L`OSSERVATORE ROMANO
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y(7HA3J1*QSSKKM( +]!"!.!z!$ Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum Anno CLVI n. 124 (47.259) POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Città del Vaticano giovedì 2 giugno 2016 . All’udienza generale Papa Francesco parla della parabola del fariseo e del pubblicano Nel mondo quasi 46 milioni di persone ridotte in schiavitù Come si prega Sommersi e sfruttati E ricorda i sacerdoti che celebrano il giubileo nella festa del Sacro Cuore «Tutti presi dalla frenesia del ritmo quotidiano, spesso in balìa di sensazioni, frastornati, confusi», i cristiani di oggi dovrebbero «recuperare il valore dell’intimità e del silenzio, perché è lì che Dio ci incontra e ci parla». E solo «a partire da lì» è poi possibile «incontrare gli altri e parlare con loro»: è la lezione che Papa Francesco trae dalla rilettura della parabola del fariseo e del pubblicano contenuta nel Vangelo di Luca (18, 9-14), offerta ai fedeli presenti in piazza San Pietro per l’udienza generale di mercoledì 1° giugno. Proseguendo nelle riflessioni sul tema giubilare alla luce di brani evangelici, il Pontefice ha messo a nudo i difetti della presunta preghiera del fariseo per esaltare i pregi di quella del pubblicano, che ha «l’atteggiamento giusto per pregare e invocare la misericordia del Padre». E così mentre il primo «con arroganza e ipocrisia prega se stesso» — ha detto Francesco aggiungendo come di consueto immagini evocative al testo preparato — il secondo «si presenta con animo umile e pentito». Salta così agli occhi la prima importante differenza: «La sua preghiera è brevissima, non è lunga come quella del fariseo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Niente di più. Bella preghiera!», ha commentato Francesco invitando poi i presenti a ripeterla per tre volte ad alta voce. Insomma, ha esortato il Papa, bisogna «pregare ponendoci davanti a L’incontro di Papa Francesco con una delegazione jainista prima dell’udienza generale Dio così come siamo», proprio come il pubblicano, con il suo stile di preghiera essenziale, umile. «Presentandosi “a mani vuote”», egli «mostra la condizione necessaria per ricevere il perdono del Signore». E «alla fine proprio lui, così disprezzato, diventa un’icona del vero credente». Mentre il fariseo, sfoggiando i propri meriti, con senso di superiorità verso gli «altri uomini» è divenuto al contrario «l’icona del corrotto che fa finta di pregare, ma riesce soltanto a pavoneggiarsi». Al termine dell’udienza — preceduta da un incontro con una delegazione jainista in un’auletta dell’Aula Paolo VI — il Papa ha invitato «a pregare in tutto il mese di giugno il Cuore di Gesù» e a sostenere «con la vicinanza e l’affetto» le migliaia di preti e seminaristi giunti a Roma per celebrare il loro giubileo. Incentrata sulla frase di Francesco «A immagine del Buon Pastore, il prete è uomo di misericordia e di compassione, vicino alla sua gente e servitore di tutti», la tre-giorni giu- bilare si è aperta mercoledì con una serie di catechesi per gruppi linguistici in varie chiese di Roma. La giornata di giovedì è dedicata invece al ritiro spirituale guidato dal Papa a Santa Maria Maggiore, San Giovanni in Laterano e San Paolo Fuori le Mura. E lo stesso Pontefice presiederà venerdì mattina, solennità del Sacro Cuore, la concelebrazione eucaristica conclusiva in piazza San Pietro. PAGINE 6 E 7 Appello dell’Onu mentre nel Mediterraneo l’emergenza resta alta Risposta globale al dramma dell’immigrazione NEW YORK, 1. L’Onu chiede di rafforzare i soccorsi nel Mediterraneo per prevenire nuove tragedie dell’immigrazione. L’appello è giunto ieri dal segretario generale Ban Ki-moon che ha lodato «i grandi sforzi dell’operazione congiunta italiana ed europea per salvare vite». Ban Kimoon ha registrato «con grave preoccupazione come il 2016 sia stato particolarmente letale, con 2.510 morti contro i 1.850 registrati nello stesso periodo del 2015». A livello globale, il segretario ha chiesto una «risposta collettiva ai grandi movimenti di migranti», il che include un allargamento delle vie legali di immigrazione. «Il vertice del 19 settembre su questo tema sarà una occasione speciale di creare accordi e dimostrare maggiore solidarietà con i Pae- si che ospitano i profughi» ha fatto sapere Ban Ki-moon. Conferma alle parole del leader del palazzo di vetro arriva dalla cronaca delle ultime ore, che registra nuovi sbarchi sulle coste italiane. Nel Sulcis, in Sardegna, sono sbarcati oggi ventidue migranti algerini. Intanto, la Danimarca ha annunciato oggi che rafforzerà i controlli temporanei lungo il confine con la Germania fino al 12 novembre. Dal canto suo, la Slovacchia ha auspicato «una più stretta collaborazione con la Nato per la protezione delle frontiere esterne». Sul piano umanitario, l’Unicef ha reso noto che in Grecia si sono oltre 22.000 bambini migranti in seria difficoltà. E nel dibattito è intervenuto ieri anche il sindaco di Parigi, la sociali- sta Anne Hidalgo, annunciando la creazione «entro un mese» di un campo profughi e che rispetterà «gli standard dell’Onu» nella zona nord della capitale francese. Il luogo preciso sarà reso noto nei prossimi giorni. «Parigi non resterà inerte davanti al Mediterraneo che si sta trasformando in un cimitero», ha dichiarato Hidalgo. Un appello a «garantire condizioni generali di sicurezza e di rispetto della dignità» dei profughi è giunto oggi dal presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, in un messaggio ai prefetti per la Festa della Repubblica che si celebra domani, 2 giugno. Ieri i circa 150 migranti bloccati dalla polizia a Ventimiglia, mentre cercavano di raggiungere a piedi il confine con la Francia, hanno accettato l’invito della Caritas a trasferirsi nella propria sede. I migranti, che da due giorni erano ospitati nella parrocchia di San Nicola, dapprima avevano rifiutato anche il cibo portato dai volontari, ma, dopo una lunga trattativa, sono stati convinti a tornare indietro per trovare riparo alla Caritas. Prosegue intanto il confronto europeo sull’organizzazione dell’accoglienza, e in particolare sugli hotspot, i centri di identificazione e registrazione. La Commissione europea ha chiesto chiarimenti all’Italia su diversi aspetti della gestione dell’emergenza, e soprattutto in merito al progetto del Viminale di creare hotspot in mare aperto, su navi o traghetti. Sulla questione è intervenuto il vescovo Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza episcopale italiana (Cei), ricordando che «i migranti salvati in mare hanno il diritto, sulla base di una storia perso- nale e di una lista di cosiddetti Paesi “sicuri”, di presentare domanda di asilo e al ricorso se non venisse accolta». Ma sulle navi questo percorso «non è possibile». L’accoglienza dei richiedenti asilo — ha aggiunto Galantino — «dev’essere strutturata in tutti i ventotto Paesi europei. Non si possono, infatti, salvare le persone e poi non offrirgli una possibilità di futuro». Un’altra azione concreta «rimane quella di organizzare i corridoi umanitari; in questo modo si eviterebbe anche la crescita di una tratta di esseri umani oggi gestita da mafie e da terrorismo» ha detto il segretario generale della Cei. CANBERRA, 1. Nel mondo quasi 46 milioni di persone vive in stato di schiavitù. Di queste, 1.243.400 (il 2,7 per cento) si trovano in Europa. È l’Asia, tuttavia, a detenere il triste primato, con i due terzi degli sfruttati. A finire nelle maglie di questo terribile ingranaggio sono soprattutto le donne, i bambini e i migranti: i più soggetti al traffico degli esseri umani. A tracciare un quadro generale del fenomeno è l’ultimo rapporto della Walk Free Foundation, che ogni anno pubblica il Global Slavery Index, che copre 167 Paesi. Il rapporto comprende 42.000 interviste condotte in 53 lingue diverse, corrispondenti al 44 per cento della popolazione mondiale. Il dato più inquietante è che la schiavitù non regredisce, anzi aumenta: nell’ultimo anno oltre dieci milioni di persone sono diventate schiave, costrette a vivere in terribili condizioni di sfruttamento e arretratezza. L’India si conferma il Paese con il più alto numero di schiavi (18,3 milioni), ma la risposta del suo Governo al problema — dicono gli analisti australiani — si sta rafforzando. Ma la piaga è generalizzata: in Cina si trovano 3,39 milioni di schiavi, in Pakistan 2,13, in Bangladesh 1,53 e in Uzbekistan 1,23 milioni. Insieme, questi cinque Paesi rappresentano quasi il 58 per cento della popolazione schiavizzata nel mondo, in pratica 26,6 milioni di persone. All’Asia va anche l’altro primato, quello dell’incidenza della schiavitù sulla popolazione: in Corea del Nord il 4,37 per cento degli abitanti è in questa condizione, e ancora mancano misure adeguate del Governo. A seguire troviamo l’Uzbekistan (3,97 per cento degli abitanti) e la Cambogia (1,65). I canali attraverso i quali i nuovi schiavi vengono cooptati sono soprattutto il traffico di esseri umani, il lavoro forzato, la sottomissione per debiti, il matrimonio forzato, lo sfruttamento sessuale a fini commerciali. Difficile crederlo, ma anche l’Europa è interessata da questa terribile tragedia. Nell’ex Repubblica Jugoslava di Macedonia almeno lo 0,64 per cento della popolazione vive in condizioni di schiavitù. È la I civili rischiano di essere usati dai jihadisti come scudi umani Incubo Falluja Migranti in attesa dello sbarco a Reggio Calabria (Reuters) IN ALLEGATO al rapporto australiano — sono invece i Paesi Bassi e il Regno Unito, che sono stati i primi Paesi nel mondo ad addottare una nuova tecnica di misurazione per avere una stima della schiavitù moderna, a livello nazionale. Luoghi di culto visti da fuori Le chiese parlano ENZO BIANCHI A PAGINA 4 NOSTRE INFORMAZIONI Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Kamloops (Canada), presentata da Sua Eccellenza Monsignor David J. Monroe, in conformità al canone 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico. Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Prelatura territoriale di Marajó (Brasile), presentata da Sua Eccellenza Monsignor José Luiz Azcona Hermoso, O.A.R., in conformità al canone 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico. Provviste di Chiese Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Kamloops (Canada) il Reverendo Joseph P. Nguyen, del clero dell’Arcidiocesi di Vancouver, finora Vicario Generale. Su maternità come cura Oggi il mensile «donne chiesa mondo» situazione peggiore. C’è poi la Polonia e la Bosnia ed Erzegovina (entrambe con un’incidenza dello 0,476), quindi Romania, Grecia, Repubblica Ceca, Bulgaria e Serbia, Croazia, Lituania, Lettonia, Estonia, Cipro e Montenegro, dove il dato si aggira intorno allo 0,40. In Italia almeno 129.000 persone possono definirsi schiavi moderni: una situazione dieci volte peggiore rispetto alla Francia. In prima linea nella lotta alla schiavitù — stando Operazioni dell’esercito iracheno nei dintorni di Falluja (Reuters) PAGINA 3 Il Santo Padre ha nominato Vescovo Prelato della Prelatura territoriale di Marajó (Brasile) il Reverendo Padre Evaristo Pascoal Spengler, O.F.M., finora Vice Ministro Provinciale della Provincia Imaculada Conceição do Brasil con sede a São Paulo. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 2 giovedì 2 giugno 2016 Persone in fila per poter acquistare generi alimentari a Caracas (Afp) Ma il premier Valls è disposto al dialogo con i sindacati Non si ferma la protesta in Francia contro la riforma del lavoro PARIGI, 1. Non si ferma la protesta in Francia contro la legge di riforma del mercato del lavoro. Una protesta che si unisce alle rivendicazioni settoriali. A nove giorni dall’inizio dei campionati europei di calcio, oggi scioperano gli addetti delle ferrovie e si prevede che da un terzo a metà dei treni si fermeranno o subiranno ritardi (tra cui il 60 per cento dei Tgv e il 30-40 per cento di quelli regionali). Non subiranno interruzioni, invece, i collegamenti internazionali tra Francia e Gran Bretagna, mentre sono previsti ritardi per quelli verso l’Italia e la Spagna È l’ottavo sciopero dei lavoratori della Société Nationale des Chemins de fer Français (Sncf) dall’inizio delle proteste contro la riforma del lavoro. In sciopero anche i lavoratori della metropolitana di Parigi. «Questa settimana — ha annunciato il leader della Confédération générale du travail, Philippe Martinez — assisteremo alla mobilitazione più forte da tre mesi a questa parte». Anche i piloti di Air France hanno minacciato di scioperare nelle prossime settimane contro i tagli dei salari. A un punto morto anche i rifornimenti di carburante: sei raffinerie su otto sono ferme o lavorano al rallentatore. I porti, i depositi e i terminali petroliferi sono bloccati del tutto o parzialmente. Il grande inceneritore a sud di Parigi resta bloccato dagli addetti alla nettezza urbana, i rifiuti della capitale vengono trasportati in altri centri, ma la Cgt chiede il blocco generale. I lavoratori dei terminali del porto di Le Havre, che rifornisce tre raffinerie e gli aeroporti di Parigi, hanno votato per l’estensione dello sciopero. Se la mobilitazione è al suo apice, un timido segnale di apertura è arrivato da Governo e sindacati. Dopo