cantico dei cantici - Chiesa Evangelica Metodista di Parma

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cantico dei cantici - Chiesa Evangelica Metodista di Parma
Nicola Tedoldi
SI! L’AMORE E’ FORTE COME LA MORTE!
Lettura, traduzione e commento di alcuni versetti per una possibile interpretazione del Cantico dei Cantici.
NICOLA TEDOLDI
STUDIO BIBLICO
SI!
L’AMORE E’ FORTE
COME LA MORTE!
Lettura, traduzione e commento di alcuni versetti per una
possibile interpretazione del Cantico dei Cantici.
CHIESA METODISTA DI PARMA-MEZZANI
26 FEBBRAIO e 5 MARZO 2014
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Nicola Tedoldi
SI! L’AMORE E’ FORTE COME LA MORTE!
Lettura, traduzione e commento di alcuni versetti per una possibile interpretazione del Cantico dei Cantici.
UNA INTRODUZIONE.
«Chi non considera che il significato esteriore isolandolo
dall'insieme è un materialista, chi non considera che il significato
interiore isolandolo dal resto è un falso mistico: ma chi unisce i due
significati è perfetto». (Ahmad Al-Alawi)
Mi piace definire il Cantico “un libro di aromi” uno di quei libri che ogni volta che li apri
lascia uscire un profumo diverso. E’ una caratteristica di tutta la Bibbia, questa, ma il
Cantico ha qualcosa di particolare perché ad ogni lettura si presenta con significati a
volte opposti. Forse è per questo che è il libro più commentato di tutta la Sacra
Scrittura, il più controverso, il più discusso e forse il più conosciuto. Agli occhi del
lettore, il Cantico si presenta come un canto d’amore e di sesso, a volte crudo, senza
pudore, ma mai volgare. Un canto che raccoglie le emozioni del rapporto tra un uomo e
una donna e le racconta con vivo realismo pur mantenendosi nella castità che è propria
della poesia. Un canto che, con gli opportuni accorgimenti scenici, potrebbe essere
rappresentato in un teatro di prosa, o cantato come un’opera lirica. Un canto che
potrebbe essere dipinto sulla tela o scolpito nel marmo. Un canto adatto per tutte le età,
perché la sua voce raccoglie l’innocenza dell’amore, fatto di fremiti e battiti di cuore, e la
sensualità carnale, fatta di passione e coinvolgimento. Un libro di carne e di spirito, che
rende piena testimonianza all’essenza dell’uomo così come Dio lo ha creato.
In questo magnifico insieme di immagini ed emozioni, il Cantico ha dato vita ad una
miriade di studi che ne hanno fatto un “maremagnum” di idee e contraddizioni, a partire
da chi lo ha voluto interpretare in senso allegorico, attribuendogli significati spesso
“improbabili”, a chi lo ha reso come un racconto (altrettanto allegorico) al limite della
pornografia. In entrambe i casi si intende dare al testo, un senso diverso da quello che
“letteralmente” si può leggere.
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Nicola Tedoldi
SI! L’AMORE E’ FORTE COME LA MORTE!
Lettura, traduzione e commento di alcuni versetti per una possibile interpretazione del Cantico dei Cantici.
LETTURA (versione Nuova Riveduta 2006)
Capitolo 1.
1 Il Cantico dei Cantici di Salomone. 2 Mi baci egli dei baci della sua bocca, poiché le tue
carezze sono migliori del vino. 3 I tuoi profumi hanno un odore soave, il tuo nome è un
profumo che si spande; perciò ti amano le fanciulle! 4 Attirami a te! Noi ti correremo
dietro! Il re mi ha condotta nei suoi appartamenti. Noi gioiremo, ci rallegreremo a motivo
di te; noi celebreremo le tue carezze più del vino! A ragione sei amato! 5 Sono scura ma
bella, o figlie di Gerusalemme, come le tende di Chedar, come i padiglioni di Salomone.
6 Non guardate se sono scura; è il sole che mi ha abbronzata. I figli di mia madre si sono
adirati contro di me; mi hanno fatta guardiana delle vigne, ma io la mia vigna non l’ho
custodita. 7 O tu che il mio cuore ama, dimmi dove conduci a pascolare il tuo gregge e
dove lo fai riposare sul mezzogiorno. Infatti, perché sarei io come una donna sperduta,
presso le greggi dei tuoi compagni? 8 Se non lo sai, o la più bella delle donne, esci e
segui le tracce delle pecore, e fa’ pascolare i tuoi capretti presso le tende dei pastori.
9 Amica mia, io ti assomiglio alla mia cavalla che si attacca ai carri del faraone. 10 Le tue
guance sono belle in mezzo alle collane, il tuo collo è bello tra i filari di perle. 11 Noi ti
faremo delle collane d’oro con dei punti d’argento. 12 Mentre il re è nel suo convito, il
mio nardo esala il suo profumo. 13 Il mio amico è per me come un sacchetto di mirra,
che passa la notte sul mio seno. 14 Il mio amico è per me come un grappolo di cipro
delle vigne di En-Ghedi. 15 Come sei bella, amica mia, come sei bella! I tuoi occhi sono
come quelli dei colombi. 16 Come sei bello, amico mio, come sei amabile! Anche il nostro
letto è verdeggiante. 17 Le travi delle nostre case sono di cedro, i nostri soffitti sono di
cipresso.
Capitolo 2.
1 Io sono la rosa di Saron, il giglio delle valli. 2 Quale un giglio tra le spine, tale è l’amica
mia tra le fanciulle. 3 Quale è un melo tra gli alberi del bosco, tale è l’amico mio fra i
giovani. Io desidero sedermi alla sua ombra, il suo frutto è dolce al mio palato. 4 Egli mi
ha condotta nella casa del convito, l’insegna che stende su di me è amore. 5 Fortificatemi
con schiacciate d’uva passa, sostentatemi con mele, perché sono malata d’amore. 6 La sua
sinistra sia sotto il mio capo, la sua destra mi abbracci! 7 Figlie di Gerusalemme, io vi
scongiuro per le gazzelle, per le cerve dei campi: non svegliate, non svegliate l’amore
mio, finché lei non lo desideri! 8 Ecco la voce del mio amico! Eccolo che viene, saltando
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SI! L’AMORE E’ FORTE COME LA MORTE!
