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Mondo zero3 n. 3:Layout 1 05/12/2013 11.45 Pagina 4 crescere insieme Arriva il secondo... ome vive il bambino il sentimento della gelosia? Quali sono le difese che il bambino mette in atto alla manifestazione della gelosia all'interno della sfera familiare? In quali situazioni fa la sua comparsa? Come intervenire per non influire nella sua naturale risoluzione? I fratelli si appoggiano, si aiutano, si imitano, imparano a competere, a negoziare e cooperare, a creare un legame affettivo, ma tutto questo ovviamente si struttura nel tempo. Ciò che invece può apparire evidente sin da subito è l’esplosione di gelosia del primo figlio verso l’intruso, che lo ha detronizzato nel regno dell’amore assoluto dei suoi genitori. Si è portati a pensare che essere nati dagli stessi genitori ci faccia divenire fratelli, dimenticando che tale condizione non presuppone il solo aspetto genetico. Il rapporto fraterno ha, infatti, bisogno di essere costruito, educato e curato giorno per giorno e, come ogni altro rapporto, non può essere dato per scontato. La straordinaria unicità di questo legame fraterno può combinare al suo interno caratteristiche diametralmente opposte: di rivalità e complicità, di odio e amore profondi (Cigoli, Scabini, 1997). Il passaggio dalla triade mamma-papà-figlio a una dinamica affettiva più ricca e complessa costituita dalle molteplici interazioni con uno o anche più fratelli, cambia gli equilibri esistenti all’interno del quadro familiare. Tale legame ha la peculiarità, oltre a non essere volontario, di essere, tra i legami familiari, quello che va incontro ai molteplici cambiamenti del ciclo vitale individuale e familiare, dal momento che accompagna per più tempo in tutto l’arco di vita. C sviluppare capacità di risoluzione dei conflitti ampliabili ad altri contesti. La gelosia e talvolta l’invidia che i fratelli provano l’un l’altro sono sentimenti che, anche se dolorosi, rappresentano una prova importante per la cre- Qualche consiglio per sostenere i genitori nell’affrontare serenamente con il bambino la nascita del fratellino/sorellina Innanzitutto è utile per il bambino venire a conoscenza quanto prima di che cosa sta accadendo dentro la mamma e che cosa cambierà a distanza di mesi, senza però enfatizzare eccessivamente l’evento. Se il bambino manifesta sentimenti negativi nei confronti del nascituro, i genitori potrebbero fargli notare che si tratta di un evento normale avere dei fratelli. Un modo concreto potrebbe essere quello di fargli passare un po’ di tempo a stretto contatto con una famiglia dove sono presenti più figli, per rendergli evidente che la presenza del più piccolo non impedisce al più grande di essere amato dai genitori. I genitori poi potranno anche rasserenare il figlio sul fatto che non Rivalità, conflitto e gelosia La rivalità è scatenata nella maggior parte dei casi dal voler occupare un ruolo all’interno della famiglia, dalla richiesta di attenzioni da parte dei genitori o per il possesso di un giocattolo. Connessa alla rivalità vi è la conflittualità, la quale, in dosi moderate, viene ritenuta indispensabile al fine di 4 deve voler bene per forza al bambino che arriverà, alleggerendo così il suo senso di colpa per la sua gelosia. Al fine di una maggior comprensione da parte del bambino sul che cosa sta succedendo e che cosa sta cambiando, si può mostrargli un album di quando la mamma era in sua attesa. Le fotografie, supportate dalla semplice spiegazione di come è cresciuto all’interno del grembo materno e del bisogno di cure che da neonato ha a suo tempo ricevuto, può servire per meglio tollerare le cure che poi saranno riservate al più piccolo al momento della nascita. Un approccio graduale con il fratello appena arrivato è sempre preferibile, senza forzature (non è detto che il bambino debba andare a trovare in ospedale la mamma quand sto pa forzatu verrà a inevita Judy D studi, lità de “uman nato. S rivolge parla d da per mente capire una “c person menti che: q per av iniziar una re ed em I genit figlio m ruolo a con il za al llego di ombam- sta rargli sa. Le alla come el bisonato o, può are le ervate to con il è a foril a tromma Mondo zero3 n. 3:Layout 1 05/12/2013 11.45 Pagina 5 qualcosa di cui un altro soggetto è possessore, nel caso della gelosia si percepisce una minaccia all’integrità della relazione diadica esclusiva, che sia questa di natura amorosa, fraterna o di altro tipo. Tale sentimento può essere sintetizzato come la richiesta di un soggetto di “amore esclusivo” e il timore di perdere questo amore a causa di un altro, ritenuto migliore. Generalmente si pensa a essa come problema, un sentimento da prevenire e contrastare, ma Winnicott (1993) fu il primo a parlare della gelosia in senso positivo: “La gelosia normale è salutare. La gelosia nasce dal fatto che i bambini amano. Se non sono capaci di amore, non dimostrano nemmeno gelosia”. I figli unici non sono esenti dalla gelosia, hanno solamente meno occasioni quotidiane per farla emergere. Molte possono essere le manifestazioni della gelosia in seguito alla nascita di un fratello e ciascuno ha il suo modo di esprimerla. Alcune manifestazioni sono più eclatanti, vistose, chiare e scita del bambino e testimoniano la sua capacità di amare. La gelosia è un sentimento “naturale”, un’emozione comune a tutto il genere umano. Mentre alla base dell’invidia vi è il desiderio di ottenere quando ha partorito, se questo passo risulta per lui una forzatura). Il loro rapporto verrà al principio mediato inevitabilmente dai genitori. Judy Dunn, durante i suoi studi, ha notato l’essenzialità della preparazione di “umanizzazione” del neonato. Se la mamma, infatti, rivolgendosi al primogenito, parla del neonato in modo da personalizzarlo precocemente, aiuterà il bambino a capire che il neonato non è una “cosa”, ma una piccola persona, con i suoi sentimenti e le sue caratteristiche: questo sarà molto utile per avvicinarsi al piccolo e iniziare a instaurare con lui una relazione più affettuosa ed empatica. I genitori devono aiutare il figlio maggiore a trovare il ruolo adatto nel rapporto con il nuovo arrivato; ad esempio il grande può fare da “assistente” nel portare i pannolini mentre la mamma sta cambiando il piccolo o da “aiutante” intrattenendo durante la pappa o il bagnetto, da “maestro” nelle occasioni in cui cerca di intuire le sue esigenze o di interpretare cosa sta esprimendo e, infine, da “compagno di giochi”. Non sempre questi ruoli sono attuabili da subito: se il bambino rifiuta tali compiti di accudimento, insistendo si corre il rischio che egli arrivi a vedere la condizione di fratello come una fatica. Un buon comportamento potrebbe essere quello di organizzare la stanza per il figlio più grande, già prima del parto, in modo che il bambino possa consolidare l’idea di avere una stanza o uno spazio proprio, arredato come vuole lui, in cui può sistemare le sue cose. Si possono attaccare i suoi dise- gni, le sue foto, mettere una sua mensola o un armadio per mettere i suoi giochi e “proteggerli” quando il fratello sarà in grado di prenderli. La definizione di uno spazio personale è importante perché lo aiuta a conquistare la propria dignità e lo porta al rispetto degli spazi altrui e delle regole sociali. L’importante è non cadere in quelli che Zazzo (1978) definisce “errori educativi”. Il primo errore sarebbe, con l’arrivo del fratellino, di affidare al primogenito responsabilità e incarichi prematuri perché ritenuto “grande”. Sottolineare il fatto che è grande specialmente quando gli si richiedono rinunce o atteggiamenti pazienti verso il piccolo, rischia infatti per il bambino di rappresentare uno svantaggio, quando in realtà dovrebbe essere una condizione che comporti anche privilegi derivati dall’essere “il più grande”, 5 come andare a letto un po’ più tardi, interagire con mamma e papà in maniera differente, possedere una cameretta propria, andare al nido a giocare e a casa di amichetti e così via. Altro