Frauen am Meer

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Frauen am Meer
Frauen am meer
mostra dipinti di Hermann Albert
Depliant 16,5x23 cm - 8 pagg.
HERMANN ALBERT
Frauen am Meer
Dipinti dalla Collezione Mino Sorvillo
Torre di Cetara - Museo Civico
HERMANN ALBERT FRAUEN AM MEER
Dipinti dalla Collezione Mino Sorvillo
CETARA 22.12.2012-26.01.2013
Mostra a cura di
Massimo Bignardi
Coordinamento organizzativo
Angela Speranza
Informagiovani
Grafica
Paragraph di Raffaele Pavone
Stampa
Tipografia Gutenberg
In copertina:
Frauen am Meer I 2001
Olio magro su tela, cm 215x235
Pagina a lato:
Frevmdimneiv II (particolare), 2001
Olio magro su tela, cm 180x160
Abbiamo scelto di non lasciare pause né tempi d’attesa al programma di eventi espo­
sitivi da allestire nella grande sala circolare della Torre di Cetara­Museo Civico; espo­
sizioni che andranno di volta in volta ad accendere nuovi confronti con le opere delle
collezioni permanenti. Un programma che abbiamo messo su con quanti in questi
mesi hanno collaborato e collaborano a fianco dell’Amministrazione comunale di Ce­
tara nell’opera di promozione culturale e turistica. Le pause, in una congiuntura così
duramente segnata dalla crisi economica, che non ha precedenti, creerebbero mag­
giori incertezze, offrendo al futuro ancora poca visibilità. Sono convinto, invece, che
accelerare, arricchire l’offerta turistica, stimolare l’attenzione del pubblico, degli
amanti dell’arte e delle tradizioni del nostro territorio, significhi manifestare la vo­
lontà di voler uscire dal tunnel, aprire varchi di luce, insomma riprendere in prima
persona a disegnare le linee di nuove ed auspicabili prospettive per la nostra comu­
nità, per i nostri giovani.
La mostra che si inaugura è dedicata ad un grande artista contemporaneo noto al
pubblico internazionale; Hermann Albert, pittore tedesco da anni pendolare tra la
Germania e la Toscana. Della sua opera abbiamo voluto proporre, grazie alla dispo­
nibilità del collezionista Mino Sorvillo, nuovamente al nostro fianco, alcuni dipinti
del ciclo dedicato alla donna ed al mare. Quello di Albert è un inno alla vita ed al Me­
diterraneo, carico di felicità e di speranza.
Secondo Squizzato
Sindaco di Cetara
HERMANN ALBERT è nato nel 1937 a Ansbach, Mittelfranken, in Germania trascorre l’infanzia e l’adolescenza a Klagenfurt in Austria. Dopo gli studi all’Accademia di Belle Arti di Braunschweig con il professore Voigt, si trasferisce a Berlino
dove si diploma all’Accademia di Belle Arti. A Berlino continuerà a vive ed a
lavorare fino al 1973, frequentando il fervido ambiente artistico e culturale berlinese, lo stesso nel quale si muove Baselitz, cifrato da un attento studio della tradizione figurativa tedesca, dall’espressionismo alla Nuova Oggettività, alla luce di
quanto proveniva dall’oltreoceano, dalle esperienze della Pop Art. Alla fine del
decennio anni Settanta si ha però una svolta, l’attenzione passa dal quotidiano ad
una rappresentazione di valori eterni, cioè ad una vitalità iconografica guardata
attraverso il filtro della pittura degli anni Venti, seguendo una figurazione plastica
che attinge il linguaggio dalla pittura del Quattrocento italiano, profondamente
amata dall’artista. Nel 1971 consegue a Firenze il premio Villa Romana e nel 1985
quello della Nord LB Hannover. In questo stesso anno diviene Professore all’Accademia di Belle Arti di Braunschweig. Nel 1986 avviene l’incontro con Giovanni
Testori, il quale dedica ad Albert un’importante monografia in occasione di una
delle personali allestite e promosse dallo studio Cannaviello. Il “barbaro innamoratosi della classicità”, come lo ha definito Testori, ha eletto per sé le atmosfere di
un Mediterraneo classico, da cui ha attinto la stirpe dei suoi eroi, uomini e donne:
Albert ha scelto i canoni di un linguaggio denso di sfumature classicheggianti per
costruire le sue imponenti figure. Con gli anni Ottanta si ha il trasferimento, per
lunghi mesi in Italia, in Toscana a Ronzano nelle campagne tra Arezzo e Siena. In
questo contesto “incontra” le figure che segneranno le sue future esperienze in
pittura: figure ambientate in una sorta di palcoscenico «sul quale ogni singolo
elemento viene posto secondo un attento gioco di equilibri, armonie compositive
che gli meritarono la definizione di Giovanni Testori di 'nuovo ordinatore». Tra le
mostre personali si ricordano la retrospettiva “Hermann Albert” all’NBK-Schloß
Charlottenburg, Berlino nel 1981; nel 1986 alla Rena Bransten Gallery di San
Francisco; nel 1990 alla Galerie Michele Sadoun di Parigi e l’anno seguente quella
di Milano allo Studio d’Arte Cannaviello. Nel 1998 Hermann Albert espone i suoi
ultimi lavori alla Galleria dello Scudo di Verona, mentre del 1999 è la personale
“Hermann Albert - Bilder und Zeichnungen” tenutasi a Düsseldorf; del 2004 è
quella allo Studio Forni di Milano. Le ultime personali sono: 2007 alla Galerie
Noah di Augsburg; del 2009 alla Burkhard Eikelmann Com di Düsseldorf. Numerose le presenze a mostre collettive ed a rassegne, tra queste si segnalano: Dokumenta, Kassel nel 1977; “Viaggio in Italia” allestita presso la Galleria Gian Ferrari
di Milano nel 1986; “Un’alternativa europea” tenutasi a Palazzo dei Diamanti,
Ferrara nel 1991. Di recente è stato invitato a: “L’immagine della parola. Artisti
contemporanei per le parabole di Gesù”, ospitata al Museo d`Arte dello Splendore,
Giulianova (TE) nel 2000; nel 2003 partecipa a “Fine Novecento” a Cagli (PU); a
“La Pittura Ritrovata - Die wiedergefundene Malerei” allestita al Kunstraum Palais
Porcia di Vienna; nel 2004 “Why Not? Masterworks on Paper”, allestita alla Galerie
Terminus di Monaco di Baviera; “Wintersalon” con Kunststiftung Poll, a Berlino;
“ Die wiedergefundene Malerei”, Raab Galerie di Berlino; “Die wiedergefundene
Malerei / Painting Reborn” alla Marlborough di Londra. Nel 2005 è presente in
“The Anniversary Show”, Rena Bransten Gallery, San Francisco; nel 2006 “Tischgesellschaften”, Raab Galerie di Berlino. Nel 2011 è invitato a “Fundstücke.