Lettura, traduzione e commento di alcuni versetti per una possibile interpretazione del Cantico dei Cantici.
per i monti, balzando per i colli. 9 L’amico mio è simile a una gazzella, o a un cerbiatto.
Eccolo, egli sta dietro il nostro muro e guarda per la finestra, lancia occhiate attraverso le
persiane. 10 Il mio amico parla e mi dice: «Àlzati, amica mia, mia bella, e vieni, 11 poiché
ecco, l’inverno è passato, il tempo delle piogge è finito, se n’è andato; 12 i fiori spuntano
sulla terra, il tempo del canto è giunto e la voce della tortora si fa udire nella nostra
campagna. 13 Il fico ha messo i suoi frutti, le viti fiorite esalano il loro profumo. Àlzati,
amica mia, mia bella, e vieni». 14 Mia colomba, che stai nelle fessure delle rocce, nel
nascondiglio delle balze, mostrami il tuo viso, fammi udire la tua voce; poiché la tua voce
è soave e il tuo viso è bello. 15 Prendeteci le volpi, le volpicine che guastano le vigne,
poiché le nostre vigne sono in fiore! 16 Il mio amico è mio e io sono sua: di lui, che
pastura il gregge fra i gigli. 17 Prima che spiri la brezza del giorno e che le ombre
fuggano, torna, amico mio, come la gazzella o il cerbiatto sui monti che ci separano!
Capitolo 3.
1 Sul mio letto, durante la notte, ho cercato il mio amore; l’ho cercato, ma non l’ho
trovato. 2 Ora mi alzerò e andrò attorno per la città, per le strade e per le piazze; cercherò
il mio amore. L’ho cercato, ma non l’ho trovato. 3 Le guardie che vanno attorno per la
città mi hanno incontrata; e ho chiesto loro: «Avete visto il mio amore?» 4 Di poco le
avevo passate, quando trovai il mio amore; io l’ho preso, e non lo lascerò finché non lo
abbia condotto in casa di mia madre, nella camera di colei che mi ha concepita. 5 Io vi
scongiuro, figlie di Gerusalemme, per le gazzelle, per le cerve dei campi: non svegliate,
non svegliate l’amore mio, finché lei non lo desideri! 6 Chi è colei che sale dal deserto,
simile a colonne di fumo, profumata di mirra e d’incenso e d’ogni aroma dei mercanti?
7 Ecco la lettiga di Salomone, intorno a cui stanno sessanta prodi, fra i più valorosi
d’Israele. 8 Tutti maneggiano la spada, sono esperti nelle armi; ciascuno ha la sua spada
al fianco, per gli spaventi notturni. 9 Il re Salomone si è fatto una lettiga di legno del
Libano. 10 Ne ha fatto le colonne d’argento, la spalliera d’oro, il sedile di porpora; in
mezzo è un ricamo, lavoro d’amore delle figlie di Gerusalemme. 11 Uscite, figlie di Sion,
ammirate il re Salomone con la corona di cui lo ha incoronato sua madre il giorno delle
sue nozze, il giorno della gioia del suo cuore.
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Capitolo 4.
1 Come sei bella, amica mia, come sei bella! I tuoi occhi, dietro il tuo velo, somigliano a
quelli delle colombe; i tuoi capelli sono come un gregge di capre, sospese ai fianchi del
monte di Galaad. 2 I tuoi denti sono come un branco di pecore tosate che tornano dal
lavatoio; tutte hanno dei gemelli, non ce n’è una che sia sterile. 3 Le tue labbra
somigliano a un filo scarlatto, la tua bocca è graziosa; le tue gote, dietro il tuo velo, sono
come un pezzo di melagrana. 4 Il tuo collo è come la torre di Davide, costruita per essere
un’armeria; mille scudi vi sono appesi, tutti gli scudi dei valorosi. 5 Le tue mammelle
sono due gemelli di gazzella che pascolano tra i gigli. 6 Prima che spiri la brezza del
giorno e che le ombre fuggano, io andrò al monte della mirra e al colle dell’incenso. 7 Tu
sei tutta bella, amica mia, e non c’è nessun difetto in te. 8 Vieni con me dal Libano, o mia
sposa; vieni con me dal Libano! Guarda dalla cima dell’Amana, dalla cima del Sanir e
dell’Ermon, dalle spelonche dei leoni, dai monti dei leopardi. 9 Tu mi hai rapito il cuore,
o mia sorella, o sposa mia! Tu mi hai rapito il cuore con uno solo dei tuoi sguardi, con
uno solo dei monili del tuo collo. 10 Quanto sono dolci le tue carezze, o mia sorella, o
sposa mia! Come le tue carezze sono migliori del vino, come l’odore dei tuoi profumi è
più soave di tutti gli aromi! 11 Sposa mia, le tue labbra stillano miele, miele e latte sono
sotto la tua lingua; l’odore delle tue vesti è come l’odore del Libano. 12 O mia sorella, o
sposa mia, tu sei un giardino serrato, una sorgente chiusa, una fonte sigillata. 13 I tuoi
germogli sono un giardino di melograni e d’alberi di frutti deliziosi, di piante di cipro e
di nardo; 14 di nardo e di croco, di canna odorosa e di cinnamomo, e di ogni albero da
incenso; di mirra e d’aloe, e di ogni più squisito aroma. 15 Tu sei una fontana di giardino,
una sorgente d’acqua viva, un ruscello che scende giù dal Libano. 16 Sorgi, vento del
nord, e vieni, vento del sud! Soffiate sul mio giardino, perché se ne spandano gli aromi!
