Programma - Società del Quartetto di Milano

Transcript

Programma - Società del Quartetto di Milano
mezzosoprano
Sala Verdi del Conservatorio
Martedì 7 novembre 2006, ore 20.30
S TA G I O N E 2 0 0 6 • 2 0 0 7
Angelika Kirchschlager
Helmut Deutsch pianoforte
4
Consiglieri di turno
M° Mario Delli Ponti
Prof. Luciano Martini
Con il patrocinio
e il sostegno di
Con il contributo di
Con il patrocinio
e il contributo di
In collaborazione con
Settore cultura
Con il sostegno di
FONDAZIONE CARIPLO
Sponsor istituzionali
Si ringrazia per il ciclo “Grandi Interpreti”
Per assicurare agli artisti la migliore accoglienza e concentrazione
e al pubblico il clima più favorevole all’ascolto, si prega di:
• spegnere i telefoni cellulari e altri apparecchi con dispositivi acustici;
• limitare qualsiasi rumore, anche involontario (fruscio di programmi, tosse ...);
• non lasciare la sala prima del congedo dell’artista.
Si ricorda inoltre che registrazioni e fotografie non sono consentite, e che
l’ingresso in sala a concerto iniziato è possibile solo durante gli applausi, salvo
eccezioni consentite dagli artisti.
Angelika Kirchschlager
Helmut Deutsch pianoforte
mezzosoprano
Robert Schumann
(Zwickau, Sassonia 1810 – Endenich, Bonn 1856)
12 Lieder per voce e pianoforte
Intervallo
Franz Schubert
(Lichtenthal, Vienna 1797 – Vienna 1828)
11 Lieder per voce e pianoforte
Si ringrazia per il sostegno particolare a questo concerto
Robert Schumann
- Freisinn op. 25 n. 2
- Erstes Grün op. 35 n. 4
- Hoch, hoch sind die Berge, da “Spanische Liebeslieder”
op. 138 n. 8
- Die Soldatenbraut op. 64 n. 1
- Liebeslied op. 51 n. 5
- Das verlassne Mägdelein op. 64 n. 2
- Stille Tränen op. 35 n. 10
- Die Löwenbraut op. 31 n. 1
- Lust der Sturmnacht op. 35 n. 1
- Morgens steh’ ich auf op. 24 n. 1
- Der Einsiedler op. 83 n. 3
- Abendlied op. 107 n. 6
Non è poi così vero che il numero d’opera serve per capire il percorso creativo
di Robert Schumann. Ossia che la straordinaria giovinezza sia stata tutta assorbita della musica per pianoforte (dall’op. 1 all’op. 23, senza interruzioni) e che
solo dopo il matrimonio con Clara ci sia la diversificazione verso il Lied (op. 24)
e il cimento di esito incerto con musica da camera, sinfonia, teatro, coro. Uno
sguardo appena un po’ attento alla biografia dice altro, integrativo se non proprio alternativo. Si scopre infatti che il giovane Schumann non fu affatto monopolizzato dalla tastiera, e che da sempre coltivava progetti di esplorare l’intero
dominio della musica, specie dove le note si uniscono alle parole, dove il suono
delle une si fonde con il senso delle altre per dare la poesia suprema. Di sicuro
non si sentiva ancora pronto per il progetto assoluto dell’opera teatrale e la stessa coralità gli pareva fuori portata. Però il genere più riservato, il canto per voce
e pianoforte, da comporre in segreto sfogliando i poeti preferiti, vicini e lontani,
da proporre poi nell’intimità di una casa a pochi amici fidati, il Lied appunto, lo
affascinò fin dalla fanciullezza. Per certi versi, il Lied anticipò lo stesso e amatissimo pianoforte solo, tanto che fra 1827 e 1828 furono completati non meno di
una quindicina di lavori, undici dei quali addirittura raccolti in ciclo unitario con
tanto di numero d’opera (un’op. 2 poi sconfessata, in quanto attribuita ai pianistici Papillon nell’edizione stampata nel 1832). E anche questi esperimenti giovanili mostrano un interesse per poeti che incontreremo tante altre volte nella produzione matura: Goethe, naturalmente, ma anche Byron, Kerner, Jacobi. Il decennio successivo, pur monopolizzato dal pianoforte, pullula di schizzi liederistici e
probabilmente solo una contingenza editoriale fa sì che la prima raccolta stampata sia datata 1840 e porti il numero d’opera 24. Questa, Liederkreis, sappiamo bene
che fu composta di getto, sullo slancio della passione per Clara e grazie alla scoperta dei versi incantevoli di un ancora giovane Heinrich Heine. La raccolta successiva, Myrthen op. 25, ha invece tutte le caratteristiche di un riordinamento di
idee e di carte maturate in tempi precedenti. Lo rivela la varietà della scrittura, il
florilegio dei poeti del passato e del presente, classici tedeschi come Rückert e
Goethe accanto a romantici britannici come Byron e Burns, a Thomas Moore e
ancora Heine. Senza un lavoro preparatorio durato oltre un decennio non si spiegherebbe nemmeno l’incredibile produzione liederistica di quel magico 1840: i
cataloghi ufficiali attribuiscono a quell’anno non meno di una ventina di raccolte
ciascuna contenente da un minimo di tre a un massimo di sedici pezzi. Neppure
l’aggravarsi della malattia mentale arrestò l’amore per il Lied di Schumann. Fra
1849 e 1853 entrano in catalogo trenta altre raccolte. La tradizione vuole, poi, che
nell’ultimo momento di lucidità concessogli dalla follia, abbia affidato alle parole di
Maria Stuarda le estreme note che riuscì a mettere sul pentagramma.
Purtroppo questo immenso patrimonio è assai poco noto. In concerto si preferisce
infatti presentare i cicli omogenei, come il citato Liederkreis op. 24 e l’omonimo
op. 39 (su testi di Eichendorff), o i celeberrimi Frauenliebe und leben op. 42 e
Dichterliebe op. 48. Capolavori, certo, ma che ci presentano solo una piccola parte
dell’universo liederistico schumanniano, fatto non solo di grandi costellazioni ma
anche di tante stelle di prima e seconda grandezza, riunite in galassie e nebulose,
con somma totale che arriva alle 300 unità. La bella impaginazione del programma di stasera segue invece un’impostazione diversa. Preferisce scorrere l’intero
cosmo del Lied schumanniano, offrendo preziosi assaggi di poetiche e stili assai
diversi. Basta scorrere i numeri d’opera per individuare i tempi di composizione:
op. 24-51 significa 1840 (e precedenti anni), op. 64-83 è 1847-1850; op. 107-138 vuol
dire il triennio estremo 1851-1853. I temi trattati sono chiaramente individuati dal
testo e dalla sua struttura, cui la musica si sposa seguendo uno sviluppo narrativo
in maniera di ballata ovvero insinuandosi fra le parole con timbri e armonie per
esaltare gli idilli poetici. La melodia cerca sempre un taglio lineare, spesso popolaresco, certo lontano dalle enfasi teatrali. E il pianoforte ha scrittura ricca, talvolta densa, che spesso anticipa e sempre riprende le inflessioni del canto. Il tutto, in
particolare i lavori scritti negli ultimi anni, legatissimo alla pratica del Lied che si
era consolidata nella Germania del secondo romanticismo, ancorata e anche un po’
frastornata dalla sintesi perfetta che Schubert, solo pochi anni prima, aveva saputo compiere fra musica e poesia, nell’universo della grande tradizione tedesca,
classica e popolare.
