PIU` AGRICOLTURA PIU` LAVORO Introduzione L`occupazione

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PIU` AGRICOLTURA PIU` LAVORO Introduzione L`occupazione
PIU’ AGRICOLTURA PIU’ LAVORO
Introduzione
L’occupazione agricola, dipendente ed autonoma, rappresenta una quota
importante del mercato del lavoro del nostro Paese.
In base agli ultimi dati INPS disponibili riferiti al 2009 il numero di lavoratori agricoli
è pari a 916.249, mentre le aziende iscritte all’Inps che assumono sono pari a 204.876, di
queste 130.711 sono ditte in economia e 67.654 sono coltivatori diretti .
In base ai dati diffusi nel Rapporto INPS 2010, in agricoltura si è osservato
nell’ultimo anno un consistente aumento degli operai agricoli a tempo determinato e a
tempo indeterminato, che nel 2010 crescono in media di circa 33mila posizioni lavorative
(+4,8% nel 2010 rispetto al 2009).
Cresce anche la componente del lavoro extracomunitario : rispetto al totale degli
operai agricoli la componente extracomunitaria (UE a 27 paesi) nel 2010 è pari al 10,3%.
Il totale dei lavoratori autonomi agricoli iscritti ad INPS nel 2009 è pari a 488.348 dei
quali 465.240 sono coltivatori diretti e 22.188 sono imprenditori agricoli professionali.
I lavoratori agricoli autonomi, nel 2010 questi diminuiscono complessivamente di
7mila unità (titolari e coadiuvanti familiari) pari a -1,4%. Le figure degli autonomi agricoli in
diminuzione sono i coltivatori diretti, i coloni e i mezzadri, mentre gli imprenditori agricoli
professionali aumentano di circa mille unità. i lavoratori extracomunitari rappresentano
soltanto lo 0,3% del totale dei lavoratori agricoli autonomi.
Questi dati dimostrano un settore agricolo che – pur provenendo da due anni di crisi
economica molto pesante – ha tenuto sul fronte dell’occupazione
E’ stato importante che la Cia, lo scorso anno, si sia battuta anche con iniziative di
piazze per la conferma delle agevolazioni contributive nelle zone montane e svantaggiate,
senza la quale non avremmo questi dati sull’occupazione.
E’, tra l’altro, l’unica misura a favore dell’occupazione agricola che sia stata presa
per fronteggiare la crisi a fronte di diminuzioni di fondi statali per gli investimenti, come è
stato già ampiamente detto.
In definitiva senza misure strutturali, anche sul fronte dell’occupazione, l’agricoltura
italiana, al pari di altri settori,
difficilmente sarà in grado di sostenere un processo
autonomo di crescita: OCCORRONO POLITICHE.
E QUESTE POLITICHE DEVONO NECESSARIAMENTE RIGUARDARE IL
LAVORO.
Più agricoltura
L’incremento della popolazione mondiale e del reddito disponibile in alcune aree,
uniti al cambiamento degli stili alimentari, fa aumentare gradualmente la domanda di cibo,
creando nuove interessanti opportunità e spazi di mercato da occupare, e le condizioni
storiche di difficoltà del nostro sistema produttivo non trovano l’agricoltura italiana pronta
ad affrontare queste nuove opportunità, le quali si inseriscono in un quadro di relazioni
internazionali e di consumi interni che richiedono qualità, distinzione ma anche
adeguatezza dei prezzi e dei servizi. Le norme nazionali e sovranazionali accrescono il
differenziale di competitività tra le imprese italiane/europee e quelle dei principali Paesi
concorrenti. In base ai dati ufficiali Eurostat sul reddito agricolo reale per agricoltore, nel
2010 l'Italia ha registrato un ulteriore flessione (-2,8% su base annua) che reitera e
consolida la flessione dell'anno prima (2009: -8,8%), a fronte dell'incremento registrato
contestualmente nell'UE a 27 (2010: +12,4%) che ha invertito la rotta rispetto all'anno
precedente (2009: -10%).
Questo differenziale deve essere presto recuperato e per farlo non si può
prescindere dal fattore lavoro, come strategico per l’impresa.
