Uno sguardo alle elezioni americane Archivo
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UNO SGUARDO ALLE ELEZIONI AMERICANE Hillary Clinton ha perso le elezioni presidenziali degli Stati Uniti, a sorpresa. Ex segretario di Stato, ex senatrice dello stato di New York ed ex first lady degli Stati Uniti, Hillary Clinton è stata battuta dal candidato Repubblicano Donald Trump. Il risultato delle elezioni ha contraddetto la maggior parte delle previsioni ed è andato contro gli endorsement di moltissimi giornali e personaggi famosi americani. Il discorso finale di Donald Trump Luglio 2016 – A Cleveland, negli Stati Uniti, la convention del Partito Repubblicano statunitense si è conclusa con il discorso di Donald Trump. Nel corso del discorso Trump si è definito più volte il candidato «della legge e dell’ordine», descrivendo un paese in cui la criminalità e la violenza sono fuori controllo. Tutto il discorso ha girato attorno al tema della sicurezza e della protezione degli americani: dagli immigrati, dal terrorismo, dal crimine, dalle tasse, dalla globalizzazione, dai trattati di libero scambio. «Ho visitato le fabbriche che hanno licenziato lavoratori, e le comunità che sono state distrutte da questi terribili e ingiusti trattati commerciali. Queste sono le persone dimenticate dal nostro paese. Persone che lavorano sodo ma che non hanno più una voce. Io sono la vostra voce» Trump ha dedicato buona parte del suo discorso alla lotta alla criminalità, citando statistiche che mostrano come i reati sono aumentati nelle 50 più grandi città americane (anche se complessivamente negli Stati Uniti i reati sono in diminuzione da decenni). Proseguendo su quanto tracciato da molti altri discorsi lungo la convention di questi giorni, Trump ha descritto l’America come un paese allo sbando, nel caos e in gravissimo declino, con un sistema dell’immigrazione fuori controllo e una politica estera disastrosa che permette ai suoi rivali di fare quello che vogliono. Anche per questo Trump ha detto di voler mettere l’America al primo posto e farla finita col «globalismo». “La differenza più importante tra le nostre proposte e quella dei nostri avversari è che noi mettiamo al primo posto l’America. L’americanismo, e non il globalismo, sarà il nostro credo. Finché saremo guidati da politici che non mettono l’America al primo posto, potete star certi che gli altri paesi non ci tratteranno con rispetto. Tutto questo cambierà nel 2017. Il popolo americano verrà di nuovo prima di tutto il resto. Cominceremo con il ripristinare la sicurezza a casa nostra: quartieri sicuri, confini sicuri, protezione dal terrorismo. Non può esserci nessuna prosperità senza legge e ordine”. Trump ha promesso di risolvere – e di farlo velocemente: ha usato più volte la parola “fast” – problemi di enormi proporzioni, dalla criminalità al terrorismo internazionale. A un certo punto ha detto esplicitamente che “il crimine e la violenza che affliggono la nostra nazione finiranno presto. Da gennaio del 2017, la sicurezza sarà ripristinata”. Obiettivi così ambiziosi, probabilmente irreali, avrebbero richiesto qualche spiegazione concreta sul “come”: ma come fatto dagli altri oratori durante il resto della convention, Trump ha sempre parlato solo dei risultati che intende ottenere senza mai nemmeno accennare a come ottenerli. Nel suo discorso di stasera Trump ha promesso di operare un taglio delle tasse di proporzioni storiche, ma allo stesso tempo di aumentare gli investimenti; ha promesso di sconfiggere l’ISIS e fermare l’immigrazione, ma senza spiegare come. Così conclude Trump: “La mia avversaria chiede ai suoi sostenitori di recitare una promessa di lealtà: ‘I’m with her’. Io ho scelto di recitare una promessa diversa. ‘I’m with you’. Io sono la vostra voce. A ogni genitore che ha sogni per il futuro del suo bambino, a ogni bambino che ha sogni per il suo futuro, io vi dico questo stasera: sono con voi, combatterò per voi, vincerò per voi”. Il discorso finale di Hillary Clinton Luglio 2016 – Alla chiusura della convention democratica, parla di “umiltà”, “lavoro”, “diritti per tutti”. "È con umiltà, determinazione e sconfinata