Franz Schubert
- Auf dem See op. 92 n. 2 D 543b
- Das Echo op. 130 D 868
- Des Mädchens Klage op. 58 n. 3 D 191
- Nähe des Geliebten op. 5 n. 2 D 162
- Bei dir allein!, da “Vier Refrainlieder” dedicati a J.G. Seidl
op. 95 n. 2 D 866
- Wiegenlied op.105 n. 3 D 867
- Der Pilgrim op. 37 n. 1 D 794
- Sehnsucht op. 39 D 636
- Lied des Florio (Nun, da Schatten niedergleiten) da “Lachrimas”
di C.W. von Schütz D 857 n. 2
- An den Mond D 259
- An die Musik op. 88 n. 4 D 547
Anche per il florilegio schubertiano della seconda parte del programma, l’impaginazione segue un fantasioso criterio antologico, peraltro mescolando con gran
gusto pagine di assoluta popolarità con altre di più rara frequentazione. Difficile
immaginare un modo migliore per entrare nel mondo del Lied di Schubert che,
sappiamo bene, permea tutte le cellule della sua immensa produzione artistica.
Non c’è infatti soluzione di continuità temporale nella favolosa collana di quasi
mille Lieder che inizia con un artista quasi ancora bambino e finisce nel momento dell’assurda scomparsa a soli 31 anni. Ogni anno, Schubert annota, completa,
lima Lieder, prendendo spunto da ogni testo poetico capace di accendere la sua
fantasia. Non importa se poi si scopre che è successo il contrario, ossia che sia il
genio di Schubert a illuminare versi altrimenti non degni di alcuna attenzione.
Per non dire di come la reinvenzione del testo porti a risultati prodigiosi perfino quando il substrato poetico rientra già nella categoria del sublime. Potremo
verificarlo senza problema in ogni momento del programma di stasera, a partire dalle terne di capolavori firmati da Goethe e da Schiller. Così come ci apparirà evidente quando la musica riesce a scaldare testi scherzosi e popolareggianti come quello di Castelli (Das Echo) oppure gonfi di enfasi teatrale (i due monologhi da “Lachrimas” di von Schütz) o semplici tributari del corrente e giovane
romanticismo, com’è il caso di Seidl (Bei dir allein, Wiegenlied). L’articolazione
del programma che, qui come in Schumann, cerca il contrasto più che la continuità, accostando firme poetiche con simpatica casualità, sottolinea ancora una
volta che è la musica che si serve delle parole per scandire il proprio respiro,
scegliere il ritmo, modulare il tono. Versi che diventano pretesto per esplorare
le capacità espressive non solo della voce, ma anche dello strumento che la integra e sostiene, e non solo accompagna. Insomma si va ben oltre la solita dialettica fra musica e poesia, per approdare a un genere davvero nuovo e originale,
il Lied appunto, quello inventato e reso immortale da Schubert. Scompare ogni
legame temporale o stilistico con quanto precede, anche se porta le firme auguste di Beethoven, Haydn, Mozart, per non dire di quelle di Zelter, Löwe, Hiller.
Che il Lied di Schubert viva in una sua dimensione assoluta lo rivela appunto la
naturalezza con cui si possono associare e alternare appunto Goethe con Castelli
e Schiller con Seidl. E scopriamo che il tempo non è un fattore di stile, al punto
che dopo il giovanile Auf dem See (1817) può star bene il bizzarro ma estremo
Das Echo (1828) a sua volta seguito dall’ancor più giovane (1815) Des Mädchens
Klage, e così via. Inutile cercare regole occulte o formule magiche che spieghino come mai il continuo variare dello stile del canto e delle tecniche del pianoforte generi solo contrasto apparente e sempre consenta contiguità fra un Lied
e l’altro. È il miracolo di un genere che nasce perfetto nella fantasia del suo
autore, e si pone come riferimento assoluto per le generazioni future. Ogni possibilità di vero confronto cade. Se ne rese conto anche Schumann, arrivando solo
una generazione dopo, eppure costretto a misurarsi con l’arte perfetta e in sé
compiuta del grande predecessore. Ce ne rendiamo conto anche noi, riflettendo
dopo l’accostamento fra i due grandi che ci ha proposto il programma di stasera. Esaltati dal Lied che conclude, autoreferenziale, bellissimo: An die Musik,
Alla musica.
Enzo Beacco
Robert Schumann
Freisinn op. 25 n. 2
(Johann Wolfgang von Goethe)
Laßt mich nur auf meinem Sattel
gelten!
Bleibt in euren Hütten, euren Zelten!
Und ich reite froh in alle Ferne,
Über meiner Mütze nur die Sterne.
Che solo in sella io mi faccia valere!
Er hat euch die Gestirne gesetzt
Als Leiter zu Land und See;
Damit ihr euch daran ergötzt,
Stets blickend in die Höh.
Egli vi ha dato gli astri
quale guida sulla terra e sul mare,
perché ne proviate diletto,
sempre guardando verso il cielo.
Erstes Grün op. 35 n. 4
(Justinus Kerner)
Primo verde
Du junges Grün, du frisches Gras!
Wie manches Herz durch dich genas,
Das von des Winters Schnee
erkrankt,
Oh wie mein Herz nach dir verlangt!
Tu giovane verde, tu erba fresca!
Quanti cuori per te guariscono,
che soffrivano per la neve dell’inverno,
Schon wächst du aus der Erde Nacht,
Wie dir mein Aug’ entgegen lacht!
Hier in des Waldes stillem Grund
Drückt’ ich dich, Grün, an Herz und
Mund.
Già appena ti desti dalla notte della
terra,
come sorride a te il mio sguardo!
Qui nel quieto fondo del bosco,
ti premo, verde, sul cuore e sulla
bocca.
Wie treibt’s mich von den Menschen fort!
Mein Leid, das hebt kein
Menschenwort,
Nur junges Grün ans Herz gelegt,
Macht, daß mein Herze stiller schlägt.
Che voglia di allontanarmi dalla gente!
Il mio dolore, parola umana non
conforta:
solo il giovane verde sul mio cuore,
lo fa battere più sereno.
Statevene nelle vostre tende e capanne!
Io contento cavalco lontano,
sopra il mio capo rifulgono soltanto le
stelle.
o come il mio cuore ti desidera!
Hoch, hoch sind die Berge
op.138 n. 8
(Emanuel von Geibel)
Alte, alte sono le montagne
Hoch, hoch sind die Berge
und steil ist ihr Pfad,
die Brunnen sprüh’n Wasser
und rieseln in’s Kraut.
O Mutter, o Mutter,
lieb Mütterlein du,
dort, dort in die Berge,
mit den Gipfeln so stolz,
da ging eines Morgens
mein süßester Freund.
Wohl rief ich zurück ihn
mit Zeichen und Wort,
wohl winkt’ ich mit allen
fünf Fingern zurück,
wohl rief ich zurück ihn
mit Zeichen und Wort!
Hoch, hoch sind die Berge....
Alte, alte sono le montagne,
e ripido il suo sentiero,
le fonti sprizzano acqua
che scorre nell’erba.
O mamma, o mamma,
o cara mammina tu,
là, là sulle montagne,
sulle cime così fiere,
là andò un giorno
il mio più dolce amico.
Ben lo richiamai
con gesti e con parole,
ben gli chiesi di tornare
agitando tutte le cinque dita.
Ben lo richiamai
con gesti e con parole!
Alte, alte sono le montagne…
Die Soldatenbraut op. 64 n. 1
(Eduard Mörike)
La fidanzata del soldato
Ach, wenn’s nur der König auch
wüßt’,
Wie wacker mein Schätzelein ist!
Für den König, da ließ’ er sein Blut,
Für mich aber eben so gut.
Ah, se anche solo il re sapesse
Mein Schatz hat kein Band und kein’
Stern,
Kein Kreuz wie die vornehmen
Herrn,
Mein Schatz wird auch kein General;
Hätt’ er nur seinen Abschied einmal!
