CHI HA UCCISO IL “PICCOLO PRINCIPE”
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CHI HA UCCISO IL “PICCOLO PRINCIPE”
[IL CASO] DI PAOLO ROMANII U n giornalista, un sommozzatore, uno studioso della storia dell’aviazione tedesca. Questo l’improbabile terzetto che al termine di una lunga, difficile, minuziosa inchiesta è finalmente riuscito a svelare l’ultimo mistero, vecchio di 63 anni, che aleggiava sulla fine dell’aviatore e scrittore francese Antoine de Saint-Exupéry, autore del celeberrimo Piccolo principe, uno dei massimi best seller di tutti i tempi. «Sì è vero, sono stato io a abbattere l’aereo di Saint-Exupéry». È la rivelazione di Horst Rippert, un aristocratico tedesco oggi 88enne che nella Seconda guerra mondiale aveva CHI HA UCCISO IL “PICCOLO PRINCIPE” Stanato da un giornalista caparbio, confessa il pilota che abbatté Saint-Exupéry in volo combattuto come pilota della Luftwaffe. La testimonianza dell’aviatore è il clou di un libro appena pubblicato in Francia, intitolato Saint-Exupéry, l’ultime secret. Gli autori sono Jacques Pradel, noto giornalista radiofonico e televisivo, e Luc Vanrell, sommozzatore professionista che in questi ultimi tempi aveva esplorato i fondali marini al largo della costa fra Marsiglia e Tolone, e nel 2000 aveva ritrovato, presso l’isola di Riou, il rottame dell’apparecchio americano Lightning P-38 pilotato dall’autore del Piccolo principe. Nato nel 1900, Antoine de Saint-Exupéry era scomparso il 31 luglio 1944 al ritorno di una missione di ricognizione. Gli Alleati, sbarcati in Normandia il 6 giugno 1944, si preparavano a investire la Francia meridionale in Provenza. Avevano occupato la Corsica, dove avevano organizzato una base aerea a Borgo, vicino a Bastia. Saint-Exupéry era uno dei piloti della squadriglia incaricata di sorvolare la Francia meridionale per ricono64 AGOSTO 2008 CLUB3 scere il terreno e scattare fotografie aeree. Quel 31 luglio 1944 era decollato verso le 14.30 e avrebbe dovuto fare ritorno alla base due ore più tardi. Invece l’apparecchio e il pilota scomparvero senza lasciare tracce. Per oltre mezzo secolo si era pensato che l’aereo fosse precipitato in mare a causa di un guasto. Ma nel 1998, un pescatore di Marsiglia aveva trovato in fondo a una sua rete il braccialetto sul quale era inciso il nome dello scrittore: era identico a quello che portavano i piloti militari e servivano per identificarli. Il braccialetto mise il sommozzatore Luc Vanrell sulle tracce dell’apparecchio di Saint-Exupéry, o meglio dei rottami rinvenuti in fondo al mare nel 2000. Oltre alla carlinga del Lightning P-38, il sommozzatore trovò anche il motore di un Messerscmhitt, un caccia in dotazione alla Luftwaffe. Contattato da Vanrell, il giornalista Jacques Pradel ebbe l’idea di rivolgersi a uno studioso tedesco, Lino Von Gartzen, specia- In alto: Horst Rippert quand’era ufficiale. Sopra: Antoine Saint-Exupéry e, a destra, il suo libro più popolare lista della storia dell’aviazione. Con una pazienza da certosino, Von Gartzen spulciò gli archivi, fino a ritrovare i nomi dei piloti della Luftwaffe che quel giorno avevano effettuato missioni nel cielo della Francia meridionale. Uno dei superstiti era Horst Rippert, che dopo la guerra aveva lavorato come giornalista, anche alla Tv tedesca. Ormai pensionato, Rippert accettò di incontrare Von Gartzen, Pradel e Vanrell, e a sorpresa raccontò come erano andate le cose. Il 31 luglio 1944 il pilota tedesco era in servizio all’aerodromo di Milles, vicino Aix-enProvence, quando gli venne ordinato di decollare: i radar avevano avvistato un apparecchio sconosciuto che dopo aver sorvolato la regione di Annecy (Savoia) si dirigeva verso il Mediterraneo. Ripert decolla, perlustra la costa, non vede nulla, decide di rientrare alla base. Improvvisamente, poco lontano da Marsiglia, avvista un Lightning P-38 che vola a bassa quota. Racconta il pilota tedesco: «L’ho seguito e a un certo punto mi sono detto: ragazzo mio, o ti squagli o ti sparo. Mi sono fiondato nella sua direzione, e ho sparato. Non alla fusoliera, ma alle ali. Colpito, l’apparecchio è precipitato diritto in mare. Nessuno è saltato dall’abitacolo, il pilota non l’ho visto. Solo parecchi giorni dopo mi hanno detto che probabilmente avevo abbattuto Saint-Exupéry. Avessi saputo che era lui, di certo non avrei sparato. Per anni e anni ho sperato che avessero sbagliato a identificarlo. Lo ammiravo moltissimo. Soltanto dopo la guerra ho letto il Piccolo principe (pubblicato negli Usa nel 1943), ma prima della guerra avevo letto tutti i libri nei quali raccontava le sue avventure da pilota dell’Aéropostale: Volo di notte, Terra degli uomini, Corriere del Sud. Era capace di descrivere in maniera ammirevole il cielo, i pensieri dei piloti, l’ebbrezza del volo. I suoi libri avevano suscitato tante vocazioni di aviatori, anche in Germania. Avessi saputo… non gli avrei mai sparato. Ma eravamo in guerra: ho abbattuto un aereo nemico, pilotato da un uomo che non conoscevo». Perché Horst Rippert ha taciuto tutti questi anni? Risposta: «Volevo proteggere la mia carriera. Provate a immaginare cosa sarebbe accaduto se si fosse venuto a sapere che avevo ucciso Saint-Exupéry». Eppure l’ex pilota della Luftwaffe ha continuato a tenere la bocca chiusa anche da pensionato, quando la sua carriera era bell’e che finita da un pezzo. E se i caparbi giornalista, sommozzatore e studioso non lo avessero rintracciato, avrebbe portato nella tomba il segreto che si era tenuto dentro per 63 anni. 왎 “ ” Se avessi saputo che era lui, di certo non avrei sparato. Lo ammiravo moltissimo, avevo letto tutti i suoi libri CLUB3 65 AGOSTO 2008