i lettori ci scrivono

Transcript

i lettori ci scrivono
lettere
mercoledì 20 maggio 2015
19
I LETTORI CI SCRIVONO
Aeroporto: non basta un lucchetto
Egregio direttore,
ho avuto modo di leggere sul suo settimanale la lettera sul problema dell’aeroporto di Cuneo-Levaldigi. Il leit-motiv di questa annosa vicenda
sembra essere: “chiudere o non chiudere?”. La sensazione a pelle è quella di
una percezione distorta e frammentata delle notizie da parte dei lettori, della gente insomma. Dalla lettera traspare che basta mettere un lucchetto al
cancello di ingresso della struttura, e si invoca la figura del coraggioso che vorrà
compiere tale gesto, purificatore di investimenti milionari mai decollati. Voglio
proporvi alcune riflessioni nel merito.
Ci siamo mai chiesti quanto vale la struttura (aerostazione, piazzali, hangar, parcheggi, apparati tecnologici) dell’intero complesso aeroportuale? La prima obiezione in anticamera sarebbe sicuramente: “A chi potrebbe interessare una
operazione prettamente immobiliare, se poi ci devo aggiungere i costi di gestione che mi dovrei in qualche modo ripagare? Ebbene, oltre alla struttura,
Levaldigi ha un’altra ricchezza enorme: il suo sedime aeroportuale: 163 ettari di spazio al servizio di nuovi insediamenti aeronautici.
“Perché qui e non altrove?” si tuonerebbe con la seconda obiezione. Semplice:
gli altri aeroporti del Nord Ovest lo spazio vitale lo hanno finito (Caselle, Nizza, Genova sono al limite della loro possibilità di espansione), mentre è in costante aumento la domanda di spazi per il ricovero, la sosta, la manutenzione di aeromobili di affari e non, di medie-grandi dimensioni.
Diciamo inoltre che, a fronte di investimenti, ci troviamo oggi una struttura con
impianti all’avanguardia e personale qualificato a servizio del territorio. Altra voce
importante è il personale impiegato dalla società di gestione e dalle altre realtà
che assicurano l’operatività dello scalo. Redditi quindi impiegati per dare lavoro in provincia, in particolare allargando l’orizzonte ai Comuni limitrofi all’aeroporto.
Comune poi fa rima con territorio: l’aeroporto è infatti una struttura al servizio del territorio: il nostro la Granda. Provincia sicuramente come estensione,
ma talvolta piccola nelle menti e nei giudizi affrettati.Territorio che ad esempio sta investendo sulle piazzole per l’atterraggio notturno dell’elisoccorso che
ha una delle basi a Levaldigi, ma si stenta a riconoscere l’operatività che l’aeroporto può fornire, ad esempio in caso di riposizionamento dell’elicottero per
maltempo sulla piazzola di destinazione, come un servizio alla collettività. Due
pesi e due misure.
Di esempi ce ne sarebbero moltissimi, sia sul fronte dell’impulso turistico con
luoghi incantevoli ma di difficile accessibilità, come quelli patrimonio Unesco, alle
potenzialità dei voli di linea a beneficio di tutto il Piemonte non gestibili da Torino-Caselle, data la vicinanza e la concorrenza del bacino di Malpensa. Ho
volutamente scritto voli di linea e non low-cost perché lo scopo di questa mia
riflessione è far capire meglio ai lettori le molteplici sfaccettature insite su di
un aeroporto e non fare il solito commento a corredo o a giustificazione dei passivi di gestione per la presenza di questo o quel volo che va remunerato oppure a scusante dell’attuale situazione che ha visto un decremento dei voli.
Ritengo, da addetto ai lavori e come auspicato da molti, ci sia lo spazio per
crederci, ma occorrono scelte coraggiose e concrete che smentiscano il partito del lucchetto, cioè la soluzione più facile ma che priverebbe la provincia di
una delle poche strutture di trasporto realizzate nel dopoguerra. Sono fiducioso in una soluzione sostenibile.
Paolo Caraccio – Savigliano
Siepi e cassonetti d’intralcio
Riceviamo e pubblichiamo.
