La migrazione senegalese in Italia: presenze e intenzioni di ritorno

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La migrazione senegalese in Italia: presenze e intenzioni di ritorno
Progetto SU.PA.
Working paper
La migrazione senegalese in Italia:
presenze e intenzioni di ritorno
Elaborato dall’Università Politecnica delle Marche
per la Regione Marche
– WP2 (Fondi di Garanzia)
Agnès Romanini
Eros Moretti
2010
La migrazione senegalese in Italia:
presenze e intenzioni di ritorno
Indice
1. La presenza senegalese in Italia ................................................................. 3
I senegalesi nelle Marche ...................................................................................... 7
2. La migrazione di ritorno .............................................................................. 9
Dati e metodologia ............................................................................................... 9
Le caratteristiche del campione............................................................................ 10
I motivi della presenza ........................................................................................ 12
Il progetto migratorio.......................................................................................... 12
Le intenzioni di ritorno degli immigrati senegalesi ................................................. 13
3. Un esempio di incentivo al rientro ............................................................ 19
2
1. La presenza senegalese in Italia
L’emigrazione senegalese, dopo essersi a lungo indirizzata verso i paesi dell’Africa centrale e la Francia,
comincia a rivolgersi verso altre mete dagli anni ’80. A partire da quegli anni, infatti, una serie di fenomeni di
natura cumulativa e autorinforzante si affermano sulla scena internazionale. Il Senegal, che aveva acquisito
l’indipendenza dalla Francia nel 1960, presenta una situazione socioeconomica problematica. Il settore
agricolo è ancora poco differenziato, lo sviluppo industriale stenta a decollare, l’apparato burocratico risulta
eccessivamente farraginoso ed inefficiente mentre la mancanza di autonomia finanziaria, provoca un
continuo aumento del debito pubblico. Le difficili condizioni di vita della popolazione rurale spingono molti a
cercare fortuna nei contesti urbani, dove, però, la miseria e la marginalizzazione sono fenomeni comuni.
La pressione migratoria internazionale generata da questa situazione non segue i canali tradizionali, ma ne
allarga il ventaglio. Se la Francia perde appeal come meta di emigrazione in seguito all’attuazione di politiche
immigratorie di tipo restrittivo, esito anche della crisi petrolifera del 1973, Spagna ed Italia sembrano essere
più attraenti, grazie alla presenza diffusa ed alla rilevanza del settore informale ed alla sostanziale mancanza
di politiche di regolazione del fenomeno immigratorio. In periodi più recenti il flusso migratorio in uscita dal
Senegal si attesta, comunque, su livelli relativamente contenuti. Fra il 1997 e il 2002 il tasso migratorio è di
solo l’1,8%, anche se ha riguardato una famiglia su 10 all’ultimo censimento del 2002.
La diversificazione nelle destinazioni degli emigranti senegalesi viene confermata dalla rilevanza assunta da
mete come gli Stati Uniti, la Spagna e l’Italia. Proprio l’Italia diventa, con il tempo, il paese che
maggiormente attrae i flussi di migranti senegalesi, fino a superare quelli diretti verso la Francia. Tra il 1997
e il 2002, l’Italia diventa la prima destinazione dei flussi dal Senegal con il 20%, davanti alla Francia (17%).
Italia, Francia, Spagna e USA rappresentano quasi la metà dell’emigrazione senegalese, indicando che la
storica rotta migratoria verso l’Africa ha oramai ceduto il passo a quella verso i paesi più ricchi. Un
senegalese su cinque, comunque, si dirige verso il Gambia o la Mauritania e uno su dieci verso il Maghreb.
Ad oggi, l’internazionalizzazione dei flussi si è accresciuta continuamente, coinvolgendo una sessantina di
paesi. Il processo migratorio interessa tutte le regioni del paese: l’area centrale e quella del Dakar
privilegiano le mete europee, mentre gli abitanti della valle del fiume Senegal sono storicamente diretti verso
altri paesi africani1.
In Italia, la presenza senegalese rispetto alle altre nazionalità assume un peso significativo a partire dalla
metà degli anni ‘80. Al 31 dicembre del 1990, secondo i dati sui permessi di soggiorno, essa rappresentava
la quinta presenza straniera dei paesi in via di sviluppo con 21.076 individui. Con la diversificazione dei paesi
di provenienza ed in particolare con l’arrivo di immigrati dai paesi dell’Europa centro-orientale e balcanica, la
presenza relativa senegalese scende all’ottavo posto, anche se il valore assoluto di individui sale fino a
36.959 unità2. Dal 1992 al 2008, i titolari di permessi di soggiorno senegalesi sono raddoppiati,
raggiungendo quota 50.000 (il 2.5% circa sul totale degli stranieri), mentre la presenza straniera totale
triplicava.
1
2
Lessault D., Mezger C., 2010, « La migration internationale sénégalaise. Des discours publics à la visibilité statistique », MAFE working
paper, INED.
Colombo e Sciortino, 2004, Gli immigrati in Italia, Il Mulino.
3
Graf. 1 Permessi di soggiorno, Senegal e totale stranieri, 1992-2008
100.000
3.000.000
90.000
2.500.000
80.000
70.000
2.000.000
60.000
50.000
1.500.000
40.000
1.000.000
30.000
Regolarizzazione
Legge 189/02
20.000
10.000
Regolarizzazione
Legge 113/99
500.000
Regolarizzazione
DL 489/95
-
1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008
Senegal
Totale stranieri
Fonte: Nostre elaborazioni sui dati relativi ai permessi di soggiorno al 1°gennaio di ogni anno, ISTAT
Prendendo in considerazione i dati sulla popolazione residente, che fanno riferimento anche ai minori
presenti sul territorio, e, quindi, all’ammontare totale della popolazione registrata presso le anagrafi dei
comuni italiani, emerge che la presenza senegalese è di 67.510 unità, corrispondente ad un terzo della
presenza dai paesi dell’Africa centrale e a circa l’8% di quella relativa ai paesi africani nel complesso, forte di
870 mila unità (meno di un residente su cinque).
Per quanto riguarda la migrazione irregolare, i dati dell’Istat sulle regolarizzazioni3 confermano quanto
emerso da numerose ricerche, secondo le quali molti degli immigrati senegalesi hanno conosciuto uno o più
periodi di irregolarità, sanata solo dopo aver cominciato a vivere nel paese di accoglienza. La prima
regolarizzazione del 1990 ha coinvolto circa 16.000 senegalesi, le due successive, del 1995 e del 1998, circa
10.000 ciascuna e quella del 2002 circa 12.000 individui. La componente femminile nei processi di
regolarizzazione passa dal 3% al 9%. Nel frattempo, il peso relativo dei senegalesi nelle regolarizzazioni
diminuisce passando dal 7% al 2% sul totale, in linea con quanto visto in relazione alll’andamento della
presenza in Italia di questa comunità.
Per questo motivo e data l’importanza relativa del peso delle regolarizzazioni sul totale della presenza,
sembra interessante fornire un dato più recente e più completo che considera anche la componente
irregolare della migrazione. Questo dato è una stima proveniente da uno studio della Fondazione ISMU4,
secondo cui la popolazione senegalese presente sul suolo italiano raggiungerebbe circa 92.000 unità, con
18.000 presenze irregolari, pari a quasi il 20% della popolazione senegalese totale al 1° gennaio 2009.
