l`importanza della formazione e dell`aggiornamento per le

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l`importanza della formazione e dell`aggiornamento per le
L’IMPORTANZA DELLA FORMAZIONE E DELL’AGGIORNAMENTO PER LE
INSEGNANTI DELLA SCUOLA DELL’INFANZIA “IL GIRASOLE”
L’aggiornamento e la formazione sono fondamentali per gli insegnanti, in quanto sono proprio loro
a costruire la qualità della scuola assicurando qualità al percorso formativo degli studenti.
“L’insegnante ben preparato appare chiave di volta di tutte le innovazioni educativo-didattiche, quindi
fattore determinante per la qualità della scuola. Ogni importante innovazione educativa, infatti, richiederà
sì una spinta esterna, ma l’attuazione, sia pur lenta, esige l’intelligenza, la preparazione e l’attiva volontà
dei docenti” (Chang, 1997)
La formazione degli insegnanti è una formazione continua, da realizzare attraverso i canali formali
quali corsi di aggiornamenti, seminari, convegni, laboratori, libri, ecc., ma anche informali quali
giornali, cinema, concerti, teatro e partecipazione a eventi di ampio respiro culturale.
Ma l’aggiornamento va inteso soprattutto come forma mentis, disponibilità alla ricerca, che deve
caratterizzare tutta la vita professionale.
Le insegnanti della Scuola dell’Infanzia “Il Girasole”sono molto attente a tute le iniziative presenti
sul territorio. Dall’inizio dell’a.s. hanno preso parte a diversi laboratori e seminari promossi da varie
associazioni e negli ultimi mesi sono impegnate in due progetti molto importanti:
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un seminario di 24 ore sull’educazione montessoriana;
un corso LIS (Lingua dei Segni Italiana) i I livello.
1.1.L’educazione montessoriana
Il metodo montessoriano mette al centro il rispetto per la spontaneità del bambino.
“Nella concezione di Maria Montessori, l’educazione non è un episodio della vita: essa dovrebbe cominciare
con la nascita e durare così lungo come la vita stessa. L’educazione è concepita da lei non soltanto come
una ‘trasmissione di cultura’, ma piuttosto come un aiuto alla vita in tutte le espressioni” (Mario M.
Montessori)
La finalità di questo approccio non è quello di istruire per trasmettere cultura, ma quello di educare
(dal latino e-ducere, “portare fuori”) il potenziale di cui ciascun individuo dispone, aiutandolo a
esprimersi al meglio in tutte le espressioni della vita e lungo tutto il suo percorso.
Dal prossimo a.s. 2017/2018 la Scuola Primaria Dante Alighieri darà avvio alla classe prima
sperimentale Montessori.
Oltre che per interesse verso metodi diversi, l’istituzione della classe prima Montessori è uno dei
motivi che ci ha spinto a partecipare a questi seminari; il nostro obiettivo è proprio quello di capire
meglio i principi fondamentali di questo approccio e le caratteristiche dei materiali montessoriani,
per poter introdurre nella nostra didattica qualche elemento di continuità con la Primaria.
Gli strumenti necessari per poter attuare la pedagogia montessoriana (una pedagogia scientifica, del
“fare”) sono tre: ambiente preparato, materiali e insegnante.
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L’ambiente deve essere opportunamente preparato per essere liberante (non libertario) e
costruttivo, oltre che
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bello: gradevole, curato e accogliente;
ordinato: ogni cosa al suo posto;
stimolante: ricco di percezioni sensoriali che attraggono la curiosità e catturano l’attenzione;
polifunzionale: l’organizzazione dello spazio deve consentire lo svolgersi di più attività;
interconnesso al suo interno: nello spazio classe le varie aree didattiche devono essere
distinte ma integrate per poter riconoscere i rapporti tra le cose;
interconnesso e interdipendente verso l’esterno.
Per essere considerato in linea con la pedagogia montessoriana, il materiale deve presentare le
seguenti linee guida:
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controllo dell’errore insito nell’oggetto stesso: il bambino deve essere autonomo nel
controllare un eventuale sbaglio;
unicità: presentare al bambino una qualità alla volta (es., imparare i colori oppure
riconoscere le forme);
limitato: i giochi a disposizione del bambino devono essere limitati nella quantità, il caos
confonde;
materiali naturali: Maria Montessori prediligeva il legno e in generale tutti materiali naturali
che offrono grande sensorialità e permettono di soddisfare i bisogni di scoperta ed
esplorazione;
estetica: i materiali sono attraenti, belli da vedere;
adeguato alle capacità: è fondamentale offrire al bambino giochi adatti non solo alla sua età
ma soprattutto alle capacità che ha acquisito.
L’insegnante Montessori non svolge il ruolo tradizionale di trasmettitore di cultura, ma mette al
centro del processo educativo il bambino, riducendo il proprio intervento, osservando molto e
parlando poco.
E’ opportuno specificare che il seminario che stiamo seguendo non ci forma per diventare
insegnanti montessoriane, ma ci fornisce molti spunti su cui riflettere per migliorare come
insegnanti e fornire ai nostri bambini un ambiente più accogliente e un materiale più adeguato.
E’ nostra intenzione, infatti, avvalerci anche dell’aiuto di esperti per la riorganizzazione degli
spazi; inoltre vorremmo organizzare dei laboratori con i genitori per la creazione di materiale
montessoriano da poter utilizzare nella nostra pratica scolastica.
