il veronese in pillole
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IL VERONESE IN PILLOLE Dicembre 2015-Numero 2 SCUOLA APERTA E GIORNATE IN AULA PER FAR CONOSCERE IL VERONESE Appuntamento il 9 e il 10 gennaio per le visite e tutto il mese per assistere alle lezioni Sabato 12 e domenica 13 dicembre i ragazzi di terza media, insieme ai genitori, hanno potuto visitare la nostra scuola grazie al progetto ‘’scuola aperta’’. Ad accogliere i visitatori c’erano docenti che, aiutati dagli alunni che si sono resi disponibili, hanno illustrato l’offerta formativa della nostra scuola. Quest’anno, a differenza del passato, i ragazzi delle medie hanno potuto conoscere i nostri indirizzi in modo nuovo. Sono stati, infatti, creati dei percorsi tematici per ogni indirizzo, in modo da dare informazioni mirate senza annoiare. La referente del progetto, la professoressa Riolfo, è rimasta piacevolmente colpita dal numero di persone interessate a frequentare il nostro istituto. Ci saranno altre due giornate di ‘’scuola aperta’’ a gennaio: appuntamento sabato 9 dalle 15 alle 18,30 e domenica 10 dalle 9,30 alle 12,30. Infine, i ragazzi che saranno davvero interessati a conoscere nella quotidianità il nostro istituto, potranno chiedere di essere inseriti in una classe per un giorno, per sperimentare la vita da liceale in tutti i suoi aspetti. Sabina Butnaru CORSO DI GIORNALISMO, UNA LEZIONE DI VITA “Ecco perché lo frequento da quattro anni” Uno spettacolo teatrale interpreta con originalità i Uno dei fiori all’occhiello del nostro istituto è, senza alcun dubbio, il corso di avvio al giornalismo. Questa attività è condotta, oltre che dai docenti Laura Bon e Arturo Ricciardi, dal giornalista professionista Sergio Zanellato. Sin da quando mi sono iscritto in questo liceo, ho trovato questo corso molto affascinante e anzi, se devo essere sincero, è stato uno dei motivi che mi ha spinto ad iscrivermi qui ,ormai quattro anni fa. Da quell’anno non ho più perso un’edizione; molti si sorprendono quando lo dico, ma io posso affermare che il corso di giornalismo mi ha arricchito di anno in anno sia dal punto di vista nozionistico, sia come persona. Sono del tutto convinto, infatti, che accanto alle informazioni di tipo teorico (che sono comunque diverse ogni anno) il corso abbia rappresentato per me uno stimolo a crescere, mi abbia insegnato ad aprire gli occhi sul mondo, facendomi notare come sia possibile trovare la notizia in ogni luogo, oltre che aiutato a formare una mente critica riguardo a quanto si legge tutti i giorni nei mass media. Voglio concludere quindi dicendo innanzi tutto che per me più che di un corso di giornalismo si è trattato di un “corso di vita” e mi sento di rivolgere a tutti un appello a frequentarlo, dato che è utile sia dal punto di vista scolastico che personale e che, se seguito con lo spirito giusto, non vi lascerà delusi. Alberto Carrer QUANDO SHAKESPEARE INCONTRA DANTE classici In concomitanza con il quattrocentesimo anniversario della morte di Shakespeare, gli alunni dell’istituto hanno deciso di mettersi alla prova partecipando alle audizioni per la compagnia teatrale della scuola. Si tratta di un progetto che, coordinato dalle prof.Garbin, Crosato e Musumeci, punta a mettere in scena uno spettacolo teatrale che rivisita la figura del grande artista e di altri classici. E, in occasione delle audizioni, i ragazzi hanno dato prova delle loro abilità recitative interpretando un monologo di Shakespeare, ma si sono mostrati anche provetti ballerini o cantanti. accettati. Tutti sono stati Il copione scritto da John Bleasdale, dell’ll’Università Ca’ Foscari di Venezia, presenta Shakespeare alle prese con altri autori del passato: da Virgilio a Dante a Boccaccio. Per saperne di più non resta che attendere lo spettacolo, in scena a fine anno. Francesco Casagrande e Isabella Cervi LA CRONACA: DAL CARCERE AL CUORE DEGLI STUDENTI Tre detenuti del ‘’Due Palazzi’’ di Padova emozionano il Veronese LE SENSAZIONI: “PRIGIONIERI DI CHE COSA?” Lacrime e sgomento a contatto con i detenuti Carcere uguale prigionia, carcerati uguale prigionieri, A prendere la parola è Ulderico. In seguito ad una crisi dovuta all’abuso di psicofarmaci, l’uomo uccide inconsapevolmente la moglie, tentando in seguito di togliersi la vita e attentare a quella del figlio. Ulderico è un uomo di sessant’anni circa. Un uomo distrutto emotivamente, un uomo che procede la sua vita per inerzia o meglio per un'unica forza centripeta, il figlio. Ulderico è ancora in carcere, ma in una situazione di semi libertà grazie alla quale dal lunedì al venerdì impiega le sue giornate al lavoro per ritornare poi in carcere il fine settimana. Ma si può mai terminare, ed uscire da un carcere che la propria mente crea? Un carcere costituito da senso di colpa e tristezza? - ‘No’. Questo è quello che ha