1.3. Evoluzione del Quadro istituzionale e normativo in materia di

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1.3. Evoluzione del Quadro istituzionale e normativo in materia di
1.3. Evoluzione del Quadro istituzionale e normativo in materia di Istruzione e Formazione
Professionale
Premessa
Il quadro normativo nazionale di riferimento è in forte evoluzione da ormai un decennio e i
continui cambiamenti hanno generato, soprattutto negli ultimi anni, una cornice normativa
caratterizzata da numerosi elementi di forte complessità che rendono più difficile una lettura chiara
e inequivocabile delle norme approvate, di quelle in via di applicazione e delle disposizioni che
prevedono significative modifiche nell‟anno in corso e in quelli a venire. L‟approvazione della
nuova riforma delle scuole secondarie superiori completa un biennio di profonde trasformazioni di
cui è ancora difficile poter analizzare e valutare efficacia ed esiti rispetto ad obiettivi e orientamenti
comunitari ed anche, forse, rispetto a motivazioni e volontà espresse dal legislatore.
Richiamando sinteticamente quanto già riportato nel precedente rapporto con particolare
riferimento alla Legge 296/2006 ed al Decreto ministeriale 139/2007 che hanno riscritto le norme
relative all‟obbligo di istruzione, si è cercato di aggiornare e integrare la descrizione del quadro
normativo complessivo focalizzando l‟attenzione da un lato sulle ulteriori novità emerse nell‟ultimo
biennio, con particolare riferimento alla Riforma della secondaria di II grado, e dall‟altro, per quanto
possibile e lecito in questa sede, su alcuni dei temi più significativi che hanno accompagnato il
dibattito e le riforme dell‟ultimo decennio, e, tra questi, la riforma del titolo V della Costituzione, che
ha avviato significative evoluzioni per quanto concerne autonomia e federalismo scolastico.
A completamento dell‟analisi di contesto normativo si è infine ritenuto utile fornire alcuni
cenni ai documenti di programmazione e gestione più significativi emanati a livello regionale e
provinciale.
La normativa nazionale
Come anticipato in premessa, molte e significative sono le novità emerse nel settore nel
corso degli ultimi anni. I principali provvedimenti che ad oggi rappresentano e concorrono a
definire la cornice normativa di riferimento sono raccolti nella tabella seguente, con l‟indicazione,
schematica, degli ambiti e dei temi più rilevanti sui quali intervengono. Un elenco più completo ed
esaustivo, comprensivo delle leggi finanziarie e delle principali norme di revisione, semplificazione,
trasformazione della P.A. nel suo complesso, che hanno avuto maggiori ricadute sul settore
istruzione, è stato inserito nelle pagine seguenti.
Provvedimento
Legge 144/1999 – Legge 53/2003
D.lgs. 15.04.2005 n. 77
Legge 27 dicembre 2006. n.296
(finanziaria)
Decreto ministeriale 22 agosto 2007
Tema
Diritto/dovere all‟istruzione e alla formazione
Alternanza scuola-lavoro
Obbligo istruzione a 10 anni
Regolamento in materia adempimento obbligo istruzione
n.139
Decreto
interministeriale
novembre 2007
Linee guida 27 dicembre 2007
Legge 40 27 aprile 2007
29 Criteri di qualità per percorsi sperimentali triennali
Orientamento, formazione, monitoraggio, valutazione
Istruzione tecnica e professionale
Decreto ministeriale 25 ottobre Centri provinciali istruzione adulti
2007
D.Lgs. 14 gennaio 2008, n.22
Definizione dei percorsi di orientamento finalizzati alle
professioni e al lavoro
Decreto ministeriale 17 aprile 2008 Programma di promozione delle eccellenze degli studenti
delle scuole di istruzione secondaria superiore, statali e
paritarie, per l‟anno scolastico 2007/2008
D.M. n.82 Linee guida Ottobre 2008 Linee guida di attuazione del decreto 29 novembre 2007, n.
263 “Disciplina delle modalità procedimentali per l‟inclusione
ed il mantenimento nell‟elenco regionale delle scuole non
paritarie”
d.p.c.m. 25 gennaio 2008
“Linee guida per la riorganizzazione del Sistema di istruzione
e formazione tecnica superiore e la costituzione degli Istituti
tecnici superiori”;
Legge 133/2008 (Finanziaria 2008), Disposizioni in materia di organizzazione scolastica
art.64
Legge 169/2008 (decreto Gelmini)
Valutazione studenti, insegnante unico, libri di testo
DPR 89/2009
Revisione assetto ordinamentale, organizzativo e didattico
della scuola dell‟infanzia e del primo ciclo di istruzione
DPR n. 81/2009
Norme per la riorganizzazione della rete scolastica e il
razionale ed efficace utilizzo delle risorse umane della scuola
Decreto Ministeriale 27.01.2010, Certificazione assolvimento dell‟obbligo
n.9
DPR n. 87/2010
Regolamento recante norme per il riordino degli istituti
professionali
DPR n. 88/2010
Regolamento recante norme per il riordino degli istituti tecnici
DPR n. 89/2010
Regolamento recante revisione dell'assetto ordinamentale,
organizzativo e didattico dei licei
A partire dalla metà degli anni Novanta, i cambiamenti di natura istituzionale hanno
introdotto mutamenti sostanziali nei livelli di governo del sistema dell‟istruzione. Basti pensare al
processo di decentramento delle competenze dalle istanze centrali a quelle locali (Legge 59/97,
Legge costituzionale n.3/2001 e Legge costituzionale novembre 2005 non approvata dal
referendum); all‟autonomia delle istituzioni scolastiche (regolamentata con D.lgs. 275/99); alla
riforma del sistema scolastico prefigurata nella Legge 53/03 “Delega al Governo per la definizione
delle norme generali sull'istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e
formazione professionale”.
Nel sistema dell‟istruzione e della formazione (D.L. n.226 del 17 ottobre 2005), viene
inserita l‟offerta formativa regionale, senza più distinguere l‟obbligo scolastico da quello formativo
(Legge 144/99), e previsto il diritto/dovere all'istruzione e alla formazione per almeno dodici anni o,
comunque, sino al conseguimento di una qualifica entro il diciottesimo anno di età (D.L. n.76 del
15 aprile 2005).
Dopo la scuola secondaria di I grado, accanto al sistema dei licei, è stato introdotto il
sistema dell‟istruzione e formazione professionale, di competenza delle Regioni.
In questo ambito il D.L. n. 226 del 17 ottobre 2005 ha previsto la definizione dei livelli
essenziali delle prestazioni relativi al secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e
formazione.
A partire dal 2006, l‟orientamento politico prevalente ha teso alla parziale revisione di alcuni
aspetti sostanziali delle precedenti riforme, agendo con la sospensione di alcuni Decreti Legislativi
già emanati e l‟adozione di nuove disposizioni normative.
Infatti, già con il Decreto Ministeriale n. 4018/FR del 31 maggio 2006, viene sospesa
l‟applicazione degli ordinamenti liceali e dei relativi percorsi di studio (D.M. n. 775, 31 gennaio
2006), mentre con la legge n. 228 del 12 luglio 2006 vengono prorogati i termini di applicazione
della riforma.
A partire dal 2008, infine, in sostanziale continuità con le scelte già operate dal precedente
governo, non c‟è stata una radicale inversione di tendenza, bensì lo sforzo di continuare nel
processo di riforma del sistema scolastico, in linea con quanto avviato precedentemente.
In particolare, sono state mantenute le modifiche alla legge 226/2005 apportate dalla legge
40/2007 che ha reintegrato gli istituti professionali nell‟offerta nazionale del sistema di istruzione
secondaria superiore, sia le indicazioni per il curricolo della scuola dell‟infanzia e del primo ciclo –
DM 31/07/2007.
Tra le principali innovazioni normative introdotte nell‟ultimo biennio si ricordano invece la
Legge 133 del 06/08/2008 e la Legge 169 del 30/10/2008 che riguardano, in particolare, i seguenti
elementi:
1.
La razionalizzazione dell‟utilizzo del personale (legge 133 del 06/08/2008):
2.
La riorganizzazione della rete scolastica (legge 133 del 06/08/2008):
3.
La rimodulazione dell‟organizzazione didattica della scuola primaria (Legge
30/10/2008 n. 169)
A partire dal quadro evolutivo già sinteticamente delineato e dalle considerazioni di
carattere generale fatte in relazione agli orientamenti assunti progressivamente dalla legislazione,
l‟analisi del contesto normativo prosegue focalizzando l‟attenzione sul biennio 2007/2009,
spingendosi fino ai primi mesi del 2010, e, in particolare, sulle due riforme più significative che
hanno caratterizzato la fascia dell‟obbligo e quella superiore.
Le riforme più recenti
La riforma dell’obbligo
E‟ attraverso la Legge 27 dicembre 2006, n. 296 (Legge Finanziaria 2007) che il Governo
inizia a delineare un nuovo profilo del sistema di istruzione e formazione professionale in una
direzione in parte differente rispetto a quella intrapresa dalle norme precedenti e soprattutto dalla
Legge n. 53/2003. La Legge Finanziaria 2007 tra le principali innovazioni, fissa l‟obbligo di
istruzione, a partire dall‟anno scolastico 2007-2008, a 10 anni e lo lega al conseguimento di un
titolo di studio superiore o di una qualifica professionale almeno triennale entro il diciottesimo anno
di età; conseguentemente, l‟età per l‟accesso la lavoro è elevata da quindici a sedici anni di età
(art. 1 comma 622).
Con il successivo Decreto Ministeriale 22 agosto 2007, n. 139, il Ministro della pubblica
istruzione emana il Regolamento recante norme in materia di adempimento dell‟obbligo di
istruzione ai sensi dell‟articolo 1, comma 622, della Legge 296/2006 disciplinando l‟elevamento a
16 anni dell‟obbligo di istruzione, da realizzarsi nella scuola e, almeno fino all‟anno 2008/2009,
anche nei percorsi sperimentali di istruzione e formazione (di cui all‟Accordo del 19 giugno 2003).
L‟elevamento dell‟obbligo è finalizzato “al pieno sviluppo della persona nella costruzione del sé” e
deve consentire l‟acquisizione dei saperi e delle competenze previste dai curricula relativi ai primi
due anni dell‟istruzione secondaria di II grado.
In ottemperanza alla Raccomandazione del Consiglio Europeo del 18.12.2006 relativa alle
competenze chiave per l‟apprendimento permanente, il Regolamento presenta inoltre un
Documento tecnico sulle competenze chiave che il cittadino deve raggiungere alla fine del biennio
dell‟obbligo di istruzione, le quali rappresentano gli obiettivi di apprendimento generali (a
prescindere dalla tipologia dei percorsi del biennio), finalizzati a fornire ad ogni persona gli
strumenti indispensabili per esercitare concretamente le forme di cittadinanza attiva e sfruttare
appieno le possibili occasioni di apprendimento durante tutto l‟arco della vita. Le indicazioni del
documento tecnico, a carattere sperimentale, si applicano negli anni scolastici 2007/2008 e
2008/2009.
