Noi, “separatisti” di San Giovanni Galermo
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Noi, “separatisti” di San Giovanni Galermo
12 INCHIESTA: AUTONOMIA COMUNALE Noi, “separatisti” di San Giovanni Galermo Casale, poi Comune, poi frazione… stanchi di colpi di penna calati dall’alto, gli animatori del movimento per l’autonomia vogliono staccarsi da Catania. Con le armi del diritto e quelle del dialogo an Giovanni Galermo divorzia da Catania? Chissà, penserà qualcuno, forse la banlieue soffre crisi di protagonismo rispetto al centro urbano. Eppure sono molto profonde le ragioni della protesta, da cui è sorto il movimento civico Casale Galermo (E-mail [email protected]) per l’autonomia amministrativa. Per tornare comune, insomma. Sì, tornare. “Perché a San Giovanni – spiega Giovanni Pappalardo, presidente della municipalità e socio del comitato – c’erano il sindaco e la giunta, come gli anziani ben ricordano. Tempi in cui il paese contava tre, quattrocento anime. Oggi siamo sedicimila. E in questi settant’anni di gestione catanese siamo stati penalizzati a dismisura. Ecco perché ora vogliamo camminare con le nostre gambe”. “Siamo una forza trasversale – aggiunge Filippo Mendola, fra i promotori dell’iniziativa – per invertire la tendenza: San S “Noi continuiamo a batterci per l’autonomia: solo così ci sentiremo finalmente padroni del nostro territorio. E forse noi stessi lo cureremo meglio”. Da sinistra: Filippo Mendola, Salvo Amore, Giovanni Pappalardo e Alessandro Salerno Giovanni è diventata, suo malgrado, quartiere dormitorio. E non vogliamo che resti tale. Riprendiamoci dunque la dignità di paese. Il messaggio che vogliamo lanciare è già nel nome che abbiamo scelto: fino al 1821 siamo stati un casale, ossia un’unità produttiva locale, di proprietà dei Gravina Valguarnera. Dopo i moti di Napoli abbiamo ottenuto l’autonomia amministrativa e adesso, allo stesso modo di allora, vogliamo emanciparci: da frazione a comune, di nuovo”. La storia, in breve, è questa: nel 1926 un regio colpo di penna ingloba San Giovanni alla città capoluogo. Nessuna consultazione popolare, ci mancherebbe, i tempi sono quelli che sono. I problemi veri arrivano con gli anni Settanta e il sacco edilizio che accompagna il Prg Piccinato: tre agglomerati popolari (via Don Minzoni, via Adone, via Balatelle), e una fungaia di case spuntate dall’oggi al domani, specialmente da una notte all’altra. L’antico paese autonomo si scopre periferia, e delle più degradate, come testimonia il cantiere infinito della scuola elementare Santo Di Guardo. Tra l’88 e il ’90 un primo comitato avvia una petizione da presentare alla Regione. “Erano in quattro – racconta Salvo Amore, consigliere di municipalità – e raggiunsero quota seimila firme: pensi quanta indignazione c’era nell’aria”. Ma non se ne fa nulla. Da Palermo tutto tace. Nel ’99 Nino Strano e Salvo Fleres presentano un disegno di legge per l’autonomia di San Giovanni dal comune etneo. Ma salta fuori il cavillo: manca una normativa regionale che permetta la nascita di nuovi comuni. La 30 del Duemila finalmente colma la lacuna, e pare imminente l’entrata in vigore 13 del regolamento d’attuazione. Nel frattempo nasce Casale Galermo che, a differenza del precedente comitato, si costituisce con basi giuridiche molto solide, approvando uno statuto che prevede il ripristino dell’antico simbolo, scovato negli archivi, una dettagliata serie di diritti e doveri, e un’articolata organizzazione interna, con tanto di assemblea, segretario amministrativo, giunta esecutiva, consiglio direttivo e comitato dei saggi. Quest’ultimo è un po’ l’anima storica del movimento: chiamati a parteciparvi sono un membro della confraternita del patrono san Giovanni Battista, e i quattro animatori del primo comitato degli anni Novanta. A loro il compito di sorveglianza super partes, e di diffusione di tradizioni e consuetudini dell’antico paese. E mentre è attesa a giorni la riunione per l’elezione dell’organigramma, ci si prepara a una battaglia congiunta con i comitati civici per l’autonomia di Piano Tavola e Acitrezza: “I sangiovannesi doc saranno un migliaio e non di più – ribadisce Filippo Mendola – ma non ci rivolgiamo solo a loro: cerchiamo il consenso anche di chi sangiovannese non lo è stato, per ragioni storiche”. “La nostra non è un’operazione nostalgia – interviene Alessandro Salerno, presidente dell’associazione Giovaninsieme – noi l’autonomia non l’abbiamo vista. Non vogliamo elevare barriere, solo avvicinare i cittadini alle istituzioni”. Di cemento scriteriato, e anche abusivo, se n’è visto parecchio da queste parti. “Hanno saccheggiato