fiducia che accetto la vostra nomination a presidente degli Stati Uniti". Emozionata e tesa quando sale sul palco per il discorso di chiusura della convention democratica, Hillary Clinton, candidato repubblicano alla presidenza degli Stati Uniti d'America, si scalda con il passare dei minuti e con gli applausi e i cori del pubblico. E chiarisce subito: "Sarò il presidente per i democratici e i repubblicani e per gli indipendenti. Per chi lotta, per chi ambisce e per chi ha successo. Per quelli che votano per me e per quelli che non lo fanno. Per tutti gli americani. Porterò tutte le voci alla Casa Bianca". Queste elezioni sono la ''resa dei conti'' per l'America: in gioco ci sono due visioni della realtà. Hillary Clinton delinea la sua: una realtà fatta di unità, di compromessi, ma anche di azione. E di rispetto dei diritti di tutti. Racconta di se stessa, della sua famiglia: ''Nessuno di noi ha il suo nome su un grattacielo. Siamo costruttori di un altro tipo'' afferma, riferendosi indirettamente a Trump. "Stanotte abbiamo raggiunto una pietra miliare lungo la marcia del nostro Paese verso un'Unione più perfetta. La prima volta che un partito nomina una donna per la presidenza... E quando non ci sono soffitti il limite è il cielo". "Ma più importante della storia che facciamo stanotte è la storia che scriveremo insieme negli anni a venire". Delinea la sua visione dell'America, una visione ottimista: ''L'America è grande. Non lasciatevi dire da nessuno che siamo deboli. E non credete a Donald Trump che dice di essere l'unico a poter risolvere i problemi'', spiega. ''L'unica cosa di cui dobbiamo avere paura, è la paura. Ma noi non abbiamo paura''. “L'economia non è dove dovrebbe perché la democrazia non funziona. La mia missione come presidente - promette la candidata alla Casa Bianca - sarà creare più opportunità e più posti di lavoro con buoni stipendi. Sarà la mia missione dal primo all'ultimo giorno'', aggiunge, assicurando che la sua sarà una leadership "ferma e solida". E guarda all'ambiente: "Io credo nella scienza. Io credo che i cambiamenti climatici siano reali e che noi possiamo salvare il nostro pianeta". E ancora: "Le grandi società di Wall Street e i super ricchi cominceranno a pagare la loro giusta porzione di tasse. Non perché ce l'abbiamo con chi ha successo. Ma perché quando più del 90% dei guadagni vanno all'1% della popolazione, è lì che si trovano i soldi". Su Trump: “Donald Trump dice che vuole fare l'America di nuovo grande. Bene, intanto potrebbe cominciare a fare le cose di nuovo in America e non all'estero", affonda Clinton. E poi l'attacco finale: "Immaginatelo nello Studio Ovale affrontare una crisi reale. Un uomo che si infuria con un tweet non è un uomo a cui possiamo affidare un arsenale nucleare". "La verità è che... questo è Donald Trump, non ce n'è un altro”. I PROGRAMMI Ecco in sintesi le proposte di Clinton e Trump e le posizioni sulle questioni più scottanti. Fisco Clinton: più tasse per i ricchi Il programma fiscale dell'ex first lady si inserisce nella tradizione del partito democratico. La Clinton intende ridurre la straordinaria diseguaglianza negli Usa aumentando le tasse per i più ricchi. Inoltre, ha promesso aiuti fiscali alle famiglie del ceto medio per quel che riguarda educazione e salute. Secondo i conti dell'ex segretario di Stato, l'1% più ricco pagherebbe da solo circa tre quarti dell'incremento totale del gettito fiscale. Trump: meno tasse per le imprese Il piano di Trump include il taglio delle imposte sulle imprese, l'eliminazione delle tasse sugli immobili. Secondo alcuni, l'1% più ricco vedrebbe un incremento a doppia cifra del proprio reddito. Lavoro Clinton: investimenti nelle Pmi La Clinton punta a creare nuovi posti di lavoro attraverso investimenti nell'industria manifatturiera, nella tecnologia, nelle energie rinnovabili e nelle piccole e medie imprese. La candidata ha dichiarato che il suo piano porterebbe alla creazione di 10 milioni di nuovi posti di lavoro. Trump: lotta alla delocalizzazione Trump ha sparato ancora più in alto, promettendo 25 milioni di posti in più in 10 anni. Il magnate ha insistito molto sul fatto