settimane di aspro confronto, il premier, Manuel Valls, e Martinez hanno infatti usato toni diversi, più concilianti, che prevedono la possibilità dell’apertura di un dialogo. Valls, che nei giorni scorsi aveva parlato senza mezzi termini di una Cgt «che tiene in ostaggio i francesi», ha oggi corretto il tiro, affermando che si tratta di «un sindacato che rispettiamo». Il Governo — ha aggiunto il primo ministro — «è disposto a discutere, la mia porta è sempre aperta». Il leader della Confédération générale du travail ha subito raccolto l’invito, annunciando di «non volere più fare saltare» l’articolo 2 della riforma del lavoro, quello che ha suscitato la rivolta (apre la porta alla contrattazione di secondo livello nelle imprese, togliendo, di fatto, l’esclusiva negoziale al sindacato), ma «continuare le concertazioni per uscire da questa crisi». E se Martinez ha annunciato una querela al leader della Confindustria Pierre Gattaz, che aveva definito «terrorista» il sindacato, l’appellativo è stato condannato anche dal premier. La gare de Lyon a Parigi all’inizio dello sciopero dei ferrovieri (Afp) Un quarto degli abitanti delle grandi città è a rischio di esclusione sociale Allarme povertà per l’Unione europea BRUXELLES, 1. Un quarto degli abitanti delle grandi città europee è a rischio povertà o esclusione sociale. Questo il principale dato contenuto in uno studio dell’Eurostat sulla popolazione dell’Ue fra i 20 e i 64 anni, suddivisa per zone di abitazione. Nell’insieme dei ventotto Paesi dell’Unione, il 41 per cento abita nelle grandi città, il 32 in sobborghi o città più piccole e il 27 per cento nelle zone rurali. Nelle grandi zone urba- ne, il tasso di occupazione è del settanta per cento, ma sono oltre cinquanta milioni le persone che sono a rischio di povertà o esclusione sociale, ovvero il 24,4 per cento. Il rischio è minore per chi vive nelle città più piccole, ma poi aumenta notevolmente per chi abita nelle zone rurali. Tra i ventotto, rileva il rapporto di Eurostat, le percentuali più alte di rischio povertà sono state registrate in Grecia e Belgio. Inaugurato il nuovo tunnel del San Gottardo BERNA, 1. Si inaugura oggi in Svizzera il più lungo tunnel ferroviario del mondo, che passa sotto il San Gottardo, attraversando le Alpi. Una galleria lunga 57 chilometri destinata a ridefinire la mappa dei trasporti in Europa, dando nuovo impulso al trasporto su rotaia, e che avrà un ruolo chiave nei traffici tra il nord e il sud del vecchio continente. Alla cerimonia di inaugurazione partecipano il presidente del Consiglio dei ministro italiano, Matteo Renzi, il cancelliere tedesco, Angela Merkel, e il presidente francese, François Hollande, che attraverseranno il tunnel in treno da Erstfeld, a nord, fino al comune ticinese di Bodio. Ci sono voluti 17 anni di lavori e poco più di 11 miliardi di euro per terminare l’opera. Il tunnel ferroviario, che si collega su un asse di prolungamento diretto a Rotterdam sul Mare del Nord, e a Genova, sul Mediterraneo, entrerà in servizio a dicembre, consentendo di decongestionare le strade per il trasporto merci. Il nuovo tunnel si differenzia del vecchio (situato 600 metri più in alto e costruito tra il 1872 e il 1881) di circa 15 chilometri, Attraverso il vecchio tunnel possono passare solo treni fino a 1.300 tonnellate con due motrici e fino a 1.500 tonnellate, che devono inerpicarsi per valli strette. Con il nuovo tunnel i treni merci fino a 3.600 tonnellate saranno in grado di attraversare il passo. L’obiettivo è di far passare dal tunnel 260 treni merci e 65 treni passeggeri. La previsione è che entro il 2020 i passeggeri passino da 9.000 a 15.000 unità al giorno. L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Città del Vaticano [email protected] www.osservatoreromano.va Per Washington possibili attentati nel vecchio continente WASHINGTON, 1. Un nuovo allarme per possibili attentati quest’estate in Europa, dove nelle prossime settimane arriveranno milioni di turisti per la stagione estiva e per assistere a importanti eventi sportivi e religiosi, è stato lanciato ieri dagli Stati Uniti. Il dipartimento di Stato americano ha emesso un “travel alert”, mettendo in guardia tutti i cittadini statunitensi che si apprestano a raggiungere il vecchio continente per la bella stagione. «I tanti turisti che visiteranno l’Europa nei GIOVANNI MARIA VIAN direttore responsabile Giuseppe Fiorentino vicedirettore Piero Di Domenicantonio Servizio internazionale: [email protected] Servizio culturale: [email protected] Servizio religioso: [email protected] caporedattore Gaetano Vallini segretario di redazione Servizio fotografico: telefono 06 698 84797, fax 06 698 84998 [email protected] www.photo.va Venezuela piegato dalla crisi CARACAS, 1. Sempre più pesante la situazione in Venezuela, dove alla grave crisi economica si aggiunge lo scontro fra il Governo del presidente, Nicolás Maduro, e il Parlamento in mano all’opposizione. Il segretario generale dell’O rganizzazione degli Stati americani (Osa), Luis Almagro, ha convocato una riunione straordinaria del Comitato permanente dell’organismo, denunciando «continue violazioni della Costituzione» da parte del Governo di Maduro. La mossa di Almagro — ex ministro degli Esteri dell’Uruguay — è senza precedenti: è la prima volta nella storia dell’Osa, precisano gli analisti, che si discuterà una richiesta di attivazione della Carta democratica interamericana: richiesta, peraltro, non presentata dal Paese interessato. La sessione straordinaria — indicano fonti dell’Osa dalla sede centrale di Washington — dovrebbe tenersi fra il 10 e il 20 giugno prossimi. La Carta democratica è uno strumento attraverso il quale l’Osa può stabilire che l’alterazione o l’interruzione dell’ordine democratico in uno dei suoi membri rappresenta un «ostacolo insuperabile» alla sua appartenenza all’organizzazione. In un rapporto di 132 pagine, Almagro ha passato in rassegna «gli abusi» del Governo di Maduro, che — si legge — interessano «l’equilibrio fra i poteri dello Stato, il funzionamento e l’integrazione del potere giudiziario, le violazioni dei diritti umani, il procedimento per il referendum revocatorio e una mancanza di capacità di risposta di fronte alla grave crisi umanitaria di cui soffre il Venezuela, che compromette la piena fruizione dei diritti sociali della sua popolazione». Il segretario generale dell’O rganizzazione degli Stati americani sottolinea che devono registrarsi «cambiamenti immediati nelle azioni del potere esecutivo, per evitare di cadere rapidamente in una situazione di illegittimità». Nel documento, inoltre, Almagro insiste sul fatto che il Comitato permanente dell’organizzazione deve ascoltare la testimonianza di Henry Ramos Allup, presidente dell’Assemblea nazionale di Caracas, in mano all’opposizione dalle elezioni politiche dello scorso di- cembre. L’opposizione venezuelana sostiene di poter contare sull’appoggio di 20 Paesi dell’Osa (su un totale di 35), ma nessuno dà per certo il possibile risultato di un voto nel Comitato, giacché gli equilibri diplomatici regionali sono stati fortemente perturbati dall’elezione di Mauricio Macri, in Argentina, e dalla sospensione della presidente brasiliana, Dilma Rousseff, il cui Esecutivo è stato il principale alleato locale del chavismo venezuelano nei suoi tre lustri di Governo. La replica del Governo venezuelano non si è fatta attendere. Jorge Rodríguez, sindaco di Caracas e dirigente di spicco del chavismo, ha annunciato per oggi e sabato prossimo una serie di mobilitazioni contro quella che ha definito «l’ingerenza brutale e grossolana dell’Osa e del suo segretario generale, Almagro», che Maduro ha già denunciato come «un agente della Cia». Contadini colombiani contestano le politiche di Bogotá mesi estivi rappresentano un importante bersaglio per i terroristi», si legge nell’allerta viaggi, dove si citano potenziali rischi di altri attentati, dopo quelli di Parigi e Bruxelles, nel corso di «eventi importanti e in siti turistici». In cima alle preoccupazioni naturalmente ci sono i campionati europei di calcio che dal 10 giugno al 10 luglio porteranno in Francia oltre un milione di tifosi. Questo nonostante lo stato di emergenza tuttora in vigore dopo le stragi di Parigi del 13 novembre. Servizio vaticano: [email protected] Riunione straordinaria dell’Organizzazione degli Stati americani BO GOTÁ, 1. Si è svolto ieri in Colombia il primo sciopero convocato dal vertice agrario, contadino, etnico e popolare contro la politica del Governo di Juan Manuel Santos. Si sono registrati diversi episodi di violenza e un contadino morto. Secondo gli organizzatori della protesta, il contadino, poi identificato come Willington Quibarecama Nequirucuma, sarebbe precipitato da un viadotto nei pressi di La Delfina, nella provincia di Buenaventura, mentre cercava di evitare un blindato della polizia antisommossa, durante gli Segreteria di redazione telefono 06 698 83461, 06 698 84442 fax 06 698 83675 [email protected] Tipografia Vaticana Editrice L’Osservatore Romano don Sergio Pellini S.D.B. direttore generale scontri tra agenti e manifestanti. Da parte sua Noralba Garcia Moreno, segretaria del Governo di Valle del Cauca — il dipartimento dove si trova Buenaventura —, ha riferito alla stampa che l’incidente è avvenuto mentre un gruppo di manifestanti cercava di bloccare una strada locale. Le proteste sono state convocate da organizzazioni contadine e indigene che accusano il Governo di aver tradito gli impegni assunti dopo le mobilitazioni del 2014, per «proseguire con le sue politiche neoliberali». Tariffe di abbonamento Vaticano e Italia: semestrale € 99; annuale € 198 Europa: € 410; $ 605 Africa, Asia, America Latina: € 450; $ 665 America Nord, Oceania: € 500; $ 740 Abbonamenti e diffusione (dalle 8 alle 15.30): telefono 06 698 99480, 06 698 99483 fax 06 69885164, 06 698 82818, [email protected] [email protected] Necrologie: telefono 06 698 83461, fax 06 698 83675 Ancora tensioni nella corsa alla Casa Bianca WASHINGTON, 1. Alta tensione durante un comizio di Bernie Sanders in California. Ieri almeno quattro persone hanno cercato di salire sul palco mentre il candidato democratico parlava alla folla, ma l’intervento dei servizi segreti è stato tempestivo. I manifestanti appartenevano a un gruppo di animalisti, anche se non è ancora chiaro il motivo della protesta. Tuttavia, non è la prima volta che un raduno di Sanders viene interrotto dalle proteste. L’anno scorso, a Seattle, alcuni manifestanti del movimento Black Lives Matter avevano costretto il senatore a interrompere il suo discorso. Nel frattempo, a una settimana dalle primarie in California, la candidata democratica per la nomination alla Casa Bianca, Hillary Clinton, ha ottenuto l’endorsement del popolare governatore Jerry Brown. In una lettera Brown ha annunciato che voterà per Clinton perché «è l’unica strada per vincere la presidenza e fermare la pericolosa candidatura di Donald Trump», ammonendo che per i democratici «non è il momento di continuare a combattere tra loro». Donald Trump ha invece ricevuto il sostegno del leader della maggioranza repubblicana al Senato, Mitch McConnell, mentre lo speaker della Camera Paul Ryan, il dirigente eletto più alto in grado del Grand Old Party, continua a tacere. McConnell si è tuttavia rifiutato di rispondere alla domanda se Ryan debba dare un endorsement formale a Trump, asserendo che «Trump ha ottenuto la maggioranza dei voti, dobbiamo essere rispettosi del processo elettorale». Concessionaria di pubblicità Aziende promotrici della diffusione Il Sole 24 Ore S.p.A. System Comunicazione Pubblicitaria Ivan Ranza, direttore generale Sede legale Via Monte Rosa 91, 20149 Milano telefono 02 30221/3003, fax 02 30223214 [email protected] Intesa San Paolo Ospedale Pediatrico Bambino Gesù Società Cattolica di Assicurazione Credito Valtellinese L’OSSERVATORE ROMANO giovedì 2 giugno 2016 pagina 3 Un attentato dei ribelli huthi nella città yemenita di Aden (Ap) Senza cibo gli abitanti rimasti intrappolati nella città irachena rischiano di essere usati dai jihadisti come scudi umani Incubo Falluja Opposizione siriana denuncia decine di civili uccisi nei bombardamenti a Idlib e a Raqqa BAGHDAD, 1. Si fa sempre più concreto il rischio di una catastrofe umanitaria a Falluja, la città irachena da alcuni giorni al centro dei combattimenti tra l’esercito regolare di Baghdad, supportato dalla coalizione internazionale a guida statunitense, e i jihadisti del cosiddetto Stato islamico (Is). Si calcola che siano almeno 50.000 gli abitanti rimasti intrappolati dalle violenze. William Spindler, portavoce dell’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr), ha detto che solo 3.700 civili sono riusciti ad abbandonare Falluja nell’ultima settimana. Mentre alcuni rapporti internazionali — citati dalla Reuters — confermano che centinaia di famiglie sono usate come scudi umani dai jihadisti. Lisa Grande, numero due della missione Onu in Iraq (Unami), ha riferito che «dai racconti delle persone fuggite abbiamo saputo che i civili intrappolati vengono ammassati nel centro, probabilmente con lo scopo di essere usati come scudi umani». E non solo. La stessa Grande ha denunciato che l’Is «usa i bambini come soldati». Chi ha lasciato la