Neuerwerbungen und alte Schätze”, Galerie Poll di Berlino, mentre nel 2012 a
“Wolfsburger Sammler”, Kunstverein di Wolfsburg.
Frau am Meer, 2000
Olio magro su tela, cm 210x180
Donne in riva al mare
Massimo Bignardi
Il dato che maggiormente risalta nella pittura di Hermann Albert, è l’esercizio attraverso il quale l’artista apre a se stesso varchi di realtà immaginata, pratica che
tiene su, oramai da mezzo secolo, la sua esperienza. È l’andare dal centro ai lati,
dall’alto al basso della tela, vivere con l’occhio retinico la superficie e scorgere su
di essa la presenza di una traccia, un espediente per indirizzare il proprio sguardo
a rinnovare l’enigma della visione. Una realtà scorta nella luminosità di un paesaggio invaso dal mito, che non traduce quella porzione di universo posta al di là,
ovvero all’esterno della retina, bensì una dimensione narrativa e interiore, ma
anche neutrale tra le sponde della felicità e del dolore, tale da consentire all’artista
di acquisire di volta in volta nuove figure al suo personale dizionario umano.
Albert si muove con grande autonomia, seppur incline a ripensare ad alcune salienti pagine della pittura del novecento. Un dato che si riscontra a partire da quella
visione “oggettiva” che ritroviamo in dipinti quali Uomo, nudo e cane bianco, del
1982 al ciclo “Mensch, Archiekutur, Natur” della metà degli anni Ottanta, con impianti invasi da un’aura mitologica gonfia di “realismo magico”, alle tele più recenti,
tra le quali Frauen an Meer proposta in mostra. Sono peraltro queste ultime, avviate all’inizio del nuovo millennio, a lasciar avvertire la lezione del Picasso neoclassico, pervaso dal monumentalismo romano e dal realismo della pittura
pompeiana, osservati dal vivo nel viaggio italiano del 1917. Ripensare del resto
per Albert significa “pensare nuovamente”, vale a dire riprendere dalla storia dell’arte un filo o fili, forse, interrotti senza farsi prendere o cedere alle seduzioni proprie delle poetiche del “citazionismo” europeo in voga tra il decennio Ottanta e
Novanta. A tal proposito non sono pienamente convinto di quanto, sin ad oggi, la
letteratura dedicata all’esperienze dell’artista tedesco ha sostenuto, intravedendo
nella sua costante necessità di dichiarare la figura nel dettato plastico, un segnale
coincidente con la necessità di darle un peso di gravità tale da concretare la sua
“effettiva” presenza nella scatola prospettica. Sono letture critiche che consigliano
un confronto con il citato Picasso di Antibes e dintorni, con il Carrà di “Valori plastici” e poi, appunto, di “Realismo magico”, finanche con il Sironi di Novecento, dal
quale certamente proviene la densità della massa corporea e il senso monumentale, memoria del “muralismo”. Segnalava infatti Jürgen Schilling nella nota monografia apparsa nel 1998, che queste «figure femminili, voluminose, procaci si
muovono disinvoltamente, sicure, in paesaggi fantastici del sud». Il riferimento è
evidentemente a quei luoghi pervasi da una quiete mediterranea, da cui la neces-
Frevmdimneiv II , 2001
Olio magro su tela, cm 180x160
Frau und Kind, 2000
Olio magro su tela, cm 200x180
Alla pagina seguente:
Natura morta ­ Isola d’Elba, 2002
Olio magro su tela
sità di dare alla visione una concretezza plastica. Credo al contrario che da queste
figure, dal contorno delle loro sagome, più che dalla plasticità dei corpi, traspaia
il disegno che avvolge le figure che Puvis de Chavannes ha incontrato nel bois sacré,
nella vision antique, nelle scogliere di un’Itaca “petrosa”, con l’azzurro del cielo che
si specchia nel mare profondo del mito. Una presenza, quella di Puvis de Chavannes, che va richiamata, nel nostro caso, soprattutto per la sua pittura monumentale
destinata ad educare, dunque per quel fondamento etico che pervade le grandi
tele, impaginate come cicli di affreschi, traendo dalla tradizione della pittura italiana trecentesca e quattrocentesca.
Le Donne al mare di Albert con le loro carni tornite, trattengono una luce che proviene dall’anima ed esprimono un desiderio di futuro.
info: 089 262919
orario della mostra:
venerdì e sabato 17.30-20.00
domenica 11.00-13.00/17.30-20.00