PROGETTO MAHUNINGA_Impianto di recupero e riutilizzo delle

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PROGETTO MAHUNINGA_Impianto di recupero e riutilizzo delle
AMA ENERGIA ZERO onlus
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SECONDO STRALCIO FUNZIONALE
Catch water where it falls
PROGETTO DI UN IMPIANTO PER IL RECUPERO DELLE METEORICHE
NELL’OSPEDALE- DISPENSARIO DI MAHUNINGA (TANZANIA)
Mantova, 10 ottobre 2012
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A. INTRODUZIONE
L’energia da fonti rinnovabili sono utilizzate da qualche anno in molti paesi africani per soddisfare il fabbisogno
energetico locale. Piccoli impianti di produzione energetica eolici, solari e geotermici sono presenti in molte località
dell'Africa e forniscono energia nelle zone più remote dove manca una rete di distribuzione.
L'Africa è il continente più grande e popoloso del mondo dopo l'Asia. Circa un terzo della popolazione non ha accesso
all'elettricità. La disponibilità di energia elettrica è presente in Africa soltanto in alcuni paesi come Libia, Egitto e
Sudafrica e negli stessi, quindi, si è sviluppato l’uso di prodotti tecnologici, fra i quali la stessa rete internet. Escludendo
questi casi particolari, la stima della percentuale di popolazione con accesso all'elettricità scende al 20%, con picchi
negativi del 5% nei paesi meno sviluppati. La maggior parte delle centrali elettriche di grandi dimensioni sono state
costruite fra gli anni cinquanta e sessanta, e carenze nella loro manutenzione fanno si che molte di esse oggi producano
energia solo per una frazione della loro capacità originaria.
Una più capillare diffusione dell'energia viene considerato uno degli elementi chiave nella lotta alla povertà e nel
rilancio dell'economia dell'Africa, ed è fra gli obiettivi espliciti che le Nazioni Unite si sono poste rispetto allo sviluppo
del continente nel nuovo millennio.
I combustibili tradizionali di origine fossile non sono considerati, in generale, una fonte energetica promettente per il
futuro sviluppo dell'Africa, a causa dell'impatto ambientale. Combustibili di origine biologica sono comunque molto
diffusi nell'Africa subsahariana, soprattutto per il riscaldamento delle abitazioni. Fa eccezione il Sudafrica, che ha
infrastrutture energetiche più simili a quelle europee. L'uso che viene fatto di questo genere di combustibili in Africa è
comunque estremamente inefficiente e contribuisce alla diffusione di malattie respiratorie. Da qui il ruolo fondamentale
dell'energia rinnovabile. Per i paesi africani che stanno emergendo o cercano di emergere dalla condizione di
sottosviluppo, in generale, l'utilizzo di combustibili fossili non viene considerato un'opzione percorribile per colmare le
attuali lacune di approvvigionamento energetico, data la sempre maggiore scarsità di tali risorse a livello planetario e le
conseguenti implicazioni di ordine politico ed economico.
Il sistema di reti elettriche esistente raggiunge solo una piccola parte del territorio. Sebbene alcuni progetti siano in
corso per ampliare tale sistema, le caratteristiche demografiche dell'Africa, in cui la gran parte della popolazione è
distribuita e dispersa in vaste aree rurali, rendono irrealistico ipotizzare che le reti fisse possano raggiungere
capillarmente la popolazione. Questa distribuzione della popolazione è anche il motivo, per esempio, per cui la telefonia
fissa in Africa ha una penetrazione enormemente inferiore a quella mobile.
In questo contesto, la soluzione energetica che appare più applicabile in Africa consiste nella produzione di energia
attraverso piccoli impianti distribuiti sul territorio e destinati a soddisfare le esigenze locali, soluzione che è stata
adottata anche in molte realtà rurali nel resto del mondo. La produzione energetica a partire da fonti rinnovabili
(idroelettrica, eolica, solare, geotermica) sarebbe particolarmente conciliabile con le necessità di basso impatto
ambientale proprie del mondo agricolo, ma anche di altri settore chiave dell'economia dei paesi africani, come il
turismo. Questa linea di sviluppo energetico per l'Africa è sostenuta da numerose autorità nazionali e internazionali sia
nella stessa Africa che nel resto del mondo.