fatto capire agli studenti della nostra scuola Ulderico, detenuto del Due Palazzi di Padova, in occasione di una conferenza organizzata dall’istituto. L’uomo trascinerà i postumi di tale condanna per tutta la vita. E lo stesso farà Elton, un ragazzo albanese che finito il liceo decide di emigrare in prigionieri uguale cattivi. Cattivo deriva da captivus che significa prigioniero. Ma prigioniero di cosa? Unicamente di sbarre di metallo o di qualcos'altro di molto più difficile da superare? È anche per rispondere a ciò che il Veronese continua l'iniziativa che dà la possibilità agli studenti di entrare in contatto sia con i detenuti sia col luogo fisico del carcere Due Palazzi di Padova. Ed è così che le classi quarte dell'Istituto si sono ritrovate davanti ad un gruppo di quattro persone apparentemente “normalissime”. “Ma questi sono davvero i tanto temuti carcerati?”, era la domanda che serpeggiava tra gli studenti. Ed ha avuto ben presto risposta. Sono stati proprio loro, con estremo dolore da un lato, eterno rancore da un altro ed enorme pentimento dal terzo, a presentarsi, nudi, spogliati di ogni difesa, davanti a noi studenti. Hanno dovuto riportare alla memoria brutti ricordi Italia, alla ricerca di lavoro. L’unico appoggio che ha però è quello di che però continuano a tormentarli ogni giorno. Hanno dovuto alcuni amici. Per lui, l’inizio della fine. Elton entra grazie a loro (o raccontare a ragazzi di 16-17 anni storie forti, come un meglio a causa loro) in un giro di vendite di oggetti rubati. La sua pena però non riguarda solamente il furto ma anche il sequestro di passato di spaccio di droga, come l'accusa di sequestro di persona, come un evento tragico di una notte. Lacrime in persona, considerato all’epoca estremamente pericoloso, motivo per seconda fila; sgomento, stupore ed interesse in tutte le altre. il quale gli sono stati assegnati sedici lunghi anni L’ultima storia è E così gli studenti del Veronese hanno avuto la possibilità di quella di Bruno, cinquantatré anni. La giustizia gli ha reso il tornaconto di tutti i piccoli furti commessi fin da adolescente in un’unica pena, tredici anni. Durante questi 13 anni, in carcere Bruno ha affrontato un percorso grazie al quale è finalmente riuscito a capire i suoi errori e soprattutto ad uscirne una volta per tutte. L’incontro è stato motivo di riflessione per gli alunni, i quali oltre ad apprezzare le testimonianze, hanno capito che con la legge non si scherza. E con la vita neppure. venire a contatto con una realtà spesso nascosta ai giovani, un tema forse ancora poco conosciuto nelle sue vere sembianze e poco affrontato sia a scuola che in famiglia. Un'occasione per riflettere sui motivi e le conseguenze non solo giuridiche che si celano dietro ad un reato, perché dietro ad ogni reato c'è una persona, e dietro ad ogni persona una storia diversa. Laura Dal Zotto Stefania Lunetto I NOSTRI PASSATEMPI: UN ARBITRO DONNA? E’ POSSIBILE Sara, alunna della nostra scuola, si racconta Tutto è nato da una semplice voce giuntami tramite un amico. Potevo diventare arbitro di calcio. Così è stato. Dopo un corso con relativo esame sono stata abilitata a svolgere tale incarico. Partita dalla categoria esordienti, sono passata ai giovanissimi per poi arrivare agli allievi. Ora sto per debuttare fra gli juniores. Ma cosa accade ad ogni arbitro donna alla sua apparizione nella tana del lupo? La prima reazione di fronte a dei lunghi capelli e ad un fisico femminile che oltrepassa il cancello del campo sportivo è di puro shock. Risatine di gruppo e sguardi che lasciano trasparire il comune pensare sulle donne appartenenti al mondo del pallone. Tanto più se quelle donne sono chiamate a mettere ordine fra ventidue giocatori, quattro dirigenti e due assistenti. Ma la verità è che una signora arbitro sa entrare ed uscire da un campo di battaglia con vera eleganza ed educazione, non dimenticandosi mai di rispettare tutti i suoi valori femminili. Essa approderà sul terreno di gioco con la consapevolezza di dover ottenere da sola tutto il rispetto che cerca dalle due società calcistiche.. Sarà proprio lei a dimostrare che il calcio non è solo uomo, che è uno sport per tutti e aperto a tutti. Ma perchè gli uomini non riescono ad accettare questa presenza? Non sono proprio loro a dire che “in Italia si vive di calcio e donne”? Forse si ha paura di perdere uno spazio personale o forse c’è il timore che una donna, da sempre considerata ignorante in materia, possa saperne più delle credenze diffuse. Attenti, altrimenti scatterà il rosso. Sara Semenzin Lavoro realizzato nell’ambito del progetto “Il Veronese informa’’. Hanno collaborato:Alberto Carrer, Alessia Gatto, Asia Dugar, Anna Pandolfo, Francesco Casagrande, Isabella Cervi, Laura Dal Zotto, Sabina Butnaru, Sara Semenzin, Stefania Lunetto. Coordinamento: Laura Bon