Venga l’amico mio nel suo giardino e ne mangi i frutti deliziosi!
Capitolo 5.
1 Sono venuto nel mio giardino, o mia sorella, o sposa mia. Ho colto la mia mirra e i miei
aromi, ho mangiato il mio favo di miele, ho bevuto il mio vino e il mio latte. Amici,
mangiate, bevete, inebriatevi d’amore! 2 Io dormivo, ma il mio cuore vegliava. Sento la
voce del mio amico che bussa e dice: «Aprimi, sorella mia, amica mia, colomba mia, o mia
perfetta! Poiché il mio capo è coperto di rugiada e le mie chiome sono piene di gocce
della notte». 3 Io mi sono tolta la gonna; come me la rimetterei ancora? Mi sono lavata i
piedi; come li sporcherei ancora? 4 L’amico mio ha passato la mano per la finestra, il mio
amore si è agitato per lui. 5 Mi sono alzata per aprire al mio amico, e le mie mani hanno
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stillato mirra, le mie dita mirra liquida, sulla maniglia della serratura. 6 Ho aperto
all’amico mio, ma l’amico mio si era ritirato, era partito. Ero fuori di me mentre egli
parlava! L’ho cercato, ma non l’ho trovato; l’ho chiamato, ma non m’ha risposto. 7 Le
guardie che vanno attorno per la città mi hanno incontrata, mi hanno battuta, mi hanno
ferita; le guardie delle mura mi hanno strappato il velo. 8 Io vi scongiuro, figlie di
Gerusalemme, se trovate il mio amico, che gli direte? Che sono malata d’amore. 9 Che è
dunque l’amico tuo, più di un altro amico, o la più bella fra le donne? Che è dunque
l’amico tuo, più di un altro amico, che così ci scongiuri? 10 L’amico mio è bianco e
vermiglio, e si distingue fra diecimila. 11 Il suo capo è oro finissimo, le sue chiome sono
crespe, nere come il corvo. 12 I suoi occhi paiono colombe in riva a ruscelli, che si lavano
nel latte, montati nei castoni di un anello. 13 Le sue gote sono come un’aia di aromi,
come aiuole di fiori odorosi; le sue labbra sono gigli e stillano mirra liquida. 14 Le sue
mani sono anelli d’oro, incastonati di berilli; il suo corpo è d’avorio lucente, coperto di
zaffiri. 15 Le sue gambe sono colonne di marmo, fondate su basi d’oro puro. Il suo
aspetto è come il Libano, superbo come i cedri. 16 Il suo palato è tutto dolcezza, tutta la
sua persona è un incanto. Tale è l’amore mio, tale è l’amico mio, o figlie di Gerusalemme.
Capitolo 6.
1 Dov’è andato il tuo amico, o la più bella fra le donne? Quale direzione ha preso l’amico
tuo? Noi lo cercheremo con te. 2 Il mio amico è sceso nel suo giardino, nelle aie degli
aromi, a pascolare le greggi nei giardini e cogliere gigli. 3 Io sono dell’amico mio; e
l’amico mio, che pascola il gregge tra i gigli, è mio. 4 Amica mia, tu sei bella come Tirza,
vaga come Gerusalemme, tremenda come un esercito a bandiere spiegate. 5 Distogli da
me i tuoi occhi, che mi turbano. I tuoi capelli sono come un gregge di capre, sospese ai
fianchi di Galaad. 6 I tuoi denti sono come un branco di pecore che tornano dal lavatoio;
tutte hanno dei gemelli, non ce n’è una che sia sterile. 7 Le tue gote, dietro il tuo velo,
sono come un pezzo di melagrana. 8 Ci sono sessanta regine, ottanta concubine e
fanciulle innumerevoli, 9 ma la mia colomba, la perfetta mia, è unica; è l’unica di sua
madre, la prescelta di colei che l’ha partorita. Le fanciulle la vedono e la proclamano
beata; la vedono pure le regine e le concubine e la lodano. 10 Chi è colei che appare
come l’alba, bella come la luna, pura come il sole, tremenda come un esercito a bandiere
spiegate? 11 Io sono discesa nel giardino dei noci a vedere le piante verdi della valle, a
vedere se le viti mettevano le gemme, se i melograni erano in fiore. 12 Io non so come, ma
sono diventata timida, eppure figlia di gente nobile.
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Capitolo 7.
1 Torna, torna, o Sulamita, torna, torna, che ti ammiriamo. Perché ammirate la Sulamita
come una danza a due schiere? 2 Come sono belli i tuoi piedi nei tuoi calzari, o figlia di
principe! I contorni dei tuoi fianchi sono come monili, opera di mano d’artefice. 3 Il tuo
ombelico è una tazza rotonda, dove non manca mai vino profumato. Il tuo grembo è un
mucchio di grano, circondato di gigli. 4 Le tue mammelle sembrano due gemelli di
gazzella. 5 Il tuo collo è come una torre d’avorio; i tuoi occhi sono come le piscine di
Chesbon presso la porta di Bat-Rabbim. Il tuo naso è come la torre del Libano, che
guarda verso Damasco. 6 Il tuo capo si eleva come il Carmelo e la chioma del tuo capo
sembra di porpora; un re è incatenato dalle tue trecce! 7 Quanto sei bella, quanto sei
piacevole, amore mio, in mezzo alle delizie! 8 La tua statura è simile alla palma, le tue
mammelle a grappoli d’uva. 9 Ho detto: «Io salirò sulla palma e mi appiglierò ai suoi
rami». Siano le tue mammelle come grappoli di vite, il profumo del tuo fiato, come quello
delle mele, 10 e la tua bocca, come un vino generoso che cola dolcemente per il mio
amico e scivola fra le labbra di quelli che dormono. 11 Io sono del mio amico, verso me
va il suo desiderio. 12 Vieni, amico mio, usciamo ai campi, passiamo la notte nei villaggi!
