La disuguaglianza economica e la distribuzione delle speranze di
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La disuguaglianza economica e la distribuzione delle speranze di
AISP - Giornate di Studio sulla Popolazione, 11° Edizione, Palermo 2015 La disuguaglianza economica e la distribuzione delle speranze di vita tra le regioni italiane a cavallo della crisi economica EXTENDED ABSTRACT Gli indicatori statistici degli ultimi anni tendono a descrivere un Italia sempre più diseguale tra Nord e Sud sia in termini demografici che economici, con pessimi risvolti per il meridione, tanto da spingere alcuni studiosi a coniare definizioni come “desertificazione del mezzogiorno”1 oppure “tramonto demografico del mezzogiorno”2. La crisi del 2008-2009 ha poi accentuato queste differenze, acuendo le diseguaglianze economiche tra le regioni: per esempio nel Mezzogiorno le famiglie indigenti sono 23 su 100, mentre nel Nord sono solo 4,9. Ciò significa che il 67% delle famiglie e il 68,2% delle persone povere risiedono nelle Regioni meridionali.3 La speranza di vita non sfugge a questa diseguale distribuzione e tende ad essere molto più bassa in alcune regioni, come la Campania o la Sicilia, rispetto ad altre come l’Umbria o le Marche. Negli scorsi anni numerosi studi hanno evidenziato una relazione inversa tra la diseguaglianza economica di una comunità e la speranza di vita, indipendentemente dal livello di benessere economico raggiunto4. L’obiettivo del presente studio è di dare una prima evidenza statistica di questa relazione in Italia con dati macro sui maschi italiani, osservando come si è evoluta negli anni precedenti e a cavallo della crisi economica cominciata nel 2008. Le speranze di vita regionali maschili provengono dalle tavole di mortalità calcolate dall’ISTAT, così come i dati delle popolazioni e del prodotto interno pro-capite delle diverse regioni italiane. Gli indici di Gini, nazionale e regionali, sono stimati sempre dall’Istituto di Statistica a partire dai dati dell’indagine EU-SILC, per il periodo compreso tra il 2003 ed il 2011. Per prima cosa diamo uno sguardo all’evoluzione della speranza di vita tra le regioni italiane: in figura 1 si sono riportati i valori delle speranze di vita regionali per anno, dal 2003 al 2011, riassunti in 9 boxplot. 1 Rapporto Svimez 2014 sull'economia del Mezzogiorno. 2 Alessandro Rosina, Il tramonto demografico del Mezzogiorno , Neodemos, 15/10/2008. 3 L’indigenza e la povertà sono calcolate nel modo classico, come una posizione al di sotto dei 2/3 della mediana. Vedi: Paolo Acciari, Sauro Mocetti, Una mappa della disuguaglianza del reddito in Italia, in "Politica economica" 3/2012, pp. 307-343, doi: 10.1429/74177stat 2011 4 Vedi: - De Vogli, R., Mistry, R., Gnesotto, R., & Cornia, G. A. (2005). Has the relation between income inequality and life expectancy disappeared? Evidence from Italy and top industrialised countries. Journal of Epidemiology and Community Health, 59(2), 158–62. doi:10.1136/jech.2004.020651 - Wilkinson, R. G., & Pickett, K. E. (2006). Income inequality and population health: a review and explanation of the evidence. Social Science & Medicine (1982), 62(7), 1768–84. doi:10.1016/j.socscimed.2005.08.036 - Ross, N. a, Dorling, D., Dunn, J. R., Henriksson, G., Glover, J., Lynch, J., & Weitoft, G. R. (2005). Metropolitan income inequality and working-age mortality: a cross-sectional analysis using comparable data from five countries. Journal of Urban Health : Bulletin of the New York Academy of Medicine, 82(1), 101–10. doi:10.1093/jurban/jti012 1 Figura 1 – Boxplot della distribuzione delle speranze di vita alla nascita delle diverse regioni italiane (con province autonome di Trento e Bolzano) tra il 2003 ed il 2011 La speranza di vita media alla nascita in Italia è costantemente aumentata dal 2003 ad oggi, passando per gli uomini da circa 77 anni a poco meno di 80 nel 2011 e per le donne da 82.8 a 84.4. Dal 2003 al 2008, i valori delle regioni tendevano a concentrarsi attorno al valore mediano e alla speranza di vita media italiana. Dal 2008 in poi si registra invece un aumento delle differenze, più marcato per gli uomini, molto meno per le donne. Per quanto riguarda gli uomini, inoltre, l’altro