Il mio tesoro non ha nastri e stelle,
quanto valoroso è l’amor mio!
Per il suo re darebbe il suo sangue
così come farebbe per me.
non croci come i gran signori,
il mio tesoro non diventerà generale;
almeno fosse a casa in licenza!
Es scheinen drei Sterne so hell
Dort über Marien-Kapell;
Da knüpft uns ein rosenrot’ Band,
Und ein Hauskreuz ist auch bei der
Hand.
Ci sono tre stelle che brillano
luminose sopra la cappella mariana,
là ci annoda un nastro rosa,
e anche una croce è a portata di
mano.
Liebeslied op. 51 n. 5
(Johann Wolfgang von Goethe)
Canto d’amore
Dir zu eröffnen mein Herz verlangt
mich;
Hört’ ich von deinem, darnach
verlangt mich;
Wie blickt so traurig die Welt mich an!
In meinem Sinne wohnet mein
Freund nur,
Und sonsten keiner und keine
Feindesspur.
Wie Sonnenaufgang ward mir ein
Vorsatz!
Mein Leben will ich nur zum
Geschäfte
Von seiner Liebe machen,
Ich denke seiner, mir blutet das Herz,
Kraft hab’ ich keine als ihn zu lieben,
So recht im Stillen; was soll das werden!
Will ihn umarmen und kann es nicht.
Vorrei tanto aprirti il mio cuore;
ascoltare il tuo, quello vorrei.
Come mi guarda triste il mondo!
Mentre l’amico vive solo nella mia
mente.
E altro non c’è, nessuna traccia di
nemico.
Come un’aurora mi è apparso il
proposito:
la mia vita voglio che sia dedicata
all’amore per lui.
Penso a lui, mi sanguina il cuore,
non ho altra forza che amare lui
ma, detto in segreto: come finirà?
Lo voglio abbracciare, ma non posso.
Das verlassene Mägdlein op. 64 n. 2
(Eduard Mörike)
La fanciulla abbandonata
Früh, wann die Hähne krähn,
Eh die Sternlein schwinden,
Muß ich am Herde stehn,
Muß ich Feuer zünden.
Presto, quando i galli cantano,
prima che le piccole stelle scompaiano,
debbo stare vicino al focolare,
debbo accendere il fuoco.
Schön ist der Flammen Schein,
Es springen die Funken;
Ich schaue so drein,
In Leid versunken.
Bello è il riflesso delle fiamme,
sprizzano le scintille;
io sto a guardare,
immersa nel dolore.
Plötzlich, da kommt es mir,
Treuloser Knabe,
Daß ich die Nacht von dir
Geträumet habe.
All’improvviso mi ricordo,
ragazzo infedele,
che la notte
ho sognato di te.
Träne auf Träne dann
Stürzet hernieder;
So kommt der Tag heran O ging er wieder!
Allora mi spunta
una lacrima e un’altra;
così il giorno si avvicina oh, se di nuovo se ne andasse!
Stille Tränen op. 35 n. 10
(Justinus Kerner)
Lacrime silenziose
Du bist vom Schlaf erstanden
Und wandelst durch die Au.
Da liegt ob allen Landen
Der Himmel wunderblau.
Ti svegli dal sonno
e vaghi per il prato.
Qui il cielo è più azzurro
che in ogni altra contrada.
So lang du ohne Sorgen
Geschlummert schmerzenlos,
Der Himmel bis zum Morgen
Viel Tränen niedergoß.
Mentre tu senza pensieri
dormivi, fuori da ogni dolore,
il cielo fino al mattino
ha versato quaggiù molte lacrime.
In stillen Nächten weinet
Oft mancher aus dem Schmerz,
Und morgens dann ihr meinet,
Stets fröhlich sei sein Herz.
Nelle tranquille notti piange
spesso qualcuno, per il dolore,
ed il mattino dopo voi credete
che il suo cuore sia lieto.
Die Löwenbraut op. 31 n. 1
(Adelbert von Chamisso)
La sposa del leone
Mit der Myrte geschmückt und dem
Brautgeschmeid,
Des Wärters Tochter, die rosige Maid,
Tritt ein in den Zwinger des Löwen;
Er liegt der Herrin zu Füßen, vor der
er sich schmiegt.
Adornata di mirto e con l’anello
nuziale
la figlia del custode, la fanciulla rosa,
entra nella gabbia del leone,
che si stende ai piedi della sua
signora.
Der Gewaltige, wild und unbändig
zuvor,
Schaut fromm und verständig zur
Herrin empor;
Die Jungfrau, zart und wonnereich,
Liebestreichelt ihn sanft und weinet
zugleich:
“Wir waren in Tagen, die nicht mehr
sind,
Gar treue Gespielen wie Kind und Kind,
Und hatten uns lieb und hatten uns
gern;
Die Tage der Kindheit, sie liegen uns
fern.
Du schüttest machtvoll, eh wir’s
geglaubt,
Dein mähnenumwogtes königlich Haupt;
Ich wuchs heran, du siehst es: ich bin, Ich bin das Kind nicht mehr mit
kindischem Sinn.
O wär ich das Kind noch und bliebe
bei dir,
Mein starkes, getreues, mein
redliches Tier!
Ich aber muß folgen, sie taten mir’s an,
Hinaus in die Fremde dem fremden
Mann.
Es fiel ihm ein, daß schön ich sei,
Ich wurde gefreit, es ist nun vorbei:
Der Kranz im Haar, mein guter Gesell,
Und vor Tränen nicht die Blicke
mehr hell.
La selvaggia e libera fiera leva lo
sguardo
devoto verso la sua padrona.
La giovane donna, dolce e deliziata,
lo accarezza tenera e scoppia in
pianto:
“Noi, in tempi che non sono più,
giocavamo insieme, come fra bimbi;
eravamo felici insieme, ci volevamo
bene;
i giorni dell’infanzia, come sono
lontani.
Tu scuotevi, prima ancora che lo
capissi,
il tuo capo adornato dalla possente
criniera;
sono cresciuta, lo vedi; non son più,
una bimba con cuore di bimba.
Oh, se fossi ancora una bimba, per
stare con te,
mio forte, fedele, onesto animale.
Ma devo seguire il mio destino,
in terra straniera con un estraneo
sposo.
Gli parve che fossi bella, e mi prese in
sposa,
ma è acqua passata.
Una corona in testa, mio caro amico
e sguardo offuscato dalle lacrime.
Verstehst du mich ganz? Schaust
grimmig dazu,
Ich bin ja gefaßt, sei ruhig auch du;
Dort seh ich ihn kommen, dem folgen
ich muß,
So geb ich denn, Freund, dir den
letzten Kuß!”
Capisci che ti dico? Mi guardi feroce!
Mi sono calmata, stai calmo anche tu.
Vedo che viene, lo devo seguire.
Allora ti darò, amico, un ultimo
bacio.”
Und wie ihn die Lippe des Mädchens
berührt,
Da hat man den Zwinger erzittern
gespürt,
Und wie er am Zwinger den Jüngling
erschaut,
Erfaßt Entsetzen die bagende Braut.
E quando le labbra della fanciulla lo
sfiorarono,
si sentì tremare la gabbia intera,
Er stellt an die Tür sich des
Zwingers zur Wacht,
Er schwinget den Schweif, er brüllet
mit Macht,
Sie flehend, gebietend und drohend
begehrt
Hinaus; er im Zorn den Ausgang wehrt.
Si piazzò a guardia della gabbia,
Und draußen erhebt sich verworren
Geschrei.
Der Jüngling ruft: bring Waffen herbei,
Ich schieß ihn nieder, ich treff ihn gut.
Aufbrüllt der Gereizte schäumend
vor Wut.
