02. Pregare per i vivi e per i morti

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02. Pregare per i vivi e per i morti
Martedì 10 Novembre 2015
PREGARE PER I VIVI E PER I MORTI
1. La carità della preghiera
Tra tutte le opere di misericordia, la preghiera per i vivi e per i morti è la sola che può essere
compiuta da tutti e raggiungere ogni situazione. Per le anime più dimenticate, per le vittime
dell’odio e della violenza, per le morti improvvise e per coloro che hanno sofferto la miseria e la
povertà.
L'espressione più genuina della carità ricevendo la sua efficacia da Dio stesso, fonte dell’Amore, è
"pregare per i vivi e per i defunti". Il dono della preghiera è aprirsi a Dio e al prossimo, accogliere e
donarsi. Soprattutto, la preghiera diventa opera di misericordia verso chi soffre nel corpo e nello
spirito. Mentre la preghiera santifica colui che prega, rendendolo collaboratore di Cristo nell’opera
della redenzione, conferisce all’uomo la più grande dignità perché lo mette in comunione con Dio
(Gaudium et Spes, 19).
Il Beato Don Alberione a questo riguardo diceva: "Nel fare la Visita eucaristica consideratevi
rappresentanti dell’umanità presso il Tabernacolo, raccogliendo nel vostro cuore tutti i cuori degli
uomini, presentando a Dio tutti i loro bisogni, onde Egli faccia giungere la forza a chi è debole, la
luce a chi è nell’oscurità; perché le anime si allontanino dal peccato, perché Gesù vinca la resistenza
dei peccatori, perché sia concessa santificazione e zelo alle anime consacrate a Dio. Gesù vi ha
affidato questo ministero: rappresentanti dell’umanità presso il Tabernacolo; questa è la vostra
vocazione: un ministero di carità!".
Come si vede, la preghiera è proprio l’unica grande carità che può aiutare chi è in difficoltà, chi
soffre nella malattia, e dare sollievo anche alle anime entrate nell’eternità affrettando il momento
della loro piena comunione con Dio nella luce gioiosa della Comunione dei Santi.
Nella Chiesa si raccomanda molto la preghiera d’intercessione che ogni cristiano deve rivolgere a
Dio a favore dell’umanità.
San Paolo non solo prega continuamente per le Comunità da lui fondate, ma esorta i Cristiani alla
preghiera per tutte le necessità degli altri: "Pregate incessantemente con ogni sorta di preghiere e
di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza e pregando per
tutti…" (Ef 6,18-19). Ai Colossesi: "Vi saluta Epafra, servo di Cristo Gesù, che è uno dei vostri, il quale
non cessa di lottare per voi nelle sue preghiere, perché siate saldi, perfetti e aderenti a tutti i voleri
di Dio " (Col 4,12).
Quindi, fra tutte le opere che procedono dall’amore, la preghiera tiene il primo posto. Noi non
avremmo alcuna capacità di bene se non la ricevessimo da Colui che è Bontà infinita. Per cui,
dilatando il nostro cuore nella carità fino a pregare per tutti gli uomini e invocare su ognuno la
benedizione di Dio nostro Padre, ci dà diritto di elevare la preghiera del "Padre nostro" che
abbraccia tutti i figli di Dio sparsi nel mondo e tutti coloro che sono già entrati nella vita eterna e
hanno bisogno del nostro aiuto.
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2. Due racconti che mi hanno colpito...
1) Per i vivi
Un rabbino, dotto e stimato, fu invitato a tenere una conferenza sull’Esodo in uno dei centri
culturali più esclusivi della città. Il pubblico, colto e preparato, seguiva attentamente l’esposizione. Il
rabbino presentò così l’episodio della manna che cadeva dal cielo: “Il Signore faceva piovere il
suo pane, che aveva sapore di focaccia con il miele, quanta bastava per il giorno. Non si conservava
fino al giorno dopo, eccetto il venerdì. Quando il sole cominciava a scaldare si scioglieva…..”. Un
ascoltatore lo interruppe: “Che spreco di tempo! Perché per un giorno? Non sarebbe stato meglio
se Dio avesse inviato provviste che durassero almeno per un anno? Sarebbe stato più pratico e
molto meno faticoso….”. Il rabbino, com’era solito fare, rispose con una storia: “Un grande re
aveva un figlio. Era solo un bambino ma doveva salire al trono e la sua educazione era un affare di
stato. C’era una legge che imponeva che il re vedesse il figlio solo una volta all’anno. Il re amava
molto il suo bambino e il principino amava molto il suo papà. Quanto avrebbero voluto stare
insieme un po’ di più! ma la legge era inesorabile. Così piano piano divennero due estranei“. E
continuò: “Per questo Dio mandava il suo dono ogni giorno……”. Per questo noi preghiamo ogni
giorno.
