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finanza
islamica
Una riflessione sulle prospettive in Italia
giugno 2010
Report n.2
giugno 2010
finanza
islamica
Una riflessione
sulle prospettive in Italia
www.diario21.net
direttore
antonio suraci
relazioni internazionali
alice stopponi
relazioni con l’Unione Europea
giovannella polidoro
relazioni con i Paesi Mediterranei
chiara scattone
direttore editoriale
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responsabile relazioni esterne
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tel. 0668808031 fax 0668212853
in questo numero:
Chiara Scattone
Tra esperimenti e ritardi
la finanza islamica
non trova validi alleati
pag.
3
Fabio Ialongo
Sukuk: la risposta
islamica all’indebitamento
occidentale
pag.
8
La nascita della prima
banca islamica tedesca
come formula
per l’integrazione
pag. 11
Glossario
della finanza islamica
pag. 14
News dal mondo
pag. 19
3
Tra esperimenti e ritardi,
la finanza islamica
non trova validi alleati
«Coloro che pratican l’usura, il dì della Resurre‑
zione sorgeran dai sepolcri come chi è reso epilet‑
tico dal contatto di Satana. Questo perché essi
han detto: “La compravendita è come l’usura”.
Ma Dio ha permesso la compravendita e proibito
l’usura […] Coloro che però tornano a praticar
l’usura, saran dannati nel fuoco, nel quale ri‑
marranno in eterno. Ma Dio distruggerà l’usura
e moltiplicherà il frutto delle elemosine, ché Dio
non ama nessun negatore perverso»
Cor. II, 275-276
n Italia il dibattito sulla finanza islamica e sulla
costituzione di una prima banca islamica nazionale coinvolge da molti anni diversi esperti
e tecnici della materia, i quali però non sono mai
riusciti a giungere ad una conclusione o a prendere una posizione chiara e definitiva. Già nel
2008 i quotidiani nazionali di economia riportavano la notizia che nel giro di pochi mesi sarebbe
stata inaugurata la prima banca islamica italiana,
ma il tempo ha dimostrato come quei proclami
fossero solo parole buttate al vento. Il nostro
Paese, economicamente e finanziariamente chiuso
e governato da pochi imprenditori e banchieri che
si coordinano tra di loro in una sorta di oligarchia
finanziaria elitaria, non permette l’accesso a nuovi
concorrenti o a nuove iniziative imprenditoriali
che si dimostrino coraggiose o ‘al di fuori dagli
schemi’. La finanza islamica pertanto sta dimostrando di essere, entro i nostri confini, un argomento interessante sul quale ricamare progetti, sul
quale spendere parole e programmare iniziative
che però non portano ad alcun risultato concreto,
se non quello di ‘favoleggiare’ sui benefici che
l’introduzione di tale sistema produrrebbe sull’intera comunità nazionale.
I
Non tutti i soggetti bancari però stanno assumendo il medesimo comportamento, per cui se da
un lato è vero che ad esempio il Monte dei Paschi
di Siena sta pubblicizzando molto il suo nuovo
studio sulla finanza islamica e l’Abi aggiorna costantemente i dati sui possibili guadagni e i possi4
di Chiara Scattone
bili sviluppi di un mercato non ancora raggiunto
come quello dei musulmani in Italia; dall’altro
però solamente un piccolo gruppo bancario, molto
legato al suo territorio, ha deciso di intraprendere
un nuovo progetto a favore della comunità islamica immigrata presente nella sua regione: la
Cassa di Fabriano e di Cupramontana. Dal 2004
difatti la Carifac offre tra i suoi prodotti il c.d.
mutuo extragentile il cui obiettivo viene bene illustrato sul sito dello stesso ente creditizio.
«La Carifac ha creato un prodotto che nasce dalla
volontà di servire principalmente il segmento di
clientela costituito da persone provenienti da
Paesi extra comunitari. L’intento è quello di favorire una sempre maggiore integrazione multietnica, visto il ruolo della Banca di riferimento sul
territorio da sempre svolto dal nostro istituto. Il
mutuo presenta dei vantaggi legati ad un tasso ridotto del finanziamento e ad una riduzione del
60% delle spese di istruttoria oltre al dimezzamento delle spese in caso di estinzione anticipata.
Il mutuo può essere acceso anche con la formula
‘Corano compatibile’».
L’iniziativa però non sembra aver riscosso grande
successo, le motivazioni possono essere molteplici e non del tutto attribuibili alla banca. I deludenti risultati potrebbe essere dovuti alla scarsa
validità della strategia comunicativa o ad altri fattori legati alla tipologia dei membri delle comunità extra comunitarie presenti sul territorio
marchigiano o forse all’eccessiva limitazione territoriale dell’iniziativa o alla scarsa informazione
– si noti a questo proposito che il sito internet
della banca non fornisce alcuna altra informazione
di supporto né alcuna documentazione scaricabile
online –.
La domanda che sorge alla luce dell’esperienza
marchigiana potrebbe essere la seguente: il nostro
Paese sente realmente l’esigenza di una finanza
che sia rivolta principalmente alla comunità islamica residente? L’esistenza di una banca islamica
riuscirebbe ad incrementare una domanda di prodotti bancari halal? È stato compiuto solamente
lidaristica che si trova alla base del divieto e che
coinvolge tutto l’islam, come sistema di valori
etici e morali, nonché comportamentali. La pratica di prestare ad interesse o l’usura rappresenta
una minaccia per la collettività e la società provocando un disequilibrio che non è solo economico, dal momento che presuppone una
sperequazione nel contratto, in cui una delle due
parti coinvolte ottiene un profitto illecito, non derivante dal biblico ‘sudore della fronte’. Il guadagno ed i profitti non sono elementi discriminanti
di per sé, anzi la storia degli inizi del mondo
arabo-islamico ci insegna che la società beduina
della Penisola arabica basava la propria ricchezza
prevalentemente sulle attività commerciali e lo
stesso Muhammad prima della rivelazione profeSecondo quanto previsto dal Corano e dalla tica era un mercante e organizzava carovane e
Sunna2 il riba, tradotto in italiano con l’espres- spedizioni per tutta la Penisola.
sione ‘divieto dell’usura’, rappresenta un indebito
accrescimento, una sperequazione ingiusta e viene Il commercio e i guadagni da esso derivati sono
pertanto vietato. I passaggi coranici che esplici- leciti e supportati dal dettame religioso, solo se
tano tale divieto sono chiari e non permettono in- questi sono il frutto del lavoro dell’uomo e non
sono stati estorti con l’inganno o presupponendo
terpretazioni differenti o contrastanti.
«Quel che voi prestate ad usura perché aumenti un guadagno sproporzionato a vantaggio di uno
sui beni degli altri, non aumenterà presso Dio. Ma solo dei soggetti del contratto. Il divieto dell’usura
quello che date in elemosina bramosi del Volto di espresso nel Corano intende garantire una sorta di
giustizia sociale che trova il suo fondamento nelle
Dio, quello vi sarà raddoppiato»3.
«O voi che credete! Non praticate l’usura dop- trattazioni economiche e commerciali, considepiando e raddoppiando, e temete Dio sì che pos- rate uno dei fenomeni principali sui quali si crea
il legame sociale di una comunità.
siate essere felici»4.
