«Chiamatemi Mister Polenta» La taragna sbarca in Thailandia

Transcript

«Chiamatemi Mister Polenta» La taragna sbarca in Thailandia
28
L’ECO DI BERGAMO
DOMENICA 1 NOVEMBRE 2015
Le storie
Bergamo senza confini
Essere più vicini ai bergamaschi che vivono all’estero e raccogliere le loro esperienze in giro per il mondo: è per questo che è nato il progetto «Bergamo senza
confini» promosso da «L’Eco di Bergamo» in collaborazione con la Fondazione della Comunità Bergamasca. Per chi lo desidera è possibile ricevere gratuitamente per
tre mesi l’edizione digitale del giornale e raccontare la propria storia. Per aderire scrivete a: [email protected].
L’iniziativa
«Chiamatemi
Mister Polenta»
La taragna sbarca
in Thailandia
Marco Cantamessa. Da Spinone a Pattaya con un sogno
Nel suo ristorante solo farina gialla made in Bergamo
«Mais, ingrediente principale anche della cucina locale»
ROSSELLA MARTINELLI
Storpiando un vecchio
detto, si potrebbe riassumere
tutta la vicenda di Marco Can­
tamessa, 46enne di Spinone al
Lago, con un «Se Maometto
non va alla montagna, la mon­
tagna va da Maometto». Basta
sostituire «Marco» a «Mao­
metto» e «montagna» a «polen­
ta» perché tutto torni.
Sì, perché Marco qualche
anno fa decide di trascorrere le
sue vacanze in Thailandia, luo­
go che gli amici magnificavano
da tempo. Atterra a Pattaya –
una delle località più visitate
del Paese, che si affaccia sul
versante Nord orientale del
Golfo di Thailandia – e se ne
innamora. Perde la testa per le
sue spiagge, per il mare cristal­
lino, per la temperatura idillia­
ca e persino per una donna,
Nok, con cui si fidanza. Siamo
nel 2009 e il bergamasco, che
lavora nell’azienda di famiglia
con sede ad Albano Sant’Ales­
sandro, decide di tornarci due
volte all’anno: una in agosto,
una a dicembre. Vorrebbe tanto
fermarsi a vivere in quel luogo
incantevole, ma c’è un «ma»
grande come una casa: Marco
è ghiottissimo di polenta; vive
con l’anziana madre che gliela
prepara da sempre un paio di
volte a settimana. Come po­
trebbe rimanere senza? Ed ec­
co l’idea: basta aprire una «po­
lenteria» nella tanto amata
Pattaya.
Nasce così «Mister Polenta»:
un ristorante che ha aperto i
battenti lo scorso 12 settembre,
frutto di una passione per
«l’oro giallo», ma anche di
un’intuizione imprenditoriale.
«Da tempo cercavo un’idea che
potesse permettermi di rima­
nere in pianta stabile in Thai­
landia: poi ho realizzato che la
pannocchia è alla base della
cucina locale e allora perché
non provare a proporre il mais
in altra forma? Tanto più che
in questa zona ci sono molti
italiani, trasferitisi perché pos­
sono vivere agiatamente con i
loro mille euro di pensione al
mese. Come ogni espatriato,
n n Piace ai turisti europei
e sto facendo di tutto
per farla conoscere
e apprezzare ai thailandesi»
MARCO CANTAMESSA
IMPRENDITORE, 46 ANNI
vivono con il rimpianto dei
piatti della propria tradizio­
ne».
Non solo quella classica, ma
anche taragna, accompagnata
da cinghiale e capriolo. «Tutto
tricolore – spiega fiero Marco
–. Inizialmente ho cercato di
importare da solo, ma la cosa si
è rivelata più complicata del
previsto, per cui mi sono affida­
to a importatori professionisti.
Per ora ho comprato 10 quintali
di farina da Moretti, di Spirano.
L’idea è che duri per qualche
mese, considerato che ne stia­
mo consumando mediamente
cinque chili al giorno. Ho ac­
quistato quattro mescolatori
per quando entrerò a pieno re­
gime lavorativo. L’unica cosa
davvero complicata da com­
mercializzare dall’estero è il
vino, che può essere tassato
fino all’800% a bottiglia».
Cosa spinge una persona con
un’attività ben avviata a molla­
re l’Italia per tentare la fortuna
altrove? «I fattori sono stati
molteplici. Da imprenditore,
ammetto che mi ha colpito sco­
prire che in Thailandia le tasse
sono al 20% e l’Iva è del 7%: si
può condurre un’esistenza
agiata senza ammazzarsi di la­
voro. Inoltre, mi ha conquista­
to il loro modo di vivere: forse
influisce il fatto che la popola­
zione sia per lo più buddhista,
ma la gente è serena, sempre
conciliante. I ritmi di vita non
sono frenetici, a differenza di
come siamo abituati noi in
Lombardia».