Le incongruenze che emergono dalle cifre appena presentate vanno interpretate a seconda delle fonti
utilizzate, dell’anno e del periodo considerato (inizio o fine anno). Fatte queste considerazioni il livello di
disomogeneità risulta sicuramente inferiore, e, comunque, i dati provenienti dall’indagine empirica dell’ISMU
ci permettono sicuramente di avvicinarci maggiormente alla realtà.
3
4
Istat, 2005, Gli stranieri in Italia: gli effetti dell’ultima regolarizzazione.
Cesareo V., Blangiardo G.C., 2009, Indici di integrazione, Un’indagine empirica sulla realtà migratoria italiana, Franco Angeli, Milano.
4
Data la presenza senegalese secondo quanto stimato dall’ISMU, utilizzeremo i dati sui permessi di soggiorno,
che, sebbene sottostimino la presenza straniera non contabilizzando i minori, ci permettono di rilevare
alcune caratteristiche della presenza senegalese ed in particolare i motivi dell’ottenimento del permesso di
soggiorno.
Graf. 2 Distribuzione per sesso della presenza senegalese in Italia,
permessi di soggiorno, 1992-2008
Presenza senegalese in Italia - anni 1992-2008 permessi di soggiorno (v.a.)
19
92
19
93
19
94
19
95
19
96
19
97
19
98
19
99
20
00
20
01
20
02
20
03
20
04
20
05
20
06
20
07
20
08
60.000
50.000
40.000
30.000
20.000
10.000
-
Maschio
Femmine
Fonte: Nostre elaborazioni sui dati relativi ai permessi di soggiorno al 1°gennaio di ogni anno, ISTAT
Per quanto riguarda la distribuzione per genere, come si evince dal grafico 2, l’immigrazione senegalese è
un’immigrazione prevalentemente maschile. Dal 1992 al 2008, la presenza femminile cresce dal 3% al 15%
rispetto al totale delle presenze senegalesi, con 7.500 mila unità.
Tab. 1 Permessi di soggiorno per motivo del soggiorno e alte caratteristiche demografiche, 2008
Età media Anni in IT
Senegal
Uomini
Donne
Totale
Stranieri
Uomini
Donne
Totale
Stato civile
Celibe Coniugato
Altro
Italia
Motivo del permesso
Lavoro Famiglia
Altro
39,7
32,9
38,7
9,1
6,3
8,7
35,04
23,54
33,32
64,78
74,97
66,31
0,18
1,49
0,38
92,79
28,17
83,09
6,08
66,84
15,20
1,12
4,99
1,70
34,7
35,8
35,3
7,2
6,4
6,8
47,22
36,60
42,08
52,24
59,71
55,85
0,54
3,69
2,07
77,03
41,98
60,07
15,73
51,35
32,97
7,24
6,67
6,96
Fonte: Nostre elaborazioni sui dati relativi ai permessi di soggiorno al 1°gennaio 2008, ISTAT
5
La tabella 1 mette in evidenza le differenze tra i senegalesi ed il totale degli stranieri, declinate rispetto ad
una serie di variabili demografiche e al motivo della presenza. Innanzitutto si vede come i senegalesi sono in
media presenti da più tempo sul suolo italiano. La loro permanenza è di circa 9 anni contro i 7 del totale
degli stranieri, frutto della maggiore anzianità migratoria degli uomini senegalesi. Ciò si traduce nel fatto che
l’età media è più alta per i senegalesi, sempre come conseguenza della componente maschile. Le differenze
di genere combinate con quanto emerso dal grafico 2, fanno pensare che la migrazione senegalese sia una
migrazione dove l’uomo è primo migrante e viene successivamente raggiunto dalla consorte. Ciò viene
confermato dall’analisi dei motivi per l’ottenimento del permesso di soggiorno: il 67% delle donne è in Italia
per motivi famigliari e il 93% degli uomini per motivi legati al lavoro. Per quanto riguarda lo stato civile, il
65% dei senegalesi uomini risulta coniugato, contro il 75% delle donne. Questa prima sommaria panoramica
sulla presenza senegalese ci fornisce alcune indicazioni sui progetti migratori della comunità senegalese. Pur
essendo sposati, la maggioranza degli uomini non ha ancora effettuato il ricongiungimento. Ciò può essere
interpretato come un forte orientamento dell’immigrato senegalese al paese di origine. Il progetto migratorio
dell’immigrato senegalese, cioè, sembra implicare un ritorno più o meno lontano nel tempo, o, quanto meno,
una sorta di migrazione circolare che gli permetta di restare in contatto con la famiglia rimasta nel paese di
origine. A conferma di ciò, alcune ricerche mostrano che questo tipo di migrazione è abituale per i senegalesi
residenti in Italia5.
Passando alla ripartizione territoriale dei senegalesi in Italia, vediamo come essi sono concentrati soprattutto
al centro-nord, ed in particolare in Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Marche e Abruzzo.
Tab. 2 - Permessi di soggiorno dei cittadini extracomunitari per sesso e regione al 1° gennaio 2008
Pop. straniera
REGIONI
Totale
Piemonte
Valle d'Aosta
Lombardia
Trentino-Alto Adige
Veneto
Friuli-Venezia Giulia
Liguria
Emilia-Romagna
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
ITALIA
Nord-ovest
Nord-est
Centro
Sud
Isole
%F
Pop. senegalese
Totale
%F
Pop
sen./
Graduatoria
pop. stra.
%
149.571
4.042
521.295
43.149
243.886
61.438
62.712
250.734
174.217
34.801
67.844
200.574
31.427
2.904
84.336
39.287
4.562
22.651
50.955
12.742
49,4
48,3
46,2
46,2
46,4
47,9
51,3
47,3
47,8
51,5
47,6
54,2
49,3
53,2
58,7
45,6
50,7
49,6
43,3
48,2
3.680
18
19.138
364
5.642
629
1.144
6.314
5.088
54
1.551
952
717
24
1.231
955
7
324
694
1.702
16,0
44,4
17,0
18,4
16,7
18,0
13,0
12,9
11,5
20,4
14,2
17,5
12,0
25,0
10,0
14,8
57,1
12,3
9,2
9,5
2,5
0,4
3,7
0,8
2,3
1,0
1,8
2,5
2,9
0,2
2,3
0,5
2,3
0,8
1,5
2,4
0,2
1,4
1,4
13,4
10
25
11
26
15
20
13
14
9
53
14
43
9
24
14
9
38
12
22
4
2.063.127
737.620
599.207
477.436
185.167
63.697
48,4
47,3
46,9
50,7
52,9
44,3
50.228
23.980
12.949
7.645
3.258
2.396
15,0
16,7
14,9
12,9
12,3
9,4
2,4
3,3
2,2
1,6
1,8
3,8
16
Fonte: elaborazione Istat su dati del Ministero dell'Interno
5
Riccio, 2001; Riccio, 2005.
6
Nel corso del tempo, tuttavia, come emerge dal grafico successivo, ed in particolare dal 2002, la popolazione
senegalese nelle Marche è cresciuta più della media nazionale, mentre nel Veneto rimane sempre sotto la
media.
Graf. 2 Andamento della presenza senegalese residente, 2002-2008
Andamento della presenza senegalese (residenti) in Italia, vari anni.
