Cinema francese

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Cinema francese
Cinema francese
Il cinema francese riveste un ruolo artistico di fonda- A questo periodo risalgono le prime case di produzione:
mentale influenza nel panorama cinematografico interna- la Pathé Frères, fondata da Charles Pathé nel 1896, e la
zionale.
Gaumont, fondata da Lèon Gaumont nel 1897.
La Pathé Frères era una grande società, autosufficiente
nella produzione industriale: realizzava autonomamente
le pellicole, i proiettori e le macchine da presa e disponeva di tre diversi studi dove girare i propri film. Il loro
uomo di punta era Fernando Zecca, un regista molto preparato che rese possibile un attento progresso tecnologico e una costante supervisione sui nuovi registi che venivano ingaggiati. Nel 1904, la Pathé Frères aprì cinque
nuovi filiali a Londra, New York, Mosca, Berlino e San
Pietroburgo, affermandosi inequivocabilmente come più
grande casa di produzione al mondo. Nel 1906 acquistò
diverse sale e dal 1907 soppiantò la vendita con il noleggio, curando la distribuzione anche per pellicole prodotte da altre compagnie. Puntò tutto sulle serie a carattere comico: quelle di maggior successo furono Boireau e
Max, celebre personaggio di Max Linder.
Un manifesto del cinema dei Fratelli Lumière
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1.1
Storia
Nascita del cinema
Al termine del XIX secolo, nei primi anni del cinema,
la Francia conobbe i suoi più importanti attori. Auguste
e Louis Lumière inventarono il cinematografo e la prima proiezione pubblica di alcuni loro film a Parigi, il 28
dicembre 1895, è rimasto nella storia come la data di
nascita ufficiale del cinema.
Negli anni a seguire, i registi di tutto il mondo inaugurarono un grande ciclo di sperimentazione del nuovo medium: Georges Méliès
il contributo di Georges Méliès fu uno tra i più prolifici ed
efficienti. È suo il primo film di fantascienza della storia: Bandiera della Gaumont fu invece Alice Guy-Blaché, la
Le Voyage dans la Lune, 1902.
prima regista donna, autrice nel 1896 di La Fée aux
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STORIA
Choux e, fino al 1906, di oltre 400 film, quasi tutti in- d'Italie, 1928).
centrati sull'attualità. Continuò la sua carriera negli Stati
Uniti, così come Maurice Tourneur. La Gaumont, in questo periodo, preferì dedicarsi più alla sperimentazione 1.3 Anni '30 e '40: il realismo poetico
tecnologica che alla produzione cinematografica. Anche
l'apporto di Léonce Perret e Louis Feuillade, l'uno più
dedito alla cura delle luci e dell'emotività dei film, l'altro
arguto regista di serial comici, fu di grande rilevanza nel
cinema degli anni dieci.
1.2
Anni '20: impressionismo e surrealismo
L'inizio degli anni venti fu segnato dalla nascita di numerosi movimenti artistici legati al cinema. Louis Delluc, eminente critico del tempo, introdusse il concetto
di photogènie, sottolineando come ciascun soggetto reale
trovasse nuova forma ed espressione nella sua trasposizione su pellicola. A partire da queste osservazioni, i film
dei registi francesi furono connotati da una forte fase impressionistica, inaugurata da La decima sinfonia (La dixìème symphonie, 1918), di Abel Gance, il dramma sociale di un geniale compositore che pareva, quasi in maniera
trascendente, incarnare nella sua musica lo spirito sinfonico di Beethoven. Dopo il grande successo, Gance lasciò la
Pathé e si mise in proprio, fondando la Films Abel Gance.
Anche Delluc, nel 1921, fondò una sua casa di produzione, la Fièvre. Buona interprete dell'impressionismo cinematografico francese fu anche Germaine Dulac, autrice
di La sorridente madame Beudet (La souriante madame
Beudet, 1922), uno tra i primi film femministi della storia, e La conchiglia e l'ecclesiastico (La coquille et le clergyman, 1928), esperimento d'avanguardia sceneggiato da
Antonin Artaud.
Il piccolo Jean Renoir in un quadro del padre (1895)
Negli anni trenta, a cavallo tra le due guerre mondiali,
Feyder diede formalmente il via alla stagione del realismo
poetico con Pensione Mimosa (1934). Fu però con Julien
Duvivier, Marcel Carné e Jean Renoir (figlio del pittore
Pierre-Auguste Renoir) che il movimento ebbe la sua
affermazione definitiva.
