Programma - Società del Quartetto di Milano
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Programma - Società del Quartetto di Milano
mezzosoprano Sala Verdi del Conservatorio Martedì 7 novembre 2006, ore 20.30 S TA G I O N E 2 0 0 6 • 2 0 0 7 Angelika Kirchschlager Helmut Deutsch pianoforte 4 Consiglieri di turno M° Mario Delli Ponti Prof. Luciano Martini Con il patrocinio e il sostegno di Con il contributo di Con il patrocinio e il contributo di In collaborazione con Settore cultura Con il sostegno di FONDAZIONE CARIPLO Sponsor istituzionali Si ringrazia per il ciclo “Grandi Interpreti” Per assicurare agli artisti la migliore accoglienza e concentrazione e al pubblico il clima più favorevole all’ascolto, si prega di: • spegnere i telefoni cellulari e altri apparecchi con dispositivi acustici; • limitare qualsiasi rumore, anche involontario (fruscio di programmi, tosse ...); • non lasciare la sala prima del congedo dell’artista. Si ricorda inoltre che registrazioni e fotografie non sono consentite, e che l’ingresso in sala a concerto iniziato è possibile solo durante gli applausi, salvo eccezioni consentite dagli artisti. Angelika Kirchschlager Helmut Deutsch pianoforte mezzosoprano Robert Schumann (Zwickau, Sassonia 1810 – Endenich, Bonn 1856) 12 Lieder per voce e pianoforte Intervallo Franz Schubert (Lichtenthal, Vienna 1797 – Vienna 1828) 11 Lieder per voce e pianoforte Si ringrazia per il sostegno particolare a questo concerto Robert Schumann - Freisinn op. 25 n. 2 - Erstes Grün op. 35 n. 4 - Hoch, hoch sind die Berge, da “Spanische Liebeslieder” op. 138 n. 8 - Die Soldatenbraut op. 64 n. 1 - Liebeslied op. 51 n. 5 - Das verlassne Mägdelein op. 64 n. 2 - Stille Tränen op. 35 n. 10 - Die Löwenbraut op. 31 n. 1 - Lust der Sturmnacht op. 35 n. 1 - Morgens steh’ ich auf op. 24 n. 1 - Der Einsiedler op. 83 n. 3 - Abendlied op. 107 n. 6 Non è poi così vero che il numero d’opera serve per capire il percorso creativo di Robert Schumann. Ossia che la straordinaria giovinezza sia stata tutta assorbita della musica per pianoforte (dall’op. 1 all’op. 23, senza interruzioni) e che solo dopo il matrimonio con Clara ci sia la diversificazione verso il Lied (op. 24) e il cimento di esito incerto con musica da camera, sinfonia, teatro, coro. Uno sguardo appena un po’ attento alla biografia dice altro, integrativo se non proprio alternativo. Si scopre infatti che il giovane Schumann non fu affatto monopolizzato dalla tastiera, e che da sempre coltivava progetti di esplorare l’intero dominio della musica, specie dove le note si uniscono alle parole, dove il suono delle une si fonde con il senso delle altre per dare la poesia suprema. Di sicuro non si sentiva ancora pronto per il progetto assoluto dell’opera teatrale e la stessa coralità gli pareva fuori portata. Però il genere più riservato, il canto per voce e pianoforte, da comporre in segreto sfogliando i poeti preferiti, vicini e lontani, da proporre poi nell’intimità di una casa a pochi amici fidati, il Lied appunto, lo affascinò fin dalla fanciullezza. Per certi versi, il Lied anticipò lo stesso e amatissimo pianoforte solo, tanto che fra 1827 e 1828 furono completati non meno di una quindicina di lavori, undici dei quali addirittura raccolti in ciclo unitario con tanto di numero d’opera (un’op. 2 poi sconfessata, in quanto attribuita ai pianistici Papillon nell’edizione stampata nel 1832). E anche questi esperimenti giovanili mostrano un interesse per poeti che incontreremo tante altre volte nella produzione matura: Goethe, naturalmente, ma anche Byron, Kerner, Jacobi. Il decennio successivo, pur monopolizzato dal pianoforte, pullula di schizzi liederistici e probabilmente solo una contingenza editoriale fa sì che la prima raccolta stampata sia datata 1840 e porti il numero d’opera 24. Questa, Liederkreis, sappiamo bene che fu composta di getto, sullo slancio della passione per Clara e grazie alla scoperta dei versi incantevoli di un ancora giovane Heinrich Heine. La raccolta successiva, Myrthen op. 25, ha invece tutte le caratteristiche di un riordinamento di idee e di carte maturate in tempi precedenti. Lo rivela la varietà della scrittura, il florilegio dei poeti del passato e del presente, classici tedeschi come Rückert e Goethe accanto a romantici britannici come Byron e Burns, a Thomas Moore e ancora Heine. Senza un lavoro preparatorio durato oltre un decennio non si spiegherebbe nemmeno l’incredibile produzione liederistica di quel magico 1840: i cataloghi ufficiali attribuiscono a quell’anno non meno di una ventina di raccolte ciascuna contenente da un minimo di tre a un massimo di sedici pezzi. Neppure l’aggravarsi della malattia mentale arrestò l’amore per il Lied di Schumann. Fra 1849 e 1853 entrano in catalogo trenta altre raccolte. La tradizione vuole, poi, che nell’ultimo momento di lucidità concessogli dalla follia, abbia affidato alle parole di Maria Stuarda le estreme note che riuscì a mettere sul pentagramma. Purtroppo questo immenso patrimonio è assai poco noto. In concerto si preferisce infatti presentare i cicli omogenei, come il citato Liederkreis op. 24 e l’omonimo op. 39 (su testi di Eichendorff), o i celeberrimi Frauenliebe und leben op. 42 e Dichterliebe op. 48. Capolavori, certo, ma che ci presentano solo una piccola parte dell’universo liederistico schumanniano, fatto non solo di grandi costellazioni ma anche di tante stelle di prima e seconda grandezza, riunite in galassie e nebulose, con somma totale che arriva alle 300 unità. La bella impaginazione del programma di stasera segue invece un’impostazione diversa. Preferisce scorrere l’intero cosmo del Lied schumanniano, offrendo preziosi assaggi di poetiche e stili assai diversi. Basta scorrere i numeri d’opera per individuare i tempi di composizione: op. 24-51 significa 1840 (e precedenti anni), op. 64-83 è 1847-1850; op. 107-138 vuol dire il triennio estremo 1851-1853. I temi trattati sono chiaramente individuati dal testo e dalla sua struttura, cui la musica si sposa seguendo uno sviluppo narrativo in maniera di ballata ovvero insinuandosi fra le parole con timbri e armonie per esaltare gli idilli poetici. La melodia cerca sempre un taglio lineare, spesso popolaresco, certo lontano dalle