Più nel dettaglio, la Raccomandazione europea definisce la competenza chiave come “una
combinazione di conoscenze, abilità e attitudini appropriate al contesto1. Le competenze chiave
sono quelle di cui tutti hanno bisogno per la realizzazione e lo sviluppo personali, la cittadinanza
attiva, l‟inclusione sociale e l‟occupazione”.
Competenze chiave (Raccomandazione Parlamento Europeo e consiglio):
1
o
Comunicazione nella madre lingua;
o
Comunicazione nelle lingue straniere;
Più specificamente la competenza viene definita come “comprovata capacità di utilizzare conoscenze, abilità e capacità personali,
sociali e metodologiche, in situazioni di lavoro o di studio e nello sviluppo professionale e personale”
o
Competenza matematica e competenze di base in scienza e tecnologia;
o
Competenza digitale;
o
Imparare ad imparare;
o
Competenze sociali e civiche;
o
Spirito di iniziativa e imprenditorialità;
o
Consapevolezza ed espressione culturale.
All‟interno di questo quadro, caratterizzato da competenze di carattere sia culturale che
trasversale, il D.M sul Nuovo Obbligo di Istruzione mette in evidenza le prime 4 come assi culturali
strategici, le seconde 4 come competenze trasversali. In particolare ha individuato:
I saperi e le competenze dell‟obbligo di istruzione sono dunque riferiti a quattro Assi
culturali strategici:
o
dei linguaggi;
o
matematico;
o
scientifico-tecnologico;
o
storico-sociale.
Nei quali si inseriscono e integrano le seguenti 8 competenze trasversali :
o
imparare ad imparare
o
progettare
o
comunicare
o
collaborare e partecipare
o
agire in modo autonomo e responsabile
o
risolvere problemi
o
individuare collegamenti e relazioni
o
acquisire ed interpretare l‟informazione
Per una descrizione più accurata delle competenze si rimanda alla lettura della
Raccomandazione Europea e del Documento Tecnico del Ministero.
Successivamente, il 28 dicembre 2007, il Ministero emana le Linee Guida di attuazione del
nuovo obbligo istruzione, quale strumento di indirizzo e proposta di lavoro per dirigenti scolastici e
docenti. Le Linee Guida contengono indicazioni per l‟orientamento dei giovani e delle famiglie, per
la formazione dei docenti, per il sostegno, il monitoraggio, la valutazione e certificazione dei
percorsi. Le linee guida devono intendersi quale misura di accompagnamento per le istituzioni
scolastiche in vista della piena attuazione della riforma e si pongono tre obiettivi prioritari:
o
sostenere l‟equilibrata e coerente acquisizione delle competenze descritte
nel documento tecnico da parte dei giovani come profilo di uscita dai dieci anni
dell‟istruzione obbligatoria, affinché l‟intero percorso dell‟obbligo di istruzione risulti
finalizzato ai risultati di apprendimento e di sviluppo personale attesi;
o
sollecitare
l‟autonomia
progettuale
delle
istituzioni
scolastiche
nella
predisposizione di un percorso biennale di sperimentazione, facendo tesoro delle
esperienze innovative già realizzate negli scorsi anni, anche nell‟ambito di progetti di rete
sostenuti da istituzioni territoriali;
o
promuovere progetti ed esperienze di continuità e raccordo curricolare tra le
scuole secondarie di secondo grado e quelle di primo grado.
Al fine di garantire a tutti gli allievi il raggiungimento degli obiettivi individuati nella fascia
dell‟obbligo di istruzione, è stato inoltre emanato il decreto interministeriale del 29 novembre
2007 il quale definisce i criteri di qualità a cui devono rispondere le agenzie formative in cui si
realizzano i percorsi sperimentali triennali, come da decreto n. 139/2007.
Tra le principali norme emesse a completamento della riforma dell‟obbligo intervengono
infine, più di recente, il DPR 20 marzo 2009, n. 81, Norme per la riorganizzazione della rete
scolastica e il razionale ed efficace utilizzo delle risorse umane della scuola, ai sensi dell‟articolo
64, comma 4, del decreto legge 25 giugno, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6
agosto 2008, n. 133 e il DPR n. 89 del 20 marzo 2009 che specifica e introduce una serie di novità,
in particolare sull‟organizzazione delle lezioni, di seguito elencate2:
o
Scuola dell‟infanzia: reintroduzione anticipi e prosecuzione sperimentazione
delle sezioni primavera.
o
Scuola primaria. Istituzione del maestro unico: scompare il modulo,
un‟organizzazione delle lezioni, introdotta all‟inizio degli anni Novanta, che prevedeva due
insegnanti impegnati su tre classi. I modelli di orario nella primaria, tenuto conto delle
richieste delle famiglie ma anche dei limiti dell‟organico assegnato alle scuole, possono
essere di 24, 27, oppure con attività opzionali fino a 30 ore. Inoltre è confermato il tempo
pieno con 40 ore settimanali comprensive di mensa e l‟impegno di due docenti: si mantiene
dunque un unico progetto educativo che si sviluppa senza distinzione tra le attività
didattiche del mattino e del pomeriggio, anche se l‟eliminazione delle ore di compresenza
tra i docenti rende meno agevole il lavoro laboratoriale per piccoli gruppi. La primaria
riformata è stata avviata nelle classi prime del 2009/2010 e si estenderà alle classi
successive gradualmente.
2
Rapporto IRES 2009, cap. 6 “Osservatorio sulle riforme”
o
Scuola secondaria di I grado. L‟orario del tempo normale non subisce
variazioni: 30 ore settimanali derivanti dall‟orario obbligatorio (990 ore annuali) e dell‟orario
destinato ad attività di approfondimento delle materie letterarie (33 ore annuali). Il tempo
prolungato è di 36 ore settimanali ed elevabile a 40 solo in via eccezionale a richiesta
maggioritaria delle famiglie. Le classi funzionanti a tempo prolungato sono autorizzate se la
scuola dispone di personale sufficiente; inoltre, in mancanza di servizi e strutture idonee, le
scuole possono ricondurre le classi a tempo prolungato all‟orario normale.
o
In tutto il primo ciclo è ripristinata la valutazione in decimi, sostituita dai
giudizi 30 anni fa. Inoltre il voto in condotta, che se inferiore a sei può determinare la
bocciatura, torna a fare media con i voti delle altre discipline.
o
La materia Cittadinanza e Costituzione è introdotta come insegnamento in
tutti i livelli scolastici, durante le ore di storia, geografia o studi sociali. Si è ritenuto
importante avvicinare gli allievi alla conoscenza della carta fondamentale della Repubblica
così come approfondire il significato della cittadinanza attraverso i temi dell‟educazione
ambientale, dell‟educazione stradale e del volontariato.
Infine, si ricorda la recente introduzione di un tetto del 30% per classe alla presenza di
allievi stranieri al fine di favorire una composizione equilibrata delle classi.
Tra le norme emanate nell‟anno in corso vale la pena di fare infine un cenno anche al
Decreto Ministeriale n.9 del 27 gennaio 2010, che definisce il modello di scheda per la
certificazione dell‟assolvimento dell‟obbligo ed in cui si chiede di esprimere una valutazione
rispetto al livello raggiunto in 16 competenze di base articolate secondo i 4 assi culturali, ma non
sulle competenze di cittadinanza (1. imparare ad imparare; 2. progettare; 3. comunicare; 4.
collaborare e partecipare; 5. agire in modo autonomo e responsabile; 6. risolvere i problemi; 7.
individuare collegamenti e relazioni; 8. acquisire ed interpretare l‟informazione).
La riforma della scuola secondaria di II grado
La riforma della scuola secondaria superiore, con effetto a partire dall‟a.s. 2010/2011,
rappresenta il punto di arrivo di un percorso di revisione del secondo ciclo che era già stato in
parte delineato con alcuni dei provvedimenti legislativi già richiamati e, in particolare, la legge
40/2007, il Decreto Legislativo 226/2005 e la legge 53/2003.
I contenuti della riforma sono giunti alla fase di definitiva adozione dopo un lungo processo
di partecipazione e concertazione con tutto il mondo della scuola, con insegnanti, dirigenti, con le
parti sociali e le associazioni di categoria, attraverso seminari organizzati su tutto il territorio
nazionale e tavoli di lavoro a cui hanno offerto il loro contributo esperti e personalità del mondo
della cultura e dell‟educazione.
Si ricorda che il secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e formazione, in forza
delle norme sopra citate, prevede che tutti gli studenti, a conclusione del primo ciclo, esercitino il
proprio diritto-dovere all‟istruzione e formazione fino a conseguire un titolo di studio o una qualifica
almeno triennale entro il 18° anno di età, secondo lo schema seguente.
Sistema di istruzione secondaria superiore
Sistema di istruzione e formazione
professionale (art. 27 D.Lgs. 226/05)
6 Licei
11 Istituti Tecnici
6 Istituti
21 Percorsi
21 Percorsi
Diploma di
Diploma di
Professionali
Triennali
Quadriennali
istruzione liceale
istruzione tecnica
Diploma di
Qualifica di
Diploma
istruzione
Operatore
Professionale
professionale
professionale
In linea generale, il programma di riordino dei percorsi di studio, secondo quanto indicato
nei documenti diffusi dal Ministero per spiegare e far capire obiettivi e portata della riforma “, si
sforza di coniugare la tradizione con l‟innovazione, privilegiando la qualità” e riconoscendo e
valorizzando le diverse identità dei licei, degli istituti tecnici, degli istituti professionali, che hanno
pari dignità nel sistema scolastico italiano. Sugli Istituti tecnici e professionali si punta molto anche
come “risposta alla crisi economica”.
Uno degli obiettivi dichiarati della riforma è quello di superare l‟eccessiva frammentazione
degli indirizzi che si era generata negli ultimi anni3.
Altro obiettivo dichiarato è quello di uscire dalla frammentazione dei curricoli e dei quadri
orari. Il Ministero, richiamando le analisi dell‟OCSE sul rapporto tra tempo ore di istruzione e
risultati di apprendimento, ritiene “auspicabile una riduzione della durata dei singoli insegnamenti
facendo tuttavia salve attività critiche quali matematica e materie scientifiche”. In quest‟ambito si
collocano alcuni degli elementi centrali della riforma, quali
o
il potenziamento delle competenze di base,
o
la diminuzione delle materie di insegnamento,
o
il ritorno all‟ora di 60 minuti.
Per valorizzare l‟autonomia scolastica si prevedono quote di flessibilità più elevate che
devono essere intese e interpretate quali “strumenti strategici per l‟innovazione continua”, un
ricorso maggiore a stage, tirocini e alternanza scuola-lavoro e si sottolinea la centralità della
didattica laboratoriale per unire studio ed esperienza diretta.
3
Dagli anni 90 al 2010 si sono accumulati 396 indirizzi sperimentali nei licei, 204 nei tecnici, 27 per 5 settori nei professionali.