Gli impianti per la produzione di energia solare ed eolica, in particolare, presentano numerose caratteristiche
particolarmente adatte a una realtà demografica e geografica come quella delle grandi aree rurali dell'Africa
subsahariana. Entrambi i tipi di impianti sono fortemente scalabili, e possono quindi essere impiegati per soddisfare le
esigenze energetiche di comunità di diverse dimensioni, nonché adattati nel caso che tali esigenze mutino nel tempo
(per esempio in seguito all'ingrandirsi di un insediamento). Inoltre, si tratta di impianti modulari che possono subire
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guasti localizzati (per esempio la rottura di un pannello solare) senza perdere del tutto la propria funzionalità,
caratteristica adatta all'impiego in località remote dove la manutenzione potrebbe essere sporadica e i tempi di
intervento in caso di guasto non rapidi. La maggiore affidabilità degli impianti di questo tipo rispetto alle centrali
elettriche più tradizionali li rende anche consigliabili in aree geografiche soggette a conflitti.
Molti paesi africani godono di un numero elevato di giorni di sole all'anno; oltre l'80% del territorio riceve quasi 2.000
kw di energia solare all'ora per metro quadro. Uno studio recente mostra che un impianto solare che coprisse lo 0,3%
della superficie del Nordafrica basterebbe a soddisfare il fabbisogno energetico dell'intera Unione Europea. Numerosi
progetti per la produzione di energia solare, anche su grande scala, sono già in corso in molti paesi africani, inclusi
Sudafrica e Algeria.
Sebbene l'energia solare sia usata in occidente per fornire energia a grandi agglomerati urbani, in Africa il suo
impiego è particolarmente indicato per soddisfare fabbisogni energetici locali, per esempio relativi al rifornimento di
energia elettrica per piccole comunità e per alimentare impianti di desalinazione, pompaggio e purificazione
dell'acqua, contribuendo in questo modo a uno dei problemi più diffusi dell'Africa subsahariana, ovvero la scarsa
disponibilità di acqua potabile incontaminata e di acqua per l'irrigazione.
La Tanzania e soprattutto il Kenya sono paesi particolarmente adatti per fare da apripista in questo settore.
Quest’ultimo, in particolare, si è già dotato di un Ministero dell'Agricoltura particolarmente ben finanziato ed efficiente,
che ha dato tra l'altro vita a un importante centro per la ricerca agricola, il Kenya Agricultural Research Center.
Nonostante i costi relativamente elevati di installazione e messa in opera di queste tecnologie, sulla lunga distanza esse
risulterebbero più economiche di altre basate sui combustibili fossili. Insieme ad altre iniziative, come quelle portate
avanti dalla rete SEARNET che diffonde presso gli agricoltori africani il know-how necessario per l'immagazzinamento
di acqua piovana, l'uso di pompe idriche a energia solare potrebbe mutare radicalmente le condizioni di vita degli
agricoltori di gran parte del continente africano. Iniziative basate sull'utilizzo di fonti idriche ed energetiche rinnovabili
stanno emergendo in moltissimi paesi, inclusi Botswana, Etiopia, Kenya, Malawi, Ruanda, Tanzania, Uganda, Zambia
e Zimbabwe.
Ma l’Africa dispone anche di una grande quantità di coste dove la disponibilità di energia eolica e di energia del moto
ondoso sono abbondanti. Queste risorse, e in particolare quelle eoliche, si concentrano in corrispondenza di particolari
elementi topografici come coste, catene montuose e altri canali naturali, e sono distribuite in modo molto meno
omogeneo rispetto alla disponibilità di energia solare: infatti, mentre sulla costa occidentale il potenziale di produzione
di energia eolica è stimato intorno ai 3.750 kw/h, l'Africa Centrale è da questo punto fortemente svantaggiata.
La tecnologia fotovoltaica sembra quindi la più interessante per colmare queste differenze.
Gli impianti per la produzione di energie rinnovabili hanno, in generale, un costo proibitivo per comunità come quelle
delle zone rurali africane, dove non di rado il reddito medio è inferiore a 1 dollaro al giorno. Anche nell'ipotesi che tali
impianti fossero forniti da terze parti, occorre considerare che l'approvvigionamento elettrico delle zone rurali
scarsamente popolate costituisce un tipo di investimento poco remunerativo e di scarso interesse per le società private.