enfasi teatrali. E il pianoforte ha scrittura ricca, talvolta densa, che spesso anticipa e sempre riprende le inflessioni del canto. Il tutto, in particolare i lavori scritti negli ultimi anni, legatissimo alla pratica del Lied che si era consolidata nella Germania del secondo romanticismo, ancorata e anche un po’ frastornata dalla sintesi perfetta che Schubert, solo pochi anni prima, aveva saputo compiere fra musica e poesia, nell’universo della grande tradizione tedesca, classica e popolare. Franz Schubert - Auf dem See op. 92 n. 2 D 543b - Das Echo op. 130 D 868 - Des Mädchens Klage op. 58 n. 3 D 191 - Nähe des Geliebten op. 5 n. 2 D 162 - Bei dir allein!, da “Vier Refrainlieder” dedicati a J.G. Seidl op. 95 n. 2 D 866 - Wiegenlied op.105 n. 3 D 867 - Der Pilgrim op. 37 n. 1 D 794 - Sehnsucht op. 39 D 636 - Lied des Florio (Nun, da Schatten niedergleiten) da “Lachrimas” di C.W. von Schütz D 857 n. 2 - An den Mond D 259 - An die Musik op. 88 n. 4 D 547 Anche per il florilegio schubertiano della seconda parte del programma, l’impaginazione segue un fantasioso criterio antologico, peraltro mescolando con gran gusto pagine di assoluta popolarità con altre di più rara frequentazione. Difficile immaginare un modo migliore per entrare nel mondo del Lied di Schubert che, sappiamo bene, permea tutte le cellule della sua immensa produzione artistica. Non c’è infatti soluzione di continuità temporale nella favolosa collana di quasi mille Lieder che inizia con un artista quasi ancora bambino e finisce nel momento dell’assurda scomparsa a soli 31 anni. Ogni anno, Schubert annota, completa, lima Lieder, prendendo spunto da ogni testo poetico capace di accendere la sua fantasia. Non importa se poi si scopre che è successo il contrario, ossia che sia il genio di Schubert a illuminare versi altrimenti non degni di alcuna attenzione. Per non dire di come la reinvenzione del testo porti a risultati prodigiosi perfino quando il substrato poetico rientra già nella categoria del sublime. Potremo verificarlo senza problema in ogni momento del programma di stasera, a partire dalle terne di capolavori firmati da Goethe e da Schiller. Così come ci apparirà evidente quando la musica riesce a scaldare testi scherzosi e popolareggianti come quello di Castelli (Das Echo) oppure gonfi di enfasi teatrale (i due monologhi da “Lachrimas” di von Schütz) o semplici tributari del corrente e giovane romanticismo, com’è il caso di Seidl (Bei dir allein, Wiegenlied). L’articolazione del programma che, qui come in Schumann, cerca il contrasto più che la continuità, accostando firme poetiche con simpatica casualità, sottolinea ancora una volta che è la musica che si serve delle parole per scandire il proprio respiro, scegliere il ritmo, modulare il tono. Versi che diventano pretesto per esplorare le capacità espressive non solo della voce, ma anche dello strumento che la integra e sostiene, e non solo accompagna. Insomma si va ben oltre la solita dialettica fra musica e poesia, per approdare a un genere davvero nuovo e originale, il Lied appunto, quello inventato e reso immortale da Schubert. Scompare ogni legame temporale o stilistico con quanto precede, anche se porta le firme auguste di Beethoven, Haydn, Mozart, per non dire di quelle di Zelter, Löwe, Hiller. Che il Lied di Schubert viva in una sua dimensione assoluta lo rivela appunto la naturalezza con cui si possono associare e alternare appunto Goethe con Castelli e Schiller con Seidl. E scopriamo che il tempo non è un fattore di stile, al punto che dopo il giovanile Auf dem See (1817) può star bene il bizzarro ma estremo Das Echo (1828) a sua volta seguito dall’ancor più giovane (1815) Des Mädchens Klage, e così via. Inutile cercare regole occulte o formule magiche che spieghino come mai il continuo variare dello stile del canto e delle tecniche del pianoforte generi solo contrasto apparente e sempre consenta contiguità fra un Lied e l’altro. È il miracolo di un genere che nasce perfetto nella fantasia del suo autore, e si pone come riferimento assoluto per le generazioni future. Ogni possibilità di vero confronto cade. Se ne rese conto anche Schumann, arrivando solo una generazione dopo, eppure costretto a misurarsi con l’arte perfetta e in sé compiuta del grande predecessore. Ce ne rendiamo conto anche noi, riflettendo dopo l’accostamento fra i due grandi che ci ha proposto il programma di stasera. Esaltati dal Lied che conclude, autoreferenziale, bellissimo: An die Musik, Alla musica. Enzo Beacco Robert Schumann Freisinn op. 25 n. 2 (Johann Wolfgang von Goethe) Laßt mich nur auf meinem Sattel gelten! Bleibt in euren Hütten, euren Zelten! Und ich reite froh in alle Ferne, Über meiner Mütze nur die Sterne. Che solo in sella io mi faccia valere! Er hat euch die Gestirne gesetzt Als Leiter zu Land und See; Damit ihr euch daran ergötzt, Stets blickend in die Höh. Egli vi ha dato gli astri quale guida sulla terra e sul mare, perché ne proviate diletto, sempre guardando verso il cielo. Erstes Grün op. 35 n. 4 (Justinus Kerner) Primo verde Du junges Grün, du frisches Gras! Wie manches Herz durch dich genas, Das von des Winters Schnee erkrankt, Oh wie mein Herz nach dir verlangt! Tu giovane verde, tu erba fresca! Quanti cuori per te guariscono, che soffrivano per la neve dell’inverno, Schon wächst du aus der Erde Nacht, Wie dir mein Aug’ entgegen lacht! Hier in des Waldes stillem Grund Drückt’ ich dich, Grün, an Herz und Mund. Già appena ti desti dalla notte della terra, come sorride a te il mio sguardo! Qui nel quieto fondo del bosco, ti premo, verde, sul cuore e sulla bocca. Wie treibt’s mich von den Menschen fort! Mein Leid, das hebt kein Menschenwort, Nur junges Grün ans Herz gelegt, Macht, daß mein Herze stiller schlägt. Che voglia di allontanarmi dalla gente! Il mio dolore, parola umana non conforta: solo il giovane verde sul mio cuore, lo fa battere più sereno. Statevene nelle vostre tende e capanne! Io contento cavalco lontano, sopra il mio capo rifulgono soltanto le stelle. o come il mio cuore ti desidera! Hoch, hoch sind die Berge op.138 n. 8 (Emanuel von Geibel) Alte, alte sono le montagne Hoch, hoch sind die Berge und steil ist ihr Pfad, die Brunnen sprüh’n Wasser und rieseln in’s Kraut. O Mutter, o