il territorio – si indigna Salvo Amore – per costruire cooperative e case popolari. La popolazione è triplicata, ma i servizi hanno continuato a latitare. E noi vogliamo strade e servizi, ma anche spazi per i giovani e gli anziani, una “ Hanno pure avvistato un ufo, qui a san Giovanni, due astrofili catanesi: era il giorno di san Valentino del ’99. Pure gli extraterrestri vengono a farci visita, ma mai che si vedesse un vigile urbano…” biblioteca, un po’ di verde. Partiremo subito con la campagna per il referendum per l’autonomia”. Da più parti, quasi in coro, ripetono che “qui manca tutto”. Come la tanto attesa sede della municipalità, che dovrebbe spostarsi nell’area di diciotto botteghe Iacp in via Don Minzoni, con ampie possibilità di posteggio: via da vico Grotta san Giovanni, stradina stretta e tortuosa con tanto di divieto d’accesso ai non residenti. Lì dovrebbe trovare posto il comando dei vigili urbani, e soprattutto la guardia medica. E non è un avanti con cautela quello di esponenti come Carmelo Pappalardo, già commissario straordinario, che propone uno studio di fattibilità per individuare i fondi di autosostentamento. È un avanti sicuri. “Nel frattempo – prosegue Giovanni Pappalardo - notiamo un certo risveglio dell’amministrazione comunale nei nostri confronti: l’inaugurazione di nuove aree attrezzate dove prima c’erano solo discariche; e poi finalmente l’avvio dei lavori per l’asse viario; la rete fognaria; lo sblocco dei fondi di Agenda 2000 per il metano, un investimento di circa 34 miliardi di lire. Ma pure la manutenzione stradale: per la prima volta nella storia l’appalto parte da qui, otto strade sono già state consegnate. E poi il verde pubblico, con interventi in via Don Minzoni e Balatelle. Sono certo segnali importanti, ora per noi si tratta di cavalcare questa tigre che corre”. Gaia Sciacca 14 INCHIESTA: AUTONOMIA COMUNALE Da Comune a quartiere dormitorio an Giovanni Galermo è la Circoscrizione, che tra le dieci del Comune di Catania, conserva una vicenda storica che la distingue dalle altre. A tal riguardo bisogna ricordare che fino al 1928 era un Comune autonomo con un territorio di circa 100 ettari posto al confine tra Catania, Mascalucia, Misterbianco e San Pietro Clarenza. In effetti, la borgata di San Giovanni Galermo, non è riuscita a sviluppare una propria autonomia così da essere quasi naturale il suo inserimento nel tessuto territoriale di Catania. Dopo quasi 80 anni di storia e un balzo all’indietro, ritorna predominante la voglia d’autonomia amministrativa a tal punto che è stato costituito un movimento civico apartitico denominato Casale Galermo aperto a tutti i cittadini. Ma per capire meglio la realtà d’oggi, facciamo un breve tuffo nel passato tramite un sintetico excursus storico. Distrutto dalla colata lavica che nel 1669, sgorgata dai Monti Rossi, causò enormi danni, San Giovanni Galermo fu ricostruito dai suoi abitanti, anche se, in effetti, il numero dei residenti fu sempre abbastanza esiguo confinando il borgo ad un piccolo villaggio dalla tipica fisionomia rurale con un’economia prettamente agricola. Una situazione che rimase pressoché stazionaria fino agli inizi degli anni Trenta. Verso gli anni Settanta è elaborato un piano urbanistico finalizzato ad insediare in alloggi popolari, 13.000 abitanti. S Ricostruito dopo l’eruzione del 1669, il borgo mantenne l’autonomia fino al 1926 L’antico Municipio Un tentativo reso vano da un crescente fenomeno d’abusivismo edilizio che aveva di fatto creato disagio al piano d’urbanizzazione con la conseguenza di creare una netta demarcazione tra edilizia popolare pubblica e quella abusiva ancora oggi visibile. Nel corso dei decenni sono poi diminuite sensibilmente le tracce degli antichi insediamenti se escludiamo la Chiesa Madre dedicata a San Giovanni Battista, un polo d’attrazione per ricordare le antiche origini dell’abitato. La Municipalità di San Giovanni Galermo ha conosciuto nel tempo una crescita dei residenti favorendo di converso una trasformazione, un’interazione con culture e abitudini diverse. Come scritto nel volume “Catania, i quartieri nella metropoli” da dove abbiamo attinto i dati riportati, la Municipalità di San Giovanni Galermo, nonostante con i suoi 14.849 residenti censiti nel 1997 sia quella meno popolata di Catania, ha fatto registrare una crescita costante della popolazione pari in media all’1% annuo, nel periodo compreso tra il 1991 e il 1997. Una tendenza positiva che nasconde, da una lettura più approfondita dei dati, la predisposizione dei nuovi residenti, in conseguenza dello spento tessuto economico, a considerare il quartiere