Leggi il libro on line - Special Olympics Italia
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D on at e l la MANC INI specialmente IO Il talento è un dono. E' avere le risposte prima che vengano fatte le domande. E' non faticare per arrivare a un obiettivo. La disabilità può rallentare o nascondere il talento; può anche costringerlo a giri strani per arrivare a traguardi che possono sembrare comodi. Ma se a ogni persona è dato il tempo di cui ha bisogno, se si offrono opportunità formative adatte, ecco che il talento emerge e diventa una risorsa per tutti. Impariamo così che la disabilità non è nelle persone, ma è nel contesto. Proviamo a cambiare le condizioni, adattiamo i metodi, rispettiamo i bisogni speciali e in primo piano torneranno le persone, con le loro capacità. Il regalo più grande che si può fare a Donatella è quello di concederle il tempo che le occorre per esprimersi, anche come scrittrice. Lei ci tiene tanto. E non è un capriccio. E' più una questione di giustizia. E giustizia non significa dare a tutti le stesse cose, ma dare a ognuno ciò che è necessario. Stefano Mariantoni specialmente IO Donatella DONA~ Tutto cio' che vale merita di essere atteso. Mi chiamo Donatella, ma mi piace molto di più se mi chiamano Dona. Oggi è il 14 giugno. Sto scrivendo con una penna blu, su fogli protocollo a righe senza margine. E’ come quando facevo i temi nei compiti in classe. Solo che adesso sto scrivendo la mia vita e nessuno mi metterà il voto. Sì, questo racconto lo chiamerò “La mia vita”, così non mi sbaglio. E ogni tanto lo ripeto, così è più chiaro che sto scrivendo di quello che mi è capitato, di quello che penso e di quello che spero. 9 Ognuno di noi ha le proprie capacita’. No? esca Con la mia amica Franc ente Io” all’ anteprima di “Specialm 10 Allora ho pensato alle mie. E mi sono detta che potevo farcela, a scrivere questa storia, che poi magari non la leggeranno in tanti, chi lo sa? Ma l’importante era dimostrare che potevo farcela. Come si comincia una storia? Io voglio farlo così. Ringraziando la mia famiglia, sì. E poi tutti quelli che mi capiscono al volo e che ci sono nei momenti belli e soprattutto in quelli brutti, quando tutto quanto mi fa paura. Comincio così, pure se mi hanno detto che i ringraziamenti è meglio metterli alla fine. Mi va di scrivere tante volte grazie. Mettere insieme i nomi di tutti i miei amici e farli entrare nella mia storia, perché se lo meritano. 11 Stefano Elisa Federico, Laura, Giovanni, Cristiana, Dino, Alessandra, Alessio, Elisa, Enrico, Morena e Tonino, la persona più simpatica che conosco. E gli operatori del centro ARFH; i tecnici dell’Atletica Sport Terapia: Ivan, Fabio e Simonetta. Pure Lorena, la mia parrucchiera. Ce n’è uno, poi, che mi ha fatto venire voglia di scrivere questa mia storia. Si chiama Stefano e anche a lui piace scrivere e fare sport con Special Olympics. Allora, cominciamo. 12 a Veronic Cinzia “Non capiremo mai abbastanza quanto bene è capace di fare un sorriso...“ 13 Una delle cose che ti fanno accorgere di questi colori e di questa bellezza è Special Olympics. Non lo conoscete? E’ davvero magico. La mia vita e’ colorata. E penso sia anche bella e rara. Infatti cerco di godermela attimo per attimo. Perché per ognuno di noi c’è qualcosa di bello. 