elemento da notare è la posizione relativa della mediana e della speranza di vita media italiana nella distribuzione: mentre dal 2003 al 2008, la speranza di vita media italiana si situava al di sotto della mediana, dal 2008 in poi si situa al di sopra, mentre la mediana stessa tende dal 2008 in poi a posizionarsi nella parte bassa della distribuzione. Nel 2003 la speranza di vita media registrata dall’Istat era di 77,20 anni, ma il 50% delle regioni mostravano una speranza di vita superiore ai 77, 60 anni. Nel 2011 accade l’opposto: la speranza di vita media italiana si colloca a circa 79,5 anni, ma il 50% delle regioni si situa al di sotto dei 79,3 anni. Sono certo scostamenti modesti, ma sono indicativi di un trend imperniato attorno agli anni della crisi economica, che potrebbe essere interessante approfondire tenendo conto del diverso peso delle regioni in termini di popolazione. 2 In figura 2 sono riportati per il 2003 ed il 2011 le distribuzioni delle speranze di vita associate alle singole regioni. Figura 2 – Distribuzioni della speranza di vita alla nascita tra le regioni italiane, anni 2003 e 2011, maschi e femmine Per gli uomini la maglia nera della speranza di vita più bassa spetta alla Campania e alla Valle d’Aosta, sia nel 2003 che nel 2011, mentre sul podio delle tre regioni con la speranza di vita più alta salgono nel 2011 le province autonome del Trentino-Alto Adige che nel 2003 occupavano una posizione centrale, strappando il primato alle Marche e all’Umbria che comunque seguono da vicino. Le donne seguono più o meno la stessa distribuzione degli uomini, eccezion fatta per la Valle d’Aosta che si situa nel mezzo della distribuzione e le provincia di Trento che occupa saldamente la prima posizione sia nel 2003 che nel 2011. Avvicinandoci all’obiettivo di questo lavoro, un primo dato interessante riguarda l’andamento della diseguaglianza economica in Italia, rilevata tramite l’indice di Gini e la diseguaglianza nella speranza di vita tra le regioni italiane misurata tramite la deviazione standard dalla media (figura 2). Applicando una semplice media mobile a due posizioni si nota come i due indicatori di disuguaglianza tendono a procedere in coppia per i maschi, ed entrambi segnano un’inversione di tendenza a partire dal 2008. Dal 2003 entrambi gli indici diminuiscono per poi invertire tendenza nel 2008 ed aumentare fino al 2011, ultimo anno disponibile. Per le donne invece la deviazione standard aumenta meno significativamente ed anticipa l’inversione dell’indice di Gini al 2006. 3 Figura 3 – Indice di Gini nazionale italiano e deviazione standard delle speranze di vita regionali per anno, con relative medie mobili La variabilità nella speranza di vita tra le regioni italiane è aumentata dal 2008 al 2011 più o meno assieme con l’aumento dell’indice di Gini nazionale, ma la concentrazione della ricchezza nelle diverse regioni potrebbe spiegare parte di questa variabilità? Per dare una prima risposta si è verificata l’esistenza di una correlazione significativa tra la speranza di vita regionale ed il livello di diseguaglianza economica, così come registrato dall’indice di Gini. I risultati, affermativi per ambo i sessi e per tutti gli anni dal 2003 al 2011 sono riportati in figura 3 e 4. Figura 4 Figura 4 – Correlazione di Pearson tra le speranza di vita regionale maschile e l’indice di Gini regionale, per singolo anno dal 2003 al 2011. (Nel grafico a sinistra gli anni sono ordinati per colore: grigio, rosso, verde, blu, azzurro, viola, giallo, grigio chiaro e nero) 4 Figura 5 – Correlazione di Pearson tra le speranza di vita regionale femminile e l’indice di Gini regionale, per singolo anno dal 2003 al 2011. (Nel grafico a sinistra gli anni sono ordinati per colore: grigio, rosso, verde, blu, azzurro, viola, giallo, grigio chiaro e nero) Per quanto riguarda i maschi, anche qui va rilevata un’interessante bipartizione: dal 2003 al 2008 la correlazione misurata dall’indice di Pearson è moderata (tra un minimo di -0.32 e un massimo di -0.49), mentre dal 2008 diventa forte (tra -0.75 e -0.66). Le femmine registrano livelli di correlazione mediamente maggiori dei maschi, ma similmente a questi ultimi mostrano un incremento della