L`articolo che segue è tratto dal testo “Assistere a

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L`articolo che segue è tratto dal testo “Assistere a
L’articolo che segue è tratto dal testo “Assistere a casa. Suggerimenti e
indicazioni per prendersi cura di una persona malata” di G. Casale e C.
Mastroianni.
Si rimandano i lettori all’opera completa, pubblicata da Maggioli Editore.
Puoi ordinare una copia qui.
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Sostegno nell’eliminazione urinaria e intestinale
Queste funzioni fisiologiche possono essere spesso alterate per numerose ragioni:
• Il paziente beve meno o beve moltissimo;
• Il paziente non assume fibre in modo adeguato;
• Il paziente assume diuretici;
• Il paziente ha sudorazione profusa;
• Il paziente assume farmaci che provocano stitichezza (esempio: morfina);
• Il paziente risente della mancanza di privacy;
• Il paziente riduce drasticamente l’attività fisica.
Tutte queste situazioni possono provocare alterazioni della diuresi o delle evacuazioni che devono
essere prevenute aumentando i liquidi, modificando la dieta o assumendo farmaci adeguati se
prescritti dal medico.
Nel caso in cui il paziente sia allettato è necessario aiutarlo a mantenere la privacy, magari
riducendo le persone che lo aiutano in questa pratica al numero strettamente necessario per la sua
sicurezza, quando non è possibile trasferirlo al bagno è bene usare una padella.
• Se il paziente è completamente allettato bisogna metterlo su di un fianco;
• Prima di introdurre la padella versare del talco nella parte superiore dove il malato poggia le
natiche; ciò aiuta ad evitare lesioni in quanto non si produce attrito;
• Posizionare la padella in modo che il coccige (parte terminale dell’osso sacro) rimanga dentro.
È possibile applicare un po’ di carta igienica sulla base della padella in caso di evacuazione.
La padella deve essere utilizzata anche per l’igiene intima. È opportuno che la padella venga
accuratamente lavata con disinfettante dopo l’uso, facendo attenzione a risciacquare bene.
Quando si verifica ritenzione idrica viene posizionato un catetere vescicale, cioè un drenaggio che
mantenga pervio l’orifizio uretrale e permetta all’urina di defluire verso l’esterno, evitando ristagno,
dolore ed infezioni.
1) Cosa può accadere ad un paziente con catetere vescicale?
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Si sfila il catetere (evenienza abbastanza rara);
Compare del muco;
Compare del sangue;
Dolore o sensazione di dovere urinare;
Si ostruisce il catetere e non escono più le urine;
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Nonostante il catetere il paziente si bagna (perdita di urine intorno al catetere perché piccolo o
ostruito).
In tutti questi casi, non è preoccupante: avvertire il medico.
2) Quando mettere un catetere vescicale?
In tutti i casi in cui il paziente perde le urine oppure non riesce ad urinare. Il catetere vescicale, una
volta inserito, non da alcun fastidio al paziente. L’inserimento a volte può essere fastidioso ma
sopportabile.
3) Quando cambiare il catetere?
Va giudicato dal personale sanitario. In generale se non sorgono problemi prima:
• 10-15 giorni se è in lattice (colore giallo);
• 30 giorni e oltre se è in silicone (trasparente).
!IMPORTANTE!
Segnare su un calendario o agenda, la data di quando è stato messo (posizionato) e quando
presumibilmente va cambiato. Avvisare i sanitari prima della scadenza.
4) Come è fatto un catetere vescicale?
Il catetere viene collegato ad una sacca di raccolta urine, può essere lasciato 24 ore su 24 collegato
a questa, oppure, solo dietro consiglio del personale e durante determinate manovre, il catetere può
essere chiuso dall’apposito tappo per un massimo di 2-3 ore ed essere poi aperto per pochi minuti per
far svuotare la vescica.
!IMPORTANTE!
Per diverse manovre (cambio di posizione, medicazioni, cambio biancheria) il catetere può essere
staccato dalla sacca e chiuso dall’apposito tappo, seguendo le indicazioni dell’infermiere e stando
attenti a non inquinare il tappo, che deve essere afferrato nella parte finale. Evitare assolutamente di
mettere la sacca di raccolta delle urine sul letto. In alcuni casi nell’uomo è possibile utilizzare un
catetere esterno (urocondom), indicato, però, solo nell’incontinenza urinaria.
Clistere (enteroclisma)
1) Quando fare un clistere?
Se vi è stitichezza (stipsi) resistente ai comuni lassativi. È sempre il medico che valutando la
situazione del paziente deciderà se è il caso di praticare un clistere e quale tipo.
2) Quanti tipi di clisteri ci sono?
Già pronti in farmacia:
• Microclisteri: capacità del flacone di 15 cc;
• Clistere per adulti: capacità del flacone di 50 cc.
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Preparati in casa:
Acqua tiepida da mezzo (1/2) litro. Aggiungere, solo dietro consiglio medico, eventualmente, 2
cucchiai di olio di oliva, sapone di Marsiglia (farlo sciogliere nell’acqua tiepida prima di aggiungere
l’olio).
