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Centenario della morte di
Emilio Salgari
21.8.1862
25.4.1911
a cura della Biblioteca di Concorezzo
Un grande scrittore d’avventure. I misteri e le leggende intorno alla vita e all’opera di Emilio
Salgari, nato a Verona il 21 agosto del 1862, cominciano dal nome. Si dice, infatti, “Salgàri”
o “Sàlgari”? In questo caso, la risposta è semplice: “Salgàri”, poiché deriva da “salgàr”, una
pianta di salice, ancora diffusa nel veronese, dove è persino possibile trovare la contrada dei
“Salgàri” tra i monti della Lessinia che sovrastano il capoluogo scaligero.
Infante, è messo a balia da Maddalena Cinquetti a Negrar, in
Valpolicella dove, ancora oggi, esiste un altro ramo della
famiglia. Le vicende scolastiche lo segnalano come un alunno
svogliato, dotato solo in storia e geografia. Giovanissimo
lascia Verona e s’iscrive all’Istituto Nautico di Venezia. Non
conclude gli studi e non diventa capitano di gran cabotaggio
anche se, in seguito, millanterà di aver conseguito il brevetto
e di aver solcato gli oceani. Per difendere l’incauta
affermazione sarà perfino costretto a battersi in duello con
Giuseppe Biasioli, un giornalista rivale. Forse, si era
imbarcato sul trabaccolo Italia Una che lo aveva condotto da
Venezia a Brindisi e, ad onor del vero, da quel porto pugliese
egli avrebbe potuto raggiungere Ceylan, l’Egitto o l’India,
proprio in quel breve anno in cui i biografi hanno perso le sue
tracce, tra la fine del 1881 e la fine del 1882, allorché rientra
a Verona. In ogni caso, i suoi viaggi sono tali solo sulla carta.
La carriera letteraria di Emilio Salgari inizia nell'estate del
1883, quando collabora alla stesura definitiva del romanzo
Angiolina dell'abate Pietro Caliari, suo antico insegnante, ed
inizia le attività di giornalista e di scrittore. Per il quotidiano
"La Nuova Arena", commenta gli avvenimenti di politica
internazionale usando lo pseudonimo di Ammiragliador, si
occupa di cronaca teatrale come Emilius e scrive, in rapida
successione, un racconto e due romanzi di appendice: Tay
See, La Tigre della Malesia e La favorita del Mahdi. Intanto si
distingue come ginnasta e schermidore della Società
Bentegodi. Fonda il Circolo Velocipedistico e ne diventa
presidente. Nel marzo 1885, per migliorare le sue condizioni
economiche, passa all'"Arena", diretta da Giovanni Antonio
Aymo, dove lavorerà sino alla fine del 1893, anno in cui si
trasferisce a Torino per collaborare, senza vincoli contrattuali,
con gli editori Speirani e Paravia. Nel 1982 sposa Ida Peruzzi,
attrice di una compagnia amatoriale, dalla quale ha quattro
figli: Fatima, Nadir, Romero e Omar.
Nel 1896, stringe rapporti più stretti con Antonio Donath e, nel 1898, si trasferisce a
Genova, per ritornare poi, due anni più tardi, nel capoluogo piemontese. Donath crede,
come nessun altro, in Salgari e gli affianca i migliori illustratori del tempo: Pipein Gamba,
Gennaro Amato e Alberto della Valle. Da quest’intesa nasce il tipico libro salgariano: testo
mediamente lungo, copertine vistose, immagini intriganti, efficaci intrecci e incalzante ritmo
narrativo. In quegli anni di felice vena Salgari licenzia i suoi migliori romanzi: Il Corsaro
Nero, La capitana del Yucatan, Le figlie dei Faraoni, Capitan Tempesta e alcuni volumi del
ciclo indo-malese che, insieme alla lugubre figura del conte di Ventimiglia, gli procureranno
una fama indiscussa tra i lettori.
Non è ricco, ma nemmeno povero, come raccontano i più. Non scrive per sopravvivere,
piuttosto per garantire alla sua famiglia una decorosa vita borghese. Nel 1906, sottoscrive
con l'editore Bemporad un lucroso contratto, tra i più impegnativi di questa casa editrice:
egli è pagato, per fare qualche esempio, più di Luigi Capuana e di Marino Moretti.