che troppi impieghi, specialmente nel manifatturiero, vengono trasferiti all'estero, dove la manodopera costa molto meno. Grazie al suo programma, sostiene, questi posti di lavoro torneranno negli Usa. Immigrazione Clinton: regolarizzazione degli immigrati Hillary ha dichiarato che intende continuare le politiche di Barack Obama, regolarizzando gli immigrati residenti a lungo negli Stati Uniti e delle loro famiglie. L'ex segretario di Stato ha parlato di una riforma dell'immigrazione che comprende un percorso semplificato per gli immigrati senza documenti per ottenere la residenza legale ed eventualmente la cittadinanza Usa. Trump: muro e deportazione forzata L'immigrazione è il principale cavallo di battaglia di Trump. Sulla paura e la diffidenza degli americani verso gli stranieri il magnate ha puntato tutto fin dall'inizio della campagna. Al centro del programma, il famoso muro da costruire al confine con il Messico. Inoltre, il tycoon ha puntato su limitazioni all'immigrazione legale e sulla diminuzione di stranieri negli Usa in generale. Tra le proposte più clamorose del candidato, in parte ritrattate, quella di deportare con la forza 11 milioni di immigrati senza documenti e quella di chiudere i confini nazionali a tutti i musulmani. Rifugiati Clinton: potenziamento dell'accoglienza Hillary Clinton ha proposto un aumento del numero di rifugiati siriani accolti dagli Usa, portandolo dagli attuali 10 mila a 65 mila. La Clinton punta sulla storia americana e sulla composizione stessa della società, formata da centinaia di diverse etnie e da immigrati provenienti da tutto il mondo. Trump: sospensione delle procedure di accoglienza Da parte sua, Trump ha agitato lo spauracchio del terrorismo per sostenere le sue politiche di chiusura. Secondo Trump, accettare profughi dal Medio Oriente comporta un forte rischio per la sicurezza nazionale. Per questo motivo, ha promesso di sospendere le procedure di accoglienza finché procedure di controllo estremamente severe non verranno applicate. Politica estera Clinton: rafforzamento dell'impegno in Siria e Iraq La Clinton ha fatto sapere che intende aumentare l'impegno del Pentagono in Siria e Iraq, è per una continuativa presenza militare in Afghanistan e appoggia fermamente la Nato. Trump: isolazionismo e lotta all'Isis Trump ha duramente criticato l'invasione dell'Iraq del 2003 e le politiche dell'amministrazione Obama in Medio Oriente (in particolare quelle tenute mentre la Clinton era al Dipartimento di Stato). Il tycoon ha proposto un riavvicinamento con la Russia di Vladimir Putin e ha messo in dubbio la tradizionale rete di alleanze americana. Secondo Trump, gli Usa spendono troppo per sostenere i propri partner sia nella Nato sia in Medio Oriente e Asia e ha chiesto un maggior impegno economico da parte degli Stati amici. Molte dichiarazioni del repubblicano lascerebbero pensare a una politica estera di tipo isolazionista, ma la linea dura proposta dal magnate verso il terrorismo (in particolare verso lo Stato islamico) contraddice la prima ipotesi. Unico denominatore comune tra i due candidati è l'alleanza forte con Israele. USA E ITALIA: DUE MODI DIVERSI DI FARE IL PRESIDENTE Stati Uniti Italia Deve avere almeno 35 anni. Viene eletto da un'assemblea di "grandi elettori" eletta solo per questo scopo. Resta in carica 4 anni. Può essere rieletto solo una seconda volta. In caso di morte o di dimissioni gli subentra il vicepresidente fino al termine del mandato. Non può sciogliere il Congresso in nessun caso. É capo dello stato ma anche il capo del governo. Nomina tutti e 9 i giudici della Corte Suprema. Al termine del suo mandato torna ad essere un privato cittadino. Deve avere almeno 50 anni. Viene eletto dal Parlamento e da una rappresentanza di consiglieri regionali. Resta in carica 7 anni. Non ci sono limiti alla sua rielezione. In caso di morte o di dimissioni il Parlamento elegge un nuovo presidente. Può sciogliere il Parlamento o anche una sola delle Camere. É capo dello stato e nomina il capo del governo. Nomina 5 dei 15 giudici della Corte Costituzionale. Al termine del suo mandato diventa, se lo accetta, senatore a vita.