La dottrina islamica non ha mai dimostrato per- Così, la pratica commerciale del primo islam si riplessità a tal proposito e ha sempre fermamente trova anche nelle odierne prassi bancarie dove, acsostenuto la validità del dettato coranico, sottoli- canto ad un sistema ‘occidentale’, vive un sistema
neando in particolar modo la natura sociale e so- basato sul principio coranico del riba che rispetta
uno studio, condotto nel 2005 dalla Fondazione
Cassa di Risparmio di Biella e di Etnica1, che seppur presenta delle evidenti limitazioni geografiche può illustrare brevemente il fenomeno ‘banca
e finanza islamica’ in Italia dal punto di vista dei
potenziali clienti. I dati dimostrano una realtà inaspettata: secondo il 45% degli intervistati la presenza di uno sportello speciale solo per i
musulmani verrebbe considerata come un elemento discriminante, ma soprattutto per il 65%
degli intervistati afferma che non avrebbe alcun
problema a sottoscrivere un prestito che prevedesse un tasso di interesse.
Il risultato potrebbe sembrare scoraggiante e indurre ad alcune riflessioni.
5
il divieto coranico di prestare ad interesse e che
ha strutturato tutta una serie di contratti bancari e
finanziari che rispettando tale impostazione, operando in linea con gli obiettivi pro-profit di un
qualsiasi ente creditizio: raccolta tra il pubblico
risparmio e finanziamento all’impresa.
Il sistema bancario italiano si trova ad essere in
linea o in contrasto con la visione islamica di fare
banca ed economia? La risposta in primo momento potrebbe sembrare affermativa: il nostro sistema bancario si basa sulla pratica degli interessi
che sono considerati una giusta remunerazione del
capitale. Ma è altrettanto vero che, come dimostra
la prassi bancaria islamica, sono possibili altre
forme di remunerazione del capitale che pur non
basandosi sull’andamento di un tasso di interesse
o sul valore della moneta, raggiungono il medesimo obiettivo, quello cioè di far conseguire un
vantaggio, un profitto.
Certamente, i musulmani intervistati nel biellese
hanno dimostrato di non sentire una grande necessità di una banca islamica sul territorio, né la
costituzione di uno sportello ad hoc, che anzi vedono come un possibile elemento discriminatorio.
La domanda pertanto sembrerebbe non sussistere
o essere debole, ma l’imprenditore sa che è l’introduzione di un’offerta che crea la domanda nel
mercato di riferimento. Per cui la scusa dietro cui
alcuni esperti si celano, e cioè l’assenza di una
reale e concreta esigenza della comunità islamica,
presuppone l’inutilità della creazione di operazioni finanziarie e bancarie shari’a compliant. I
fatti però stanno dando torto agli scettici, dimostrando al contrario la solidità della finanza islamica che ha dato prova di essere l’unico sistema
a resistere agli scossoni provocati dall’attuale crisi
economica, riuscendo inoltre a conseguire vantaggi ed utili. A conferma di ciò, recentemente la
francese Bnp Parisbas Investment ha reso noti i
dati relativi alle operazioni di finanza islamica
(fondi di investimento shari’a compliant) compiute nel Sud Est Asiatico dalla sua sezione asiatica, i volumi raggiunti si avvicinano a circa 500
milioni di dollari, dimostrando un incremento costante delle attività, tale da indurre il management
parigino ad aspettarsi per i prossimi mesi un incremento della domanda grazie all’immissione
del nuovo prodotto ‘assicurazione takaful’ che
sembrerebbe suscitare l’interesse sia di providers
che di banche private.
Un elemento rimane ancora da chiarire: l’immissione di prodotti finanziari islamici presuppone un
adeguamento di parte della normativa fiscale nazionale, Gran Bretagna, Germania, Francia e Ir6
landa sono riusciti ad armonizzare le proprie regole (prevedendo ad esempio per il contratto di
murabaha, o doppia vendita, utilizzato nell’acquisto della prima casa, il versamento dell’imposta di registro in un’unica soluzione e non due
volte come invece sostiene l’attuale normativa),
proprio in visione di un incremento delle attività
shari’a compliant che in Gran Bretagna hanno
raggiunto i 30 miliardi di euro; l’Italia è pronta a
confrontarsi con un simile adeguamento normativa? Il nostro Paese sarà capace di sfruttare l’occasione che il milione 200mila di musulmani
residenti gli offre, o lasceremo ancora una volta
che le nostre potenzialità economiche e finanziarie siano sfruttate da capitali esteri?
1
E. M. Napolitano, A. Quaregna, A. Cavalleri (a
cura di), Il risparmio invisibile – Il rapporto tra immigrati e banche nella provincia di Biella, Fondazione Cassa di Risparmio di Biella e di Etnica, Biella
2005.
2
La Sunna rappresenta la raccolta di detti e fatti (in
arabo hadith) risalenti al profeta Muhammad e costituisce la seconda fonte di legge per il diritto musulmano classico.
3
Corano XXX, 39. Tutti i versetti del Corano qui citati sono tratti da A. Bausani (a cura di), Il Corano,
Bur, Milano 1999.
4
Corano II, 130.
7
I Sukuk: la risposta islamica
all’indebitamento occidentale
di Fabio Ialongo
Nell’ultimo decennio, la finanza islamica ha
visto realizzarsi una espansione senza precedenti. Il totale degli asset delle 626 banche
islamiche operanti in 48 Paesi nel mondo ha
raggiunto la cifra di circa 822,1 miliardi di
dollari (+28,6% rispetto al 2008)1. Questa
espansione è stata trainata dall’incremento
impressionante nelle emissioni di Sukuk.
I Sukuk sono titoli di debito garantiti dall’esistenza
di attività reali (asset) sottostanti, a reddito stabile
(fisso o a variabilità definita). Questi appartengono alla categoria dei titoli garantiti da attività
(Asset-Backed Securities, ABS), ma, diversamente dalle strutture convenzionali di ABS, richiedono una presenza di asset tangibili, in
proprietà, in usufrutto, ma non in debito. I Sukuk
implicano, dunque, un diritto di proprietà sull’asset sottostante. Mentre i detentori di obbligazioni
convenzionali non condividono le perdite dell’emittente, nel rispetto del principio islamico di
profit and loss sharing, i detentori di Sukuk condividono sia i profitti (generati dagli asset sottostanti, o dai proventi di una loro eventuale
liquidazione), sia le perdite.
La definizione tecnica offerta trova riscontro in
quanto espresso dall’Accounting and Auditing Organisation for Islamic Financial Institutions (AAOIFI), secondo il quale i Sukuk rappresentano
quote di partecipazione al contratto sottostante ai
Sukuk stessi, relativo ad un’attività reale, obbligatoriamente conforme alla Shari’ah. I Sukuk
fanno riferimento ad un diritto di proprietà nei
confronti di asset predeterminati, diritto che garantisce/obbliga i possessori dei titoli alla condivisione dei profitti/perdite. I rendimenti dei Sukuk
sono, dunque, legati ai rendimenti ottenuti dagli
asset sottostanti.
Il volume esistente di Sukuk a livello globale supera i 90 miliardi di dollari. Gli strumenti finanziari sono, in gran parte, originati nell’Estremo
Oriente (Malaysia e Indonesia) e nei Paesi di Cooperazione del Golfo2, ma vi sono anche casi di
emissioni in Europa (Germania) e negli Stati
Uniti.
Lo sviluppo di istituzioni finanziarie Shari’ahcompliant (cioè conformi alla Legge Islamica)
nell’area del Golfo, nella regione mediorientale,
nord africana ed in Pakistan sta avendo forti riflessi sull’Europa in quanto, al contrario del passato in cui le banche arabe importavano expertise
finanziaria dal Vecchio Continente, oggi sono le
banche europee ad importare prodotti finanziari
dal mondo arabo per rispondere a una domanda
che proviene sia da grandi clienti arabi (che ricercano la massimizzazione dei profitti vincolata al
rispetto di precetti religiosi), sia - in maniera progressivamente sempre più significativa - dalla crescente popolazione musulmana presente in
Europa.