E fuori si alzarono grida confuse.
Die Unselige wagt’s sich der Türe zu
nahn,
Da fällt er verwandelt die Herrin an:
Die schöne Gestalt, ein gräßlicher
Raub,
Liegt blutig zerrissen entstellt in
dem Staub.
e come vide arrivare il giovane uomo,
l’ansiosa sposa fu in preda al terrore.
scosse la coda, ruggì con forza.
Lei supplicò spaventata di poter
uscire.
Infuriato lui presidiava l’uscita.
Il giovane disse: “Datemi un’arma,
gli sparo addosso, lo colpisco sicuro.”
La belva ruggì, schiumante d’ira.
La poveretta tentò di avvicinarsi alla
porta,
e lui si avventò sulla sua padrona:
la bella figura, che crimine orrendo,
era nella polvere, straziata e
insanguinata.
Und wie er vergossen das teure Blut,
Er legt sich zur Leiche mit finsterem
Mut,
Er liegt so versunken in Trauer und
Schmerz,
Bis tödlich die Kugel ihn trifft in das
Herz.
E avendo sparso il sangue dell’amata,
lui si accovacciò accanto al corpo con
aria triste
e stava così, immerso nel dolore e
nella pena,
finché la fatale pallottola gli trafisse il
cuore.
Lust der Sturmnacht op. 35 n. 1
(Justinus Kerner)
Gioia della notte tempestosa
Wenn durch Berg und Tale draußen
Quando fuori, dalla montagna e dalla
valle
scroscia la pioggia, ululano le tempeste,
porte e finestre stridono forte,
e nella notte errano i viandanti,
si sta in dolce pace qui dentro,
perduti in beati amori;
tutto lo splendore aureo del cielo
vola qui dentro nella quieta stanza:
ricca vita, abbi pietà!
Tienimi stretto nelle care braccia!
Fiori primaverili germogliano,
Passano nuvolette e cantano uccellini.
Non finire mai, selvaggia notte di
tempesta!
Stridete, finestre, sbattete porte,
Regen schauert, Stürme brausen,
Schild und Fenster hell erklirren,
Und in Nacht die Wandrer irren,
Ruht es sich so süß hier innen,
Aufgelöst in sel’ges Minnen;
All der goldne Himmelsschimmer
Flieht herein ins stille Zimmer:
Reiches Leben, hab Erbarmen!
Halt mich fest in linden Armen!
Lenzesblumen aufwärts dringen,
Wölklein ziehn und Vöglein singen.
Ende nie, du Sturmnacht, wilde!
Klirrt, ihr Fenster, schwankt, ihr
Schilde,
Bäumt euch, Wälder, braus, o Welle,
Mich umfängt des Himmels Helle!
ondeggiate boschi, mugghiate onde,
io sto nell’abbraccio della luce celeste!
Morgens steh’ ich auf op. 24 n. 1
(Heinrich Heine)
La mattina mi sveglio e domando
Morgens steh’ ich auf und frage:
Kommt feins Liebchen heut?
Abends sink’ ich hin und klage:
Aus blieb sie auch heut.
La mattina mi sveglio e domando:
verrà oggi l’amore mio?
La sera vado a letto e mi lamento:
neanche oggi è venuta.
In der Nacht mit meinem Kummer
Lieg’ ich schlaflos, wach;
Träumend, wie im halben Schlummer,
Träumend wandle ich bei Tag.
Nella notte col mio tormento
giaccio sveglio, senza poter dormire;
sognando, come in dormiveglia
mi trascino di giorno.
Der Einsiedler op. 83 n. 3
(Josef von Eichendorff)
L’eremita
Komm, Trost der Welt, du stille
Nacht!
Wie steigst du von den Bergen sacht,
Die Lüfte alle schlafen,
Ein Schiffer nur noch, wandermüd’,
Singt übers Meer sein Abendlied
Zu Gottes Lob im Hafen.
O notte silenziosa, conforto del
mondo, vieni!
Come scendi dai monti pian piano,
dormono tutti i venti,
solo un navigante, stanco di errare,
diffonde sul mare il suo canto serale
a lode di Dio, nel porto.
Die Jahre wie die Wolken gehn
Und lassen mich hier einsam stehn,
Die Welt hat mich vergessen,
Da tratst du wunderbar zu mir,
Wenn ich beim Waldesrauschen hier
Gedankenvoll gesessen.
Gli anni passano come le nuvole
e mi lasciano qui tutto solo.
Il mondo mi ha dimenticato,
e tu ti sei accostata meravigliosa a me,
quando, assorto nei miei pensieri,
qui sedevo, mentre il bosco stormiva.
O Trost der Welt, du stille Nacht!
Der Tag hat mich so müd’ gemacht,
Das weite Meer schon dunkelt,
Laß ausruhn mich von Lust und Not,
O notte silenziosa, conforto del mondo!
Il giorno mi ha tanto stancato,
il vasto mare già si oscura.
Lascia che io mi riposi dal piacere e
dalla pena,
sinché l’aurora eterna
sfavillante attraversi il bosco silenzioso.
Bis daß das ew'ge Morgenrot
Den stillen Wald durchfunkelt.
Abendlied op. 107 n. 6
(Gottfried Kinkel)
Canto della sera
Es ist so still geworden,
Verrauscht des Abends Wehn,
Nun hört man aller Orten
Der Engel Füße gehn.
Tutto è diventato così quieto,
è sfumato il soffio della sera,
ora si sentono in ogni luogo
i piedi degli angeli in cammino.
Rings in die Tiefe senket
Sich Finsternis mit Macht;
Wirf ab, Herz, was dich kränket,
Und was dir bange macht!
Tutt’intorno nel profondo
cala forte l’oscurità;
getta via, cuore, quanto t’ammala
e ciò che paura ti fa!
Nun stehn im Himmelskreise
Die Stern’ in Majestät;
In gleichem, festem Gleise
Der goldne Wagen geht.
Ora stanno nella sfera celeste
le stelle in tutta maestà:
sugli stessi, solidi solchi
cammina il carro d’oro.
Und gleich den Sternen lenket
Er denen Weg durch Nacht;
Wirf ab, Herz, was dich kränket,
Und was dir bange macht!
E mentre lui guida il cammino
delle stelle attraverso la notte,
getta via, cuore, quanto t’ammala,
e ciò che paura ti fa!
Franz Schubert
Auf dem See op. 92 n. 2 D 543b
(Johann Wolfgang von Goethe)
Sul lago
Und frische Nahrung, neues Blut
Saug ich aus freier Welt:
Wie ist Natur so hold und gut,
Die mich am Busen hält!
E fresco alimento, sangue nuovo
suggo da questo mondo aperto!
Com’è dolce e benigna la natura
che mi tiene al suo seno!
Die Welle wieget unsern Kahn
Im Rudertakt hinauf,
Und Berge, wolkig himmelan,
Begegnen unserm Lauf.
L’onda culla la nostra barca
che risale a colpi di remo,
e i monti dalle cime annuvolate
vengono incontro al nostro corso.
Aug, mein Aug, was sinkst du nieder?
Goldne Träume, kommt ihr wieder?
Weg, du Traum! so gold du bist:
Hier auch Lieb und Leben ist.
Occhi miei, perché vi chinate ora?
State tornando, aurei sogni svaniti?
Diléguati, sogno, anche se d’oro:
perché anche qui c’è amore, c’è vita.
Auf der Welle blinken
Tausend schwebende Sterne,
Weiche Nebel trinken
Rings die türmende Ferne;
Sull’acqua scintillano
migliaia di tremule stelle,
soffici nebbie assorbono
l’orizzonte che attorno si erge;
Morgenwind umflügelt
Die beschattete Bucht,
Und im See bespiegelt
Sich die reifende Frucht.
la brezza del mattino aleggia
sulla baia, in ombra ancora,
e nel lago si specchia
il frutto che matura.