Jacques Feyder, belga di nascita ma culturalmente francese, fu più dedito alla sperimentazione che alla produzione registica vera e propria: ricordiamo Teresa Raquin, un adattamento datato 1928 dell'omonimo romanzo
di Émile Zola. Tuttavia, il suo ingegno fu di grande ispirazione per i registi che operarono negli anni a
seguire.
Julien Duvivier, con il suo Il bandito della Casbah (Pépé le
Moko, 1937), diede magistralmente voce al tipico romanticismo francese, allestendo una storia d'amore difficile e
drammatica che, negli anni a venire, sarà d'esempio per
tutti i film di genere. Grazie a questa pellicola, Jean Gabin si consacrò come uno tra gli attori più acclamati del
periodo.
Il vero innovatore francese di questi anni, però, fu senza ombra di dubbio René Clair, un cineasta che seppe
abilmente sfruttare la lezione tecnica di Méliès: il suo visionario Entr'acte (1924) è un film di matrice surrealista
musicato da Erik Satie, che concilia la pragmaticità del
burlesque con la frenesia della società a lui contemporanea, in piena sintonia con il movimento dada (era infatti destinato alla proiezione durante una messinscena di
Picabia al teatro parigino dell'Élysée). Già nella sua prima opera, Parigi che dorme (Paris qui dort, 1924), è un
fantascientifico raggio a sconvolgere la quotidianità, così
come ne Il viaggio immaginario (Le voyage imaginaire,
1926) la realtà diventa una variopinta scenografia fiabesca. Raccolse grande consenso anche la brillante commedia Un cappello di paglia di Firenze (Un chapeau de paille
Renoir rappresentò l'espressione più riuscita del realismo
poetico, realizzando pellicole di grande valore artistico,
come La vita è nostra (1936), La grande illusione (1937)
e, prima di subire l'esilio negli Stati Uniti, il magnifico La
regola del gioco (1939), tutt'oggi considerato dalla critica
uno dei più grandi film di sempre.
Il contributo di Marcel Carné è invece identificabile nei
suoi capolavori L'Amore e il diavolo (Les visiteurs du soir,
1943) e Gli amanti perduti (Les enfants du paradis, 19441945) (quest'ultimo della durata di oltre tre ore e uscito
in due parti), girati entrambi durante la seconda guerra
mondiale e sceneggiati da Jacques Prévert. Degni di nota
anche Il porto delle nebbie (Quai des brumes, 1938) e Alba
tragica (Le jour se lève, 1939), entrambi interpretati, nel
ruolo di protagonista, da Gabin.
1.5
Anni '80 e '90
Un regista che, nonostante la breve vita e la esigua produzione, viene considerato un maestro del cinema moderno
è Jean Vigo. Autore di Zero in Condotta (Zéro de conduite, 1932), film di una perfezione formale unica, riuscì a completare, poco prima di morire di tubercolosi,
L'Atalante (1934), una intensa storia d'amore tutt'oggi di
grande interesse per i critici (si pensi alle sequenze della sigla di Fuori orario di Enrico Ghezzi). Luis Buñuel,
Manoel de Oliveira e Bernardo Bertolucci hanno più volte manifestato il loro sentimento debitore nei confronti
del taglio immaginifico e ribelle dei film di Vigo.
1.4
Dal dopoguerra agli anni '70: la nouvelle vague
3
realizzazione di film, specialmente in Francia, avviando
una splendida stagione conosciuta come nouvelle vague
(nuova onda). L'eclettismo di un personaggio come Jean
Cocteau, pregevole letterato, disegnatore e regista parigino, fu una chiara avvisaglia dei cambiamenti a cui stava
andando incontro la settima arte.
Uno tra i primi ad inaugurare la nuova fase, con ottimi
risultati, fu Jean-Luc Godard, con Fino all'ultimo respiro
(À bout de souffle, 1960), interpretato dalla memorabile
coppia formata da Jean-Paul Belmondo e Jean Seberg.
Il simbolo della nouvelle vague è però rimasto I quattrocento colpi (Les quatre-cent coups, 1959) di François
Truffaut, con Jean-Pierre Léaud. Truffaut fece coppia fissa con Léaud per vent'anni, reinventandolo di volta in volta, specialmente nel personaggio di Antoine Doinel, condotto - con Christine Darbon (Claude Jade) - all'amore
(Baci rubati, 1968), al matrimonio (Domicile conjugal,
1970) e al divorzio (L'amore fugge, 1978). Nel corso degli anni '70 si impose come cineasta anche la scrittrice
Marguerite Duras, regista di film fascinosi e vagamente
decadenti, fra cui il celebre India song (1975), languida
storia d'amore nell'India degli anni '30.