Di rilievo, allora, è l’avvio di studi di fattibilità da
parte di Paesi europei (come Francia e Regno
8
Unito) per favorire l’emissione di Sukuk governativi nei loro Paesi con l’obiettivo di attrarre fondi,
in maniera rispettosa della Shari’ah, perlopiù dai
Paesi di Cooperazione del Golfo. Il progetto di
emissione di Sukuk risponde ad una duplice esigenza: (a) di finanziamento del debito interno, (b)
di diversificazione delle fonti di finanziamento
per contenere i costi dei collocamenti di titoli. In
particolare, l’obiettivo è non solo quello di attrarre
flussi di capitale dai paesi arabi, ma anche -partendo da Sukuk emessi da Governi (c.d. sovereign)- di stabilire benchmark di prezzi da
utilizzare come pricing base per future emissioni
aziendali (c.d. corporate) di Sukuk3.
quale lo Special Purpose Vehicle (SPV) acquista
la proprietà di un insieme di attività reali e/o finanziarie (c.d. Asset pool). Successivamente, lo
SPV cede in leasing gli asset reali ad un conduttore (ricevendo un canone) ed emette Sukuk (garantiti dall’Asset pool) collocati presso gli
investitori tramiteun Ijarah Fund.
Il processo di creazione del pool di asset (c.d. packaging) deve coinvolgere attività omogenee, le
quali vengono raggruppate in una dimensione significativamente vendibile. Generalmente, un
pool possiede migliori caratteristiche di merito
creditizio di un asset individuale. Il comportamento atteso di un asset pool, e la capacità dell’investitore di fare affidamento su questi asset per
il pagamento successivo del debito contratto, non
deve essere compromesso dal comportamento finanziario dell’emittente del Sukuk correlato. Questo effetto è ottenibile separando gli asset dalla
gestione dell’emittente i Sukuk mediante il trasferimento legale degli asset allo SPV. Quest’ultimo
detiene, rimborsa, finanzia e liquida gli asset in
modo da assicurare che il solo evento rilevante del
successo finanziario dell’investimento negli asset
sia solo il comportamento degli asset stessi. L’enfasi attribuita dalle istituzioni islamiche all’accettabilità religiosa del processo di cartolarizzazione
si focalizza sul contenuto dell’asset pool che sul
processo tecnico di packaging.Perciò, ciò che
rende Shariah-compliant un’emissione di Sukuk
è la “purezza” nella composizione del “package”
- e non la purezza del “package” in sé-.
Mentre un’obbligazione convenzionale è una promessa vincolante a rimborsare un prestito, i Sukuk
rappresentano una proprietà parziale in un debito
(Murabahah Sukuk), in un asset (Ijarah Sukuk),
in un progetto (Istisna’a Sukuk) o in un’attività
economica (Musharakah Sukuk)4. Un’obbligazione convenzionale tipo “plain vanilla” è un
semplice debito, ed il rendimento del detentore
della nota, per fornire il capitale all’emittente, è
dato dal tasso di interesse. Il detentore dei Sukuk
deve anche avere una partecipazione -in termini
di quota di proprietà- negli asset. Il rendimento
dei detentori dei Sukuk è, dunque, il reddito generato dagli asset in termini di rendita (confrontata
con un tasso di interesse di riferimento come il
LIBOR) e di dividendo/utile dall’investimento
reale.La strutturazione di Sukuk segue le stesse regole del tradizionale processo di cartolarizzazione. Riportiamo un esempio di Ijarah Sukuk nel
9
Le obbligazioni convenzionali sono proibite nell’ambito della Shari’ah poiché generano interessi
in maniera vietata (ossia generano moneta da moneta, c.d. riba); coloro che le acquistano e le vendono non sono interessati a ciò che risulta
finanziato tramite l’emissione obbligazionaria, la
quale dunque potrebbe anche includere attività riferite ad industrie proibite (haram) sotto la Shari’ah. L’obiettivo precipuo dei bond traders è solo
quello di ottenere guadagni di capitale in corrispondenza dell’aumento dei prezzi delle obbligazioni a reddito fisso e della diminuzione dei tassi
di interesse variabili di mercato, con un meccanismo complessivo prevalentemente speculativo e
prossimo ad essere gharar5.
Oltre al rischio di cartolarizzazione, i Sukuk sono
esposti al rischio di tasso di interesse. I certificati
Sukuk sono, infatti, esposti indirettamente alle
fluttuazioni del tasso di interesse (mediante l’ancoraggio al LIBOR generalmente a 3 mesi incrementato di uno spread oscillante tra 0,40 e 1,20).
Ogni contratto “legato” al LIBOR eredita il rischio di oscillazioni del tasso. Nel caso di un aumento dei tassi di interesse sul mercato, ad
esempio, l’emittente del Sukuk, dal lato delle attività, potrebbe non aver realizzato tanto profitto
quanto le condizioni di mercato potrebbero generare. In quel caso (come in ogni altro), ogni incremento nei guadagni (rispetto a quelli attesi)
dovrà essere sempre condiviso con gli investitori.
Il lettore abituato a dinamiche finanziarie convenzionale non avrà riscontrato molte differenze
rispetto alla finanza traizionale. Questa è una delle
principali critiche all’attuale finanza islamica:
l’eccessiva somiglianza ai metodi tradizionali dell’applicazione empirica del banking islamico.
In futuro, la realizzazione di strutture degli strumenti finanziari-Sukuk che siano maggiormente
innovative, più che imititative come le attuali, e
nelle quali l’ingegneria finanziaria vada oltre il rispetto etico-religioso e sfoci nell’operatività finanziaria potranno influenzare positivamente il
valore economico di un impresa (soprattutto non
islamica) che volesse decidere di emettere Sukuk,
rispetto alla situazione attuale in cui i numerosi
vincoli imposti rendono particolarmente onerosa
la gestione dello strumento finanziario islamico
per la raccolta di fondi ostacolandone, di conseguenza, la diffusione
10
1
2
3
4
5
6
Top500 Islamic Financial Institutions, Supplement of The Banker, November 2009.
Per le obbligazioni convenzionali, invece, l’emittente è contrattualmente obbligato a rimborsare
l’interesse ed il capitale ai detentori delle obbligazioni, a specifiche date.
L’area dei Paesi di Cooperazione del Golfo
(GCC), completamente di religione islamica, è
composta da Arabia Saudita, Bahrein, Emirati
Arabi Uniti, Qatar, Kuwait, Oman. Negoziati
sono in corso con lo Yemen (anch’esso di religione islamica) per una sua adesione dal 2016. I
GCC sono membri del GAFTA (Greater Arab
Free Trade Area), insieme a Egitto, Iraq, Giordania, Libano, Libia, Marocco, Palestina, Sudan,
Siria, Tunisia e Yemen.
Savona, P., Regola, P., Il ritorno dello Stato padrone. I Fondi sovrani ed il grande negoziato
globale, Rubbettino (2009).
La struttura dei Sukuk deve essere approvata da
un Consiglio della Shari’ah (Shari’ah Board) o
da un consulente nominato dall’emittente.