Das Echo op. 130 D 868
(Franz Castelli)
L’eco
Herzliebe, gute Mutter, o grolle nicht
mit mir;
Du sahst den Hans mich küssen, doch
ich kann nichts dafür;
Ich will dir alles sagen, doch habe nur
Geduld:
Das Echo drauß am Hügel,
Beim Bügel,
Das ist an allem Schuld.
Cara, buona mamma, non arrabbiarti
con me;
hai visto che Hans m’ha baciata, ma
non posso farci nulla;
ti voglio dire tutto, ma abbi un po’ di
pazienza:
l’eco, fuori, sulla collina,
sulla cerniera,
è lui che ha ogni colpa.
Ich saß dort auf der Wiese, da hat er
mich gesehn,
Doch blieb er ehrerbietig, hübsch in
der Ferne stehn und sprach:
“Gern trät ich näher, nähmst du’s
nicht übel auf:
Sag, bin ich dir willkommen?”
“Kommen!”
Rief schnell das Echo drauf.
Me ne stavo seduta sul prato, ed è lì
che mi ha vista.
Complimentoso, carino e a debita
distanza, disse:
“Ben volentieri mi avvicinerei, se non
te l’avrai a male.
Dimmi: vieni?”
“Vieni”
Replicò pronto l’eco.
Dann kam er auf die Wiese,
Zu mir hin setzt’ er sich,
Hieß mich die schöne Liese
Und schlang den Arm um mich,
Und bat, ich möcht ihm sagen,
Ob ich ihm gut kann sein?
Das wär ihm sehr erfreulich;
“Freilich” rief schnell das Echo drein.
Allora arrivò sul prato
sedendosi accanto a me,
mi chiamò sua piccola Lisa
e mise un braccio attorno a me,
e chiese se gli potevo dire
che con lui sarei stata gentile.
“Gentile”
Replicò pronto l’eco.
Dies hört’ er und hat näher zu rücken
mir gewagt,
Er glaubte wohl, ich hätte das alles
ihm gesagt;
Sentì questo e mi si avvicinò ancor più,
credeva davvero che gli avessi detto
proprio così;
“Erlaubst du”, sprach er zärtlich,
“Daß ich als meine Braut
Dich recht von Herzen küsse?”
“Küsse!”
Schrie jetzt das Echo laut.
“Mi consenti – disse dolcemente – che io,
come tu fossi mia moglie,
ti possa dare un bacio?”
“Bacio”
replicò forte l’eco.
Nun sieh, so ist’s gekommen, daß
Hans mir gab den Kuß,
Das böse, böse Echo, es macht mir
viel Verdruß;
Und jetzo wird er kommen, wirst
sehen sicherlich,
Und wird von dir begehren
In Ehren
Zu seinem Weibe mich.
Ora vedi, com’è successo, che Hans
mi abbia baciata.
La perfida, perfida eco, mi ha creato
tanti pasticci!
Lui verrà e di sicuro vedrai,
Ist dir der Hans, lieb Mutter, nicht
recht zu meinem Mann,
So sag, daß ihm das Echo den bösen
Streich getan;
Doch glaubst du, daß wir passen zu
einem Ehrepaar,
Dann mußt du ihn nicht kränken,
Magst denken,
Daß ich das Echo war.
Se tu pensi, cara mamma, che Hans
non sia il marito giusto,
allora dici che eco ha fatto un brutto
tiro.
Se pensi invece che possiamo essere
una bella coppia,
allora tu non lo devi ferire.
Lascialo pensare
Che eco ero io.
Des Mädchens Klage
op. 56 n. 3 D 191
(Friedrich von Schiller)
Il lamento della fanciulla
Der Eichwald braust, die Wolken ziehn,
Das Mägdlein sitzt an Ufers Grün,
La quercia stormisce, le nubi scorrono,
la fanciulla siede sul verde della
sponda,
con le onde che sbattono con forza,
con forza,
e lei scruta nella notte buia
Es bricht sich die Welle mit Macht,
mit Macht,
Und sie seufzt hinaus in die finstre
Nacht,
Das Auge von Weinen getrübet.
che ti chiederà
con gran rispetto
di avere me in sposa.
con gli occhi velati dal pianto.
“Das Herz ist gestorben, die Welt ist
leer,
Und weiter gibt sie dem Wunsche
nichts mehr,
Du Heilige, rufe dein Kind zurück,
Ich habe genossen das irdische Glück,
Ich habe gelebt und geliebet!”
“Il cuore è morto, il mondo è vuoto,
Es rinnet der Tränen vergeblicher
Lauf,
Die Klage, sie wecket die Toten nicht
auf;
Doch nenne, was tröstet und heilet
die Brust
Nach der süßen Liebe
verschwund’ner Lust,
Ich, die Himmlische, will’s nicht versagen.
Scorre inutile il flusso del pianto,
“Laß rinnen der Tränen vergeblichen
Lauf,
Es wecke die Klage den Toten nicht
auf!
Das süßeste Glück für die trauernde
Brust,
Nach der schönen Liebe
verschwund’ner Lust,
Sind der Liebe Schmerzen und Klagen.”
e in là più non vanno i miei desideri,
mio Dio, richiama a te tua figlia,
ho conosciuto la gioia terrena
io ho vissuto e ho amato.”
Il dolore non ci restituirà i morti,
dimmi, cosa consola e cura il cuore
dopo la perdita del dolcissimo amore
io, il Celeste, non lo voglio negare.
“Lasciamo scorrere lo sterile pianto.
Il lamento non sveglierà i morti!
La più dolce gioia di un’anima dolente
per il perduto dolce amore,
sono il dolore e il lamento d’amore.”
Nähe des Geliebten
op. 5 n. 2 D 162
(Johann Wolfgang von Goethe)
Presenza dell’amata
Ich denke dein, wenn mir der Sonne
Schimmer
Vom Meere strahlt;
Ich denke dein, wenn sich des
Mondes Flimmer
In Quellen malt.
Io penso a te se, raggiante dal mare,
il sol mi batte in fronte;
io penso a te se un barlume lunare
si specchia nella fonte.
Ich sehe dich, wenn auf dem fernen
Wege
Der Staub sich hebt;
In tiefer Nacht, wenn auf dem
schmalen Stege
Der Wandrer bebt.
Vedo te se la polvere si leva
da lungi a nembi folti;
se a notte fonda il viandante trema
varcando aerei ponti.
Ich höre dich, wenn dort mit
dumpfem Rauschen
Die Welle steigt.
Im stillen [Hain da] geh ich oft zu
lauschen,
Wenn alles schweigt.
Odo te se con murmure sommesso
Ich bin bei dir, du seist auch noch so
ferne.
Du bist mir nah!
Die Sonne sinkt, bald leuchten mir
die Sterne.
O wärst du da!
Sono con te, con me sei tu, se bene
laggiù si gonfia il flutto;
nel cheto bosco sto in ascolto spesso,
allor che tace il tutto.
lungi tu sia così!
Si cala il sole, brilleran le stelle
tosto.
Oh fossi tu qui!
Bei dir allein op. 95 n. 2 D 866
(Johann Gabriel Seidl)
Solo con te
Bei dir allein empfind’ ich, daß ich
lebe,
Daß Jugendmut mich schwellt,
Solo con te sento di essere vivo,
Daß eine heit’re Welt
Der Liebe mich durchhebe;
Mich freut mein Sein
Bei dir allein!
che uno spirito giovane cresce dentro
me,
che un allegro mondo
d’amore sboccia intorno a me;
allieta la mia vita,
stare solo con te.
