri, sotto la coordinazione
della Procura di Asti, hanno allestito posti di blocco in tutta la
zona per cercare di fermare i
ladri in fuga, mentre i Ris sono
ancora impegnati con i rilievi
sulla scena del crimine. Dai accertamenti sarebbero stati esplosi diversi colpi di pistola, come
hanno riferito ai militari dell'Arma
anche da alcuni vicini di casa.
B.F.
doppio della sanzione che può
infliggere un dirigente scolastico.
Per arrivare a questa decisione
è stato però necessario l'intervento in prima persona degli
uffici del ministero. Il reintegro
dell'insegnante dovrebbe avvenire
a esami di maturità in corso.
Anche per i quattro ‘bulli’, tutti
ragazzi tra i 15 e i 16 anni, era
scattata la sospensione. Due di
loro erano stati sospesi da marzo
fino alla fine dell'anno scolastico,
con bocciatura praticamente certa; gli altri invece erano stati allontanati per due mesi. Ma il legale di una delle alunne annuncia:
“Se la Procura accerterà la responsabilità degli insegnanti, potremmo ritenerci parte offesa e
B.F.
costituirci parte civile”.
Emblematica in questo senso, sottolinea il
procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli, “la
produzione da parte di Reparato e Tammaro”,
“di false prove addirittura presentate al Tribunale del Riesame di Napoli per ottenere la
restituzione del manufatto e sviare le indagini
alterando le annotazioni riportate sul registro
del Comune di Napoli di deposito delle salme”.
Nel corso dell’operazione di ieri i militari
della sezione di polizia giudiziaria della
finanza hanno sequestrato una cappella e
quattro nicchie.
Barbara Fruch
OLBIA
Convertita al cristianesimo:
picchiata dal suocero
È stata ferita con forbici e coltello
Aveva deciso di battezzare suo figlio
veva scelto di
cambiare religione: passando al cristianesimo.
Per questo è stata
massacrata di colpi
e ferita con forbici e
un coltello dal suocero, sotto gli occhi
del marito. La sua ‘colpa’ non
solo quella di essersi convertita
ma anche di aver battezzato il
figlio maschio di un anno e
mezzo. Una giovane di etnia
rom di 22 anni, bosniaca, è
finita in ospedale nei giorni
scorsi dopo l'ennesima aggressione.
Le indagini dei carabinieri hanno
portato ieri mattina all'arresto
di Hego Adzovic, bosniaco di
52 anni. Lui non riusciva a sopportare che la nuora aveva abbandonato l’islam per diventare
cristiana.
L'uomo ora deve rispondere di
maltrattamenti aggravati e reiterati nei confronti della giovane,
finita in ospedale il primo giugno
con fratture multiple e ferite inferte con forbici e un coltello.
Per lei una prognosi di 40 giorni
di cure da parte dei medici.
Gli investigatori hanno scoperto
che la giovane madre era finita
A
all'ospedale già nel 2013 e nel
2014, sempre con importanti
lesioni che, però, non sarebbero
mai state denunciate. Il capo
famiglia, musulmano, è stato
trasferito nella Casa circondariale
di Sassari-Bancali, a disposizione
dell'autorità giudiziaria, mentre
la giovane ed il figlio sono stati
allontanati dal campo rom di
Olbia dove vivevano.
Mentre in Italia politici e istituzioni continuano a sbandierare
la parola integrazione, pretendendo talvolta che i cittadini
italici rinuncino a quelle che
sono le loro tradizioni, arriva
l’ennesimo esempio di come in
realtà la chiusura arrivi proprio
dalle comunità ospiti. La rom
aveva vissuto gran parte della
sua vita come musulmana prima
di diventare cristiana, scelta
presa a sua volta per il bimbo.
Decisione che non è stata ben
B.F.
vista dalla famiglia.
11
Mercoledì 10 giugno 2015
SOCIETA’
IL PERSONAGGIO PIÙ BUFFO E AMATO DELLA WALT DISNEY COMPIE 81 ANNI
Auguri
Paperino!
Il 9 giugno 1934 nasceva
dalla penna di Ali Taliaferro
lo sfortunato Donald Duck
di Chantal Capasso
uon compleanno Paperino.