14 Faccio atletica: corro i 50 metri, lancio la palla e soprattutto mi diverto insieme a tanti amici. Tanti ragazzi che per me sono un regalo della vita. Andiamo in trasferta, facciamo festa se si vince oppure no, non importa che tipo di medaglia ci danno, comunque abbiamo gareggiato con tutte le nostre forze. Certe volte ci dobbiamo accontentare, infatti. La vita è fatta così: capita che bisogna anche accontentarsi dei nostri risultati. Però uno può sperare di migliorarsi. 15 Per accorgersi che la vita è colorata bisogna pensare alle cose buone che possono capitare. Questa cosa qui è l’ottimismo. Che se non ce l’hai vedi nero, o al massimo un po’ viola. E ti senti prigioniera. Non ti accorgi che c’è tanto rosa intorno a te. Questo colore mi fa pensare ai vestiti della mia infanzia, che erano tutti rosa. E se non sei ottimista non ti rendi conto del celeste. Come quello degli occhi miei, che piacciono a tutti e ricevono un sacco di complimenti. “Occhi come i tuoi, io non li ho avuti mai”, la gente mi dice così. Lo so che è un’espressione buffa, ma a me piace tanto. 16 Il rosa e il celeste: t e qu al i s o n o e c c o , a d e s so sa pe ri t i . i m ie i c ol or i pr e fe 17 Ma bisogna pure ammettere che i momenti difficili capitano. A me per esempio è successo di perdere persone care. Ma sono stata forte. Ho scoperto di avere un coraggio più forte delle cose brutte che mi sono capitate. Perché io sono un po’ speciale. E sono contenta di esserlo. Me ne accorgo dagli sguardi degli amici che mi stanno a sentire quando sono triste e mi arrabbio e mi lamento. E allora ne approfitto perché questa storia è fatta anche per loro, per dire grazie a ogni sorriso sincero che mi mette allegria, a ogni scherzo che mi diverte, a ogni pensiero che mi dà fiducia e mi protegge, a ogni consiglio, come quelli di Giovanna, Barbara e Andrea. In mezzo a loro non ho paura di niente e mi sento bene. 18 19 n eravate in grado di no e ch o an ev dic fa ni "Trent'an voi correte la maratona. gi, Og ri. et m 100 i e er rr co che dovevate rimanere Trent'anni fa dicevano chiusi negli istituti. isioni di tutto il mondo. lev te e all te on fr di te Oggi sie che non potevate dare Trent'anni fa dicevano anità. un valido contributo all'um esso Oggi, voi riunite sullo st terreno dello sport ra..." nazioni che sono in guer Eunice Kennedy Shriver a Giugno '99 North Carolin ciaspole Ho imparato che le paure si devono affrontare, come quella che io ho dei cani. Come quella che ho di camminare sulla neve. Ho sempre paura di scivolare e di farmi male per colpa del ghiaccio. A Terminillo pochi mesi fa c’era tutta quella neve, erano i giorni dei Giochi sotto l’Albero di Special Olympics. Ne stava cadendo talmente tanta che volevo rinunciare. Poi mi sono fatta coraggio. Mi sono detta che avrei preso sottobraccio qualcuno per sentirmi più sicura. Alla fine mi sono decisa. Mio fratello Diego mi ha accompagnato all’appuntamento alla Stazione, con il bus che non riusciva a salire perché la città era bloccata e tutti sbandavano qua e là e poi servivano anche le catene per salire in montagna. 22 Che bei giorni, però! Ho anche corso con le ciaspole e vinto il primo premio della tombola e ballato e conosciuto tanti nuovi amici. Nella cerimonia inaugurale sono stata scelta per pronunciare il giuramento dell’atleta, che ormai conosco a memoria. Se ero emozionata? Certo. Tremavo anche un po’ ma forse era colpa di quella notte ghiacciata, mentre aspettavamo la fiaccolata dei maestri di sci, che con noi sono sempre gentili gentili. Pensate se fossi rimasta a casa… quante cose non avrei fatto! 