Con un’operazione di cartolarizzazione, una società o una banca (originator) cede un portafoglio di asset esistenti (quali prestiti, mutui
ipotecari, esposizioni debitorie da carte di credito
ed altri) ad un’altra società, uno Special Purpose
Vehicle (SPV), che si finanzia a sua volta emettendo titoi per un importo generalmente equivalente al valore di cessione delle attività inclusi i
costi di gestione. 7 Esempi di gharar possono
essere, ad esempio, consigliare l’acquisto di
azioni di una particolare società, soggetta a una
scalata ostile, sulla base delle aspettative di crescita del prezzo delle azioni stesse; consigliare
l’acquisto di un dipinto di un pittore sconosciuto,
sulla base di aspettative (non chiare) di futura
fama dello stesso; proporre l’acquisto di una casa,
senza specificarne, all’atto della proposta, il
prezzo.
La nascita della prima
banca islamica tedesca
come formula per l’integrazione
l 2009, annus horribilis per la finanza
mondiale, può essere forse ricordato anche
per l’avvento in Germania della prima
banca islamica tedesca, stravolgendo completamente le impressioni degli esperti del settore
che non avrebbero mai ipotizzato l’accresciuto interesse del governo tedesco alla finanza di matrice islamica. L’esperienza della
finanza islamica nella Repubblica federale tedesca risale a qualche anno fa, quando agli
inizi dell’ottobre 2004, sull’onda positiva
della Islamic bank of Britain (prima banca
islamica in Europa, fondata tra nel 2003 a
Londra), nel lander di Sassonia-Anahlt la tesoreria del Magdeburgo decideva l’emissione
delle prime obbligazioni halal, o sukuk, sancendo così il record del primo bond islamico
per 100 milioni di euro lanciato al di fuori dei
Paesi arabo-islamici.
I
favorito e permesso l’incremento delle operazioni di finanza islamica, prevalentemente
sotto forma di sukuk, di mudaraba e musharaka, dall’altro il governo nazionale non ha
mai mostrato particolare interesse ad una educazione del mercato, negando le licenze necessarie ad operare nel territorio nazionale e
osservando, apparentemente in maniera disinteressata, gli istituti teutonici operare al di
fuori dei confini nazionali. Probabilmente gli
osservatori nazionali e internazionali hanno
preso un abbaglio o forse il governo teutonico
ha cambiato la sua linea di politica economica
con lo scoppio della crisi internazionale finanziaria. Cosa certa oggi è che la Germania
sta compiendo una sua rivincita, riappropriandosi delle quote di mercato che finora
erano state lasciate nelle mani delle banche
arabo-islamiche straniere.
L’operazione di per sé ha riscosso un notevole
successo, con la totale sottoscrizione delle
quote obbligazionarie, ma nella realtà l’operazione non ha sancito quel desiderio pionieristico che gli analisti si aspettavano. Anzi,
quello che in realtà sembrerebbe aver perplesso gli esperti europei e tedeschi, è stato in
particolare il comportamento del governo di
Berlino avuto dopo il lancio del bond. Le autorità nazionali difatti non hanno mai mostrato
interesse verso un adeguamento o un’armonizzazione delle regole interne a quelle islamiche, imponendo tra l’altro la realizzazione
di operazioni finanziarie shar’ia compliant sul
proprio territorio ma solo se strutturate tramite
banche islamiche straniere. E quindi, se da un
lato il sistema fiscale tedesco, semplice e scevro da eccessivi meccanicismi e ingerenze ha
La revanche europea parte già dal 2003, sferrando il suo ‘contrattacco’ alla finanza islamica, e così se per anni l’Europa ha dovuto
assistere all’avanzata trionfale e un po’ arrogante di capitali arabo-islamici nelle proprie
società – l’ultimo acquisto risale al mese di
settembre ed è stato effettuato dalla Qatar Holding, che ha rilevato il 17% della Volkswagen
per 7 miliardi di euro – dagli inizi del XXI secolo il Vecchio continente ha alzato la testa e
compreso che la finanza islamica può divenire
un business vantaggioso.
La Germania, seconda in ordine di tempo all’Inghilterra, dalla fine del 2009 ha posto in
essere un progetto bancario e finanziario che
risponde a diverse logiche: se da un lato la costituzione di una banca islamica sembra essere
11
un’efficace soluzione ad un’integrazione più
convincente della comunità turca, dall’altro risponde anche ad una logica di vantaggio economico, che vede negli strumenti bancari e
finanziari islamici uno degli elementi vincenti
per dare nuovamente vita ad un sistema bancario nazionale colpito duramente dalla crisi
finanziaria mondiale. Investire nei momenti di
crisi: questa è probabilmente la logica che ha
spinto due banche turche, la Turkish bank e la
Kuveyt Turk, a finanziare e supportare economicamente e logisticamente l’apertura del
primo istituto di credito islamico nel cuore del
Baden-Wuerttemberg, a Mannheim. L’attività
principale è rivolta prevalentemente alla minoranza islamica di origine turca e al finanziamento per l’acquisto della prima casa
secondo le regole e i contratti previsti dalle regole sharaitiche. La finanza halal impone direttive e metodi operativi precisi e
inderogabili: il divieto della remunerazione
degli interessi è in primo luogo il principio di
fondo, sulla base del quale si sono poi venuti
a costituire e impostare i contratti e le modalità operative che oggi le banche islamiche
propongono. Oltre al divieto assoluto degli interessi, gli istituti bancari islamici non possono finanziare o avere partecipazione in
operazioni che coinvolgono l’uso o la vendita
di elementi espressamente vietati dal Corano,
come ad esempio la produzione, l’esportazione e la vendita di bevande alcoliche, di
armi o di carne di animali proibiti.
trice islamica sta innalzando la comunità musulmana tedesca, prevalentemente di origine
turca, a componente di tutto rispetto della società tedesca; una comunità guardata oramai
come fonte di opportunità per l’offerta e la
conveniente allocazione di nuovi prodotti e
servizi. Le comunità islamiche in tutta Europa
hanno assurto il ruolo di ‘consumatrici’ a tutti
gli effetti, imponendo agli addetti del marketing la considerazione dei loro bisogni e delle
loro specifiche esigenze di cittadino europeo e
di credente musulmano. L’attributo ‘islamico’
assume in quest’ottica una dimensione nuova,
che lungi dall’essere fattore di diversità e di
isolamento sociale, degno al più di essere tollerato, rappresenta una opportunità di integrazione a tutto vantaggio di un ordinato sviluppo
economico dell’intera comunità nazionale.
L’islamic finance rappresenta oggi una finestra verso un mercato tutt’oggi poco conosciuto ed esplorato e che, secondo le stime
degli esperti, si aggira su svariati miliardi di
euro. La Germania ha fiutato l’affare e dal lancio del primo bond islamico del 2004 è arrivata oggi ad aprire il primo sportello di una
banca islamica tedesca; non solo, ma la Mercedes Benz ha da poco introdotto una sorta di
finanziamento halal, lo Islamic leasing, appositamente costituito per la propria clientela
musulmana. Da un punto di vista squisitamente sociologico, l’apertura di istituzioni ed
enti creditizi e industriali a strumenti di finanziamento e di credito al consumo di ma12
Glossario della Finanza Islamica
curato dall’Istituto di Studi Economici e Finanziari per lo Sviluppo del Mediterraneo
A seguire, il glossario con la traduzione dei ter- definiti e la data di consegna fissata. Oggetto di
mini che si riferiscono alla cultura islamica e che questo tipo di vendita sono principalmente i beni
tangibili con l’esclusione di oro e argento poiché
vengono utilizzati nel campo finanziario.
questi sono considerati valori monetari. Fatta queAhkam: Disposizione di legge. Gli atti di un mu- sta eccezione, il bai'al-salam copre quasi tutte le
sulmano devono essere fatti in base ai comanda- cose che possano essere descritte con la quantità,
la qualità e la lavorazione. Una delle condizioni
menti dell’Islam, classificati in cinque gruppi:
di questo tipo di contratto è il pagamento anticiWajib, obbligatorio; conosciuto anche come: fard, pato. Inoltre, le parti non possono riservarsi l’opzione di recesso ma soltanto l’opzione di revoca
rukn;
nel caso di un difetto dell’oggetto del contratto. Il
Mustahabb/Sunnah, raccomandato, anche noto bai'al-salam è anche utilizzato come modalità di
finanziamento dalle banche islamiche; per esemcome fadilah, mandub;
pio nel settore agricolo dove la banca anticipa i
Mubah, né obbligatoria né raccomandata (neu- fondi per le varie necessità della coltivazione per
ricevere in cambio una quota del raccolto che
trale);
vende poi sul mercato.