Ben 81 anni fa nasceva dalla
penna Al Taliaferro il personaggio più buffo ma al tempo
stesso più amato della Walt
Disney. Il 9 giugno 1934, il personaggio
esordisce ne “La gallinella saggia” il
cui titolo originale era “The Wise Little
B
Hen”, è il primo cortometraggio nel
quale compare Paperino, il simpatico e
pasticcione papero della Walt Disney.
Il suo nome è Donald Duck per l’anagrafe
americana, ma per tutti noi è Paolino
Paperino.
Nato inizialmente come spalla al “perfettino” Topolino, ma la genialità di Walt
Disney lo riconosce come personaggio
a sé che meritava una testata tutta sua,
con delle storie che dovevano vederlo
come protagonista indiscusso. Il successo
di Paperino è dovuto principalmente al
suo carattere, in completa antitesi a
quello di Topolino. Il papero è un pasticcione, dispettoso, irascibile, testardo,
pigro e fifone. Si ingegna sempre nel
trovare una soluzione che gli eviti un po’
di fatica, ma è perseguitato da una tremenda e proverbiale sfortuna.
A far crescere definitivamente il personaggio e a renderlo immortale è stato
uno dei più grandi cartoonist, ovvero
Carl Barks.
Ma il personaggio non sarà solo, ben
presto ne arriveranno altri a popolare
Paperopoli.
Paperino vive in una casetta con il giardino e si arrangia a fare mille mestieri
dal pompiere al gelataio, dall’ incantatore
di serpenti al pescivendolo ecc. Viaggia
con una macchina rossa e blu in stile
“Cabriolet” targata 313, grazie alla quale
si avventura in situazioni e storie mozzafiato che entusiasmano e divertono.
Nel 1937 la sua casa, a Paperopoli, accolse i discoli Qui, Quo e Qua - Huey,
Dewey, Louie – e fu un nuovo successo.
I tre paperini divennero protagonisti
stabili nelle storie dello zio per poi approdare, anche grazie alla partecipazione
alle Giovani Marmotte, a storie pensate
proprio per loro.
Carl Barks, Walt Disney diede vita a
tantissimi personaggi fra i quali primeggiò il ricchissimo e avarissimo Paperon de Paperoni zio di Paperino.
Come per Topolino esiste Minnie, anche
per Paperino esiste la sua “dolce metà”:
Paperina. Contraddistinta da un grosso
fiocco sulla testa e delle ciglia lunghe e
folte, Paperina è un personaggio in
parte molto dolce, ma anche molto irascibile, è dotata di un grande senso
pratico e riesce a ottenere sempre quello
che vuole.
Paperino possiede un alter ego quella
del giustiziere mascherato, la cui missione è rubare ai ricchi per dare ai
poveri, stiamo naturalmente parlando
di Paperinik, nato nel 1969 dalla fantasia
di Elisa Penna, che prese spunto dalle
tante parodie su Diabolik che imperversavano negli anni ’60. Altri personaggi
che fanno parte del mondo dei paperi
sono: Nonna Papera, Paperoga, Pico
de Paperis, Ciccio, Brigitta, Paperetta
YeYe, Moby Duck ecc.
Impossibile non lasciarsi impietosire
dalla sua sfortuna, non fare il tifo per
lui nella perenne lotta con il fortunatissimo Gastone, non stare dalla sua parte
contro l'avido Zio Paperone, non godere
del suo riscatto nei panni dell'eroico
Paperinik, non ridere dei suoi maldestri
tentativi di fare breccia nel cuore di Paperina. I motivi per amare il suo personaggio sono tanti e tutti buoni. Lunga
vita a Paperino!
IL RITORNO DI ASTROSAMANTHA
La donna dei record rimette piede
sulla terra dopo quasi sei mesi in orbita
stroSamantha è pronta al
rientro sulla Terra. Il prossimo 11 giugno si chiude
l'esperienza nello spazio dell'astronauta italiana. Missione
compiuta, quindi, per il capitano
Cristoforetti.
L’atterraggio è previsto giovedì
prossimo l’atterraggio in Kazakhstan, dopo quasi 200 giorni
di esperimenti scientifici, collegamenti con la Terra e primati
battuti. Era entrata nella Stazione
Spaziale Internazionale il 24 novembre ora farà ritorno sulla
Terra l’11 giugno portando con
sé un’esperienza irripetibile e diversi primati.