Come già accennato, la riforma punta a valorizzare e quindi dare maggior spazio ad alcune
materie e più specificamente prevede:
o
l‟incremento orario della matematica, della fisica e delle scienze;
o
lo studio dell‟inglese per 5 anni all‟interno di tutti i percorsi più un‟eventuale altra
lingua straniera utilizzando la quota di autonomia;
o
una disciplina non linguistica studiata in lingua straniera nel quinto anno dei licei e
dei tecnici
I licei
Per quanto riguarda il sistema liceale, in un quadro di profonda revisione e aggiornamento,
vengono introdotti due nuovi Licei, quello musicale-coreutico e quello delle scienze umane, e ridotti
gli indirizzi da quasi 400 a solo 6.
In quest‟ambito sono tre i criteri guida della riforma enunciati dal Ministero.
1. Alcuni “pilastri”, le materie chiave, italiano, lingua straniera e matematica, presenti in ogni
percorso di studio, che rappresentano il “denominatore identitario comune”, in termini di
monte ore, attorno a cui sviluppare curricoli più specifici, “avendo cura di garantire in tutti i
quinquenni l‟insegnamento delle scienze e/o della fisica e della storia dell‟arte”.
2. La “consistenza oraria”: superare la frammentazione dei quadri orari, procedendo ad
accorpamenti disciplinari nuovi (storia, geografia e scienze naturali) ed evitando materie a
33 ore.
3. La “caratterizzazione”: caratterizzare con forza gli indirizzi, “mantenendo le materie tipiche
sopra la soglia delle 99 ore” e garantendo alle famiglie un‟offerta davvero plurale ed
effettivamente rispondente, nel menu curricolare, alla denominazione specifica dell‟indirizzo
liceale.
Le indicazioni nazionali degli obiettivi specifici di apprendimento evidenziano, in particolare, le
seguenti novità:
o
Particolare attenzione al „900 in Storia, Letteratura, Filosofia senza per questo
trascurare la conoscenza del passato.
o
Italiano: La capacità di argomentare in forma scritta e orale e di saper leggere testi
complessi diventa un obiettivo comune a tutte le discipline.
o
Matematica: le indicazioni sono state redatte tenendo conto delle indicazioni
dell‟OCSE. Sono state curate le relazioni con la Fisica e le Scienze.
o
Scienze e Fisica: anche in questo caso si è tenuto conto dei parametri internazionali
e delle migliori sperimentazioni in atto. Bisogna sapere svolgere una relazione ed
argomentare.
o
Lingue straniere: viene fissato, per tutti gli studenti, il livello B2 di apprendimento
della lingua straniera, che ci allinea agli altri Paesi europei. L‟apprendimento della
lingua è favorito anche dall‟insegnamento di una disciplina non linguistica in lingua
straniera (dal 2012/2013 nelle classi terze dei licei linguistici; dal 2014/2015 nelle
classi quinte di tutti i licei) che è già in corso in molti Istituti superiori.
o
I contenuti dei Licei Musicali e Coreutici sono stati scritti assieme a direttori e
docenti di Conservatorio.
Il Liceo dura 5 anni ed è suddiviso in due bienni e in un quinto anno al termine del quale gli
studenti sostengono l‟esame di stato e conseguono il diploma di istruzione liceale. Sono previste
27 ore settimanali nel primo biennio (ma nell‟Artistico sono 34 e nel Musicale-coreutico 32) con
una previsione di aumento negli anni successivi raccordata agli specifici indirizzi.
I Tecnici e Professionali
Nel rilancio della cultura tecnica e professionale viene vista una risposta della scuola alla
crisi. Il riordino dovrebbe favorire la formazione necessaria per il rilancio del “made in Italy” e
consentire una pluralità di scelte formative, anche coordinate con il sistema d‟istruzione e
formazione professionale delle Regioni. In questo modo sarà possibile contrastare la dispersione
scolastica e offrire a tutti i ragazzi l‟opportunità di conseguire entro i 18 anni almeno una qualifica
triennale.
I nuovi tecnici si propongono di rilanciare e potenziare la formazione tecnica e professionale
per rispondere all‟emergenza tecnico-scientifica evidenziata dal sistema produttivo che fatica a
trovare giovani diplomati da inserire nelle imprese manifatturiere. Anche nel 2009, nonostante la
crisi, mancavano all‟appello delle assunzioni programmate 50.726 diplomati tecnici. Iscriversi ai
nuovi istituti tecnici e professionali consentirà ai giovani maggiori opportunità occupazionali e una
riduzione dei tempi di transizione tra scuola, formazione e lavoro. I nuovi tecnici si divideranno in 2
settori (Economico e Tecnologico) e 11 indirizzi. Sono previsti più inglese, più ore di laboratorio,
maggiore sinergia con il mondo del lavoro. I nuovi istituti professionali si divideranno in 2 settori
(Servizi e Industria e artigianato) e 6 indirizzi. Sarà garantita più flessibilità nell‟offerta formativa,
stage, tirocini e alternanza scuola-lavoro.4
Questi i punti di forza evidenziati dalla riforma in relazione agli istituti tecnici:
o
nuova identità fondata sulla cultura tecnica e scientifico-tecnologica,
o
quote di flessibilità dei percorsi per rispondere alle esigenze del territorio, del mondo
del lavoro e delle libere professioni;
4
Dal sito del Governo www.istruzione.it
o
utilizzo diffuso dei laboratori a fini didattici in tutte le discipline;
Per quanto concerne gli istituti professionali si punta ad una scuola “più personalizzata e
aperta al territorio” e si evidenziano in particolare i seguenti aspetti della riforma:
o
quote di flessibilità più elevate dei tecnici che, unitamente alla quota di autonomia,
rafforzino la personalizzazione dei percorsi e l‟interazione con il mondo del lavoro e
il territorio;
o
più spazio ai laboratori per favorire l‟apprendimento attraverso l‟esperienza in
contesti applicativi;
o
solida cultura scientifica a partire dal primo biennio.
Questi, infine, gli elementi comuni:
o
più stage, tirocini e alternanza scuola-lavoro;
o
potenziamento dell‟inglese;
o
possibili collaborazioni con esperti esterni che arricchiscano l‟offerta formativa e
favoriscano lo sviluppo di competenze specialistiche;
o
potenziamento degli organici dei docenti su base territoriale, soprattutto per attività
laboratoriali e linguistiche.
Sia i Tecnici che i Professionali durano 5 anni e sono suddivisi in due bienni e in un quinto
anno al termine del quale gli studenti sostengono l‟esame di stato e conseguono il diploma di
istruzione tecnica o professionale. Sono previste 1056 ore annuali pari a 32 ore settimanali
(media).
Per adempiere all‟obbligo istruzione gli studenti possono naturalmente scegliere anche uno
dei percorsi di istruzione e formazione professionali previsti dalle programmazioni regionali per il
conseguimento di qualifiche professionali triennali riconosciute a livello nazionale.
Il nuovo impianto organizzativo del sistema di istruzione secondaria superiore, così come
avviato a partire dalle classi prime dell‟a.s. 2010/2011 è, nel suo insieme, schematizzato nella
tabella seguente. Per un dettaglio maggiore circa indirizzi, curricoli, e per le tabelle di confluenza
tra i vecchi e i nuovi ordinamenti si rinvia al sito del Ministero www.istruzione.it
6 nuovi Licei
1. Artistico
2. Classico
3. Linguistico
4. Musicale - Coreutico
5. Scientifico
6. Delle Scienze Umane
Nuovi Tecnici: 2 settori e 11 indirizzi
1. Settore Economico
2. Settore Tecnologico
1. Amministrazione Finanza e Marketing
3. Meccanica ed Energia
2. Turismo
4. Trasporti e Logistica
5. Elettronica ed Elettrotecnica
6. Informatica e Telecomunicazioni
7. Grafica e Comunicazione
8. Chimica, Materiali e Biotecnologie
9. Sistema Moda
10. Agraria,
Agroalimentare
e
Agroindustria
11. Costruzioni, Ambiente e Territorio
Nuovi Professionali: 2 settori e 6 indirizzi
1. Servizi
2. Industria e Artigianato
1. Agricoltura e Sviluppo rurale
5. Produzioni artigianali e industriali
2. Socio-sanitari
6. Manutenzione e Assistenza tecnica
3. Enogastronomia e ospitalità alberghiera
4. Commerciali
L‟istruzione professionale pertanto viene proposto quale canale autonomo e del tutto
sganciato dall‟IFP (istruzione e formazione professionale), di competenza regionale. Gli Istituti
Professionali di stato pertanto non potranno più rilasciare i titoli e le qualifiche a carattere
professionalizzante triennali e quadriennali , perché ciò rientra nella competenza esclusiva delle
Regioni (art. 27 comma 7 del DLGS 226/2005).
In sede di Conferenza Stato Regioni il 27 aprile 2010 è stato formalizzato l‟accordo per
l‟attuazione del primo anno dei percorsi di istruzione e formazione professionale (art. 27 comma2
DLGS 226/2005).
Esso individua 21 figure per le qualifiche dei percorsi di istruzione e formazione
professionale di durata triennale e 21 figure per i diplomi di durata quadriennale. Per ciascuna
figura sono indicate le competenze da acquisire in esito ai percorsi, le abilità minime e le
conoscenze essenziali. Perché i contenuti dell‟accordo entrino a regime è necessario il suo
recepimento dalla legislazione di ciascuna Regione.
Ci troviamo attualmente in una fase di transizione in cui l‟istruzione professionale di stato, in
via surrogatoria, continuerà a rilasciare le qualifiche triennali. C‟è tuttavia la speranza che,
nell‟attuazione dell‟Accordo, si possano ridurre le differenze che finora hanno caratterizzato i
sistemi regionali di formazione professionale e si possa migliorare l‟efficacia degli interventi stessi.
Le 21 figure professionali dell’IFP
1. Operatore dell‟abbigliamento
2. Operatore delle calzature
3. Operatore delle produzioni chimiche
4. Operatore edile
5. Operatore elettrico
6. Operatore elettronico
7. Operatore grafico
8. Operatore di impianti termoidraulici
9. Operatore delle lavorazioni artistiche
10. Operatore del legno
11. Operatore del montaggio e della manutenzione di imbarcazioni da diporto
12. Operatore alla riparazione dei veicoli a motore
13. Operatore meccanico
14. Operatore del benessere
15. Operatore della ristorazione
16. Operatore ai servizi di promozione ed accoglienza
17. Operatore amministrativo - segretariale
18. Operatore ai servizi di vendita
19. Operatore dei sistemi e dei servizi logistici
20. Operatore della trasformazione agroalimentare
21. Operatore agricolo
Evoluzione normativa
Federalismo decentramento autonomia:
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-
-
-
-
l.59/1997 prevede ampio processo di decentralizzazione e riforma della PA, compresa
l‟attribuzione dei un‟ampia autonomia organizzativa e didattica alle istituzioni scolastiche
(art. 21)
dlgs 112/98 individua mbiti di competenza delle regioni province e comuni in materia di
istruzione (art.138/139)
dpr 233/98 criteri per il dimensionamento delle istituzioni scolastiche e la
programmazione dell‟offerta formativa
dpr 275/99 individua le caratteristiche dell‟autonomia amministrativa, organizzativa,
didattica, di ricerca e contabile delle istituzioni scolastiche e suggerisce la costituzione di
reti di scuole
l.costituzionale 3/2001 introduce il principio di competenza concorrente tra stato e
regione in materia di istruzione: allo stato la competenza esclusiva per le norme
generali, i principi fondamentali; allle regioni la competenza esclusiva per l‟istruzione e
la formazione professionale
l.53/2003 si ridisegna l‟intero asssetto della scuola, definendo il doppio canale
dell‟istruzione e dell‟istruzione e formazione professionale
l.133/2008 approva la manovra di contenimento della spesa pubblica e prevede il
riordino del sistema educativo attraverso decreti di natura regolamentare
l.42/2009 introduce il principio del federalismo fiscale
dpr 17/2009 riconfigura l‟organizzazione dell‟amministrazione scolastica centrale (MIUR)
e periferica (USR) prevedendo a livello decentrato uffici di ambito territoriale, che
prendono il posto degli USP, già Provveditorati agli studi.