Di conseguenza, le strategie energetiche dei governi e delle comunità africane devono essere basati sull'identificazione
di modalità e fonti di finanziamento.
Una proposta che è stata avanzata tra l'altro dal Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente (UNEP), con
riferimento ai paesi africani produttori di petrolio come la Nigeria (o, più recentemente, il Ghana) è l'istituzione di un
sistema di crediti per cui i paesi europei ripagherebbero i combustibili fossili di origine africana, almeno in parte,
attraverso il finanziamento diretto o indiretto di progetti di approvviggionamento energetico presso i paesi produttori di
tali combustibili.
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Il potenziamento delle strutture energetiche è anche un settore ideale per i finanziamenti da parte di organizzazioni
politiche e ONG che si dedicano alla lotta contro la povertà, poiché costituisce un punto di partenza fondamentale per
il rilancio di molti settori dell'economia nonché per la creazione di un sistema scolastico e universitario efficace.
Inoltre, in questo settore è possibile contribuire direttamente attraverso l'invio di materiali anziché denaro, cosa che
riduce il pericolo di usi impropri dei finanziamenti legati per esempio alla corruzione politica.
Sempre l'UNEP ha sviluppato un programma di prestiti mirati verso i paesi africani esplicitamente diretto alla creazione
di impianti per la produzione di energia rinnovabile. Questo progetto ripeterebbe esperienze già concluse con successo
in altri paesi, come l'Indian Solar Loan Programme che in India ha portato alla realizzazione di numerosi impianti solari
e anche già in alcune aree dell'Africa soprattutto settentrionale (Tunisia, Marocco, Kenya). Altre iniziative UNEP in
Ghana, Kenya e Namibia hanno portato alla definizione di piani governativi per la politica ambientale rispetto al
mutamento climatico. Fra questi si distingue in particolare il programma REED (Rural Energy Enterprise Development,
"sviluppo dell'impresa energetica rurale") che finanzia gli imprenditori che producono energie pulite in diversi paesi
dell'Africa occidentale e meridionale.
La Tanzania
L’unione della repubblica della Tanzania é situata sulla costa orientale dell’Africa, sull’Oceano Indiano. La superficie
totale é di 945'050 km² di cui fanno parte le due isole dell’arcipelago di Zanzibar, Unguja e Pemba.
Profilo della Tanzania in cifre:
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Popolazione: 37.9 milioni;
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Crescita annua in percentuale: 2.9%;
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Popolazione rurale: 73%;
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Prodotto interno lordo per abitante: 340 US$;
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Mortalità infantile: 76/1000 (2005);
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Mortalità infantile al di sotto dei 5 anni: 122/1000 (2005);
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Aspettativa di vita: 46 anni;
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Al tasso attuale di crescita la popolazione della Tanzania raggiungerà i 63.5 milioni nel 2025.
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La proporzione della popolazione al di sotto dei 15 anni é alta, pari al 44 %, mentre quella delle persone al di là
dei 65 anni é del 4 %.
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Circa 10.2 milioni di perone vivono nelle zone urbane e 73% in quelle rurali.
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La crescita del prodotto interno lordo si aggirava attorno al 6.8% nel 2005, riflettendo miglioramenti in tutti i
settori dell’economia ed una certa stabilità nella gestione macroeconomica.
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Recentemente diversi problemi, come quelli del settore dell’energia, hanno comunque avuto un impatto
importante, rallentando sensibilmente il processo osservato negli ultimi anni.
Ragioni di un intervento nel campo della salute pubblica
Tipi di malattie
Le principali cause di mortalità per ogni età, durante il periodo 1996-2000 sono state le seguenti (stime):
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Malattie febbrili 30%,
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tubercolosi/AIDS 18%,
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malattie dovute alla diarrea 8%,
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mortalità neo-natale 6%, nonché infezioni respiratorie acute.
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Il 5% della mortalità infantile al di sotto dei 5 anni negli anni 2004/5 è stato causato da malattie dovute alla
diarrea. Il problema è ugualmente rilevante per gli adulti.