Devo uscire tutti i giorni con l’auto da via Cernaia verso piazza del
Popolo. Non ho un Suv e quindi sto seduto piuttosto bassino e non riesco a
vedere un accidente sulla mia sinistra a causa di una siepe (peraltro gradevole) troppo alta e di un cassonetto (verde) anch’esso sistemato sul ciglio ed
anch’esso troppo alto.
Si può rimediare a questa situazione? Non vorrei bocciare con qualcuno e poi
prendermela con chi non bada a questi veri e propri intralci al traffico.
Ho le foto proprio scattate allo stop dal mio posto di guidatore da far vedere
a chi di dovere in caso di incidenti e ciò ai fini difensivi: come posso fare se
debbo uscire da via Cernaia e non posso scorgere chi arriva dalla mia sinistra?
Altri automobilisti nella mia situazione mugugnano al bar, ma non scrivono:
io invece credo che questa mia segnalazione servirà a qualcosa.
C.T. – Piazza Schiaparelli – Savigliano
Consultorio, un’ottima esperienza
Gent.ma redazione,
sono S., una mamma che ha avuto la fortuna di avere due splendide bimbe, A. e A., tutte e due nate a Savigliano: A. nel 2011 e A. lo scorso 23
dicembre 2014. Scrivo questo messaggio per fare un ringraziamento a nome
di tante mamme che, come me, prima e dopo la nascita del loro bambino, si
sono ritrovate ad avere bisogno di sostegno e di aiuto.
Già nel 2011, per la nascita della mia prima figlia, avevo scelto come punto nascita Savigliano e avevo frequentato i corsi pre e post parto presso il consultorio. Dopo il primo parto, però, non ho avuto nessuna problematica particolare, l’allattamento al seno si è avviato bene già in ospedale e quindi ho avuto meno necessità di aiuto e sostegno.
La mia seconda bambina, invece, è nata lo scorso 23 dicembre e pesava solo 2,580 kg. Nonostante il contatto continuo con la bimba, già durante i giorni in ospedale, l’allattamento si è avviato, ma con qualche difficoltà. La piccola infatti non riusciva a succhiare da sola, si addormentava e si nutriva poco.
In ospedale ho perciò iniziato a tirare il mio latte e a darlo a mia figlia con il
biberon; una volta a casa, ho continuato a nutrire la bambina seguendo questo metodo, ogni tre ore le davo il mio latte tirato. È possibile immaginare lo stress
di quei giorni... la figlia più grande (3 anni), provata e un po’ arrabbiata da
quella enorme novità che stava cambiando la sua vita, la mamma continuamente attaccata al tiralatte per poter preparare il pasto successivo alla piccola.
Lo scoraggiamento e la paura di non farcela, la sensazione di “mancare” nei
confronti della figlia più grande, più volte mi hanno fatto pensare di far andare via il mio latte e nutrire la piccola con il latte in polvere. Ha prevalso poi la
determinazione e il desiderio di allattare al seno anche la mia seconda bambina, così come era stato per la prima, allattata per un anno; e così, subito dopo il rientro a casa, mi sono nuovamente rivolta alle bravissime ostetriche Daniela Berutti e Maria Rosa Tecchioni, che prestano il loro prezioso servizio presso il consultorio di Savigliano, e le ho incontrate in diverse occasioni. Mi hanno
sostenuta e incoraggiata e mi hanno dato preziosi consigli, quali fare molto
contatto “pelle-pelle” con la bambina, utilizzare la fascia “portabebé”, prendere uno speciale integratore per il latte, farmi aiutare da familiari per le faccende di casa e soprattutto ci hanno fatte sentire accolte e capite. La mia determinazione è cresciuta grazie al loro aiuto. Mi hanno fatto capire che stavo
facendo la cosa giusta, la migliore che potessi fare per mia figlia. La piccola A.
ha poi iniziato a nutrirsi al seno da sola, ma l’appoggio che ho avuto dalle
ostetriche del consultorio non è finito... mi hanno dato infatti la possibilità di seguire il corso di massaggio neonatale già nel mese di febbraio e di avere così
la possibilità di incontrarci nuovamente, oltre che di imparare una nuova e
bellissima modalità per mettermi in relazione con la mia bimba.