23 Penso che la gente, in generale, passa troppo tempo dentro casa. Io penso che non bisogna esagerare. Mi piace uscire tutti i giorni. Mi piace quando mi sento impegnata. Al centro diurno costruiamo oggetti, facciamo passeggiate, laboratori musicali, portiamo a spasso tre cagnette labrador molto buone che si chiamano Zoe, Camilla e Perla. La mia vita è fatta di tutte queste cose. Stiamo bene, ma sarebbe fantastico se un giorno per me ci fosse anche un lavoro e non solo un lavoretto da fare. Sarebbe forte, se io diventassi una segretaria, non credete? Risponderei al telefono, prenderei appunti, farei commissioni, userei il computer per controllare la posta. Lavorare mi darebbe tante soddisfazioni. 24 Qualche anno fa ho frequentato un corso di operatore telefonico e gestore di centralino. Poi speravo di entrare in un’azienda: ma mi hanno detto che è difficile trovare lavoro, oggi. Non si parla d’altro. Dicono tutti che è un periodaccio. E sono anni che è un periodaccio. Comunque io continuo a darmi da fare, per cercare di fare nuove esperienze. Magari ci vorrà un po’ di tempo, ma ce la voglio fare anche stavolta. Bisogna aspettare, lo so. Questa cosa la so fare bene. Che io ho sempre avuto i miei tempi. Se lo desideri veramente le cose possono accadere... ^ 25 Mamma, che si chiama Vanda, mi dice che ho fatto tutto “con i miei tempi”, però alla fine ci sono sem- pre riuscita a raggiungere i miei obiettivi. Le dicevano che non sarei stata capace di fare tante cose. Invece io ho camminato con i miei tempi, ho iniziato a parlare con i miei tempi. Ho anche letto con i miei tempi, che lei ci si è messa d’impegno: mi faceva leggere tutte le pubblicità che incontravamo per strada. Ci fermavamo e mi diceva: “Che cosa c’è scritto là?”. E io imparavo come si legge con le frasi dei cartelloni dei negozi e delle offerte speciali. Mi ha aiutato molto, in tutte queste cose, mia madre. E così ho imparato. E’ stata la mia insegnante più cocciuta. E se nel mio attestato delle superiori ho avuto il voto più alto possibile, cioè 100 centesimi, è anche perché lei mi ha seguito sempre. A scuola mi piaceva fare i temi e leggere la storia. Ma di Dante e di Leopardi non mi ricordo più di tanto. Mi ricordo però della mia compagna di banco, Alessia, che mi dava sempre una mano con i libri ed era una simpaticona. Mi dispiace che ci siamo perse di vista, con lei. Il brutto della scuola è che quando finisce, poi tante persone che hai visto ogni giorno per anni, non le vedi più e non sai che cosa fanno. Credo di averla incrociata l’altro giorno, Alessia, mentre facevo la spesa al supermercato. Ma non ero sicura che fosse veramente Ale. Forse era soltanto una che le somigliava tanto. 26 27 C’è pure il rischio che non ci si riconosce, quando dopo il diploma passano gli anni così, senza vedersi mai. Che peccato! Comunque, da tutte queste esperienze ho imparato che è meglio se le affronti, le difficoltà. “Io penso proprio di farcela”, devi dirti così. Tu ci provi e spesso ci riesci. Poi ti può anche succedere che qualcuno non ti crede, quando gli racconti che ci sei riuscita. Succede pure che qualcuno mi guarda con la faccia strana. Perché tu quella cosa non l’hai fatta mai, e allora forse pare impossibile, se una persona a 28 anni impara a fare cose che non ha fatto mai. E infatti capita che mi continuano a guardare senza dire niente. E’ come se mi volessero dire: “Tu?”. E cosa devo fare io, quando qualcuno mi guarda così? “Certo, io. Specialmente io!” Pure questo libro non l’avrei scritto mai, se avessi dato retta a loro. Quelli che mi dicevano: “Dona, lascia stare che non si può fare. Non sei capace”. Invece, eccolo. Certo, c’è voluto parecchio tempo perché i fogli protocolli diventassero libro. Pensavo fosse più facile. Ma è una cosa che vale tanto, per me. E allora meritava di essere aspettata. 