A
PRESENTERÀ L’EDIZIONE 2015
I
i protagonisti del docu-reality
“Ginnaste – Vite Parallele”, Pif,
Enrico Brignano, Juliana Moreira, il presentatore tv e speaker
di Radio 105 Daniele Battaglia,
Chef Rubio, Fabrizio Rossi, Angelina, la fashion blogger Chiara
Nasti, Willwoosh e i comici del
web PanPers.
La kermesse inizierà alle ore
20:00 con l’MTV Music Awards
Social Party, il pre show pre-
con più giorni consecutivi fuori
dal nostro pianeta e infine la donna
con più giorni di fila nello spazio.
Le tante foto che ha pubblicato
sui social network e i video in
cui ha raccontato la sua esperienza hanno permesso a tutti di
avvicinarsi alla sorprendente quotidianità degli astronauti, la sua
attività scientifica sarà molto preziosa per i ricercatori. Negli oltre
sei mesi e mezzo passati sull’avamposto orbitante, Samantha
Cristoforetti ha condotto numerosi
esperimenti, alcuni dei quali portati avanti analizzando le reazioni
del suo corpo in un ambiente di
Ch. C.
microgravità.
IL TRAMONTO DEL PUNK
Emis Killa star degli MTV Music
l Parco delle Cascine di Firenze,
il prossimo 10 giugno, ospiterà
gli MTV 2015 Awards. A tenere
le redini della kermesse canora
sarà Emis Killa, che si calerà in
panni diversi dal suo personaggio
per accogliere gli artisti del programma.
Previsti tantissimi ospiti che a
loro volta accoglieranno sul palco i vincitori di questa edizione.
I dieci cantanti che si esibiranno
sul palco degli MTV Music
Awards 2015 sono Marco Mengoni, Fedez con Noemi e Francesca Michielin, Malika Ayane,
J-Ax, Max Pezzali, , Nek, Annalisa, Lorenzo Fragola e il dj producer francese Feder feat. Lyse.
Tutti loro però saranno invitati
a salire sul palco dagli ormai
tradizionali presenter.
Quest’anno infatti sarà la volta
di Gianmarco Pozzecco, allenatore di pallacanestro, la ginnasta Francesca Deagostini con
La sua missione è durata quasi
200 giorni volando a 400 chilometri
di altezza. Un record quello raggiunto da Samantha Cristoforetti
che è pronta a salire sulla navetta
Soyuz e a tornare sulla Terra.
Il ritorno era previsto circa un
mese fa, ma è l’appuntamento
con il nostro Pianeta è slittato a
causa dell’incidente al cargo russo Progress.
Nel frattempo il capitano dell'Aeronautica ha continuato a lavorare
e collezionare primati: da prima
donna italiana nello spazio, è diventata anche l’astronauta dell’Agenzia Spaziale Italiana con più
giorni in orbita, l’astronauta dell’Esa
sentato da Brenda Lodigiani e
dedicato al mondo social. Gli
ospiti dell’apertura saranno i
The Kolors, vincitori di Amici
14. La stessa band inoltre è
stata scoperta da MTV New Generation nel 2011. Il vero show
invece dovrebbe iniziare intorno
alle 21:00.
A breve sarà resa nota la scaletta
con gli orari delle esibizioni
degli artisti.
El. Ma.
I Sex Pistols si arrendono
alle carte di credito
Era ora che i nostri clienti
mettessero un po' di ribellione nel loro portafoglio”,
così ha commentato Michele
Greene di Virgin Money – il servizio bancario ideato da Richard
Branson, fondatore di Virgin
Group - al lancio della nuova
serie di carte di credito dedicate
ad "Anarchy in The UK" dei Sex
“
Pistols. “Con queste carte vogliamo celebrare l'eredità della
Virgin – continua Greene - I
Sex Pistols hanno sfidato le
convenzioni ed i modi di pensare; la stessa cosa che stiamo
facendo noi con l'intento di
sconvolgere il mondo della banche inglesi”.
Questo lo slogan che accoglierà
le carte di credito più “trasgressive” nel mondo bancario.
Ad averlo saputo che la band
più anticonsumista e anarchica
dell’Inghilterra che i loro pezzi
sarebbero finiti su carte di credito, in mano a qualche maniaca
dello shopping più sfrenato.
Ma sembra che anche loro, si
siano arresi alla dura e svilente
legge del marketing. Sulle nuove
carte di credito saranno utilizzate
le copertine e immagini simbolo,
che richiameranno appunto le
correnti anarchiche della fine
degli anni '70 e l'immaginario
che circondava il famosissimo
gruppo.