Vorrei davvero ringraziare l’organizzazione del consultorio, che risulta essere
uno spazio di fondamentale importanza per tutte le donne in gravidanza e
per le neo mamme, che incontrano spesso difficoltà che da sole non saprebbero fronteggiare e risolvere. Quello della nascita di un bambino è un momento così prezioso e delicato che c’è davvero bisogno di sapere di poter contare
su ostetriche in gamba, che amano il loro lavoro e aiutano a rendere i primi mesi
con i nostri bambini il più possibile sereni.
Grazie per aver letto la nostra storia. Sperando nascano nuovi spazi come il consultorio di Savigliano, e che vengano incentivate le possibilità di sostegno alle
mamme, auguriamo un buon lavoro.
Mamma S. e le sue bimbe
Itinerarte e Quintessenza: un successo
Riceviamo e pubblichiamo.
L’Ente Manifestazioni, organizzatore della 3ª edizione di “Itinerarte”
e della 18ª edizione di “Quintessenza”, desidera ringraziare tutti coloro che
hanno collaborato con entusiasmo e professionalità al successo delle due iniziative.
Ringraziamo pertanto il Comune di Savigliano, il sindaco ed il personale, la
Banca CRS come Gold Sponsor e per la concessione di Palazzo Taffini, l’Ascom
di Savigliano, la Coldiretti con le aziende Terramica e Campagna Amica Cuneo, la Confraternita della chiesa della Pietà, la Direttrice del Museo Civico A.
Olmo, l’Istituto Cravetta, il Corso di Laurea in Tecniche Erboristiche,TRS Radio
per l’animazione, Pietro Senesi e l’Associazione L’Onda, tutti gli artisti e gli
espositori che hanno aderito, il curatore di Itinerarte Fabrizio Gavatorta e l’Associazione Itinerarte, Floricoltura Monviso, don Paolo per la gentile concessione del chiostro di San Pietro e gli Amici delle Spezie di Lucca.
Ringraziamo, infine, le forze dell’ordine e le Istituzioni che ci hanno appoggiato, tutti gli organi di stampa che hanno contribuito con grande sensibilità alla
promozione della manifestazione (in particolare i giornali locali Il Saviglianese ed Il Corriere), tutti coloro che hanno collaborato per contribuire alla buona riuscita dell’iniziativa ed il pubblico in visita.
Infine, un sentito ringraziamento all’associazione Terre dei Savoia, per l’organizzazione dei laboratori presso il Polo Tecno Sensoriale delle Essenze di Palazzo
Taffini.
Sperando di poter proseguire la collaborazione nelle occasioni future, esprimiamo la nostra più sentita riconoscenza.
Ente Manifestazioni Srl – Savigliano
Tanti problemi: e il sindaco che dice?
Egregio direttore,
il Decreto Sblocca Italia prevede che, entro il 30 settembre, la Conferenza dei rappresentanti d’Ambito scelga un unico gestore, in tutta la Provincia, per il servizio idrico. Alcuni Consigli comunali hanno espresso il loro parere e mi chiedo se i concittadini conosceranno se la nostra amministrazione
sceglierà tra l’Acqua pubblica o privatizzata, nonostante il referendum del
2011. Che dire, poi, del sevizio postale di consegna che, secondo le ultime notizie e con l’avallo del Garante, corre il rischio di essere svolto a giorni alternati? Anche la Stazione Ferroviaria, nodo vitale per Cavallermaggiore, potrebbe subire un ridimensionamento, con le conseguenze che lascio immaginare.
Ho scritto sulla possibilità, permessa da molti comuni della Granda, di poter
esprimere, se maggiorenni, domandando la Carta di Identità la scelta di effettuare la donazione degli organi oppure il diniego. Mi permetto di aggiungere
il problema, visibile, della scarsa pulizia delle strade, dovuta in parte allo scarso senso civico, ma per colpa di un servizio carente. In merito alla raccolta differenziata alcuni concittadini mi confermano che, sovente, gli addetti non ritirano i sacchetti. Aspettiamo risposte dal sindaco, qualora ritenga opportuno
fornirle.
Domenico Racca – Cavallermaggiore
La privatizzazione dell’acqua pubblica
Riceviamo e pubblichiamo.