Mutter, lieb Mütterlein du, dort, dort in die Berge, mit den Gipfeln so stolz, da ging eines Morgens mein süßester Freund. Wohl rief ich zurück ihn mit Zeichen und Wort, wohl winkt’ ich mit allen fünf Fingern zurück, wohl rief ich zurück ihn mit Zeichen und Wort! Hoch, hoch sind die Berge.... Alte, alte sono le montagne, e ripido il suo sentiero, le fonti sprizzano acqua che scorre nell’erba. O mamma, o mamma, o cara mammina tu, là, là sulle montagne, sulle cime così fiere, là andò un giorno il mio più dolce amico. Ben lo richiamai con gesti e con parole, ben gli chiesi di tornare agitando tutte le cinque dita. Ben lo richiamai con gesti e con parole! Alte, alte sono le montagne… Die Soldatenbraut op. 64 n. 1 (Eduard Mörike) La fidanzata del soldato Ach, wenn’s nur der König auch wüßt’, Wie wacker mein Schätzelein ist! Für den König, da ließ’ er sein Blut, Für mich aber eben so gut. Ah, se anche solo il re sapesse Mein Schatz hat kein Band und kein’ Stern, Kein Kreuz wie die vornehmen Herrn, Mein Schatz wird auch kein General; Hätt’ er nur seinen Abschied einmal! Il mio tesoro non ha nastri e stelle, quanto valoroso è l’amor mio! Per il suo re darebbe il suo sangue così come farebbe per me. non croci come i gran signori, il mio tesoro non diventerà generale; almeno fosse a casa in licenza! Es scheinen drei Sterne so hell Dort über Marien-Kapell; Da knüpft uns ein rosenrot’ Band, Und ein Hauskreuz ist auch bei der Hand. Ci sono tre stelle che brillano luminose sopra la cappella mariana, là ci annoda un nastro rosa, e anche una croce è a portata di mano. Liebeslied op. 51 n. 5 (Johann Wolfgang von Goethe) Canto d’amore Dir zu eröffnen mein Herz verlangt mich; Hört’ ich von deinem, darnach verlangt mich; Wie blickt so traurig die Welt mich an! In meinem Sinne wohnet mein Freund nur, Und sonsten keiner und keine Feindesspur. Wie Sonnenaufgang ward mir ein Vorsatz! Mein Leben will ich nur zum Geschäfte Von seiner Liebe machen, Ich denke seiner, mir blutet das Herz, Kraft hab’ ich keine als ihn zu lieben, So recht im Stillen; was soll das werden! Will ihn umarmen und kann es nicht. Vorrei tanto aprirti il mio cuore; ascoltare il tuo, quello vorrei. Come mi guarda triste il mondo! Mentre l’amico vive solo nella mia mente. E altro non c’è, nessuna traccia di nemico. Come un’aurora mi è apparso il proposito: la mia vita voglio che sia dedicata all’amore per lui. Penso a lui, mi sanguina il cuore, non ho altra forza che amare lui ma, detto in segreto: come finirà? Lo voglio abbracciare, ma non posso. Das verlassene Mägdlein op. 64 n. 2 (Eduard Mörike) La fanciulla abbandonata Früh, wann die Hähne krähn, Eh die Sternlein schwinden, Muß ich am Herde stehn, Muß ich Feuer zünden. Presto, quando i galli cantano, prima che le piccole stelle scompaiano, debbo stare vicino al focolare, debbo accendere il fuoco. Schön ist der Flammen Schein, Es springen die Funken; Ich schaue so drein, In Leid versunken. Bello è il riflesso delle fiamme, sprizzano le scintille; io sto a guardare, immersa nel dolore. Plötzlich, da kommt es mir, Treuloser Knabe, Daß ich die Nacht von dir Geträumet habe. All’improvviso mi ricordo, ragazzo infedele, che la notte ho sognato di te. Träne auf Träne dann Stürzet hernieder; So kommt der Tag heran O ging er wieder! Allora mi spunta una lacrima e un’altra; così il giorno si avvicina oh, se di nuovo se ne andasse! Stille Tränen op. 35 n. 10 (Justinus Kerner) Lacrime silenziose Du bist vom Schlaf erstanden Und wandelst durch die Au. Da liegt ob allen Landen Der Himmel wunderblau. Ti svegli dal sonno e vaghi per il prato. Qui il cielo è più azzurro che in ogni altra contrada. So lang du ohne Sorgen Geschlummert schmerzenlos, Der Himmel bis zum Morgen Viel Tränen niedergoß. Mentre tu senza pensieri dormivi, fuori da ogni dolore, il cielo fino al mattino ha versato quaggiù molte lacrime. In stillen Nächten weinet Oft mancher aus dem Schmerz, Und morgens dann ihr meinet, Stets fröhlich sei sein Herz. Nelle tranquille notti piange spesso qualcuno, per il dolore, ed il mattino dopo voi credete che il suo cuore sia lieto. Die Löwenbraut op. 31 n. 1 (Adelbert von Chamisso) La sposa del leone Mit der Myrte geschmückt und dem Brautgeschmeid, Des Wärters Tochter, die rosige Maid, Tritt ein in den Zwinger des Löwen; Er liegt der Herrin zu Füßen, vor der er sich schmiegt. Adornata di mirto e con l’anello nuziale la figlia del custode, la fanciulla rosa, entra nella gabbia del leone, che si stende ai piedi della sua signora. Der Gewaltige, wild und unbändig zuvor, Schaut fromm und verständig zur Herrin empor; Die Jungfrau, zart und wonnereich, Liebestreichelt ihn sanft und weinet zugleich: “Wir waren in Tagen, die nicht mehr sind, Gar treue Gespielen wie Kind und Kind, Und hatten uns lieb und hatten uns gern; Die Tage der Kindheit, sie liegen uns fern. Du schüttest machtvoll, eh wir’s geglaubt, Dein mähnenumwogtes königlich Haupt; Ich wuchs heran, du siehst es: ich bin, Ich bin das Kind nicht mehr mit kindischem Sinn. O wär ich das Kind noch und bliebe bei dir, Mein starkes, getreues, mein redliches Tier! Ich aber muß folgen, sie taten mir’s an, Hinaus in die Fremde dem fremden Mann. Es fiel ihm ein, daß schön ich sei, Ich wurde gefreit, es ist nun vorbei: Der Kranz im Haar, mein guter Gesell, Und vor Tränen nicht die Blicke mehr hell. La selvaggia e libera fiera leva lo sguardo devoto verso la sua padrona. La giovane donna, dolce e deliziata, lo accarezza tenera e scoppia in pianto: “Noi, in tempi che non sono più, giocavamo insieme, come fra bimbi; eravamo felici insieme, ci volevamo bene; i giorni dell’infanzia, come sono lontani. Tu scuotevi, prima ancora che lo capissi, il tuo capo adornato dalla possente criniera; sono cresciuta, lo vedi; non son più, una bimba con cuore di bimba. Oh, se fossi ancora una bimba, per stare con te, mio forte, fedele, onesto animale. Ma devo seguire il mio destino, in terra straniera con un estraneo sposo. Gli parve che fossi bella, e mi prese in sposa, ma è acqua passata. Una corona in testa, mio caro amico e sguardo offuscato dalle lacrime. Verstehst du mich ganz? Schaust grimmig dazu, Ich bin ja gefaßt, sei ruhig auch du; Dort seh ich ihn kommen, dem folgen ich muß, So geb ich denn, Freund, dir