3) Materiale per fare il clistere
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Guanti
Padella
Incerata
Asciugamano
Sacca
Cannula
Lubrificante per cannula (pomata con anestetico).
4) Come si fa un clistere?
Il paziente deve essere messo su di un fianco, di lato, preferibilmente il sinistro, con la gamba
sinistra diritta e la gamba destra piegata in avanti (avvicinandola allo stomaco). Viceversa se si tratta
del fianco destro. Lubrificare il puntale del clistere e mentre il paziente fa un bel respiro introdurre
lentamente con movimento rotatorio ed inserire il liquido. Se dopo il clistere il paziente evacua solo
acqua sporca di feci, significa che il clistere non ha avuto effetto, va comunicato al medico.
Stomie
Per stomia si intende qualsiasi comunicazione, creata artificialmente, di un organo cavo con
l’esterno. Si realizzano per permettere l’alimentazione (gastrostomia, digiunostomia) o l’evacuazione
del contenuto intestinale (ileostomie, colostomie) o urinario (ureterostomie, urostomie-cutanee).
1) Colostomia (ano preternaturale)
L’ano è l’ultima porzione dell’intestino dalla quale fuoriescono le feci. Un ano preternaturale o
colostomia è un ano “confezionato” dal chirurgo perché a causa di una malattia, quasi sempre un
tumore intestinale, l’ano del paziente non può essere utilizzato. Solitamente questo nuovo ano
consiste in una “fessura” a livello del fianco sinistro da cui fuoriescono le feci semi-liquide. Queste si
raccolgono in un sacchetto che preserva gli odori e che aderisce completamente alla cute. Tale
sacchetto è chiamato “sacchetto per stomia”. Tutte le persone che hanno eseguito un intervento di
stomia devono in un primo periodo abituarsi a questa nuova condizione. Sia per gli uomini che per le
donne, anche se anziani, è difficile convivere con questo “sacchetto”, ma il tempo e alcuni consigli
saranno di aiuto.
a) Tipi di sacche (Fig. 1)
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Le sacche sono costituite da una placca dotata di un foro centrale che aderisce alla cute in
corrispondenza della stomia e di una sacca di raccolta;
La sacca può costituire un pezzo unico con la placca, oppure la placca può essere separata
dalla sacca. In quest’ultimo caso una volta sistemata la placca in corrispondenza della stomia si
dovrà cambiare il sacchetto;
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Le placche possono essere adesive di diverso materiale, che evita arrossamenti;
Le sacche possono inoltre essere del tipo chiuso o aperte sul fondo (apribili per lo
svuotamento);
Sacca aperta: in caso di diarree frequenti impedisce ristagno di materiale fecale a livello della
stomia. Si utilizza anche nelle ileostomie nel primo periodo in cui le feci sono molto liquide;
Sacca chiusa: in tutti gli altri casi.
!IMPORTANTE!
Chiunque abbia bisogno di usare sacchetti per stomia ha diritto all’esenzione del pagamento che potrà
essere chiesta al più presto dopo l’intervento all’ufficio di pertinenza nel distretto di riferimento.
Figura 1 - Esempio di sacca per colostomia
b) Sostituzione della placca o sacca
Ad ogni sostituzione della placca o della sacca sarà opportuno lavare con acqua e sapone neutro la
cute intorno la stomia. Non bisogna usare né etere né alcool poiché danneggerebbero la placca.
Asciugare con attenzione tamponando la cute ed evitare di sfregare prima di applicare la placca
successiva (Fig. 2). Si consiglia di scaldare tra le mani o con il phon per pochi minuti la placca adesiva
idrocolloidale (colore marrone), poiché il materiale con il calore aderisce meglio alla cute.
!IMPORTANTE!
Dato che esistono vari tipi di sacchetti, è consigliabile seguire le istruzioni all’interno delle confezioni.
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Figura 2 – Sequenza di cambio sacca colostomia
c) Problemi della colostomia:
(i) Restringimento della stomia
Sono importanti le manovre per evitare il restringimento (stenosi) della stomia che verranno
insegnate dal chirurgo che ha eseguito l’intervento.
(ii) Fuoriuscita (prolasso) della mucosa attraverso la stomia
In tal caso si può respingere la mucosa con il dito all’interno della stomia (prima di eseguire tale
manovra avvertire il medico).
(iii) Colorazione violacea
Urgente avvertire il medico.
(iv) Sanguinamento
Urgente avvertire il medico.
(v) Dolori violenti
Urgente avvertire il medico.
(vi) Arrossamenti di origine infettiva (la febbre può essere un indicatore di infezione)
Avvertire il medico.
2) Ureterostomie - urostomie cutanee, nefrostomie
Queste presentano un sondino o catetere che fuoriesce alla stomia e la mantiene aperta (pervia).
Le urine vengono raccolte in sacche apposite simili alle sacche di colostomia. A differenza di queste
ultime sono raccordabili mediante un tubo ad una sacca più grossa per la raccolta, specialmente
durante la notte e presentano una valvola che impedisce il reflusso delle urine.
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Tutte le immagini presenti nel testo
sono state realizzate da Antonio Iannaccio.
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