Platone e Aristotele_lezioni IV

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Platone e Aristotele_lezioni IV
PLATONE
50618 – PLATONE E ARISTOTELE
PROF.SSA VALENTINA ZAFFINO
Lezioni IV-V
Il Timeo (3)
Le Idee come modello dell’azione del demiurgo:
relazione tra gli enti intelligibili e gli enti sensibili
(Tim. 51b-52b)
Come in altre opere (il Parmenide in particolare), nel Timeo Platone affronta il problema della
relazione tra i due piani della realtà, quello ideale, dell’essere, e quello sensibile, del divenire, tra
loro ontologicamente diversi.
– Le Idee sono pure essenze intelligibili, realtà incorrotte ed eterne, trascendenti e separate rispetto
al mondo sensibile, che sussistono in modo autonomo e non necessitano di alcun rapporto con la
materia.
– La realtà sensibile esiste grazie a quella intelligibile, che ne sta a fondamento. Gli enti sensibili
sono caratterizzati dalla molteplicità e dal mutamento del divenire, pertanto sono segnati da
un’originaria imperfezione. Essi sono copie o imitazioni della perfezione dei modelli ideali, che
vengono riprodotti in modo imperfetto nella materia.
Come abbiamo visto, già prima dell’azione divina del demiurgo le tracce di tutti gli elementi sono
caoticamente presenti nella materia originaria. Le Idee, infatti, mantengono tracce di sé nella chora, che
partecipa della realtà ideale pur senza giungere all’unione tra il mondo sensibile e quello soprasensibile.
Su questa materia amorfa e indeterminata agisce il demiurgo, conferendo ordine e razionalità alla
struttura del cosmo e permettendo la partecipazione tra i due livelli ontologici: il dio platonico si pone
come intermediario tra l’intelligibile e il sensibile. Pertanto, grazie alla mediazione del demiurgo, nella
chora si realizza l’“incontro” tra i due piani del reale, i quali, tuttavia, restano sempre autonomi e mai si
mescolano tra loro.
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La molteplicità degli enti sensibili partecipa alla realtà ideale non in modo diretto: il demiurgo
plasma una copia delle Idee eterne e solo il loro simulacro è assunto nella materia, mentre le Idee
permangono incorrotte e separate. Poiché soltanto le “immagini” delle Idee si uniscono alla materia, è
preservata la distinzione ontologica tra il mondo sensibile – materiale, molteplice e diveniente, soggetto
alla generazione e alla corruzione – e il mondo ideale – eterno e sempre identico a se stesso.
Pertanto, dal momento che l’azione del demiurgo ha luogo nella chora, il piano divino delle Idee
resta incorrotto e inaccessibile alla materia, che a sua volta è estranea alla sfera intelligibile, entrando in
relazione unicamente con le copie imperfette del modello perfetto.
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PLATONE
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Il Fedone (1)
LA TEORIA DELLE IDEE
(Fed. 99a-102e)
Per introdurre la teoria delle Idee, Platone prende le mosse dall’individuazione del concetto di
causa, cioè dell’autentica ragione che fa sì che la realtà sia come effettivamente è. Nel Fedone egli
fornisce due esempi, quello di Socrate in carcere e quello dell’altezza e della bassezza rispettivamente di
Simmia e di Cebete. Stando ai filosofi pluralisti, la causa per cui Socrate si trovava in carcere sarebbe il
fatto che egli possedeva ossa, muscoli e articolazioni, che gli consentivano di muoversi. Questa tesi è
assurda, soprattutto alla luce del senso di giustizia che ha animato l’intera vita di Socrate e, invece,
dell’ingiustizia degli Ateniesi che lo hanno condannato. Nel secondo passo emergono con più chiarezza
le contraddizioni filosofiche dei pluralisti: se ciò che fa essere Simmia più alto di Cebete (cioè la causa
del suo esser alto) è la misura della testa – misura diversa tra i due – ne scaturirebbero le seguenti
aporie: 1) una stessa cosa (la testa) sarebbe la causa dell’esser alto di Simmia e dell’esser basso di Cebete
(cioè, una stessa cosa avrebbe due conseguenze opposte); 2) una cosa di per sé piccola (considerata in
rapporto a tutto il corpo) dà vita a qualcosa di grande (Simmia).
