IL MUSEO DEI VIGILI DEL FUOCO
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IL MUSEO DEI VIGILI DEL FUOCO
IL MUSEO DEI VIGILI DEL FUOCO di A. Conte e A. Di Silvestro classe IIB odont. Il Museo dei vigili del fuoco di via Mormorata è l’unico museo in Italia che riguarda l’opera e l’attrezzatura utilizzata dai vigili del fuoco dall’antichità ai giorni nostri. Qui è raccontata la storia dei pompieri fin dall’antica Roma, questo museo è diviso in quadri rappresentativi che illustrano le attrezzature, le divise, i compiti e le difficoltà che i vigili affrontano da millenni. Nella prima rappresentazione si può osservare la ricostruzione di una delle prime caserme dei pompieri istituite nell’antica Roma: l’Escubitorio Questa era l’unica caserma esistente a Roma ed era chiamata settima corte o sette A. Oggi è ancora visibile il suo ingresso nel quartiere Trastevere ed è uno scavo archeologico che può essere visitato. Nell’antica Roma il corpo dei vigili era formato da settanta uomini perlopiù schiavi che quindi erano obbligati a questo lavoro, erano chiamati “addetti allo spegnimento”e lavoravano essenzialmente muniti di secchi e pompe rudimentali, non avevano una vera e propria divisa ma una tunichetta corta, smanicata e dei sandali di cuoio ai piedi. Dopo aver lavorato sette anni divenivano Liberti, cioè schiavi ormai liberi, il loro capo era un centurione e durava in carica sei mesi. Le attrezzature, come detto, oltre ai secchi di legno erano le pompe (quella riprodotta nel museo è databile intorno all’anno 150 a.C.) che risultavano piuttosto inefficaci perché producevano uno schizzo poco potente e quindi corto e debole, perché l’acqua veniva pompata con la sola forza delle braccia. Nel 210 a.C. si dette inizio alle norme di prevenzione degli incendi poiché Roma stava diventando una grande città molto popolosa ed essenzialmente costruita in legno, materiale estremamente infiammabile. Il primo a dare un nome al corpo dei vigili fu l’Imperatore Ottaviano Augusto che li chiamò Militia Vigilum. Ad ogni manifestazione o festa, un rappresentante della Militia Vigilum partecipava portando le insegne della Militia su uno stendardo. Dopo l’Incendio di Roma, pare causato da Nerone lo stesso formulò un piano regolatore per la città creando strade più ampie per permettere il passaggio del carro dei pompieri (trainato da cavalli), che come oggi, aveva la precedenza su tutti. Prima dell’anno mille ci fu un nuovo incendio spaventoso che distrusse il quartiere di Borgo (nei pressi della basilica di S.Pietro) che preannunciò fatalmente la decadenza dell’impero romano. Molti cittadini romani si improvvisarono pompieri, molti morirono mentre tentavano di spegnere le fiamme. La leggenda narra che il Papa Leone IV gettò le vesti sacre sull’incendio e miracolosamente lo spense. Nel Medioevo Roma era allo sbando, invasa dalle popolazioni barbariche e anche il corpo dei vigili del fuoco era inattivo. Il primo regolamento codificato dell’arma dei vigili del fuoco è datato 1739, una copia di questo si trova in una delle sale del museo; il regolamento dava un nuovo nome ai vigili che vennero così chiamati “focaroli” e cita una lista dettagliata delle attrezzature in dotazione ad ogni singolo focarolo e anche i compiti assegnati e le mansioni da svolgere in base al grado. Nel museo inoltre vi è rappresentata (in scala ridotta) la colonna dell’Immacolata che si trova a Piazza Mignanelli a Roma, nei pressi di Piazza di Spagna. Ogni anno, l’8 Dicembre, i Vigili del Fuoco depositano una corona di fiori nelle mani della statua della madonna in cima alla colonna che si trova a circa trenta metri di altezza da terra. Questa operazione può essere effettuata solo grazie ai pompieri, che oggi raggiungono la statua con le scale automatiche, ma che anticamente salivano lassù con scale di legno incastrate tra loro formando la famosa scala romana (30-50 metri) che abitualmente usavano nello svolgimento delle loro mansioni, Il Papa Pio IX istituì questa usanza e da allora tutti gli anni i pompieri riescono a raggiungere la cima della colonna e donare i fiori alla Madonna. Nel Museo inoltre si può ammirare una raccolta completa di tutti gli elmi utilizzati dai vigili dall’antichità ai giorni nostri e le divise modificate nel corso dei secoli. Ogni città aveva una sua particolare divisa, solo nel 1941 le divise furono uniformate e quindi tutti i vigili da allora sono vestiti allo stesso modo, cambia solo un numero di codice sull’elmo. Nel 1915-18 i pompieri utilizzavano la bicicletta e il carro portava solo le attrezzature, più tardi il corpo fu fornito di motociclette, oggi di automezzi di vario genere anche anfibi. Come già specificato il museo è diviso in quadri in uno di questi vi è la riproduzione sonora del bombardamento dello scalo di S. Lorenzo durante la seconda guerra mondiale; con degli accorgimenti tecnici sono state riprodotte anche le vibrazioni che le bombe creavano esplodendo. Si può salire su una pedana che inizia a vibrare mentre tutto intorno con un effetto stereo si sentono le sirene dell’allarme e il rumore delle bombe. In un altro quadro vi è la ricostruzione plastica di un incendio; si sentono persone urlare, il crepitio del fuoco, la sirena del carro dei vigili arrivare dal lontano, la particolarità di questa istallazione e che la registrazione sonora è stata ripresa dal vero durante un intervento dei pompieri. Altri quadri infine illustrano l’opera dei vigili anche come sommozzatori e speleologi o impegnati nel salvataggio di persone sepolte durante i terremoti, o sotto valanghe di neve o ancora impegnati nell’arrestare l’avanzata della lava durante le eruzioni vulcaniche. “La scuola adotta un monumento” A.S. 2002/03 2004/05 Insegnanti: D.Benotti M.A. Rotondo