Mecca della finanza
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Mecca della finanza
Il Sole 24 Ore Mercoledì 30 Ottobre 2013 - N. 298 Commenti e inchieste 17 Le azioni buone QUANDO LA FINANZA SI FA PIÙ ETICA In missione. Il presidente della Banca mondiale, Jim Yong Kim (foto), ha incontrato lunedì Papa Francesco. Kim, 54 anni, è un medico di formazione. Obiettivi. Alzare il livello di vita dei poveri nei Paesi in via di sviluppo, sotto il 3% la popolazione che vive con meno di 1,25 dollari al giorno LaCity?Meccadellafinanza Parla Jim Yong Kim. «Ecco la nostra opzione preferenziale per i poveri» Lanciato un «bond islamico» per puntare ai capitali arabo-musulmani Banca mondiale e Papa alleati: sfida comune contro la povertà di Nicol Degli Innocenti di Alessandro Merli L a City punta a diventare la Mecca della finanzaislamica:ilpremierDavidCameronhaannunciatoierichelaGranBretagna diventerà il primo Paese non musulmano a offrire Sukuk, speciali obbligazioni in linea conidettamidelCorano.Ilprimobondda200 milioni di sterline sarà lanciato già nel 2014, mentrelaBorsadiLondraavràunnuovoindice di società in regola con le norme sharia, l’Islamic Market Index, per facilitare la scelta degli investitori islamici. «Si parla da anni di creare un bond islamico fuori dal mondo islamico,manonèmaisuccesso-ha dettoCameron-Percambiareservonopragmatismoevolontà politica e qui in Gran Bretagna abbiamo entrambele cose. Alcuni Paesi alzano il ponte levatoio e si rifiutano di accettare che il mondocambia echequesticambiamentideterminano il loro successo futuro. Noi non faremo questo errore. Noi vogliamo essere il primo Paesefuoridalmondomusulmanoaemettere unbondislamico». All’insegna del pragmatismo, Cameron ha spiegato le ragioni per l’apertura di Londra: «Lafinanzaislamicacresceaunritmosuperioredel50%alsettorebancariotradizionaleegli investimenti a livello globale cresceranno a 1.300miliardidisterlineentroil2014,eperquesto vogliamo assicurarci che una grossa percentuale di questi nuovi investimenti siano quiinGranBretagna». Cameron ha fatto l’annuncio a Londra nel suo discorso di inaugurazione del nono WorldIslamicEconomicForum,uneventoannualecheperlaprimavoltaèospitatodaunPaese non islamico. In platea ad ascoltare le parole del premier erano seduti leader come il sultano del Brunei, Re Abdullah di Giordania, il principe ereditario del Bahrein, il presidente afghanoHamidKarzai eilpresidente pakistanoNawazSharif,oltreaquasiduemiladelegatida115Paesi. IlGoverno britannicoèacacciadibusiness epuntaafardiventareLondrauncentrofinanziario non solo in Europa ma a livello globale, sfidandoDubai oltre che New York. Nei giorni scorsi ha allentato le regole per attrarre le banche cinesi nella City, mentre ora apre al mondoislamico,sfruttandosiailegamistorici conilMedioOrientechel’interessecrescente per gli investimenti a Londra. Fondi islamici hanno finanziato alcuni dei progetti immobiliaripiùambiziosinellacapitalebritannica,come il grattacielo Shard progettato da Renzo Piano,ilvillaggioOlimpicocostruitoperiGiochi dello scorso anno e la ristrutturazione di BatterseaPowerStation. Già nel 2007 il Governo laburista aveva annunciato l’intenzione di lanciare un sukuk ma ilprogetto era stato rinviato a causa della crisi finanziaria. Per il Tesoro di Londra l’emissionediunbondislamicoapreanchenuovefonti difinanziamento.IlcancellieredelloScacchiere George Osborne ha scritto ieri che «il nuovo bond sosterrà l’espansione della finanza SCELTEDI(GEO)POLITICAECONOMICA Londraguardaovunque fuorchéall’Europa? C he Londra si distinguesse dal resto d’Europa sul datagate c’era da aspettarselo, in virtù della special relationship con gli Usa e per la tradizionale convinzione