(Numero indice 2002=100)
200
Italia
Veneto
150
100
2002
Marche
2003
2004
2005
2006
2007
2008
Fonte: Nostre elaborazioni sui dati residenti ISTAT
I senegalesi nelle Marche
Complessivamente, i senegalesi residenti nelle Marche al 31.12.2008 sono 2.172. Si è preferito fare
riferimento ai residenti piuttosto che ai permessi di soggiorno per disporre di dati a livello comunale. La
distribuzione per provincia degli immigrati senegalesi segnala un fenomeno di polarizzazione in quelle di
Pesaro-Urbino e di Macerata, che accolgono circa l’80% dei senegalesi presenti sul territorio regionale (con
percentuali rispettivamente del 42% e del 37%).
Province
Senegalesi
PU
916
MC
805
AN
271
AP
180
L’analisi a livello comunale riflette la polarizzazione delle presenze nelle province di Pesaro-Urbino e di
Macerata, con gli immigrati prevalentemente localizzati sulla fascia costiera. Il comune di Fano ne accoglie
269, quello di Mondolfo 166, Porto Recanati 359 (si tratta del comune con la maggior presenza in termini
assoluti di immigrati senegalesi). Fra i comuni delle aree interne spicca quello di Tolentino, caratterizzato da
una vivace attività manifatturiera, presso cui sono insediati 166 senegalesi. La scarsa presenza degli
immigrati senegalesi nella provincia di Ancona, ed in particolare presso il suo capoluogo, può essere
ricollegata alle caratteristiche strutturali dell’economia dorica, improntata sul terziario pubblico e privato.
7
Comuni
PU
AN
MC
Fano
Mondolfo
Sant'Angelo in Lizzola
Ancona
Senigallia
Jesi
Porto Recanati
Tolentino
Macerata
Potenza Picena
Totale primi 10 comuni
Totale Marche
Graduatoria
2
3
7
5
9
10
1
4
6
8
Maschi
Senegalesi
Totale stranieri
Popolazione totale residente
Femmine Totale
Maschi
Femmine Totale
Maschi
Femmine Totale
231
38
269
2.244
2.314
4.558
30.996
32.738
63.734
133
33
166
610
484
1.094
5.985
5.929
11.914
59
4
63
473
398
871
4.294
4.221
8.515
56
16
72
4.792
4.811
9.603
48.579
53.468
102.047
41
11
52
1.365
1.552
2.917
21.347
23.189
44.536
30
9
39
1.648
1.725
3.373
19.300
21.110
40.410
298
61
359
1.379
957
2.336
6.127
5.832
11.959
120
46
166
1.224
1.128
2.352
9.951
10.439
20.390
46
21
67
1.987
2.072
4.059
20.332
22.684
43.016
52
3
55
737
721
1.458
7.828
8.121
15.949
1.066
242
1.308
16.459
16.162
32.621 174.739 187.731
362.470
1726
446
2172
64.399
66.634 131.033 763.741 805.837 1.569.578
8
2. La migrazione di ritorno
Lo scopo principale di questa sezione è di rappresentare uno o più profili degli immigrati in procinto di
tornare nel paese di origine e le loro caratteristiche, mettendo in evidenza il tempo di permanenza nel paese
ospitante, l’attività lavorativa svolta, le conoscenze e le capacità acquisite nel corso della permanenza e le
principali motivazioni del rientro.
Dati e metodologia
I dati utilizzati in questa sezione provengono da un’indagine sul campo con somministrazione di questionari
agli immigrati senegalesi maggiorenni, regolari e non, presenti sul territorio marchigiano, nonché da
interviste qualitative effettuate ad alcuni presidenti e membri delle associazioni di immigrati senegalesi nei
mesi compresi fra marzo e maggio 2010. In questo report vengono presentati i primi risultati dell’indagine
relativi a 59 questionari e a 5 interviste qualitative. La combinazione di questi due fonti permette di spiegare
nel dettaglio le intenzioni di ritorno dei senegalesi e di collegarle al profilo dell’immigrato di ritorno, al tipo di
attività prevista una volta tornati nel paese di origine ed ai problemi e alle preoccupazioni connessi al rientro.
I criteri utilizzati per il campionamento si sono basati, fondamentalmente, sul valore assoluto della presenza
senegalese, selezionando i 10 comuni con la maggior presenza di immigrati di questa comunità. Si è inoltre
ipotizzato che la distribuzione per provincia degli irregolari non fosse dissimile da quella dei regolari.
Considerando che la provincia di Ascoli Piceno (comprensiva dei comuni del fermano) ospita solo l’8% dei
residenti senegalesi nelle Marche, che essi non raggiungono le 30 unità in nessun comune e che il campione
da intervistare era di sole 100 unità, si è ritenuto opportuno limitare l’indagine alle restanti province.
Tenendo conto del totale dei residenti nelle province e distribuendo proporzionalmente le interviste, sono
stati ottenuti i seguenti valori: 46 interviste nella provincia di Pesaro-Urbino, 40 in quella di Macerata e 14 in
quella di Ancona. I comuni in cui si è ritenuto opportuno effettuare le interviste sono quelli con almeno 50
residenti senegalesi, riportati nella tabella della pagina precedente.
Il metodo di campionamento proposto è il c.d. “snow ball per centri di aggregazione”, che presuppone la
conoscenza iniziale di alcuni luoghi d’incontro (pubblici o privati) degli immigrati senegalesi, grazie
all’indicazione offerta da testimoni privilegiati. In questi luoghi vengono contattati in modo casuale e
indipendente alcuni immigrati, la cui numerosità deve essere proporzionale ad una stima, ottenuta a priori
dagli stessi testimoni privilegiati, della presenza complessiva di immigrati senegalesi nei centri presi in
considerazione. Nel corso delle interviste viene chiesto agli intervistati l’eventuale conoscenza di altri luoghi
d’incontro. Per i nuovi luoghi d’incontro individuati si procederà ad un secondo step, e così via fino a
raggiungere l’ampiezza campionaria desiderata (spesso sono sufficienti due step). Si ottiene così un
campione sufficientemente rappresentativo degli immigrati senegalesi nelle Marche, comprensivo anche delle
presenze irregolari.
Il questionario utilizzato raccoglie dati a livello individuale rispetto alle caratteristiche socio-economiche,
l’esperienza migratoria in Italia, l’intenzione di tornare nel paese di origine, i legami mantenuti con il
Senegal, la propensione ad effettuare rimesse ed i progetti futuri dell’immigrato. Con riferimento alle
intenzioni di ritorno, ci concentreremo, in particolare, su alcune domande riguardo alla percezione del
ritorno, al ruolo giocato dal capitale sociale, finanziario e umano rispetto ad un eventuale ritorno e alla
situazione attuale dell’immigrato che si appresta a tornare (cfr. appendice).