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Le principali cause di questo disagio sono da ricercarsi nella precaria accessibilità all’acqua potabile, alla mancanza di
latrine ed alla scarsa consapevolezza dell’importanza di buone pratiche d’igiene.
La malaria rimane comunque la causa principale di mortalità in tutte le classi di età, mentre l’AIDS é la seconda negli
adulti ed é la sesta per i bambini fino ai 5 anni.
Strategie governative
L’obiettivo del governo, formulato dalla politica nazionale sull’acqua (National Water Policy) del 1991, indica che ogni
abitazione non dovrebbe essere a più di 400 m da un punto d’acqua potabile e ogni punto d’acqua dovrebbe essere
utilizzato da 250 persone con un consumo giornaliero di circa 40 litri per persona al giorno.
La strategia nazionale per lo sviluppo e la riduzione della povertà (Mkukuta) mira a raggiungere gli obiettivi di sviluppo
del millennio (Millenium Development Goals, MDGs) nel campo dell’accessibilità all’acqua potabile, dell’igiene
ambientale e nella protezione dell’ambiente contro l’inquinamento.
Il governo vuole ridurre da 20% a 10% i livelli di inquinamento dell’acqua, allacciando più città a sistemi di trattamento
delle acque usate e migliorando anche la situazione nelle zone rurali. L’obiettivo per il 2010 é di aumentare da 53% a
63% la proporzione della popolazione rurale che ha accesso all’acqua potabile, a 79% per il 2015 e a 90% per il 2025.
Per la popolazione urbana l’obiettivo è altrettanto ambizioso, ossia l’aumento del tasso di accesso all’acqua potabile dal
73% nel 2003 al 90% nel 2010 ed il raggiungimento del 100% di copertura nel 2025.
Situazione attuale nel campo dell’acqua e dell’igiene ambientale.
L’accesso all’acqua e l’igiene dell’ambiente ( problema dell’evacuazione dei rifiuti umani dell’inquinamento
dell’acqua) fanno parte dei problemi principali di salute pubblica della Tanzania. Malgrado le statistiche citate prima,
una gran parte della popolazione che abita nelle zone urbane, compresa tra il 20 e il 70%, non ha accesso all’acqua
potabile. Le cifre variano da una regione all’altra ed in certe zone centrali (Singida, Mtwara, Kigoma), sul lago
Tanganika ed anche sulla costa, meno del 40% della popolazione ha accesso all’acqua potabile. Se nelle città la
possibilità di usufruire di latrine é alta, vicina al 80%, in certe regioni solo la metà delle famiglie ha accesso a sistemi
decenti.
Il problema dell’acqua é particolarmente importante nelle zone della costa e nelle isole dove, alla difficoltà di trovare
l’acqua, si aggiunge quella della salinità. Anche dove la popolazione è allacciata ad una rete di distribuzione, l’accesso
diventa sempre più precario per i continui tagli di corrente e per l’assenza di una manutenzione efficace. Le comunità si
sono abituate ad aspettare l’acqua, distribuita ogni due o tre giorni, riempiendo bidoni e serbatoi di fortuna che
comunque non sono mai sufficienti. Ma poiché l’acqua è gratuita le lamentele sollevate sono sporadiche. Sono state
sviluppate strategie alternative, più o meno organizzate in modo comunitario, come lo scavo di pozzi e la distribuzione
di acqua a domicilio, naturalmente a pagamento. Sulle isole e nella zona costiera la quantità di acqua a disposizione
dipende dalle precipitazioni, poiché l’acqua piovana, penetrando parzialmente nel suolo, alimenta la falda freatica.
Tuttavia in prossimità del mare la possibilità di intrusione salina é alta e questo fenomeno rende l’acqua salata e quindi
imbevibile. I sistemi moderni che utilizzano l’osmosi inversa per eliminare il sale, sono ancora troppo costosi per poter
produrre acqua depurata per tutti i fabbisogni giornalieri e ci si deve limitare quindi alla produzione di sola acqua da
bere.
Comitati dell’acqua
Le opere che permettono l’accesso all’acqua vanno da un semplice pozzo, a sistemi di raccolta dell’acqua piovana, ad
opere più complesse tecnologicamente. E’ chiaro che queste ultime richiedono maggior attenzione da parte degli utenti,
ma qualsiasi opera, anche se relativamente semplice, necessita di manutenzione che deve essere fatta dagli utenti stessi.
