L`eleganza a tavola

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L`eleganza a tavola
L’eleganza a tavola
a cura di
Ilaria De Palma
Palazzo Morando | Costume Moda Immagine
10 giugno - 15 dicembre 2015
La tavola nel Settecento
Nel Settecento le corti europee fanno propri i modelli che arrivano dalla Francia. Tale monopolio è il frutto
dell’eredità della vincente politica attuata nel secolo precedente dal ministro delle finanze di Luigi XIV, JeanBaptiste Colbert, che usò il protezionismo e i grandi finanziamenti statali alle fabbriche per produrre e
promuovere in Europa prodotti di lusso – quali ad esempio quelli uscenti dalle Manifatture Reali – che in breve
si imposero sul mercato internazionale per la loro qualità.
Per uniformarsi ai linguaggi prescritti dal cerimoniale francese, la nobiltà europea settecentesca si appropria non
solo delle fogge degli abiti, ma anche di un vero e proprio modo di vivere, atto a evocare l’immagine di una delle
monarchie più importanti al mondo. Anche nel modo di stare a tavola.
“L’élégance est un résultat de la justesse & de l’agrément”. In questo modo viene definita l’eleganza all’interno
dell’Encyclopédie ou Dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers (tomo V, 1755, p. 482). Giustezza (intesa
come regolarità, esattezza, proporzione) e gradimento, dunque. Le stesse qualità che deve rispecchiare nel XVIII
secolo una tavola allestita ‘alla francese’.
Al centro del tavolo viene collocato il surtout – una composizione scultorea realizzata con diversi materiali, primo
fra tutti la porcellana – e, intorno ad esso, secondo uno schema rigorosissimo, sono disposte le stoviglie. Ogni
commensale ha un piatto vuoto davanti a sé e può attingere liberamente il cibo dai pezzi da portata. Il pranzo si
articola generalmente in due servizi, il primo prevede le minestre e le entrées di carne e pesce in salsa: occorre
dunque disporre attorno al centro della tavola zuppiere, présentoires e salsiere. Nel secondo servizio, dedicato agli
arrosti e ai piatti dolci e salati, alcune stoviglie come la zuppiera, vengono sostituite con i piatti d’entremets.
La disposizione dei pezzi sulla tavola, oltre ad essere pensata affinché nessun commensale si affatichi per servirsi,
deve stupire l’ospite: insieme alla ricchezza dei materiali, la varietà delle forme e delle policromie, la profusione
dell’oro, era la rigorosa orchestrazione di tutti gli elementi intorno al sontuoso surtout che doveva riflettere stile e
eleganza del padrone di casa.
Dal XVIII secolo la porcellana europea è parte dei beni di lusso delle famiglie nobiliari che danno avvio a
collezioni ricchissime, così come quella giunta fino a noi appartenente alla contessa Lydia Caprara Morando
Attendolo Bolognini. Donata alla municipalità nel 1945, è composta da moltissimi elementi tra cui spiccano le
numerose sculture di uccelli, databili tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo, edizioni successive di
esemplari che il celebre scultore Johann Joachim Kändler aveva modellato per la Manifattura di Meissen intorno
agli anni Trenta del Settecento, cui si aggiungono altre statuette di inizio Ottocento ritraenti uccelli tropicali e
autoctoni realizzate dalle principali manifatture europee come quella di Frankenthal e di Napoli.
L’allestimento proposto in questa mostra ospita alcune tra le porcellane da tavola più preziose realizzate dalla
Manifattura di Meissen e appartenenti alle Raccolte d’Arte Applicata del Castello Sforzesco.
La zuppiera ovale dipinta con decorazione floreale, bordo a canestro e pomolo con putto e cornucopia di fiori in
rilievo presenta il motivo a rilievo Neuozier a vimini intrecciati ed è dipinta con fiori europei (Deutsche Blumen, per
distinguersi dai “Fiori Indiani” delle prima produzioni), resi in maniera naturalistica e distribuiti sulla superficie
bianca con una casualità solo apparente.
Ogni posto tavola è scandito da uno splendido piatto fondo con orlo polilobato e dorato facente parte del
servizio da tavola donato nel 1939 alla Municipalità dagli eredi del conte Alessandro Durini (1818-1892),
discendente della nobile famiglia milanese. I piatti, decorati con un raffinato motivo floreale a rilievo bianco su
bianco, sono dipinti con fiori naturalistici e bordati da una spesso reticolo d’oro.
Palazzo Morando | Costume Moda Immagine
via Sant’Andrea 6 – Milano | ingresso con biglietto del Museo
martedì – domenica, 9-13 e 14-19.30 (dal 1° novembre 2015: martedì - domenica, 9-13 e 14-17.30)
+39 02 884 46056 / 65735 | [email protected] | www.civicheraccoltestoriche.mi.it
Il surtout è una composizione di sculture di uccelli della collezione della contessa Morando, in cui si distinguono
per eleganza quelle realizzate dalla Manifattura di Meissen su modello di Johann Joachim Kändler, quali il
pappagallo Ara e l’upupa.