Makruh, abominevole (atti da cui astenersi);
Ba‘i bi-thamàn ajil: questo contratto si riferisce
Haraam, vietato (astensione obbligatoria).
alla vendita di beni sulla base di una dilazione di
pagamento. Attrezzature o beni richiesti dal
Ba‘i Muajjal: contratto che prevede la vendita di cliente sono acquistati dalla banca che poi li vende
beni sulla base di una dilazione di pagamento. La al cliente a un prezzo concordato che comprende
banca, o il fornitore di capitali, acquista i beni a il suo profitto. Il cliente può essere autorizzato a
nome dell’utilizzatore finale per poi venderli al effettuare i pagamenti a rate entro un periodo precliente a un prezzo concordato. L’utilizzatore fi- determinato o in una somma forfettaria. È simile
nale può pagare il saldo totale a una data futura a un contratto di murabaha ma con un pagamento
concordata o effettuare versamenti rateali per un differito.
periodo predeterminato.
Corano: rappresenta il messaggio di Dio mandato
Ba‘i al-dayn: è il mettere a disposizione risorse agli uomini tramite Mohammad, l'ultimo dei profinanziarie necessarie alla produzione, al com- feti, storicamente vissuto nel VII secolo d.C., e ulmercio e ai servizi tramite la vendita o l’acquisto timo dei testi sacri (dopo la Torah e il Vangelo)
di documenti commerciali. È una facilitazione a della tradizione monoteista che risale ad Abramo.
breve termine con una durata di non più di un Il termine Corano in arabo “Qur'an” deriva dal sianno. Solo documenti che attestano debiti deri- riano qeryana; con il quale erano indicate le parti
vanti da transazioni commerciali buona fide pos- salmodiate della liturgia cristiana. Il suo signifisono essere utilizzati
cato primario è dunque quello di recitazione ad
alta voce, proclamazione orale, prima che testo
Ba‘i al-salam: il termine si riferisce al pagamento scritto.
anticipato per beni/merci che saranno consegnati
in un secondo tempo. Come regola generale del Din: religione.
diritto islamico, una vendita non può essere effettuata a meno che i beni/merci esistano al momento Dunya: universo, modo di vivere.
stesso della contrattazione. Ma questo contratto
rappresenta una deroga purché i beni/merci siano Dyanat: plurale di Din, religioni, regolamenti o
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leggi.
Fard: obbligo.
Fatwa: è un parere giuridico fornito da un giurisperito (faqīh) su un quesito presentatogli per sapere se una data fattispecie sia regolamentata dalla
Sharī‘a e quali siano le modalità per applicarne il
disposto.
Fiqh: giurisprudenza o diritto islamico. È la più
importante fonte per regolare i rapporti economici
nella finanza islamica. Il diritto musulmano nasce
dall’interpretazione delle fonti dell’Islam. Lo storico Ibn Khaldun definisce il fiqh come la "conoscenza dei comandamenti di Dio che concernono
le azioni, qualificate come wājib (obbligatorie),
ḥarām (vietate), raccomandate (mandūb ), disapprovate (makrūḥ ) o indifferenti (mubāḥ )".Nel
Sunnismo si distinguono quattro principali scuole
giuridico-religiose - hanafita, malikita, shafi'ta,
hanbalita - , le quali si differenziano tra loro sia
per gli strumenti ermeneutici usati per l'interpretazione della Legge Coranica, sia nella ritualità
adottata per il suo rispetto.
Gharar: la parola araba gharar significa incertezza e rischio. A differenza del riba, il gharar non
è definito con precisione. È considerato di minore
importanza rispetto al riba. Anche se il divieto di
riba è assoluta, un certo grado di incertezza o gharar è accettabile nel quadro islamica. Solo le condizioni
di
eccessivo
gharar
devono
necessariamente essere evitate. Il concetto di gharar è stato ampiamente definito da studiosi in due
modi. In primo luogo, implica incertezza. In secondo luogo, essa implica l'inganno. Il Corano ha
chiaramente vietato tutte le operazioni commerciali, che sono causa di ingiustizia, in qualsiasi
forma. L’ingustizia è rappresentata dal eccessivo
rischio o dal pericolo dell'incertezza in qualsiasi
attività,dall'inganno o la frode o indebito vantaggio. Il Gharar è definito dalla Hanafi giurista alSarakhsi come qualsiasi affare nel quale il
risultato è di nascosto.
compiacerLo e quindi per meritare il paradiso.
L'Islam nel corso dei suoi 14 secoli di storia ha
conosciuto diversi curatori di raccolte di “hadith”
del Profeta Mohammad, ma i più conosciuti sono
: al-Bukhari, Muslim, at-Tirmidhi e Abu Da'ud. I
libri delle loro raccolte sono i più diffusi tra i musulmani, e sono stati tradotti in moltissime lingue.
E’ importante che un curatore di raccolte verifichi l’autenticità della tradizione che verrà diffusa,
è per questo che ogni “hadith” contenuto nelle
raccolte dei sopracitati autori, è stato accuratamente controllato. Si è anche verificata attentamente l’esattezza della “catena di trasmissione”
(cioè le persone attraverso le quali l’hadith è stato
tramandato), che a questa “catena” non manchi
nessun “anello”, e che ogni persona facente parte
della “catena” sia affidabile ed attendibile. La
scrupolosità con la quale vengono compilate queste raccolte fa capire la loro importanza e il vasto
uso che se ne fa negli ambienti musulmani.
Halal: ciò che è ammissibile; questo concetto ha
sfumature spirituali e morali. In Islam vi sono attività, professioni, tipi di contratti e transazioni
che sono esplicitamente vietate. Con la loro eccezione tutte le altre attività, professioni, contratti e
transazioni sono halal. È questa una delle caratteristiche che distinguono l’economia islamica dall’economia occidentale ‘classica’ - dove tale
concetto non esiste - ma che la avvicinano enormemente all’economia etica e solidale con la
quale condivide la quasi totalità delle tematiche.
Hawala: letteralmente è una cambiale, un ‘pagherò’, un assegno. Tecnicamente, un debitore trasferisce la responsabilità del pagamento del
proprio debito a una parte terza che ha con lui un
debito. In questo modo la responsabilità del pagamento è, in ultima analisi, spostata a un terzo.
La hawala è un meccanismo per il regolamento
internazionale dei conti tramite l'attribuzione di
scritture contabili eliminando così, in gran parte,
la necessità di trasferimento di contante. Durante
il periodo Abbaside il termine è usato in materia di
finanza pubblica. Fa riferimento a casi in cui la
Tesoreria non potendo soddisfare le domande presentate autorizzava i ricorrenti a occupare una determinata regione per un certo lasso di tempo e a
soddisfare i propri crediti tassando loro stessi i cittadini.