13 Fin dal mattino andremo nelle vigne; vedremo se la vite ha sbocciato, se il suo fiore si
apre, se i melograni fioriscono. Là ti darò le mie carezze. 14 Le mandragole1 mandano
profumo, sulle nostre porte stanno frutti deliziosi di ogni specie, nuovi e vecchi, che ho
serbati per te, amico mio.
Capitolo 8.
1 Oh, perché non sei tu come un mio fratello, allattato dal seno di mia madre! Trovandoti
fuori, ti bacerei e nessuno mi disprezzerebbe. 2 Ti condurrei, t’introdurrei in casa di mia
madre; tu m’istruiresti e io ti darei da bere vino aromatico, succo del mio melograno. 3 La
sua sinistra sia sotto il mio capo e la sua destra mi abbracci! 4 Figlie di Gerusalemme, io
vi scongiuro: non svegliate, non svegliate l’amore mio, finché lei non lo desideri! 5 Chi è
colei che sale dal deserto appoggiata all’amico suo? Io ti ho svegliata sotto il melo, dove
tua madre ti ha partorito, dove quella che ti ha partorito si è sgravata di te. 6 Mettimi
come un sigillo sul tuo cuore, come un sigillo sul tuo braccio; perché l’amore è forte
come la morte, la gelosia è dura come il soggiorno dei morti. I suoi ardori sono ardori di
fuoco, fiamma potente. 7 Le grandi acque non potrebbero spegnere l’amore, i fiumi non
potrebbero sommergerlo. Se uno desse tutti i beni di casa sua in cambio dell’amore,
sarebbe del tutto disprezzato. 8 Noi abbiamo una piccola sorella, che non ha ancora
mammelle; che faremo della nostra sorella, quando si tratterà di lei? 9 Se è un muro,
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costruiremo su di lei una torretta d’argento; se è un uscio, la chiuderemo con una tavola
di cedro. 10 Io sono un muro, e le mie mammelle sono come torri; io sono stata ai suoi
occhi come chi ha trovato pace. 11 Salomone aveva una vigna a Baal-Amon; egli affidò la
vigna a dei guardiani, ognuno dei quali portava, come frutto, mille sicli d’argento. 12 La
mia vigna, che è mia, la guardo da me; tu, Salomone, tieni per te i tuoi mille sicli, e ne
abbiano duecento quelli che guardano il frutto della tua! 13 Tu che abiti nei giardini, i
compagni stanno attenti alla tua voce! Fammela udire! 14 Fuggi, amico mio, come una
gazzella o un cerbiatto, sui monti degli aromi!
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Lettura, traduzione e commento di alcuni versetti per una possibile interpretazione del Cantico dei Cantici.
TRADUZIONE1
VERSETTI.
E COMMENTO DI ALCUNI
Un canto per ricordare.
1,1
Testo ebraico:
‫שִׁ֥יר הַשִּׁירִ֖ים אֲשֶׁ֥ר לִשְׁלֹמֹֽה׃‬
Traslitterazione e traduzione interlineare:
shjr hasshjrjm ‘asher liShelomoh
1
2
3
canto i canti
4
che
5 6
di Salomone
Una possibile traduzione:
[(Il più bel) canto (fra) i canti] che [(ricordano il tempo)] di Salomone
1+ 2+ 3
1
4
5
6
Tra parentesi rotonde ( ... ) parole non presenti nel testo ebraico ma necessarie per una lettura del testo e
per la comprensione del significato. Tra parentesi quadrate [ ... ] insieme di parole che traducono una parola
singola in lingua ebraica o che raggruppano parole che insieme esprimono un concetto preciso.
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Note esegetiche:
1) Shjr: canto. Se ne fa menzione nell’uso liturgico. Cfr. Sal 30,1; 92,1; 42,9; 69,31 e 1Cr
15,16; 16,42. Se ne fa anche uso nella scene dell’esistenza quotidiana: banchetti, in
sostegno del vino o di strumenti musicali, durante i pellegrinaggi al tempio, momenti
marziali, feste notturne, adii.
1) + 2) +3) Shjr hasshjrjm: in ebraico si utilizza questa forma per esprimere un
superlativo anche se in questo caso non ci sono aggettivi. Troviamo una forma simile in
Qōhelet, hevel hevaljm, vanità delle vanità. Può essere tradotto in tanti modi proprio per
dare un senso di cosa superlativa nel bene e nel male.
4) ‘asher: pronome relativo “che”. L’uso di ‘asher è tipico dell’ebraico classico. Nel CdC è
usato solo in questa occasione al posto del più moderno pronome relativo she. Questo ha
aperto la discussione su ipotesi della data di composizione del CdC come se fosse di
origine più antica. Ma una sola parola non può confondere le idee sulla probabile data di
composizione. Potrebbe essere l’aggiunta di un redattore.
5) il (li) : preposizione. In generale viene tradotta con “di” che può avere significato di
“autore”, “soggetto”, “argomento”. Anche se la traduzione “di” alle orecchie dei lettori
suona quasi sempre con un significato di autore. Si deve escludere che l’autore del
Cantico sia Salomone: il linguaggio del Cantico è tardo. C’è chi ha tradotto con la
preposizione “per”: un omaggio a Salomone. Anche se questa ipotesi è più plausibile
della prima, non mi convince data la distanza temporale tra l’autore e il tempo di
Salomone. Non esiste una sola parola che possa tradurre il concetto che soggiace a
questa preposizione. Propendo per una traduzione composita come si può leggere sopra
tenendo conto che questo il
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è celebrativo di un’epoca più che una persona.
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Commento.
Per interpretare correttamente il Cantico, occorre posizionarlo all'interno di un
probabile periodo storico in cui è stato composto: gli studiosi hanno dato diverse
risposte a questa ricerca.
Alcuni hanno visto il Cantico come una composizione risalente all'epoca salomonica (XIX sec. a.C.), in quanto molte delle immagini rappresentate nel Cantico si ritrovano
anche in alcuni testi della letteratura egiziana. L'epoca salomonica aveva strette relazioni
con l'Egitto e sicuramente anche la poesia e le arti ne subivano l'influenza.