I componenti della Band non
hanno rilasciato nessun commento. Forse è meglio tacere.
Sull’onda tutta trasgressiva delle
nuove carte di credito comparira'
la parola 'bollocks', un parolaccia
che indica i testicoli umani ma
che viene usata soprattutto per
screditare il pensiero di qualcun
altro. Veramente molto (poco)
Ch.C.
punk… !
12
Mercoledì 10 giugno 2015
SPORT
MERCATO, NUOVA MISSIONE PER GALLIANI CHE VUOLE L’ASSO FRANCESE DEL MONACO. SFUMA DANI ALVES
Milan scatenato: tratta pure Kondogbia
La Roma tra Dzeko e Bacca, la Juve su Mandzukic e Van Persie
La Lazio punta Yilmaz, la nostra notizia trova conferme anche in Turchia
di Federico Colosimo
T
elefoni bollenti, sms continui.
Giornate frenetiche. E’ il calciomercato, bellezza. Tra indiscrezioni, gossip, bufale e verità, è caccia al colpo grosso.
Milan – Rossoneri scatenati sul mercato.
Valigia in mano per Galliani che da Berlino – teatro della finale di Champions
– prima è volato in Portogallo per
trattare Jackson Martinez salvo poi fare
scalo a Montecarlo. L’obiettivo? Risaputo: Kondogbia. Il direttore sportivo,
su mandato del presidente Berlusconi,
vuole rinforzare la rosa e riportare il
club nelle posizioni di vertice.
Il centrocampista francese piace da
tempo, ma su di lui c’è il forte interesse
di mezza Europa oltre che dei rivali dell’Inter. E così il Diavolo non perde
tempo, prova ad anticipare la concorrenza puntando a convincere l’asso del
Monaco. Anche grazie all’aiuto del fondo
Doyen Sport, che fa parte della Doyen
Group. Società che s’è tuffata nel mondo
del calcio imponendosi in pochi anni
come il punto di riferimento degli investimenti sportivi. E detiene la proprietà
dei cartellini di fuoriclasse del calibro
di: Falcao, Felipe Anderson, Matic, Brahimi (per il quale il Porto chiede 50 milioni di euro), Ramires, Negredo e Neymar. Oltre che quelli di Kondogbia e
Jackson Martinez.
Nuova missione del Milan che con l’avvento di Mr Bee vuole essere protagonista di un mercato faraonico. E il nome
nuovo per l’attacco è quello del Cicharito
Hernàndez. Sfuma la pista che portava
a Dani Alves, il terzino brasiliano ha
rinnovato a sorpresa col Barcellona
(contratto fino al 2017). Sempre vivo
l’interesse per Ibrahimovic su cui si
sarebbe fatto avanti pure l’Arsenal.
Juve – Il destino di Morata, ricercato
SOLO UNA “MANIFESTAZIONE DI INTERESSE”
Nessuna offerta d’acquisto,
Parma senza speranza?
di Rita Di Rosa
a busta consegnata
ieri mattina al notaio
Almansi dalla cordata che fa capo a Giuseppe Corrado "non contiene alcuna offerta d'acquisto" del Parma ma solo
"una manifestazione d'interesse". A renderlo noto
sono stati ieri pomeriggio
i curatori fallimentari del
club emiliano, Angelo
Anedda e Alberto Guiotto, e lo stesso notaio Giulio Almansi designato dal
giudice delegato a sovrintendere alle operazioni
di vendita. “La busta pervenuta entro le ore 12 di
oggi (ieri, ndr) non contiene alcuna offerta d'acquisto dell'azienda sportiva del Parma FC", si legge ancora nella nota. I curatori poi aggiungono: “
"La comunicazione pervenuta consiste in una manifestazione d'interesse
non conforme a quanto
previsto dal Disciplinare
di Gara e non corredata
da cauzione, a firma delle
società Viris Spa e Unigasket Spa. Tale manifestazione d'interesse, unitamente alle altre comunicazioni ricevute dai curatori, saranno sottoposte
all'attenzione del Comitato dei Creditori e del
Giudice Delegato nella
giornata di domani (oggi,
L
ndr) affinché vengano
prese le opportune determinazioni".
Insomma, a questo punto
si fa davvero concreto il
rischio fallimento per il
Parma e l’ipotesi che possa ripartire dalla serie D,
dopo i fasti delle ultime
stagioni.