Hadith: sono gli aneddoti che riguardano la vita
del profeta, comprendono svariati campi. Vi si trovano consigli semplici ma efficaci, ed anche le regole per condurre la propria vita secondo il Volere
di Dio, le giuste parole per chiederGli ciò di cui
abbiamo bisogno, i comportamenti da tenere per Ijàrah: leasing. È un contratto in cui la banca, o
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il finanziatore, acquistano e concedono in leasing
attrezzature o altri beni al proprietario di una attività, che ne ha fatto richiesta, per un canone determinato. La durata del contratto di leasing, così
come il canone, sono fissati in anticipo e la banca
rimane proprietaria dei beni. Questo tipo di contratto è un classico prodotto finanziario islamico.
La ijàra è anche, in base alla legge islamica, un
metodo legittimo di produrre un reddito. Con questo metodo, un bene tangibile può essere oggetto
di leasing da parte di una persona (lessor: concedente) a un’altra (lessee: utilizzatore) per un periodo di tempo specifico contro un prezzo
specifico. Il beneficio e il costo di ciascuna delle
parti devono essere chiaramente enunciati nel
contratto cosicché qualsiasi ambiguità possa essere evitata. La Ijàra è una tecnica di finanziamento molto utilizzata dalle banche islamiche con
lo schema seguente: la banca acquista un bene secondo una specifica richiesta presentata dal
cliente; il periodo di leasing è determinato di comune accordo in base alla natura del bene; durante
il periodo di leasing il bene rimane di proprietà
del concedente (lessor: la banca) ma il suo diritto
d’uso è trasferito all’utilizzatore (lessee: il
cliente). Alla scadenza del contratto il diritto ritorna al concedente.
Ijàrah wa iqtinà: leasing finalizzato all'acquisto.
Il termine si riferisce a una modalità di finanziamento adottata dalle banche islamiche. È un contratto in virtù del quale la banca finanzia
attrezzature, beni immobili o altre strutture a un
cliente in cambio di un affitto concordato e di un
impegno del cliente ad acquistare l’oggetto del
leasing. L’affitto e il prezzo di acquisto sono fissati in modo tale che la banca sia rimborsata del
suo capitale insieme a un profitto che di norma è
predeterminato
Ijtihàd: formazione delle sentenze indipendenti
da parte dai giuristi. Tecnicamente è lo sforzo di
un giurista di estrarre o formulare una regola di
diritto sulla base di prove disponibili nelle fonti.
La radice del termine è ja-ha-da che vuol dire letteralmente "fare uno sforzo". Ogni essere umano
sente in sé delle forze che si potrebbero definire
negative come la violenza, la collera, la cupidigia,
ecc. Lo sforzo che egli o ella compie per lottare
contro dette forze si chiama jihad: questo jihad,
chiamato comunemente jihad an-nafs, lo "sforzo
dell'essere", è al centro della spiritualità islamica
perché rappresenta lo sforzo continuo che cia-
scuno deve fare per dominare il proprio essere,
per donargli accesso alla sfera superiore dell'umano che cerca Dio con la costante preoccupazione della dignità e dell'equilibrio. La parola
Jihad significa, quindi, "sforzo", e più' precisamente sforzo interiore, lotta per raggiungere un
determinato obiettivo, di norma spirituale. Il termine, nella sua accezione più' vasta ma anche più'
semplicistica, indica uno sforzo serio e sincero
che il credente compie in una duplice direzione,
quella personale e quella sociale per rimuovere il
male, l'indolenza e l'egoismo da se' stessi, l'ingiustizia e l'oppressione dalla societa'. La giustizia,
nell’ottica islamica, non si raggiunge attraverso la
violenza o la prevaricazione ma attraverso lo
sforzo interiore e personale di ciascuno, attraverso
mezzi leciti ed istruttivi che possano spingere alla
conoscenza, alla perfezione, per quanto e’ possibile ad esseri imperfetti quali gli uomini. Lo
sforzo e', dunque sociale, economico e politico. Il
Corano lo nomina 33 volte, ed ogni volta esso ha
un significato differente, ora riferito ad un concetto come la fede, ora al pentimento, alle azioni
buone, all'emigrazione per la causa di Dio. Nell’accezione più’ vera e completa, il jihad rappresenta lo sforzo intimo e personale che ogni
credente deve compiere per riuscire a conformare
il proprio comportamento alla volontà’ di Dio. Il
jihad, dunque, non e' una guerra. L'Islam e' una
religione di pace, ma ciò non vuol dire che accetti
l'oppressione o che chieda la passività' o una generica presa di distanza di fronte all'ingiustizia.
L'azione e' importantissima, ma l'Islam ci insegna
a fare il possibile per eliminare tensioni e conflitti,
e per lottare contro il male e l'oppressione attraverso mezzi pacifici e non violenti. “Il migliore
jihad”, disse il Profeta, “è dire una parola di condanna contro un governante ingiusto”.
Istisnaa: finanziamento progressivo. È un contratto di acquisto di beni su un mandato specifico
nel quale il prezzo è pagato progressivamente in
conformità all’avanzamento di una certa attività.
Questo tipo di finanziamento è, insieme al ba‘i alsalam, utilizzato come meccanismo di acquisto.
Maisir: letteralmente è il gioco d'azzardo. È uno
dei quattro divieti fondamentali della finanza islamica assieme al divieto di ribà', di il ghàrar e di investimenti in attività haram.Il divieto di maisir è
alla base della critica di molte pratiche finanziarie
convenzionali come la speculazione, l’assicura-
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zione convenzionale e i derivati.
dhàraba collettiva.
Mu'àmala: letteralmente significa relazione. Nel Mudhàrib: in un contratto di mudhàraba la parte
campo finanziario viene ad indicare ogni transa- che assume il ruolo di imprenditore.
zione di economica.
Muràbaha: letteralmente significa 'vendita con
Mudhàraba: il termine si riferisce a una forma di profitto'. Tecnicamente è un contratto di vendita
contratto in cui una parte contribuisce con il capi- nel quale il venditore dichiara il suo costo e il protale e l’altra contribuisce con l’attività imprendi- fitto.
toriale o con la gestione dell'attività specifica
prevista dal contratto. Peculiarità della mudhàraba Musàqà: contratto tramite il quale il proprietario
è che i profitti sono suddivisi secondo una quota di un terreno ne condivide la produzione con
proporzionale predeterminata di comune accordo un'altra persona che si è assunta l’onere di irrimentre le perdite monetarie, se del caso, gravano garlo.
sul solo proprietario del capitale. In questo caso
l'imprenditore subisce la perdita della mancata re- Mushàraka: può essere tradotto con partenariato.
munerazione del lavoro svolto. In un contratto di Con questo contratto due o più finanziatori fornimudhàraba non vi è mai condivisione delle per- scono capitali per un progetto. Tutti i partner
dite. Il finanziatore è conosciuto come rabb al-mal hanno diritto a una quota dei profitti derivanti dal
e l'imprenditore come mudhàrib. La giurispru- progetto in una percentuale reciprocamente condenza islamica assegna compiti e responsabilità venuta. Allo stesso modo le perdite, se del caso,
diverse a ognuno dei due. Il proprietario del capi- devono essere condivise esattamente nella protale non ha, in linea di massima, diritto di interfe- porzione della quota di capitale. Ogni partner ha
rire nella gestione delle attività d'impresa che sono il diritto di partecipare alla gestione del progetto;
di esclusiva competenza e responsabilità del mu- tuttavia, ha anche il diritto di rinunciare alla gedhàrib. Tuttavia, ha il diritto di specificare quelle stione in favore di un determinato partner o percondizioni che possano garantire una migliore ge- sona. Vi sono due forme principali di mushàraka:
stione dei capitali propri. Questo è il motivo per la mushàraka permanente e la mushàraka decrecui la mudhàraba è, talvolta, definita come un scente.