Bei dir allein weht mir die Luft so
labend,
Dünkt mich die Flur so grün,
So mild des Lenzes Blüh’n,
So balsamreich der Abend,
So kühl der Hain,
Bei dir allein!
Solo con te la brezza mi accarezza
fragrante,
il prato mi appare così verde,
così dolce lo sbocciare della primavera
così limpida la sera
così fresco il bosco.
Solo con te.
Bei dir allein verliert der Schmerz
sein Herbes,
Gewinnt die Freud an Lust!
Du sicherst meine Brust
Des angestammten Erbes;
Ich fühl’ mich mein
Bei dir allein!
Solo con te, il dolore perde la sua
amarezza
e la felicità acquista piacere!
Tu proteggi del mio cuore
le antiche eredità.
E mi sento me stesso
solo con te.
Wiegenlied op. 105 n. 3 D 867
(Johann Gabriel Seidl)
Ninna nanna
Wie sich der Äuglein kindlicher Himmel,
Schlummerbelastet, lässig verschließt!
Schließ sie einst so, lockt dich die Erde:
Drinnen ist Himmel, außen ist Lust!
Come dolcemente si chiude l’occhiuccio
celestiale di bambino, carico di sonno,
chiudili così, quando la terra chiama;
dentro c’è il cielo, fuori c’è gioia.
Wie dir so schlafrot glühet die Wange!
Come sono diventate rosse di sonno le
guance!
Le rose dell’Eden hanno respirato su
di loro;
rosa le guance, celeste gli occhi,
mattino luminoso, giornata divina.
Rosen aus Eden hauchten sie an:
Rosen die Wangen, Himmel die Augen,
Heiterer Morgen, himmlischer Tag!
Wie des Gelockes goldige Wallung
Kühlet der Schläfe glühenden Saum.
Schön ist das Goldhaar, schöner der
Kranz drauf:
Träum du vom Lorbeer, bis er dir blüht.
Liebliches Mündchen, Engel
umweh’n dich,
Drinnen die Unschuld, drinnen die
Lieb!
Wahre sie, Kindchen, wahre sie
treulich!
Lippen sind Rosen, Lippen sind Glut.
Come la dorata onda dei tuoi riccioli
rinfresca l’accaldato bordo della tua
fronte.
Belle le tue chiome dorate, bellissima
la ghirlanda.
Sogna l’alloro fino a quando fiorirà
per te.
Dolce piccola bocca, gli angeli sono
attorno a te,
dentro è innocenza, dentro è amore.
Mantienili, bimbo mio, mantienili con
fedeltà!
Le labbra sono rose, le labbra sono
calore.
Wie dir ein Engel faltet die Händchen,
Falte sie einst so, gehst du zur Ruh’!
Schön sind die Träume, wenn man
gebetet:
Und das Erwachen lohnt mit dem
Traum.
Un angelo raccoglie le tue piccole
mani,
le piega proprio così che tu possa
riposare.
Belli sono i sogni, quando si prega:
e il tuo risveglio di compensa con un
sogno.
Der Pilgrim op. 37 n. 1 D 794
(Friedrich Schiller)
Il pellegrino
Noch in meines Lebens Lenze
War ich, und ich wandert’ aus,
Und der Jugend frohe Tänze
Ließ ich des Vaters Haus.
Era la mia vita a primavera
quando cominciai a pellegrinare,
e le liete danze di gioventù,
le lasciai nella casa del padre.
All mein Erbteil, all mein Habe
Warf ich fröhlich Glauben hin,
Und am leichten Pilgerstabe
Zog ich fort mit Kindersinn.
Tutta la mia eredità, i miei averi,
li buttai via, felice della fede,
e col leggero bastone da pellegrino
me ne andai, innocente come un bimbo.
Denn mich trieb ein mächtig Hoffen
Und ein dunkles Glaubenswort,
“Wandle,” rief ’s “der Weg ist offen,
Immer nach dem Aufgang fort.”
Allora mi spingeva una forte speranza
e un’oscura parola di fede,
cammina, gridava, la via è aperta,
sempre verso l’alto.
“Bis zu einer goldnen Pforten
Du gelangst, da gehst du ein,
Denn das Irdische wird dorten
Himmlisch, unvergänglich sein.”
Quando arrivi a un portone d’oro,
entra, e tutto ciò
che è terreno,
là diventa eterno ed immortale.
Abend ward’s und wurde Morgen,
Nimmer, nimmer stand ich still,
Aber immer blieb’s verborgen,
Was ich suche, was ich will.
Venne sera e venne giorno,
non mi sono mai fermato;
ma sempre rimaneva nascosto
ciò che cerco, ciò che voglio.
Berge lagen mir im Wege,
Ströme hemmten meinen Fuß,
Über Schlünde baut ich Stege,
Brücken durch den wilden Fluß.
Montagne stavano sul mio cammino,
acque impetuose impedivano il mio
passo,
sugli abissi ho costruito passaggi,
ponti sui fiumi nemici.
Und zu eines Stroms Gestaden
Kam ich, der nach Morgen floß;
Froh vertrauend seinem Faden,
Warf ich mich in seinen Schoß.
E giunsi alla riva di un fiume
che scorreva verso mezzogiorno;
con lieta fiducia nella sua corrente,
mi buttai nel suo grembo.
Hin zu einem großen Meere
Trieb mich seiner Wellen Spiel;
Vor mir liegt’s in weiter Leere,
Näher bin ich nicht dem Ziel.
Al mare immenso
mi condusse il gioco delle sue onde;
davanti a me, solo il vuoto,
non mi avvicino alla meta.
Ach, kein Steg will dahin führen,
Ach, der Himmel über mir
Will die Erde nicht berühen,
Und das Dort ist niemals hier!
Ah, non c’è strada
che mi porti là,
il cielo per me non tocca mai la terra,
e l’Altrove non è mai qui!
Sehnsucht op. 39 D 636
(Friedrich Schiller)
Nostalgia
Ach, aus dieses Tales Gründen,
Die der kalte Nebel drückt,
Könnt’ ich doch den Ausgang finden,
Ach, wie fühlt’ ich mich beglückt!
Dort erblick’ ich schöne Hügel,
Ewig jung und ewig grün!
Hätt’ ich Schwingen, hätt ich Flügel,
Nach den Hügeln zög’ ich hin.
Se queste fonde valli
che la nebbia fredda opprime,
io potessi risalire,
gioia avrei che mi redime!
Lassù scorgo dolci colli,
freschi sempre e sempre verdi!
Vanni avessi, avessi ali,
su quei colli io volerei.
Harmonien hör’ ich klingen,
Töne süßer Himmelsruh’,
Und die leichten Winde bringen
Mir der Düfte Balsam zu,
Gold’ne Früchte seh’ ich glühen,
Winkend zwischen dunkelm Laub,
Und die Blumen, die dort blühen,
Werden keines Winters Raub.
Armonie sento echeggiare,
di celestial pace suoni,
e le brezze convogliare
di fragranze a me il sollievo,
vedo arder aurei frutti,
tra verzure occhieggianti,
lassù i fiori che si schiudon,
non sono preda dell’inverno.
Ach wie schön muß sich’s ergehen
Dort im ew’gen Sonnenschein,
Und die Luft auf jenen Höhen,
O wie labend muß sie sein!
Doch mir wehrt des Stromes Toben,
Der ergrimmt dazwischen braust,
Seine Wellen sind gehoben,
Daß die Seele mir ergraust.
Ah colà qual meraviglia
in eterno sfolgorio,
e su quell’alture quale,
refrigerio dolce è l’aria!
Mi s’oppone il fiume astioso
che con furia rumoreggia,
i suoi flutti son sì gonfi,
che il mio animo raggela.
Einen Nachen seh ich schwanken,
Aber ach! der Fährmann fehlt.