In cinque anni di attività, scrive per l’editore
fiorentino una ventina di romanzi tra cui
Sandokan alla riscossa, I Corsari delle Bermude, Il
Leone di Damasco. Bemporad pubblicherà anche
l'unico romanzo a sfondo autobiografico, La
Bohème italiana, in cui risulta evidente l'influenza
del movimento scapigliato. Tuttavia i ritmi
rallentano e i testi licenziati si riducono di numero.
Spezza per sempre la penna, come scrive in una
delle sue ultime lettere, il 25 aprile 1911,
prostrato dal ricovero della moglie in manicomio.
L’ispirazione di un tempo cominciava a sopirsi, il
gran mondo letterario lo ignorava ma, più di ogni
altra cosa, gli erano venute meno quelle armonie
familiari che gli consentivano di svolgere al meglio
la sua professione. In poco più di vent’anni,
Salgari aveva scritto un’ottantina di romanzi,
numerosi racconti e centinaia di articoli.
Egli aveva vissuto ai margini della cultura ufficiale,
ma non ne era estraneo. Le sue prove letterarie
erano in sintonia con il mondo che lo circondava.
Aveva una formazione positivista, era l’interprete
più importante del dilagante orientalismo italiano
che coinvolgeva autori come Edmondo De Amicis e
Gabriele D’Annunzio.
Era un vorace lettore e un autore originale che, sin dagli esordi, si era posto in relazione con
il grande romanzo d'avventura moderno. Conosceva l’opera di Robert Louis Stevenson e
apprezzava i romanzi di Alexandre Dumas, di Fenimore Cooper e di Edgard Allan Poe. Si
considerava un ammiratore dei Viaggi Straordinari di Jules Verne e teneva in gran
considerazione Gustave Aimard, Louis Boussenard e Thomas Mayne Reid.
Era un uomo di cultura. Conosceva la geografia, le scienze naturali e la storia come pochi
altri. Disegnava egli stesso le carte su cui tracciare i percorsi dei suoi eroi e curava
meticolosamente ogni dettaglio (trame, ambienti, nomi, personaggi) prima di iniziare una
nuova avventura sulla carta. Nelle biblioteche di Verona e Torino utilizzava repertori,
dizionari, enciclopedie, atlanti e carte geografiche. Leggeva riviste di viaggi dal forte sapore
esotico: dal popolarissimo “Giornale Illustrato dei Viaggi” dell’editore Sonzogno al raffinato
“Giro del Mondo” pubblicato da Treves. I diari, le memorie, i reportages, le lettere di
viaggiatori, esploratori, militari e missionari erano preda del suo insaziabile desiderio di
conoscere.
Emilio Salgari non era uno scrittore isolato e atipico. A cavallo tra Otto e Novecento era
riconosciuto come un vero “capo-scuola” del genere “fantastico”: originale ispiratore di
generi letterari (l’avventuroso, il fantascientifico e il nero) cui, tra i primi, aveva dato ampio
spazio su “Per Terra e per Mare”, la rivista da lui diretta per conto di Donath, tra il 1904 e il
1906. Il periodico fu una palestra per giovani autori che volevano seguire con originalità le
orme del maestro. Da questo punto di vista, si conosce assai poco dell’influenza che
esercitava sul mondo editoriale italiano, nelle redazioni delle riviste che a lui si ispirano, tra i
numerosi imitatori, epigoni o autori di veri e propri falsi salgariani. Salgari era, dunque,
portatore di una originale poetica, di uno stile forse discutibile ma unico e inimitabile.
Purtroppo, ancora oggi, molti credono di aver letto Salgari, ma non è vero perché i suoi testi
sono stati manomessi, indifferentemente ridotti o ampliati. La quantità di falsi messi in
circolazione tra gli anni Trenta e il secondo dopoguerra è incontrollabile. Eppure anch’essi
hanno contribuito in qualche modo a portare l’eco della sua voce e degli eroi immortali da lui
creati. Salgari era un professionista che trascorreva il suo tempo a scrivere: era davvero un
forzato della penna che si identificava nel suo lavoro. I suoi straordinari romanzi sono la cosa
più preziosa che ci abbia lasciato, poiché lo scrittore ha nascosto l’uomo in una zona oscura,
inavvicinabile.