In fase di preparazione: Accordo stato regioni per definire il dettaglio dei meccanismi di
attuazione del titolo V e specifiche leggi regionali sull’istruzione per l’esercizio delle
competenze attribuite.
Primo ciclo
-
-
Tu 297/1994 raccoglie e coordina la legislazione scolastica vigente comprese le leggi
istitutive o di riordino della scuola dell‟infanzia, primaria e secondaria di I grado
Dpr 275/1999 regolamento dell‟autonomia che rende più flessibili i modelli organizzativi
della scuola primaria
L.176/2007 ripristina il modello del tempo pieno e rafforza i sistemi di valutazione
L 133/2008 reintroduce la figura del maestro unico di riferimento nella scuola primaria,
ripristino il voto in decimi nella scuola primaria e secondari di I grado
Dpr 81/2009 ridefinisce i criteri di assegnazione degli organici dei docenti
Dpr 89/2009 ridefinisce i modelli organizzativi per la scuola primaria e secondaria di I
grado, mantenendo una differenza di orario sulla base delle scelte dei genitori e della
disponibilità di organici. Conferma il principio dell‟anticipo nella scuola dell‟infanzia e
primaria
Atto di indirizzo MIUR settembre 2009 – espone piattaforma pedagogica della scuola di
base- rafforzamento competenze chiave, alfabetizzazione.
Secondo ciclo
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-
L.53/2003 ridefinisce le norme generali sull‟istruzione e sui livelli essenziali di
prestazione. Prevede il sistema dei licei (otto) e quello dell‟istruzione e formazione
professionale – IFP
Dlg 226/2005 norme generali e livelli essenziali delle prestazioni relative al II ciclo del
sistema educativo di istruzione e formazione
L.40/2007 viene abrogato il liceo economico e tecnologico e rinviato ad apposito
regolamento il riordino dell‟intero comparto tecnico (articolo 13)
L.133/2008 ridefinisce i curricula vigenti nei diversi ordini di scuola e razionalizza i piani
di studio e relativi quadri orari, con particolare riferimento agli istituti tecnici e
professionali (articolo 64)
Dpr 87/2010 regolamento di riordino degli istituti professionali
Dpr 88/20140 regolamento riordino istituti tecnici
Dpr 89/2010 regolamento riordino licei
Direttiva 57/2010 linee guida per gli istituti tecnici
Direttiva 65/2010 linee guida per gli istituti professionali
Schema DI indicazioni nazionali licei
Cm 76/2010 misure di accompagnamento al riordino secondo ciclo di istruzione
In fase di preparazione il regolamento con il testo definitivo delle indicazioni nazionali
per i licei e le linee guida per le 21 qualifiche dei percorsi di istruzione e formazione
professionale di durata triennale e quadriennale.
Obbligo di istruzione
-
-
-
-
L.9/1999 eleva obbligo di istruzione dai 14 ai 15 anni con la prospettiva di arrivare fino ai
16 anni
L.144/1999 istituisce l‟obbligo di frequenza attività formative fino al compimento del
18esimo anno di età che può essere assolto nella scuola, in percorsi integrati di
istruzione e formazione, nel sistema della formazione professionale di competenza
regionale, nell‟esercizio dell‟apprendistato (articolo 68)
Dpr 257/2000 – obbligo formativo
L.53/2003 sostituisce il concetto di obbligo con quello di diritto all‟istruzione e
formazione. Stabilisce che l‟attuazione di tale diritto si realizza nel sitema di istruzione e
in quello di istruzione e formazione professionale (articolo 1 comma 1 punto c))
Dlgs 76/2005 ridefinisce il diritto dovere all‟istruzione e alla formazione alla luce delle
modifiche del titolo V
Dlgs 77/2005 permette agli studenti, a partire dal 15esimo anno di età, di conseguire
diplomi o qualifiche in alternanza scuola-lavoro
L 296/20096 ristabilisce che l‟istruzione impartita per almeno 10 anni è obbligatoria, che
l‟età per l‟accesso al lavoro è elevata da 15 a 16 anni, che l‟adempimento dell‟obbligo di
istruzione deve consentire l‟acquisizione di saperi e delle competenze previste dai
curricula relativi ai primi 2 anni degli istituti di istruzione secondaria di II grado – art 1
coma 622
L.133/2008 precisa che l‟obbligo di istruzione si assolve anche nei percorsi di istruzione
e formazione professionale (articolo 69 comma 4/bis)
Dm 9/2010 propone il primo formato ufficiale per la certificazione dei saperi e delle
competenze
In preparazione: le regioni dovranno adottare le linee guida anche al fine di integrare il
modello proposto dal DM 9/2010 in rapporto alle specificità dei loro sistemi ed esigenze
territoriali
Istruzione post-secondaria
-
-
-
-
-
-
L.144/1999 prevede la riorganizzazione del sistema di istruzione e formazione tecnica
superiore IFTS ponendo le basi per lo sviluppo anche in Italia di un canale formativo
post-secondario parallelo ai percorsi accademici (articolo 69)
D.I. ottobre 2000 individua le caratteristiche principali del sistema post secondario:
concertazione tra stato, regioni, autonomie locali, parti sociali e programmazione
regionale dell‟offerta formativa; realizzazione degli interventi affidata ad una pluralità di
soggetti tra loro associati; percorsi rivolti a giovani adulti occupati e non occupati)
Accordo conferenza stato regione 25/11/2004 fissa i nuovi indirizzi di programmazione:
durate triennale dei piani di intervento regionale, rafforzamento del partenariato
pubblico-privato, integrazione con le sedi di ricerca scientifica e tecnologica
L.296/2006 predispone gli strumenti per la messa a regime del sistema di istruzione e
formazione tecnica superiore. Il comma 631 prevede la riorganizzazione del sistema
secondo linee guida adottate con successivo DPCM. Il comma 875 istituisce apposito
fondo.
L.40/2007 predispone che tutte le strutture che operano nell‟ambito degli IFTS
assumano la denominazione di ITS istituti tecnici superiori (art 13 coma2)
DPCM gennaio 2008 linee guida per la riorganizzazione del sistema degli IFTS e per la
costituzione di ITS. Atto di indirizzo che indica gli obiettivi da perseguire, le tipologie di
intervento, le caratteristiche dei percorsi e gli standard organizzativi delle strutture
L.25/2010 proroga del finanziamento di 10 milioni di euro per il triennio 2007/2009 fino
al 31/12/2010 (art.7 comma 5-quater)
La Direttiva Generale del MIUR sull’azione amministrativa e la gestione per l’anno 2009
La Direttiva Ministeriale consente di inquadrare molti dei provvedimenti legislativi richiamati
e descritti nell‟ambito di obiettivi strategici e priorità politiche definite a livello nazionale e fornisce il
quadro programmatico generale entro il quale sono definiti indirizzi e priorità dell‟azione
amministrativa del Ministero ed obiettivi di carattere sia strategico che operativo per i diversi centri
di responsabilità amministrativa e quindi, primariamente, Capi Dipartimento, Direttori Generali
centrali e Direttori Scolastici Regionali. Priorità politiche ed obiettivi sviluppano le linee di intervento
programmatico già tracciate nei principali atti di programmazione del Governo 5, nei documenti di
programmazione finanziaria e nei bilanci di previsione per il triennio 2009/20116.
Si riporta di seguito la sintesi di alcuni stralci:
o
Dare piena attuazione al protocollo di Lisbona impostando strategie per eliminare o almeno
fortemente ridurre il gap derivante dalla dispersione scolastica attraverso azioni di
potenziamento dell‟orientamento scolastico e l‟organizzazione di interventi didattici ed
educativi ritenuti utili per gli alunni che in alcune discipline non abbiano conseguito il
giudizio di promozione e per i quali sia stato sospeso lo scrutinio finale.
o
Sostenere e implementare i processi di convergenza delle politiche educative e formative
nazionali in coerenza con la strategia di Lisbona, con particolar riguardo all‟acquisizione
delle competenze chiave e l‟innalzamento dei livelli di competenza espressi dalla
popolazione, per una strategia complessiva di apprendimento permanente e di lotta alla
dispersione scolastica.
o
Rivalutare il ruolo dei docenti, a partire dal pieno riconoscimento del loro status
professionale e di una progressione di carriera adeguata alla funzione da loro svolta e
basata sul riconoscimento della positiva partecipazione a percorsi di formazione
professionale coerenti con i processi di innovazione ordinamentale, introducendo sistemi
premianti.
o
Migliorare la qualità dell‟offerta scolastica, anche con riferimento alla qualità delle relative
strutture e valorizzando la formazione del personale della scuola.
o
Valorizzare l‟autonomia degli istituti scolastici statali.
o
Introdurre metodi di valutazione oggettiva degli studenti, degli insegnanti e delle scuole.
o
Sviluppare il sistema di formazione in servizio secondo una metodologia di blended elearning
o
Focalizzare le indicazioni e i piani di studio in particolare sulla valorizzazione dello studio e
della conoscenza della lingua italiana, lasciando alle autonomie scolastiche le più ampie
possibilità, nelle parti a loro riservate, di esaltare le proprie specificità.
5
6
In particolare, l’Atto di indirizzo del MIUR del 30 marzo 2009.
In particolare nel Documento di Programmazione Economica e Finanziaria e nella Legge Finanziaria 2009.
o
Portare alla pari dignità il sistema dei licei, degli istituti tecnici e professionali e la
formazione professionale e sviluppare la collaborazione tra le scuole ed il mondo del lavoro
anche attraverso strumenti importanti quali l‟alternanza scuola- lavoro e l‟orientamento.
o
Valorizzare la cultura tecnica e scientifica sino al livello terziario anche con la costituzione
degli istituti tecnici superiori, nel quadro di una collaborazione rafforzata con le regioni e gli
enti locali e nel confronto con le parti sociali.
o
Garantire il pieno diritto all‟istruzione di chi presenta abilità diverse, mediante la
personalizzazione degli obiettivi didattici, delle metodologie e degli strumenti.
o
Avvicinare famiglia, scuola, comunità civile e mondo del volontariato.
o
Portare ad ordinamento le migliori pratiche già sperimentate per l‟integrazione degli adulti e
degli alunni immigrati.
o
Promuovere e sostenere un piano di innovazione centrato sull‟introduzione delle tecnologie
nella didattica.