‘partenariato in sonno’. Come tecnica di finanziamento adottata dalle banche islamiche la mudhà- Muzàra'a: è un contratto tramite il quale una perraba è un contratto in cui tutto il capitale è fornito sona concorda di arare il campo di un'altra perdalla banca mentre l'attività imprenditoriale è ge- sona in cambio di una parte del raccolto.
stita dall’altra parte. Il profitto è diviso nelle pro- Qard hàsan: prestito benevolo. Il punto di vista
porzioni concordate mentre le perdite sono a islamico sui prestiti è che essi devono essere dati
carico della banca, a meno che non siano causate al mutuatario a titolo gratuito. Poiché una persona
da negligenza o violazione dei termini contrattuali cerca un prestito solo se si trova in stato di vero bida parte del mudhàrib. La banca, a sua volta, tra- sogno è un dovere morale del mutuante aiutare chi
sferisce le perdite ai depositanti. La mudhàraba si trova in quello stato. Il mutuante non deve sfrutpuò essere individuale o collettiva. Le banche isla- tare le esigenze altrui ma, piuttosto, aiutarlo premiche utilizzano la mudhàraba in entrambe le standogli denaro a titolo gratuito. Troverà la
forme. Nel caso della mudhàraba individuale la ricompensa di questo atto in Dio.
banca fornisce un finanziamento a una impresa
commerciale gestita da una persona o da una so- Riba: Il termine ribà viene normalmente tradotto
cietà sulla base della condivisione del profitto. La come “accrescimento” e “aumento”. Più precisamudhàraba collettiva tra gli investitori e la banca mente il ribà viene definito generalmente come
è, invece, su base continuativa. Gli investitori de- ogni vantaggio patrimoniale senza corrispettivo a
positano i loro capitali in un fondo ad hoc e con- favore di una delle due parti contraenti nello
dividono i profitti senza neppure la liquidazione di scambio di prestazioni di natura pecuniaria. Il diquelle operazioni di finanziamento che non hanno vieto esplicitato nel Corano si riferisce ad un conraggiunto lo stadio conclusivo. Molti fondi isla- cetto molto più ampio rispetto a quello di usura.
mici di investimento operano sulla base della mu- Infatti, mentre quest’ultima consiste nel far gra16
vare sul prestito un tasso di interesse “spropositato”, il termine ribà si riferisce, più in generale, al
contratto di prestito basato sull’applicazione di interessi. Dalla tradizione relativa agli atti e alle parole del Profeta Muhammad risulta, senza alcun
dubbio, che qualsiasi pagamento supplementare
rispetto a quanto è stato prestato è ribà. I giuristi
musulmani sono concordi nel sostenere che un
bene tangibile debba essere restituito nella stessa
sostanza: oro per oro, argento per argento, orzo
per orzo, grano per grano, datteri per datteri, sale
per sale, simile per simile, uguale per uguale, da
una mano all’altra.
Nel Corano, il termine ribà sembra assumere un
significato per certi versi differente a seconda che
l’aumento sia riferito ai rapporti debitori-creditori
ovvero ai profitti derivanti da uno scambio, o dalla
prestazione di un servizio. Su questa base, alcuni
autori, hanno distinto due tipi di ribà, dichiarando
lecito il primo e proibito il secondo.
Una prima conseguenza derivante dall’interpretazione dei passi coranici, è la preferenza accordata
dai giuristi ai contratti di scambio a prestazioni
istantanee, soprattutto nel caso in cui il contratto
abbia per oggetto beni che possono facilmente
mutare di qualità e di prezzo nel tempo. Questa
scelta trova giustificazione nella volontà di evitare che una delle parti possa trarre un beneficio
che non sia proporzionato all’attività posta in essere, come invece potrebbe accadere laddove la
merce scambiata abbia mutato il proprio valore
nel periodo che intercorre dalla stipula del contratto alla sua consegna. Una seconda conseguenza è l’elaborazione della distinzione tra
obbligazioni di natura patrimoniale e obbligazioni
a contenuto prevalentemente reale, che per la presenza di una res possono meglio giustificare l’arricchimento che se ne trae.
respinge l'uso del Qiyas, è la scuola più rigida, ultratradizionalista, fondata dall'Imam Ahmad Ibn
Hanbal, che riconosce come fonti del diritto soltanto il Corano e la Sunna. La scuola shafi'ita,
prende il nome dall'Imam Al Shafi'i Abu 'Abd
Mohammad Ibn Idris, discepolo dell'Imam Malik,
coordinò gli insegnamenti delle scuole malikite e
hanbalite ed organizzò, in maniera sistematica,
per la prima volta, la giurisprudenza islamica, stabilendo un legame fra il Corano, la Sunna, Igma'
(il consenso) e il Qiyas, ch'egli considerò come i
quattro pilastri del diritto. A lui risale proprio il
fondamento della Shari'a ed è considerato il vero
fondatore della scienza giuridica “Fiqh”.
Shari’a: è il corpus costituente la letteratura legale prodotta dai giuristi islamici. Fonti della Shari’a sono generalmente considerate: il Corano, la
Sunna (ovvero gli hadith del Profeta), il consenso
dei dotti (ijmā') e l'analogia giuridica (qiyās).
Shari’a Board: ha il compito di assicurare la conformità degli investimenti con i principi, il diritto
e le tradizioni islamiche. Esamina i membri del
consiglio di sorveglianza, gli amministratori, i dirigenti, gli impiegati della banca e delle società da
questa controllate. È composto generalmente da
un numero variabile, compreso tra tre e sette
esperti della Shari’a che vengono nominati dal
consiglio di amministrazione o dall’assemblea dei
soci della banca.
Takaful: E' il sistema islamico di assicurazione praticato in varie forme da più di 1400 anni - che
osserva i regolamenti e le normative shariatiche. Il
termine deriva dalla parola kafalah che significa
‘garantirsi a vicenda’. Il takaful è basato sulla reciproca cooperazione, la responsabilità, l'affidabilità, la protezione e l'assistenza tra i gruppi di
partecipanti. Si tratta, in effetti, di una forma di
mutua assicurazione
Scuole giuridiche: nella prassi musulmana esistono quattro scuole giuridiche. La scuola hanafita la più seguita e si contraddistingue per un
ampio uso del ricorso al ragionamento analogico
(Qiyas) e prende il nome dall'Imam iracheno Abu
Hanifa Al No'man ed è la scuola avente maggior
seguito fra i sunniti. La scuola malikita, molto diffusa nel Maghreb, si basa prevalentemente sulla
Sunna e sul rilievo dato alle intenzioni su cui poggia ogni singola azione. Fu fondata a Medina dall'Imam Malik Ibn Anas. La scuola hanbalit,che
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News dal Mondo
IN GRAN BRETAGNA IL PRIMO BOND
ISLAMICO DA UNA ASSICURAZIONE
SANITARIA PRIVATA.