Frisch hinein und ohne Wanken,
Seine Segel sind beseelt.
Du mußt glauben, du mußt wagen,
Denn die Götter leih’n kein Pfand,
Nur ein Wunder kann dich tragen
In das schöne Wunderland.
Scorgo incerta navicella,
guarda, manca il timoniere.
Forza su, e senza indugio,
son le vele sue animate.
Creder devi, devi osare,
ché gli dèi non danno pegni,
un miracolo sol può portare
nel paese dei tuoi sogni.
Lied des Florio da “Lachrimas”
n. 2 D 857
(Christian Wilhelm von Schütz)
Canto di Florio da “Lachrimas”
Florio
Nun, da Schatten niedergleiten,
Und die Lüfte zärtlich wehen,
Dringet Seufzen aus der Seele
Und umgirrt die treuen Saiten.
Florio
Ora che le ombre scivolano via
e le brezze soffiano gentili
pianti sgorgati dall’anima
accarezzano le corde fedeli.
Klaget, daß ihr mit mir sterbet
Bitter’n Tod, wenn die nicht heilet,
Die den Becher mir gereichet,
Voller Gift, daß ich und ihr verderbet.
Lamentatevi, perché con me morite
una morte amara, se non mi curerà
colei che mi passò il calice
pieno di veleno, per fare perire me e te.
Erst mit Tönen sanft wie Flöten,
Goß sie Schmerz in meine Adern;
Sehen wollte sie der Kranke,
Und nun wird ihr Reiz ihn töten.
Prima con suoni, dolci come flauti,
ha versato dolore nelle mie vene;
vedere voleva l’uomo malato
e come il suo fascino l’avrebbe ucciso.
Nacht, komm her, mich zu umwinden
Mit dem farbenlosen Dunkel!
Ruhe will ich bei dir suchen,
Die mir Noth tut bald zu finden.
Notte, vieni, e avvolgimi
con buio senza colori!
voglio cercare riposo in te,
che ho bisogno di trovare presto.
Delphine
Ach was soll ich beginnen
Vor Liebe?
Ach, wie sie innig durchdringet
Mein Inn’res!
Siehe, Jüngling, das Kleinste
Vom Scheitel
Bis zur Sohl’ ist dir einzig
Geweihet.
O Blumen! Blumen! verwelket,
Euch pfleget
Nur, bis sie Lieb’ erkennet,
Die Seele
Nichts will ich tun, wissen und haben,
Delphine
Ah, come devo cominciare
per amore?
Ah, come profondo permea
il mio intimo!
Vedi, ragazzo, la più piccola parte
dalla testa
ai piedi solamente a te
è dedicata.
Oh fiori! Fiori! Appassite pure.
L’anima
bada a voi solo finché non impara
ad amare.
Non voglio fare nulla, non sapere, non
avere nulla,
pensieri
d’amore, che forti mi avvolgono,
solo sopporto.
Penso sempre a quello che con ardore
potrei far bene.
Però troppa è la pressione dell’amore,
Gedanken
Der Liebe, die mächtig mich fassen,
Nur tragen,
Immer sinn’ ich, was ich aus Inbrunst
Wohl könne tun,
Doch zu sehr hält mich Liebe im
Druck,
Nichts läßt sie zu.
Jetzt, da ich liebe, möcht’ ich erst
leben,
Und sterbe,
Jetzt, da ich liebe, möcht’ ich hell
brennen,
Und welke.
Wozu auch Blumen reihen und wässern?
Entblättert!
So sieht, wie Liebe mich entkräftet,
Sein Spähen.
Der Rose Wange will bleichen,
Auch meine,
Ihr Schmuck zerfällt, wie verscheinen
che nulla mi consente.
Ora che amo, possa io prima vivere
e poi morire.
Ora che amo, possa io bruciare luminoso,
e poi spegnermi.
Perché dovrei curare e bagnare fiori?
Senza foglie!
Vedete, come l’amore toglie le forze,
il suo sguardo,
farà impallidire i petali di rosa.
Anche il mio.
Il suo fascino distrutto, come
Die Kleider.
Ach Jüngling, da du mich erfreuest
Mit Treue,
Wie kann mich mit Schmerz so
bestreuen
Die Freude?
abiti logori.
Ah, ragazzo, dato che mi hai dato
gioia
con l’amore
perché in me la felicità è così intrecciata
col dolore?
An den Mond op. 75 n. 3 D 259
(Johann Wolfgang von Goethe)
Alla luna
Füllest wieder Busch und Tal
Still mit Nebelglanz,
Lösest endlich auch einmal
Meine Seele ganz.
Ancora ricolmi bosco e valle,
quieta, d’argenteo splendore,
ancora una volta sciogli infine
tutta l’anima mia.
Breitest über mein Gefild
Lindernd deinen Blick,
Wie des Freundes Auge mild
Über mein Geschick.
Spandi su questa mia terra
pacificante il tuo sguardo,
come l’occhio dell’amico
dolce sul mio destino.
Jeden Nachklang fühlt mein Herz
Froh’ und trüber Zeit,
Wandle zwischen Freud und Schmerz
In der Einsamkeit.
Il mio cuore sente ogni eco
del tempo lieto e triste,
procedo tra gioia e dolore
nella solitudine.
Fließe, fließe, lieber Fluß!
Nimmer werd ich froh;
So verrauschte Scherz und Kuß,
Und die Treue so.
Scorri, scorri, caro fiume!
Mai più sarò lieto;
così svanì scherzo e bacio,
e così la fedeltà.
Ich besaß es doch einmal,
Was so köstlich ist!
Daß man doch zu seiner Qual
Nimmer es vergißt.
Fu pur mio un giorno
quanto è così prezioso!
E per nostro tormento
non lo si scorda più!
Rausche, Fluß, das Tal entlang,
Ohne Rast und Ruh,
Rausche, flüstre meinem Sang
Melodien zu,
Mormora, fiume, lungo la valle,
senza tregua né pace,
scorri, sussurrando al mio
canto melodie,
Wenn du in der Winternacht
Wütend überschwillst,
Oder um die Frühlingspracht
Junger Knospen quillst.
quando nella notte invernale
ti rigonfi irato,
o gocci sullo splendore primaverile
di tenere gemme.
Selig, wer sich vor der Welt
Ohne Haß verschließt,
Einen Freund am Busen hält
Und mit dem genießt,
Beato chi dinanzi al mondo
si nasconde senz’odio,
stringendo al petto un amico
e con lui si gode
Was, von Menschen nicht gewußt
Oder nicht bedacht,
Durch das Labyrinth der Brust
Wandelt in der Nacht.
ciò che ignorato dagli uomini,
o non meditato,
per il labirinto del petto
vaga nella notte.
An die Musik op. 88 n. 4 D 547
(Franz von Schober)
Alla musica
Du holde Kunst, in wieviel grauen
Stunden,
Wo mich des Lebens wilder Kreis
umstrickt,
Hast du mein Herz zu warmer Lieb
entzunden,
Hast mich in eine bessre Welt
entrückt!
O arte sublime, in quante ore grigie,
Oft hat ein Seufzer, deiner Harf'
entflossen,
Ein süßer, heiliger Akkord von dir
Den Himmel bessrer Zeiten mir
erschlossen,
Du holde Kunst, ich danke dir dafür!
quando mi soffocavano le tristi
vicende della vita,
m’hai acceso il cuore di caldo amore,
m’hai rapito in un mondo migliore!
Sovente un sospiro del tuo salterio,
un tuo divino dolce accordo
m’ha schiuso un celeste mondo
migliore,
o arte sublime, io ti ringrazio!