Per questo si rende necessario un training formativo che porti ad eseguire le operazioni essenziali per far funzionare i
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sistemi istallati. Anche una semplice pompa a mano richiede un minimo di competenza. Altresì la distribuzione
dell’acqua deve essere gestita per evitare tensioni inutili. Di solito questi compiti sono esercitati dai comitati dell’acqua,
che sono composti da persone eminenti di un villaggio e hanno come compito quello di facilitare la gestione delle
strutture esistenti e di rendere conto a tutti gli abitanti degli eventuali problemi legati ad esse. Mentre nei villaggi più
popolati la struttura é organizzata e riesce a mantenere più o meno funzionanti i sistemi di pompaggio, in quelli più
poveri la gestione comunitaria non riesce ad acquistare i pezzi di ricambio necessari, né a mantenere in funzione
eventuali pompe a mano già esistenti. Spesso le comunità danno avvio allo scavo di un pozzo, ma mancando poi i fondi
per completarne la protezione e per l’istallazione di una pompa, il lavoro fatto si rivela inutile.
L’area nella quale andremo a realizzare i progetti presenta le seguenti caratteristiche climatiche:
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città: Iringa ( 1120 m / slm)
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Temperature massime medie: si va dai 26.0°C di luglio ai 31.0°C di novembre.
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Temperature minime medie: si va dai 13°C di luglio ai 19.0°C di gennaio. I valori minimi possono scendere,
durante le fasi più fredde, talora sotto i 10°C (record storico 7.6°C), mentre durante le più intense ondate di
caldo si superano raramente i 35°C (record 36.7°C).
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Precipitazione media annua: 486,0 mm, con massimi in gennaio (123 mm in 10 gg) e marzo (102 mm in 7 gg);
mesi più secchi giugno, luglio, agosto e settembre quando non si hanno precipitazioni degne di nota; in questo
caso la stagionalità delle piogge è accentuatissima con 4 mesi completamente asciutti (nella nostra estate) e 4
mesi molto piovosi (nel nostro inverno). L'attività temporalesca è molto elevata nel periodo dicembre-marzo,
quando essi possono presentarsi con notevole intensità.
-
In sintesi possiamo dire che il clima è caratterizzato da un alto tasso di umidità durante tutto l’anno, con una
temperatura compresa tra 21 e 33 gradi centigradi. Tra novembre e maggio si colloca la stagione delle piogge,
in cui le precipitazioni sono più abbondanti, mentre la stagione secca è compresa tra giugno e ottobre.
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B
LA COMUNITÀ DI MAHUNINGA
Mahuninga è un villaggio situato nell’altopiano meridionale della Tanzania. Dal punto di vista dei confini
amministrativi Mahuninga appartiene alla regione di Iringa dal cui capoluogo, Iringa appunto, dista parecchi
chilometri.
I collegamenti con il villaggio sono molto difficili: esiste, infatti, un’unica pista battuta (strada bianca) di difficile
percorrenza che richiede ai mezzi ordinari circa cinque ore di viaggio per raggiungerlo.
Il collegamento è assicurato da un autobus, l’unico mezzo di trasporto, che esegue solo una corsa giornaliera - con
partenza alle quattro del mattino -che gli abitanti possono utilizzare per recarsi in città.
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Il nostro gruppo ha conosciuto questa comunità grazie a Sister Jane, la suora con cui dall’estate del 2008 si è avviata
una stretta collaborazione per la realizzazione di una scuola materna ad Ulete, un villaggio nella medesima provincia.
Sister Jane appartiene all’Ordine Religioso locale delle Suore Missionarie di Santa Teresa.
Lo stesso ordine religioso ha cercato di rispondere alle richieste di aiuto della popolazione di Mahuninga mandando sul
territorio tre suore che per i primi tre anni hanno vissuto ospiti in una capanna del villaggio. In seguito è stato avviato il
progetto di un dispensario – ospedale, che è evidentemente necessario considerate la lontananza da ogni centro sanitario
e la precarietà dei servizi statali esistenti.
Il Dispensario- ospedale è una struttura di 24 stanze, avente una superficie di circa 600 metri.
