Platone e Aristotele_lezione III_Platone

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Platone e Aristotele_lezione III_Platone
PLATONE
50618 – PLATONE E ARISTOTELE
PROF.SSA VALENTINA ZAFFINO
Lezione III
Il Timeo (2)
L’anima del mondo e le sue funzioni
(Tim. 34b-38c)
Affermando l’analogia tra macrocosmo e microcosmo, Platone intende l’universo come un essere
vivente, pertanto lo descrive costituito da un’anima – l’anima del mondo, un principio intelligente e
ordinatore, opera del demiurgo – e da un corpo – che il demiurgo plasma dal caos degli elementi
mescolati nella materia informe. L’anima del mondo viene prodotta prima del cosmo fisico, affinché
essa, precedente a quest’ultimo, possa essergli superiore e possa governarlo.
Le funzioni dell’anima del mondo sono due:
1) essa è causa di movimento (funzione motrice)
2) essa è causa di conoscenza (funzione conoscitiva).
1) È manifesto che l’universo si muove in modo regolare, e che anche gli enti sensibili godono di
movimento. Poiché il cosmo esaurisce sul piano sensibile la totalità di ciò che esiste, esso deve avere in
sé anche il principio del proprio movimento, che è necessariamente un’anima, poiché soltanto
l’anima è capace di imprimere il movimento a se stessa e agli altri enti.
Segue la constatazione che tutto ciò che si muove da sé è un vivente, poiché possiede un’anima,
secondo la relazione movimento-vita-anima. Pertanto, l’anima del mondo conferisce e mantiene i
movimenti regolari degli astri e i movimenti irregolari degli enti terrestri.
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2) Nel Sofista (248e-249b) è presentata la relazione movimento-vita-anima-intelligenza, che
completa l’analisi precedente: ogni ente in movimento è un vivente, perciò è dotato di un’anima, nella
quale ha sede l’intelligenza. Questa relazione è attestata anche nel Timeo; pertanto il cosmo, in quanto
vivente, è un essere intelligente, dotato cioè di capacità conoscitiva.
L’anima del mondo (proprio come il demiurgo) ha una posizione mediatrice tra l’intelligibile e il
sensibile, poiché non è una realtà corporea, ma neanche un’Idea. Essa ha una natura intermedia tra
questi due opposti e il suo scopo è mantenere nel mondo materiale quell’ordine divino che il demiurgo
ha impresso durante la sua azione “generatrice”. Il demiurgo, infatti, dopo l’azione produttrice che gli
compete si ritira, lasciando all’anima del mondo il compito di gestire l’ordine, il movimento e
l’intelligenza del cosmo e di garantirgli il permanere della bellezza che egli ha impresso nella materia
originaria.
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La chora: la sua natura, il suo statuto ontologico e la sua funzione
(Tim. 48e-52c)
La chora (χώρα) è la materia originaria sulla quale il demiurgo agisce, plasmandola e conferendole
un ordine divino e razionale (matematico-geometrico).
È eterna, invisibile, non muta e non si trasforma; non è ancora costituita dai quattro elementi
(terra, aria, acqua, fuoco) e, soprattutto, è priva di qualunque determinazione: per questo motivo è
capace di accoglierle tutte. La chora, infatti, è il sostrato materiale che riceve in se stesso le forme di tutti
gli enti sensibili; perciò non può possedere una figura determinata, che renderebbe impossibile alla chora
medesima di fare proprie tutte le altre forme che esistono.
Essa, sebbene sia pura materia informe, partecipa in qualche modo dell’intelligibile, perché accoglie
in sé le “imitazioni”, ossia le copie delle Idee, fornendo loro il sostrato materiale.
Già prima dell’azione divina del demiurgo, le tracce di tutti gli elementi sono presenti nella materia
originaria, seppure senza ordine. Le forme considerate nel Timeo sono copie della vera realtà, separata
dal mondo materiale; le Idee, pertanto, lasciano tracce di sé nella chora, che partecipa del mondo ideale
pur senza giungere all’unione tra il mondo sensibile e quello soprasensibile.
La terminologia più comune usata per indicare il principio materiale della tradizione platonica è:
-
chora (χώρα): spazio, spazialità;
-
hypodoché (ὑποδοχή): ricettacolo [universale];
-
tithéne (τιθήνη): nutrice;
-
ekmagheion (ἐκμαγε‹ον): matrice, quasi fosse un materiale malleabile;
-
meter (μήτηρ): madre
Rispetto a quest’ultimo significato, si noti che per Platone nella generazione del cosmo la materia è
la “madre” (mater, in latino), il demiurgo è il “padre” e il cosmo è il “figlio”.
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