La pittura vascolare

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La pittura vascolare
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TITOLO: La pittura
vascolare
La pittura vascolare:
tutto ciò che resta
della pittura greca
Vario utilizzo e
tipologie dei vasi
Vari stili di pittura
vascolare
Varie tipologie di vasi
Per quanto riguarda la pittura
dell’antica Grecia, non è rimasto
molto a testimoniare l’arte di un
popolo così evoluto in quanto
pochissimi oggetti sono arrivati sino
a noi. Tuttavia gli esperti d'arte
hanno potuto studiare numerosi
vasi dipinti che sono arrivati sino ai
nostri giorni.
Questo tipo di pittura, che viene
chiamata anche pittura vascolare,
rese molto famosi i ceramisti greci e
i loro manufatti vennero esportati in
altri paesi.
La ceramica dipinta veniva
impiegata per vari usi: domestico,
rituale, votivo o funerario.
Proprio la diversità di utilizzo
determinava la varietà delle forme e
delle dimensioni di questi vasi;
abbiamo ad esempio:
- l'anfora che veniva
utilizzata per conservare o
trasportare il vino, l'olio o il
grano;
- il cratere, invece serviva
per mescolare dei liquidi,
come il vino con l'acqua e
nei banchetti si
immergevano i boccali per
prendere da bere ed in più
di uno potevano svolgere
questa azione
contemporaneamente;
- la brocca veniva usata per
versare il vino o altri liquidi.
Poi vi erano altri vasi un po’ più
piccoli che servivano a conservare
oli profumati, profumi o altre merci
del genere (lékythos), mentre per
bere si usavano le coppe (kylix).
A seconda del periodo in cui
venivano realizzate le decorazioni
sui vasi greci, gli esperti hanno
potuto dividere stili ben precisi: lo
stile geometrico, lo stile
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Stile geometrico ►
Stile
orientaleggiante ►
Anfora funeraria del Dipylon, VIII sec. a.C., 155
cm., Atene, Museo Nazionale (stile geometrico)
Stile a figure nere su
sfondo rosso ►
Olpe protocorinzia, 640-630 a.C., Museo del
Louvre, Parigi (stile orientaleggiante)
Stile a figure rosse su
sfondo nero ►
Ercole ed Acheloo - Anfora Attica a figure nere
orientaleggiante ed uno stile con
figure umane, spesso inserite in
scene mitologiche.
Per iniziare a vedere qualche figura
umana come decorazione nell'arte
della ceramica, si dovrà aspettare
fino al VIII secolo a.C.: sui vasi
iniziarono a comparire le figure di
corpi umani, pitturati in modo molto
schematico e dalle forme
geometriche. Il busto era fatto a
forma di una sorta di triangolo, le
braccia filiformi, le gambe messe di
profilo, mentre la testa veniva
rappresentata da una piccola
semplice macchia nera.
Nel corso del tempo la
rappresentazione della figura
umana si modificò.
Si distinsero poi due tipologie di
pittura vascolare con figure umane:
la prima pittura è di stile a figure
nere su fondo rosso e si affermò a
partire dal VI secolo a.C. I soggetti
rappresentati erano scene
mitologiche e di guerra; le figure
dipinte, prevalentemente in nero,
spiccavano sul fondo naturale
dell’argilla che cuocendo assume
una tinta rossa. I particolari dei
corpi e delle vesti erano ottenuti
incidendo con una punta metallica.
Il secondo stile è a figure rosse su
fondo nero e si sviluppò attorno al
530 a.C. e furono rappresentate
sempre figure mitologiche con
l’intera superficie del vaso dipinta
con vernice nera lucida ad
esclusione delle figure che
venivano lasciate del colore rosso
dello sfondo.
I particolari non erano più incisi ma
dipinti con colori più o meno diluiti.
In questo modo l'anatomia dei corpi
diventava più ricca di dettagli. Il
chiaroscuro, che era ottenuto con la
vernice diluita, dava una sorta di
volume ai corpi dipinti. Sembrava
quasi che le figure umane
incominciassero a vivere nello
spazio e la profondità si otteneva
disponendo le varie figure su dei
piani differenti.
Probabilmente fu il pittore Polignoto
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Antikensammlung di Berlino (figure nere su fondo
rosso)
Achille: eroe mitologico
che viene cantato
nell’Iliade e anche
nell’Odissea da Omero.
È figlio di Teti e Peleo
ed è stato reso
invulnerabile dalla
madre che lo ha
immerso tre volte nelle
acque del fiume Stige
reggendolo soltanto per
un tallone, unico punto
vulnerabile del suo
corpo. Prese parte a
fianco dei greci nella
guerra di Troia e venne
ucciso dal dio Febo che
lo colpì nel tallone.
Aiace: eroe mitologico
figlio di Telamone e di
Peribea, sposo di
Tecmessa dalla quale
ebbe un solo figlio:
Eurisace. Era grande
amico di Achille il quale
gli aveva promesso che
in caso di morte gli
avrebbe dato la sua
armatura. Le armi, dopo
la morte di Achille,
furono date ad Ulisse e
per la disperazione si
suicidò.