Altri hanno visto il Cantico come una composizione risalente all'epoca dei Re (VIII-VII
sec. a.C.), periodo assai fecondo di scritti e quindi terreno fertile per una composizione
di questo tipo. Potrebbero aver influito i testi mesopotamici o quelli siro-palestinesi: i
primi con le loro corrispondenze tra temi e motivi, i secondi ricchi di narrazioni legati
alle feste e ai rituali nuziali.
Infine un terzo gruppo di studiosi, pone la redazione del Cantico nel periodo ellenistico
(III sec. a.C.), a causa della presenza di un lessico e di una grammatica legata all'aramaico
e a parole derivanti dal greco.
Ritengo che il Cantico possa aver trovato la sua origine, come altri libri biblici,
nell'ambito della comunità israelitica durante l'esilio babilonese, forse come
rappresentazione da mettere in scena per ricordare il periodo salomonico e per celebrare
l'amore umano in tutte le sue sfaccettature.
I riferimenti a Salomone, non possono far pensare che questo poema possa essere stato
scritto da lui, come qualcuno ha pensato, o per celebrare le nozze del re Salomone con la
figlia del Faraone.
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Un canto d’amore umano.
1,2 Testo ebraico:
‫יִשָּׁקֵ֙נִי֙ מִנְּשִׁיקֹ֣ות פִּ֔יהוּ כִּֽי־טֹובִ֥ים דֹּדֶ֖יךָ מִיָּֽיִן׃‬
Traslitterazione e traduzione interlineare:
Jsshaqenj minneshjqowth
pjhu
kj-tovjm
dodejka mijjajn
1
bacerà
5
6
bocca di lui
7
8
perché buoni
9
amori
2
me
3
con
4
baci
10
di te
11 12
più che vino
Una possibile traduzione:
Bacerà me con (i) baci (della) sua bocca, sì deliziosi più del vino (sono) i
1
2
3
4
6
5
7
8
11
12
tuoi (gesti) d’amore
10
!
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Lettura, traduzione e commento di alcuni versetti per una possibile interpretazione del Cantico dei Cantici.
Note esegetiche:
1) + 2) + 3) + 4) Jsshaqenj minneshjqowth : ancora una volta due parole che hanno la
stessa radice nsq, la cui ripetizione porta ad un senso superlativo per esprimere la
bellezza di questo bacio.
2) + 3) Jsshaqenj: il verbo (+pronome) qal incompiuto 3 persona maschile singolare si
traduce qui come un futuro: bacerà me. Un futuro che sa di speranza, di attesa, di
sogno.
4) neshjqowth: sostantivo plurale, “baci”. Insieme al verbo precedente crea una raffinata
onomatopea che si basa sulle sibilanti.
5) + 6) pjhu: sostantivo singolare con pronome , bocca di lui. Pronunciare questo
vocabolo costringe le labbra a porsi nell’atteggiamento del bacio.
7) kj: tradotto quasi sempre con perché, in ebraico ha un senso molto forte. Mi piace
tradurlo con un SI, proprio per il suo senso affermativo ed enfatico.
8) tovjm: buono, bello, affascinante, gradevole, dolce, delizioso, ... (qui al plurale)
9) + 10) dodejka: letteralmente “amori tuoi”, gesti d’amore
12) jain: vino: simbolo di benessere, gioia, vitalità, allegria. Il vino inebria e anche l’amore
può inebriare. Il vino è un simbolo classico nella Bibbia. Ricorre 141 volte nell’AT.
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Commento:
Quando si parla di lettura naturalista del Cantico si parla di una lettura basata sulla
celebrazione della relazione carnale tra un giovane uomo e una giovane donna, una
relazione tutta umana, secondo natura.
Non è possibile leggere il Cantico senza lasciarsi colpire dai tanti riferimenti sessuali,
alcuni nascosti in metafore, altri espressi più esplicitamente.
Questa lettura può dare origine a due principali interpretazioni: quella romantica e
quella erotica.
La prima si sofferma maggiormente sulla dolcezza dell'amore tra i due giovani, sulla
delicatezza con cui si esalta la bellezza e la fisicità.
La seconda invece legge nelle tante metafore, espliciti riferimenti sessuali. Se dovessimo
tradurre le metafore presenti in un linguaggio esplicito, ne uscirebbe un testo al limite
della pornografia: una lettura, che vuole cancellare la spiritualità del testo, considerando
molte delle espressioni del Cantico come eufemismi per esprimere parti del corpo o gesti
di tipo erotico.
Sia nel primo che nel secondo caso, il Cantico è letteralmente un poema d'amore, scritto
per celebrare l'amore, in grado di offrire una vera «teologia della sessualità umana».
In una delle sue lettere dal carcere, Dietrich Bonhoeffer scrive:
«Ti scriverò in Italia a proposito del Cantico dei Cantici. Mi
piacerebbe leggerlo proprio come un canto d'amore terreno.
Questa è forse la sua migliore interpretazione cristologica».
In questa frase, Bonhoeffer imposta la sua lettura sul piano dell'amore terreno, quello
naturale fra un uomo e una donna, senza scandali, senza fantasie, senza supposizioni e
senza facili allusioni.
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Nicola Tedoldi
SI! L’AMORE E’ FORTE COME LA MORTE!
Lettura, traduzione e commento di alcuni versetti per una possibile interpretazione del Cantico dei Cantici.
Chi legge il Cantico in chiave naturalista estrema, come testo scandaloso, si comporta alla
stregua di chi lo vuole leggere solo come testo mistico o spirituale. In entrambi i casi ci si
allontana dalla verità, cioè quella di un canto d'amore terreno, che per il teologo luterano
è la massima rappresentazione dell'amore di Gesù.