Accrescere il potenziale attrattivo del settore agricolo vuol dire rimuovere tutti quegli
ostacoli che ancora persistono e che rendono difficile la professione di imprenditore
agricolo: alto costo della burocrazia, lavoro irregolare e concorrenza sleale, mancanza di
regole adeguate a governare il lavoro stagionale, la sicurezza del lavoro, l’immigrazione,
assenza di premialità.
Su questi temi la CIA si vuole confrontare con le forze politiche e sociali e
presentare le sue proposte per l’agricoltura centrate su due principi fondamentali:
semplificazione e premialità.
Un piano di azioni concrete per rilanciare il valore del lavoro agricolo.
Semplificazione e premialità come declinazioni della strategia europea sulla
sicurezza sociale.
Nella Comunicazione di gennaio 2011 (Annual Growth Survey) al Parlamento
Europeo e al Consiglio, la Commissione Europea ha posto l’accento sull’esigenza di
realizzare riforme strutturali idonee a ridurre gli squilibri macroeconomici e ad accrescere
la competitività dell’area.
Varie sono le raccomandazioni rivolte alla generalità dei Paesi, alcune delle quali
riguardano, nello specifico, il mondo del lavoro:
1) rendere più conveniente il lavoro (making work pay);
2) realizzare un mix adeguato di flessibilità e sicurezza (flexicurity).
Semplificazione e premialità sono i principi ispiratori delle nostre proposte che si
concentrano su quattro priorità dell’agricoltura: mercato del lavoro, sicurezza sul
lavoro, immigrazione e iniziativa sindacale.
Mercato del lavoro.
Il settore agricolo ha una componente prevalente di forza lavoro a tempo
determinato a carattere stagionale.
Con il termine stagionale si indicano convenzionalmente quei lavoratori che ogni
anno, anche più volte l’anno, vengono impiegati presso la stessa azienda per effettuare
determinate attività (raccolta vendemmia, potatura, etc). I periodi di impiego possono
variare ed essere di breve, medio o lungo periodo, e possono essere reiterati nel corso
dello stesso anno.
Attualmente la legislazione italiana non prevede, ad eccezione che per i lavoratori
extracomunitari, una disciplina giuridica ad hoc per il lavoro stagionale, che , pertanto,
rientra tout court nel lavoro a tempo determinato.
Il risultato è che attualmente la disciplina giuridico-amministrativa e il regime
contributivo che si applicano ad un lavoratore agricolo che presta la sua attività per 200
giornate l’anno, sono gli stessi regimi che si applicano ad un lavoratore che non supera le
50 giornate anche non continuative.
E’ evidente che si tratta di un onere burocratico ed economico insostenibile per le
pmi del settore agricolo che ogni anno, quando non più volte l’anno, sono costrette a
ripetere tutti gli adempimenti connessi all’instaurazione del rapporto di lavoro
e a
sostenerne i relativi costi.
CIA propone, quindi, l’introduzione di una definizione giuridica del lavoro stagionale,
che tenga conto della durata contenuta, della reiterazione nel corso dell’anno del rapporto
di lavoro e della, particolarità della prestazione lavorativa.
In questa tipologia di lavoro subordinato dovrà essere applicato un particolare
regime amministrativo semplificato e un minor onere contributivo come già è previsto
negli altri paesi europei con i quali il raffronto delle aliquote non è neppure proponibile .
La proposta prende spunto dall’introduzione nella legislazione italiana del lavoro
occasionale accessorio retribuito attraverso i voucher che ha consentito di regolamentare
fattispecie di lavoro saltuario e marginale prima rientranti nel lavoro subordinato. In
agricoltura sono stati venduti dal 2008 al 2010 3.232.521, pari al 23,4% del totale dei
voucher venduti .
Questo dato, combinato con l’aumento dell’occupazione agricola ha confermato il
voucher come strumento utile, che non ha destrutturato il mercato del lavoro agricolo in
quanto rappresenta solo uno strumento aggiuntivo in mano alle imprese per gestire , in
alcune ipotesi, situazioni che non rientrano negli schemi tipici del lavoro dipendente, bensì
di quello occasionale.