correlazione tra gli anni precedenti al 2008 (tra -0.63 e -0.82) e gli anni successivi (tra -0.79 e -0.84) . Volendo procedere oltre e dare una prima misura dell’effetto della disuguaglianza economica regionale sulla distibuzione delle speranze di vita regionali, si è optato per una regressione multivariata lineare, controllando per il peso delle popolazioni delle singole regioni ed il loro livello di Pil pro-capite. Ad ogni anno è assegnata una intercetta indipendente, per cui il coefficiente di regeressione stimato restituirà l’effetto medio dell’indice di Gini tra gli anni dal 2003 al 2011, sulla distribuzione delle speranze di vita regionali al netto dell’effetto del Pil pro-capite per ogni singolo anno di calendario. I risultati per gli uomini sono riportati in figura 6 e in tabella 1 Figura 5 Figura 6 – Distribuzione delle speranze di vita regionali, stimate dal modello lineare, rispetto all’Indice di Gini. 5 Coefficients: Estimate Std. Error t value Pr(>|t|) factor(Anno)2003 8.171e+01 6.868e-01 118.963 < 2e-16 *** factor(Anno)2004 8.230e+01 6.778e-01 121.415 < 2e-16 *** factor(Anno)2005 8.237e+01 6.747e-01 122.083 < 2e-16 *** factor(Anno)2006 8.259e+01 6.661e-01 123.981 < 2e-16 *** factor(Anno)2007 8.263e+01 6.553e-01 126.088 < 2e-16 *** factor(Anno)2008 8.280e+01 6.617e-01 125.132 < 2e-16 *** factor(Anno)2009 8.300e+01 6.567e-01 126.403 < 2e-16 *** factor(Anno)2010 8.335e+01 6.589e-01 126.499 < 2e-16 *** factor(Anno)2011 8.361e+01 6.668e-01 125.393 < 2e-16 *** Gini -1.663e+01 1.897e+00 -8.766 1.45e-15 *** PIL 1.697e-05 7.375e-06 2.302 0.0225 * --Signif. codes: 0 ‘***’ 0.001 ‘**’ 0.01 ‘*’ 0.05 ‘.’ 0.1 ‘ ’ 1 Tabella 1- Coefficienti di regressione del modello di regressione lineare La misura delle intercette sale ogni anno, come ovvio, essendo la speranza di vita italiana aumentata nel periodo considerato come evidenziato anche in figura 1. L’effetto del Pil è protettivo come atteso, ma mostra un effetto molto basso (circa 0.16 anni ogni 10.000 euro, nel 2011 la regione con il Pil più basso era la Campania con 16.458 euro pro-capite mentre la regione con il Pil più alto era la provincia autonoma di Bolzano, con 36.783 euro pro-capite). Per quanto riguarda il coefficiente del regressore di Gini, l’effetto è negativo e con effetto importante: raggiunge circa 1.7 anni di speranza di vita in meno ogni 10 punti percentuali di aumento dell’indice di Gini. Al limite, tra una regione italiana che avesse una perfetta equidistribuzione del reddito ed una con una concentrazione perfetta passerebbero 16 anni di differenza nella speranza di vita alla nascita (si tenga presente che l’ampiezza reale tra le regioni italiane nel 2011 si estende tra 0.323 della Campania e 0.231 della provincia autonoma di Bolzano) Va da sé che l’indice di Gini potrebbe nascondere altre variabili significative legate alle singole regioni, come la qualità e l’accessibilità dei servizi sanitari e abitativi o la concentrazione di realtà industriali a rischio lavorativo e ambientale. Tuttavia, da un punto di vista macro (che è quello di questo studio), è possibile affermare che società più eque sotto il profilo economico offrono anche migliori condizioni di accesso ai servizi e migliore attenzione al mondo del lavoro. Come conclusione preliminare, si può affermare che la distribuzione delle speranze di vita regionali in Italia ha segnato un aumento della variabilità a partire dal 2008, contemporaneamente all’avvento della crisi economica e all’aumento dell’indice di Gini nazionale. L’analisi delle correlazioni per gli anni dal 2003 al 2011 ha evidenziato che la concentrazione economica delle regioni gioca un ruolo significativo nella distribuzione delle speranze di vita regionali, soprattutto a partire dal 2008 (coeff. di correlazione compreso tra -0.66 e -075 per gli uomini e tra -0.79 e -0.84 per le donne) Infine, una regressione lineare con intercetta variabile per ogni anno e controllata per il Pil pro-capite regionale, ha misurato una diminuzione media per gli uomini (per ogni anno dal 2003 al 2011) di 1.6 anni di speranza di vita per ogni 10 punti percentuali dell’indice di Gini, confermando un impatto negativo della disuguaglianza economica indipendente del livello del Pil pro-capite. 6