securitaria. Il primo ministro Cameron ha infatti detto: lo spionaggio «salva la gente dal terrorismo». Quel che sorprende un po’ di più, oltre ai tassi di crescita del Pil oltre la media euroea (più 1,4 per cento nel 2013, 1,9 nel 2014), è che il futuro di Londra, dal punto di vista della geopolitica economica, pare proiettato soprattutto fuori dall’Ue: prima le aperture agli investimenti cinesi, ora il lancio di un bond e di un indice rispettosi della sharia per attrarre capitali dal mondo arabo e musulmano, mentre resta solido il legame con gli Stati Uniti. La City, come capitale finanziaria, e il Regno Unito come potenza sembrano considerare il continente sempre più isolato per le nebbie sulla Manica. (db) islamica in Gran Bretagna e sarà un esempio che altre istituzioni seguiranno, portando a un’espansione dei sukuk come asset class sui mercatideicapitalidelmondo,epromuovendogliinvestimentistranierinelleinfrastrutturebritanniche,dicuiabbiamobisogno». In linea con i precetti dell’Islam il denaro deve essere investito in attività produttive e asset concreti, come il settore immobiliare, e non ad esempio in derivati o altri strumenti finanziari speculativi. Per la City che negli ultimi anni è stata travolta dagli scandali l’apertura alla finanza islamica rappresenta quindi anche una svolta etica. Le regole della Sharia proibiscono inoltre gli investimenti in settori come armamenti, pornografia, tabacco, bevande alcoliche o prodotti a base di carne di maiale. LaGranBretagnaègiàleaderinEuropanellafinanzaislamicaeventibancheoffronoprodotti finanziari in regola, ma il potenziale di crescita è immenso. Secondo un rapporto di PricewaterhouseCoopers gli asset finanziari islamici crescono a un ritmo medio del 17% all'annoedovrebberosalirea2.670miliardidi dollarientroil2017. Il settore presenta grandi opportunità ma anche problemi, come dimostrato nel 2011 dal disastroso tentativo di Goldman Sachs di lanciare un sukuk da 2 miliardi di dollari in Irlanda. La banca d’affari Usa era stata criticata da analisti e studiosi perché non esattamente in lineaconiprincipiislamici. «Questo rilancio fornito dalla prima emissione di finanza islamica dalla piazza di Londranoncancellalepolemicheseguiteall’emissione di Goldman Sachs in Irlanda, che aveva evidenziatoproblemimairisolticomelamancanza di uno Sharia Board globale, - spiega Claudia Segre, Segretario generale di Assiom Forex-Occorreguardareaimercatifinanziari islamicinellaloroglobalità.Quantoannunciato da Cameron è un’eccellente operazione d’immagine nel corso del World Islamic Forumpertentare difarediLondrailcentrodellafinanzaislamicaedèun segnaleimportante nei confronti di un segmento che comunque valemenodel5%dellafinanzamondiale». © RIPRODUZIONE RISERVATA PRIMOSUKUKINUNPAESENONISLAMICO BLOOMBERG 200 milioni di £ La Gran Bretagna diventeràilprimo Paesenonmusulmanoa offrire'Sukuk',bond inlineaconleregole dellafinanza islamica.Ilprimobond da200 milionidisterlinesaràlanciatogiànel 2014, mentrela BorsadiLondraavràunnuovo indicedisocietàinregolaconlenormesharia, l'IslamicMarketIndex. 1.300 miliardi £ Il premier David Cameron, in occasione del IX World Islamic Economic Forum, ha sottolineato che la finanza islamica cresce a un ritmo superiore del 50% al settore bancario tradizionale e gli investimenti a livello globale cresceranno a 1.300 miliardi di sterline entro il 2014: «Vogliamo assicurarci che una grossa percentuale sia qui in Gran Bretagna». P apaFrancescoeilpresidentedellaBancamondiale,JimYongKim,hannoscoperto lunedì di parlare la stessalingua. Non in senso letterale, anche se Kim, 54 anni, un medico di formazione che nella sua carrierahatrascorsolunghiperiodiinSudamerica, si esprime bene