I Poli IFTS – Istruzione e Formazione tecnica superiore e i “nuovi” poli tecnico professionali ex art. 13 della Legge 40/2007
I Poli IFTS – Istruzione e Formazione tecnica superiore
Il sistema di formazione superiore tecnica IFTS nasce, a livello di sperimentazioni, a seguito della
già citata Legge 144 del 1999. L‟art. 69 della Legge 144 prevedeva che per riqualificare e ampliare
l'offerta formativa destinata ai giovani e agli adulti, occupati e non occupati, nell'ambito del sistema
di formazione integrata superiore (FIS), fosse istituito il sistema della istruzione e formazione
tecnica superiore (IFTS), prevedendone l‟accesso, di norma, con il possesso del diploma di scuola
secondaria superiore.
Il sistema prevede la seguente articolazione.
o
A livello nazionale è definito il sistema di standard minimi delle competenze, i quali individuano
la base comune di competenze di ciascuna figura di riferimento: gli standard minimi
costituiscono nell'insieme un fattore di sostegno all'evoluzione delle professionalità, di cui
anticipano i possibili cambiamenti nel sistema produttivo e dei servizi.
o
A livello regionale sulla base dell'analisi dei fabbisogni professionali locali e attraverso la
concertazione, le Regioni arricchiscono gli standard minimi, cioè individuano competenze
aggiuntive per rispondere alle esigenze locali, dando luogo a specifici profili professionali
regionali.
Con il successivo Decreto Interministeriale n. 436/2000 sono approvate le norme regolamentari di
attuazione del predetto art. 69 della Legge 144.
Il decreto definisce le condizioni di accesso ai percorsi dell'IFTS, i criteri per la definizione dei
relativi standard, le modalità per l'integrazione tra i sistemi formativi, i criteri per il riconoscimento
dei crediti e le modalità per la loro certificazione e utilizzazione.
Il sistema di istruzione e formazione tecnica superiore è articolato in "percorsi" che hanno
l'obiettivo di formare figure professionali a livello post-secondario, per rispondere alla domanda
proveniente dal mondo del lavoro pubblico e privato, con particolare riguardo al sistema dei servizi,
degli enti locali e dei settori produttivi interessati da innovazioni tecnologiche e dalla
internazionalizzazione dei mercati secondo le priorità indicate dalla programmazione economica
regionale.
I percorsi dell'IFTS hanno le seguenti caratteristiche:
o
sono programmati dalle Regioni sulla base della concertazione istituzionale e della
partecipazione delle parti sociali;
o
sono progettati e organizzati in modo da rispondere a criteri di flessibilità e modularità, e da
consentire percorsi formativi personalizzati per giovani ed adulti, con il riconoscimento dei
crediti formativi acquisiti, anche ai fini della determinazione della durata del percorso
individuale, nonché la partecipazione anche degli adulti occupati;
o
rispondono agli standard (di cui agli articoli 4 e 5 del citato decreto – inserisci nota)
funzionali al raggiungimento, in ambito nazionale, di omogenei livelli qualitativi e di
spendibilità delle competenze acquisite in esito al percorso formativo.
Negli anni successivi, in sede di Conferenza Unificata, vengono elaborati e approvati una serie di
documenti tecnici - dove vengono tra l‟altro individuate e progressivamente aggiornate le “figure
professionali” di riferimento per la filiera IFTS - che troveranno conferma nelle Linee Guida per la
programmazione 2004/2006 dei percorsi IFTS e delle misure per l‟integrazione dei sistemi
formativi. Tale documento tecnico nasce con l‟obiettivo di consolidare e valorizzare le
sperimentazioni condotte nel periodo 1999/2003 e fissa alcuni punti fermi in relazione alle figure
professionali di riferimento, ai compiti e ad alla funzione di programmazione delle Regioni ed agli
standard minimi nazionali delle competenze da acquisire per l‟accesso ai percorsi.
La Regione Piemonte, in quest‟ambito, ha avviato, nel corso degli ultimi anni, una serie di attività
con l‟obiettivo di stimolare e sostenere l‟occupazione attraverso percorsi in grado di formare figure
professionali
con
caratteristiche
di
eccellenza.
Questa
iniziativa
è
volta
a
superare
progressivamente la precarietà e la frammentazione degli interventi che hanno caratterizzato a
livello nazionale e locale le sperimentazioni degli anni passati, mettendo a sistema i risultati positivi
raggiunti.
Nell‟ottica dell‟integrazione delle politiche formative e attuando interventi specifici per la
promozione dello sviluppo locale, sono state individuate metodologie innovative di collaborazione
tra attori imprenditoriali e istituzionali: il risultato di queste iniziative è stata la creazione dei Poli
formativi per l‟Istruzione e la Formazione Tecnica Superiore.
I Poli formativi per l‟IFTS si configurano come raggruppamenti stabili composti da università,
imprese, istituti scolastici secondari superiori, agenzie di formazione e centri di ricerca.
I percorsi nascono da un forte coinvolgimento delle realtà produttive territoriali e individuano figure
professionali orientate a settori con una forte componente di innovazione industriale e tecnologica.
Ogni Polo IFTS ha sviluppato, sulla base di linee guida regionali, un proprio progetto esecutivo di
programmazione triennale, da cui sono scaturiti, per l‟anno formativo 2008/09 (prima annualità), 38
percorsi per un totale di 30.400 ore di formazione.
I Poli sono rivolti alle seguenti categorie di destinatari:
o
ai giovani, per l‟acquisizione di competenze a livello post secondario al fine di sostenere una
reale transizione al lavoro;
o
agli adulti occupati, per il completamento e qualificazione delle competenze possedute per
esercitare il diritto di formazione lungo tutto l‟arco della vita;
o
agli adulti inoccupati e disoccupati, per la riconversione e l‟ampliamento delle opportunità
professionali.
La frequenza è gratuita e i corsi prevedono il riconoscimento di crediti formativi in entrata e in
uscita dai percorsi anche per l‟eventuale accesso all‟università.
Al termine del percorso vengono rilasciati un certificato di specializzazione tecnica superiore e un
attestato regionale di specializzazione, titoli validi su tutto il territorio nazionale.
I Poli fino ad ora aperti in Piemonte hanno coinvolto quali partners:
o
73 scuole secondarie di II grado
o
36 centri di formazione professionale
o
7 università
o
48 centri di ricerca
o
152 imprese
Questi raggruppamenti sono arricchiti dalla presenza di centri di ricerca, fondazioni, parchi
scientifici e tecnologici, agenzie di sviluppo locale, enti non profit e associazioni di categoria.
I percorsi hanno le seguenti caratteristiche:
o
durata di 800 ore, di cui almeno 240 ore di tirocinio o stage;
o
docenza composta anche da esperti provenienti dal mondo del lavoro;
o
sedi di svolgimento accreditate, eventualmente anche differenziate, in relazione alle
caratteristiche delle strutture e agli obiettivi formativi;
o
misure di accompagnamento a supporto della frequenza, del conseguimento dei crediti e della
certificazione finale (accoglienza personalizzata, bilancio di competenze, tutoring);
o
materiali didattici, specifici per il percorso proposto;
o
strutturazione del percorso formativo in Unità Formative (UF) e in Unità Capitalizzabili (UC);
o
opzione “UFC”, che consente agli allievi occupati di frequentare anche solo una parte
dell‟intero percorso per rispondere alle proprie esigenze di riqualificazione ed aggiornamento;
Tre dei 18 poli formativi piemontesi si trovano nella Provincia di Cuneo e formano figure
professionali nei seguenti settori, cui corrispondono per altro 3 dei 13 ambiti settoriali
complessivamente sviluppati nella Regione:
o
Agroalimentare;
o
Enogastronomia;
o
Meccanica.
I cosiddetti "Poli tecnico-professionali"
La legge 2 aprile 2007 n. 40 - che converte, introducendone modifiche, il decreto-legge 31
gennaio 2007, n. 7, noto come “pacchetto liberalizzazioni” - ha introdotto sostanziali novità in
materia di istruzione. La norma fa seguito alle disposizioni contenute nella Finanziaria 2007
(Legge 296/2006) che avevano già previsto l‟avvio di un percorso di riorganizzazione della
formazione tecnica superiore (IFTS) finalizzato a rafforzare l‟alta formazione professionale e in
particolare la filiera tecnico - scientifica (art. 1 comma 631 e comma 875).
Tra le innovazioni più rilevanti si sottolinea la possibilità, concessa ai sensi dell‟art. 13 comma 2, di
istituire, in ambito provinciale o sub-provinciale, i cosiddetti "Poli tecnico-professionali", organismi
di natura consortile formati da tre componenti:
1.
istituti tecnici e professionali;
2.
strutture formative accreditate per il conseguimento di qualifiche e diplomi professionali
spendibili a livello nazionale ed europeo;
3.
Istituti tecnici superiori che saranno istituiti come trasformazione degli attuali IFTS (cioè
percorsi di Istruzione e Formazione Tecnica Superiore post secondaria non universitaria)
Le linee guida per la riorganizzazione del sistema dell‟Istruzione e Formazione Tecnica Superiore
e la costituzione degli Istituti Tecnici Superiori sono state successivamente adottate con il Decreto
del Presidente del Consiglio dei Ministri 25 gennaio 2008.
Il Decreto, adottato a seguito dell‟intesa in Conferenza Unificata Stato-Regioni, Città e Autonomie
Locali dopo numerosi tavoli tecnici e confronti nelle sedi istituzionali competenti, ha dato attuazione
alla legge finanziaria 2007 (articolo 1, commi 631 e 875) e alla legge n. 40/07 (articolo 13, comma
2).
Allo scopo di diffondere la cultura tecnica e scientifica e sostenere, in modo sistematico, lo
sviluppo economico e la competitività del sistema produttivo italiano, il DPCM prevede:
o
un‟offerta più stabile e articolata di percorsi per tecnici superiori di diverso livello;
o
il rafforzamento del ruolo degli istituti tecnici e degli istituti professionali nell‟ambito della
filiera tecnico-scientifica;
o
una maggiore collaborazione tra le realtà del territorio nell‟ambito dei poli tecnicoprofessionali di cui all‟articolo 13, comma 2, della legge n. 40/07;
o
l‟orientamento permanente dei giovani verso le professioni tecniche e le iniziative di
informazione delle loro famiglie;
o
l‟aggiornamento e la formazione in servizio dei docenti di discipline scientifiche,
tecnologiche e tecnico-professionali della scuola e della formazione professionale;
o
il sostegno delle politiche attive del lavoro in raccordo con la formazione continua dei
lavoratori, nel quadro dell‟apprendimento permanente per tutto il corso della vita.
