Piccole guerre in famiglia – GELOSIA FRATERNA
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Piccole guerre in famiglia – GELOSIA FRATERNA
13 S in alute I nutile negarlo, quasi tutti i genitori di fratelli prima o poi hanno provato un senso di scoramento e di impotenza di fronte all’ennesima manifestazione di gelosia tra i figli. Vedere due fratelli i quali, in barba allo stereotipo dell’amore incondizionato che dovrebbe legare i consanguinei, si attaccano e si provocano, a volte con notevole aggressività, può essere davvero sconcertante. Ma non è il caso di allarmarsi più di tanto: molti problemi, infatti, si possono risolvere se si riflette con calma sulla questione e si adottano alcune semplici strategie. Cominciamo dall’inizio: cos’è e come si manifesta il fenomeno della gelosia fraterna? Chiariamo innanzitutto che la gelosia non è una malattia, bensì un atteggiamento psicologico innato. Si dice sempre che nel bambino la gelosia deriva dal timore di perdere l’amore della madre: questo è vero, ma c’è un passaggio in più da tenere presente: il bambino infatti sviluppa questo timore perché lo spaventa il fatto che l’amore della madre non sia più esclusivo. Egli non è ancora in grado di comprendere (come invece fanno gli adulti) che la mamma può amare contemporaneamente lui e il fratellino: di conseguenza, pensa che se la mamma vorrà bene al fratellino non ne vorrà più a lui. Questa convinzione è anche rinforzata da quella complementare secondo la quale alla mamma deve bastare l’amore che egli stesso le dà. In pratica, il primogenito si chiede: “Perché alla mamma non basta il bene che le voglio io? Come potrà volermi bene se vuole bene al fratellino?”. Esistono poi condizioni in cui il bambino fa ancora più fatica ad affrontare la gelosia: questo accade, ad esempio, quando i secondogeniti sono due gemelli (perché la mamma ha ancora meno tempo, e perché competere con due è davvero troppo!), o quando il primogenito è già grandicello e quindi ha consolidato un’immagine di sé come “figlio unico” o, nei confronti dei nonni, “nipote unico”. Ci riferiamo al primogenito poiché è proprio lui l’unico figlio che si trova, per un periodo più o meno lungo, nella condizione di avere l’amore e l’attenzione dei genitori tutte per sé. I fratelli che nascono dopo, invece, fin da subito devono convivere con la necessità di condividere l’affetto e le cure dei genitori: questo, generalmente, rende il sentimento della gelosia più raro e meno destabilizzante. In compenso, spesso i fratelli minori sperimentano un altro tipo di sentimento, l’invidia, poiché si sentono inferiori rispetto ai fratelli più grandi, che inevitabilmente sono più abili e più autonomi. Sta ai genitori educare i figli in modo tale che entrambi i sentimenti vengano rielaborati in modo positivo, insegnando le strategie adatte per superarli (mostrando, ad esempio, che la gelosia si supera con la condivisione, mentre l’invidia non si risolve con la denigrazione ma con l’emulazione). Il ruolo educativo genitoriale è infatti fondamentale nella gestione dei rapporti tra i fratelli, poiché essi costituiscono il modello che i figli applicheranno alle future relazioni paritarie (nella coppia, con i colleghi, ecc.). Un’osservazione particolare va fatta a proposito dei figli unici: si crede che essi, non avendo fratelli, non sperimentino mai il sentimento della gelosia, e forse per questo siano dei bambini più felici. Ma non è vero: anche loro proveranno gelosia, anche se in modo diverso, ad esempio con difficoltà a condividere i propri giochi con gli amici, o vivendo con disagio le attenzioni che la mamma può dedicare ad altri bambini (ad esempio un nipote). Una domanda che i genitori si pongono sempre è: quando passa la gelosia? La risposta è che, purtroppo, non esiste un’età fissa in cui la gelosia Piccole guerre in famiglia Vi sorprende il fatto che molti genitori, per descrivere l’atmosfera che si crea in casa in seguito allo scatenarsi della gelosia del primogenito per il fratellino appena arrivato, trovano che la definizione migliore sia “guerra civile”? Se anche voi siete genitori di più di un bimbo, probabilmente no. La gelosia fraterna è infatti un problema molto comune nel momento in cui i figli diventano più di uno: è importante quindi capire come funziona e quali sono le migliori strategie per uscirne... incolumi! GELOSIA FRATERNA scompare dal rapporto fraterno: essa semmai è variabile e si manifesta in modi diversi secondo l’età; se i genitori avranno compiuto un buon lavoro educativo, infine, sarà superata con strategie positive mano a mano che il bambino cresce. La gelosia si manifesta in modo diverso a seconda dell’età del bambino e di quella del fratellino: durante la gravidanza, il primogenito può desiderare che il bambino non nasca mai (talora egli chiede alla mamma di “non farlo uscire dalla pancia”), mentre dopo la nascita si possono