9
Le caratteristiche del campione
Il campione intervistato (58 individui) è composto per la maggior parte da uomini, rispecchiando in questo le
proporzioni della composizione per genere riscontrata sia a livello nazionale che regionale. L’età media degli
immigrati intervistati è di 33 anni. Sono presenti sul territorio da circa 9 anni e hanno ottenuto il permesso di
soggiorno in media dopo poco più di un anno e mezzo dalla data di arrivo. Se all’arrivo i due terzi non hanno
nessun tipo di permesso o dispongono soltanto di un visto turistico, ad oggi il 44% di essi è titolare di un
permesso di lunga permanenza e il 39% di un permesso di breve periodo. Per quanto riguarda lo stato civile,
gli immigrati intervistati sono in maggioranza coniugati (circa il 55%). Un quarto del totale è coniugato e
convivente con il proprio partner, mentre circa un terzo del totale, pur essendo coniugato, ha il proprio caro
in Senegal. Una percentuale così alta di coniugati con il partner e la famiglia in Senegal potrebbe costituire
un fattore che rafforza il legame con il paese d’origine e la propensione al ritorno. Per quanto riguarda i figli,
un terzo del campione dichiara di averne uno o più in Italia, mentre solo il 16% ha figli in Senegal.
Variabile
Genere
Modalità
Uomo
Donna
33 anni
Età media
Stato civile
Celibe/nubile
Coniugato/a con partner in Italia
Coniugato/a con partner in Senegal
Altro
Figli in italia
1
2
+2
Figli in Senegal
1
2
Permanenza in Italia < 5 anni
5-10 anni
> 5 anni
Valori %
86,4
13,6
33,9
25,5
29,3
11,3
18,6
8,5
5,1
8,5
8,5
27,1
49,2
23,7
Più della metà degli intervistati è occupato, contro un terzo che si trova in stato di disoccupazione. Il 54%
degli intervistati ha un lavoro e nella maggior parte dei casi è impiegato nell’industria (51%), mentre le
donne lavorano prevalentemente nei servizi alle imprese (43%). Circa il 40% di essi beneficia di entrate
provenienti del settore informale.
In questa categoria rientrono alcuni disoccupati e gli studenti. Per quanto riguarda la variabile “titolo di
studio”, possiamo osservare che quasi la totalità degli intervistati dichiara di essere in possesso di un titolo di
studio. Solo il 6,5% non ha nessun titolo formale, mentre il 43,5% del campione ha conseguito il diploma di
scuola superiore. Questo dato permette di sfatare un’idea molto comune che considera gli immigrati, in
particolare quelli provenienti dall’Africa, come prevalentemente analfabeti. Inoltre, il 65% degli intervistati ha
una conoscenza almeno abbastanza buona della lingua italiana, fatto che gli consente di comprendere la
situazione italiana, di adottare comportamenti consoni ed inserirsi nella vita lavorativa.
10
Variabile
Situazione giuridica
all'arrivo
Situazione giuridica
attuale
Istruzione
Condizione lavorativa
Modalità
Doppia cittadinanza
Carta di soggiorno/lunga residenza
Permesso di breve durata
Nessun titolo / visto turistico
Doppia cittadinanza
Carta di soggiorno/lunga residenza
Permesso di breve durata
Altra autorizzazione
Nessun titolo
Laurea
Scuola secondaria superiore
Scuola dell'obbligo
Nessun titolo di studio
Occupato
A casa, senza occupazione
Disoccupato, alla ricerca di un lavoro
Studente
Altro
Valori %
1,7
3,4
25,9
70,0
8,5
44,1
39,0
1,7
5,1
3,4
45,8
44,1
6,8
53,6
1,8
30,4
12,5
1,8
Meno di un terzo degli intervistati partecipa, in forma contributiva, ad associazioni di mutuo soccorso, che
rappresentano un canale di welfare parallelo a quello formale. Nonostante la maggior parte del campione
(più della metà) non abbia mai contribuito a questo tipo di organizzazioni, le rilevazioni qualitative effettuate
presso le associazioni di immigrati ci consentono di mettere in evidenza che l’aiuto e la solidarietà si
manifestano nella ricerca dell’alloggio, del lavoro o nell’offerta di un semplice pasto. In particolare per
quanto riguarda la ricerca dell’alloggio e di lavoro, l’81% del campione dichiara di essere stato aiutato dai
contatti presenti in Italia, mentre il 51% risponde di essere stato aiutato da amici/conoscenti nella ricerca
della prima occupazione. Sempre in relazione alla ricerca di lavoro, rilevante è il ricorso alle agenzie
di lavoro cui ricorre circa il 24% del campione e la presentazione diretta in azienda, modalità che
viene scelta dall’11% del campione.
Il 34% circa degli intervistati vive con degli amici a prescindere dalla presenza del partner e dei figli nella
stessa abitazione. L’importanza della conoscenza pregressa di amici e parenti sembra rilevante nella scelta
migratoria, visto che l’88% degli intervistati conosceva già qualcuno all’arrivo in Italia (parenti o amici).
Variabile
Con chi vive in Italia?
Modalità
Solo
Coniuge/convivente e parenti
Parenti (genitori, fratelli...)
Coniuge/conv. e amici/conoscenti
Parenti e amici/conoscenti
Amici/conoscenti
Coniuge/convivente + figli
Coniuge/convivente e parenti + figli
Coniuge/conv. e amici/conoscenti + figli
Parenti e amici/conoscenti + figli
Prepartenza, avevate già un No
posto di lavoro assicurato? Sì
I contatti vi hanno aiutato No
per l'alloggio, il lavoro?
Sì
Come avete trovato il primo
Pubblicità
lavoro?
Amici/conoscenti
Cv in azienda
Apertura di una attività
Agenzie di lavoro
Altro
Valori %
16,9
3,4
15,3
1,7
8,5
20,3
25,4
3,4
3,4
1,7
70,7
29,3
19,0
81,0
1,8
50,9
10,9
1,8
23,6
10,9
11
I motivi della presenza
La migrazione senegalese in Italia si caratterizza innanzitutto per la ricerca di migliori condizioni economiche.
Al primo posto fra i motivi che spingono all’emigrazione troviamo, infatti, quelli di natura economica mentre
al secondo quelli di natura familiare. Gli immigrati sono in Italia per guadagnare denaro che verrà
successivamente spedito alle famiglie. Questo dato conferma l’osservazione secondo cui la migrazione
senegalese è una migrazione finalizzata alla ricerca di uno standard di vita migliore, tanto per se quanto per
la famiglia che rimane nel paese di origine. La forte propensione al risparmio che gli intervistati senegalesi
hanno dichiarato di avere, li fa sperare di riuscire a migliorare notevolmente la capacità di consumo della
famiglia rimasta nel paese di origine e di accumulare ricchezza finanziaria utilizzabile in eventuali attività
produttive da avviare nel paese di origine. I legami con la madrepatria, dunque, sono una caratteristica
fondamentale della migrazione senegalese e sembrano confermare la tesi sostenuta dalle teorie relative alla
New Economics of Labour Migration che la migrazione non è soltanto una decisione individuale ma anche
collettiva. La famiglia, cioè, pianifica il progetto migratorio per ridurre i rischi legati alle difficoltà economiche
del paese di provenienza.
Il progetto migratorio
L’analisi del progetto migratorio ci permette di fornire alcune indicazioni relative alla propensione degli
immigrati senegalesi a tornare nel paese di origine. Il progetto migratorio, ovvero le finalità che il migrante si
propone di raggiungere, si modella sulla base dei vincoli e delle opportunità caratteristici del paese ospitante,
che danno vita ad un vero e proprio “modello migratorio”, all’interno del quale le intenzioni future espresse
dagli immigrati appaiono come una componente importante.