1.5 Anni '80 e '90
Amedeo Modigliani, Ritratto di Jean Cocteau (1916)
Bridget Fonda e Luc Besson al Festival di Cannes 2001
Con la fondazione di Cahiers du cinéma nel 1951, André
Bazin consegnò alla Francia e al mondo una rivista critica
di spessore inedito, fino ad allora. Articoli scritti da registi, letterati, giornalisti e semplici cinefili ne popolarono
le pagine, ospitando firme del calibro di Jean-Luc Godard, François Truffaut, Claude Chabrol, Eric Rohmer,
Jacques Rivette e Robert Bresson. I Cahiers hanno avuto
il merito di aprire un dibattito internazionale, coinvolgendo attivamente la scuola statunitense hollywoodiana, fino
ad allora fortemente criticata, e le avanguardie europee
(Rossellini e Ophüls su tutti).
La quotidiana discussione teorica e tecnica sulle sorti del
cinema suscitò un vasto e partecipato interesse nei confronti di quella che, finita la guerra, andava imponendosi come la nuova frontiera dell'espressione artistica;
un numero sempre maggiore di registi si cimentò nella
Con l'avvento della televisione, l'intera industria cinematografica uscì fortemente ridimensionata. In Francia si
passò da picchi di un miliardo e mezzo di spettatori nel
1947 a 193 milioni nel 1970. Gli anni ottanta segnarono
un momento di grande impasse, che comportò la necessità, da parte delle case produttrici, di rivisitare le loro
politiche.
I traghettatori di questa delicata fase furono personalità
come Alain Delon, Gérard Depardieu e Isabelle Adjani,
nonostante alcuni approcci talentuosi da parte di nuove
leve. I primi sentori di una vague anni '80 arrivarono con
Jean-Jacques Beineix, un regista proveniente da esperienze televisive che nel 1981 conquistò ben 4 César grazie
al suo primo lungometraggio, Diva, confermandosi nel
1986 con Betty Blue (37º2 le matin). Nel 1983, invece,
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girò il suo primo film Luc Besson, che a partire dal 1988
sfornò, uno dopo l'altro, i celebri film Il grande blu, Nikita, Atlantis, Léon, Il quinto elemento e Giovanna D'Arco
(1999). Besson si è avvalso, durante gli anni, di una collaborazione costante con numerosi attori, tra i quali Jean
Reno, Natalie Portman, Jean-Hugues Anglade e Milla Jovovich. Soprattutto negli anni novanta, Besson si è concentrato sulla produzione e sulla realizzazione di film di
largo consumo.
Nel contempo, una corrente vicina ai Cahiers cominciò ad
affermarsi in una sorta di panorama post-nouvelle vague,
principalmente nelle figure di Leos Carax (Rosso sangue,
1986), Olivier Assayas (Il disordine, 1986), Patrice Leconte (Tandem, 1987), Jean-Pierre Jeunet (Delicatessen,
1991) e Mathieu Kassovitz (L'odio, 1995).
A partire dagli anni '90, toccò a una generazione indipendente (erede dei giochi sperimentali di Rivette e Chabrol), che mosse i primi passi negli ambienti specializzati, per poi raccogliere consensi anche dal grande pubblico: è il caso di François Ozon, Xavier Giannoli e Michel
Gondry, eccentrici registi che tutt'oggi amano affiancare
soluzioni visionarie e post-moderne ai connotati intimisti
tipici della scuola transalpina.
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Festival e premi
• Festival di Cannes
• Premio Cesar
• Premio Louis-Delluc
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Altri progetti
•
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Commons contiene immagini o altri file su
Cinema francese
Collegamenti esterni
• Cinema francese in Tesauro del Nuovo Soggettario,
BNCF, marzo 2013.
• Sacramento French Film Festival Festival annuale
dedicato al cinema classico francese
• Tutto il cinema francese i film, le recensioni, le classifiche, le foto, le locandine, i trailer, i generi (sul sito
Filmtv.it)
• Tutti i film prodotti in Francia: la guida ai film, al
cinema e alle serie tv (su Movieplayer.it)
COLLEGAMENTI ESTERNI
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Fonti per testo e immagini; autori; licenze
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Testo
• Cinema francese Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Cinema_francese?oldid=67154821 Contributori: Gac, Ary29, Retaggio, ZeroBot,
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5.2
Immagini
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