solo come dormitorio. Nonostante tutto questo, grazie ad un forte senso d’appartenenza e d’identità, l’oggettiva marginalità di San Giovanni Galermo non l’affligge con il triste fenomeno della devianza giovanile. Infatti, la criminalità minorile è un fenomeno fortunatamente marginale, molto limitato con uno 0,01%, che lo pone all’ultimo posto rispetto alle altre Municipalità. I problemi da risolvere comunque sono ancora tanti e la comunità, come detto già all’inizio, vive fermenti d’indipendenza amministrativa rispetto a Catania, forse mai sopiti che dopo un lungo oblio, tornano in auge più forti di prima. Antonio Nicolosi L’area attrezzata di via Don Minzoni 15 Autonomia? Meglio il decentramento osa non è andato giù ai cittadini di San Giovanni Galero che da tempo rivendicano l’autonomia ? Ad acuire la crisi può essere stata la “difettosa” applicazione della legge sul Decentramento amministrativo? Lo chiediamo all’ assessore comunale alle Periferie e al decentramento Ignazio De Mauro che dal giorno del suo insediamento, molta attenzione ha riservato a questo problema. “Credo che i presupposti storici e geografici per la richiesta dell’autonomia ci siano tutti. Di certo, però - ammette Di Mauro - tale richiesta risulta conseguente alle difficoltà che stiamo incontrando per l’attuazione del Decentramento amministrativo”. Esiste in sede regionale un’istruttoria per concedere la piena autonomia da Catania a S. Giovanni Galermo oltre a quelle già esistenti per Piano Tavola, da Misterbianco; Acitrezza, da Acicastello? “Credo che S. Giovanni Galermo abbia le stesse caratteristiche di Acitrezza e Piano Tavola e che pertanto la vertenza possa essere inserita all’interno della stessa istruttoria. Ma mentre sia Acitrezza, che è una rilevante zona di villeggiatura, sia Piano Tavola che ha una propria produttività, hanno i presupposti economici per la concretizzazione di questa esigenza, per S. Giovanni Galermo, invece, bisognerebbe procedere alla verifica delle opportunità economiche e politiche.” S. Giovanni Galermo vanta una tradizione fortemente autoctona; lei non teme che anche gli altri quartieri, col tempo, possano rivendicare una propria autonomia? “Ritengo in generale che la creazione di singole autonomie risulti dannosa per l’unità a cui tendiamo, soprattutto in considerazione del fatto che stiamo lavorando da un anno e mezzo per il coinvolgimento delle singola Municipalità al progetto di “città nella città”. Nessun altro quartiere, comunque, può vantare la stessa storia di “autonomia” di S. G. Galermo. I cittadini sostengono però di essere stati da sempre abbandonati… “Purtroppo appena insediati abbiamo trova- C L’assessore De Mauro spiega la posizione dell’Ammini strazione cittadina alla richiesta dei sangiovannesi to tutti i quartieri periferici in grande stato di abbandono. Da subito ci siamo mossi per tentarne il recupero, e già da un anno e mezzo stiamo lavorando in tal senso”. Dopo tante periodiche sortite sembrava che i “sangiovannesi” avessero rinunciato alla lotta per l’autonomia, perché adesso sono tornati alla carica? “..Perché questa esigenza, a mio avviso, riemerge di volta in volta in maniera più o meno incisiva, a secondo delle necessità e delle difficoltà del momento”. L’attuale amministrazione, rispetto a questo problema, come intende comportarsi? “Non ci opponiamo assolutamente alla richiesta di autonomia, ma nel contempo ci impegneremo affinché l’agognato decentramento amministrativo possa essere realizzato una volta per tutte. In sinergia con presidenti e consiglieri delle Municipalità stiamo lavorando per questo scopo. Si tratta di un primo vero passo importante che ha già fatto registrare, sul piano del funzionamento amministrativo, qualche apprezzabile risultato”. Santo Privitera Un referendum per il Comune Il tragitto per richiedere l’autonomia di un Comune passa necessariamente attraverso l’indizione di un referendum popolare, che deve ottenere il consenso della maggioranza assoluta degli aventi diritto al voto. Ma alla consultazione devono partecipare gli abitanti di tutto il Comune oppure solo la popolazione della frazione animata dall’istanza indipendentista? L’Assemblea regionale ha optato per quest’ultima ipotesi, rendendo più agevoli, di fatto, le manovre autonomistiche di frazioni come San Giovanni Galermo. Il punto controverso, contenuto nella Legge regionale sull’ordinamento territoriale (la 30 del 2000), è stato chiarito attraverso un emendamento proposto dai deputati regionali Salvo Fleres e Angelo Moschetto, approvato dai componenti di Sala d’Ercole durante la discussione della recente Finanziaria. Cl. C.