città parla di «una popolazione terrorizzata e stremata, ridotta a mangiare l’erba», dopo che i rifornimenti di cibo e di medicinali sono stati bloccati da un assedio governativo che dura ormai da nove mesi. «La gente mangia ogni tre giorni, non c’è acqua potabile e si teme la diffusione di diverse malattie tra cui il colera» ha proseguito la rappresentante Onu, parlando in teleconferenza con i giornalisti al Palazzo di vetro. A ciò si aggiunge il fatto che decine di civili sono stati uccisi dai bombardamenti nei mesi scorsi, quando ancora l’Is controllava tutto il territorio. Sul piano militare, la resistenza jihadista non si piega e l’avanzata delle truppe irachene sta conoscendo una battuta d’arresto. Ieri mattina un centinaio di miliziani dell’Is ha impegnato a lungo le forze governative a Nuaimiya, una località a sud di Falluja. Il comandante delle operazioni militari, generale Abdul Wahab Al Saedy, ha detto che 75 jihadisti sono stati uccisi, grazie an- che alla copertura aerea della coalizione internazionale a guida statunitense. Nel pomeriggio, stando a quanto riferiscono fonti della stampa locale, le forze governative hanno preso il controllo di Jisr Tuffah, nella periferia sud di Falluja. Tutto questo mentre continuano i combattimenti a Saqlawiya, 13 chilometri a nord della città, che le forze di Baghdad stanno cercando di riconquistare. Intanto, anche in Siria proseguono le violenze. E nel mirino ci sono sempre i civili. La notte scorsa — in base a quanto riporta la Reuters — decine di persone sono state uccise nei bombardamenti a Idlib. Mosca, accusata da più parti, ha decisamente negato qualsiasi responsabilità: «La nostra aviazione non ha compiuto alcun raid nella provincia di Idlib» ha affermato il portavoce del ministero della Difesa, Igor Konashenkov. Nel dettaglio, sarebbero almeno 23 i morti, tra i quali sette bambini, come riferisce l’O sservatorio nazionale per i diritti umani (organizzazione voce dell’opposizione siriana) in quelli che definisce come «non meno di dieci raid su Idlib». La città è controllata dai miliziani del Fronte Al Nusra, un gruppo jihadista legato ad Al Qaeda. Un altro grave episodio è stato denunciato stamane, sempre dall’Osservatorio nazionale per i diritti umani: quindici civili, tra i quali tre bambini, sarebbero stati uccisi in diversi raid compiuti a sud di Manbij, cittadina che si trova tra Aleppo e Raqqa. L’Osservatorio ha attribuito la responsabilità di queste azioni alla coalizione internazionale. Intanto, un soldato statunitense è rimasto ferito ieri a nord di Raqqa, in seguito al fuoco di artiglieria. La notizia è stata resa nota oggi da Jeff Davis, portavoce del Pentagono. Il soldato non era in prima linea, ma stava addestrando i gruppi ribelli che combattono l’Is. Raqqa è considerata la maggiore roccaforte del gruppo jihadista in territorio siriano. Il Pentagono ha dispiegato circa 200 militari per addestrare e aiutare i gruppi ribelli siriani che lottano contro l’Is. Tra esercito e ribelli huthi Scontri nello Yemen SANA’A, 1. Proseguono i violenti combattimenti nella provincia yemenita di Chabwa, nonostante la fragile tregua in vigore, tra le forze lealiste del presidente Abd Rabbo Mansour Hadi, e i ribelli huthi. Solo nelle ultime 24 ore ci sono state 38 vittime. Inoltre, i ribelli hanno lanciato una serie di missili oltre il confine dell’Arabia Saudita. L’esercito di Riad ha dichiarato in una Dopo le parole di Netanyahu Per tentare di ricucire le relazioni bilaterali L’Onu rilancia il piano di pace arabo Missione nordcoreana a Pechino TEL AVIV, 1. Le parole del premier israeliano, Benjamin Netanyahu, che ieri ha aperto alla possibilità di un dialogo sul piano di pace arabo del 2002, «possono aiutare a far avanzare i negoziati per raggiungere la soluzione dei due Stati per due popoli». Questo il parere espresso ieri da Nickolay Mladenov, coordinatore speciale dell’Onu per il Vicino e Medio oriente, che ha sottolineato come l’intervento di Netanyahu faccia seguito all’appello «del presidente egiziano agli israeliani e ai palestinesi di continuare lo storico passo verso la pace intrapreso da Israele e Egitto 37 anni fa». Il Quartetto per il Medio oriente (Onu, Stati Uniti, Russia e Unione europea) «ha ripetutamente messo in risalto il significato e l’importanza della proposta araba» che rappresenta tra l’altro «un’opportunità per costruire una bozza di intesa sulla sicurezza regionale». L’iniziativa araba prevede il ritiro di Israele dai territori occupati nel 1967 offrendo in cambio la fine del conflitto e la normalizzazione dei rapporti. Critiche alle dichiarazioni di Netanyahu sono venute invece dal capo negoziatore palestinese Saeb Erekat. PECHINO, 1. La Corea del Nord ha fallito anche il quarto test dei suoi Musudan, i missili a medio raggio capaci di raggiungere ogni target in Corea del Sud e Giappone. Eppure la sorpresa, della giornata di ieri, non è stata l’ennesima provocazione di Pyongyang in violazione alla lunga lista di risoluzioni dell’Onu, ma l’arrivo a Pechino della missione di- tempi degli studi giovanili in Svizzera, di gestore dei conti della famiglia Kim negli anni Novanta da ambasciatore a Berna e degli incarichi di prestigio come rappresentante nordcoreano all’Onu a New York e a Ginevra. Insomma, Ri Su Yong è un diplomatico — come osserva un’autorevole fonte vicina alle questioni coreane — quanto mai necessario a Il leader nordcoreano Kim Jong Un in un impianto militare (Reuters) Aumentano i profughi interni afghani KABUL, 1. Il numero dei profughi interni è cresciuto in Afghanistan in modo allarmante negli ultimi tre anni, passando dai 500.000 del 2013 agli attuali 1,2 milioni. È quanto emerge da un nuovo rapporto diffuso ieri a Kabul da Amnesty International, secondo cui «questi profughi vivono tutti pericolosamente al limite della sopravvivenza». Nel rapporto si ricorda fra l’altro che i 2,6 milioni di afghani fuggiti all’estero formano già una delle più numerose popolazioni di profughi nel mondo. Intitolato «I miei bambini moriranno il prossimo inverno: La promessa non rispettata dell’Afghanistan per i profughi», il documento esplora con dovizia di particolari «il mondo delle centinaia di migliaia di persone che a causa del conflitto interno sono state costrette ad abbandonare le loro case» per trasferirsi altrove nel Paese. plomatica d’alto profilo con Ri Su Yong, componente del politburo del comitato centrale del Partito dei lavoratori. Ri Su Yong, 76 anni, ex ministro degli Esteri da aprile 2014 a maggio 2016, è entrato nel politburo al recente congresso del Partito, il primo degli ultimi 36 anni, forte del ruolo di tutore del leader Kim Jong Un ai «Anche se l’attenzione del mondo sembra essersi allontanata dall’Afghanistan — ha dichiarato al riguardo Champa Patel, direttore di Amnesty per l’Asia meridionale — stiamo rischiando di dimenticarci l’emergenza di quanti sono stati pesantemente penalizzati dal conflitto». I profughi afghani «continuano a mancare di adeguate protezioni, di cibo, acqua, cure mediche e di opportunità di poter usufruire di istruzione e posti di lavoro». D’altra parte, mentre infuria in questi giorni la battaglia nella provincia meridionale di Helmand — nota per la redditizia coltivazione di papaveri da oppio — i talebani hanno intensificato la loro offensiva in tutto il Paese e l’esercito di Kabul, lasciato solo dall’ampio ritiro delle forze della coalizione internazionale, fatica sempre più a contrastare gli attacchi degli insorti. trattare l’attuale fase delicata. Il tentativo di riallacciare i rapporti con Pechino, tesi dopo il test nucleare di gennaio e il lancio del razzo di febbraio, appare obbligato per una via d’uscita. L’inviato nordcoreano ha incontrato a Pechino Song Tao, a capo del dipartimento internazionale del comitato centrale del Partito comunista cinese. Le parti hanno concordato di rafforzare i rapporti: dal breve comunicato, emergono l’intesa sul «rafforzamento degli scambi e della cooperazione tra i due partiti» e l’impegno al lavoro congiunto sulla «promozione di pace e stabilità regionale». Sull’inattesa visita di Ri Su Yong, la portavoce del ministro degli Esteri cinese, Hua Chunying, ha affermato che la Corea del Nord è un Paese vicino con cui «speriamo di sviluppare normali e amichevoli relazioni di cooperazione». Sul test balistico, ha aggiunto la portavoce, «valutando la complessità e la sensibilità della penisola coreana, tutte le parti coinvolte dovrebbero evitare azioni che alimentino le tensioni». Dal canto suo, il portavoce della Casa Bianca, Josh Ernest, ha detto che «gli Stati Uniti condannano con forza il test della Corea del Nord» e chiedono a Pyongyang di «astenersi da azioni, compreso questo fallito test missilistico, che sollevano ulteriori tensioni nella regione e di concentrarsi invece sui passi concreti da prendere verso il rispetto dei propri impegni internazionali». Cooperazione nella lotta al terrorismo Tripoli chiede il sostegno di Mosca TRIPOLI, 1. Il ministro della Difesa del Governo di accordo nazionale libico, Mahdi Al Barghouti, ha ricevuto ieri Ivan Molotkov, il capo della missione russa in Libia che si è trasferita a Tunisi dall’estate del 2014. Secondo quanto riferisce il sito informativo libico Al Wasat, i due hanno discusso della cooperazione militare tra Libia e Russia. In particolare Al Barghouthi ha chiesto aiuto per l’assistenza militare all’esercito libico fedele a Tripoli, composto in buona parte dalle milizie di Misurata e sostegno nella formazione e addestramento del personale. Il diplomatico russo ha affermato che «Mosca è pronta a dare il suo appoggio per la stabilità in Libia aiutando le forze armate a combattere il terrorismo». Molotkov è stato ricevuto anche da Fayez Al Sarraj, il premier designato del Go- verno di accordo nazionale, al quale ha detto che però per la Russia non può esserci un Governo di unità nazionale legittimo in Libia finché non avrà ricevuto l’approvazione del Parlamento di Tobruk. Il Governo di accordo nazionale libico del premier Al Sarraj nel frattempo ha ricevuto il sostegno ufficiale della Lega araba, dopo l’appoggio garantito dall’Onu e dai Paesi occidentali. Ora il Governo insediato a Tripoli dal 30 marzo scorso rappresenta a tutti gli effetti la Libia all’interno del consesso panarabo. Nel corso della riunione dei ministri degli Esteri dei Paesi della Lega araba, che si è tenuta nel fine settimana scorso al Cairo, il ministro degli Esteri di Tripoli, Mohammed Taher Siala, ha ottenuto il seggio che spetta al suo Paese come nuovo rappresentante della Libia, così come è stato dato il via libera per la nomina del nuovo ambasciatore di Tripoli presso l’istituzione panaraba. Ma il presidente del Parlamento di Tobruk, Aguila Saleh, ha definito «inaccettabile» il riconoscimento ottenuto dal Governo di Al Sarraj da parte della Lega araba. Parlando nel corso di una seduta della Camera dei rappresentanti di Tobruk, Saleh ha ribadito che «prima di essere riconosciuto il Governo deve assumere i poteri e non può farlo senza il voto di fiducia del Parlamento. Per questo il Governo transitorio in carica del premier Al Thani (non riconosciuto però dalla comunità internazionale che appoggia il premier Al Sarraj) ha presentato appello contro la decisione della Lega araba» di affidare al Governo di Tripoli il seggio che spetta alla Libia. nota che diversi ordigni sono caduti nell’area al confine con lo Yemen, senza causare feriti né danni materiali. Il conflitto in corso da oltre due anni tra i ribelli e le truppe lealiste, ha causato finora oltre 6.400 morti. I jihadisti di Al Qaeda e del cosiddetto Stato islamico (Is) ne hanno approfittato per rafforzare la loro presenza soprattutto nel sud del Paese arabo. Riunione dell’Opec a Vienna VIENNA, 1. L’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (Opec) si riunirà domani a Vienna, ma in pochi si aspettano che l’incontro porti grandi novità, come un’azione coordinata per il taglio della produzione, invocata da tanti. I fari sono puntati sull’evento soprattutto per un altro motivo: sarà la prima riunione dell’organizzazione a cui partecipa il nuovo ministro saudita del Petrolio, Khalid Al Falih. Il ruolo dei ministri di Riad, principale produttore del gruppo Opec, è sempre stato determinante per gli equilibri dell’organizzazione, ma questa volta sarà diverso dal solito. Al contrario dei suoi predecessori, Al Falih — che all’inizio di maggio ha sostituito Ali Al Naimi, responsabile per 21 anni delle politiche petrolifere del regno — è ministro non solo del Petrolio, ma anche dell’Energia, dell’Industria e delle Risorse minerarie. Se il ruolo dei ministri venuti prima di lui era soprattutto quello di dirigere le mosse dell’Opec e quindi indirizzare il mercato mondiale del petrolio, quello di Al Falih sarà invece soprattutto quello di ridisegnare la politica energetica nazionale. D all’Arabia Saudita è emerso il chiaro messaggio che non ci sarà un taglio della produzione di greggio se non vi aderirà anche l’Iran, appena liberato dalla morsa delle sanzioni internazionali. Tensione con i salafiti in Tunisia TUNISI, 1. Il partito salafita tunisino, Hizb Ut Tahrir, dopo la notifica del divieto di tenere il congresso annuale il prossimo 4 giugno da parte del ministero dell’Interno per motivi di sicurezza, sfida le autorità e annuncia che sabato prossimo terrà lo stesso l’incontro anche senza autorizzazioni. Lo ha detto ieri un portavoce del partito, Imededdine Haddouk, specificando che il raduno non costituirà alcun pericolo per l’ordine pubblico. Il Partito salafita della liberazione, regolarmente autorizzato dalle autorità tunisine nel luglio 2012, paladino dell’ortodossia islamica, ha incontrato in passato diversi problemi con la legge proprio per via delle sue note posizioni estremiste, quali il rifiuto della democrazia. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 4 giovedì 2 giugno 2016 Chiesa della Resurrezione di Gesù a Milano Luoghi di culto visti da fuori Le chiese parlano di ENZO BIANCHI esù applica ai discepoli che vivono le beatitudini da lui consegnate due immagini in contrasto, in opposizione tra loro. Da una parte, il sale della terra che scompare nel cibo, anzi svolge la sua funzione proprio scomparendo e dando sapore, ma che se perde la sua capacità di salare non serve più a nulla, può solo essere gettato via e calpestato dagli uomini. Dall’altra, la città collocata su un monte, che è visibile anche da lontano; allo stesso modo, la luce si fa vedere, proprio perché brilla, fa G Convegno a Bose Dal 2 al 4 giugno si svolge a Bose il XIV convegno liturgico internazionale sul tema «Viste da fuori. L’esterno delle chiese». All’incontro intervengono, tra gli altri, il vescovo Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, Dario Edoardo Viganò, prefetto della Segreteria per la comunicazione, Antonio Paolucci, direttore dei Musei vaticani, Paolo Portoghesi, Cino Zucchi. Anticipiamo stralci dalla prolusione del priore di Bose. luce: questa è la sua ragion d’essere e per questo la lampada è posta sul candelabro e non coperta dal moggio, se non per essere spenta. C’è dunque una chiara polarità nelle immagini attraverso le quali Gesù legge la realtà dei discepoli, della sua comunità e quindi della chiesa: la polarità tra nascondimento e manifestazione-visibilità. Queste due opposte metafore sono sempre state invocate dai cristiani, ora l’una ora l’altra, come immagini per esprimere la loro presenza nel mondo, e di fatto nelle diverse aree culturali e nei diversi tempi della storia le chiese hanno dato vita a realizzazioni conseguenti a esse nel collocarsi dei cristiani nella compagnia degli uomini. Questa polarità, questa tensione è di ordine teologico-spirituale, e occorrerebbe una seria e profonda meditazione in merito da parte del popolo di Dio, non solo di qualche teologo. In ogni caso, mi sembra di poter affermare che queste due opzioni, quando non le si lascia in feconda tensione ma le si afferma l’una contro l’altra, danno origine a posizioni ideologiche e provocano o rafforzano l’antagonismo tra chiesa e società; oppure, al contrario, chiedono un dissolvimento della presenza cristiana nel mondo. Mantenere tale tensione e non porre in alternativa le due esigenze non è facile; la storia lo dimostra, mediante l’eccessiva oscillazione tra stagioni di ossessione della visibilità, dello “spettacolare”, per farsi vedere dagli altri, e stagioni di ricerca spasmodica di nascondimento, all’insegna del non apparire o addirittura dello “sparire”. Certamente la mia generazione postconciliare è stata segnata da questa tensione: da un lato la crisi post-conciliare della chiesa l’aveva resa afona, timida e, in reazione a un’epoca di restaurazione della cristianità, a volte ripiegata su di sé e muta. A questa linea ben presto si è contrapposta, in una crescita continua fino alla stagione di Papa Francesco, quella di un’ansia di presenza efficace nella società, fino alla ricerca del potere «per il bene della chiesa», fino a fare della visibilità lo scopo della militanza cattolica. Nello stesso tempo, non si dimentichi il sorgere di “spiritualità” serie, anch’esse debitrici della storia, che propugnavano il nascondimento ispirandosi alla vita quotidiana nascosta di Gesù a Nazaret, scegliendo di conseguenza la marginalità, la povertà di mezzi e rifiutando in modo testardo ogni logica di visibilità (si pensi a Charles de Foucauld, ai piccoli fratelli e alle piccole sorelle). La scristianizzazione della società, letta come reazione alla cristianità trionfante e dominatrice, richiedeva un’astinenza da molti segni visibili, il vivere “come loro” — secondo il titolo di un celebre libro di René Voillau- me — dove “loro” sta per i poveri quotidiani delle nostre periferie. Queste considerazioni vogliono essere una breve introduzione ai lavori del nostro XIV convegno liturgico internazionale, dove non è la ricerca teologica che prevale, eppure deve essere presente, perché una chiesa-edificio deve sempre rispondere all’ecclesiologia di chi la abita come luogo di assemblea. Dobbiamo affermare senza paura che la chiesa oggi è plurale, che in essa a buon diritto coesistono diverse ecclesiologie e spiritualità alle quali si ispirerà la costruzione delle chiese-edifici, nella consapevolezza che esse “parlano”, sono eloquenti, dicono chi è la chiesa, raccontano come la chiesa si pensa, testimoniano il modo e lo stile della sua collocazione nella società, tra le donne e gli uomini. Chi passa accanto alla basilica del Sacré-Cœur a Parigi, vede una chiesa che ha una parola specifica; chi invece passa in rue de Sèvres, si accorge appena di una piccola scritta che segnala la presenza dentro un palazzo di una chiesa dei gesuiti, l’église Saint Ignace. Allo stesso modo, una chiesa monastica non può essere percepita, anche dal di fuori, come una chiesa parrocchiale. Per esempio, la straordinaria chiesa cistercense del Thoronet, una delle cosid- dette tre “sorelle provenzali”, in-segna addirittura per la mancanza del portale e per la presenza di una porta laterale. In ogni caso, non si dimentichi il messaggio del Vangelo, con le immagini del sale che si nasconde e della città, della luce che sono visibili. Oggi abitiamo nella società della spettacolarizzazione e potremmo essere tentati di entrare in concorrenza con essa, confidando nella visi- Abitando nella società della spettacolarizzazione si corre il rischio di accettare il primato dell’apparire bilità della chiesa e di fatto accettando il primato dell’apparire; nello stesso tempo — anche se pare una contraddizione — assistiamo a un atteggiamento individuale improntato alla tentazione di scomparire. Nella sua recente opera Disparaître de soi (Paris, Métailié, 2015), David Le Breton denuncia questa “tentazione contemporanea” (sottotitolo del libro), questa passione dell’assenza, che nega ogni segno di identità e ha paura dell’essere riconosciuti. Nel suo La discrétion (Paris, Autrement, 2013; traduzione italiana, L’arte dello scomparire, Milano, Il Saggiatore 2015), Pierre Zaoui traccia una via che dichiara invenzione monoteista la discrezione, la quale è altra cosa dall’arte dello scomparire, come invece sembra trasparire dal titolo italiano (sottotitolo in francese). Davvero non è facile per i cristiani oggi, nell’incertezza sul domani delle loro chiese, non cadere preda delle opposte tentazioni della visibilità spettacolarizzata e “minacciosa” — che nasce sempre dal risentimento, dalla paura — o del nascondimento rinunciatario e impersonale. Le chiese che vengono costruite, viste da fuori, devono essere evangelizzatrici nel senso che devono essere “buona notizia”, non notizia che si impone, non luce che abbaglia, non nascondimento o mescolamento insignificante. Le parole di Gesù che ho scelto come filo rosso di questa prolusione possono ispirarci e richiamarci a una forma che sia quella assunta nell’incarnazione dalla Parola di Dio. Questo è il Vangelo che innanzitutto va vissuto da uomini e donne, ma anche narrato dalle nostre chiese, quando sono viste da fuori. Tre cd per guardare al mondo Il musicista dentro al cardinale di MARCELLO FILOTEI a musica è prima di tutto un modo di guardare al mondo. Una delle prime cose che si impara aprendo uno spartito è che l’autore ha fatto del suo meglio per lasciarci qualcosa che ci riguarda direttamente: come genere umano e come persone singole. Confrontarsi con lui significa indagarne il pensiero cercando di scoprire perché ha sentito la necessità di mettere nero su bianco le sue idee affidandole al foglio che abbiamo davanti. Se si vuole suonare davvero, e non limitarsi a mettere le note una dopo l’altra, prima bisogna avere una visione dell’esistenza, poi studiare la tecnica, infine cercare di mettere assieme le due cose. Lo sguardo del cardinale Lorenzo Baldisseri sulla vita e sui popoli che ha conosciuto in giro per il mondo è asciutto, L compassionevole, ma non melenso. L’uomo sa bene in cosa crede, sa quello che vuole e ha un’idea precisa su come realizzarlo. Il musicista non potrebbe essere diverso, o non sarebbe un musicista. Nei tre cd che ha collezionato negli ultimi dieci anni di attività pianistica c’è un filo rosso evidente: sentimento sì, sentimentalismo no. L’attività di nunzio apostolico in Paesi come Haiti, Paraguay, India, Nepal e Brasile gli ha insegnato, tra l’altro, che in situazioni difficili si deve dare una speranza e un pezzo di pane. Nessuna delle due cose basta da sola. E lo stesso succede con l’arte e nello specifico con la musica. Non sorprende, quindi, che il primo dei tre cd sia aperto dal Preludio della Bachianas Brasileiras numero 4 di Heitor Villa-Lobos, in cui il compositore di Rio de Janeiro tra il 1930 e il 1945 tiene assieme la musica popolare del suo Paese, il pane quotidiano, e lo stile rigoroso di Bach, la speranza Carriera parallela Sarà presentato il 30 giugno a Roma e in luglio a Londra un cofanetto edito dalla Libreria Editrice Vaticana contenente tre cd musicali che propongono registrazioni di esecuzioni pianistiche realizzate dal cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei vescovi. Pubblichiamo le note di presentazione contenute nel cofanetto interamente dedicato al porporato, nato a Barga, in provincia di Lucca. Baldisseri è dottore in Diritto Canonico e Licenziato in Teologia Dogmatica. Limpida “voce bianca”, della quale esistono incisioni, è stato alunno di canto del maestro Amedeo Salvini (Pisa). È baccelliere in Canto Gregoriano presso il Pontificio Istituto di Musica Sacra (Pims). Si è formato in pianoforte, senza arrivare al diploma, con i maestri: Enzo Borlenghi (Istituto Musicale Luigi Boccherini, Lucca), Bruno Aprea (Pims), Vitória Alfaro (Paraguay) e, in Brasile, con Beatriz Salles, a Brasilia, e con il direttore di Orchestra João Carlos Martins, a São Paulo. Ha inciso cd, dvd e ha dato concerti in Brasile, Portogallo e Italia. perenne. Rigore e slancio lirico: forse è un caso, ma è un segnale forte. E poi forse il caso non esiste. Il primo florilegio pianistico, inciso nel 2007, va avanti proponendo autori noti e altri meno conosciuti come Michal Kleofàs Oginski, uomo politico e compositore polacco vissuto tra la metà del 1700 e i primi decenni del 1800, morto a Firenze dove si era ritirato dopo varie vicissitudini. E proprio nell’interpretazione della sua Polacca numero 13 in la minore, che porta il sottotitolo «congedo dalla Patria», comincia a sentirsi un po’ di nostalgia. È quella malinconia sottile di chi sta lontano dalle proprie origini, in un posto che ama, di cui condivide molto, che tenta di fare proprio, ma che non è casa sua. L’intero primo cd appare come una sorta di viaggio continuo. A partire dai due estratti dalla Suite española di Isaac Albéniz, Granada e Asturias, pensati proprio per descrivere le diverse regioni iberiche e i rispettivi stili musicali. E accanto agli slanci spagnoleggianti, per contrasto, appaiono le riflessive Gnossienne, di Erik Satie, la prima e la quarta, dove la stessa assenza di indicazioni di tempo metronomico lascia all’esecutore grande libertà. Baldisseri se la prende tutta, restituendo un andamento quasi ieratico, una direzionalità precisa lasciando però le melodie completamente sospese. Tutto viene da lontano, ma parla a noi, a uno per uno. Quelle note che fluttuano senza trovare un punto d’approdo forse siamo proprio noi, farfalle che non trovano un luogo dove posarsi. Satie è così: quando inizia sembra non ti riguardi, poi però più va avanti più ti legge dentro, e quando provi a fermarlo è troppo tardi. Il cd si conclude con un pezzo di Vittorio Monti, musicista napoletano giramondo diventato famoso per la sua Csárdás, una rapsodia nello stile ungherese che porta lo stesso nome, della quale l’esecutore sottolinea più l’introduzione lenta e patetica che la continuazione selvaggia e sfrenata, come invece avviene di solito. Nel secondo cd, pubblicato nel 2011, il pensiero diventa più asciutto, affilato. Il percorso appare chiaro: più si toglie meglio è. Asciugare significa andare al senso profondo del testo musicale. Si passa attraverso Puccini, Mozart, Liszt e Debussy, ma una cartina di tornasole del cambiamento è il ritorno alla Bachianas Brasileiras numero 4 di Heitor Villa-Lobos, questa volta non il Preludio ma l’Aria, il terzo dei quattro movimenti. Qui la distanza temporale è evidente, il suono si è fatto più essenziale, il fraseggio più lineare, il superfluo è bandito. Nessuna concessione al facile ascolto. Senso della misura. La lettura sobria prosegue anche nei tre brani chopiniani che chiudono