Io, cittadino saviglianese, sto riflettendo sul cambiamento climatico
globale, sulla fusione delle nevi e dei ghiacci, sul loro scioglimento e sulle forti
inondazioni che hanno portato alla scarsità dell’acqua a livello globale, che è
influenza negativa sull’approvvigionamento idrico e alimentare, sulla perdita
dei raccolti a causa della siccità che diverrà più frequente nei prossimi anni e
sull’aumento della piovosità in Africa che diminuirà la probabilità dello scatenarsi di conflitti. La diminuzione delle precipitazioni grava sulla produzione
agricola, sulla copertura del fabbisogno alimentare e sull’economia. Penso che
la politica internazionale abbia l’obbligo, in ogni Paese, di garantire un accesso regolare e adeguato dell’acqua per usi umani e agricoli, per evitare conflitti. Ogni Stato ha il suo piano d’azione per trovare le giuste coperture d’acqua.
Ho riflettuto sulle varie parole enunciate dai vari media e sui dibattiti pubblici a cui ho assistito sul possibile monopolio dell’acqua, su tutto il territorio della Granda, che sia pubblica o privata, tema sul quale la politica si sta dibattendo animatamente, vorrei dire la mia su tale dibattito.
In Usa è di uso privatizzare nelle aree urbane, nella convinzione che gli operatori privati siano più efficienti, meglio capitalizzati e forse più scrupolosi del
settore pubblico. La privatizzazione potrebbe semplicemente consistere in un
passaggio di monopolio dal pubblico al privato con la sola differenza che il
monopolista privato non ha vincoli di conquistare voti per le prossime elezioni, né nessun interesse a garantire l’accesso all’acqua potabile alle famiglie
che non sono in grado di pagare il prezzo di monopolio che massimizza il
profitto del monopolista. L’unico compromesso possibile (secondo l’economista Sachs) fra la proprietà pubblica e la privatizzazione potrebbe essere l’obbligo per i fornitori privati di offrire tariffe sociali, che garantiscano a ogni famiglia una quantità fissa d’acqua gratuita per soddisfare il fabbisogno minimo di sopravvivenza (bere, cucinare, lavarsi), il consumo al di sopra del minimo garantito sarebbe fatturato a metro cubo, al prezzo di mercato. È un sussidio intelligente che potrebbe essere anche utilizzato per l’energia elettrica, il
gas, la telefonia, ecc. I grandi consumatori e i ricchi pagherebbero a prezzo di
mercato il proprio fabbisogno d’acqua, se ne utilizzano di più rispetto a quella gratuitamente garantita, mentre i poveri non sottostarebbero alla logica dei
profitti e del mercato; se mantenessero le linee guida corrette sui consumi proposti gratuiti e utili alla propria sopravvivenza, pagherebbero solo la tariffa sociale univoca a tutti i consumatori del servizio idrico. Il fornitore dell’acqua potabile potrebbe essere rimborsato dalle casse pubbliche dei mancati guadagni sulle forniture minime gratuite.
Il futuro del capitalismo potrebbe essere quello di puntare all’obiettivo da rag-
giungere: un alto livello di reddito, crescita e innovazione; con un forte grado
di protezione sociale, così si avrebbe una spesa più contenuta in rapporto al
Pil. L’elevato prelievo fiscale alle aziende rappresenta danni per la prosperità
economica perché riduce l’incentivo ad assumere lavoratori, a risparmiare e
a investire. L’elevato prelievo fiscale al cittadino causa disoccupazione, aumento di povertà, disuguaglianze, peggioramento della salute e di prospettive di
vita. L’Italia è nella Comunità Economica Europea, è sul mercato. Sul mercato
dobbiamo sempre aspettarci di essere imbrogliati dal nostro prossimo appena
può. Le istituzioni, secondo il mio punto di vista, dovrebbero ambire a dare forti regole (definizioni di regole contrattuale tra lo Stato e l’impresa: regolamentazione del tasso di crescita dei prezzi, dei sistemi di sicurezza, sanitari, di rete, ecc.) al mercato e dovrebbero dare forti segnali di vicinanza al popolo e
alle imprese, così manterrebbe unita la società al suo interno e risolverebbe
tanti problemi al Paese. Sono favorevole al monopolio naturale; le economie
di scala più sono grandi e più farebbero sì che una sola impresa abbia costi unitari più bassi di numerose imprese all’interno del territorio. Investire a favore
del sociale porta benefici alti sia in prospettiva dei ricavi futuri che dei costi
attuali e futuri.