Tra l’altro, non ha presentato alcuna offerta
neppure l'americano ex
star del baseball Mike
Piazza, anche se questi
ha pur sempre depositato
una cauzione, optando
quindi per una trattativa
privata, la cui approvazione o meno spetta però
al giudice.
Forte la delusione in città,
non solo tra i tifosi, dopo
che nelle ultime ore l’ipotesi Corrado – imprenditore originario del Piemonte che da danni vive
però a Parma – aveva
dato l’illusione che tutto
potesse risolversi per il
meglio.
Sul fronte prettamente
calcistico, nel ‘vecchio’
Parma regna invece l’incertezza: molti giocatori
si sono già detti disposti
a ripartire eventualmente
dalla serie B, ma è chiaro
che un po’ tutti si stanno
guardando attorno e diventerebbero quanto mai
appetibili qualora il Parma dovesse fallire, perché
svincolati.
con insistenza dal Real Madrid, fino alla
prossima estate è saldamente nelle mani
della Juve. L’ormai nota clausola de “recompra” da 30 milioni vale solo dal 30
giugno 2016. A meno di un’offerta indecente, lo spagnolo resterà quindi a Torino.
Oggi (al massimo domani) si decide il
destino di Tevez. I rappresentanti dell’Apache avranno un incontro con Marotta. Alla finestra Boca Juniors, Psg e
Atletico Madrid. E proprio dai colchoneros potrebbe arrivare il sostituto di
Llorente (che piace a Siviglia e Valencia):
Mandzukic. Ma dall’Inghilterra rilanciano.
“Juve pronta a tutto per Van Persie”.
Resistono le quotazioni di Higuain e
Cavani, tentazioni fortissime ma poco
praticabili per via dell’elevato costo
delle operazioni.
Prosegue la caccia al trequartista e restano vivi gli obiettivi Oscar (Chelsea)
e De Bruyne (Wolfsburg). Ancora incerto
il futuro di Pirlo, sempre più vicino alla
firma col New York City. Al suo posto
Witsel?
Roma – Dopo la cessione di Gervinho,
il ds Sabatini prova a stringere con Cagliari per Nainggolan. Tra i giocatori intervenuti nella foto di presentazione
della nuova maglia, il belga era presente.
Assente, invece, Pjanic.
Sul mercato la Roma sa di non poter
sbagliare nemmeno una mossa. Idee
chiare per il futuro e il desiderio è
quello di costruire una squadra che
possa lottare realmente per lo scudetto.
Si cercherà dunque di vendere Destro
e Doumbia (che potrebbe tornare al
Cska Mosca), e di comprare un vero
attaccante d’area di rigore. I favoriti
sono Dzeko e Bacca, con il bosniaco in
vantaggio sul colombiano per costi e
concorrenza. Per la fascia piace Nani.
Lazio – Il rinnovo di Klose non ha cambiato i piani dei biancocelesti che inseguono un attaccante di razza da poter
affiancare, magari, al tedesco o a Djor-
djevic. I nomi in ballo, neanche a dirlo,
sono un’infinità. Van Persie a quanto
pare è un miraggio. Hernandez piace,
ma da Formello in questo senso arrivano
solo smentite. Così come sul fronte
Borini. Trova conferme pure in Turchia
la notizia, data in anteprima dal Giornale
d’Italia, che i biancocelesti sarebbero
tornati alla carica per Burak Yilmaz. Ma
il costo dell’operazione è proibitivo. E
l’agente del giocatore frena: “Nessun
contatto”.
Tra sogni e acquisti, da non trascurare
il capitolo cessioni. Nella lista dei giocatori in bilico c’è Radu (per sostituirlo
piace Tremounilas). Oltre che Cana, ai
saluti. Ma anche Ledesma, Ciani e Sculli.
Se per Felipe Anderson è stata rifiutata
un’offerta del Manchester United, sul
totem del centrocampo, Biglia, è partito
l’assalto del Psg.
Inter – Per la corsa al colombiano Cuadrado, l’Inter potrebbe trovare in Mourinho un prezioso alleato. Ma il Chelsea
non fa sconti, con i nerazzurri che provano a imbastire una trattativa alla Shaqiri: prestito oneroso con riscatto obbligatorio. Ieri intanto c’è stato un incontro tra Ausilio e gli agenti di Kolarov,
trattativa praticamente impossibile.
Eurosky Tower .
Entrare in casa e uscire dal solito.
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