den letzten Kuß!” Capisci che ti dico? Mi guardi feroce! Mi sono calmata, stai calmo anche tu. Vedo che viene, lo devo seguire. Allora ti darò, amico, un ultimo bacio.” Und wie ihn die Lippe des Mädchens berührt, Da hat man den Zwinger erzittern gespürt, Und wie er am Zwinger den Jüngling erschaut, Erfaßt Entsetzen die bagende Braut. E quando le labbra della fanciulla lo sfiorarono, si sentì tremare la gabbia intera, Er stellt an die Tür sich des Zwingers zur Wacht, Er schwinget den Schweif, er brüllet mit Macht, Sie flehend, gebietend und drohend begehrt Hinaus; er im Zorn den Ausgang wehrt. Si piazzò a guardia della gabbia, Und draußen erhebt sich verworren Geschrei. Der Jüngling ruft: bring Waffen herbei, Ich schieß ihn nieder, ich treff ihn gut. Aufbrüllt der Gereizte schäumend vor Wut. E fuori si alzarono grida confuse. Die Unselige wagt’s sich der Türe zu nahn, Da fällt er verwandelt die Herrin an: Die schöne Gestalt, ein gräßlicher Raub, Liegt blutig zerrissen entstellt in dem Staub. e come vide arrivare il giovane uomo, l’ansiosa sposa fu in preda al terrore. scosse la coda, ruggì con forza. Lei supplicò spaventata di poter uscire. Infuriato lui presidiava l’uscita. Il giovane disse: “Datemi un’arma, gli sparo addosso, lo colpisco sicuro.” La belva ruggì, schiumante d’ira. La poveretta tentò di avvicinarsi alla porta, e lui si avventò sulla sua padrona: la bella figura, che crimine orrendo, era nella polvere, straziata e insanguinata. Und wie er vergossen das teure Blut, Er legt sich zur Leiche mit finsterem Mut, Er liegt so versunken in Trauer und Schmerz, Bis tödlich die Kugel ihn trifft in das Herz. E avendo sparso il sangue dell’amata, lui si accovacciò accanto al corpo con aria triste e stava così, immerso nel dolore e nella pena, finché la fatale pallottola gli trafisse il cuore. Lust der Sturmnacht op. 35 n. 1 (Justinus Kerner) Gioia della notte tempestosa Wenn durch Berg und Tale draußen Quando fuori, dalla montagna e dalla valle scroscia la pioggia, ululano le tempeste, porte e finestre stridono forte, e nella notte errano i viandanti, si sta in dolce pace qui dentro, perduti in beati amori; tutto lo splendore aureo del cielo vola qui dentro nella quieta stanza: ricca vita, abbi pietà! Tienimi stretto nelle care braccia! Fiori primaverili germogliano, Passano nuvolette e cantano uccellini. Non finire mai, selvaggia notte di tempesta! Stridete, finestre, sbattete porte, Regen schauert, Stürme brausen, Schild und Fenster hell erklirren, Und in Nacht die Wandrer irren, Ruht es sich so süß hier innen, Aufgelöst in sel’ges Minnen; All der goldne Himmelsschimmer Flieht herein ins stille Zimmer: Reiches Leben, hab Erbarmen! Halt mich fest in linden Armen! Lenzesblumen aufwärts dringen, Wölklein ziehn und Vöglein singen. Ende nie, du Sturmnacht, wilde! Klirrt, ihr Fenster, schwankt, ihr Schilde, Bäumt euch, Wälder, braus, o Welle, Mich umfängt des Himmels Helle! ondeggiate boschi, mugghiate onde, io sto nell’abbraccio della luce celeste! Morgens steh’ ich auf op. 24 n. 1 (Heinrich Heine) La mattina mi sveglio e domando Morgens steh’ ich auf und frage: Kommt feins Liebchen heut? Abends sink’ ich hin und klage: Aus blieb sie auch heut. La mattina mi sveglio e domando: verrà oggi l’amore mio? La sera vado a letto e mi lamento: neanche oggi è venuta. In der Nacht mit meinem Kummer Lieg’ ich schlaflos, wach; Träumend, wie im halben Schlummer, Träumend wandle ich bei Tag. Nella notte col mio tormento giaccio sveglio, senza poter dormire; sognando, come in dormiveglia mi trascino di giorno. Der Einsiedler op. 83 n. 3 (Josef von Eichendorff) L’eremita Komm, Trost der Welt, du stille Nacht! Wie steigst du von den Bergen sacht, Die Lüfte alle schlafen, Ein Schiffer nur noch, wandermüd’, Singt übers Meer sein Abendlied Zu Gottes Lob im Hafen. O notte silenziosa, conforto del mondo, vieni! Come scendi dai monti pian piano, dormono tutti i venti, solo un navigante, stanco di errare, diffonde sul mare il suo canto serale a lode di Dio, nel porto. Die Jahre wie die Wolken gehn Und lassen mich hier einsam stehn, Die Welt hat mich vergessen, Da tratst du wunderbar zu mir, Wenn ich beim Waldesrauschen hier Gedankenvoll gesessen. Gli anni passano come le nuvole e mi lasciano qui tutto solo. Il mondo mi ha dimenticato, e tu ti sei accostata meravigliosa a me, quando, assorto nei miei pensieri, qui sedevo, mentre il bosco stormiva. O Trost der Welt, du stille Nacht! Der Tag hat mich so müd’ gemacht, Das weite Meer schon dunkelt, Laß ausruhn mich von Lust und Not, O notte silenziosa, conforto del mondo! Il giorno mi ha tanto stancato, il vasto mare già si oscura. Lascia che io mi riposi dal piacere e dalla pena, sinché l’aurora eterna sfavillante attraversi il bosco silenzioso. Bis daß das ew'ge Morgenrot Den stillen Wald durchfunkelt. Abendlied op. 107 n. 6 (Gottfried Kinkel) Canto della sera Es ist so still geworden, Verrauscht des Abends Wehn, Nun hört man aller Orten Der Engel Füße gehn. Tutto è diventato così quieto, è sfumato il soffio della sera, ora si sentono in ogni luogo i piedi degli angeli in cammino. Rings in die Tiefe senket Sich Finsternis mit Macht; Wirf ab, Herz, was dich kränket, Und was dir bange macht! Tutt’intorno nel profondo cala forte l’oscurità; getta via, cuore, quanto t’ammala e ciò che paura ti fa! Nun stehn im Himmelskreise Die Stern’ in Majestät; In gleichem, festem Gleise Der goldne Wagen geht. Ora stanno nella sfera celeste le stelle in tutta maestà: sugli stessi, solidi solchi cammina il carro d’oro. Und gleich den Sternen lenket Er denen Weg durch Nacht; Wirf ab, Herz, was dich kränket, Und was dir bange macht! E mentre lui guida il cammino delle stelle attraverso la notte, getta via, cuore, quanto t’ammala, e ciò che paura ti fa! Franz Schubert Auf dem See op. 92 n. 2 D 543b (Johann Wolfgang von Goethe) Sul lago Und frische Nahrung, neues Blut Saug ich aus freier Welt: Wie ist Natur so hold und gut, Die mich am Busen hält! E fresco alimento, sangue nuovo suggo da questo mondo aperto! Com’è dolce e benigna la natura che mi tiene al suo seno! Die Welle wieget unsern Kahn Im Rudertakt hinauf, Und Berge, wolkig himmelan, Begegnen unserm Lauf. L’onda culla la nostra barca che risale a colpi di remo, e i