Il fatto che il Cantico sia stato inserito nel canone biblico «diventa l'alleato di tutti quegli
amanti che non hanno altra giustificazione per il loro amore se non, appunto, il loro
amore.»
Nonostante l'interpretazione letterale, molti esegeti concordano che il desiderio sessuale,
così come viene rappresentato, non ha mai l'aspetto di una pressione che uno dei due
amanti esercita sull'altro. L'amore sensuale dei due giovani vive nella delicatezza della
poesia, con quell'intimità fatta di corpo e anima: per questo possiamo dire che il Cantico
non è una poesia «ormonale», ma una poesia «erotica» che esprime il desiderio psicofisico dei due amanti. A sostenere la lettura erotica del Cantico, va ricordato che l'amore
fra uomo e donna, l'eros, non è conseguenza del peccato, ma dono del Creatore alla sua
creatura.
Possiamo concludere questo capitolo con le parole di A. LaCoque:
«Il est bien vrai que la Cantique des Cantiques est une célébration
de la joie de vivre et de la joie d'aimer dont tout sens de culpabilité
est absent».
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SI! L’AMORE E’ FORTE COME LA MORTE!
Lettura, traduzione e commento di alcuni versetti per una possibile interpretazione del Cantico dei Cantici.
Un canto di bellezza che merita un posto nella Bibbia.
1,3 Testo ebraico:
‫שְׁחֹורָ֤ה אֲנִי֙ וְֽנָאוָ֔ה בְּנֹ֖ות יְרוּשָׁלִָ֑ם כְּאָהֳלֵ֣י קֵדָ֔ר כִּירִיעֹ֖ות שְׁלֹמֹֽה׃‬
Traslitterazione e traduzione interlineare:
shechorah ‘anj wena’wah benot
1
nera
2
io
ke’ahalej
7 8
come tende
(di)
3
e
4
bella
5
figlie
Jerushalam
(di)
6
Gerusalemme
Qedar
kjrj‘ot
Shelomoh
9
Qedar
7 10
come baldacchini (di)
11
Salomone
Una possibile traduzione:
Nera, (sono) io e bella, figlie di Gerusalemme, (nera) come (le) tende di
Qedar, (bella) come (i) padiglioni (di) Salmah.
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Lettura, traduzione e commento di alcuni versetti per una possibile interpretazione del Cantico dei Cantici.
Note esegetiche:
1) shechorah: nera, scura, mora
2) ‘anj: io. E’ una affermazione forte della donna che vuole mettere in evidenza il suo
essere: nera e bella. Chi ha scritto è una donna?
3) + 4) wena’wah: we normalmente traduce la congiunzione “e” anche se a volte può avere
senso avversativo “ma”. Le traduzioni italiane privilegiano questa seconda ipotesi a
differenza di molte traduzioni inglesi e francesi. Dire “ma” significa separare il colore
scuro della pelle dall’idea naturale di bellezza. E’ come dire: sono nera, però sono
ugualmente bella, nonostante il colore della pelle. Tradurre con “e” non si tratta di
restituire valore alla negritudine, ma di dare senso a quanto dice la ragazza in questa
frase e in quella successiva. Lei sembra giocare con ironia con questo suo colorito
scuro. Molti esegeti propendono nel pensare che il suo colore sia derivato dalla
prolungata esposizione al sole durante il lavoro nei campi. Io credo più ad una persona
con carnagione scura, piuttosto “tipica” nei paesi mediorientali.
Na’wah: bella,
affascinante.
7) + 8) ke’ahalej: come le tende. Qui si parla delle tende che i nomadi piantano nel
deserto. Tende fabbricate con pelle di capra e quindi di colore scuro che ben si possono
vedere nel bagliore del deserto.
9) Qedar: tribù che in epoca persiana controllava la rotta dell’incenso (Is 60,6-7). Nella
tradizione rabbinica il termine Qedar era applicato a tutti gli arabi.
7) + 10) kjrj‘ot: come i padiglioni
11) Shelomoh: Salomone. Ma se modifichiamo la vocalizzazione di questa parola,
possiamo leggere Salmah, antica tribù araba, identificata coi Qeniti della regione di Petra
contemporanei della tribù di Qedar
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Lettura, traduzione e commento di alcuni versetti per una possibile interpretazione del Cantico dei Cantici.
Commento.
Il Cantico è entrato nel Canone delle Scritture ebraiche occupando un posto all'interno
dei Ketuvim, in un sottogruppo chiamato Chamesh Megillot, cinque Rotoli.
Cosa può aver permesso a questo poema, di essere messo al fianco degli altri
componimenti sapienziali? Dio non viene mai menzionato e mai viene menzionato
Israele. Se Salomone era considerato un grande re per la sua saggezza e per aver
costruito il tempio, era però criticato per le sua ricchezza e per essersi circondato di tante
donne non ebree.
Eppure Rabbi 'Aqiva, a cui dobbiamo il fatto che il Cantico sia stato inserito nel Canone,
ha detto: «tutti gli scritti sono qodesh (santi), ma il Cantico dei Cantici è Qodesh Qodashim (santo
dei santi)», addirittura paragonando a questo scritto la parte più riservata e più sacra del
Tempio.
Non fu semplice per 'Aqiva imporre questa idea anche perché le argomentazioni da lui
addotte non erano certo sufficienti: ma la sua opinione prevalse e grazie a lui, oggi
possiamo leggere questo testo meraviglioso.
In questo sancta sanctorum egli vide l'espressione dell'amore di Dio verso Israele,
trovando analogie con altri testi biblici dove tale rapporto è più chiaramente descritto.
Dio protegge il suo popolo con la dolcezza di una madre, come l'aquila fa con i suoi
piccoli; ama il suo popolo come uno sposo ama la sua sposa:
La sposa cantata dai profeti, il popolo di Israele, è una sposa infedele e Dio soffre per lei.