la raccolta, e non era facile. Se c’è una cosa facile, infatti, è rendere Chopin melenso, specialmente quando si affrontano lavori molto conosciuti come il Notturno opera 9 numero 2. Lo stesso autore lo eseguiva spesso con continui interventi sugli abbellimenti, per questo oggi ne abbiamo più di dieci versioni. Volendo si potrebbe esagerare con l’andamento sognante, appoggiandolo mollemente sul morbido incedere del basso. Baldisseri, invece, lavora sull’aspetto intimo, sulla fitta trama di cambiamenti minimi che si rincorrono senza soluzioni di continuità. Punta all’essenza. Una scelta chiara. Sulla stessa direttrice si muove l’ultima raccolta, registrata nel 2012 e pubblicata nel 2015. Sono trascorsi alcuni anni dalle prime due e si sente. L’esperienza non passa invano tra le dita di un pianista. La vita non passa invano tra le pieghe delle musica. E quello che cambia non sono le capacità tecniche, ma piuttosto la maniera di guardare alle cose. Qui, accanto agli amati Mozart, Debussy e Chopin, compaiono per la prima volta due compositori che tra loro non potrebbero essere più lontani: Astor Piazzolla e Johann Sebastian Bach. Da una parte la malinconia, Se si vuole suonare davvero e non limitarsi a mettere le note una dopo l’altra prima bisogna avere una visione dell’esistenza poi studiare la tecnica infine cercare di mettere assieme le due cose dall’altra la solida certezza nel futuro. In Adios Nonino Piazzolla rivolge lo sguardo verso l’orizzonte, in direzione di un luogo che forse non esiste, dove c’è ancora qualcosa o qualcuno che abbiamo amato e che abbiamo perso per sempre. Baldisseri rispetta il dolore, ma lo affronta con occhi asciutti: non è il caso di piangere, la vita è fatta così. Da parte sua Bach, finora solo evocato da Villa-Lobos, con la Cantata 147 apre a una speranza nuova: un futuro migliore è certo, ma non aspettiamoci che arrivi senza sforzo. Il cerchio si chiude con un Rachmaninov giovanile, il Preludio opera 3 numero 2 che l’autore eseguì nel 1892 in quello che considerò poi il suo debutto come pianista. Sessantadue battute di estrema difficoltà tecnica, attraverso le quali Baldisseri si muove senza mai smettere di «cantare», di sottolineare l’aspetto lirico, soprattutto dove è più arduo: nell’agitato centrale. La visione del cardinale sembra chiara: salvarsi è possibile, ma è faticoso. Il musicista non poteva essere diverso, o non sarebbe stato un musicista. L’OSSERVATORE ROMANO giovedì 2 giugno 2016 pagina 5 La solennità del Sacro Cuore di Gesù Fonte di misericordia di MARIA BARBAGALLO Risuonavano drammatiche le parole di Leone XIII quando, il 25 maggio 1899, proponeva al mondo cristiano la consacrazione dell’umanità al Sacro Cuore di Gesù. Nella lettera enciclica Annum sacrum, Leone XIII diceva: «In questi ultimi tempi si è fatto di tutto per innalzare un muro di divisione tra la chiesa e la società civile. Nelle costituzioni e nel governo degli stati, non si tiene in alcun conto l’autorità del diritto sacro e divino, nell’intento di escludere ogni influsso della reli- gione nella convivenza civile. In tal modo si intende strappare la fede in Cristo e, se fosse possibile, bandire lo stesso Dio dalla terra. Con tanta orgogliosa tracotanza di animi, c’è forse da meravigliarsi che gran parte dell’umanità sia stata travolta da tale disordine e sia in preda a tanto grave turbamento da non lasciare vivere più nessuno senza timori e pericoli?». Papa Leone parlava di una consacrazione personale, oltre che mondiale, sostenendo che il Sacro Cuore di Gesù era l’unico rimedio ai mali dell’umanità: «Solo così potremo sanare tante ferite. Solo allora il diritto potrà riacquistare l’autentica autorità; solo così tornerà a risplendere la pace, cadranno le spade e sfuggiranno di mano le armi. Ma ciò avverrà solo se tutti gli uomini riconosceranno liberamente il potere di Cristo e a lui si sottometteranno; e ogni lingua proclamerà “che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre”». Il secolo che stava per iniziare, infatti, si presentava carico di incognite drammatiche, che diventarono certezze disastrose. La consacrazione dell’umanità al Sa- cro Cuore di Gesù ne aveva rafforzato la devozione e il culto: continuavano a sorgere congregazioni religiose, associazioni, sodalizi, confraternite, chiese e parrocchie intitolate al Sacro Cuore. Larga diffusione aveva avuto la consacrazione delle parrocchie e quella delle famiglie, al punto che ancora oggi in ogni parrocchia c’è un’immagine o una statua del Sacro Cuore e in molte case è visibile ancora il quadro del Sacro Cuore di Gesù con il lumino acceso. Era la speranza rivelata nella seconda e terza promessa del Sacro Cuore a santa Margherita Maria Alacoque: «Metterò pace nelle loro famiglie, li consolerò in tutte le loro pene». In America Latina e perfino in Africa, nelle capanne più umili si vede spesso — tra le immagini di devozione — quella del Sacro Cuore. Non c’è dubbio che durante le due guerre mondiali e le numerose guerre civili, le calamità naturali, i disastri di ogni genere, le congregazioni intitolate al Sacro Cuore, sorte alla fine dell’O ttocento, abbiano svolto un ruolo di consolazione straordinariamente efficace. Quelle congregazioni femminili e maschili, come del resto molte altre, con la loro spiritualità scaturita dall’amore e dalla misericordia del Cuore di Gesù, con la preghiera, le opere di misericordia spirituale e corporale, operarono quella riparazione preventiva, attiva e curativa che si esprimeva in un bene operoso in favore della vita dei più emarginati contro il male che distruggeva tutto. Incalzava Leone XIII: «Le tenebre hanno oscurato le menti? È necessario dissiparle con lo splendore della verità. La morte ha trionfato? Bisogna attaccarsi alla vita» (Annum sacrum). E auspicava che «tale consacrazione ci fa anche sperare per i popoli un’era migliore; può infatti stabilire o rinsaldare quei vincoli, che, per legge di natura, uniscono le nazioni a Dio». Ma ancora più importante è il contributo alla santità della vita che hanno dato alla Chiesa tanti laici, religiosi e religiose la cui vita si è ispirata all’amore del Cuore di Gesù. Mi sorprende sempre vedere come i più recenti decreti di eroicità delle virtù o di beatificazione e santificazione riguardino persone direttamente o indirettamente legate al culto del Sacro Cuore. Inoltre, come non riconoscere il contributo alla mistica cristiana di tante sante le cui rivelazioni sono ricche di fiduciosi messaggi per l’umanità. Leggendo le rivelazioni di santa Geltrude la Grande, sono stata colpita in particolare da una. La santa vide in visione san Giovanni (capitolo IV delle Rivelazioni) e gli fece varie domande su quello che aveva detto di Gesù: «Come mai dunque, nel Vangelo, hai lasciato solo intravvedere i segreti amorosi del Cuore di Cristo, celando sotto silenzio quello che pure avrebbe servito per il profitto delle anime?». Rispose egli: «Il mio ministero, in quei primi tempi della Chiesa, doveva limitarsi a dire sul Verbo divino, Figlio eterno del Padre, poche altissime parole che l’intelligenza umana potesse sempre meditare, senza mai esaurirne la ricchezza; agli ultimi tempi era riservata la grazia di sentire la dolce eloquenza dei battiti del Cuore di Gesù. A questa intuizione suprema il mondo invecchiato ringiovanirà, si scuoterà dal torpore e verrà infiammato dal fuoco del divino amore ». La spiritualità del Sacro Cuore può contribuire al ringiovanimento spirituale della nostra fede auspicato anche da Papa Francesco. È passato più di un secolo dalla consacrazione al Sacro Cuore proposta da Leone XIII e oggi siamo coinvolti da Papa Francesco, dai suoi drammatici interrogativi. Il Papa ha rivelato il suo sogno per l’Europa, un sogno che si può estendere al mondo intero, un sogno che è quello del Cuore di Gesù che è venuto a dare la vita in abbondanza e che ha detto: venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi darò ristoro. Un sogno realizzabile solo se il Vangelo riprende un posto giusto nella vita delle nazioni. Sarebbe davvero opportuno, anche per l’evangelizzazione, riprendere il culto al Sacro Cuore, fonte di misericordia. Un esempio: qualche anno fa alcune suore vennero inviate presso una delle periferie di Palermo per la pastorale parrocchiale. Trovarono un ambiente ostile e difficile: molte famiglie avevano membri agli arresti domiciliari, i giovani del quartiere andavano in parrocchia solo per fare dispetti, rubare le elemosine, mettere il sale nel vino preparato per la messa, scarabocchiare in modo osceno i muri della chiesa, distruggere quello che trovavano e cose del genere. C’era da scoraggiarsi, ma alle suore venne l’ispirazione di promuovere il culto e la spiritualità del Sacro Cuore. Dopo poco tempo, le cose iniziarono a cambiare. Crebbe la fiducia nella parrocchia, l’oratorio cominciò a essere frequentato con più rispetto, le famiglie accolsero la presenza delle religiose. L’anno del Giubileo della misericordia è in sintonia con questo progetto, come dice Papa Francesco nella bolla di indizione: «I segni che compie, soprattutto nei confronti dei peccatori, delle persone povere, escluse, malate e sofferenti, sono all’insegna della misericordia. Tutto in Lui parla di misericordia. Nulla in Lui è privo di compassione». Questo è il Sacro Cuore di Gesù. Vent’anni dopo la guerra congolesi e ruandesi insieme per il giubileo Finalmente una frontiera di pace da Bukavu JUSTIN NKUNZI* Alle 8 del mattino del 18 maggio, l’arcivescovo di Bukavu, FrançoisXavier Maroy Rusengo, ha percorso l’ultimo tratto del pendio che conduce alla frontiera tra la Repubblica Democratica del Congo e il Rwanda, chiamata “Ruzizi 1”. Là, il fiume Ruzizi lascia il lago Kivu e comincia la sua discesa verso la pianura, creando un confine naturale tra i due Paesi e, nel suo ultimo tratto, tra il Burundi e la Repubblica Democratica del Congo. Accompagnato dai suoi collaboratori, il presule è arrivato proprio davanti al ponte che separa i due Paesi. «Perché ci sia la pace — ha sussurrato — occorre essere cristiani, non dico battezzati, ma cristiani». Lungo la via si erano radunati numerosi cristiani, congolesi e ruandesi, soprattutto donne, che avevano già varcato il confine. Il clima era di gioia, l’abito quello della festa. La maggior parte delle donne ruandesi portava un nastro bianco tra i capelli, mentre le donne congolesi i loro fazzoletti colorati. I membri dei gruppi ecclesiali indossavano le loro insegne. I funzionari della dogana, partecipando a quell’insolito clima, lasciavano scendere le persone fino al ponte. D all’altro lato della frontiera, si osservava un nutrito gruppo di persone in coda davanti agli uffici, in attesa del lasciapassare. Monsignor Jean Damascène Bimenyimana, vescovo di Cyangugu, la città ruandese di frontiera vicina a quella congolese di Bukavu, ha attraversato il ponte, indossando, come l’arcivescovo, l’abito bianco. Quando i due presuli si sono abbracciati, tutt’intorno applausi e grida di gioia. Più che la festa, a regnare è stata l’emozione. A Parigi l’omaggio ai sette monaci di Tibhirine assassinati nel 1996 Da un giardino all’altro da Parigi CHARLES DE PECHPEYROU La voce dei monaci di Tibhirine non si è spenta nella primavera del 1996. Ancora oggi si leva per rivolgere «un appello a tutta l’umanità»: quello di «scommettere su una presenza fraterna, dove uomini e donne possono amarsi al di là delle differenze di religione e di cultura». È con queste parole che monsignor Éric de Moulins-Beaufort, vescovo ausiliare di Parigi, ha reso omaggio ai trappisti che vivevano nel monastero di Notre Dame de l’Atlas, in Algeria, venti anni dopo che le teste di sette di loro furono ritrovate tra la neve, nelle vicinanze di Medea. Era il 30 aprile 1996. Il presule le ha pronunciate in occasione dell’inaugurazione, a Parigi, di un giardino pubblico che porta il nome dei monaci assassinati. Ai piedi della chiesa di Saint-Ambroise erano presenti autorità civili e rappresentanti di diverse religioni. In effetti, quale simbolo migliore di uno scrigno di verde, nel cuore della capitale francese, ancora provata dai recenti attentati per onorare la memoria di questi uomini che avevano fatto la scelta di vivere in un luogo che, in lingua berbera, significa proprio “giardino”. I monaci, ha aggiunto il vescovo, hanno voluto «scommettere che una presenza cristiana incarnata da francesi — il che è significativo — era possibile nell’Algeria divenuta padrona del proprio destino e abitata principalmente da musulmani. I nostri fratelli hanno voluto vivere l’avventura monastica cristiana in un Paese musulmano, non per essere lì la traccia di una civiltà distrutta o l’avanguardia di una vagheggiata riconquista, ma la promessa di un incontro tra gli uomini e le religioni che fosse diverso da rapporti di dominio, di gelosia o di sfiducia reciproci». È proprio perché i fratelli Bruno, Célestin, Christian, Christophe, Luc, Michel e Paul hanno voluto «vivere tutto ciò nell’umile dipendenza da Gesù, esaminando sempre il loro comportamento e la loro scelta alla luce di Gesù, che un giorno sono stati rapiti e messi a morte», ha sottolineato il presule. Pertanto, «quanto è accaduto nel 1996 — se li si vuole ricordare, occorre esserne convinti — non è un fallimento ma una promessa». Una