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Enrico: "Ho girato il mondo come pasticciere, ora vivo a
Cagliari in un tugurio di 25 mq"
9 Giugno 2013 ore 18:45
Categoria:
Storie / Storie
URL della pagina:
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Data scaricamento: 15 Marzo 2017 ore 02:49
Da New York a Londra a sfornare dolci: ma una malattia gli ha portato via la professione. Nonostante le sue qualifiche, da bagnino a guardia giurata a
manutentore, non trova lavoro ed è passato da una casa di 10 mq a una fatiscente di 25 - FOTO
Ci sono storie di persone etichettate come cibi nel grande e generico contenitore chiamato “crisi”. Ma
dietro le “storie della crisi” ci sono nomi, come quello di Enrico, e vite di persone che si sono incrociate
fatalmente con i freddi numeri dell’economia, polverizzandosi. Quella stessa “polvere bianca” che ha
portato in giro per il mondo Enrico, la farina con la quale produceva i suoi dolci, è diventata la causa
della sua lenta rovina. “Un’allergia mi ha costretto ad abbandonare il lavoro che amavo – racconta il
cagliaritano di 47 anni, orgoglioso e nostalgico dei suoi trascorsi di vita e del suo mestiere- dal 1980 al
1998 ho sempre fatto il pasticciere in giro per il mondo e per i villaggi turistici. A causa di un’allergia ho
dovuto abbandonare tutto: sono stato anche ricoverato per aver sviluppato una grave forma asmatica”.
Da New York a Londra, passando per Milano e la sua amata Sardegna a sfornare dolci, la vita di
Enrico, che nonostante tutto non si è perso d’animo e si è dato da fare imparando diversi mestiere e
prendendo qualifiche di vario genere, è diventata amara. A Cagliari è passato dal vivere in uno
scantinato a Castello di circa 10mq a 200 euro al mese “senza neppure una finestra”, alla sua attuale
residenza di 25mq “nella quale vivo da 5 anni e pago un canone di 250 euro mensili – racconta- che
non riesco più a onorare da gennaio. Qui tutto è fatiscente e a mio carico, anche la disinfestazione di
topi e scarafaggi, e ricevo minacce verbali dal primo giorno in cui sono venuto ad abitarci, seppure con
contratto regolare, tanto che ho dovuto mettere un avvocato a gratuito patrocinio e fare una denuncia ai
Carabinieri. Ora rischio uno sfratto esecutivo”.
Perso a malincuore il lavoro da pasticciere, Enrico non è rimasto a compiangere le incertezze della sua
generazione e dei nostri tempi, ma ha cercato di acquisire nuove professionalità. E il suo curriculum è
denso come il tempo che ha trascorso da un ente all’altro a cercare di far sentire la propria voce: “ Ho
diverse patenti – spiega Enrico- sono stato anche autista di autobus del Ctm nel 2008 e guido gli
autoarticolati. Sono manovratore ITV e ho lavorato al Porto canale di Cagliari, sono stato titolare di una
videoteca e per tanti anni ho fatto la guardia giurata e ho lavorato nella sicurezza notturna. Nel 2006 ho
anche preso il brevetto di bagnino. Adesso, quando mi capita, faccio lavori di manutenzione per
impianti elettici, riparazioni idrauliche, montaggio di condizionatori”.
Tuttavia Enrico è senza una casa degna di essere chiamata tale (GUARDA LE FOTO), solo con le sue
qualifiche che non gli consentono comunque di trovare un lavoro che gli garantisca di condurre
un’esistenza serena, e senza una famiglia. Un’inerte e insopportabile siesta della vita che, racconta,
l’ha portato a pensare più di una volta anche al suicidio: “Non è semplice abituarsi a queste solitudini
incerte e intempestive che il destino ti regala e che puoi solo subire a malincuore – denuncia Enrico- e
allo stesso tempo vedersi sbattere le porte in faccia da tutti gli enti, che ti ripetono sempre le stesse
cose come fosse una litania. Ma se non mi aiuta il Comune, se non mi aiuta lo Stato, chi mi dovrebbe
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aiutare? Vedete che son loro che istigano al suicidio, vedete che sono crimini di Stato e non suicidi!
Sono omicidi da parte loro, ti rovinano la mente sino al punto di portarti a farla finita. Io ho fede e non
l’ho fatto. Ma quante persone nella mia situazione, gente che voleva un aiuto e un lavoro per poter
camminare con le proprie gambe, e non per vivere di assistenzialismo, alla fine è crollata e si è tolta la
vita? Tante, troppe”.
Andando oltre i gesti desolati, la fede e le situazioni collettive, Enrico non vede comunque un orizzonte
davanti a sé che non sia il lavoro occasionale e giornaliero che può capitargli con un po’ di fortuna: “Se
agli extracomunitari vengono assegnate case e buoni spesa, o vengono pagate le bollette di luce e
acqua, se il lavoro viene dato agli ex tossicodipendenti o ex carcerati perché ci sia una reintegrazione
nella società, in un certo qual modo lo Stato mi sta suggerendo: Enrico vai a rubare, poi quando sarai
dentro ti daremo un lavoro. Oppure, Enrico gioca d’azzardo, bevi e drogati e quando uscirai dalla
comunità di recupero sarai agevolato. Io non voglio giudicare nessuno – ci tiene a precisare Enrico- ma
quando ti portano via tutta la tua vita e tutti i tuoi sogni e le passioni, certi ragionamenti anche facili e
immediati sei quasi costretto a farli e condividerli con gli altri”.
E le passioni di Enrico sono state tante, tra tutte l’amore per i motori e le motociclette. “ La mia
passione per le moto è trentennale – dice Enrico- ho avuto tre moto e una macchina. Ho dovuto
vendere tutto, ora ho solo una vecchia moto e una bicicletta, gli unici mezzi che utilizzo, con
parsimonia, per spostarmi per lavorare quando mi capita di poter fare qualcosa”. Tra le varie
esperienze di vita il 47enne cagliaritano annovera anche proposte poco lecite per fare soldi facili: “Mi è
passata davanti agli occhi anche la droga – racconta- soldi facili, ma io sono una persona onesta e non
avrei mai potuto farlo. Piuttosto che dare una dose a qualcuno, meglio se gli spari con una pistola: tanto
lo stai uccidendo comunque. Voglio solo un lavoro onesto per vivere e pagare un affitto”. D’accordo con Enrico abbiamo deciso di lasciare qui il suo numero di telefono, se qualcuno volesse
contattarlo: +39 3384626554
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