Daniele Baldo – Savigliano
«No alle unioni civili»
Riceviamo e pubblichiamo.
Nell’indifferenza generale e nel silenzio complice del mainstream
mediatico, il Parlamento italiano sta discutendo un disegno di legge che equipara le unioni fra persone dello stesso sesso al matrimonio. Infatti, due uomini o due donne che vivono insieme saranno giuridicamente equiparabili a due
coniugi, il che significa che un bambino potrà essere cresciuto da due persone
dello stesso sesso, dunque deliberatamente privato del papà o della mamma,
grazie all’istituto della Step Child Adoption. E significa che la strada per la normalizzazione della pratica dell’utero in affitto, tecnica abominevole per la produzione di bambini ad uso e consumo degli adulti, sarà spianata. È questo lo
scenario che si va delineando grazie al Ddl Cirinnà, sulle cosiddette “unioni civili”, un testo che in realtà annienta la nostra civiltà andando a minare la sua
cellula primaria, la famiglia. La stessa Monica Cirinnà, relatrice e prima firmataria del testo, in aula riferendosi a questo testo ha parlato di “un passo iniziale verso lo scardinamento, che già esiste nella nostra società, rispetto alla famiglia tradizionale fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna.”
Ancora una volta chiediamo: di fronte a tutto questo c’è ancora qualcuno che
prova un umano dissenso ed è pronto ad alzarsi in piedi? È arrivato il momento in cui non è più possibile stare a guardare: quando la famiglia viene
minacciata, quando il matrimonio è attaccato nella sua sostanza, quando i
bambini diventano oggetto di diritto, quando l’essenza stessa dell’essere umano è violata nella sua natura di uomini e di donne, occorre fare qualcosa. Arriva il momento in cui ciascuno è chiamato a fare la propria parte. Quel momento è adesso!
Scendi in piazza con le Sentinelle in piedi! 23 maggio: 100 piazze per la famiglia. Dopo aver realizzato 273 veglie in meno di due anni, portando 40mila persone in piazza, dopo la mobilitazione nazionale dello scorso 5 ottobre,
le Sentinelle in piedi invaderanno silenziosamente 100 piazze italiane, da Roma a Milano, da Trieste a Catania, da Torino a Messina passando per Cagliari, Firenze e Cuneo, in una mobilitazione senza precedenti.
Pubblicamente testimonieremo il nostro no al testo sulle cosiddette “unioni civili”, ribadiremo il nostro no ad ogni tentativo di introdurre l’ideologia gender nelle
scuole, come si sta cercando di fare in tutti i modi, rimarcheremo la pericolosità di un testo, il ddl Scalfarotto, che vuole introdurre il reato di opinione costruendolo sull’omofobia, termine studiato a tavolino per zittire chi non si allinea al pensiero unico. Ma saremo in piazza soprattutto per dire sì alla famiglia, cellula fondante della nostra società, sì al diritto di ogni bambino a crescere con il suo papà e la sua mamma, sì a una società che non rinnega, bensì valorizza la ricchezza di ciascun individuo e riconosce il bene oggettivo scritto in ognuno di noi e nella nostra essenza di uomini e donne.
Insieme resistiamo. In piedi, non ci pieghiamo. In silenzio, affermiamo che non
c’è legge che possa zittire le coscienze vigili. In piazza, testimoniamo che non
c’è menzogna che possa cambiare la realtà.
Non è più sufficiente dissentire fra le mura di casa, perché non c’è verità che
persuada e cambi davvero gli altri che non sia espressa pubblicamente e testimoniata davanti a tutti (informazioni su Facebook: Sentinelle in piedi; e-mail
[email protected]).
“Sentinelle in piedi”
La foto curiosa
“Il limon-polpo…”
(Foto scattata da Silvia Sabena – Savigliano)
Avete delle foto curiose? Portatecele in redazione (piazza Santarosa n. 21) o inviatecele via e-mail a [email protected]