nutrita folla ha preso parte all’inaugurazione, in momenti diversi. Poco prima della scopertura della targa commemorativa nel giardino, nella chiesa di Saint-Ambroise è stata celebrata l’Eucaristia. Tra i partecipanti, l’arcivescovo Georges Gil- son, prelato emerito della Mission de France — particolarmente vicino a Christian de Chergé, il priore della comunità di Tibhirine — un gruppo di monaci cistercensi, come pure il postulatore della causa di beatificazione attualmente in corso, padre Thomas Georgeon, a sua volta trappista. Sette ceri sono stati accesi in ricordo delle vittime. Al termine della celebrazione, il fratello di Christian de Chergé ha letto, alternandosi con il parroco di Saint-Ambroise, il celebre «testamento spirituale» scritto dal priore. È stata quindi inaugurata una mostra sui monaci di Tibhirine sotto le volte della chiesa, la cui scelta da parte delle autorità pubbliche come luogo simbolo di questi ardenti fautori del dialogo tra le religioni non è stata affatto casuale. Di fatto, la parrocchia è situata in un quartiere con una forte presenza musulmana. L’undicesimo arrondissement di Parigi, non va dimenticato, è stato anche il teatro degli attentanti di novembre: solo un centinaio di metri, in effetti, separano Saint-Ambroise dalla sala concerti del Bataclan. «In questo momento di dubbio e di sfiducia, il messaggio dei monaci è ancora più importante», ha affermato il sindaco di Parigi, Anne Hidalgo, anche lei presente alla cerimonia. «Essi non hanno mai smesso di pro- muovere l’incontro con i musulmani creando condizioni di dialogo per la pace». Oggi il monastero di Tibhirine è abitato e gestito da padre Jean-Marie Lassausse, della Mission de France. Lavora con quegli stessi contadini con cui lavoravano i sette monaci uccisi. Il monastero accoglie volontari, partecipanti ai ritiri e semplici pellegrini. Numerosi sono anche gli algerini che vi si recano, per curiosità, ma soprattutto per rendere omaggio o per riconoscenza ai monaci, in particolare a fratel Luc che ha curato loro e le loro famiglie. Di recente, padre Lassausse, sulla stampa, ha evocato la possibilità di un ritorno «graduale» di una comunità religiosa nel monastero. Una cosa è certa: Tibhirine, jardin potager, continua a recare frutto. Occorre aver vissuto vent’anni qui per avere un’idea del significato di questo incontro. È proprio su questa strada, che dalla frontiera entra direttamente nella città di Bukavu, che hanno marciato eserciti di morte. Molto probabilmente tutti i congolesi, uomini e donne, presenti quella mattina per accogliere gli ospiti e vicini, hanno perso un familiare, un amico durante i conflitti. Il ricordo del terrore della guerra era ancora vivo in quelle persone che si sono abbracciate e salutate, ognuna nella lingua dell’altra. Inoltre, se la situazione si è un po’ calmata da questo lato della frontiera, le popolazioni congolesi del NordKivu stanno ancora vivendo grandi sofferenze, dovute in parte alla presenza armata straniera. Dio sa che cosa si agitava nei cuori di questi cristiani e cristiane ruandesi e congolesi che camminavano verso la cattedrale, alternando canti in lingua ruandese con altri nelle due lingue della Repubblica Democratica del Congo. I più giovani hanno danzato lungo tutto il cammino. Un camioncino precedeva la processione portando la statua della Vergine Maria di Fátima. A lei sono stati dedicati numerosi canti. «Ognuno ha una madre; la mia è Maria», ripetevano i pellegrini. Dalle finestre, dalle porte delle case e dei negozi, ai bordi della strada, in molti hanno interrotto le proprie attività per assistere alla processione, a volte cantando e danzando. Al primo piano di una casa in costruzione, alcuni giovani muratori ballavano. Un uomo ha detto: «Partecipo soprattutto per i miei figli, per un futuro migliore, in pace. Persino la Germania e la Francia, prima nemiche, sono diventate amiche, anche noi possiamo diventarlo». Gli ho riferito ciò che mi aveva detto un giorno un vecchio catechista: «È chi è più ferito a dover fare il primo passo». Lui ha annuito. La lunga processione ha attraversato la città, passando per la piazza intitolata a monsignor Christophe Munzihirwa, che proprio in questo luogo, vent’anni fa, fu assassinato. Dai suoi ritratti, ai due lati della piazza, Mzee (il vecchio, il saggio) sembra sorridere, come a dire che lui ha donato la sua vita proprio per preparare una simile giornata. Verso le 11, la processione è arrivata alla cattedrale. I posti erano destinati prima di tutto ai «fratelli, amici e vicini» ruandesi. Nella richiesta di perdono l’arcivescovo ha detto: «I nostri due Paesi, le nostre due diocesi, stanno vivendo da un po’ di tempo momenti di incontro, di riflessione, di lavoro, e soprattutto di preghiera. Siamo tutti una famiglia di figli di Dio. Chiediamo al Signore di infondere in noi la pace. Chiediamogli perdono per tutte le colpe commesse gli uni verso gli altri». È stata chiesta al Signore la giustizia, l’unica a poter assicurare una pace duratura. Nell’omelia, monsignor Maroy Rusengo ha ricordato il comune percorso di fede delle due diocesi. L’Africa, ha detto, ha continuamente sofferto. E ha ricordato che nel 2000, a Roma, alla vigilia della sua morte, il suo predecessore monsignor Emmanuel Kataliko, davanti ai vescovi dell’Africa e del Madagascar, tra le altre cose aveva detto: «La Chiesa deve intervenire; i vescovi non possono tacere, devono parlare. Il popolo soffre». *Direttore della Commissione Giustizia e pace dell’arcidiocesi L’OSSERVATORE ROMANO pagina 6 giovedì 2 giugno 2016 A una delegazione internazionale jainista Sorella e madre terra «Rimaniamo uniti in questo compito di fare che la terra sia custodita; nella consapevolezza che curare il creato è curare l’umanità intera». Lo ha auspicato il Papa nel saluto rivolto alla delegazione internazionale jainista ricevuta in un’auletta dell’Aula Paolo VI prima dell’udienza generale di mercoledì mattina 1° giugno. Accompagnata dal cardinale Jean-Louis Tauran, Vi do il benvenuto e mi piace questo incontro, un incontro che fa crescere la nostra responsabilità nella cura del creato, di quel dono che tutti noi abbiamo ricevuto — il dono del creato — perché ne abbiamo cura. Il creato è lo specchio di Dio, è lo specchio del Creatore, è lo specchio della natura, di tutta la natura, è la vita della natura e anche il nostro specchio. presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, dal vescovo segretario Miguel Ángel Ayuso Guixot, dal sottosegretario Indunil Janakaratne Kodithuwakku Kankanamalage e dall’officiale Michael Santiago, la delegazione jainista era composta da 35 persone. La guidava Nemu Chandaria, presidente dell’Institute of Jainology, con sede a Londra. A noi, a tutti, piace la madre Terra, perché è quella che ci ha dato la vita e ci custodisce; direi anche la sorella Terra, che ci accompagna nel nostro cammino dell’esistenza. Ma il nostro compito è un po’ curarla come si cura una madre o come si cura una sorella, cioè con responsabilità, con tenerezza e con la pace. Nomine episcopali Le nomine di oggi riguardano la Chiesa in Canada e in Brasile. Vi ringrazio per tutto quello che voi fate in questo compito e rimaniamo uniti in questo ideale, in questo compito, in questo lavoro di fare che la nostra madre, la nostra sorella Terra sia custodita; nella consapevolezza che curare, custodire il creato, la Terra, è curare e custodire l’umanità intera. Grazie. Dalla non violenza alla cura per l’ambiente L’udienza di mercoledì è stata preceduta da un incontro tra le due delegazioni svoltosi martedì 31 maggio nella sede del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso. Si è trattato del terzo colloquio dopo gli ultimi due svoltisi a Londra nel 1995 e nel 2011. Ma i primi contatti risalgono al 1986. Inoltre il dicastero vaticano, in collaborazione con le Chiese locali e le organizzazioni jainiste in India, Regno Unito e Stati Uniti d’America, ha organizzato riunioni nel 2011, 2013 e 2015. Nell’incontro romano, svoltosi in un clima di reciproco rispetto e di amicizia, i membri delle delegazioni hanno espresso soddisfazione per i cordiali rapporti e la cooperazione che esistono tra le due comunità. Manifestando il desiderio di ampliare ulteriormente la collaborazione, hanno concordato che essa deve essere rafforzata soprattutto a livello locale, per meglio contribuire al bene comune della società. In particolare, hanno sottolineato l’importanza di educare le giovani generazioni alla conoscenza delle proprie tradizioni, per meglio conoscere e rispettare quelle degli altri. Con l’obiettivo di trovare aree concrete di convergenza, il colloquio ha avuto come tema «Prendersi cura della Terra, la casa della famiglia umana» e ha sottolineato in particolare la necessità sia per i jainisti sia per i cristiani di lavorare insieme, in unione con tutti i credenti e le persone di buona volontà, per rendere la terra vivibile e pacifica. Si è inoltre riflettuto sul principio jainista della “non violenza” (ahimsa) verso tutte le forme di vita e su quelli cristiani di “compassione” e “giustizia” verso i più poveri e le persone più vulnerabili, invitando a una gestione responsabile della natura. E nel farlo si sono individuati elementi comuni che possono motivare a portare avanti la collaborazione. Si è anche riconosciuto che questi elementi, a livello pratico, interpellano i seguaci di entrambe le tradizioni religiose a promuovere il rispetto per l’ambiente, il non-sfruttamento delle risorse naturali, la riduzione degli sprechi, la cura per ogni forma di vita, e a mostrare sollecitudine per le generazioni future. Gruppi di fedeli all’udienza generale All’udienza generale di mercoledì 1 giugno, in piazza San Pietro, erano presenti i seguenti gruppi: Da diversi Paesi: Partecipanti al Corso promosso dalla Congregazione delle Cause dei Santi; Giuseppini del Murialdo; Figlie di Maria Ausiliatrice. Dall’Italia: Pellegrinaggio dalla Diocesi di Casale Monferrato, con il Vescovo Alceste Catella; Pellegrini dalla Diocesi di Mondovì; Gruppi di fedeli dalle Parrocchie: San Leonardo, in Arre; San Giovanni Battista, in Meduna di Livenza; Santa Maria Assunta, in Vigolo; San Marco, in Foresto Sparso; Medaglia Miracolosa, in Milano; Beata Vergine Assunta e Sant’Ilario, in Casorate Sempione; Santo Stefano, in Vedano al Lambro; San Zenone, in Valera Fratta; San Michele, in Capriano del Colle; Santa Maria delle Grazie; Santa Maria in Betlem, in Pavia; Santo Stefano, in Bagnolo Cremasco; Santa Maria della Corte, in Castellazzo Bormida; San Michele, in Verghereto; Santa Maria Assunta, in Balze; San Rocco, in Cesena; Santi Pietro e Paolo, in Copparo; San Lorenzo, in Orentano; San Giuseppe, in Livorno; San Giovanni Battista, in San Firenze; Sante Flora e Lucilla, in Staggiano; Santo Stefano, in Turrivalignani; Santi Pietro e Paolo, in Pozzuolo; San Donato, in Celleno; Santi Martiri Sabini, in Talocci di Fara in Sabina; San Filippo Neri, in Coltodino di Fara in Sabina; San Giovanni Battista, in Celano; Sacro Cuore, in Matino; Maria santissima del Rosario, in Grottaglie; Santissimo Corpo di Cristo, in Pagani; San Giovanni Battista, in Pomàrico; Maria Santissima Immacolata, in Tito Scalo; Santissima Trinità-Santissimo Salvatore, in Belvedere di Spinello; Comunità pastorale Santi Ambrogio e Martino, di Paderno Dugnano; Comunità ecclesiale, di Corleone; Vicariato di Vigonovo; gruppi di fedeli dalle Parrocchie di Varallo, Sasso Morelli, Solto Collina, Grassobbio, Malnate, Carmignano di Brenta; Parrocchie: Regina Pacis, in Reggio Emilia; San Vincenzo Ferrer, in Nola; Nostra Signora del Rosario, in Nuoro; Collaborazione pastorale, di Martellago; Associazione Crescere parlando, di Roma; gruppo Federlazio, di Frosinone; gruppo di fedeli da San Giovanni del Dosso; gruppo della Polizia di Stato, da Messina; Associazione AUSER, di Arcisate; Associazione AGAPH, di Cernusco Lombardone; Associazione Sorridere sempre, di Vasto e Termoli; Associazione San Giovanni Paolo II, di San Cataldo; Associazione Amici Regina della pace, di Fossacesia; Associazione Medjugorje, di Bollate; Associazione nazionale Marinai d’Italia, di Polignano a Mare; Associazione nazionale Polizia di Stato, di Palermo; Comitato per i gemellaggi, di Sabaudia; Società Arcobaleno, di Breno; Centro Don Fumagalli, di Cambiago; gruppo Unitre, di Messina; Compagnia Teatro stabile meridionale, di Carinaro; Pia Unione di Chiesanuova, di Chiesina Uzzanese; gruppo dell’Azione cattolica, di Cerignola; gruppo Amici della Vecchia Lourdes, di Borgo San Lorenzo; gruppo Scout, di Noceto; Corpo bandistico «I Cjastinars», di Munis di Ragogna; gruppi di ciclisti e motociclisti da Terni, Siena, Varese; Vigolo, Cremona, Locate di Triulzi, Castelnuovo Magra; gruppi di Studenti; Liceo Avogadro, di Roma; Istituto Salvo D’Acquisto, di Bracciano; Istituto comprensivo, di Rozzano; Istituto Viviani, di Agerola; Scuola San Geminiano, di Modena; gruppi di fedeli da: Bogliasco, Sessarego, Bergamo, Voghera, Casal di Principe, Gallodoro, Cento, Grignasco. Coppie di sposi novelli. Gruppi di fedeli da: Slovenia; Serbia; Repubblica Ceca; Slovacchia. I polacchi: Pielgrzymi z Polskiej Misji Katolickiej z Karlsruhe; pielgrzymi z parafii: Matki Bożej Matki Kościoła z Lisowa, Świętej Rodziny z Piły, Matki Bożej