Il buon utilizzo dei voucher ha avuto il merito di richiamare l’attenzione sull’eccesso
di burocrazia che caratterizza i rapporto di lavoro dipendente e di aprire la strada della
semplificazione.
E’ questo il momento di affrontare il “core” del mercato del lavoro agricolo : il
lavoro stagionale.
Sicurezza del lavoro.
Il settore agricolo, nonostante, negli ultimi anni abbia proceduto ad una radicale
inversione di tendenza del numero degli infortuni denunciati tra lavoratori autonomi e
dipendenti (tra il 2005 ed il 2009 si è registrato un –20%), resta un settore ad alta
incidenza di infortuni gravi e mortali (70 casi dall’inizio del 2011, pari al 27,8% del totale 1 ) .
Il fenomeno va aggredito con una diffusa azione di prevenzione e applicazione delle
disposizioni sulla sicurezza.
Fondamentale è un indirizzo che faccia leva, anche in questo caso,
sulla
semplificazione e sulla premialità di chi opera secondo le regole.
Occorre emanare al più presto il decreto sulle semplificazioni per i lavoratori
stagionali delle pmi del settore agricolo previsto dall’art. 3 comma 3 del D lgs 81/2008. A
1
Dati dell’Osservatorio Indipendente di Bologna distanza di tre anni dall’entrata in vigore del Testo Unico sulla sicurezza, deve ancora
essere avviata la consultazione con le parti sociali.
Per quanto riguarda la premialità , la situazione è contraddistinta da ritardi ancora
più gravi considerato l’altissimo costo che i datori di lavoro agricolo sostengono
sull’aliquota antinfortunistica (13,25% delle retribuzione). La legge n. 247/07, che recependo l’Avviso Comune del settore agricolo - prevede riduzioni contributive per le
aziende virtuose in materia di sicurezza è in attesa da 4 anni di disposizioni amministrative
attuative.
Sempre sulla premialità , si è ancora in attesa della seconda tranche di incentivi che
l’INAIL – dopo la prima tranche di 60 milioni attivata con il click day del gennaio scorso - si
era impegnato a mettere, entro aprile, a disposizione delle imprese.
E’ necessario, anche favorire un’ampia opera di adeguamento dei mezzi tecnici ed
in particolare dei trattori.
Immigrazione
Sono circa 90.000 i lavoratori extracomunitari presenti nel nostro settore con
regolare permesso di soggiorno e contratto di lavoro (dati inps e 161mila dati Inea).
Si tratta di lavoratori immigrati fondamentali per l’agricoltura. il lavoro di queste
persone non sostituisce quello di lavoratori italiani in quanto non si trovano mungitori,
raccoglitori, addetti al pascolo, etc.
La CIA è l’unica organizzazione agricola a chiedere da tempo un confronto sui
quasi dieci anni di applicazione della legge in vigore al fine di una verifica che non sia
rivolta a stravolgerne i contenuti (abbiamo avuto più leggi in Italia sull’immigrazione degli
Stati Uniti) quanto ad analizzare l’esperienza maturata in questo lungo periodo che
suggerisce, comunque, un aggiornamento della normativa ed una riflessione sulle
conseguenze pratiche cui ha portato una visione dell’immigrato come di una figura
precaria e di passaggio.
Oggi una azienda attende dai 4 mesi (ma solo in condizione di ottimale
funzionamento di tutti i passaggi) agli 8 mesi per avere un lavoratore.
In particolare, riteniamo che lo stretto vincolo tra soggiorno e lavoro sia la fonte di
molte criticità e vada, pertanto, non rimosso ma quantomeno allentato. Ciò va fatto
attraverso una serie di modifiche in parte legislative (diversificazione dei canali di ingresso,
allungamento del periodo di permanenza in Italia dopo la cessazione del rapporto di
lavoro, aumento della durata del permesso di soggiorno in fase di rinnovo e sua
modulazione in base alla durata del primo permesso) ed in parte procedurali
(alleggerimento del lavoro degli Sportelli Unici, riduzione dei tempi di trattazione per le
domande veicolate attraverso le Associazioni, consentire il collegamento tra diverse
autorizzazioni al lavoro).