E ora la domanda cruciale: la
polenta ha sedotto il palato dei
thailandesi? «È ancora presto
per fare bilanci: abbiamo aper­
to da poco e si tratta di un cibo
totalmente nuovo, cui si devo­
no abituare. A oggi ho riscon­
trato che va per la maggiore la
Bergamo senza confini è un progetto de
taragna – merito anche di bur­
ro, Edamer e Fontina importati
– e che piace di più agli uomini
che alle donne. Per andare in­
contro alle loro esigenze ho
inserito nel menu tredici piatti
locali: li cucina Nok, che nel
frattempo è diventa la mia ex,
ma la cui presenza era fonda­
mentale perché per aprire
un’attività è obbligatorio esse­
re in società con un thailande­
se. Ho scoperto che a tavola non
può mai mancare il riso – che
per loro è fondamentale come
per noi il pane – e che gli orari
dei pasti sono spostati. La gen­
te può pranzare alle 15 e cenare
a mezzanotte. E, invece dei ca­
nonici tre pasti al giorno, qui se
ne fanno almeno cinque, ma
mai abbondanti. Ecco perché
credo che terrò aperto dalle 11
a mezzanotte, sette giorni su
sette».
I più entusiasti, per ora, sono
i turisti europei. «Ho clienti
francesi e inglesi che già aveva­
no avuto modo di assaggiare la
polenta in Italia e sono entrati
con l’acquolina in bocca. Anche
se il più felice è stato un bre­
sciano, che varcata la soglia del
locale ha urlato “Finalmente
posso mangiarmi la polenta!”.
Si dice che per avere successo
si debba tassativamente mette­
re un forno per la pizza, ma non
ho intenzione di farlo». Sem­
mai, a breve, verranno intro­
dotti alcuni primi: «Da un ri­
storante italiano ci si aspetta
soprattutto la pasta. Ho cono­
sciuto un connazionale che la
prepara fresca: la proporrò con
i sughi più classici, così come
con i ragù di cinghiale e di ca­
priolo».
Ora, spiega Marco, il suo
obiettivo è pubblicizzare il più
possibile «Mister Polenta».
«Ho optato per il volantinaggio
in collaborazione con
1
2
3
1.Marco Cantamessa, 46enne di Spinone al Lago, vive a Pattaya in Thailandia e ha aperto un ristorante
dedicato alla polenta; 2. Marco vive in Thailandia da sette anni: dopo un viaggio vacanza si è innamo­
rato del Paese asiatico e ha deciso di fermarsi lì, qui con una tigre; 3. Durante un’escursione su un
elefante. Ormai però il tempo di Marco è tutto dedicato al suo ristorante «Mister Polenta» apprezzato
dagli italiani ma anche dai turisti europei. È sempre più conosciuto anche dai thailandesi
e per i cartelloni sugli “speed
taxi”, ovvero dei pick­up che
fungono da autobus. Ho in pro­
gramma delle serate a tema,
come quella dedicata a polenta
e coniglio, pur sapendo che ci
saranno soltanto italiani, per­
ché in Thailandia il coniglio è
un animale da compagnia: sa­
rebbe come per noi mangiare
il cane. E a Capodanno vorrei
organizzare un vero e proprio
cenone con zampone e lentic­
chie».
E poi? Marco sogna in gran­
de. «Non mi sarei mai lanciato
in questo progetto senza avere
un piano preciso: una volta che
“Mister Polenta” sarà ben av­
viato, punto a registrare il mar­
chio a livello internazionale e
lanciarlo come franchising.
L’idea è di aprire un secondo
punto vendita a Pattaya, per poi
passare a Phuket, Ko Samui e
Bangkok. Solo quando sarò riu­
scito a far partire bene il primo
negozio tonerò a Spinone a sa­
lutare la mamma».
Nessuna nostalgia dell’Ita­
lia? «Grazie a Skype riesco a
vedere mia madre due volte a
settimana. E, per il resto, non
mi manca nulla. Mi mancava la
polenta – anzi, la “polentà”,
come la chiamano qui. Ma me
la sono portata e importata!».
È proprio il caso di ribadirlo: a
volte la montagna va da Mao­
metto.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Sul sito web
TUTTE LE STORIE
DAL MONDO
LE TROVI SU:
www.ecodibergamo.it