Angelika Kirchschlager mezzosoprano
Nata a Salisburgo, Angelika Kirchschlager ha studiato pianoforte al
Mozarteum. Dopo il diploma al Liceo Musicale, nel 1984 si è trasferita alla
Musikakademie di Vienna dove ha studiato nella classe di Walter Berry.
Attualmente risiede a Vienna e studia con Gerhard Kahry.
Mezzosoprano tra i più richiesti in campo internazionale, con un repertorio
che spazia da Bach agli autori contemporanei, divide la sua attività tra opera,
concerti e recital con esibizioni in Europa, negli Stati Uniti e Medio Oriente.
Collabora stabilmente con Jean-Yves Thibaudet, Helmut Deutsch, il violista
Yuri Bashmet e direttori quali Claudio Abbado, Sir Colin Davis, Kurt Masur,
Riccardo Muti, Kent Nagano, Seiji Ozawa, Donald Runnicles e Sir Simon
Rattle. Si è esibita nei maggiori teatri e sale da concerto di tutto il mondo
quali Teatro alla Scala, Metropolitan Opera di New York, Opera Bastille a
Parigi, Opera di Vienna, Monaco, San Francisco, Salle Pleyel e Cité de la
Musiquea Parigi, Carnegie Hall e Avery Fisher Hall a New York, Boston
Symphony Hall e Barbican Centre a Londra. Tra gli impegni recenti la rappresentazione di Sophie’s Choice a Berlino, Vienna e Washington, concerti a
New York, il debutto nel ruolo di Melisande al festival di Pasqua di Salisburgo
con Simon Rattle e la prima mondiale ai BBC Proms di Londra di un brano
composto per lei da Julian Anderson.
La sua registrazione delle Nozze di Figaro nel ruolo di Cherubino con René
Jacobs è stata premiata con il Grammy Award 2004 e l’ECHO Music Award
2005. Il cd First Encounter in duo con il soprano Barbara Bonney ha vinto il premio Echo 2005.
È per la prima volta ospite della nostra Società.
Helmut Deutsch pianoforte
Helmut Deutsch, nato a Vienna, ha studiato pianoforte, composizione e musicologia. Nel 1967 ha vinto il premio di composizione della sua città. Si è poi
specializzato nel repertorio cameristico e come accompagnatore al pianoforte.
Ospite in varie formazioni delle maggiori sale da concerto e di festival di
primo piano, ha collaborato per oltre dodici anni con Hermann Prey e con
artisti quali Juliane Banse, Barbara Bonney, Grace Bumbry, Ileana
Cotrubas, Brigitte Fassbaender, Christiane Oelze, Anne Sophie von Otter,
Dawn Upshaw, Ruth Ziesak; Olaf Bär, Matthias Goerne, Dietrich Henschel,
Wolfgang Holzmayr, Jonas Kaufmann, Thomas Moser, Christoph Prégardien,
Josef Protschka, Andreas Schmidt, Peter Schreier, Bo Skovhus e Bernd Weikl.
Docente dal 1967 al 1979 alla Musikhochschule di Vienna, insegna al
Conservatorio di Monaco di Baviera e tiene corsi di interpretazione liederistica in Europa e Giappone.
Le sue numerose registrazioni hanno meritato riconoscimenti internazionali.
È per la prima volta ospite della nostra Società.
Prossimi concerti:
martedì 14 novembre 2006, ore 20.30
Sala Verdi del Conservatorio
La Risonanza
Fabio Bonizzoni direttore
Roberta Invernizzi soprano
Sappiamo bene che Händel fu tedesco di nascita e inglese di adozione.
Spesso trascuriamo il fatto che fu anche, se non soprattutto, italiano per arte,
oltre che per formazione. I quattro anni che trascorse in Italia, fra 1706 e 1709,
prevalentemente a Roma, furono determinanti per la sua successiva attività di
impresario e compositore a Londra. Imparò a usare le voci e gli strumenti, a
scrivere opere e oratori alla maniera italiana, a destreggiarsi alle corti dei potenti.
Vi scrisse anche alcuni dei suoi primi capolavori. A questa sua importante
esperienza, intendiamo rendere omaggio proponendo, distribuiti su più stagioni
e in collaborazione con la Fondazione Arcadia, l’integrale delle cantate italiane
per voce e strumenti. L’interpretazione è affidata a un complesso tutto italiano,
con la bella voce di Roberta Invernizzi e la direzione di Fabio Bonizzoni. Martedì
il primo appuntamento, con le Cantate dedicate al Cardinale Pamphili.
Programma
G.F. Händel
Cantata “Tra le fiamme” Hwv 170
Cantata “Figlio d’alte speranze” Hwv 113
Cantata “Da quel giorno fatal”
(Delirio amoroso) Hwv 99
Concerto in si bemolle maggiore
per oboe ed archi Hwv 301
martedì 21 novembre 2006, ore 20.30
Sala Verdi del Conservatorio
Heinz Holliger oboe e direttore - Muriel Cantoreggi violino
Maurice Bourgue oboe - Diego Chenna fagotto
Edicson Ruiz contrabbasso - Peter Solomon clavicembalo
Zelenka, Bach, Holliger
martedì 28 novembre 2006, ore 20.30
Sala Verdi del Conservatorio
Shlomo Mintz violino
Dmitri Alexeev pianoforte
Mozart, Šostakovič
PRIVILEGI E VANTAGGI PER I SOCI
I Soci della Società del Quartetto per la stagione 2006/07 possono usufruire
delle seguenti agevolazioni:
Biglietti ridotti per i concerti
- Ai Soci vengono riservati alcuni biglietti a prezzo ridotto, con un contingente
limitato e variabile secondo la disponibilità residua dopo la vendita degli
abbonamenti. Per i concerti più richiesti, i biglietti ridotti saranno destinati in
prelazione ai Soci Protettori.
Canto delle Muse
- Ingresso libero per i Soci al ciclo “Il Canto delle Muse”, 7 incontri con il
musicologo Emanuele Ferrari, che propongono un percorso complementare
alla programmazione attraverso la musica e ciò che essa esprime.
Biglietti omaggio per “Giovane Europa in Musica” – Fondazione Pro
Musica Giancarlo ed Etta Rusconi
- Per il ciclo dedicato ai giovani musicisti emergenti mettiamo a disposizione
dei Soci biglietti omaggio che possono essere ritirati in sede da una settimana
prima di ogni concerto.
Giornale della Musica
- I Soci della stagione 2006/07 possono sottoscrivere l’abbonamento annuale
(11 numeri) al “Giornale della musica” al costo ridotto di € 15 anziché € 34.
Gli interessati devono rivolgersi direttamente all’ufficio abbonamenti del
giornale (e-mail: [email protected], tel. 011 5591831) indicando il numero di
tessera associativa.
Libri del “Quartetto”
- I Soci possono richiedere, entro i limiti di disponibilità, i libri pubblicati negli
ultimi anni dalla nostra Società. L’elenco completo dei titoli è disponibile sul
sito (www.quartettomilano.it) nella sezione “Pubblicazioni”.
Piccolo Teatro
- Biglietti ridotti per tutti gli spettacoli inviando un e-mail all’indirizzo
[email protected]
- Riduzioni su tutti gli abbonamenti esibendo la tessera associativa 2006/07
alla biglietteria del Piccolo Teatro.
Fondazione Mazzotta
- Biglietti ridotti per tutte le mostre in programma.
FAI - Fondo per l’Ambiente Italiano
- Sconto del 20% sul biglietto di ingresso a tutte le proprietà del FAI.
Cinema Anteo
- Il lunedì sera biglietto ridotto a € 4,50 anziché a € 7.
Società del Quartetto di Milano, via Durini 24 - 20122 Milano
tel. 02.795.393 – fax 02.7601.4281
www.quartettomilano.it – e-mail: [email protected]