Malgrado la paure irrazionali
trasmesse ciclicamente e strumentalmente alla
pubblica opinione, l’Italia risulta essere un paese in cui la percentuale di immigrati è
ancora molto bassa.
Ampiamento governabile sotto molti profili.
Ed un governo intelligente dell’immigrazione significa contrastare le connesse
illegalità e gli abusi coglierne le opportunità. I benefici dell’immigrazione sul mercato del
lavoro sono ormai noti : stimolano gli investimenti e non penalizzano l’occupazione.
L’iniziativa sindacale
Il settore agricolo è tradizionalmente contraddistinto da relazioni sindacali non
conflittuali e costruttive.
Prova ne è il recente rinnovo del sistema di bilateralità agricolo nazionale che –
attraverso la costituzione di un unico Ente Bilaterale Agricolo – mira ad una sostanziale
razionalizzazione nonché a cogliere le nuove opportunità offerte dalla legislazione sul
lavoro.
Sul ruolo e le prospettive della bilateralità le valutazioni in campo sono assai
differenziate: tra chi intravede pericoli di deriva istituzional-corporativa e di snaturamento
delle tradizionali funzioni di rappresentanza sindacale e chi, viceversa, considera la
bilateralità “la nuova frontiera” dell’azione sindacale sul piano dei servizi e della
cooperazione con le imprese, di particolare efficacia in un mercato del lavoro frantumato e
flessibile.
Contrariamente all’enfasi che spesso si fa della bilateralità per giustificare l’assenza
di un ruolo del servizio pubblico, CIA ritiene che la funzione di sussidiarietà delle parti
sociali non debba e non possa esautorare quello delle Istituzioni.
Tuttavia, anche in considerazione di una lunga tradizione di welfare integrativo
sviluppato attraverso l’istituzione delle casse extra legem, riteniamo che gli spazi offerti
dalla recente legislazione in materia di lavoro siano novità da approfondire e sperimentare.
E’ per questo che CIA – con convinzione –ha partecipato alla costituzione del nuovo
ente bilaterale agricolo nazionale.
Il tema del lavoro (sia dipendente che autonomo) è stato inserito dalle parti sociali
agricole nel documento comune sulla Pac .
La CIA propone alle altre forze sociali del settore agricolo di confrontarsi e
presentare un progetto a tutte le forze politiche e al governo.
In tema di lavoro il settore ha realizzato ben tre Avvisi Comuni in tre anni sui quali
non vi è stata alcuna reazione da parte dei nostri interlocutori istituzionali. Anche quelle
misure concepite dalle parti sociali che sono divenute legge, restano – ad oggi - del tutto
inattuate.
La crisi economica ha imposto a tutti (imprese e lavoratori) la necessità di
sopravvivere.
Oggi sopravvivere non basta, bisogna ripartire e per fare questo dobbiamo
confrontarci sui temi descritti.
Le potenzialità sono molte. I dati sull’occupazione e il timido ma significativo trend
del ricambio generazionale, ci dicono che c’è già chi le intravede.
NOI ANCHE LE VEDIAMO E CI CREDIAMO PROFONDAMENTE.