Invece la figura femminile del Cantico ha caratteristiche diverse: è una donna innamorata
del suo uomo, lo cerca, lo brama, vive per lui un desiderio estremo. Si potrebbe
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Lettura, traduzione e commento di alcuni versetti per una possibile interpretazione del Cantico dei Cantici.
addirittura dire che se volessimo trovare una somiglianza, potremmo azzardare quella tra
Dio e la Sulamita, più che tra Dio e il giovane pastore.
Helmut Gollwitzer nel suo commento, apparso con il titolo Das hohe Lied der Lieb, scrive:
«Per secoli la chiesa ha seguito l'esempio degli ebrei da cui aveva ricevuto
la Scrittura e ha deciso per la prima ipotesi: nei due casi si tratta dello
stesso tipo d'amore, dell'amore divino; i due partner che si parlano
d'amore sono Dio e l'essere umano, e l'amore che si manifestano l'un
l'altro è da considerarsi divino, è cioè l'amore proveniente di Dio per
l'essere umano, e quello che Egli stesso suscita nel cuore dell'essere umano
verso Dio. Insomma: il tema del Cantico dei Cantici sarebbe il reciproco
vincolo d'amore tra Dio e l'umanità».
E in questo modo riassume perfettamente l'atteggiamento della Chiesa cristiana di fronte
al Cantico dei Cantici. Gesù e la Chiesa sono l'uomo e la donna del Cantico, Gesù, lo
sposo, la chiesa, la sposa. In questa allegoria, fatta di castità, si annulla completamente il
senso letterale erotico, sessuale e anche romantico del testo, lasciando spazio solo alla
spiritualità del rapporto tra Cristo e la sua chiesa.
Questa immagine si ritrova in altri testi del Nuovo Testamento. Nei vangeli ci sono
espliciti riferimenti alla figura di Gesù come sposo: Giovanni il Battista è chiamato ami de
l'époux e i discepoli sono chiamati amis de l'époux. Nel famoso brano delle nozze di Cana,
molti esegeti hanno visto Gesù nella figura dello sposo. Stessa cosa nel brano in cui si
parla del banchetto per le nozze per il figlio del re : anche in questo caso il re è Dio, il
figlio, lo sposo, è Gesù.
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Lettura, traduzione e commento di alcuni versetti per una possibile interpretazione del Cantico dei Cantici.
Nei Vangeli come nel resto del Nuovo Testamento non ci sono espliciti riferimenti al
Cantico, ma sia nelle lettere di Paolo che nell'Apocalisse, si trovano come abbiamo già
visto nei Vangeli alcuni riferimenti alla figura del Cristo sposo e della Chiesa sposa.
Ma è con la letteratura Patristica che la visione allegorica del Cantico assume le sue
caratteristiche oggi ben note, soprattutto con la lettura che ne fa Origène nel suo
Homélies sur le Cantique des Cantiques. Una lettura spirituale, mistica, che si sviluppa
su due strade: il dialogo di Cristo con la Chiesa e il dialogo di Cristo con l'anima dei
credenti.
Successivamente,
Apponio dirà che il Cantico va visto all'interno della storia della
Chiesa e poiché il Cantico celebra le nozze tra Cristo e la Chiesa, si può addirittura far
coincidere il Cantico con la storia della Chiesa, al cui centro sta l'Incarnazione del Logos.
Esiste poi un'abbondante letteratura nei secoli successivi che, in maniera diversa, ma con
lo stessa interpretazione, legge il cantico in chiave allegorica, allontanando sempre di più
lo sguardo dall'interpretazione letterale del testo.
Su questo concetto tutta l'interpretazione cristiana del Cantico dimentica la carnalità e la
sessualità, orientandosi solo sul lato spirituale ponendo l'agape alla base del concetto di
amore espresso dal testo biblico. La sessualità viene considerata lecita solo all'interno
dell'istituzione matrimoniale e con l'obiettivo della generazione di figli.
Ma il Cantico, non parla di nozze, non parla di figli, eppure appartiene al Canone biblico
e con questa sua appartenenza sembra quasi scontrarsi con la visione cattolica del sesso.
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Lettura, traduzione e commento di alcuni versetti per una possibile interpretazione del Cantico dei Cantici.
Un canto d’amore divino.
8,6
Testo ebraico:
֙‫שִׂימֵ֨נִי כַֽחֹותָ֜ם עַל־לִבֶּ֗ךָ כַּֽחֹותָם֙ עַל־זְרֹועֶ֔ךָ כִּֽי־עַזָּ֤ה כַמָּ֙וֶת‬
‫אַהֲבָ֔ה קָשָׁ֥ה כִשְׁאֹ֖ול קִנְאָ֑ה רְשָׁפֶ֕יהָ רִשְׁפֵּ֕י אֵ֖שׁ שַׁלְהֶ֥בֶתְיָֽה‬
Traslitterazione e traduzione interlineare:
Sjmenj kachotam ’al-libek
kachotam ’al-zero’ek
kj
‘azzah kamawet
Metti me come sigillo
su cuore di te come sigillo
su braccio di te, poiché
forte
come morte
1
5
5
10
3
2
3
4
6
7
3
4
8
7
9
‘ahavah qashah
kisheol
Amore
inesorabile
come Sheol gelosia,
vampa di esso, vampa di fuoco, fiamma di
Jhwh
12
13
3
16
20
14
qine’ah reshafejah rishfej ‘esh
11
15
17
16
18
shalehevetejah
19
Una possibile traduzione “ad honorem mulieris”:
Fammi entrare nel tuo cuore!
Perché io diventi il sigillo impresso sulla tua anima.
Abbracciami!
Perché io sia il sigillo stampato sul tuo corpo.
Sì!
L’amore è incontrollabile,
davvero inesorabile,
al pari della morte.
La gelosia, con il suo bruciore, è tremenda come lo Sheol:
è una fiamma che ti divora,
una fiamma travolgente,
travolgente come l’amore di Jhwh.
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Lettura, traduzione e commento di alcuni versetti per una possibile interpretazione del Cantico dei Cantici.