Sicuramente, le intenzioni del migrante possono cambiare ed evolversi nel tempo a causa dei limiti e delle
opportunità che il contesto di accoglienza offre al migrante stesso. Non è un caso isolato quello di molti
immigrati africani, che, una volta giunti in Italia, modificano la prospettiva temporale del loro progetto
migratorio. La difficoltà di trovare lavoro ed un’abitazione porta, spesso, a rivedere, se non lo scopo della
migrazione che rimane quello di risparmiare il più possibile per poi re-investire nel paese di origine, la durata
del progetto migratorio, che inevitabilmente si allunga. L’allungamento del periodo di migrazione fa si che
molti degli immigrati senegalesi si trovino in una situazione limbica, in cui, oramai residenti in Italia da un
decennio, non hanno ancora chiesto il ricongiungimento familiare nella speranza di tornare nel paese
d’origine, opportunità che però tarda a realizzarsi. Questa situazione viene confermata anche dai testimoni
con cui abbiamo effettuato le interviste approfondite.
"Progetto migratorio, adesso" in %
"Progetto migratorio, alla partenza" in %
Non sapevo
Non lo so
32,2
37,3
3,4
Meno di un anno
Per un breve periodo
23,7
Rientrare a breve
18,6
Per un lungo periodo
23,7
Rientrare a lungo
18,6
Fino alla pensione
15,3
11,9
Rientrare alla pensione
Emigrare
5,1
Stabilirmi in altra città
1,7
Per sempre
0,0
3,4
5,1
Stabilirmi qua definitivamente
10,0
20,0
30,0
40,0
0,0
10,0
20,0
30,0
40,0
12
I grafici precedenti mostrano le intenzioni degli immigrati in relazione alla permanenza sul nostro territorio.
Si vede come, a fronte di circa un terzo di essi che si trovava in una situazione di indecisione, il 40% circa
degli intervistati intendeva fermarsi per un lungo periodo o addirittura fino alla pensione. Il 27% degli
intervistati pensava, invece, di fermarsi per un breve periodo, immaginando poi di ritornare a casa. La quota
ridottissima di coloro che pensavano di rimanere per sempre (1,7%) evidenzia che l’intenzione dell’immigrato
senegalese è quella di tornare a casa prima o poi, anche se questo momento può essere lontano nel tempo.
Inoltre, i senegalesi dimostrano un particolare attaccamento al paese di origine con la conseguenza che,
anche una lunga permanenza fuori della patria, non preclude la possibilità del ritorno e del mantenimento di
forti legami con il Senegal.
Al momento dell’intervista, alcuni progetti migratori sono cambiati. Aumentano gli indecisi, la cui percentuale
sale al 37%, mentre rimane maggioritaria la quota di coloro che vorrebbero tornare a casa, nel breve o
lungo periodo, o dopo la pensione. Parallelamente, con l’aumentare degli anni di permanenza in Italia, si
assiste ad un processo di integrazione definitiva sul territorio, anche se la sua dimensione è relativamente
contenuta (5,1%).
E’, comunque, interessante notare che alcuni (8.5%) vogliono proseguire l’esperienza migratoria altrove, in
un’altra città italiana o in un altro paese.
Le intenzioni di ritorno degli immigrati senegalesi
La prima domanda che indaga la propensione al ritorno degli immigrati viene posta col quesito “Come
considera concettualmente l’idea di ritornare in patria?”. Questa domanda permette di mettere a fuoco le
due principali correnti relative alla teoria sulle migrazioni di ritorno. Nell’approccio neoclassico il ritorno viene
considerato come un successo o un fallimento, a seconda del raggiungimento degli obiettivi in termini di
durata e di guadagni, mentre nella New Economics of Labour Migration, visto che la migrazione nasce da
una decisione collettiva di tipo familiare volta a diversificare le entrate, il ritorno è visto come una fase
prevista del progetto migratorio nel momento in cui gli obiettivi del migrante in termini finanziari, di
miglioramento delle competenze e di acquisizione di esperienza verranno raggiunti. Si possono anche
immaginare ulteriori casi6 in cui il migrante decide di tornare che sono di ordine economico (deterioramento
della situazione economica nel paese di destinazione o miglioramento delle condizioni nel paese di origine),
sociale (razzismo, difficoltà/nostalgia del paese di origine, desiderio di migliorare lo status sociale), familiare
(creare una famiglia); politico (difficoltà di procedere al ricongiungimento, espulsioni forzate/politiche di
incentivi al ritorno), morale (desiderio di partecipare alla costruzione economica, sociale, culturale e politica
del proprio paese). Infine, possiamo anche considerare la figura del migrante transnazionale, che riesce a
mantenere i legami in entrambi paesi, e quella del migrante circolare, che essendo riuscito ad adattarsi bene
anche alla realtà di destinazione, è in grado di muoversi senza troppi vincoli tra i due paesi.
Il resto delle domande relative alla sezione sulle intenzioni di ritorno riprende questa distinzione tra gli
immigrati che possiamo considerare insoddisfatti, neutri, soddisfatti, transnazionali e circolari. L’intento è
quello di appurare se, con il procedere dell’intervista, il profilo dell’immigrato rimane stabile ovvero se le
risposte alle domande configurano profili con caratteristiche molteplici.
6
King R., 2000, “Generalizations from the History of Return Migration”, in Return Migration: Journey of Hope or
Despair?, IOM.
13
Gli immigrati senegalesi concepiscono un loro eventuale ritorno come una possibilità di effettuare una
migrazione circolare, ovvero di poter creare un’attività che leghi i paesi di origine e di approdo, nel 35% dei
casi circa. Il 30%, invece, lo considera come un evento normale nel momento in cui si è risparmiato
abbastanza, ossia quando gli obiettivi iniziali siano stati raggiunti. Nel 14% dei casi si ipotizza la possibilità di
potere effettuare un ritorno che non sia definitivo e che permetta di alternare periodi di permanenza in
entrambi i paesi, per non perdere i legami instaurati in entrambe le realtà e, soprattutto, per potere
approfittare delle opportunità economiche che possano affacciarsi ora nel paese di origine ora in quello di
destinazione. Infine, meno del 10% considera il ritorno come un fallimento o come una possibilità che non
richiede necessariamente un progetto ben preciso di creazione di attività o di movimento tra i due paesi.
Il secondo grafico riporta le risposte al questionario da parte di coloro che hanno affermato di voler tornare
in Senegal. Il fatto che l’80% del campione abbia risposto a questa domanda sembra sovrastimare la volontà
di ritorno, contraddicendo in parte i dati desunti dalle finalità del processo migratorio. Chi pensava di
rientrare a breve termine, infatti, rappresentava soltanto il 18% degli intervistati. Perciò, le risposte a questa
domanda andrebbero piuttosto considerate in relazione alla percezione dello stato attuale dell’immigrato nel
nostro paese. La maggior parte degli immigrati (47%), in questa prospettiva, vorrebbe tornare nel paese di
origine semplicemente perché deluso o stanco dell’esperienza migratoria, senza un vero progetto di ritorno
alle spalle.
E’ molto interessante notare che un terzo circa degli immigrati è molto deluso della situazione vissuta in
Italia. Ciò non implica necessariamente la volontà di ritornare, ma riguarda la propria condizione d’immigrato
in Italia. La maggior parte di loro, in effetti, nonostante la delusione e le difficoltà incontrate, rimarrà nel
paese di accoglienza per cercare comunque di raggiungere gli obiettivi prefissati.