28 29 i sei [ Finche’ c nella vita , PROVACI ] Sapete, penso che mio padre Giuseppe e mio fratello Maurizio sarebbero fieri di me, a questo punto. Si metterebbero a leggere quello che ho scritto di questa mia vita e mi direbbero che ho fatto bene. Loro non ci sono, ma è come se li sentissi battere le mani più forte di tutti, quando faccio una gara oppure mi alleno. Lo so perché erano sempre i primi a festeggiarmi, e lo facevano alla grande, con i fuochi d’artificio nel cielo, come quando ho compiuto 18 anni. Ecco, io me lo dico sempre, che non devo piangere. 30 Ma a volte non ce la faccio. E’ una cosa naturale, lo so. Sono una persona sensibile e fragile, lo sanno tutti. Sono fatta così, sono una persona speciale. Mi commuovo, ma sono anche ribelle. Ci metto poco a cambiare umore. Rido e poi sono intrattabile. Gioco con gli altri e poi voglio stare chiusa in camera a scrivere o ascoltare le canzoni di Paolo Meneguzzi, che per me è un mito. Insieme a Eros Ramazzotti è il mio cantante preferito. Vorrei tanto conoscerlo, parlarci un po’ e farmi una bella foto con lui. 31 E poi non ci fate caso, se qualche volta vi capiterà di sentirmi parlare con me stessa: domande e risposte. Bevo un po’ troppi caffè, forse. Mi devo regolare. Ma il fatto è che con me c’è sempre una certa Federica, la mia amica immaginaria che giorno e notte mi fa compagnia. Tanto che mia madre si è stufata di sentire le nostre chiacchiere. Federica è bionda, come me e ha gli stessi gusti miei. Andrebbe sempre al cinema e a ballare latino-americano. Il suo piatto preferito è la carbonara, quella che fa mia mamma, però. Perché lei dice che io ci metto sempre troppo sale. Non litighiamo quasi mai, anzi se mi arrabbio mi dice che non serve a niente, Fede. 32 Eccomi nei panni di Crudelia Demon. . . non mi riconoscete? Comunque sono fiera di essere nata, 28 anni fa. Ne valeva la pena. Anche perché mi piace organizzare le mie feste di compleanno. Il mio compleanno è il 9 marzo. E ogni volta non vedo l’ora che arrivi. Prenoto il tavolo in pizzeria e invito tutti un sacco di mesi prima, infatti gli amici mi rispondono che c’è tempo. E allora glielo devo ricordare, ogni tanto. Ma voglio stare tranquilla, perché non devono mancare. Si va sempre nella stessa pizzeria e poi a giocare a Bowling, a meno che non sia chiuso perché è giorno di riposo settimanale. Capita. 33 Sarebbe un vero peccato perdersi il mondo di Special Olympics. Che se lo conosci ti entra subito nel cuore. Ricordo quando ho vinto per la prima volta una medaglia d’oro. E’ successo 8 anni fa, e il Prof. Alessandro mi ha detto: “Brava !”. Poi anche un volontario che si chiama Iacopo: “Brava !”. Ci siamo anche scambiati gli indirizzi, ci scriviamo lettere, con Iacopo. Ogni tanto mi telefona, anche. Che grande emozione, ragazzi! Quel giorno mi è venuta voglia di arrivare semle Raffae pre prima, di arrivare a fare i mondiali: sarebbe una cosa veramente unica. Per andarci dovrei superare un’altra mia paura, che è quella 34 Alessandro e Stefania di volare. Perché i Giochi mondiali si fanno ogni quattro anni in posti molto lontani. Sono proprio come un’Olimpiade. E con il pullman il viaggio è divertente, ci si ferma nelle aree di sosta per andare al bar, ma poi non si arriverebbe mai. Se facessi i Mondiali sarebbero fieri di me anche Raffaele e Stefania del Team regionale, che quando facciamo le gare sono sempre là a incoraggiarci. L’importante, intanto, è andare ai Giochi regionali. Mi sto allenando e non vedo l’ora di partecipare! 