Note esegetiche:
1) Metti: imperativo maschile singolare: chi parla quindi è la donna
4) Sigillo: è quello regale, con senso giuridico. Chiedere si essere il sigillo dell’uomo,
significa diventare il garante dell’identità. Questo era il valore del sigillo in un epoca in
cui la firma non bastava come prova documentale. Ogni persona aveva il proprio sigillo,
conservato accuratamente spesso appeso al collo e appoggiato sul petto (vedi: cuore) o
legato al braccio. Essere sigillo per l’altro significa prenderne l’identità divendo “una
cosa sola”, un’anima e un corpo soli. Quest
6) Cuore: è tutto ciò che c’è di più intimo, prezioso, profondo per l’uomo. Non ha
significato di organo del corpo umano
8) Braccio: è la parte corporea distinta dal cuore che è spirito
14) Sheol: il regno dei morti
15) Gelosia: qinah, implacabile. E’una caratteristica non solo umana ma anche divina
(vedere Es 20,5). Amore e gelosia sono sinergici, si rinforzano. Non sono una
accoppiata in contrasto. Così è l’amore di Dio. Una fiamma che arde per le sue
creature.
20) Jah: abbreviazione di Jhwh. Un riferimento importante. Le traduzioni italiana ancora
una volta sembrano disinteressarsi di questa abbreviazione, traducendo con “potente”.
Certo la potenza è una caratteristica divina ma in quel Jah c’è il nome stesso di Dio e
non può essere omesso.
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Lettura, traduzione e commento di alcuni versetti per una possibile interpretazione del Cantico dei Cantici.
UNA POSSIBILE INTERPRETAZIONE
Come abbiamo visto nel versetto 8,6, il nome di Dio non è completamente assente dal
Cantico. Anzi l’amore è paragonato alla fiamma di Dio, al calore di Dio, alla luce di Dio. E
quindi al termine di questo studio biblico vorrei leggere il Cantico come la
continuazione dell'opera creatrice di Dio. Se pensiamo al giardino di Eden, abitato da
'adam e dalla sua issha, «osso delle mie ossa, carne della mia carne», ricordiamo che
'adam, “il terroso”, ha riconosciuto nella sua donna, quella compagna che voleva, che
desiderava. Nei profumi, nella natura di quel giardino si consuma un amore
meraviglioso, così come voluto dal creatore. In Eden, eros e agape coincidono e sono
l'espressione della totalità dell'amore umano, che non è altro che l'espressione
dell'amore di Dio. Dio fece l'uomo a sua immagine e somiglianza e volle che l'uomo
vivesse l'amore come espressione della felicità che Dio ha espresso nell'atto creativo:
«Dio vide che era cosa buona!».
In quest'ottica, il Cantico dimostra che la separazione tra agape ed eros è illusoria e per
Dio non esiste. Il Cantico merita di stare nel canone biblico proprio perché restituisce
all'amore il vero significato di AMORE, così come il Creatore lo ha voluto per la sua
Creatura. E per questo motivo tutte le interpretazioni che si possono dare del Cantico
hanno sicuramente una loro base di verità anche se non possono essere definitive, se non
vengono inserite in una visione complessiva che tenga conto della meraviglia dell'amore
tra l'uomo e la donna. Sono dell'idea che chi ha redatto il Cantico lo abbia fatto per
raccontare una storia d'amore, carnale, sentimentale, dolce e nello stesso tempo
nostalgica, senza falsi pudori, eppure senza mai cadere nella volgarità.
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Lettura, traduzione e commento di alcuni versetti per una possibile interpretazione del Cantico dei Cantici.
Una storia di un amore che sembra quasi non realizzarsi appieno. Quell'incontro tanto
agognato sembra quasi non avvenire mai: non è forse questo il vero senso dell'amore?
Una continua ricerca, un continuo desiderio, che quando sembra raggiungere l'obiettivo,
gli sfugge e la ricerca ricomincia. L'amore che dura, l'amore che fa vivere è la continua
insaziabile ricerca dell'altro: non è forse questo allora, anche l'amore di Dio per l'uomo?
E non è questo, anche l'amore dell'uomo per Dio?
Solo nella vita celeste, l'amore troverà la sua completezza, il suo completo appagamento,
il suo scopo, la sua meta.
Quindi non c’è nessuna violenza al testo nell'interpretazione allegorica, sia per
quella ebraica, che per quella cristiana. Entrambe parlano di un amore meraviglioso,
grandioso, sublime, e senza ammetterlo (per senso di colpa o per pudore) parlano della
grandezza dell'amore fra l'uomo e la donna, quell'amore che fa battere il cuore e fa
perdere la testa, quell'amore forte come la morte.
“Mettimi come un sigillo sul tuo cuore, come un sigillo sul tuo
braccio; perché l’amore è forte come la morte, la gelosia è dura come
il soggiorno dei morti. I suoi ardori sono ardori di fuoco, fiamma di
Jhwh. Le grandi acque non potrebbero spegnere l’amore, i fiumi non
potrebbero sommergerlo.”
L'allegoria ebraica e cristiana, superano la volontà dell'autore: come si può pensare che
chi ha scritto volesse arrivare a rappresentare Dio e il popolo d'Israele?
Solo di fronte all'intero corpus delle Sacre Scritture si può arrivare a tale pensiero. E a
maggior ragione, come si può pensare che l'autore pensasse a Cristo e alla Chiesa,
quando Cristo, inteso come Messia, era solo una speranza dei Profeti, e la chiesa un
concetto ancora ignoto? Solo dopo la resurrezione si può trovare assonanza tra l'amore
dei due giovani con l'amore di Gesù e la sua Chiesa. Davvero un amore forte come la
morte, anzi un amore più forte della morte. Così sarà il nostro amore nel Regno dei cieli,
più forte della morte: ma questo, l'autore del Cantico non poteva saperlo!
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Lettura, traduzione e commento di alcuni versetti per una possibile interpretazione del Cantico dei Cantici.
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