errore comune è dire che si amano entrambi i figli allo stesso modo. Tale dichiarazione non può essere veritiera, non perché uno dei due fratelli viene amato meno dell’altro, ma perché essendo due individui con personalità, interessi e caratteri diversi, si amano ciascuno per le proprie caratteristiche individuali. Si deve prendere atto delle loro differenze, aiutandoli a sentirsi amati per quello che realmente sono e per le loro peculiarità. I genitori devono essere percepiti disponibili a dividere il loro affetto e le loro preoccupazioni con i loro figli presi singolarmente e che non allevano e non amano la prole in maniera collettiva. Mondo zero3 n. 3:Layout 1 05/12/2013 11.45 Pagina 6 focarlo. Sono cambiamenti così fulminei da far dubitare il genitore della buona fede del figlio e che esprimono l’ambiguità dei sentimenti che il bambino prova nei confronti del nuovo arrivato. Atteggiamenti del medesimo tipo si possono manifestare anche nei confronti di perfetti estranei o di figure vicine al bambino (ad esempio, al nido) ma che non siano i genitori: è un modo più semplice di manifestare le possibili emozioni di rabbia e delusione per quello che egli vive come un tradimento da parte della figura genitoriale. • Richiesta di contatto, regressione, esibizionismo Se il bambino crede di aver perduto l’amore della mamma, può manifestare comportamenti molto affettuosi nei suoi confronti, quasi morbosi: non la lascia mai e si sottomette a lei nel tentativo di “riconquistarla”. La sua richiesta di contatto fisico rivela il continuo bisogno di rassicurazione di non aver perso il legame materno a causa del nuovo arrivo in famiglia. Si osservano dunque comportamenti di tipo regressivo o anche esibizionista, per attirare l’attenzione e accertarsi della presenza degli occhi del genitore su di sé. • Eccessive premure e diniego Anche nel caso in cui il bambino si comporti in maniera troppo obbediente e troppo premurosa nei confronti dei genitori, e in particolar modo del fratello, può costituire una manifestazione del sentimento di gelosia. L’ansia manifestata per la salvaguardia del piccolo potrebbe avere alla base la paura di esprimere aggressività verso di lui; infatti, se questa viene vissuta in maniera molto intensa, può far sentire il bambino sopraffatto dalla propria distruttività e può far temere che abbia conseguenze realmente disastrose per il piccolo. riconoscibili; altre, più nascoste e subdole, si manifestano in modo indiretto, attraverso forme più complesse. • Aggressività verbale o fisica La manifestazione più esplicita della gelosia è l’aggressività, verbale o fisica. Solitamente si tratta di aggressioni “mascherate”, nelle quali il bambino improvvisamente trasforma un’azione tenera o affettuosa verso il fratello in un’azione violenta: un bacio diviene un morso, una carezza uno schiaffo, un tenero imboccarlo un tentativo di sof- E se mio fratello... La particolarità della condizione di sibling è quella di fondare la crescita degli individui che ne fanno parte e lo sviluppo della identità di ciascuno di essi attraverso il continuo scambio con i fratelli. Nel caso in cui all’interno della relazione fraterna uno dei componenti sia affetto da una qualunque disabilità, rende più difficili questi processi. Nei casi di fratria in cui vi è la presenza di un disturbo di tipo autistico, ad esempio, questo non consente un rapporto di comunicazione biunivoco tra fratelli, come d’altro canto un forte ritardo psico-motorio potrebbe determinare un innaturale sorpasso generazionale, portando nel tempo il fratello minore a diventare a tutti gli effetti, fisicamente e/o psicologicamente, il fratello maggiore. Nel caso in cui sia il primogenito a presentare una disabilità, la situazione per fratelli e/o sorelle che verranno dopo di lui è spesso più facile da accettare, poiché sin dal primo momento dovranno adattarsi a un fra- tello diverso, ma essere il primogenito di fratelli “sani” può comportare situazioni psicologiche problematiche. Egli, infatti, potrà