in spagnolo. La lingua comune dei due è la lotta alla povertà. «Il Papa - dice il capo della World Bank in un’intervista al Sole 24 Ore subito dopo l’udienzainVaticano-èmoltochiarosuquestopunto.Condividiamoquellacheluichiama la "opzione preferenziale per i poveri". Spero che possiamo lavorare assieme, ancheseèovviochelaBancaelaChiesacattolicaoperano inmodo diverso». Arrivato alla Banca mondiale un anno e mezzofaaccompagnatodauncertoscetticismo(èilprimopresidentesenzaesperienza diretta di finanza), Kim ha subito messo al centro dell’azione dell’istituzione di Washington l’eliminazione della povertà estrema. Prima fissando due obiettivi al 2030:ridurresottoil3%deltotaledellapopolazione mondiale la percentuale che vive conmenodi1,25dollarialgiorno(oggiil18%, 1,2 miliardi di persone) e innalzare il livello divitadeglistratipiùpoveri(il40%)intuttii Paesiinviadisviluppo.Poistabilendountargetpiùravvicinato,al2020:portareperlaprima volta la percentuale dei poverissimi sottoil10%,chevorrebbediretoglieredallapovertàestremaoltremezzomiliardodipersonerispetto all'iniziodel decennio. «Per farlo - ammette Kim - c’è bisogno di una crescita più rapida di quella media degli ultimi vent’anni. Ogni Paese dovrà uguagliare la sua migliore performance. È una sfida enorme. Bisogna agire su diversi fronti. Per esempio l’accesso ai capitali, soprattutto per investimenti infrastrutturali di lungo termine. Bisogna mobilitare i capitali privati, che oggi sono abbondanti e in cerca di una destinazione. La Banca può fare da leva per attrarre investimenti da altre fonti. Le necessità di finanziamento non possono certo esser soddisfatte con soldi pubblici. Gli aiuti ufficiali allo sviluppo sono 125 miliardi di dollari l’anno. È molto? La sola India richiede 200 miliardi l’anno per le sue infrastrutture». La visita in Italia non è casuale e non ha toccato solo il Vaticano. «Le imprese italiane - ricorda Kim - sono ai primissimi posti nel periodo 2006-2012 nell’aggiudicarsi gli appaltipiùcomplessidellaBancamondiale. Contiamochecontinuino.InvestireneiPaesi in via di sviluppo non si fa per essere buoni: è un buon affare per l’investitore, per il Paesedestinatario eper i poveri che ci vivono». Proprio ieri la Banca ha pubblicato la sua classifica "Doing Business" sulla facilità dicondurreun’attivitàd’impresa,incuil’Italia è risalita dal 73esimo al 65esimo posto, marestaincodafraiPaesiavanzati.«Speriamo che il nostro lavoro - dice - abbia un impatto sulle possibilità di svolgere un'attività imprenditoriale. Noto che i Governi Monti eLettasonointervenuticonriformesualcunedellelacune evidenziatedalrapporto». La crescita richiesta ai Paesi emergenti e inviadisviluppoperraggiungeregliobiettivi sulla povertà va incontro però a ostacoli creati nei Paesi avanzati: la riduzione dello stimolo monetario e lo stallo fiscale negli StatiUniti, lacrisi dell’eurozona.«Glieffetti diquestecrisi,anchesolosfiorate-affermaè pesante per gli emergenti e i Paesi poveri: nell’agosto 2011 i loro spread sono saliti di 75 punti base e ci sono rimasti diversi mesi, le Borsesonocalatedel15%.Èbastatol’annuncio del "tapering" della Federal Reserve per provocarealtreturbolenze».Manonètutto negativo, secondo Kim: «Per la prima volta daanni,nel2014crescerannoinsiemegliStati Uniti, l’Europa e il Giappone. È una buona notizia. Il tapering si giustifica così. Il suo monentaneorinvio,comequellodell'accordofiscale inUsa, dà aiPaesi emergenti alcunimesiditempo perprepararsi:sulpianofiscale, dei conti con l’estero, del clima per le imprese,delleriformestrutturali. Tuttisanno "cosa" c'è da fare. È il "come", la "delivery",l’attuazione dei piani,che può liberare il mondodalla povertà». © RIPRODUZIONE RISERVATA