Come grande narratore di avventure egli occupa ancora oggi un posto rilevante nella storia
della letteratura italiana e internazionale. Negli ultimi anni, per fare un esempio, il Corsaro
Nero, è stato tradotto in quasi tutte le lingue.
Le prove letterarie di Emilio Salgari appartengono alla memoria e alla storia degli italiani, dei
quali, in ambito romanzesco, seppe rappresentare le pulsioni, gli interessi e le mode del
tempo. L'autore veronese infatti non era soltanto la firma più conosciuta della letteratura
avventurosa, ma anche la punta avanzata di un ampio movimento culturale nazionale che
guardava verso il misterioso ed esotico mondo orientale e che esprimeva l'ambizione di una
giovane nazione di conoscere ed esplorare le terre, i mari e i cieli.
Lo leggevano tutti, giovani e vecchi, uomini e donne, eruditi e persone semplici. In questo
senso Salgari fu, ed è, un autore popolare come nessun altro. Egli è stato un grande
narratore, uno straordinario creatore di storie, caratteri e personaggi e, per questa sua dote,
intere generazioni di lettori sono state conquistate dalle gesta dei suoi inossidabili eroi,
impegnati nell'eterna lotta tra il bene e il male, e dal forte stuolo di comprimari che
popolavano le sue saghe: tutti a lui felicemente sopravvissuti.
Le coltri della leggenda cominciano ad essere scompaginate ma approfondire è compito
arduo. È molto difficile, infatti, trovare documenti e materiali originali in cui il popolare
scrittore d’avventure parli della sua opera, del suo modo di lavorare, della sua vita. Nelle
poche occasioni in cui egli ha avuto modo di parlare di se stesso ha, volentieri, mentito.
«A voi che vi siete arricchiti con la mia
pelle, mantenendo me e la mia famiglia in
una continua semi-miseria od anche di
più, chiedo solo che per compenso dei
guadagni che vi ho dati pensiate ai miei
funerali. Vi saluto spezzando la penna.»
«La professione dello scrittore dovrebbe
essere piena di soddisfazioni morali e
materiali. Io invece sono inchiodato al
mio tavolo per molte ore al giorno ed
alcune della notte, e quando riposo sono
in biblioteca per documentarmi. Debbo
scrivere a tutto vapore cartelle su
cartelle, e subito spedire agli editori,
senza aver avuto il tempo di rileggere e
correggere.»
Fonti: www.terradisalgari.it, www.emiliosalgari.it, Wikipedia, Claudio Gallo
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Salgari deve la sua popolarità ad una impressionante produzione romanzesca, con ottanta opere (più di 200
considerando anche i racconti) distinte in vari cicli avventurosi, con l'invenzione di personaggi di grande successo
come Sandokan, Yanez de Gomera e il Corsaro Nero. Tali personaggi risultano inseriti in un accurato contesto
storico; la ricostruzione delle informazioni riguardanti le vicende istituzionali dei paesi da lui descritti non si limita,
ad esempio, alla figura di James Brooke, il raja bianco di Sarawak.
Seri studi condotti dalla storica olandese Bianca Maria Gerlich (i cui lavori sono stati pubblicati da autorevoli riviste
scientifiche quali Archipel nei Paesi Bassi e, in Italia, Oriente Moderno) hanno infatti permesso di ricostruire le fonti
storiche e geografiche lette e utilizzate nelle biblioteche di Verona dal grande scrittore di romanzi d'avventura.
La popolarità degli eroi salgariani è provata anche dalla grande diffusione di apocrifi: più di un centinaio, che
editori privi di scrupoli gli attribuivano; alcune di queste opere furono messe in giro addirittura dai figli dello
scrittore.
Egli stesso pubblicò con vari pseudonimi numerose opere, spinto da motivazioni diverse la più nota delle quali fu
l'urgenza di aggirare la clausola contrattuale di esclusiva che lo teneva legato all'editore Donath. Tuttavia per lo
stesso Donath pubblicò con lo pseudonimo di Enrico Bertolini tre romanzi, nonché diversi racconti e testi di vario
genere; in questo caso si sarebbe trattato di una precauzione utilizzata quando, incalzato da contratti e scadenze,
lo scrittore usava più del dovuto elementi tratti da opere altrui (come nel caso di Le caverne dei diamanti, una
libera versione del romanzo Le miniere di re Salomone di H. Rider Haggard).