Ne segue che la causa dell’essere alto di Simmia e dell’essere basso di Cebete non è la testa, ma è la
relazione (più o meno stretta) che ciascuno dei due ha con l’Idea di altezza e con quella di bassezza.
Quindi la causa autentica dell’essere alto di Simmia è l’Idea di altezza, quella dell’essere basso di Cebete
è l’Idea di bassezza.
La causa dell’esser bella della rosa bella non è il suo colore, la sua forma, il suo profumo…, ma la
relazione che essa ha con l’Idea di bellezza (altrimenti non potrei chiamare “belle” tutte le altre cose che
hanno caratteristiche diverse da quelle della rosa bella). Pertanto, la causa dell’essere delle cose e del
loro esser-così non può essere fisica, ma metafisica, cioè soprasensibile.
Le Idee (εἶδος – eidos, dalla radice “id-” del verbo “vedere”) sono l’oggetto specifico del
pensiero umano, ciò che può essere colto dal pensiero nella sua purezza. Esse sono la vera realtà,
esistono in sé e per sé, sono perfette, assolutamente pure, poiché trascendono le cose sensibili e non
ammettono alcun elemento che sia loro estraneo.
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PLATONE
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POSSIBILI DEFINIZIONI DELL’IDEA PLATONICA:
1) il principio;
2) l’essenza, la sostanza;
3) la forma universale;
5) l’originario qualitativo immateriale (cioè la Qualità primigenia);
6) il concetto (non come prodotto del pensiero, ma come oggetto di puro pensiero).
RUOLO E FUNZIONI DELL’IDEA PLATONICA:
1) causa dell’essere e dell’esser-così di tutte le cose;
2) criterio di giudizio della realtà sensibile;
3) fondamento ontologico della realtà.
Inizialmente Platone ammette solo una teoria ingenua dell’autopredicazione, secondo la quale di
un’Idea si può predicare solo la qualità/proprietà di cui essa è portatrice nello specifico (ad esempio,
dell’Idea di Bellezza si può dire solo che è bella); questa tesi conduce però a conseguenze assurde (ad
esempio, l’Idea di freddo sarebbe fredda) e contraddittorie (l’Idea di freddo non potrebbe essere fredda,
perché così le si attribuirebbe un connotato sensibile; inoltre, l’Idea di movimento non potrebbe essere
in movimento).
Platone giunge perciò a definire le seguenti CARATTERISTICHE DELLE IDEE:
1) Separazione (chorismós – χωρισμός): Platone separa la realtà soprasensibile da quella sensibile,
garantendo così l’incorruttibilità delle Idee. La separazione è un tratto fondamentale del mondo
ideale.
2) Incorporeità: le Idee non sono corporee, perché altrimenti si ricadrebbe nelle contraddizioni
naturaliste.
3) Immutabilità: in quanto incorporee, le Idee non possono mutare, perché altrimenti muterebbe
lo stesso criterio di giudizio della realtà e si tornerebbe al relativismo di Protagora.
4) Intelligibilità: in quanto incorporee, le Idee sono l’oggetto specifico del pensiero.
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5) Oggettività/perseità: le Idee sono oggettive perché la loro essenza non dipende dalla relazione
che hanno con il nostro pensiero. Esse, infatti, come abbiamo visto, sono oggetto di pensiero
ma non prodotto del pensiero umano.
6) Unità: le Idee sono assolutamente semplici e uniche in sé.
7) Essere in senso pieno: le Idee sono l’Essere che realmente è, in contrapposizione a quello
sensibile.
Nonostante l’incolmabile distanza ontologica tra il mondo ideale e quello materiale, la realtà
sensibile esiste grazie a quella intelligibile, che ne sta a fondamento.
Pertanto, Platone introduce
QUATTRO TIPOLOGIE DI RELAZIONE FRA LE IDEE E LA REALTÀ SENSIBILE:
1) imitazione (la realtà sensibile è una copia di quella intelligibile);
2) partecipazione (la realtà sensibile “ha parte” a quella intelligibile, così come la copia partecipa
dell’originale);
3) comunanza (fra l’Idea e le cose vi è una sorta di tangenza, un punto di contatto);
4) presenza (l’intelligibile è presente nel sensibile come suo fondamento).
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