Allegati SCHEDA IMMIGRAZIONE SONO CIRCA 90.000 I LAVORATORI EXTRACOMUNITARI PRESENTI NEL SETTORE AGRICOLO CON REGOLARE PERMESSO DI SOGGIORNO E CONTRATTO DI LAVORO (DATI INPS E 161MILA DATI INEA). SI TRATTA DI LAVORATORI IMMIGRATI FONDAMENTALI PER L’AGRICOLTURA. QUESTA RISORSA DELL’IMMIGRAZIONE NON È PIENAMENTE VALORIZZATA A CAUSA DEI MECCANISMI ISTITUZIONALI , SIA LEGISLATIVI CHE AMMINISTRATIVI, CHE RENDONO FARRAGINOSO IL PROCESSO DI INSERIMENTO DEGLI STRANIERI NEL MERCATO DEL LAVORO ITALIANO. PROPOSTE MODIFICHE LEGISLATIVE •
ALLEGGERIRE IL LAVORO DEGLI SPORTELLI UNICI PER L’IMMIGRAZIONE DEMANDANDO A COMUNI E PROVINCE (UTILIZZANDO I NECESSARI COLLEGAMENTI CON LE QUESTURE) TUTTE LE PRATICHE RELATIVE AL RINNOVO DEL PERMESSO DI SOGGIORNO ED ALLE MODIFICHE CONTRATTUALI, ORA IMPROPRIAMENTE IN •
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CAPO ALLO STATO. MENTRE DEVONO RIMANERE IN CAPO ALLO STATO TUTTE LE PRATICHE RELATIVE AL PRIMO INGRESSO NEL TERRITORIO DELLO STATO ITALIANO. AUMENTARE LA DURATA DEL PERMESSO DI SOGGIORNO, IN SEDE DI RINNOVO, ANCHE MODULATA IN BASE ALLA DURATA DEL PRIMO PDS. AD ESEMPIO LA DURATA DI 1 ANNO PER CHI HA CONTRATTI DI LAVORO DI DURATA FINO A 6 MESI, DI DUE ANNI PER I CONTRATTI SUPERIORI A 6 MESI, DI TRE ANNI PER LAVORO INDETERMINATO O AUTONOMO. RIVEDERE LA STRETTA CONNESSIONE TRA PERMESSO DI SOGGIORNO E CONTRATTO DI LAVORO.OCCORRE FAR SI CHE IL PDS RESTI VALIDO PER PIÙ DEI 6 MESI ATTUALI IN CASO CESSAZIONE DEL RAPPORTO DI LAVORO, IN MODO DA CONSENTIRE ALL’IMMIGRATO DI CERCARE UNA NUOVA OCCUPAZIONE. PORTARLO DA 6 MESI AD 9 MESI. DIVERSIFICAZIONE DEI CANALI D’INGRESSO, AGGIUNGENDO A QUELLI ATTUALMENTE ESISTENTI, L’INGRESSO PER RICERCA DI LAVORO. CIÒ A FRONTE DI SPECIFICHE GARANZIE, SIA NEL SENSO DEGLI SPONSOR, SIA NEL SENSO DELLA GARANZIA DI REDDITO O PATRIMONIALI E DI RIENTRO. MODIFICHE PROCEDURALI TRA GLI INTERVENTI DI SEMPLIFICAZIONE CHE RIGUARDANO, INVECE, L’ASPETTO AMMINISTRATIVO VI SONO QUELLI GIÀ RICHIESTI IN SEDE DI AVVISO COMUNE DEL SETTORE AGRICOLO DEL 2009 : - FACILITARE I PERCORSI PER I LAVORATORI CHE RISULTANO GIÀ RICHIESTI L’ANNO PRECEDENTE (IL 38% DELLE CHIESTE RIGUARDA LAVORATORI GIÀ RICHIESTI NEGLI ANNI PRECEDENTI) - RENDERE EFFETTIVO IL PERMESSO DI SOGGIORNO PLURIENNALE - PROROGARE, FERMO RESTANDO IL LIMITE DEI 9 MESI, LA DURATA DELL’AUTORIZZAZIONE AL LAVORO STAGIONALE ORIGINARIAMENTE CONCESSA, IN CASO DI NUOVA OPPORTUNITÀ DI LAVORO (AUTORIZZAZIONI COLLEGATE ESEMPIO DEL PIEMONTE) - PRESENTARE RICHIESTE PRIMA DEL DPCM COSÌ DA PROGRAMMARE MEGLIO E COMINCIARE AD EVADERE LE PRATICHE - AUMENTARE LE QUOTE PER LA CONVERSIONE DEI PERMESSI STAGIONALI IN