Nell’aprile 2009, periodo in cui siamo venuti a conoscenza di questa realtà, di tale progetto esisteva l’ edificio in
muratura nella quale le suore avevano ricavato la loro abitazione ed in cui offrivano un servizio infermieristico minimo
per le esigue risorse disponibili a fronte di bisogni forti e numerosi.
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Nella vastità di problematiche relative alla salute presenti sul territorio, le più urgenti e rilevanti sono relative al parto,
per il quale manca ogni tipo di assistenza, alla malaria molto diffusa essendo questa una zona caldo umida con molte
zanzare anofili, all’HIV, che colpisce una percentuale elevata della popolazione della Tanzania, oltre ad altre infezioni
dell’apparato respiratorio e intestinale.
Nell’estate 2009 sono stati avviati i lavori per completare la struttura e renderla utilizzabile. Sono ora ultimati i
controsoffitti, la tinteggiatura delle pareti interne, gli infissi (porte, finestre e zanzariere), due servizi igienici.
Stabilendo assieme alle Suore esperte del settore alcune priorità sono stati allestite la sala parto e la camera di degenza
per le mamme dotandole di letto visite, letto parto, un contenitore per i ferri, un contenitore per sterilizzare, le forbici, le
garze, una bilancia per bambini e un apparecchio per la pulizia bronchiale dei neonati.
È attualmente operativo un laboratorio per le analisi del sangue, la diagnosi della malaria e dell’HIV.
In particolare per la malaria viene somministrata anche la cura mentre per l’HIV è attualmente attivo solo il servizio di
counseling e test ma, nel futuro prossimo, si è posto l’obiettivo di attuare il servizio di cura e trattamento che è molto
più complesso.
Sono state predisposte una sala per le visite, una sala per la distribuzione dei medicinali, due camere di degenza con
dieci letti, lo store delle medicine (farmacia) e il necessario per gli interventi di primo soccorso.
A partire dal mese di gennaio nonostante il centro sanitario non fosse ufficialmente aperto è stata offerta la cura, nei
limiti delle possibilità sussistenti, a 637 pazienti.
Nell’agosto 2010 è stato fatta inaugurata la struttura ‘ospedaliera’ durante la quale due funzionari governativi hanno
valutato la sussistenza delle condizioni di base per conferire l’autorizzazione ad operare come Health Centre ( centro
salute), secondo quanto previsto dal Piano Nazionale della Sanità.
Sarà necessario predisporre a breve uno smaltitore dei rifiuti organici, dotare la struttura di servizi igienici esterni e di
un piccolo obitorio.
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Il governo darà un contributo per la realizzazione del progetto RCH ( relativo a maternità e vaccinazioni dei bambini)
fornendo all’ente i vaccini ed un frigorifero per la loro conservazione per i quali si dovranno predisporre ambulatori
adeguati.
Il numero posti letti verrà ampliato presumibilmente sino a 25 unità.
I principali problemi riscontrati sono stati la difficoltà di approvvigionamento idrico e l’assenza di energia elettrica,
necessaria per svolgere le funzioni di base dell’ospedale. Tuttavia grazie ai fondi raccolti nell’agosto 2009 le suore
hanno acquistato due pannelli solari che consentono l’illuminazione di cinque stanze ed il funzionamento del
microscopio elettronico. L’impianto rimane comunque gravemente insufficiente.
Per l’efficace funzionamento della struttura è dunque necessaria una copertura di energia elettrica adeguata . Soprattutto
è necessario un progetto generale che consenta di pianificare la realizzazione di un impianto fotovoltaico innanzitutto
per alimentare elettricamente il frigorifero per la conservazione di alcuni farmaci importanti come gli antitubercolotici o
i retroattivi per l’HIV. Esiste come si diceva sopra un piano del governo che prevede la fornitura gratuita del frigo per i
medicinali assieme ad un apposito generatore , ma non si sa ancora quando verrà attuato.
È necessario, quindi, non perdere tempo e procedere alla redazione del progetto.
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C
IMPIANTO PER IL RECUPERO DELLE METEORICHE
INTRODUZIONE
“La combinazione di acqua pulita e di condizioni igieniche adeguate costituiscono una pre-condizione per la salute e per
il successo della lotta contro la povertà, la fame, la mortalità infantile e la disparità di genere. Costituisce inoltre un
aspetto fondamentale dei diritti umani e della dignità personale di ogni donna, uomo e bambino sulla terra”
(Rapporto Unicef-Oms 2004).
