Panorama - Sonzogno
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Panorama - Sonzogno
05/02/2015 Pag.78 Panorama - N.6 - 11 Febbraio 2015 (diffusione:446553, tiratura:561533) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato imprese di corsa Una ragazzaccia di moda The New York Times Sophia Amoruso, nata 30 anni fa a San Diego, ma di origini greche: nel 2006 ha fondato il sito Nasty Gal. Sophia Amoruso in pochi anni ha trasformato il suo sito Nasty Gal in una macchina per soldi. Da lì vende abiti in tutto il globo. Grazie a milioni di fan sui social network. di Annalisa Chirico 78 Panorama | 11 febbraio 2015 078-079_pa06_storie amoruso.indd 78 03/02/15 14.09 05/02/2015 Pag.78 Panorama - N.6 - 11 Febbraio 2015 (diffusione:446553, tiratura:561533) The New York Times Il libro #GirlBoss (Sonzogno, 240 pagine, euro 17,50) di Sophia Amoruso: racconta la sua storia e riscrive le regole della moda come business online. prima di concludere il liceo saluta papà e mamma per trasferirsi a San Francisco. Qui si arrangia. Oggi compila un «registro dei peggiori lavori di merda sopportati prima dei 18 anni»: chioschetti di limonata, consegna di giornali, baby sitting, addetta ai panini con il compito di «mixare la maionese con il tonno», più una breve stagione da modella pubblicitaria interrotta in fretta a causa della sua riluttanza a saltellare gridando «Pizza, pizza!». Un giorno Sophia si accorge di avere un’ernia all’inguine: il bitorzolo è evidente. Così deve operarsi, ma per ottenere un’assicurazione sanitaria ha bisogno di un lavoro vero. Ne trova uno alla facoltà d’arte dell’università come addetta al controllo dei documenti: il mestiere le consente di trascorrere una montagna di ore su Internet. Qui Sophia cura un profilo su MySpace dove attira l’amicizia di molti venditori che promuovono negozi di articoli vintage su eBay. L’illuminazione arriva durante la lunga convalescenza: da esperta «archeologa» di scarti qual è, e grazie alla passione per i crescita esponenziale Fondato nel 2006 come «negozio» su eBay e trasformato nel 2008 in un sito indipendente, Nasty Gal ha registrato una crescita esponenziale. Oggi solo il marchio vale oltre 100 milioni di dollari. Conta 1,2 milioni di seguaci su Facebook, 200 mila follower su Twitter e 1,5 milioni di contatti su Instagram. Dei 550 mila clienti online, uno su quattro visita il sito per una media di sei minuti al giorno. Il 10 per cento dei più affezionati accede a Nasty Gal più di 100 volte in un mese. mercatini vintage, Sophia sa come procurarsi gli articoli migliori, non le mancano le amiche aspiranti modelle e così, dopo attenta lettura del manuale eBay per negati, si decide ad aprire un negozio tutto suo. Sceglie il nome Nasty Gal, in italiano «ragazzaccia»: è il titolo di una canzone della leggenda funk Betty Davis, sexy e selvaggia come Sophia si sente. Il negozio su eBay diventa presto un’occupazione fulltime: Sophia cura ogni dettaglio, legge e risponde ai commenti dei clienti, seleziona ogni singolo capo nei mercatini dell’usato per poi rivenderlo nelle aste online a un prezzo decuplicato. Il conto in banca non è più in rosso, anzi cresce velocemente. L’avversione adolescenziale per il vil denaro va a farsi benedire: «Lo consideravo un fine per materialisti, con il tempo ho capito invece che denaro significa libertà». Quando in una boutique vera una commessa la guarda e dice: «Quei pantaloni fanno tanto Nasty Gal», Sophia realizza che ha creato uno stile. È diventata qualcuno. Il passaggio dalla piattaforma eBay a un sito indipendente (www.nastygal.com) è la sfida più avvincente. Nel 2010 Sophia si accorge di avere sul conto corrente quasi 1 milione di dollari. I maggiori investitori della Silicon Valley cominciano a corteggiarla. Uno di loro, Danny Rimer, diventa suo socio. Nel 2011 Sophia si concede la prima vacanza e parte da sola per una settimana alle Hawaii. Alla fine prolunga a una settimana e mezzo. «La vita non è trovare te stesso. La vita è creare te stesso» scandisce la ragazza, con il piglio battagliero di chi ce l’ha fatta. Partendo da un’ernia che non è un garage. Ma un po’ gli assomiglia. n © riproduzione riservata 11 febbraio 2015 | Panorama 078-079_pa06_storie amoruso.indd 79 79 03/02/15 14.09 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato N el 2006 Sophia Amoruso è ancora una 22enne in cerca di espedienti per pagarsi l’affitto e le bevande da Starbucks. Oggi, che di anni ne ha 31, Sophia è diventata la «girl boss» di un’impresa che vale 100 milioni di dollari (88 milioni di euro). E #GirlBoss, con il simbolo cancelletto davanti, è anche il titolo del saggio appena uscito in Italia per l’editore Sonzogno, dove l’imprenditrice grecoamericana codifica la filosofia della donna artefice del suo destino. Sophia, che alla parola «femminista» preferisce quella meno impegnativa di «ragazzaccia», ha scritto un manuale per la donna che non vive di recriminazioni verso l’altro sesso, rifiuta schemi anacronistici e alibi vittimistici perché, dice, «se credi in te stessa, anche gli altri crederanno in te». Dal suo ufficio di Los Angeles, l’ex punk oggi guida un team di 350 dipendenti e il suo volto incorniciato da una chioma bruna compare sulle riviste patinate. Da manager, siede in prima fila alla «fashion week» nella Grande mela, poco distante da Anna Wintour e da Miuccia Prada. Il New York Times la incorona «Cenerentola dell’hi-tech». Lei ha smesso di acquistare i vestiti al mercatino dell’usato, non rovista più nei cassonetti, ha ceduto alle regole dell’igiene personale e al conformismo della ceretta. Gli adorati e sbrindellati Levi’s di velluto marrone, che indossava fino a cinque volte in una settimana, riposano per sempre nell’armadio. Gli ultimi otto anni Sophia li ha dedicati a un’impresa colossale: creare un impero dal nulla. Nasty Gal, il suo sito di shopping online, ha trasformato i «like» in vendite. La pubblicità si muove quasi esclusivamente in Rete attraverso i social network: Instagram, Tumblr, Twitter e Facebook. E poiché non tutti possono contare su un garage, la storia di Sophia comincia da un’ernia. A 17 anni, nel bel mezzo del divorzio dei genitori, lascia San Diego e s’imbarca in una vita indipendente e avventurosa «provando ogni possibile esperienza», funghi allucinogeni inclusi. Pratica il «freeganismo», uno stile di vita anticonsumista che prescrive di utilizzare gli scarti alimentari. Si accompagna a qualche fidanzato bohémien. La scuola non fa per lei, ancor