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1.2.LIS (Lingua dei Segni Italiana)1
La LIS (Lingua dei Segni Italiana) è un sistema linguistico che presenta analoga complessità
alla lingua orale, in quanto dotata di un livello fonologico, di un lessico e di una struttura morfosintattica propria. Non è una lingua semplice: ha una grammatica articolata, si avvale molto
dell’espressione (soprattutto facciale) per far comprendere, oltre le singole parole, le emozioni
che altrimenti non potrebbero essere comunicate da coloro che sono privi dell’udito e talvolta
anche della parola.
La ricerca sistematica sulla lingua dei segni iniziò negli USA ad opera di William Stokoe alla
fine degli anni ’50 il quale scoprì che i singoli segni della ASL (American Sign Language, la
lingua utilizzata dalla Comunità Sorda Statunitense) potevano essere scomposti in un numero
relativamente limitato di unità minime prive di significato, che combinate diversamente davano
origine a moltissimi segni, esattamente per quanto accade nelle lingue parlate in cui i fonemi
(unità linguistiche minime prive di significato) componendosi e ricomponendosi tra loro danno
origine a un numero enorme di parole diverse. Questa scoperta dette avvio ad altre ricerche (sia
negli USA che nelle altre nazioni) portando a risultati sorprendenti:
1. la Lingua dei Segni non è un codice comunicativo universale, ma esistono tante lingue dei
segni quante sono le Comunità Sorde sul pianeta;
2. le Lingue dei Segni sono molto diverse dai gesti che le persone udenti usano durante una
normale conversazione;
3. le Lingue dei Segni possiedono una grammatica e una sintassi, con regole precise che
possono variare da una lingua dei segni all’altra;
4. il lessico delle Lingue dei Segni potenzialmente può esprimere qualsiasi concetto, concreto e
astratto.
In Italia la ricerca sistematica sulla LIS ha avuto inizio negli anni ’80 per opera dei ricercatori
dell’Istituto di Psicologia del CNR di Roma, diretto dall’equipe di Virginia Volterra, verificando
che tutti i risultati raggiunti per le altre Lingue dei Segni erano riscontrabili anche nella LIS,
stabilendo così che la LIS usata dalla Comunità dei Sordi Italiana è una lingua al pari delle
lingue vocali e delle lingue dei segni. Inoltre, come lingua è espressione della cultura e delle
tradizioni di una vera e propria minoranza linguistica, inserita in una maggioranza
udente, ma ben distinta da essa.
Uno dei preconcetti riguardanti le Lingue dei Segni è che ghettizzerebbero i sordi,
costringendoli a comunicare solo con coloro che conoscono la Lingua dei Segni e impedendo
loro di integrarsi realmente nella società. Ciò è ovviamente un’assurdità in quanto è proprio la
conoscenza della Lingua dei Segni che permette ai sordi di essere integrati nella società, a patto
che vengano forniti loro gli strumenti adatti.
La ricerca scientifica ha dimostrato che i bambini sordi apprendono più facilmente la lingua
parlata e scritta se la apprendono come seconda lingua dopo aver acquisito la Lingua dei Segni
fin dai primi mesi di vita. Inoltre conoscere bene la Lingua dei Segni significa avere un forte
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Le
informazioni
trattate
di
seguito
sono
tratte
da
“SegnAli
di
comunicazione”
(www.segnalidicomunicazione.jimdo.com), spazio web fondato da un’assistente alla comunicazione, in cui Sordi e
Udenti interagiscono tra loro per cercare di capire come vivere al meglio insieme.
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senso di appartenenza ad una comunità, a una minoranza linguistica e non solo a una categoria
“svantaggiata”.
Infine, grazie ad alcune esperienze di insegnamento della Lingua dei Segni ai bambini udenti è
stato dimostrato che “l’insegnamento di una lingua dei segni in età precoce, stimolando il
canale della comunicazione visivo-gestuale, possa favorire il potenziamento, nei bambini
udenti, di alcune aree cognitive particolarmente legate all’attenzione, discriminazione e
memoria visiva” (Rossini, Capirci et al., 1997).
Al momento, nel nostro Istituto Comprensivo non sono presenti alunni sordi. La scelta di
frequentare il corso LIS ha però motivazioni ben precise che vanno oltre la presenza o meno di
alunni sordi. Nelle nostre scuole incontriamo spesso bambini che hanno difficoltà di linguaggio:
a volte si tratta di bambini autistici che dimostrano una certa difficoltà nel padroneggiare la
lingua vocale; altre volte si tratta invece di bambini che non presentano deficit o patologie, ma
semplicemente ritardi nella comprensione e produzione linguistica; ancora, molti bambini
provengono dalla parti più disparate del mondo e non padroneggiano la nostra lingua, per cui
l’italiano risulta essere un mezzo insufficiente per veicolare informazioni e per integrare questi
bimbi all’interno della scuola.
Siamo fermamente convinte che la LIS possa essere una valida alternativa alla comunicazione
vocale o come integrazione di essa e che possa costituire anche un ponte verso la
comunicazione, dal momento che risulta ormai evidente come l’uso simultaneo di segni e
parlato produca effetti positivi nella comunicazione di bambini con varie difficoltà, che sulla
base della lingua dei segni potranno costruirsi una lingua vocale.
Le insegnanti della Scuola dell’Infanzia “Il Girasole”
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