PERMESSI A TEMPO DETERMINATO O INDETERMINATO. SCHEDA SICUREZZA SUL LAVORO IL SETTORE AGRICOLO, NONOSTANTE, NEGLI ULTIMI ANNI ABBIA PROCEDUTO AD UNA RADICALE INVERSIONE DI TENDENZA DEL NUMERO DEGLI INFORTUNI DENUNCIATI TRA LAVORATORI AUTONOMI E DIPENDENTI (TRA IL 2005 ED IL 2009 SI È REGISTRATO UN –20%), RESTA UN SETTORE AD ALTA INCIDENZA DI INFORTUNI GRAVI E MORTALI (70 CASI DALL’INIZIO DEL 2011, PARI AL 27,8% DEL TOTALE 2 ) . NELLO STESSO TEMPO SUL SETTORE AGRICOLO PESA UN’ALIQUOTA CONTRIBUTIVA ANTINFORTUNISTICA MOLTO PESANTE SIA IN ASSOLUTO (13,24%) CHE IN RELAZIONE ALLE ALIQUOTE PREVISTE PER TUTTI GLI ALTRI SETTORI PRODUTTIVI. IL FENOMENO VA AGGREDITO CON UNA DIFFUSA AZIONE DI PREVENZIONE E APPLICAZIONE DELLE DISPOSIZIONI SULLA SICUREZZA.FONDAMENTALE È UN INDIRIZZO CHE FACCIA LEVA, ANCHE IN QUESTO CASO, SULLA SEMPLIFICAZIONE E SULLA PREMIALITÀ DI CHI OPERA SECONDO LE REGOLE. PROPOSTE ‐ ATTUAZIONE DELL’ART. 1, C. 60 DELLA LEGGE 247/2007 CHE PREVEDE LO SGRAVIO (FINO AL 20%) DEI CONTRIBUTI ANTINFORTUNISTICI PER I DATORI DI LAVORO AGRICOLO IN REGOLA CON GLI OBBLIGHI IN TEMA DI SICUREZZA E IGIENE SUL LAVORO E CON GLI ADEMPIMENTI CONTRIBUTIVI ED ASSICURATIVI 2
Dati dell’Osservatorio Indipendente di Bologna ‐ SEMPLIFICAZIONE DEGLI ADEMPIMENTI RELATIVI ALL’INFORMAZIONE, ALLA FORMAZIONE E ALLA SORVEGLIANZA SANITARIA DEI LAVORATORI STAGIONALI DELLE PMI DEL SETTORE AGRICOLO (IN ATTUAZIONE DALL’ART. 3 COMMA 13 DEL D LGS 81/2008)ATTRAVERSO LE SEGUENTI MISURE : •
GLI OBBLIGHI INERENTI LA SORVEGLIANZA SANITARIA NON SI APPLICANO AI LAVORATORI STAGIONALI I QUALI DOVRANNO SOTTOPORSI A VISITA MEDICA BIENNALE PRESSO I SERVIZI DI MEDICINA DEL LAVORO DELLA ASL DI APPARTENENZA CHE RILASCERANNO APPOSITA CERTIFICAZIONE ATTESTANTE L’EFFETTUAZIONE DELLA VISITA MEDICA, CON GIUDIZIO SULL’IDONEITÀ GENERICA E SPECIFICA RELATIVA ALL’ATTIVITÀ LAVORATIVA AGRICOLA; •
GLI OBBLIGHI DI CUI ALL’ART. 36 SI INTENDONO ESPLETATI ATTRAVERSO L’INFORMAZIONE SUI RISCHI SPECIFICI CUI IL LAVORATORE È ESPOSTO IN RELAZIONE ALL’ATTIVITÀ SVOLTA IN AZIENDA; •
GLI OBBLIGHI DI CUI ALL’ART. 37, SI INTENDONO ESPLETATI ATTRAVERSO UNA FORMAZIONE EFFETTUATA CON CADENZA QUINQUENNALE SECONDO LE PROCEDURE INDIVIDUATE NELLA CONTRATTAZIONE COLLETTIVA. LA FORMAZIONE COMPRENDE ANCHE LE PROCEDURE DI PRIMO SOCCORSO E ANTINCENDIO. ‐
SEMPLIFICAZIONE DELLA VALUTAZIONE DEI RISCHI PER I LAVORATORI STAGIONALI : PER I DATORI DI LAVORO AGRICOLO CHE ASSUMONO ESCLUSIVAMENTE LAVORATORI STAGIONALI LA VALUTAZIONE DEI RISCHI SARÀ LIMITATA ALLE SOLE LAVORAZIONI CHE I LAVORATORI ASSUNTI ANDRANNO AD EFFETTUARE. ‐