Ostrobramskiej i św. Józefa z Olsztyna, św. Jana Nepomucena z Piskorzowa, Matki Boskiej Królowej Polski z Bedonia; księża ze Zgromadzenia Misjonarzy Krwi Chrystusa ze Swarzewa; młodzież z opiekunami z Gimnazjum im. Mikołaja Kopernika w Wysokiem Mazowieckiem; Zespół Szkół Ogólnokształcących nr 2 im. Jana iii Sobieskiego z Legionowa; grupy turystyczne; pielgrzymi indywidualni. De France: groupe de pèlerins du Diocèse de Bayonne, avec S. Exc. Mgr. Marc Aillet; groupes de pèlerins des Diocèses de Lisieux, Avignon, Tro yes; Paroisse de Tullins; Paroisse de Plourin-lesMorlaix; Communauté des Béatitudes, de Nouanle-Fuzelier; Société catholique des Deux Coeurs de Jésus et Marie, du Diocèse d’Autun; Lycée de filles, Chateauneuf de Galaure; Collège Notre Dame, de Macon. Lutto nell’episcopato Monsignor Leonard Anthony Boyle, vescovo emerito di Dunedin, in Nuova Zelanda, è morto stamattina, mercoledì 1° giugno, alle 9.25, nella Sacred Heart home delle Little sisters of the poor. Il compianto presule era nato in Nightcaps, diocesi di Dunedin, il 17 novembre 1930, ed era stato ordinato sacerdote il 29 giugno 1961. Eletto coadiutore di Dunedin il 27 gennaio 1983, aveva ricevuto l’ordinazione episcopale il 3 maggio dello stesso anno. Succeduto per coadiuzione il 10 luglio 1985, aveva rinunciato al governo della diocesi il 29 aprile 2004. Le esequie si svolgeranno nella cattedrale di Dunedin alle 11 di mercoledì 8 giugno. Giovedì 9 il presule sarà sepolto nella tomba di famiglia del cimitero Wrey Bush a Southland. From England: Pilgrims from: St Gabriel Parish, Archway, London; St Edmund of Canterbury Church, Twickenham, London; A group of headteachers from the Diocese of Hexharn and Newcastle; Students and staff from: St Michael’s Catholic College, Bermondsey, London; Trinity High School, Woodford Green, Essex; St Mary’s High School, Lugwardine, Hereford; St Anne’s Catholic High School for Girls, Enfield, London; Buckswood School, Hastings, East Sussex. From Scotland: Pilgrims from St Catherine’s Parish, Glasgow; Students and staff from St Maurice’s High School, Cumbernauld, Lanarkshire. From Ireland: Pilgrims from St Michael’s Parish, Enniskillen, County Fermanagh. dall’Olanda: Missione cattolica italiana. From Norway: Students and staff from St Sunniva School, Oslo. From Sweden: Pilgrims from Lysekil Church of Sweden. From China: A group of pilgrims. From Indonesia: Pilgrims from: St Ignatius Church, Kelana Jaya, Archdiocese of Kuala Lumpur; Atama Jaya Catholic University, Jakarta. From the Philippines: Pilgrims from the Diocese of Willemstad. From Vietnam: A group of pilgrims. From Canada: Pilgrims from St Anne’s Parish, Toronto, Ontario. ten, Würzburg; Schülerinnen, Schüler und Lehrer aus folgenden Schulen: Westerwald-Gymnasium, Altenkirchen; Gymnasium Isernhagen; Abendgymnasium Sophie Scholl, Osnabrück; Hennebergisches Gymnasium, Schleusingen. Aus der Republik Österreich: Pilger aus der Erlöserpfarre, Lustenau-Rheindorf; Pilger aus Wien. uit het Koninkrijk der Nederlanden: Pelgrimsgroep leerlingen en professoren van het Emmauscollege te Rotterdam. De diverso Países; grupo de Sacerdotes de Puerto Rico, Colombia, México; Delegados del Movimiento Regnum Christi. De España: Parroquia Santa María de la Victoria, de Málaga; Asociación Gaditana amigos de Tierra Santa, Cádiz; Colegio María Auxiliadora, de Marbella. De México: grupo de peregrinos de San Juan de los Lagos. De Panamá: grupo de peregrinos. De la República Dominicana: grupo de peregrinos de la Diócesis de Mao-Monte Cristi. De Chile: Misioneros de Schoenstatt; grupo de peregrinos de la Diócesis de San Miguel. Do Portugal: Escola secundária Eça de Queirós; Igreja da Lapa do Porto; Porto da Igreja de Nossa Senhora da Lapa. Do Brasil: grupo do Estado do Paraná. Joseph P. Nguyen vescovo di Kamloops (Canada) Nato in Vietnam il 25 marzo 1957, nel 1974 è entrato nel seminario minore Le Bao Tinh di Banmethout. Incarcerato due volte per la sua fede cattolica, è riuscito a rifugiarsi con altri boat people a Palawan nelle Filippine per un anno. Nel 1987 è giunto a Vancouver, in Canada, e ha lavorato come imbianchino per pagarsi gli studi di lingua inglese. In seguito è entrato nel seminario Christ the King a Mission, British Columbia, per gli studi di filosofia. Ha completato poi la formazione teologica al Saint Peter Seminary di London, Ontario. Ordinato sacerdote il 30 maggio 1992 per il clero di Vancouver, è stato vicario parrocchiale di Saint Jude a Vancouver (1992-1993), dell’Immaculate Conception a Delta (1993-1995) e di Corpus Christi a Vancouver (1995-1997); parroco di Our Lady of Mercy a Burnaby (1997-2001) e di Saint Andrew a Vancouver (2001-2010); direttore delle vocazioni sacerdotali (2010-2013) e vicario generale dell’arcidiocesi (dal 2013). È anche membro del consiglio presbiterale, del collegio dei consultori, dell’archdiocesan finance committee, dell’advisory committee for the permanent diaconate; cappellano del Serra club, dei Cavalieri di Colombo, della Pro-Life Vigil e della Religious sisters’ association. Evaristo Pascoal Spengler prelato di Marajó (Brasile) Nato il 29 marzo 1959 a Gaspar, diocesi di Blumenau, nello Stato di Santa Catarina, ha fatto la professione religiosa il 2 agosto 1982 nei Frati minori ed è stato ordinato sacerdote il 19 maggio 1984. Ha compiuto gli studi filosofici e teologici presso l’Istituto teológico franciscano (Itf) a Petrópolis, Stato di Rio de Janeiro (Rj). Ha poi frequentato corsi nell’area biblica in Brasile e in Cile e ha ottenuto la licenza in esegesi biblica a Gerusalemme (1996-1998). È stato vicario parrocchiale e membro dell’équipe biblica urbana a Duque de Caxias (Rj) e a Nilópolis (Rj), vice maestro dei frati studenti a Duque de Caxias, assistente nel convento francescano Santo Antônio di Rio de Janeiro; missionario e vicario parrocchiale per undici anni a Malanje (Angola), definitore provinciale. Dal gennaio 2016 è vice ministro della provincia francescana Imaculada Conceição do Brasil con sede a São Paulo. From the United States of America: Pilgrims from: Archdiocese of Boston, Massachusetts; Diocese of Arlington, Virginia; Pilgrims from the Maronite Eparchy of Our Lady of Lebanon of Los Angeles, California, accompanied by His Excellency Abdallah Elias Zaidane; Pilgrims from the following parishes: St Joseph, Maplewood, New Jersey; Immaculate Conception, Boston, Massachusetts; San Fernando Cathedral, San Antonio, Texas; The Rockhurst High School Choir, Kansas City, Missouri; Deacons and their families from the Diocese of El Paso, Texas; Faculty and seminarians from the Sacred Head Major Seminary, Detroit, Michigan; The Board of Trustees from Loyola University, Chicago, Illinois; A delegation from the Association of Catholic Colleges and Universities, Washington; Students and faculty from; Auburn University, Alabama; Loyola University, Chicago, Illinois, Rome Campus; Michigan State University, East Lancing; Pace University, New York; Xavier University, Cincinnati, Ohio; St Stephen the Witness Catholic Student Center, Cedar Falls, Iowa; Assumption College, Worcester, Massachusetts; St Norbert College, DuPere Wisconsin. Aus der Bundesrepublik Deutschland: Pilgergruppen aus den Pfarrgemeinden Pastoralverbund Fröndenberg; St. Philippus und Jakobus, Heidesheim; St. Johannes Evangelist, Sassenberg und St. Mariä Himmelfahrt, Füchtorf; St. Bartholomäus, Schwarzenholz; St. Bernhard, Wald; Pilgergruppe aus dem Bistum Speyer; Pilgergruppen aus Augsburg; Hamburg; Trier; Trierweiler; Priesterwallfahrt aus dem Bistum Würzburg in Begleitung von Bischof Dr. Friedhelm Hofmann und Weihbischof Ulrich Boom; Exerzitienhaus Himmelspfor- Chiusura del mese di maggio nei Giardini vaticani Mano tesa a Maria Pregare con il rosario è come tenere stretta la nostra mano a quella di Maria. Lo ha detto il cardinale Angelo Comastri, arciprete della basilica di San Pietro, al termine della recita del rosario e della processione aux flambeaux nei Giardini vaticani a conclusione del mese mariano. La suggestiva preghiera si è svolta martedì sera, 31 maggio. Il porporato ha invitato i partecipanti a portare il rosario nelle famiglie e a recitarlo insieme. Ha anche fatto riferimento a madre Teresa di Calcutta che nutriva una grande fiducia nei confronti di Maria e attribuiva grande importanza a questa preghiera. Alla processione, che si è conclusa alla Grotta di Lourdes, hanno partecipato numerosi dipendenti della Santa Sede e i loro familiari. Tra i presenti, alcuni cardinali, arcivescovi (tra cui Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato), vescovi, sacerdoti e religiosi in servizio presso la Curia romana. L’OSSERVATORE ROMANO giovedì 2 giugno 2016 pagina 7 All’udienza generale il Papa parla della parabola del fariseo e del pubblicano Come si prega Con la parabola del fariseo e del pubblicano narrata dal Vangelo di Luca (18, 9-14) «Gesù vuole insegnarci qual è l’atteggiamento giusto per pregare e invocare la misericordia del Padre»: lo ha spiegato Papa Francesco all’udienza generale di mercoledì mattina, 1° giugno, proseguendo con i fedeli presenti in piazza San Pietro le riflessioni sul tema giubilare alla luce del Nuovo testamento. Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Mercoledì scorso abbiamo ascoltato la parabola del giudice e della vedova, sulla necessità di pregare con perseveranza. Oggi, con un’altra parabola, Gesù vuole insegnarci qual è l’atteggiamento giusto per pregare e invocare la misericordia del Padre; come si deve pregare; l’atteggiamento giusto per pregare. È la parabola del fariseo e del pubblicano (cfr. Lc 18, 9-14). Entrambi i protagonisti salgono al tempio per pregare, ma agiscono in modi molto differenti, ottenendo risultati opposti. Il fariseo prega «stando in piedi» (v. 11), e usa molte parole. La sua è, sì, una preghiera di ringraziamento rivolta a Dio, ma in realtà è uno sfoggio dei propri meriti, con senso di superiorità verso gli «altri uomini», qualificati come «ladri, ingiusti, adulteri», come, ad esempio, — e segnala quell’altro che era lì — «questo pubblicano» (v. 11). Ma proprio qui è il problema: quel fariseo prega Dio, ma in verità guarda a sé stesso. Prega se stesso! Invece di avere davanti agli occhi il Signore, ha uno specchio. Pur trovandosi nel tempio, non sente la necessità di prostrarsi dinanzi alla maestà di Dio; sta in piedi, si sente sicuro, quasi fosse lui il padrone del tempio! Egli elenca le buone opere compiute: è irreprensibile, osservante della Legge oltre il dovuto, digiuna «due volte alla settimana» e paga le “decime” di tutto quello che possiede. Insomma, più che pregare, il fariseo si compiace della propria osservanza dei precetti. Eppure il suo Il coraggio di Lorenzo e Verónica Lorenzo e Verónica hanno voluto fortemente incontrare il Papa proprio per testimoniare che la loro malattia «può diventare un’esperienza contagiosa di gioia». E Francesco li ha accolti a braccia aperte all’udienza in piazza San Pietro. Lorenzo, 10 anni, è venuto da Cernusco sul Naviglio con la sua famiglia e soprattutto con don David Maria Riboldi, il suo amico prete. «Lorenzo ha un tumore al cervello con cui lotta da un anno a forza di chemio e di capelli che se ne vanno» dice il giovane sacerdote, coadiutore della parrocchia Famiglia di Nazareth. Lorenzo ha ricevuto la prima comunione all’istituto Carlo Besta, specializzato nella cura dei tumori infantili, e ha fatto a casa la sua prima confessione. «Lo davano per spacciato — ricorda don David — e gli ho chiesto se fosse arrabbiato con Gesù. No, è stata la risposta del bambino, Gesù non c’entra niente perché queste sono cose della vita; anzi devo ringraziare Gesù perché nella mia malattia sta facendo tanto per me». Lorenzo, aggiunge don David, «ha un rapporto unico con Gesù e ne è straordinariamente consapevole». E lo ha confidato personalmente al Papa. Francesco ha anche abbracciato con particolare affetto Verónica Cantero Burroni, tredicenne argentina che ha già scritto cinque libri: il primo lo ha pubblicato ad appena sette anni. L’infermità fisica, un problema neurologico contratto al momento della nascita, non ha tolto a Verónica il bel sorriso e l’ironia che si ritrovano anche nelle pagine dei suoi racconti. Riesce a dare volto e cuore ai suoi coetanei schizzandone tratti e fisionomie. Insomma, scrivendo riesce a esprimere i suoi sentimenti. «Il ladro di ombre», il suo ultimo libro, è una vera e propria spy story. Ma soprattutto rivela il mondo di Verónica: la scuola, gli amici, il modo di comunicare dei ragazzi, la passione per il calcio. Con il suo primo libro tradotto in italiano (Edizioni di pagina) ha appena vinto il premio Elsa Morante Ragazzi 2016. Ad accompagnarla c’erano la mamma e il giornalista Alver Metalli. «Ai miei coetanei — dice Verónica — suggerisco di avere la fantasia di viaggiare e stare attenti alla realtà perché, se la osserveranno bene, riconosceranno una storia da scoprire». Caterina Del Colle, docente di religione nel liceo scientifico Amedeo Avogadro di Roma, ha presentato a Francesco, insieme con Federica, una delle sue studentesse, i due anni di lavoro con i giovani sul tema dei cambiamenti climatici. «Uno studio che portiamo avanti in un corso pomeridiano che affianca e sviluppa le lezioni della mattina per quanti