14
Cambio della situazione economica
dalla migrazione
Gli intervistati, infatti, rimangono se non altro per
contribuire a migliorare le condizioni di vita della
propria famiglia continuando ad inviare le rimesse,
anche se le condizioni generali di vita percepite
come peggiorate rispetto a prima della
migrazione.
25
Uguale
25
42
Peggiorata
29
32
Migliorata
46
0
10
Famiglia
20
30
40
50
Situazione personale
I delusi potrebbero decidere di tornare a casa per sondare lo spettro di opportunità economiche offerte in
Senegal, ma questa modalità di risposta viene scelta soltanto per il 13% dei rispondenti. Chi invece è
semplicemente stanco di stare in Italia (13%) potrebbe decidere di tornare a prescindere dal cambio delle
condizioni economiche nel paese di origine e dalle opportunità potenziali, essendo motivato da ragioni che
potremmo definire sociali. La percentuale di coloro che hanno maturato un’esperienza positiva, avendo
un’attività sia nel paese di origine che in quello di accoglienza o avendo raggiunto gli obiettivi di risparmio
prefissati, si attesta sul 36% del campione. Gli immigrati che sono riusciti a risparmiare possono
rappresentare il target perfetto per la creazione di un’attività produttiva in Senegal che permetta di porre
l’immigrato al centro di un processo di co-sviluppo, mentre coloro che dispongono già di un’attività in
Senegal considerano il rientro come non definitivo, poiché l’attività richiede la loro presenza in entrambi i
paesi, anche se in futuro tale situazione potrebbe cambiare a favore dell’una o dell’altra destinazione. Infatti,
non è raro il caso degli immigrati senegalesi che rientrano a casa per seguire i propri affari. Soprattutto per
chi pratica il commercio, infatti, c’è la necessità di movimentare beni spediti dall’Europa verso il Senegal,
dove vengono venduti o riparati in loco da familiari, conoscenti o soci. Questi immigrati, spesso, dispongono
di un altro lavoro, principalmente da operaio, che assicura una base fissa di entrate finanziarie e permette
sia di investire nel commercio che di disporre del permesso di soggiorno, titolo rende possibile lo
spostamento tra i due territori.
Come visto in precedenza, le intenzioni di ritorno dipendono anche dal capitale accumulato. Che sia di tipo
finanziario, umano o sociale la sua accumulazione gioca un ruolo fondamentale sia rispetto alla decisione
stessa del ritorno che alla possibilità di reintegrarsi con successo una volta rientrati.
Per quanto riguarda il capitale umano acquisito in
Italia, il 19% circa degli intervistati non sa o pensa
che la capacità acquisite in Italia non gli serviranno
in Senegal. Per tutti gli altri, invece, c’è la
consapevolezza che la migrazione ha permesso la
facilità di movimento fra i due paesi (22,4%), ha
contribuito a creare le basi del proprio successo
(22,4%) ed ha accresciuto le proprie competenze,
che potranno essere utilizzate in Senegal (36,2%).
Questo aspetto è molto importante nell’ottica di un
eventuale rientro, poiché significa che non ci
saranno problemi di trasferibilità di competenze una
volta tornati.
I contatti creati e/o ritrovati in Italia non sono
considerati come contatti estemporanei, ma come
contatti che potrebbero essere utili anche in futuro,
siano essi relativi a rapporti con senegalesi, italiani o
altre comunità.
L’80% degli intervistati immagina di mantenerli
senza che necessariamente implichino opportunità
lavorative future.
Solo il 15% è più focalizzato sul connubio contattoopportunità di lavoro. Infine, nessuno ha risposto
che non manterrebbe i contatti stabiliti in Italia in
caso di ritorno nel paese di origine.
Il 76% circa del campione, non è riuscito a
risparmiare durante la permanenza in Italia o, per lo
meno, non abbastanza. Quindi anche se la volontà e
il desiderio di ritornare è forte per investire nel
paese di origine, la stragrande maggioranza dei
senegalesi non dispone di capitale finanziario
adeguato.
Solo il 15% dichiara apertamente di essere in grado
di poter investire nel paese d’origine.
A conclusione di questa prima parte, possiamo distinguere gli intervistati fra coloro che possono avere un
profilo transnazionale, circolare, insoddisfatti, entusiasti, delusi. Dalle risposte fornite emergono due fatti
stilizzati: in primo luogo la maggior parte delle risposte hanno un connotato positivo, dimostrando che gli
immigrati hanno un atteggiamento in maggioranza transnazionale o circolare e/o che, per lo meno, sono
soddisfatti della loro esperienza. In secondo luogo, l’unico vero problema all’investimento è di tipo
16
monetario. Infatti, nonostante la volontà di tornare nel paese di origine, la capacità di risparmio degli
immigrati (vista anche la quota di reddito impegnata nelle rimesse) è molto limitata.
Ulteriore conferma della volontà di investire in
Senegal si desume dal grafico accanto, nel quale
abbiamo cercato di capire con una domanda unica
quale fosse la condizione principale per il ritorno.
Il 45% dei rispondenti tornerebbe se potesse
investire in Senegal. La migrazione viene dunque
vista come un’opportunità per l’accumulazione di
competenze e di capitale in vista del ritorno (il
24% degli intervistati ritornerebbe avendo
raggiunto gli obbiettivi di risparmio).
Il desiderio di investire nel paese di origine è concreto, se solo si disponesse del capitale
finanziario. Il 92.5% ha in mente di intraprendere un’attività o allargare l’investimento già
effettuato in Senegal. Il commercio è il settore preferito dagli immigrati (40%), seguito
dall’agricoltura (18%). La maggior parte degli intervistati afferma di voler effettuare il futuro
investimento nel proprio villaggio (74%), insieme ai familiari (59%) e di voler ricorrere al
credito bancario (58%), al microcredito (20%) o agli investitori stranieri (16%).
Dall’analisi di questi dati e dalle interviste qualitative effettuate con i rappresentanti di associazioni dei
senegalesi di Fano, Mondolfo, Lucrezia, e Tolentino possiamo delineare alcuni fatti stilizzati:
1. Le condizioni attuali degli immigrati e della congiuntura economica hanno un impatto
Sulla durata del progetto migratorio: le difficoltà economiche spingono alcuni degli immigrati a
pensare ad un ritorno anticipato rispetto a quello previsto
Sulle prospettive economiche: alcuni degli intervistati hanno dovuto utilizzare i risparmi accumulati
per fare fronte alla crisi aspettando momenti migliori
Sulla percezione delle condizioni in Italia e delle possibilità future: alcune industrie in cui gli
immigrati erano occupati sono state colpite7 in maniera particolarmente severa dalla crisi,
aumentando la quota degli indecisi rispetto al ritorno
Sulla percezione del ritorno: al contrario di quanto dichiarato dalla teoria neoclassica, il ritorno,
anche non avendo raggiunto gli obbiettivi prefissati, non viene necessariamente considerato un
fallimento
2. Le modalità del ritorno preferite sono senz’altro quelle legate ad una permanenza qua (Italia) e
là (Senegal), almeno in un primo momento:
Per approfittare di condizioni migliori per se stessi o per la famiglia: se la situazione non è migliorata
per la persona almeno lo è per la famiglia rimasta in patria
7
Si pensa alla manifattura nelle città di Tolentino, in provincia di Macerata e alla nautica lungo la costa Adriatica nella
provincia di Pesaro e Urbino.