35 E pensare che all’inizio ero indecisa, se iniziare a fare sport oppure no. Chissà che mi credevo! Invece ho capito subito che questa cosa qui sarebbe diventata importante, nella mia vita. Special Olympics dà la possibilità di stare in movimento e di conoscersi a persone che altrimenti non potrebbero fare sport, oppure lo farebbero da sole. Ma fare uno sport da soli non è la stessa cosa. Lo sport serve soprattutto per stare insieme e divertirsi. Nessuno può negare lo sport a nessuno. Non si possono negare le cose che fanno bene. A me, per esempio, permette di ricevere complimenti da mia madre, che è contenta di quello che faccio e delle medaglie che vinco. E poi quando faccio sport mi scarico, mi sento 36 migliore. Mentre corro mi dico che “ce la devo fare” e questo mi dà tante sensazioni che non so spiegare. Le devi vivere, così le capisci. Poi quando vai a un evento di Special Olympics, una cosa particolare è che vedi gli striscioni rossi che ti guidano fino a dove si fanno i Giochi. 37 Li vedo e subito mi emoziono perché so che sta arrivando una cosa bella. Non solo lo sport: la festa, le sfilate, il giuramento, la musica, le nuove conoscenze, gli applausi delle cerimonie di premiazione, i brividi di quando scendo in pista e lo speaker chiama forte il mio nome. Le medaglie, poi… guardate un po’ quante ne ho vinte! E poi con Special possiamo indossare delle maglie molto belle, che ci fanno sentire ancora più dentro una grande famiglia. Le vogliono tutti, le nostre maglie. Ce le invidiano. Ai Giochi ci fanno sempre un sacco di foto. Alcune le ho scelte per metterle dentro questo libro. Così per voi sarà più bello da leggere. Mi piacciono, le foto. Servono per rimanere sempre in certi momenti. Che le rivedi e vinci un’altra volta, e sei un’altra volta lì, in quei Giochi, anche se sono passati tanti giorni. 38 39 Eccoci qua. Siamo arrivati quasi alla fine. Infatti io mi sto chiedendo: come finisce, una storia? Forse ho fatto un po’ di confusione. Ho fatto di testa mia. Allora scusatemi, ma questo è il mio primo libro: in fondo volevo soltanto scrivere che adesso, proprio adesso, mentre voi state leggendo, io mi sento contenta della mia vita. … 40 41 Ehi, non permettere mai a nessuno di dirti che non sai fare qualcosa. Neanche a me, ok? Quando le persone non sanno fare qualcosa lo dicono a te, che non la sai fare. Chris Gardner (Will Smith) dal film "La ricerca della felicità" 42 Se la lettura di questa mia storia ti ha ispirato riflessioni o pensieri, puoi appuntarli qui, e magari inviarmeli all'indirizzo di posta elettronica: [email protected] . . . pensare insieme fa crescere il mondo! DONA ~ re Che io possa vince si, ma se non riuscis are che io possa tent forze. con tutte le mie ta Special Olympics Giuramento dell’atle 44 Progetto grafico e impaginazione: Lucia Ricciardi Donatella Mancini è nata e vive a Rieti, dove ha un sacco di amici. Ha un bel diploma conseguito all’Istituto Professionale per il Commercio. Una delle sue tante doti è quella di non fermarsi di fronte agli ostacoli che incontra. Spera di riempire presto il tempo libero con un lavoro, perché sa di potercela fare. Intanto continua a fare sport divertendosi con Special Olympics. Ha deciso di scrivere questo libro perché qualcuno le ha detto che non ci sarebbe mai riuscita.