monti dalle cime annuvolate vengono incontro al nostro corso. Aug, mein Aug, was sinkst du nieder? Goldne Träume, kommt ihr wieder? Weg, du Traum! so gold du bist: Hier auch Lieb und Leben ist. Occhi miei, perché vi chinate ora? State tornando, aurei sogni svaniti? Diléguati, sogno, anche se d’oro: perché anche qui c’è amore, c’è vita. Auf der Welle blinken Tausend schwebende Sterne, Weiche Nebel trinken Rings die türmende Ferne; Sull’acqua scintillano migliaia di tremule stelle, soffici nebbie assorbono l’orizzonte che attorno si erge; Morgenwind umflügelt Die beschattete Bucht, Und im See bespiegelt Sich die reifende Frucht. la brezza del mattino aleggia sulla baia, in ombra ancora, e nel lago si specchia il frutto che matura. Das Echo op. 130 D 868 (Franz Castelli) L’eco Herzliebe, gute Mutter, o grolle nicht mit mir; Du sahst den Hans mich küssen, doch ich kann nichts dafür; Ich will dir alles sagen, doch habe nur Geduld: Das Echo drauß am Hügel, Beim Bügel, Das ist an allem Schuld. Cara, buona mamma, non arrabbiarti con me; hai visto che Hans m’ha baciata, ma non posso farci nulla; ti voglio dire tutto, ma abbi un po’ di pazienza: l’eco, fuori, sulla collina, sulla cerniera, è lui che ha ogni colpa. Ich saß dort auf der Wiese, da hat er mich gesehn, Doch blieb er ehrerbietig, hübsch in der Ferne stehn und sprach: “Gern trät ich näher, nähmst du’s nicht übel auf: Sag, bin ich dir willkommen?” “Kommen!” Rief schnell das Echo drauf. Me ne stavo seduta sul prato, ed è lì che mi ha vista. Complimentoso, carino e a debita distanza, disse: “Ben volentieri mi avvicinerei, se non te l’avrai a male. Dimmi: vieni?” “Vieni” Replicò pronto l’eco. Dann kam er auf die Wiese, Zu mir hin setzt’ er sich, Hieß mich die schöne Liese Und schlang den Arm um mich, Und bat, ich möcht ihm sagen, Ob ich ihm gut kann sein? Das wär ihm sehr erfreulich; “Freilich” rief schnell das Echo drein. Allora arrivò sul prato sedendosi accanto a me, mi chiamò sua piccola Lisa e mise un braccio attorno a me, e chiese se gli potevo dire che con lui sarei stata gentile. “Gentile” Replicò pronto l’eco. Dies hört’ er und hat näher zu rücken mir gewagt, Er glaubte wohl, ich hätte das alles ihm gesagt; Sentì questo e mi si avvicinò ancor più, credeva davvero che gli avessi detto proprio così; “Erlaubst du”, sprach er zärtlich, “Daß ich als meine Braut Dich recht von Herzen küsse?” “Küsse!” Schrie jetzt das Echo laut. “Mi consenti – disse dolcemente – che io, come tu fossi mia moglie, ti possa dare un bacio?” “Bacio” replicò forte l’eco. Nun sieh, so ist’s gekommen, daß Hans mir gab den Kuß, Das böse, böse Echo, es macht mir viel Verdruß; Und jetzo wird er kommen, wirst sehen sicherlich, Und wird von dir begehren In Ehren Zu seinem Weibe mich. Ora vedi, com’è successo, che Hans mi abbia baciata. La perfida, perfida eco, mi ha creato tanti pasticci! Lui verrà e di sicuro vedrai, Ist dir der Hans, lieb Mutter, nicht recht zu meinem Mann, So sag, daß ihm das Echo den bösen Streich getan; Doch glaubst du, daß wir passen zu einem Ehrepaar, Dann mußt du ihn nicht kränken, Magst denken, Daß ich das Echo war. Se tu pensi, cara mamma, che Hans non sia il marito giusto, allora dici che eco ha fatto un brutto tiro. Se pensi invece che possiamo essere una bella coppia, allora tu non lo devi ferire. Lascialo pensare Che eco ero io. Des Mädchens Klage op. 56 n. 3 D 191 (Friedrich von Schiller) Il lamento della fanciulla Der Eichwald braust, die Wolken ziehn, Das Mägdlein sitzt an Ufers Grün, La quercia stormisce, le nubi scorrono, la fanciulla siede sul verde della sponda, con le onde che sbattono con forza, con forza, e lei scruta nella notte buia Es bricht sich die Welle mit Macht, mit Macht, Und sie seufzt hinaus in die finstre Nacht, Das Auge von Weinen getrübet. che ti chiederà con gran rispetto di avere me in sposa. con gli occhi velati dal pianto. “Das Herz ist gestorben, die Welt ist leer, Und weiter gibt sie dem Wunsche nichts mehr, Du Heilige, rufe dein Kind zurück, Ich habe genossen das irdische Glück, Ich habe gelebt und geliebet!” “Il cuore è morto, il mondo è vuoto, Es rinnet der Tränen vergeblicher Lauf, Die Klage, sie wecket die Toten nicht auf; Doch nenne, was tröstet und heilet die Brust Nach der süßen Liebe verschwund’ner Lust, Ich, die Himmlische, will’s nicht versagen. Scorre inutile il flusso del pianto, “Laß rinnen der Tränen vergeblichen Lauf, Es wecke die Klage den Toten nicht auf! Das süßeste Glück für die trauernde Brust, Nach der schönen Liebe verschwund’ner Lust, Sind der Liebe Schmerzen und Klagen.” e in là più non vanno i miei desideri, mio Dio, richiama a te tua figlia, ho conosciuto la gioia terrena io ho vissuto e ho amato.” Il dolore non ci restituirà i morti, dimmi, cosa consola e cura il cuore dopo la perdita del dolcissimo amore io, il Celeste, non lo voglio negare. “Lasciamo scorrere lo sterile pianto. Il lamento non sveglierà i morti! La più dolce gioia di un’anima dolente per il perduto dolce amore, sono il dolore e il lamento d’amore.” Nähe des Geliebten op. 5 n. 2 D 162 (Johann Wolfgang von Goethe) Presenza dell’amata Ich denke dein, wenn mir der Sonne Schimmer Vom Meere strahlt; Ich denke dein, wenn sich des Mondes Flimmer In Quellen malt. Io penso a te se, raggiante dal mare, il sol mi batte in fronte; io penso a te se un barlume lunare si specchia nella fonte. Ich sehe dich, wenn auf dem fernen Wege Der Staub sich hebt; In tiefer Nacht, wenn auf dem schmalen Stege Der Wandrer bebt. Vedo te se la polvere si leva da lungi a nembi folti; se a notte fonda il viandante trema varcando aerei ponti. Ich höre dich, wenn dort mit dumpfem Rauschen Die Welle steigt. Im stillen [Hain da] geh ich oft zu lauschen, Wenn alles schweigt. Odo te se con murmure sommesso Ich bin bei dir, du seist auch noch so ferne. Du bist mir nah! Die Sonne sinkt, bald leuchten mir die Sterne. O wärst du da! Sono con te, con me sei tu, se bene laggiù si gonfia il flutto; nel cheto bosco sto in ascolto spesso, allor che tace il tutto. lungi tu sia così! Si cala il sole, brilleran le stelle tosto. Oh fossi tu qui! Bei dir allein op. 95 n. 2 D 866 (Johann Gabriel Seidl) Solo con te Bei dir allein empfind’ ich, daß ich lebe, Daß Jugendmut mich schwellt, Solo con te sento