Il DPCM è un atto di indirizzo che indica, nel rispetto delle competenze delle Regioni in materia, tre
tipologie d‟intervento:
1. La costituzione degli Istituti Tecnici Superiori (ITS)
Gli ITS realizzano percorsi di durata biennale per far conseguire a giovani e adulti un diploma di
specializzazione tecnica superiore riferito alle aree tecnologiche, considerate prioritarie dagli
indirizzi nazionali di programmazione economica, con riferimento al quadro strategico dell‟Unione
Europea:
o
efficienza energetica
o
mobilità sostenibile
o
nuove tecnologie della vita
o
nuove tecnologie per il made in Italy
o
tecnologie innovative per i beni e le attività culturali
o
tecnologie dell‟informazione e della comunicazione
Per integrare stabilmente risorse pubbliche e private, gli ITS sono configurati secondo il modello
della fondazione di partecipazione, nell‟ambito dei piani territoriali di intervento deliberati dalle
Regioni nell‟esercizio della loro esclusiva competenza in materia di programmazione dell‟offerta
formativa. Gli istituti tecnici e professionali ne costituiscono gli enti di riferimento.
2. I percorsi di Istruzione e Formazione Tecnica Superiore (IFTS)
Nei piani territoriali continuano a svilupparsi i percorsi IFTS, di durata annuale, per il
conseguimento del certificato di specializzazione tecnica superiore, con l‟obiettivo di corrispondere
a fabbisogni formativi di tecnici superiori in settori diversi dalle aree tecnologiche sopra elencate.
3. Lo sviluppo dei poli tecnico-professionali
Il Decreto indica anche misure per favorire la realizzazione in via sperimentale dei poli tecnicoprofessionali di cui all‟articolo 13, comma 2, della legge n. 40/07, per rendere stabile e organizzata
la collaborazione degli istituti tecnici e professionali con le strutture formative accreditate e con il
mondo del lavoro e delle professioni.
Box: decentramento e autonomia scolastica. L’evoluzione del contesto normativo
E‟ l‟art 21 della Legge 59/19977 ad avviare il processo. Ne riportiamo alcuni dei passaggi più
significativi:
o
L'autonomia delle istituzioni scolastiche e degli istituti educativi si inserisce nel processo di
realizzazione della autonomia e della riorganizzazione dell'intero sistema formativo. Ai fini
della
realizzazione
della
autonomia
delle
istituzioni
scolastiche
le
funzioni
dell'Amministrazione centrale e periferica della pubblica istruzione in materia di gestione
del servizio di istruzione, fermi restando i livelli unitari e nazionali di fruizione del diritto allo
studio, nonchè gli elementi comuni all'intero sistema scolastico pubblico in materia di
gestione e programmazione definiti dallo Stato, sono progressivamente attribuite alle
istituzioni scolastiche, attuando a tal fine anche l'estensione ai circoli didattici, alle scuole
medie, alle scuole e agli istituti di istruzione secondaria, della personalità giuridica degli
istituti tecnici e professionali e degli istituti d'arte ed ampliando l'autonomia per tutte le
tipologie degli istituti di istruzione, anche in deroga alle norme vigenti in materia di
contabilità dello Stato (art. 1)
o
I requisiti dimensionali ottimali per l'attribuzione della personalità giuridica e dell'autonomia
alle istituzioni scolastiche sono individuati in rapporto alle esigenze e alla varietà delle
situazioni locali e alla tipologia dei settori di istruzione compresi nell'istituzione scolastica.
o
La personalità giuridica e l'autonomia sono attribuite alle istituzioni scolastiche a mano a
mano che raggiungono i requisiti dimensionali richiesti (comma 3) attraverso piani di
dimensionamento della rete scolastica, contestualmente alla gestione di tutte le funzioni
amministrative che per loro natura possono essere esercitate dalle istituzioni autonome.
o
Le istituzioni scolastiche che abbiano conseguito personalità giuridica e autonomia hanno
autonomia organizzativa e didattica, nel rispetto degli obiettivi del sistema nazionale di
istruzione e degli standard di livello nazionale.
o
L'autonomia organizzativa
è finalizzata
alla
realizzazione della
flessibilità,
della
diversificazione, dell'efficienza e dell'efficacia del servizio scolastico, alla integrazione e al
miglior utilizzo delle risorse e delle strutture, all'introduzione di tecnologie innovative e al
coordinamento con il contesto territoriale.
o
L'autonomia didattica è finalizzata al perseguimento degli obiettivi generali del sistema
nazionale di istruzione, nel rispetto della libertà di insegnamento, della libertà di scelta
educativa da parte delle famiglie e del diritto ad apprendere.
7
Legge 15 marzo 1997 n. 59, nota come Legge Bassanini: Delega al Governo per il conferimento di funzioni e compiti alle regioni
ed enti locali, per la riforma della Pubblica Amministrazione e per la semplificazione amministrativa.
Nell'esercizio dell'autonomia organizzativa e didattica le istituzioni scolastiche realizzano, sia
singolarmente che in forme consorziate, ampliamenti dell'offerta formativa che prevedano anche
percorsi formativi per gli adulti, iniziative di prevenzione dell'abbandono e della dispersione
scolastica, iniziative di utilizzazione delle strutture e delle tecnologie anche in orari extrascolastici
e, a fini di raccordo con il mondo del lavoro, iniziative di partecipazione a programmi nazionali,
regionali o comunitari e, nell'ambito di accordi tra le regioni e l'amministrazione scolastica, percorsi
integrati tra diversi sistemi formativi. Le istituzioni scolastiche autonome hanno anche autonomia di
ricerca, sperimentazione e sviluppo nei limiti del proficuo esercizio dell'autonomia didattica e
organizzativa.
Dunque per la prima volta anche il sistema scolastico, per decenni immune da qualsiasi intervento
che davvero intervenisse sull‟assetto centralistico, è stato messo in discussione attraverso tre
principi fondamentali:
o
il decentramento di poteri dall‟amministrazione scolastica alle scuole,
o
l‟istituzione dell‟autonomia delle istituzioni scolastiche,
o
il trasferimento di competenze del sistema centrale ad altri soggetti istituzionali diversi dallo
Stato.
In particolare, per effetto della citata legge, hanno successivamente assunto particolare rilevanza il
decreto legislativo di attuazione n. 112/1998 - che ha riconosciuto a Regioni ed Enti locali alcune
competenze in materia di istruzione già appartenenti allo Stato e i decreti di attuazione dell‟art. 21
della citata legge 59/1997 per la costituzione dell‟autonomia scolastica (in particolare il DPR
275/1999).
Il Decreto legislativo 112/98 si era proposto di trasformare radicalmente la geografia delle
competenze in materia di scuola, attraverso un importante e progressivo processo di
decentramento amministrativo delle funzioni. Restava allo Stato il compito di fissare i parametri
delle politiche scolastiche, ovvero di determinare gli obiettivi e gli standard irrinunciabili quali:
o
i criteri di servizio di istruzione;
o
i criteri per l'organizzazione della rete scolastica;
o
i campi per la valutazione del sistema scolastico;
o
gli indicatori per l'assegnazione alle scuole del personale e delle risorse finanziarie
a carico del bilancio statale.
Alle Regioni era invece affidato il compito di programmare l'offerta formativa integrata fra istruzione
e formazione professionale e la distribuzione della rete scolastica. Il forte processo di
decentramento ha coinvolto anche Province e Comuni: le prime con competenza sull'istruzione
secondaria, ai Comuni l'istruzione inferiore. Nei rispettivi ambiti si occupano dell'istituzione,
aggregazione, fusione e soppressione delle scuole, della redazione dei piani di organizzazione
della rete scolastica.
Il Regolamento per l‟autonomia delle Istituzioni scolastiche, previsto dal citato art. 21 della Legge
59/1997, viene emanato con il DPR n. 275 del 1999 di cui si richiamano alcuni degli elementi
salienti.
o
Le istituzioni scolastiche sono espressioni di autonomia funzionale e provvedono alla
definizione e alla realizzazione dell„offerta formativa. A tal fine interagiscono tra loro e con
gli enti locali promuovendo il raccordo e la sintesi tra le esigenze e le potenzialità individuali
e gli obiettivi nazionali del sistema di istruzione. L'autonomia delle istituzioni scolastiche è
garanzia di libertà di insegnamento e di pluralismo culturale e si sostanzia nella
progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione
mirati allo sviluppo della persona umana, adeguati ai diversi contesti, alla domanda delle
famiglie e alle caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti, al fine di garantire loro il
successo formativo, coerentemente con le finalità e gli obiettivi generali del sistema di
istruzione e con l'esigenza di migliorare l'efficacia del processo di insegnamento e di
apprendimento (art. 1, commi 1 e 2)
o
Il POF, Piano dell‟Offerta Formativa, è il documento fondamentale costitutivo dell„identità
culturale e progettuale delle istituzioni scolastiche ed esplicita la progettazione curricolare,
extracurricolare, educativa ed organizzativa che le singole scuole adottano nell'ambito della
loro autonomia. IL POF è coerente con gli obiettivi generali ed educativi determinati a livello
nazionale; riflette le esigenze del contesto culturale, sociale ed economico della realtà
locale; comprende e riconosce le diverse opzioni metodologiche, anche di gruppi minoritari,
e valorizza le corrispondenti professionalità (art.3 comma 2).
o
Nell'esercizio
dell'autonomia
didattica
le
istituzioni
scolastiche
regolano
i
tempi
dell'insegnamento e dello svolgimento delle singole discipline e attività nel modo più
adeguato al tipo di studi e ai ritmi di apprendimento degli alunni e a tal fine possono attuare
tutte le forme di flessibilità che ritengono più opportune e tra queste, ad esempio, unità di
insegnamento non coincidenti con l‟unità oraria e attivazione di percorsi didattici
individualizzati o aggregazioni di discipline e di gruppi di alunni provenienti da diverse
classi. Sempre nell‟ambito dell‟autonomia didattica le istituzioni scolastiche assicurano
iniziative di recupero e sostegno, di orientamento scolastico e professionale e possono
individuare modalità di valutazione degli alunni e dei risultati conseguiti (art. 4)
o
Per quanto concerne l‟autonomia organizzativa (art. 5) le Istituzioni Scolastiche adottano
ogni modalità organizzativa che sia espressione di “libertà progettuale” curando la
promozione, il sostegno dei processi innovativi ed il miglioramento dell‟offerta formativa. In
quest‟ambito l‟orario complessivo del curricolo e quello destinato alle singole discipline e
attività sono organizzati in modo flessibile,ma in non meno di cinque giorni alla settimana e
nel rispetto del monte ore annuale o di ciclo.
In materia di autonomia finanziaria, le istruzioni generali sulla gestione amministrativo-contabile
delle istituzioni scolastiche cui è stata attribuita personalità giuridica ed autonomia ex art.21 della
legge 59/1997, sono state approvate con Decreto Legislativo n. 44 del 1 febbraio 2001. Il
Regolamento di contabilità stabilisce tra le altre cose che le scuole operino come una persona
giuridica, possano acquisire contributi per la realizzazione delle attività previste dal POF e stipulare
contratti.
Sempre nel 2001, mentre sono in corso le norme di attuazione della L. 59 sopra richiamate, lo
scenario legislativo viene ulteriormente e fortemente modificato dalla riforma costituzionale del
Titolo V. La legge 18 ottobre 2001, n. 3 individua, in via generale poteri esclusivi dello Stato,
poteri esclusivi delle Regioni e materie di legislazione concorrente.