2) Per i morti
Racconta il padre Lacordaire che un celebre principe polacco stava scrivendo un libro contro
l’immortalità dell’anima. Un giorno, mentre il principe passeggiava nel suo giardino, gli si avvicinò
una povera donna, che, tutta afflitta, gli chiese un’elemosina per far celebrare una messa in
suffragio di suo marito defunto. Il principe, benché miscredente, prese di tasca una moneta e la
consegnò alla donna. Passano alcuni giorni, e una sera il principe era intento a ritoccare il suo
manoscritto quando a un certo punto alza gli occhi e vede davanti a sé un uomo, che gli dice:
«principe, io sono il marito di quella donna a cui avete regalato una moneta per una messa in mio
suffragio. Vengo dal purgatorio per ringraziarvi della carità che avete fatto a mia moglie e a me, e a
ricambiarvela col dirvi: c’è un’altra vita».
3. Come pregare per i vivi e per i defunti
Santa Monica, poco prima di morire, si rivolse ai suoi due figli, chiedendo loro di essere ricordata
“innanzi all’altare del Signore”. Così la pensavano già i santi nei primi secoli della Chiesa.
La preghiera che innalziamo al Padre è come una lotta in favore di tutti, vivi e defunti: coloro che ci
sono cari, ma anche tutti i peccatori e quanti si trovano in difficoltà e i nostri defunti.
Scrive San Giacomo: “Molto vale la preghiera del giusto fatta con insistenza” (Gc 5,16). Anche Gesù
sulla croce implorava per i peccatori: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno” (Lc
23,34).
Noi cristiani conosciamo bene il luogo sicuro dove le nostre preghiere e lacrime sono esaudite: la
Santa Messa. La Messa, infatti, è l’azione di grazie, di lode e di intercessione che Gesù offre a Dio
Padre in favore di tutta l’umanità, vivi e defunti. Non c’è nulla di più efficace che unirci a Gesù nella
Celebrazione Eucaristica, per ottenere grazie di guarigione e di misericordia.
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4. Conclusione
In questo mistero consolante di amore e di solidarietà si colloca dunque l’opera di misericordia
spirituale che ci chiede di pregare per i vivi e per i morti. Alla domanda che, novello Caino,
potremmo formulare: «Sono forse io il custode di mio fratello?» (Gen 4,9), la risposta immediata è
«sì!». E viene richiesto a ciascuno di farsi carico di ogni fratello, nella preghiera e nella carità
operosa.
Torniamo dunque all’inizio, con il Catechismo della Chiesa Cattolica: «Poiché tutti i credenti
formano un solo corpo, il bene degli uni è comunicato agli altri... Allo stesso modo bisogna credere
che esiste una comunione di beni nella Chiesa... L’unità dello Spirito, da cui la Chiesa è animata e
retta, fa sì che tutto quanto essa possiede sia comune a tutti coloro che vi appartengono» (947).
È bello, in questa prospettiva, ascoltare François Mauriac: «Quando la grazia diminuisce in voi,
diminuisce in molti altri che si appoggiano a voi. Per quanto meschini, se siete del Cristo, molti si
riscalderanno a questa fiamma e avranno la loro parte di luce. Ma se in voi ci sono le tenebre del
peccato, queste accecheranno coloro che dovreste illuminare. E il giorno in cui non brucerete più
d’amore, molti altri moriranno di freddo».
L’augurio (egoistico) che nasce spontaneo - per voi e per me - è quello di avere sempre accanto nel
cammino della vita qualcuno che bruci d’amore, per poter essere sicuri di non rischiare di morire di
freddo. E l’impegno da parte nostra dovrebbe essere corrispondente: imparare ogni giorno a
bruciare d’amore perché nessuno muoia di freddo.
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