liberamente vogliono partecipare» spiega la professoressa. Un lavoro importante e di qualità che ha portato gli studenti a presentare approfondite e documentate istanze alle istituzioni europee a Bruxelles, a confrontarsi con i massimi esperti e con le autorità istituzionali sulle questioni ambientali del bene comune e persino a realizzare una pubblicazione con gli scienziati dell’Enea con tanto di spot, «un vero e proprio manifesto per il clima», intitolato #teen4change e rivolto ai potenti del mondo. Durante l’udienza, Francesco ha benedetto la fiaccola per il giubileo della misericordia, un’iniziativa promossa dai giovani della parrocchia di Solto Collina, nel bergamasco. Nel suo itinerario la fiaccolata farà tappa anche a Sotto il Monte, paese natale di Angelo Giuseppe Roncalli, e sarà accolta nel duomo di Bergamo dal vescovo Francesco Beschi. E verso Bergamo punteranno anche i venticinque ciclisti che, accompagnati da don Roberto Mocchi, parroco di Vigolo, stanno per dare vita al pellegrinaggio su due ruote con partenza da Roma e tappe a Grosseto, Volterra e Sarzana. L’iniziativa è stata promossa dalla fondazione Amici di Santina Zucchinelli, con la collaborazione della polisportiva di Vigolo, affiliata al Centro sportivo italiano. A Francesco, oltre alla maglietta che indosseranno i pellegrini ciclisti, è stato consegnato il libro «Opere di luce» scritto da Vania De Luca e monsignor Luigi Ginami, officiale della Segreteria di Stato, figlio di Santina, per ricordare i 148 studenti cristiani massacrati nell’aprile del 2015 nel campus universitario di Garissa in Kenya e per presentare, appunto, «sette opere di luce» in altrettante periferie del mondo: da Gaza al Perú, dal Vietnam al Brasile. «Roccia del mio cuore è Dio» è il motto della fondazione, che sostiene in ogni modo quanti sono in difficoltà e vengono etichettati come «scarti», nel ricordo di una donna che ha saputo trasformare sofferenza e malattia in un amore senza confini. Inoltre, a parlare dei diritti della famiglia sono venuti in piazza San Pietro Metka Zevnik e Aleš Primc, che in Slovenia hanno dato vita al movimento «Ne va dei bambini». Il Papa ha anche salutato Giuseppe Ottaviani, che il 20 maggio ha compiuto cento anni, detentore di otto record mondiali sulle piste di atletica. E ha benedetto le fedi dei coniugi Martinelli per l’anniversario di matrimonio: i due sposi se le sono nuovamente scambiate, come sessant’anni fa. atteggiamento e le sue parole sono lontani dal modo di agire e di parlare di Dio, il quale ama tutti gli uomini e non disprezza i peccatori. Al contrario, quel fariseo disprezza i peccatori, anche quando segnala l’altro che è lì. Insomma, il fariseo, che si ritiene giusto, trascura il comandamento più importante: l’amore per Dio e per il prossimo. Non basta dunque domandarci quanto preghiamo, dobbiamo anche chiederci come preghiamo, o meglio, com’è il nostro cuore: è importante esaminarlo per valutare i pensieri, i sentimenti, ed estirpare arroganza e ipocrisia. Ma, io domando: si può pregare con arroganza? No. Si può pregare con ipocrisia? No. Soltanto, dobbiamo pregare ponendoci davanti a Dio così come siamo. Non come il fariseo che pregava con arroganza e ipocrisia. Siamo tutti presi dalla frenesia del ritmo quotidiano, spesso in balìa di sensazioni, frastornati, confusi. È necessario imparare a ritrovare il cammino verso il nostro cuore, recuperare il valore dell’intimità e del silenzio, perché è lì che Dio ci incontra e ci parla. Soltanto a partire da lì possiamo a nostra volta incontrare gli altri e parlare con loro. Il fariseo si è incamminato verso il tempio, è sicuro di sé, ma non si accorge di aver smarrito la strada del suo cuore. Il pubblicano invece — l’altro — si presenta nel tempio con animo umile e pentito: «fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto» (v. 13). La sua preghiera è brevissima, non è così lunga come quella del fariseo: «O Dio, abbi pietà di me peccatore». Niente di più. Bella preghiera! Infatti, gli esattori delle tasse — detti appunto, “pubblicani” — erano considerati persone impure, sottomesse ai dominatori stranieri, erano malvisti dalla gente e in genere associati ai “peccatori”. La parabola insegna che si è giusti o peccatori non per la propria appartenenza sociale, ma per il modo di rapportarsi con Dio e per il modo di rapportarsi con i fratelli. I gesti di penitenza e le poche e semplici parole del pubblicano testimoniano la sua consapevolezza circa la sua misera condizione. La sua preghiera è essenziale. Agisce da umile, sicuro solo di essere un peccatore bisognoso di pietà. Se il fariseo non chiedeva nulla perché aveva già tutto, il pubblicano può solo mendicare la misericordia di Dio. E questo è bello: mendicare la mise- ricordia di Dio! Presentandosi “a mani vuote”, con il cuore nudo e riconoscendosi peccatore, il pubblicano mostra a tutti noi la condizione necessaria per ricevere il perdono del Signore. Alla fine proprio lui, così disprezzato, diventa un’icona del vero credente. Gesù conclude la parabola con una sentenza: «Io vi dico: questi — cioè il pubblicano —, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato» (v. 14). Di questi due, chi è il corrotto? Il fariseo. Il fariseo è proprio l’icona del corrotto che fa finta di pregare, ma riesce soltanto a pavoneggiarsi davanti a uno specchio. È un corrotto e fa finta di pregare. Così, nella vita chi si crede giusto e giudica gli altri e li disprezza, è un corrotto e un ipocrita. La superbia compromette ogni azione buona, svuota la preghiera, allontana da Dio e dagli altri. Se Dio predilige l’umiltà non è per avvilirci: l’umiltà è piuttosto condizione necessaria per essere rialzati da Lui, così da sperimentare la misericordia che viene a colmare i nostri vuoti. Se la preghiera del superbo non raggiunge il cuore di Dio, l’umiltà del misero lo spalanca. Dio ha una debolezza: la debolezza per gli umili. Davanti a un cuore umile, Dio apre totalmente il suo cuore. È questa umiltà che la Vergine Maria esprime nel cantico del Magnificat: «Ha guardato l’umiltà della sua serva. [...] di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono» (Lc 1, 48.50). Ci aiuti lei, la nostra Madre, a pregare con cuore umile. E noi, ripetiamo per tre volte, quella bella preghiera: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Verso la commemorazione ecumenica della Riforma La commemorazione ecumenica congiunta luterano-cattolica del cinquecentesimo anniversario della Riforma, in programma il 31 ottobre in Svezia, si svolgerà in due momenti: una liturgia nella cattedrale di Lund e un avvenimento pubblico nello stadio di Malmö. Lo ha reso noto mercoledì 1° giugno un comunicato congiunto della Federazione luterana mondiale (Lwf) e del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. L’avvenimento — prosegue la nota — intende mettere in evidenza i cinquant’anni di continuo dialogo ecumenico fra cattolici e luterani e i doni derivanti da tale collaborazione. La cattedrale di Lund sarà il luogo dove si svolgerà la cerimonia di preghiera comune, basata sulla guida liturgica cattolico-luterana di recente pubblicazione intitolata Preghiera Comune, che a sua volta si fonda sul documento Dal conflitto alla comunione. Lo stadio di Malmö — può ospitare fino a diecimila persone — sarà lo scenario dove saranno presentati gli aspetti più importanti del lavoro comune del Servizio mondiale della Federazione luterana (Lwf World Service) e di Caritas Internationalis, come la cura dei profughi, il servizio della pace e la difesa della giustizia climatica. Papa Francesco, il vescovo Munib A. Younan e il reverendo Martin Junge, rispettivamente presidente e segretario generale della Lwf, guideranno la preghiera comune a Lund e l’avvenimento di Malmö, in collaborazione con i responsabili della Chiesa di Svezia e della diocesi cattolica di Stoccolma. Sul sito web www.lund2016.net è possibile trovare tutte le informazioni aggiornate sulla commemorazione ecumenica congiunta. In ogni caso, ha dichiarato il direttore della Sala stampa della Santa Sede a margine del comunicato, il programma completo del viaggio del Pontefice in Svezia verrà pubblicato successivamente e comprenderà anche una celebrazione eucaristica con la comunità cattolica nella mattina del 1° novembre. Nel saluto ai giovani polacchi radunati a Lednica «Sull’esempio di Maria, ripetete quotidianamente il vostro “amen”». È l’invito rivolto dal Papa ai giovani polacchi riuniti a Lednica per l’annuale raduno. Francesco li ha salutati al termine della catechesi, indirizzando parole di benvenuto ai vari gruppi linguistici presenti in piazza. Amen quotidiano Sono lieto di salutare i fedeli di lingua francese, in particolare i pellegrini di Bayonne, con il Vescovo Mons. Aillet, come pure i giovani e gli altri gruppi venuti da diverse diocesi della Francia. Che la Vergine Maria, di cui abbiamo celebrato ieri la Visitazione a sua cugina Elisabetta, ci aiuti a rivolgerci verso Dio e ci insegni a pregarlo con cuore umile. Che Dio vi benedica! Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Irlanda, Scozia, Norvegia, Svezia, Vietnam, Cina, Indonesia, Filippine, Nigeria, Canada e Stati Uniti d’America. Con fervidi auguri che il presente Giubileo della Misericordia sia per voi e per le vostre famiglie un tempo di grazia e di rinnovamento spirituale, invoco su voi tutti la gioia e pace del Signore Gesù! Sono molto lieto di accogliere i fratelli e le sorelle di lingua tedesca e neerlandese. Un saluto particolare rivolgo ai sacerdoti della Diocesi di Würzburg accompagnati dal loro Vescovo Mons. Friedhelm Hofmann. Solo chi si fa piccolo davanti al Signore, può sperimentare la grandezza della sua misericordia. Chiediamo a Maria, nostra madre, di aiutarci a pregare con cuore umile. E non dimenticate di pregare per me e per tutta la Chiesa. Grazie. Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España y Latinoamérica. Que la Virgen María, nuestra Madre, que proclama en el Magnificat la misericordia del Señor, nos ayude a orar siempre con un corazón semejante al suyo. Saluto cordialmente gli alunni e insegnanti della Scuola Eça de Queirós, i fedeli della parrocchia di Lapa e della diocesi di Paraná, e gli altri pellegrini di lingua portoghese: a tutti ricordo che la preghiera apre la porta della nostra vita a Dio. Egli ci insegna a uscire da noi stessi per andare a incontrare gli altri immersi nella prova, portando loro conforto, luce e speranza. Su di voi e sulle vostre famiglie scenda la benedizione del Signore. Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba provenienti dal Medio Oriente e rivolgo un saluto speciale ai fedeli maroniti provenienti dagli Stati Uniti di America accompagnati da Mons. Abdallah Elias Zaidan, Eparca di Nostra Signora del Libano a Los Angeles! Cari fratelli e sorelle, San Giacomo ci esorta dicendo: “Umiliatevi davanti al Signore ed egli vi esalterà” (Gc 4, 10). Guardiamo Maria e chiediamo la grazia dell’umiltà che Dio ci insegna. Il Signore vi benedica! Saluto cordialmente i pellegrini polacchi. Oggi in modo particolare mi unisco ai giovani che, come ogni anno, si radunano a Lednica. Cari amici, voi insieme desiderate ad alta voce dire, cantare e ballare il vostro “Amen”. Questa è la vostra conferma del personale affidamento a Cristo che i vostri avi hanno accolto insieme al battesimo 1050 anni or sono. Sull’esempio di Maria, la cui vita è stata totalmente permeata dalla gloria di Dio, nello Spirito Santo ripetete quotidianamente il vostro “Amen - così sia!”. Il ricordo di padre Jan, iniziatore dei vostri incontri, che ormai sta presso il Signore, vi ispiri sulle vie della fe- de. Benedico di cuore voi e i vostri Pastori. Sia lodato Gesù Cristo! Rivolgo un cordiale benvenuto ai fedeli di lingua italiana. In particolare, saluto i fedeli delle Diocesi di Mondovì e quelli di Casale Monferrato, con il Vescovo Mons. Alceste Catella; i gruppi parrocchiali, le associazioni e le scolaresche: vi invito tutti a perseverare nei rispettivi impegni con umiltà, diffondendo attorno a voi la misericordia e la consolazione cristiana, specialmente verso quanti vivono nel bisogno. Saluto i partecipanti al Corso promosso dalla Congregazione delle Cause dei Santi: cari fratelli e sorelle, vi esorto ad operare affinché le cause di beatificazione e canonizzazione rilancino, nelle diocesi e negli istituti religiosi, l’entusiasmo della fede e un rifiorito impegno per la missione e la propria santificazione. Venerdì ricorre la Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, quest’anno arricchita dal Giubileo dei sacerdoti. Invito tutti a pregare in tutto il mese di giugno il Cuore di Gesù e a sostenere con la vicinanza e l’affetto i vostri sacerdoti affinché siano sempre immagine di quel Cuore pieno di amore misericordioso. Un pensiero speciale porgo ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Cari giovani, attingete al Cuore di Gesù il nutrimento della vostra vita spirituale e la fonte della vostra speranza; cari ammalati, offrite la vostra sofferenza al Signore, perché continui ad estendere il suo amore nel cuore degli uomini; e voi, cari sposi novelli, accostatevi frequentemente all’Eucarestia, perché, nutriti di Cristo, siate famiglie cristiane toccate dall’amore di quel Cuore divino.