Cronologia delle opere, suddivise per cicli narrativi.
Ciclo dei pirati della Malesia
- I misteri della jungla nera (1895)
- Le Tigri di Mompracem (1900)
- I pirati della Malesia (1896)
- Le due tigri (1904)
- Il re del mare (1906)
- Alla conquista di un impero (1907)
- Sandokan alla riscossa (1907)
- La riconquista del Mompracem (1908)
- Il bramino dell'Assam (1911)
- La caduta di un impero (1911)
- La rivincita di Yanez (1913)
Ciclo dei corsari delle Antille
- Il Corsaro Nero (1898)
- La regina dei Caraibi (1901)
- Jolanda, la figlia del Corsaro Nero (1905)
- Il figlio del Corsaro Rosso (1908)
- Gli ultimi filibustieri (1908)
Ciclo dei corsari delle Bermude
- I corsari delle Bermude (1909)
- La crociera della Tuonante (1910)
- Straordinarie avventure di Testa di Pietra (1915)
Ciclo delle avventure nel Far West
- Sulle frontiere del Far-West (1908)
- La scotennatrice (1909)
- Le selve ardenti (1910)
Cicli minori
I due marinai
- Il tesoro del presidente del Paraguay (1894)
- Il continente misterioso (1894)
Il Fiore delle Perle
- Le stragi delle Filippine (1897)
- Il Fiore delle Perle (1901)
I figli dell'aria
- I figli dell'aria (1904)
- Il re dell'aria (1907)
Capitan Tempesta
- Capitan Tempesta (1905)
- Il Leone di Damasco (1910)
Altri Romanzi e Racconti
-
La favorita del Mahdi (1887)
Duemila leghe sotto l'America (1888) (noto anche come: Il tesoro misterioso)
La scimitarra di Budda (1892)
I pescatori di balene (1894)
Le novelle marinaresche di Mastro Catrame (1894)
Un dramma nell'Oceano Pacifico (1895)
Il re della montagna (1895)
I naufraghi del Poplador (1895)
Al Polo Australe in velocipede (1895)
Nel paese dei ghiacci (1896)
I drammi della schiavitù (1896)
Il re della Prateria (1896)
Attraverso l'Atlantico in pallone (1896)
I naufragatori dell'Oregon (1896)
I Robinson italiani (1896)
I pescatori di Trepang (1896)
La rosa del Dong-Giang (1897) (noto anche come: Tay-See)
La città dell'oro (1898)
La Costa d'Avorio (1898)
Al Polo Nord (1898)
La capitana del Yucatan (1899)
Le caverne dei diamanti (1899) (libera riduzione del romanzo "Le miniere di re Salomone" di Henry R. Haggard)
Le avventure di un marinaio in Africa (1899)
Il figlio del cacciatore d'orsi (1899)
Gli orrori della Siberia (1900)
I minatori dell'Alaska (1900)
Gli scorridori del mare (1900)
Avventure fra le pellirosse (1900)
La Stella Polare e il suo viaggio avventuroso (1901)
Le stragi della China (1901)
La montagna d'oro (1901)
I naviganti della Meloria (1902)
La giraffa bianca (1902)
I predoni del Sahara (1903)
Le pantere di Algeri (1903)
Sul mare delle perle (1903)
L'uomo di fuoco (1904)
I solitari dell'Oceano (1904)
La città del re lebbroso (1904)
La gemma del fiume rosso (1904)
L'eroina di Port Arthur (1904)
Le grandi pesche nei mari australi (1904)
La sovrana del campo d'oro (1905)
Le figlie dei Faraoni (1905)
La Stella dell'Araucania (1906)
Le meraviglie del Duemila (1907)
Il tesoro della montagna azzurra (1907)
Le aquile della steppa (1907)
Sull'Atlante (1907)
Cartagine in fiamme (1908)
Una sfida al Polo (1909)
La Bohème italiana (1909)
Storie rosse (1910)
I briganti del Riff (1911)
I predoni del gran deserto (1911)