17
Per disporre di un luogo che permetta attività di business anche nel settore informale: anche se le
condizioni economiche sono difficili, molti pensano che, volendo investire in Senegal, l’Italia
permetta comunque di lavorare da irregolari e di continuare a guadagnare
Per minimizzazione il rischio d’impresa in Senegal: il rientro e l’investimento vengono visti come una
possibilità per il futuro ma, ovviamente, non come una garanzia da molti immigrati senegalesi. È per
questo motivo, cui si sommano la difficoltà di ingresso sul territorio italiano e di ottenimento di un
permesso di soggiorno, che molti preferirebbero tenersi una possibilità di tornare in Italia
“aspettando tempi migliori”. Il numero di coloro che immaginano di creare un’attività con la famiglia
o con gli amici raggiunge, infatti, il 90%, ed una permanenza qua e là potrebbe permettere, almeno
nello start up, una gestione dell’impresa a distanza prima di decidere se tornare o meno,
assicurandosi, nel frattempo, delle entrate (regolari o no) in Italia.
Uno dei problemi maggiori che la decisione di un ritorno definitivo implica è legato alla disponibilità
di risorse finanziarie. All’aumentare del tempo di permanenza in Italia, la decisione di tornare si
scontra con la consapevolezza della perdita dei contributi versati in Italia. In effetti, nonostante, si
sia più volte appurata la volontà degli immigrati senegalesi di ritornare nel paese di origine, essi
sono oramai consapevoli della quantità di contributi versati e, di conseguenza, se si è in una
situazione regolare, si preferisce a volte rimanere in Italia, aspettando il termine nel quale potranno
beneficiare della pensione. Ciò è tanto più vero per coloro che non sono ancora riusciti ad
accumulare capitale sufficiente per un investimento produttivo.
In definitiva, le interviste sia qualitative che quantitative effettuate sul territorio marchigiano hanno
evidenziato che, più che la migrazione transnazionale, gli immigrati senegalesi considerano vantaggiosa la
migrazione circolare. In essa, gli immigrati sono coinvolti in attività economiche (incluso il commercio) che
superano le frontiere nazionali e che necessitano sia di soggiorni all’estero per periodi anche lunghi che di
ritorni temporanei, combinazione che permette di mantenere in Senegal una vita economica, sociale e
affettiva accettabile per gli immigrati stessi e le loro famiglie. Questa tipologia di migrazione potrebbe dar
vita ad una situazione di “triple win”, in cui i beneficiari sono i paesi di destinazione, d’origine e gli immigrati
stessi, permettendo una crescita economica accelerata, l’invio di rimesse e di salari relativamente elevati così
come il brain gain, grazie a cicli di migrazioni completi, in cui gli immigrati possono (dal punto di vista del
paese di origine) partire, tornare e ripartire facendo uso delle reti transnazionali contemporanee (Bieckman
& Muskens, 2007).
Chi dispone di più capitale umano, sociale e finanziario avrà buone probabilità di rientrare in patria con un
progetto di successo, potendo utilizzare le competenze acquisiste in Italia e non dovrebbe soffrire dello
shock da rientro, derivante dal cambio delle condizioni di vita. Per far si che il rientro dell’immigrato diventi
dunque un’esperienza di reintegrazione positiva, l’immigrato dovrebbe essere accompagnato durante tutto il
processo per poter affrontare al meglio i rischi legati all’attività imprenditoriale in territorio senegalese.
Ciò potrebbe richiedere la preparazione di progetti di fattibilità e di business plan in Italia e l’eventuale invio
di macchinari o materiale di qualsiasi tipo, l’accumulazione di denaro per l’acquisizione di terreni e di locali
adibiti all’attività e la loro eventuale ristrutturazione.
18
3. Un esempio di incentivo al rientro
In Italia, al livello nazionale, non esistono politiche che incentivano al ritorno nel paese di origine, fatta
eccezione per l’assistenza al ritorno volontario attuato dallo IOM dal 1991. Il progetto, attualmente attivo, è
finanziato da fondi europei, nello specifico dal Fondo europeo per i Rimpatri 2008-2013 e co-finanziato in
Italia del Ministero dell’Interno. Il Fondo Rimpatri viene destinato dall’Unione europea sia per l’assistenza ai
ritorni volontari, attraverso bandi annuali rivolti ad organizzazioni, associazioni, ONG, enti locali, ecc., che per
le operazioni di ritorno forzato attuate esclusivamente dalle autorità italiane (Ministero dell’Interno- Pubblica
Sicurezza). I fondi destinati alla misura del Ritorno Volontario sono intesi anche per azioni complementari
quali la mappatura di comunità straniere in Italia e azioni di informazione-sensibilizzazione-networking per
attuare una rete di riferimento sul territorio.
Il Fondo europeo per i Rimpatri 2008-2013 ha, per tutto il quinquennio, una dotazione finanziaria
complessiva di circa 70 milioni di euro, integrati dal co-finanziamento del Governo Italiano e ripartiti
annualmente. Per la prima e la seconda annualità di intervento (2009-2011) sono stati destinati oltre 10
milioni di euro, di cui circa un quinto finanzia azioni di sostegno al ritorno volontario assistito.
I fondi destinati alla reintegrazione non sono comunque dati direttamente al migrante, ma sono erogati sotto
forma di beni e servizi, d’accordo con l’interessato, per la realizzazione del progetto in questione (ad es.
start-up per un’ attività imprenditoriale, il reperimento di un alloggio, la copertura di spese mediche
essenziali, ecc.)8.
Nel progetto PARTIR (Programma per l’assistenza al ritorno volontario dall’Italia e reintegrazione nel paese
di origine) attuato dallo IOM, ogni immigrato viene seguito e dispone di un progetto individuale. Il
programma prevede il supporto a piani individuali di reintegrazione in patria in condizioni di sicurezza e
dignità di immigrati presenti in Italia che ne facciano espressa richiesta. Attraverso i colloqui con i beneficiari,
mirati ad accertare la fattibilità del rientro, l’IOM sulla base di una valutazione caso per caso del progetto di
reintegrazione in stretto coordinamento con gli uffici IOM nei paesi di origine, può fornire un contributo
economico utile a rendere sostenibile il rientro nel paese di origine sostenibile. Gli uffici IOM hanno il
compito di assistere i beneficiari all’arrivo, predisporre l’accoglienza iniziale e seguire i beneficiari nella
realizzazione e gestione del loro progetto individuale e di reinserimento socio-lavorativo.
Dal sito NIRVA, il networking per i rimpatri volontari assistiti si evince che i destinatari sono persone in
situazione vulnerabile. In effetti, “i migranti che possono accedere all’opzione del RVA (Rimpatrio Volontario
Assistito) in quanto appartenenti a specifici gruppi individuati come vulnerabili, sono:
8
Rifugiati riconosciuti che rinunciano allo status;
Richiedenti asilo rinunciatari;
Richiedenti asilo denegati, entro i 15/30 giorni dal ricevimento del diniego;
Richiedenti asilo denegati che hanno presentato ricorso;
Possessori di un permesso di soggiorno per protezione sussidiaria o per motivi umanitari che
rinunciano al titolo;
Vittime della tratta di esseri umani che rinunciano al loro status;
Stranieri cui è rifiutato il rinnovo o la conversione di un permesso di soggiorno entro i 15
giorni previsti dalla legge.