In sintesi il nuovo assetto costituzionale prevede che lo Stato abbia legislazione esclusiva in
diverse materie tra cui le norme generali sull‟istruzione (comma 2 art. 117) e le Regioni abbiano
legislazione esclusiva in materia di istruzione e formazione professionale.
Tra le materie di legislazione concorrente c‟è anche l‟istruzione, fatta salva l‟autonomia delle
istituzioni scolastiche (comma 3 art. 117) . La salvaguardia dell‟autonomia scolastica diviene quindi
dettato costituzionale.
Si delinea pertanto un sistema educativo di istruzione e di formazione unitario nel quale:
o
lo Stato detta le norme generali, individua i livelli delle prestazioni, ne controlla l‟attuazione
ed eventualmente interviene in sostituzione dell‟ente territoriale inadempiente e definisce i
principi fondamentali;
o
le Regioni, nel quadro di principi fondamentali stabiliti dallo Stato, disciplinano le funzioni di
organizzazione e di
amministrazione di carattere generale,
definendo le linee
programmatiche di sviluppo dei servizi;
o
le autonomie locali sono competenti per la gestione dei servizi;
o
le istituzioni scolastiche hanno piena autonomia funzionale;
o
le Regioni dispongono di competenza legislativa esclusiva in materia di istruzione e
formazione professionale.
Le Regioni sono chiamate a svolgere per l‟area istruzione un ruolo di indirizzo, di programmazione
e coordinamento accompagnato da un‟attività di monitoraggio dei processi e di valutazione degli
esiti ispirato ai principi di sussidiarietà ed autonomia.
Gli anni successivi, dal 2003 in avanti, sono stati caratterizzati da ulteriori numerose iniziative
legislative, cui, come spesso accade in materia di decentramento, si sono sempre più associate
sentenze della Corte Costituzionale e accesi dibattiti nelle sedi istituzionali deputate a vario titolo a
contribuire all‟attuazione del nuovo Titolo V in materia di istruzione. Il processo è ancora in corso:
alcuni contributi più significativi degli ultimi anni, tra cui il master plan per l‟attuazione del titolo V
nel settore istruzione, sono facilmente acquisibili sul sito www.istruzione.it. Si rinvia a successivi
possibili studi e approfondimenti una più puntuale descrizione e valutazione di tutte le azioni che ai
diversi livelli istituzionali si sono sviluppate e si stanno realizzando e che, se pur con ritardi, forti
criticità e lentezze, potrebbero contribuire in futuro a costruire un vero federalismo scolastico.
La normativa regionale
Per quanto concerne la normativa regionale non si rilevano novità di particolare rilievo
nell‟ultimo biennio: sono qui ripresi sinteticamente temi e argomenti già trattati nel precedente
Rapporto, con successivi approfondimenti circa lo stato di attuazione delle norme desumibili dalle
Delibere e dagli atti programmatori descritti nel successivo capitolo. I due principali provvedimenti
di riferimento restano i seguenti.
Provvedimento
L.R. 2 del 26 gennaio 2007
L.R. 28 del 28 dicembre 2007
Tema
Disciplina degli aspetti formativi del contratto di apprendistato
Norme sull‟istruzione, il diritto allo studio e la libera scelta
educativa
La L.R. 2/2007 ha come obiettivo quello di disciplinare, nell‟ambito del riordino generale
della normativa in materia di istruzione e formazione professionale, i profili formativi dei contratti di
apprendistato previsti dal D.Lgs. 276/2003 (Attuazione delle deleghe in materia di occupazione e
mercato del lavoro, di cui alla legge 14 febbraio 2003, n. 30).
L‟attuazione della normativa, peraltro condizionata all‟adozione di una serie di ulteriori
provvedimenti regionali,
ha richiesto un importante percorso di adeguamento organizzativo e
procedurale, stanti le numerose innovazioni da essa introdotte (piano formativo individuale,
certificazione delle competenze acquisite, formazione dei tutor aziendali) in parte realizzate nel
biennio trascorso dall‟approvazione e in parte ancora in via di definizione e sviluppo.
La L.R. 28/2007, avente oggetto la “promozione degli interventi che sostengono il diritto
all’istruzione e formazione, a partire dalla scuola dell’infanzia e fino al conseguimento del titolo di
studio superiore, anche in relazione alla tutela del principio della libertà di scelta educativa delle
famiglie e degli studenti” (art.2, co.1), promuove interventi volti a rendere concreto il diritto di tutti i
giovani a frequentare il sistema dell'istruzione e della formazione professionale e promuove le
condizioni per consentire il raggiungimento del successo scolastico e formativo.
La norma considera il complesso dei diversi interventi finalizzati a tale scopo, individuando
un organico sistema di servizi scolastici e di supporto, che consente di promuovere e sostenere la
frequenza scolastica ed il proficuo inserimento dei giovani nel sistema educativo regionale.
La programmazione delle azioni è stata definita nel Piano triennale di interventi, approvato
dal Consiglio Regionale il 23 dicembre 2008, con Delibera n. 233 - 55520.
La Programmazione regionale e provinciale
Il Piano Triennale di interventi in materia di istruzione, diritto allo studio e libera scelta
educativa per gli anni 2009/2011 della Regione Piemonte
Nel Piano Triennale Regionale sono contenuti i seguenti elementi:
o
le priorità e le linee di sviluppo delle azioni in materia di diritto allo studio, le risorse
economiche per farvi fronte ed i relativi criteri di ripartizione tra gli enti locali;
o
le modalità per l‟attribuzione degli assegni di studio, le fasce di reddito per
accedervi, i relativi criteri e le risorse economiche destinate, differenziate per le
tipologie di intervento;
o
i criteri e le risorse economiche per l‟attribuzione delle borse di studio e le relative
fasce di reddito per averne accesso;
o
i criteri e le risorse economiche per l‟attribuzione dei benefici per la valorizzazione
delle eccellenze e del merito e le relative fasce di reddito per averne accesso;
o
le modalità per la presentazione dei progetti per l‟attuazione delle azioni volte a
garantire e migliorare i livelli di qualità dell‟offerta formativa ed educativa;
o
gli interventi di edilizia scolastica;
o
i criteri e le modalità per la realizzazione di ogni altro intervento previsto dalla legge.
Il sistema educativo all‟interno del quale si inseriscono tali interventi si ispira ai seguenti
principi:
o
centralità della persona, le cui aspirazioni debbono essere assecondate, al fine di
assicurare il pieno esercizio del diritto alla formazione lungo tutto l‟arco della vita;
o
equità, quale garanzia per tutti i cittadini di pari accesso alle occasioni formative;
o
pari opportunità, attraverso il riconoscimento delle esigenze specifiche di cui sono
portatrici le singole persone, in considerazione dell‟appartenenza di genere,
dell‟identità di genere, dell‟età, delle fasi del ciclo di vita, della religione, della razza,
dell‟origine etnica, delle forme di convivenza, della presenza di disabilità.
L‟organizzazione e le modalità di svolgimento degli interventi prevista dal Piano Triennale
rispondono ai seguenti criteri:
o
integrazione, nella duplice valenza di unitarietà della programmazione dell‟offerta
educativa e di raccordo con le politiche ad essa contigue (con particolare riferimento
agli interventi previsti e finanziati nell‟ambito del P.O.R. Ob. 2 del Fondo Sociale
Europeo 2007-2013);
o
sussidiarietà verticale, in riferimento all‟attribuzione dell‟esercizio delle funzioni al
livello di governo del sistema, in grado di coniugare in maniera ottimale prossimità al
cittadino ed efficienza amministrativa, anche attraverso la valorizzazione del ruolo
programmatorio delle Province.
o
valorizzazione dell‟autonomia delle istituzioni scolastiche, nel rispetto della libertà di
insegnamento, anche mediante la promozione o il consolidamento di reti di scuole.
o
riconoscimento del ruolo svolto dalla formazione professionale nei percorsi di
integrazione, per il disagio e la dispersione.
o
continuità educativa, assicurata attraverso lo sviluppo di un‟offerta lungo tutto l‟arco
della vita di istruzione, formazione, orientamento e sostegno nei passaggi tra diversi
percorsi educativi, e capacità del sistema di adeguamento alle esigenze delle
persone, dei territori e del sistema economico e produttivo;
o
partenariato, a conferma del ruolo centrale che le rappresentanze di interessi
possono avere nella definizione di un‟offerta educativa coerente con le dinamiche di
sviluppo del territorio.
o
sussidiarietà orizzontale, per la valorizzazione degli apporti provenienti dalle diverse
espressioni e componenti della società civile.
La programmazione degli interventi del triennio, pertanto, si connota prioritariamente
per le seguente opzioni:
o
Centralità degli obiettivi e dei risultati attesi, anche con riferimento agli obiettivi
europei (Lisbona 2010);
o
Partenariato istituzionale;
o
Integrazione, attraverso una programmazione unitaria delle diverse fonti di
finanziamento comunali, provinciali, regionali, quelle rese disponibili nel POR Ob. 2
F.S.E. 07-13 e quelle provenienti dai diversi trasferimenti nazionali.
Per quanto concerne elementi specifici emersi dall‟approfondita analisi di contesto che ha
preceduto la stesura e approvazione del Piano si rilevano, in particolare, quali punti di attenzione:
o
l‟aumento della popolazione scolastica;
o
la maggiore e crescente partecipazione degli alunni disabili alle azioni formative;
o
una percentuale ancora troppo rilevante di dispersione scolastica;
o
un progressivo aumento del livello di istruzione tra gli occupati.
Tenuto conto dei principi di fondo, delle indicazioni nazionali e delle specificità emerse a
livello regionale, il Piano individua pertanto le seguenti azioni prioritarie:
o
interventi volti a garantire il diritto all‟istruzione e formazione nelle scuole di ogni
ordine e grado, attraverso l‟erogazione di specifici assegni di studio per l‟iscrizione e
la frequenza, a tutela del principio della libertà di scelta educativa, e la previsione di
borse di studio a copertura di spese scolastiche;
o
azioni per garantire, in risposta alle tendenze demografiche in atto, il diritto allo
studio, attraverso:

interventi per la prevenzione ed il recupero dell‟abbandono scolastico

interventi per la prevenzione dell‟abbandono scolastico strettamente derivanti da
situazioni di disagio geografico

interventi per l‟integrazione scolastica degli alunni disabili o con esigenze
educative speciali

sostegno all‟ accoglienza ed inserimento nella scuola degli alunni di nazionalità
straniera per favorire un processo di integrazione ed interazione interculturale ;
o
attività di orientamento, volte a garantire l‟effettivo diritto di scelta dei giovani e degli
adulti, in un‟ottica di raccordo tra i sistemi di Istruzione e Formazione e Lavoro;
o
interventi di edilizia scolastica volti a sostenere quantitativamente e qualitativamente
l‟aumento
degli
iscritti,
compatibilmente
con
le
nuove
disposizioni
sul
dimensionamento scolastico, ed a superare i problemi collegati all‟adeguamento alla
normativa vigente in materia di sicurezza, igiene ed eliminazione delle barriere
architettoniche.