UTILIZZO DELLE RISORSE DI INAIL PER FAVORIRE UN’AMPIA OPERA DI ADEGUAMENTO DEI MEZZI TECNICI ED IN PARTICOLARE DEI TRATTORI, DEFINENDO PROCEDURE DI ACCESSO A TALI RISORSE PIU ADERENTI ALLE ESIGENZE ED ALLE SPECIFICITA’ DEL SETTORE ‐
ESCLUDERE DAL COMPUTO DEL “DE MINIMIS” I CONTRIBUTI PUBBLICI EROGATI A FAVORE DELLE IMPRESE AGRICOLE CHE INVESTONO NELL’ADEGUAMENTO DELLE MACCHINE E DELLE ATTREZZATURE DI LAVORO AI REQUISITI DI SICUREZZA ‐
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SCHEDA MERCATO DEL LAVORO ‐
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IL SETTORE AGRICOLO HA UNA COMPONENTE PREVALENTE DI FORZA LAVORO A TEMPO DETERMINATO A CARATTERE STAGIONALE. ‐
ATTUALMENTE LA LEGISLAZIONE ITALIANA NON PREVEDE, AD ECCEZIONE CHE PER I LAVORATORI EXTRACOMUNITARI, UNA DISCIPLINA GIURIDICA AD HOC PER IL LAVORO STAGIONALE, CHE , PERTANTO, RIENTRA TOUT COURT NEL LAVORO A TEMPO DETERMINATO. ‐
IL RISULTATO È CHE ATTUALMENTE LA DISCIPLINA GIURIDICO‐AMMINISTRATIVA E IL REGIME CONTRIBUTIVO CHE SI APPLICANO AD UN LAVORATORE AGRICOLO CHE PRESTA LA SUA ATTIVITÀ PER 200 GIORNATE L’ANNO, SONO GLI STESSI REGIMI CHE SI APPLICANO AD UN LAVORATORE CHE NON SUPERA LE 50 GIORNATE ANCHE NON CONTINUATIVE. ‐
CIÒ COSTRINGE LE PMI DEL SETTORE AGRICOLO A RIPETERE OGNI ANNO, QUANDO NON PIÙ VOLTE L’ANNO, TUTTI GLI ADEMPIMENTI CONNESSI ALL’INSTAURAZIONE DEL RAPPORTO DI LAVORO E A SOSTENERNE I RELATIVI COSTI. ‐
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PROPOSTA ‐
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INTRODUZIONE DI UNA DEFINIZIONE GIURIDICA DEL LAVORO STAGIONALE, CHE TENGA CONTO DELLA DURATA CONTENUTA, DELLA REITERAZIONE NEL CORSO DELL’ANNO DEL RAPPORTO DI LAVORO E DELLA PARTICOLARITÀ DELLA PRESTAZIONE LAVORATIVA. ‐
COME BASE PER LA DEFINIZIONE DEL PARAMETRO TEMPORALE POTREBBE ESSERE ACQUISITA LA PREVISIONE DI CUI. ALL’ART 24 DEL D. LGS DECRETO LEGISLATIVO 25 LUGLIO 1998, N. 286 “TESTO UNICO DELLE DISPOSIZIONI CONCERNENTI LA DISCIPLINA DELL'IMMIGRAZIONE E NORME SULLA CONDIZIONE DELLO STRANIERO” ‐
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“L'autorizzazione al lavoro stagionale può avere la validità minima di venti giorni e massima di sei mesi, o di nove mesi nei settori che richiedono tale estensione, corrispondente alla durata del lavoro stagionale richiesto, anche con riferimento a gruppi di lavori di più breve periodo da svolgere presso diversi datori di lavoro” ALLE FATTISPECIE RIENTRANTI IN QUESTA TIPOLOGIA DI LAVORO SUBORDINATO DOVRÀ ESSERE APPLICATO UN PARTICOLARE REGIME AMMINISTRATIVO SEMPLIFICATO E UN MINOR ONERE CONTRIBUTIVO COME GIÀ È PREVISTO NEGLI ALTRI PAESE EUROPEI CHE APPLICANO ALIQUOTE SPECIFICHE PER IL LAVORO STAGIONALE.