Stranieri che hanno un permesso di soggiorno per attesa occupazione e che non hanno
possibilità di rinnovarlo;
Tutti gli altri stranieri che hanno un permesso di soggiorno di natura “temporanea” che non
possono rinnovare (es. cure mediche);
Dalla scheda di progetto PARTIR.
19
Stranieri che vivono in Italia in situazione di estrema vulnerabilità e grave disagio (disabili,
donne sole con bambini, anziani, persone con gravi problemi di salute fisica e/o mentale, senza fissa
dimora). (www.retenirva.it)
Sulla base dell’attuale normativa italiana possono aderire a questo progetto soltanto coloro che sono titolari
di un permesso di soggiorno. In effetti, dall’entrata in vigore del reato di clandestinità, gli immigrati in
situazione irregolare non possono attingere a questo fondo.
In modo più dettagliato, il programma garantisce:
- un servizio di counselling individuale ed orientamento al ritorno;
- l’organizzazione del trasferimento, attraverso un servizio di biglietteria e logistica dedicato;
- l’assistenza al rilascio dei documenti di viaggio presso i rispettivi consolati dei paesi di origine degli
interessati;
- la copertura delle spese di vitto e alloggio a Roma per gli interessati che provengono da altre province
italiane, il giorno prima della partenza, se necessario;
- l’assistenza aeroportuale alla partenza dall’Italia, nell’eventuale paese di transito e all’arrivo in patria a cura
degli uffici OIM in Italia e all’estero;
- l’erogazione di una indennità di prima sistemazione pari a € 400 da corrispondere a tutti i beneficiari del
ritorno volontario prima della partenza (intesa per ciascun componente del nucleo familiare);
- l’assistenza e il counselling alla realizzazione di piani individuali di reintegrazione da realizzare in stretta
collaborazione con gli uffici OIM nei paesi di origine degli interessati. Si tratta di verifica della fattibilità del
piano di reintegrazione in relazione ai servizi disponibili nel proprio paese di origine e modalità di utilizzo
del sussidio di reintegrazione di massimo 3.000 euro erogati sotto forma di beni e servizi, attività di
monitoraggio).
Lo IOM partecipa a questo progetto insieme all’AICCRE (Associazione Italiana Consiglio dei Comuni e delle
Regioni d'Europa). Dall’agosto del 209 ad aprile 2010, 228 persone sono state destinatari di questo
programma.
La antenne territoriali sono composte da una trentina di istituzioni di cui:
nelle Marche, il comune di Ancona;
nel Veneto, il comune di Venezia – Direzione delle Politiche Sociali; la Caritas Diocesana Vicentina; l’ACLI
Treviso.
Mentre gli altri componenti della rete raggiungono un numero di 55, di cui:
nelle Marche, il comune di Appignano, Associazione di Volontariato Onlus Free Woman di Ancona e la
Provincia di Ascoli Piceno;
nel Veneto, l’associazione immigrati tunisini a Verona, le opere riunite Buon Pastore di Venezia e i
comuni di Padova e Verona.
20
Appendice A. Variabili rilevanti nello stilare dei profili di ritorno
1.
Come
percepisce a livello
concettuale l’idea di
un rientro nel proprio
paese
dopo
un
periodo
di
permanenza
all’estero?
2.
Se
dovesse
rientrare
come
giudicherebbe
le
capacità professionali
acquisite durante il
periodo di residenza
nel
paese
di
destinazione
(Italia/Francia)?
3.
Se
dovesse
rientrare nel proprio
paese di origine cosa
succederebbe
delle
persone
che
ha
conosciuto durante il
suo
periodo
di
permanenza
in
Italia/Francia?
4.
Come giudica
la propria situazione
finanziaria?
5.
Quale
di
queste situazioni si
adatta meglio alla
sua
personale
situazione
di
immigrato che sta
per rientrare?
Risposta
1
Risposta
2
Risposta
3
Risposta
4
Risposta
5
Si ritorna solo
se si è fallito
nel
raggiungere i
risultati per
cui si era
emigrati
Non c’è alcun
progetto di
rientro.
Semplicemente
è una cosa che
può succedere
La migrazione
dovrebbe essere
un fatto
temporaneo. Si
rientra quando
si è portato a
termine il
progetto per cui
si era emigrati
ovvero si è
risparmiato
sufficiente
denaro.
Il ritorno non è
permanente. Se
le condizioni nel
proprio paese di
origine sono
favorevoli allora
si ritorna per un
periodo e poi di
nuovo
stagionalmente
si rientra nel
paese di
destinazione.
Il ritorno è un
processo
necessario
per creare
una nuova
attività nel
paese di
origine
funzionale a
mantenere i
contatti con
quello di
destinazione.
Le capacità
che ho
acquisito
durante la mia
permanenza
qui non sono
di alcuna
utilità nel mio
paese di
origine.
Non so se le
capacità che
ho acquisito
qui potranno
essermi di
utilità una
volta rientrato.
Dipende da
quali saranno le
opportunità che
troverò nel mio
paese di origine.
Penso che potrò
utilizzare le
capacità che ho
acquisito ma
non ne sono
certo
La mia
formazione e le
mie capacità
sono la base che
mi consente di
muovermi tra
diversi paesi.
La capacità
che ho
acquisito
all’estero così
come le mie
conoscenze
sono i fattori
che
consentono il
successo nel
mio lavoro
Non so se
manterrò
contatto con le
persone
conosciute
durante la mia
permanenza.
Manterrò i
contatti con
alcune delle
persone
conosciute ma
questo non sarà
necessariamente
per ragioni
lavorative.
Penso che non
avrò bisogno
di avere
nessun
contatto con
loro nel
futuro.
Non ho
significativi
redditi o
risparmi da
portare nel
mio paese.
Torno perché
sono rimasto
deluso di
come
funzionano
qui le cose.
I miei risparmi
non
rappresentano
un fattore di
grande
impatto sulla
mia vita
futura.
Torno
semplicemente
perché sono
stanco di stare
qui. Non ho
un’idea chiara
di cosa farò
nel mio paese.
Ho risparmiato
l’esatto
ammontare di
cui avevo
bisogno per me
stesso e per la
mia famiglia.
Torno nel mio
paese di origine
per fermarmi.
Ho raggiunto gli
obiettivi per cui
ero emigrato.
Ora è tempo di
ritornare. Non
sto pensando ad
un nuovo rientro
in questo paese
Ho costituito un
social network
che mi
permetterà di
lavorare sia qui
che nel mio
paese di origine.
Sicuramente
manterrò i
contatti.
Espanderò il
numero dei
contatti
poiché essi
rappresentano
una parte
integrante del
successo nel
mio lavoro
Ho abbastanza
reddito per
assicurarmi un
futuro
relativamente
tranquillo.
Vivere in tutti e
due i paesi mi
permette di
massimizzare il
reddito
Il denaro che
ho
accumulato
mi permette
di investire in
un progetto
transnazionale
che coinvolge
entrambi i
paesi.
Ritorno al mio
paese perché
per il momento
ho alcune
opportunità lì.
So comunque
che ritornerò
appena la mia
presenza venga
nuovamente
richiesta qui.
Torno perché
devo seguire
la mia parte di
business che
si trova là e
per rinforzare
i link con
questo paese.
Il mio lavoro
richiede la
mia presenza
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