di essere vivo, Daß eine heit’re Welt Der Liebe mich durchhebe; Mich freut mein Sein Bei dir allein! che uno spirito giovane cresce dentro me, che un allegro mondo d’amore sboccia intorno a me; allieta la mia vita, stare solo con te. Bei dir allein weht mir die Luft so labend, Dünkt mich die Flur so grün, So mild des Lenzes Blüh’n, So balsamreich der Abend, So kühl der Hain, Bei dir allein! Solo con te la brezza mi accarezza fragrante, il prato mi appare così verde, così dolce lo sbocciare della primavera così limpida la sera così fresco il bosco. Solo con te. Bei dir allein verliert der Schmerz sein Herbes, Gewinnt die Freud an Lust! Du sicherst meine Brust Des angestammten Erbes; Ich fühl’ mich mein Bei dir allein! Solo con te, il dolore perde la sua amarezza e la felicità acquista piacere! Tu proteggi del mio cuore le antiche eredità. E mi sento me stesso solo con te. Wiegenlied op. 105 n. 3 D 867 (Johann Gabriel Seidl) Ninna nanna Wie sich der Äuglein kindlicher Himmel, Schlummerbelastet, lässig verschließt! Schließ sie einst so, lockt dich die Erde: Drinnen ist Himmel, außen ist Lust! Come dolcemente si chiude l’occhiuccio celestiale di bambino, carico di sonno, chiudili così, quando la terra chiama; dentro c’è il cielo, fuori c’è gioia. Wie dir so schlafrot glühet die Wange! Come sono diventate rosse di sonno le guance! Le rose dell’Eden hanno respirato su di loro; rosa le guance, celeste gli occhi, mattino luminoso, giornata divina. Rosen aus Eden hauchten sie an: Rosen die Wangen, Himmel die Augen, Heiterer Morgen, himmlischer Tag! Wie des Gelockes goldige Wallung Kühlet der Schläfe glühenden Saum. Schön ist das Goldhaar, schöner der Kranz drauf: Träum du vom Lorbeer, bis er dir blüht. Liebliches Mündchen, Engel umweh’n dich, Drinnen die Unschuld, drinnen die Lieb! Wahre sie, Kindchen, wahre sie treulich! Lippen sind Rosen, Lippen sind Glut. Come la dorata onda dei tuoi riccioli rinfresca l’accaldato bordo della tua fronte. Belle le tue chiome dorate, bellissima la ghirlanda. Sogna l’alloro fino a quando fiorirà per te. Dolce piccola bocca, gli angeli sono attorno a te, dentro è innocenza, dentro è amore. Mantienili, bimbo mio, mantienili con fedeltà! Le labbra sono rose, le labbra sono calore. Wie dir ein Engel faltet die Händchen, Falte sie einst so, gehst du zur Ruh’! Schön sind die Träume, wenn man gebetet: Und das Erwachen lohnt mit dem Traum. Un angelo raccoglie le tue piccole mani, le piega proprio così che tu possa riposare. Belli sono i sogni, quando si prega: e il tuo risveglio di compensa con un sogno. Der Pilgrim op. 37 n. 1 D 794 (Friedrich Schiller) Il pellegrino Noch in meines Lebens Lenze War ich, und ich wandert’ aus, Und der Jugend frohe Tänze Ließ ich des Vaters Haus. Era la mia vita a primavera quando cominciai a pellegrinare, e le liete danze di gioventù, le lasciai nella casa del padre. All mein Erbteil, all mein Habe Warf ich fröhlich Glauben hin, Und am leichten Pilgerstabe Zog ich fort mit Kindersinn. Tutta la mia eredità, i miei averi, li buttai via, felice della fede, e col leggero bastone da pellegrino me ne andai, innocente come un bimbo. Denn mich trieb ein mächtig Hoffen Und ein dunkles Glaubenswort, “Wandle,” rief ’s “der Weg ist offen, Immer nach dem Aufgang fort.” Allora mi spingeva una forte speranza e un’oscura parola di fede, cammina, gridava, la via è aperta, sempre verso l’alto. “Bis zu einer goldnen Pforten Du gelangst, da gehst du ein, Denn das Irdische wird dorten Himmlisch, unvergänglich sein.” Quando arrivi a un portone d’oro, entra, e tutto ciò che è terreno, là diventa eterno ed immortale. Abend ward’s und wurde Morgen, Nimmer, nimmer stand ich still, Aber immer blieb’s verborgen, Was ich suche, was ich will. Venne sera e venne giorno, non mi sono mai fermato; ma sempre rimaneva nascosto ciò che cerco, ciò che voglio. Berge lagen mir im Wege, Ströme hemmten meinen Fuß, Über Schlünde baut ich Stege, Brücken durch den wilden Fluß. Montagne stavano sul mio cammino, acque impetuose impedivano il mio passo, sugli abissi ho costruito passaggi, ponti sui fiumi nemici. Und zu eines Stroms Gestaden Kam ich, der nach Morgen floß; Froh vertrauend seinem Faden, Warf ich mich in seinen Schoß. E giunsi alla riva di un fiume che scorreva verso mezzogiorno; con lieta fiducia nella sua corrente, mi buttai nel suo grembo. Hin zu einem großen Meere Trieb mich seiner Wellen Spiel; Vor mir liegt’s in weiter Leere, Näher bin ich nicht dem Ziel. Al mare immenso mi condusse il gioco delle sue onde; davanti a me, solo il vuoto, non mi avvicino alla meta. Ach, kein Steg will dahin führen, Ach, der Himmel über mir Will die Erde nicht berühen, Und das Dort ist niemals hier! Ah, non c’è strada che mi porti là, il cielo per me non tocca mai la terra, e l’Altrove non è mai qui! Sehnsucht op. 39 D 636 (Friedrich Schiller) Nostalgia Ach, aus dieses Tales Gründen, Die der kalte Nebel drückt, Könnt’ ich doch den Ausgang finden, Ach, wie fühlt’ ich mich beglückt! Dort erblick’ ich schöne Hügel, Ewig jung und ewig grün! Hätt’ ich Schwingen, hätt ich Flügel, Nach den Hügeln zög’ ich hin. Se queste fonde valli che la nebbia fredda opprime, io potessi risalire, gioia avrei che mi redime! Lassù scorgo dolci colli, freschi sempre e sempre verdi! Vanni avessi, avessi ali, su quei colli io volerei. Harmonien hör’ ich klingen, Töne süßer Himmelsruh’, Und die leichten Winde bringen Mir der Düfte Balsam zu, Gold’ne Früchte seh’ ich glühen, Winkend zwischen dunkelm Laub, Und die Blumen, die dort blühen, Werden keines Winters Raub. Armonie sento echeggiare, di celestial pace suoni, e le brezze convogliare di fragranze a me il sollievo, vedo arder aurei frutti, tra verzure occhieggianti, lassù i fiori che si schiudon, non sono preda dell’inverno. Ach wie schön muß sich’s ergehen Dort im ew’gen Sonnenschein, Und die Luft auf jenen Höhen, O wie labend muß sie sein! Doch mir wehrt des Stromes Toben, Der ergrimmt dazwischen braust, Seine Wellen sind gehoben, Daß die Seele mir ergraust. Ah colà qual meraviglia in eterno sfolgorio, e su quell’alture quale, refrigerio dolce è l’aria! Mi s’oppone il fiume astioso che con furia rumoreggia, i suoi flutti son sì gonfi, che il mio animo raggela. Einen Nachen seh ich schwanken, Aber