Una sconosciuta assicurazione sanitaria privata ha
sottoscritto la prima obbligazione islamica in
Gran Bretagna. La notizia, trapelata qualche mese
fa dalla Liquidity Management House, società
sussidiaria della Kuwait Finance House (una delle
maggiori banche islamiche del Paese arabo), è
stata confermata dal managing director della
stessa Liquidity Management House, Emad Al
Monayea, il quale ha ribadito che la società inglese si aspetta di raggiungere in questo anno una
crescita di circa 50 milioni di sterline grazie alla
sottoscrizione del suo ijara sukuk (un’obbligazione che si basa sul contratto islamico di ijara, simile al nostro leasing). Le obbligazioni, sempre
secondo Al Monayea, sarebbero inizialmente offerte a privati e solo in una seconda fase le obbligazioni potrebbero andare a confluire in pacchetti
obbligazioni trattati da istituti creditizi.
Il lancio dell’obbligazione sottoposta alla preventiva autorizzazione delle autorità inglesi è avvenuto negli scorsi mesi. Recentemente inoltre il
governo inglese ha annunciato l’avvio di un’iniziativa in grado di rimuovere gradualmente tutti
quegli ostacoli tecnici che impedivano agli istituti
creditizi e finanziari nazionali di lanciare obbligazioni islamiche, facilitando così la crescita delle
trattazioni di operazioni shari’a compliant.
Londra è da sempre leader nella finanza islamica
occidentale, solo recentemente altri Paesi europei
si stanno affacciando sul mercato finanziario islamico, primo fra tutti la Francia, che nel 2009 ha
varato una modifica al regime di tassazione fiscale
prevedendo delle agevolazioni alle operazioni
condotte secondo il sistema shari’a compliant,
cercando di adeguarle agli standard nazionali e di
renderle concorrenziali sul mercato interno ed
estero.
vede delle agevolazioni fiscali nelle operazioni di
finanza islamica. L’idea del governo irlandese è
quella di stimolare l’ingresso di capitali provenienti dai Paesi arabo-islamici nella Repubblica
per realizzare operazioni di finanziamento all’impresa shari’a compliant. La modifica normativa
prevede la tassazione unica nelle operazioni di
murabaha o ijara alle quali normalmente verrebbe applicata la doppia imposta di registro, in
quanto caratterizzate da un doppio passaggio di
proprietà o doppia vendita. L’introduzione di questa innovazione normativa rappresenta, secondo
il direttore dell’Ireland’s International Financial
Services Centre (IFSC), Brendan Kelly, “il più significativo obiettivo raggiunto dall’IFSC nell’ultima decade”.
La misura normativa avrà un impatto sulle transazioni di credito, comportando probabilmente
anche la riformulazione delle strutture operative
finanziarie, soprattutto nella creazione di un’offerta di obbligazioni o sukuk in linea con il sistema shari’a compliant.
CALO NELLE ASPETTATIVE
DELLE ASSICURAZIONI HALAL
Per il 2010 gli esperti di finanza islamica sono
certi di aspettarsi un calo nella sottoscrizione delle
assicurazioni islamiche o sukuk. I risultati ottenuti
globalmente nel 2008, con 15 miliardi di dollari e
nel 2009 con una crescita a 20 miliardi di dollari,
sono passati, il 2010, l’annus horribilis della finanza internazionale farà registrare quasi sicuramente un calo delle adesioni, con risultati
previsionali che si attesterebbero intorno ai 15 –
17 miliardi di dollari.
“Fino a quando noi percepiremo un sentimento
di rischio che condiziona globalmente il mercato,
sarà molto difficile concepire il settore delle assicurazioni sukuk vitale e appetibile così come esso
è nella realtà”, parola di Hussein Hassan capo
della struttura per il Medio Oriente e l’Africa di
Deutsche bank. Solo pochi dei soggetti sul merL’IRLANDA SPIANA LA STRADA
cato si prospettano un leggero incremento delle
ALLA FINANZA ISLAMICA
attività, uno di questi è senza dubbio la HSBC,
Il governo della Repubblica di Irlanda negli ultimi che con la sua divisione per il Medio Oriente, la
mesi ha presentato un progetto di legge che pre- Amanah Islamic bank, si aspetta una sottoscri18
zione di sukuk in aumento rispetto al 2009, così che hanno permesso la diffusione sul territorio dei
prodotti e che hanno garantito inoltre l’investiquanto annunciato dal CEO Razi Faqih.
mento di molti investitori in questo mercato”.
IL BELGIO GUARDA AL BRUNEI PER OPE- Inoltre molti degli investitori hanno recentemente
RAZIONI DI VENTURE CAPITAL ISLAMICO dimostrato di preferire la sottoscrizione di fondi
chiusi nei mercati emergenti come l’India o la
Il Belgio, sulla scia dell’esperienza inglese, tede- Cina. Il fondo di Islamic equity proposto dalla
sca e francese della finanza islamica, ha deciso di BNP Paribas ha riportato un guadagno pari al 29%
non rimanere più a guardare i suoi partner europei, tra la fine dell’anno e la fine di gennaio, contrabensì di scendere in campo percorrendo la via del riamente a quanto realizzato invece dal Dow
venture capital islamico. È già stato individuato Jones islamic Market Titians 100 che invece ha
un potenziale partner, il Brunei, e secondo quanto conseguito un guadagno, nello stesso lasso di
riferito da Marc Deschamps, membro del Belgiu- tempo, pari al 26%.
m’s and Wallonia Foreign Trade and Investment Nonostante la crescita della domanda di fondi
Agency (AWEX), il piccolo emirato è il Paese po- shari’a compliant, questi rimangono ancora intenziale più auspicato per divenire il partner ideale comparabili con i volumi prodotti dagli asset della
del Belgio nel Sud Est Asiatico. Deschamps ha finanza convenzionale. Esistono all’incirca 750
inoltre riferito che il Belgio aspira a collocarsi al- fondi islamici nel mondo, i quali hanno sottostanti
l’interno di una nicchia della finanza islamica non pari a circa 50 miliardi di dollari. Secondo i dati
ancora particolarmente sviluppata, come quella riportati dalla Ernst & Young solamente 14 dei
del private equity shari’a compliant. “Il venture fondi islamici esistenti ha una portata superiore ai
capital è una parte della finanza convenzionale 500 milioni di dollari.
che presenta molte similitudini con i principi islamici. In questo contesto, il venture capital islamico potrebbe aspirare a divenire il prodotto di
punta del Belgio. Anche perché”, continua Deschamps, “la regolamentazione nazionale e i principi di tassazione delle sopravvenienze ottenute
mediante tali operazioni finanziarie sono decisamente attraenti”.
BNP PARIBAS’ RADDOPPIA NEL 2010 I SUOI
ASSET ISLAMICI IN MEDIO ORIENTE
Gli investimenti pianificati dalla francese BNP
Paribas’ nel corso del 2010 hanno ottenuto una
crescita pari al doppio dell’anno precedente.
Cheng Tan Feng, capo della BNP Paribas Investment per il Sud Est Asiatico, ha dichiarato che
per i fondi shari’a compliant con asset pari a 500
milioni di dollari ci si aspetta una crescita legata
certamente alla domanda proveniente dai sottoscrittori privati o dalle banche per le assicurazioni
islamiche takaful. La crescita del mercato della
francese nell’area asiatica è inoltre anche dovuta
all’apertura dei mercati emergenti come l’Australia, Honk Kong, il Giappone, la Corea, la stessa
Francia e l’Inghilterra. “Molte delle attività svolte
nella regione”, ha dichiarato Tan Feng, “sono
senza dubbio connesse alla fitta rete dei partner
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