Eracle: è un eroe della
mitologia greca, figlio di
Alcmena e di Zeus.
Nacque a Tebe ed era
dotato di una forza
Athena ed Eracle su un’anfora del Pittore di
Andocide, 530-515 a.C. Staatliche
Antikensammlungen, Monaco di Baviera (figure
rosse su fondo nero)
Achille a Aiace che giocano a dadi, anfora a figure
nere, 550-525 a.C., 61 cm, Roma, Museo EtruscoGregoriano.
di Taso ad introdurre nella ceramica
questo tipo di tecnica.
Dopo questo periodo però i
ceramisti si limitarono a riprodurre
sempre gli stessi modelli e temi,
così il predominio commerciale dei
prodotti greci cessò alla fine del IV
secolo a.C.
La tradizione greca si estese anche
alle colonie della Magna Grecia, in
particolare in Puglia, Lucania e
Calabria.
L’anfora di Achille e Aiace
La pittura a figure nere è stata
realizzata impiegando una
particolare vernice nera che una
volta cotta diventa lucida e si staglia
con grande contrasto sullo sfondo
della terracotta. Le figure che
vengono rappresentate nell’anfora
sono Achille e Aiace che giocano a
dadi in una pausa dei combattimenti
sotto le mura di Troia. L’artista ha
scelto un momento ben preciso
dell’azione che è quello quando gli
eroi hanno gettato i dadi e ciascuno
grida il numero ottenuto. La
disposizione delle figure è
simmetrica e le lance convergono
verso il cubo su cui stanno
giocando i due eroi. Achille si
riconosce perché ha l’elmo in testa
mentre il personaggio a destra è
colto con un atteggiamento molto
concentrato. La decorazione dei
manti, dei ricci delle acconciature e
delle barbe è finissima. Tutta la
scena risulta perfettamente
equilibrata, i due personaggi si
adattano alla forma panciuta
dell’anfora, le lance sono poste in
diagonale e gli scudi sono visti a tre
quarti.
Cratere di Eracle e Anteo
L’artista si chiama Eufonio e la
tecnica è quella di figure rosse su
sfondo nero. La scena rappresenta
Eracle che combatte contro il
gigante Anteo.
L’eroe, una volta liberatosi delle
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sovrumana.
Anteo: era re di Libia,
figlio di Poseidone e di
Gea. Egli era
praticamente invincibile
finché rimaneva a
contatto con sua madre
(la Terra), che gli
restituiva le forze ogni
volta che la toccava.
Il gigante venne
sconfitto da Eracle che
lo soffocò sollevandolo
da terra da cui traeva la
sua forza.
Pelope: è una figura
della mitologia greca. Il
suo dominio si estese a
tutta la penisola, che da
lui prese il nome di
Peloponneso, nonché
fondatore dei giochi
olimpici e signore della
città greca di Pisa. Era
figlio di Tantalo e Dione.
Dalla moglie Ippodamia
ebbe venti figli.
Ippodamia: è una figura
della mitologia greca,
figlia di Enomao.
La leggenda narra che,
data la sua bellezza, il
padre non voleva
separarsene. Tutti i
pretendenti erano
costretti ad una corsa
con i cavalli, il vincitore
avrebbe potuto avere la
sua mano. Un giorno
Ippodamia, innamorata
di Pelope, sabotò il
carro del padre e lo fece
vincere.
Particolare dell’anfora di Achille e Aiace che
giocano a dadi.
Eracle e Anteo in lotta, cratere a figure rosse, 520515 a.C., Parigi, Museo del Louvre.
Particolare del cratere di Eracle e Anteo in lotta.
armi e della pelle di leone ha
avvinghiato Anteo con una presa
alla spalla destra e si prepara a
sollevarlo da terra per ucciderlo
suscitando la disperazione delle
donne, in secondo piano forse la
madre e le sorelle del gigante. La
tensione estrema dello sforzo
contrae i muscoli di Eracle ma la
sua vittoria è anticipata, oltre che
dalla rottura del braccio destro di
Anteo, anche dal contrasto fra il suo
volto concentrato e sereno e
l’espressione sofferente del gigante.
Eracle è infatti l’eroe portatore di
civiltà che si oppone alla forza
selvaggia del suo avversario.
Anche in questo caso il criterio
della simmetria è evidente, ma
l’equilibrio e l’armonia vengono
ottenuti grazie all’espressione dei
due personaggi.
Pelope rapisce Ippodamia
Nell’anfora sono raffigurati Pelope
che rapisce Ippodamia
trasportandola su una quadriga da
lui guidata; la figura di Pelope è in
primo piano e la sua mano copre
parte della figura di Ippodamia che
si trova in piedi. Le ruote del veicolo
sono distanziate ed i cavalli sono
sovrapposti. La profondità e il
movimento sono espressi da
Pelope che volta la testa, dagli
animali in corsa e dalla figura
arretrata di Pelope.
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Pelope rapisce Ippodamia, V sec. a.C., anfora,
Arezzo, Museo Archeologico.