ach! der Fährmann fehlt. Frisch hinein und ohne Wanken, Seine Segel sind beseelt. Du mußt glauben, du mußt wagen, Denn die Götter leih’n kein Pfand, Nur ein Wunder kann dich tragen In das schöne Wunderland. Scorgo incerta navicella, guarda, manca il timoniere. Forza su, e senza indugio, son le vele sue animate. Creder devi, devi osare, ché gli dèi non danno pegni, un miracolo sol può portare nel paese dei tuoi sogni. Lied des Florio da “Lachrimas” n. 2 D 857 (Christian Wilhelm von Schütz) Canto di Florio da “Lachrimas” Florio Nun, da Schatten niedergleiten, Und die Lüfte zärtlich wehen, Dringet Seufzen aus der Seele Und umgirrt die treuen Saiten. Florio Ora che le ombre scivolano via e le brezze soffiano gentili pianti sgorgati dall’anima accarezzano le corde fedeli. Klaget, daß ihr mit mir sterbet Bitter’n Tod, wenn die nicht heilet, Die den Becher mir gereichet, Voller Gift, daß ich und ihr verderbet. Lamentatevi, perché con me morite una morte amara, se non mi curerà colei che mi passò il calice pieno di veleno, per fare perire me e te. Erst mit Tönen sanft wie Flöten, Goß sie Schmerz in meine Adern; Sehen wollte sie der Kranke, Und nun wird ihr Reiz ihn töten. Prima con suoni, dolci come flauti, ha versato dolore nelle mie vene; vedere voleva l’uomo malato e come il suo fascino l’avrebbe ucciso. Nacht, komm her, mich zu umwinden Mit dem farbenlosen Dunkel! Ruhe will ich bei dir suchen, Die mir Noth tut bald zu finden. Notte, vieni, e avvolgimi con buio senza colori! voglio cercare riposo in te, che ho bisogno di trovare presto. Delphine Ach was soll ich beginnen Vor Liebe? Ach, wie sie innig durchdringet Mein Inn’res! Siehe, Jüngling, das Kleinste Vom Scheitel Bis zur Sohl’ ist dir einzig Geweihet. O Blumen! Blumen! verwelket, Euch pfleget Nur, bis sie Lieb’ erkennet, Die Seele Nichts will ich tun, wissen und haben, Delphine Ah, come devo cominciare per amore? Ah, come profondo permea il mio intimo! Vedi, ragazzo, la più piccola parte dalla testa ai piedi solamente a te è dedicata. Oh fiori! Fiori! Appassite pure. L’anima bada a voi solo finché non impara ad amare. Non voglio fare nulla, non sapere, non avere nulla, pensieri d’amore, che forti mi avvolgono, solo sopporto. Penso sempre a quello che con ardore potrei far bene. Però troppa è la pressione dell’amore, Gedanken Der Liebe, die mächtig mich fassen, Nur tragen, Immer sinn’ ich, was ich aus Inbrunst Wohl könne tun, Doch zu sehr hält mich Liebe im Druck, Nichts läßt sie zu. Jetzt, da ich liebe, möcht’ ich erst leben, Und sterbe, Jetzt, da ich liebe, möcht’ ich hell brennen, Und welke. Wozu auch Blumen reihen und wässern? Entblättert! So sieht, wie Liebe mich entkräftet, Sein Spähen. Der Rose Wange will bleichen, Auch meine, Ihr Schmuck zerfällt, wie verscheinen che nulla mi consente. Ora che amo, possa io prima vivere e poi morire. Ora che amo, possa io bruciare luminoso, e poi spegnermi. Perché dovrei curare e bagnare fiori? Senza foglie! Vedete, come l’amore toglie le forze, il suo sguardo, farà impallidire i petali di rosa. Anche il mio. Il suo fascino distrutto, come Die Kleider. Ach Jüngling, da du mich erfreuest Mit Treue, Wie kann mich mit Schmerz so bestreuen Die Freude? abiti logori. Ah, ragazzo, dato che mi hai dato gioia con l’amore perché in me la felicità è così intrecciata col dolore? An den Mond op. 75 n. 3 D 259 (Johann Wolfgang von Goethe) Alla luna Füllest wieder Busch und Tal Still mit Nebelglanz, Lösest endlich auch einmal Meine Seele ganz. Ancora ricolmi bosco e valle, quieta, d’argenteo splendore, ancora una volta sciogli infine tutta l’anima mia. Breitest über mein Gefild Lindernd deinen Blick, Wie des Freundes Auge mild Über mein Geschick. Spandi su questa mia terra pacificante il tuo sguardo, come l’occhio dell’amico dolce sul mio destino. Jeden Nachklang fühlt mein Herz Froh’ und trüber Zeit, Wandle zwischen Freud und Schmerz In der Einsamkeit. Il mio cuore sente ogni eco del tempo lieto e triste, procedo tra gioia e dolore nella solitudine. Fließe, fließe, lieber Fluß! Nimmer werd ich froh; So verrauschte Scherz und Kuß, Und die Treue so. Scorri, scorri, caro fiume! Mai più sarò lieto; così svanì scherzo e bacio, e così la fedeltà. Ich besaß es doch einmal, Was so köstlich ist! Daß man doch zu seiner Qual Nimmer es vergißt. Fu pur mio un giorno quanto è così prezioso! E per nostro tormento non lo si scorda più! Rausche, Fluß, das Tal entlang, Ohne Rast und Ruh, Rausche, flüstre meinem Sang Melodien zu, Mormora, fiume, lungo la valle, senza tregua né pace, scorri, sussurrando al mio canto melodie, Wenn du in der Winternacht Wütend überschwillst, Oder um die Frühlingspracht Junger Knospen quillst. quando nella notte invernale ti rigonfi irato, o gocci sullo splendore primaverile di tenere gemme. Selig, wer sich vor der Welt Ohne Haß verschließt, Einen Freund am Busen hält Und mit dem genießt, Beato chi dinanzi al mondo si nasconde senz’odio, stringendo al petto un amico e con lui si gode Was, von Menschen nicht gewußt Oder nicht bedacht, Durch das Labyrinth der Brust Wandelt in der Nacht. ciò che ignorato dagli uomini, o non meditato, per il labirinto del petto vaga nella notte. An die Musik op. 88 n. 4 D 547 (Franz von Schober) Alla musica Du holde Kunst, in wieviel grauen Stunden, Wo mich des Lebens wilder Kreis umstrickt, Hast du mein Herz zu warmer Lieb entzunden, Hast mich in eine bessre Welt entrückt! O arte sublime, in quante ore grigie, Oft hat ein Seufzer, deiner Harf' entflossen, Ein süßer, heiliger Akkord von dir Den Himmel bessrer Zeiten mir erschlossen, Du holde Kunst, ich danke dir dafür! quando mi soffocavano le tristi vicende della vita, m’hai acceso il cuore di caldo amore, m’hai rapito in un mondo migliore! Sovente un sospiro del tuo salterio, un tuo divino dolce accordo m’ha schiuso un celeste mondo migliore, o arte sublime, io ti ringrazio! Angelika Kirchschlager mezzosoprano Nata a Salisburgo, Angelika Kirchschlager ha studiato pianoforte al Mozarteum. Dopo il diploma al Liceo Musicale, nel 1984 si è trasferita alla Musikakademie di Vienna dove ha studiato nella classe di Walter Berry. Attualmente risiede a Vienna e studia con Gerhard Kahry. Mezzosoprano tra i più richiesti in campo internazionale, con un repertorio