manifestare capricci, aggressioni mascherate (il bambino finge di accarezzare il fratello, invece gli dà un pizzicotto), rimproveri alla madre (in forma esplicita o con comportamenti aggressivi o evitanti), lamentele immotivate (spesso basate sull’accusa rivolta ai genitori di “fare differenze” tra i figli), regressioni (il bambino torna a fare la pipì a letto, vuole il biberon, vuole più coccole), aggressività fisica o, al contrario, eccessiva disponibilità e attenzione nei confronti del fratellino (questo atteggiamento indica che il primogenito percepisce il lato aggressivo della gelosia e ne è spaventato, perciò reagisce comportandosi in modo opposto). Quando i fratelli crescono, infine, la gelosia si manifesta spesso con litigi, a volte anche violenti. Di fronte a tutto questo, come devono comportarsi i genitori? Distinguiamo tre tipologie di consigli, in rapporto all’età dei bambini: Durante la gravidanza • coinvolgere il primogenito mostrandogli le ecografie e facendogli toccare la pancia, facendolo partecipare alla scelta del nome e alla preparazione di vestitini, culla, ecc. • senza scendere in dettagli che potrebbero confonderlo, spiegargli che sta arrivando un fratellino (se il primogenito è piccolo, conviene farlo quando la pancia è già evidente) e cosa succederà (la mamma andrà in ospedale per qualche giorno e poi tornerà con il fratellino) • aumentare l’autonomia emotiva del bambino rafforzando il rapporto con il padre, insegnandogli a dormire da solo se prima dormiva nel lettone, abituandolo a stare con altre persone (ad esempio i nonni) • se la nuova nascita renderà necessario modificare la cameretta, farlo un po’ prima, in modo che il bambino non colleghi l’arrivo del fratellino ad una diminuzione dei suoi spazi • frequentare, se possibile, parenti o amici con neonati, per fargli capire come è fatto un neonato e di quali cure ha bisogno. Dopo la nascita • farlo partecipare alla cura del neonato, senza forzarlo e senza avere eccessiva paura che toccandolo possa fargli del male • ricordargli di quando era piccolo come il fratellino, per fargli capire che anche lui è stato amato e accudito come lo è ora il nuovo nato • farlo stare di più con il papà, in modo che soffra meno per il fatto che la mamma gli può dedicare un po’ meno tempo (attenzione però a non eccedere, creando uno schema rigido “mamma sta col neonato/papà gioca con il primogenito”) • rispettare i rituali rassicuranti, come quello della fiaba prima della nanna • ritagliare alcuni momenti per stare soltanto con lui, per fargli sentire che non riceve meno attenzioni e amore di prima • valorizzare le sue qualità e le sue conquiste, lodandolo per come è bravo con il fratellino (perché lo sopporta quando piange, lo fa ridere, ecc.); in particolare, per scoraggiare i comportamenti regressivi, sottolineare i vantaggi dell’essere “grande” (si può andare a letto più tardi, si può mangiare la pizza, ecc.) • mantenere le stesse regole di prima che arrivasse il fratellino e continuare a fare con il primogenito le stesse cose, insegnandogli però che ci sono delle differenze (spiegargli, ad esempio, che la mamma giocherà con lui, ma dopo aver dato il latte al neonato) • dire a parenti ed amici in visita che non si precipitino a vedere il neonato, ma dedichino prima un po’ di attenzioni anche al primogenito • rassicurare il bambino sul fatto che il fratellino non sarà sempre neonato, ma crescerà e diventerà un compagno di giochi • essere in generale pazienti e tolleranti, ma sempre coerenti nelle strategie educative. Quando i due bambini sono cresciuti (e litigano spesso) • garantirne l’incolumità: spesso i bambini si picchiano o si tirano addosso degli oggetti • associare sempre alle punizioni per comportamenti sbagliati l’insegnamento di quelli giusti • insegnare ai bambini a manifestare l’aggressività con le parole e non fisicamente • insegnare loro a chiedere scusa • punire con coerenza e costanza (ma anche con ragionevolezza) i comportamenti inaccettabili • rimuovere le cause scatenanti (ad esempio la fame o la stanchezza, che rendono più litigiosi) • insegnare ai fratelli a parlarsi fra loro e non tramite la figura autorevole della mamma (se uno dei due ricorre alla madre dicendo “Mamma, mi ha preso la palla”, gli si potrebbe rispondere: “Va’ e digli di ridartela”, senza intervenire direttamente) • sottolineare i momenti in cui vanno d’accordo e crearne l’occasione, ad esempio tramite lavoretti da fare tutti insieme. Al di là di tutti i consigli, comunque, vale sempre la regola del buon senso e della serenità: col tempo e con l’educazione la gelosia fraterna tende ad attenuarsi, e ricordiamoci sempre che noi stessi, da piccoli, abbiamo litigato infinite volte con nostro fratello o nostra sorella, ma ciò non toglie che crescendo abbiamo sviluppato con loro un legame d’affetto tra i più forti di tutta la nostra vita. Ada Moretti