I Piani annuali degli interventi in materia di diritto allo studio per gli anni 2009 e 2010 della
Provincia di Cuneo
Conformemente a quanto previsto dalla Legge Regionale 28/07 ed ai contenuti e indirizzi
della Programmazione pluriennale sopra richiamata, la Provincia di Cuneo ha approvato per le
annualità 2009 e 2010 i propri Piani annuali di Interventi in materia di diritto allo studio con
riferimento agli anni scolastici 2008/2009 e 2009/2010.
Di carattere transitorio il primo, il Piano per l‟anno 2010 stabilisce una serie di concrete
linee di azione ammesse a finanziamento di seguito sinteticamente descritte.
Trasporto scolastico ordinario: viene garantita la compartecipazione in percentuale alla
spesa dei Comuni o loro delegati che gestiscono il trasporto ordinario per gli alunni frequentanti la
scuola dell‟infanzia, primaria, secondaria di I grado e comunque fino all‟assolvimento dell‟obbligo di
istruzione, mediante l‟assegnazione di uno specifico contributo rapportato al numero di abitanti dei
comuni.
Servizi di mensa: viene garantita la compartecipazione alla spesa dei Comuni che
forniscono il servizio di mensa, per gli alunni frequentanti la scuola dell‟infanzia, primaria,
secondaria di I grado, mediante l‟assegnazione di contributo pro-capite.
Servizi residenziali: mediante l‟assegnazione di contributo pro-capite viene garantita la
compartecipazione alle spese residenziali degli allievi, residenti in provincia di Cuneo, che
frequentano i convitti alpini nella scuola dell‟obbligo e a quelli che frequentano i convitti nella
scuola secondaria di II grado e nei corsi di formazione professionale organizzati da agenzie
formative accreditate e finalizzati all‟assolvimento dell‟obbligo di istruzione.
Trasferimenti ai Comuni sede di scuola dell’infanzia, primaria, secondaria di I e II grado per
il loro funzionamento.
Tra gli interventi per l‟integrazione scolastica degli alunni disabili e con esigenze educative
speciali si segnala la compartecipazione alle spese dei Comuni per i seguenti servizi.
Trasporto alunni disabili: compartecipazione in percentuale alla spesa dei Comuni che
gestiscono il trasporto specifico per gli alunni disabili frequentanti la scuola dell‟infanzia, primaria,
secondaria di I grado, mediante l‟assegnazione di uno specifico contributo del 50% della spesa
effettivamente sostenuta, con una maggiorazione del 10% per i comuni montani.
Supporto per l’integrazione degli alunni disabili:
compartecipazione in percentuale alla
spesa dei Comuni che forniscono servizi di assistenza per gli alunni disabili frequentanti la scuola
dell‟infanzia, primaria, secondaria di I grado, mediante l‟assegnazione di specifico contributo,
rapportato alla dimensione degli stessi, con una maggiorazione del 10% per i comuni montani.
Sussidi didattici per alunni disabili: compartecipazione in percentuale alla spesa dei Comuni
per l‟acquisto libri di testo in braille, altro materiale didattico, sussidi e ausili indispensabili per
l‟attività didattica per gli allievi frequentanti la scuola primaria, secondaria di I e II grado, e i corsi di
formazione professionale organizzati da agenzie formative accreditate finalizzati all‟assolvimento
dell‟obbligo di istruzione, rapportata alla dimensione dei Comuni.
Interventi per allievi disabili del II ciclo.
Le spese per il servizio specifico di trasporto per gli alunni disabili frequentanti le scuole
secondarie di II grado e i corsi di formazione professionale organizzati da agenzie formative
accreditate, e quelle per l‟assistenza per gli alunni disabili frequentanti le scuole secondarie di II
grado sono a carico della Provincia.
Sono inoltre richiamate:
-
le azioni di sistema a sostegno delle fasce deboli di cui alla Convenzione sottoscritta
dalla Regione Piemonte, l‟USR e le Province Piemontesi;
-
le azioni di prevenzione e contrasto della dispersione e abbandono scolastico di cui al
“Piano Provinciale pluriennale di Orientamento”;
-
le azioni a sostegno dell‟inserimento degli alunni di nazionalità straniera di cui al
“Piano progettuale annuale di interventi a favore di cittadini immigrati”, nell‟ambito del
Piano integrato regionale dell‟immigrazione 2007/2009;
-
le azioni sostenute dalla Provincia per migliorare il (re) inserimento lavorativo della
popolazione carceraria nell‟ambito della programmazione POR FSE 2007/2013
direttiva formazione professionale come lotta alla disoccupazione – Asse III
“Inclusione sociale “ Obiettivo specifico G.
Per l‟attuazione degli interventi in materia di diritto allo studio previsti dalla L.R. 28/2007
di cui al Piano triennale regionale, la Regione Piemonte ha previsto uno stanziamento
complessivo annuo di € 22.200.000,00 per gli anni 2009 – 2010 – 2011, che per € 21.000.000,00
è stato ripartito tra le Province sulla base della spesa storica degli ultimi tre anni (ex l.r. 49/85) e
per € 1.200.000,00 così ripartite: 20% in parti uguali a tutte le amministrazioni provinciali, 80%
sulla base del numero degli alunni iscritti nelle scuole presenti nei territori provinciali.
Annualità 2009 – trasferimento regionale
Annualità 2010 – trasferimento regionale
€ 4.075.596,52
€ 4.075.853,89
Box: L’Istruzione nella Provincia di Cuneo nel contesto regionale piemontese
Tavola 1
Provincia
Numero di sedi e sezioni/classi per provincia e ciclo di istruzione a.s. 2007-2008
Infanzia
Primaria
I grado
II grado
Sedi
Sezioni
Sedi
Classi
Sedi
Classi
Sedi
Classi
Alessandria
171
417
149
1.047
64
471
43
674
Asti
96
222
89
574
30
254
20
335
Biella
86
196
70
476
33
230
15
358
Cuneo
265
657
257
1.758
94
781
57
1.132
Novara
131
400
116
888
48
446
39
642
Torino
690
2.335
546
5.112
256
2.705
202
4.201
Verbano-Cusio-Ossola 74
180
83
531
26
207
23
368
Vercelli
74
190
62
445
26
226
24
376
Piemonte
1.587
4.597
1.372
10.831
577
5.320
423
8.086
Fonte: elaborazione su dati Regione Piemonte
Tavola 2
Provincia
Numero di sedi e sezioni/classi per provincia e ciclo di istruzione a.s. 2008-2009
Infanzia
Primaria
I grado
II grado
Sedi
Sezioni
Sedi
Classi
Sedi
Classi
Sedi
Classi
Alessandria
172
420
149
1046
63
486
41
673
Asti
96
225
89
576
30
257
17
331
Biella
85
200
70
474
33
232
13
346
Cuneo
263
663
256
1756
93
801
54
1.118
Novara
128
405
112
877
48
456
34
633
Torino
685
2.360
541
5.108
242
2726
160
4.186
Verbano-Cusio-Ossola 74
186
82
522
26
211
20
348
Vercelli
74
190
62
445
26
226
25
378
Piemonte
1.577
4.649
1.361
10.804
561
5395
364
8.013
Fonte: elaborazione su dati Regione Piemonte
Tavola 3 Iscritti al sistema scolastico piemontese per cicli di istruzione a.s 2007-2008 (Valori assoluti)
PROVINCIA
INFANZIA
SCUOLA
PRIMARIA
SCUOLA
SECONDARIA
I GRADO
SCUOLA
SECONDARIA
II GRADO
TOTALE
Alessandria
9.806
16.435
10.067
14.350
50.658
Asti
5.448
9.078
5.421
6.502
26.449
Biella
4.365
7.606
4.672
7.182
23.825
Cuneo
15.544
27.157
16.327
22.445
81.473
Novara
9.414
15.835
9.555
13.079
47.883
Torino
57.724
97.815
58.052
86.884
300.475
Verbano-Cusio-Ossola
3.952
6.651
4.064
6.670
21.337
Vercelli
4.380
7.124
4.559
7.007
23.070
Piemonte
110.633
187.701
112.717
164.119
575.170
Fonte: elaborazione su dati Regione Piemonte
Tavola 4 Iscritti al sistema scolastico piemontese per cicli di istruzione a.s 2007-2008 (Valori %)
PROVINCIA
INFANZIA
SCUOLA
PRIMARIA
SCUOLA
SECONDARIA
I GRADO
SCUOLA
SECONDARIA
II GRADO
TOTALE
Alessandria
19,4
32,4
19,9
28,3
100,0
Asti
20,6
34,3
20,5
24,6
100,0
Biella
18,3
31,9
19,6
30,1
100,0
Cuneo
19,1
33,3
20,0
27,5
100,0
Novara
19,7
33,1
20,0
27,3
100,0
Torino
19,2
32,6
19,3
28,9
100,0
Verbano-CusioOssola
18,5
31,2
19,0
31,3
100,0
Vercelli
19,0
30,9
19,8
30,4
100,0
Piemonte
19,2
32,6
19,6
28,5
100,0
Fonte: elaborazione su dati Regione Piemonte
Tavola 5 Iscritti al sistema scolastico piemontese per cicli di istruzione a.s 2008-2009 (Valori assoluti)
PROVINCIA
INFANZIA
SCUOLA
PRIMARIA
SCUOLA
SECONDARIA
I GRADO
SCUOLA
SECONDARIA
II GRADO
TOTALE
Alessandria
9.943
16.460
10.355
14.358
51.116
Asti
5.496
9.244
5.542
6.465
26.747
Biella
4.415
7.509
4.684
6.974
23.582
Cuneo
15.701
27.098*
16.843
22.477
82.119
Novara
9.516
15.991
9.886
12.834
48.227
Torino
58.296
97.901
59.351
86.259
301.807
Verbano-Cusio-Ossola
4.022
6.553
4.165
6.625
21.365
Vercelli
4.369
7.097
4.621
7.246
23.333
Piemonte
111.758
187.853
115.447
163.238
578.296
Fonte: elaborazione su dati Regione Piemonte
Tavola 6 Iscritti al sistema scolastico piemontese per cicli di istruzione a.s 2008-2009 (Valori %)
PROVINCIA
INFANZIA
SCUOLA
PRIMARIA
SCUOLA
SECONDARIA
I GRADO
SCUOLA
SECONDARIA
II GRADO
TOTALE
Alessandria
19,5
32,2
20,3
28,1
100,0
Asti
20,5
34,6
20,7
24,2
100,0
Biella
18,7
31,8
19,9
29,6
100,0
Cuneo
19,1
33,0
20,5
27,4
100,0
Novara
19,7
33,2
20,5
26,6
100,0
Torino
19,3
32,4
19,7
28,6
100,0
Verbano-CusioOssola
18,8
30,7
19,5
31,0
100,0
Vercelli
18,7
30,4
19,8
31,1
100,0
Piemonte
19,3
32,5
20,0
28,2
100,0