che spazia da Bach agli autori contemporanei, divide la sua attività tra opera, concerti e recital con esibizioni in Europa, negli Stati Uniti e Medio Oriente. Collabora stabilmente con Jean-Yves Thibaudet, Helmut Deutsch, il violista Yuri Bashmet e direttori quali Claudio Abbado, Sir Colin Davis, Kurt Masur, Riccardo Muti, Kent Nagano, Seiji Ozawa, Donald Runnicles e Sir Simon Rattle. Si è esibita nei maggiori teatri e sale da concerto di tutto il mondo quali Teatro alla Scala, Metropolitan Opera di New York, Opera Bastille a Parigi, Opera di Vienna, Monaco, San Francisco, Salle Pleyel e Cité de la Musiquea Parigi, Carnegie Hall e Avery Fisher Hall a New York, Boston Symphony Hall e Barbican Centre a Londra. Tra gli impegni recenti la rappresentazione di Sophie’s Choice a Berlino, Vienna e Washington, concerti a New York, il debutto nel ruolo di Melisande al festival di Pasqua di Salisburgo con Simon Rattle e la prima mondiale ai BBC Proms di Londra di un brano composto per lei da Julian Anderson. La sua registrazione delle Nozze di Figaro nel ruolo di Cherubino con René Jacobs è stata premiata con il Grammy Award 2004 e l’ECHO Music Award 2005. Il cd First Encounter in duo con il soprano Barbara Bonney ha vinto il premio Echo 2005. È per la prima volta ospite della nostra Società. Helmut Deutsch pianoforte Helmut Deutsch, nato a Vienna, ha studiato pianoforte, composizione e musicologia. Nel 1967 ha vinto il premio di composizione della sua città. Si è poi specializzato nel repertorio cameristico e come accompagnatore al pianoforte. Ospite in varie formazioni delle maggiori sale da concerto e di festival di primo piano, ha collaborato per oltre dodici anni con Hermann Prey e con artisti quali Juliane Banse, Barbara Bonney, Grace Bumbry, Ileana Cotrubas, Brigitte Fassbaender, Christiane Oelze, Anne Sophie von Otter, Dawn Upshaw, Ruth Ziesak; Olaf Bär, Matthias Goerne, Dietrich Henschel, Wolfgang Holzmayr, Jonas Kaufmann, Thomas Moser, Christoph Prégardien, Josef Protschka, Andreas Schmidt, Peter Schreier, Bo Skovhus e Bernd Weikl. Docente dal 1967 al 1979 alla Musikhochschule di Vienna, insegna al Conservatorio di Monaco di Baviera e tiene corsi di interpretazione liederistica in Europa e Giappone. Le sue numerose registrazioni hanno meritato riconoscimenti internazionali. È per la prima volta ospite della nostra Società. Prossimi concerti: martedì 14 novembre 2006, ore 20.30 Sala Verdi del Conservatorio La Risonanza Fabio Bonizzoni direttore Roberta Invernizzi soprano Sappiamo bene che Händel fu tedesco di nascita e inglese di adozione. Spesso trascuriamo il fatto che fu anche, se non soprattutto, italiano per arte, oltre che per formazione. I quattro anni che trascorse in Italia, fra 1706 e 1709, prevalentemente a Roma, furono determinanti per la sua successiva attività di impresario e compositore a Londra. Imparò a usare le voci e gli strumenti, a scrivere opere e oratori alla maniera italiana, a destreggiarsi alle corti dei potenti. Vi scrisse anche alcuni dei suoi primi capolavori. A questa sua importante esperienza, intendiamo rendere omaggio proponendo, distribuiti su più stagioni e in collaborazione con la Fondazione Arcadia, l’integrale delle cantate italiane per voce e strumenti. L’interpretazione è affidata a un complesso tutto italiano, con la bella voce di Roberta Invernizzi e la direzione di Fabio Bonizzoni. Martedì il primo appuntamento, con le Cantate dedicate al Cardinale Pamphili. Programma G.F. Händel Cantata “Tra le fiamme” Hwv 170 Cantata “Figlio d’alte speranze” Hwv 113 Cantata “Da quel giorno fatal” (Delirio amoroso) Hwv 99 Concerto in si bemolle maggiore per oboe ed archi Hwv 301 martedì 21 novembre 2006, ore 20.30 Sala Verdi del Conservatorio Heinz Holliger oboe e direttore - Muriel Cantoreggi violino Maurice Bourgue oboe - Diego Chenna fagotto Edicson Ruiz contrabbasso - Peter Solomon clavicembalo Zelenka, Bach, Holliger martedì 28 novembre 2006, ore 20.30 Sala Verdi del Conservatorio Shlomo Mintz violino Dmitri Alexeev pianoforte Mozart, Šostakovič PRIVILEGI E VANTAGGI PER I SOCI I Soci della Società del Quartetto per la stagione 2006/07 possono usufruire delle seguenti agevolazioni: Biglietti ridotti per i concerti - Ai Soci vengono riservati alcuni biglietti a prezzo ridotto, con un contingente limitato e variabile secondo la disponibilità residua dopo la vendita degli abbonamenti. Per i concerti più richiesti, i biglietti ridotti saranno destinati in prelazione ai Soci Protettori. Canto delle Muse - Ingresso libero per i Soci al ciclo “Il Canto delle Muse”, 7 incontri con il musicologo Emanuele Ferrari, che propongono un percorso complementare alla programmazione attraverso la musica e ciò che essa esprime. Biglietti omaggio per “Giovane Europa in Musica” – Fondazione Pro Musica Giancarlo ed Etta Rusconi - Per il ciclo dedicato ai giovani musicisti emergenti mettiamo a disposizione dei Soci biglietti omaggio che possono essere ritirati in sede da una settimana prima di ogni concerto. Giornale della Musica - I Soci della stagione 2006/07 possono sottoscrivere l’abbonamento annuale (11 numeri) al “Giornale della musica” al costo ridotto di € 15 anziché € 34. Gli interessati devono rivolgersi direttamente all’ufficio abbonamenti del giornale (e-mail: [email protected], tel. 011 5591831) indicando il numero di tessera associativa. Libri del “Quartetto” - I Soci possono richiedere, entro i limiti di disponibilità, i libri pubblicati negli ultimi anni dalla nostra Società. L’elenco completo dei titoli è disponibile sul sito (www.quartettomilano.it) nella sezione “Pubblicazioni”. Piccolo Teatro - Biglietti ridotti per tutti gli spettacoli inviando un e-mail all’indirizzo [email protected] - Riduzioni su tutti gli abbonamenti esibendo la tessera associativa 2006/07 alla biglietteria del Piccolo Teatro. Fondazione Mazzotta - Biglietti ridotti per tutte le mostre in programma. FAI - Fondo per l’Ambiente Italiano - Sconto del 20% sul biglietto di ingresso a tutte le proprietà del FAI. Cinema Anteo - Il lunedì sera biglietto ridotto a € 4,50 anziché a € 7. Società del Quartetto di Milano, via Durini 24 - 20122 Milano tel. 02.795.393 – fax 02.7601.4281 www.quartettomilano.it – e-mail: [email protected]