Arricchiscono e completano questo allestimento i preziosi pezzi, di epoca successiva ma perfettamente in
armonia con il resto della tavola, appartenenti ad una col lezione privata, gentilmente prestati in occasione della
mostra: la tovaglia in pizzo di fattura spagnola e le posate d’argento dell’Orfèvrerie Wiskemann di Bruxelles di
metà Ottocento e i bicchieri in cristallo moderni con decorazione a volute floreali in oro sulla coppa, ripresa
anche ad incisione nell’alta fascia d’oro del bordo.
Cenni sulla moda nel Settecento
La moda francese femminile della metà del XVIII secolo ha fogge piuttosto limitate, variabili a seconda del
tessuto e degli ornamenti che vi venivano giustapposti, delle acconciature e degli accessori.
Il modello più diffuso è la robe à la française costituita da una sopravveste (andrienne) con dorso sciolto, realizzato
sartorialmente per mezzo di due pieghe a cannone cucite solo per i primi 10-20 cm, indossata sopra una
pettorina e una gonna. Il tutto sorretto da un panier, come il soprastante busto realizzato generalmente in stecche
di balena o di giunco, che conferisce alla gonna una forma che si allarga sui fianchi ma rimane piatta frontalmente
e posteriormente.
Palazzo Morando | Costume Moda Immagine possiede uno splendido nucleo di robes à la française, di cui non è
possibile identificare con certezza la manifattura, che offre una strepitosa panoramica sulla varietà delle
decorazioni dei tessuti: dal sinuoso meandro, in cui un nastro che si snoda verticalmente con andamento a “S” si
alterna a mazzi di fiori, alla sua progressiva sostituzione con righe verticali, sempre alternate a tralci di fiori, di
gusto più neoclassico.
L’ultima fase dell’evoluzione della robe à la française, quando questa è ammessa alla corte in sostituzione del grand
habit, è rappresentata da un nuovo modello che per forma semplificata e distribuzione del ricamo può essere
considerato un bell’esempio di robe parée.
Verso gli anni Settanta del Settecento si diffonde in Francia un’altra foggia, proveniente dall’Inghilterra, e
denominata robe à l’anglaise: a differenza di quella à la française, non prevede l’utilizzo del panier, sostituito da
imbottiture posizionate al di sotto del bustino non rigido ma attillato per evidenziare
il punto vita. L’esemplare di robe à l’anglaise delle Civiche Raccolte mostra inoltre una sontuosa decorazione
broccata a cineseria, motivo decorativo particolarmente diffuso già dall’inizio del Settecento, ma in questo caso
‘rivisitato’, sostituendo alle classiche pagode dei paesaggini fluttuanti alternati a grandi fiori naturalistici,
architetture classicheggianti e paesaggi marini.
Durante il periodo neoclassico tra la fine del Settecento e l’inizio del secolo successivo l’abito, sempre più
influenzato dalle innovazioni che giungono dalla nuova classe dirigente inglese, la borghesia industriale, si libera
dalle sottostrutture e le fogge vengono maggiormente adattate alla forma del corpo; la costruzione sartoriale
sottolinea il punto sotto il seno, le maniche tornano ad allungarsi e il repertorio decorativo diventa più sobrio.
Anche la moda maschile settecentesca guarda alla Francia. Fin dalla corte di Luigi XIV si diffonde uno schema
vestimentario che prevede tre pezzi (habit à la française): lunga giacca (marsina), sottomarsina o sottoveste (nella
seconda metà del secolo XVIII trasformatasi nel più corto gilet) e calzoni lunghi fino al ginocchio. Se nella prima
parte del Settecento la marsina ha una forma allargata dalla vita in giù, verso la metà del secolo, probabilmente
per influenza di una tradizione inglese più improntata alla comodità, la foggia si semplifica: le falde, non più così
ampie, si arrotondano e si rivolgono all’indietro; l’abbottonatura diventa puro ornamento, poiché dall’apertura
della marsina si deve vedere la sottoveste. L’apporto della Francia è da ricercarsi nella ricca decorazione delle
profilature: le parti a vista sono costellate da ricami in seta policroma, filata oro e argento e da galloni di influenza
militare.
Negli esemplari in mostra è illustrata la moda che prevede la realizzazione dei tre pezzi con identico tessuto,
colore e decoro e quella, più diffusa, dell’uso di una sottoveste/gilet a contrasto di tonalità più chiara ma con
analogo decoro. Oltre agli abiti interi Palazzo Morando conserva una ricchissima collezione di singoli marsine,
gilet e calzoni abbinati per l’occasione.
Palazzo Morando | Costume Moda Immagine
via Sant’Andrea 6 – Milano | ingresso con biglietto del Museo
martedì – domenica, 9-13 e 14-19.30 (dal 1° novembre 2015: martedì - domenica, 9-13 e 14-17.30)
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