provare gelosia per il fratello più giovane che, essendo sano, potrà fare cose che lui non sarà in grado di fare o comunque non in maniera autonoma. Nel caso in cui invece la situazione sia opposta, ovvero ad essere sano sia il primogenito e ad avere un handicap sia il fratello venuto dopo di lui, il manifestarsi del sentimento di gelosia avverrà per ragioni diverse. La dinamica familiare viene sconvolta, le preoccupazioni, le premure e l’affetto sembrano rivolti solo verso il bambino che presenta problemi, generando nella fratria la sensazione che i genitori non hanno più tempo da dedicargli. Si forma il dubbio sull’uguaglianza dell’amore distribuito dai genitori: il bambino vorrebbe che ci si occupasse di lui come ci si occupa del bambino nato con delle difficoltà. Solidarietà, rispecchiamento e affetto Al di là dei conflitti e delle gelosie, i fratelli (così come i compagni di giochi al nido o i cuginetti per i figli unici) sono importanti oggetti d’amore in cui ci si identifica e con i quali emergono caratteristiche di sostegno vicendevole. La solidarietà fraterna viene ulteriormente rafforzata nell’ambito del gioco. In alcuni casi è possibile notare, sin da quando i bimbi sono piccoli, l’interesse reciproco: entrambi sentono la mancanza in momenti di assenza di uno dei due e l’uno manifesta la propria felicità nel veder riapparire l’altro. Si instaura dunque un’autentica attenzione all’altro, che in particolar modo induce il fratello più piccolo a veri e 6 Mondo zero3 n. 3:Layout 1 05/12/2013 11.45 Pagina 7 Fratellastri? Un esempio di rapporto tra fratelli è rappresentato dalle famiglie allargate, nelle quali la presenza di figli appartenenti a più matrimoni di uno o dell’altro genitore o di entrambi crea delle dinamiche familiari differenti. Rivalità e gelosia possono nascere dalla competizione per la riconquista dell’affetto, dell’attenzione e della disponibilità del genitore naturale nei propri confronti. L’integrazione di figli appartenenti a una coppia con figli/figlie frutto di altri legami è una funzione che spetta soprattutto alla coppia genitoriale. Anche il “nuovo genitore” deve farsi accettare dai figliastri e talvolta possono capitare occasioni nelle quali egli dedichi a loro attenzione e li gratifichi, suscitando la gelosia dei figli naturali. La gelosia potrebbe trovare la propria manifestazione attraverso dispetti, denigrazioni, attacchi di rabbia e aggressività nei confronti dei fratellastri o, al contrario, attraverso regressione nell’autonomia, chiusura in se stessi, sintomi depressivi o di totale indifferenza nei confronti dei fratellastri e della nuova situazione. propri atti di emulazione nei confronti del maggiore. Egli rappresenta, nei momenti di vicinanza col fratellino, “una base e una guida sicura” su cui fare affidamento e appoggiarsi nei momenti di insicurezza e di esplorazione del mondo. Ciò che determina in modo fondamentale la possibilità di riconoscersi come fratello o sorella è il fenomeno del rispecchiamento attraverso il quale il soggetto sviluppa la capacità di identificarsi come membro di un insieme. Tale processo risulta fondamentale nella relazione fraterna poiché offre l’opportunità, all’interno di una relazione di tipo paritetico, di riconoscersi e di contribuire alla formazione di se stesso (Brunori, De Nunzio,1999). Bibliografia per bambini A. Casalis, M. Campanella, Topo Tip. “Ma io volevo un fratellino!”, Dami, 2006. L. Cousins, Un fratellino per Zazà, Mondadori, 2000. P. Oud, Luca avrà una sorellina, Clavis, 2011. M.F. Floury, F. Boisnard, Coniglietto Bianco ha una sorellina, Mondadori, 2003. R. Giudetti, M. Eccli, Sempre capricci, Erickson, 2002. L. Scuderi, Allegria gelosia per piccino che tu sia, Fatatrac, 2010. Nicoletta Venanzi Bibliografia S. Capodieci, Fratelli e sorelle. Hänsel e Gretel o Caino e Abele, San Paolo, Milano 2003. P. Coles, Le relazioni fraterne nella psicoanalisi, Astrolabio Ubaldini, Roma 2004. A. 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