Acqua pulita vuol dire vita. Si calcola che nel mondo più 1.100.000.000 persone siano costrette a utilizzare acqua
contaminata, il veicolo principale di malattie: in Africa 4 decessi su 5 sono legati all’acqua e prevenibili. L’assenza
d’acqua potabile è, dunque, una delle cause fondamentali del circolo vizioso di fame, malattia e povertà.
Anziani, donne e bambini rappresentano i gruppi vulnerabili della società e le categorie più penalizzate dal mancato
accesso all’acqua.
Acqua vicina vuol dire progresso. Vuol dire poter bere, potersi lavare, cucinare, irrigare, raccogliere, commerciare e
dare inizio ad attività generatrici di reddito. Vuol dire che i bambini possono andare a scuola, invece di percorrere
chilometri per trasportare pesanti taniche d’acqua. Vuol dire che le donne, che in Africa di media percorrono 20 km al
giorno per andare a prendere l'acqua e la legna, possono dedicare maggior tempo ai figli, alla cura dell'orto e della casa.
Malattie legate all’acqua. Le fasce “vulnerabili” della popolazione sono le più colpite dalle malattie legate ad una non
corretta gestione delle risorse idriche e all’uso di acqua contaminata.
L’’Organizzazione Mondiale della Sanità ha classificato queste malattie in:
a) malattie causate da acqua contaminata: tifo, colera, dissenteria, gastroenterite, diarrea, etc. Ogni anno questo
tipo di malattie colpisce oltre 4 miliardi di individui e costano la vita a 1,8 milioni di bambini, la maggior parte
dei quali sotto i 5 anni di età.
b) infezioni dovute al contatto della pelle e degli occhi con acqua contaminata: tracoma, congiuntivite, scabbia.
Circa 6 milioni di persone oggi sono cieche a causa del tracoma.
c) malattie dovute a parassiti che si trovano nell’acqua: vermi intestinali.
d) malattie dovute ad insetti vettori: la malaria trasmessa dalle zanzare, che si concentrano soprattutto presso i
rigagnoli e le pozze di acqua stagnante. Due miliardi di persone al mondo corrono il rischio di ammalarsi di
malaria, gli ammalati sono circa 100 milioni e le morti tra 1 e 2 milioni ogni anno.
Nella Provincia di Iringa uno dei principali problemi è la contaminazione dell’acqua. In questa regione molto arida della
Tanzania sono stati registrati numerosi casi di malnutrizione: infatti si calcola che solo il 48% della popolazione abbia
accesso all'acqua pulita.
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D
SISTEMI PER IL RECUPERO DELLE METEORICHE
Lo sfruttamento delle acque piovane è una delle strategie fondamentale per nei paesi in via di sviluppo, dove la pioggia
diviene mezzo essenziale di sopravvivenza e sostentamento. L’Ospedale di Mahuninga appartiene ad un’area con
gravi problemi idrici. Pertanto l’uso di tecnologie di captazione e di recupero delle acque piovane diventa molto
importante. Spesso gli interventi realizzati con questo scopo, che sono caratterizzati da scarsità di mezzi, di competenze
e, soprattutto, da tempistiche molto ridotte, hanno messo in luce i limiti e i problemi.
Il progetto che si propone prevede l’applicazione di un sistema di raccolta d'acqua piovana dalle coperture, riprendendo
così un'antica tradizione locale non rivalutata dalle recenti politiche governative. Per la realizzazione della struttura si è
voluta porre l'attenzione sull'uso di manodopera locale, incentivando così l'economia del Paese e contenendo i costi, su
materiali reperibili in loco o importati ma di facile trasporto. Il punto di partenza è quello di dotare l’edificio di canali di
gronda e pluviali e successivamente costituire due linee simmetriche di tubazioni in PVC che convogliano l’acqua nella
cisterna di raccolta.
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Utilizzi dell’acqua
Nel settore privato circa il 50% del fabbisogno giornaliero d'acqua può essere sostituito con acque piovane.
Nelle residenze gli impieghi che si prestano al riutilizzo di queste ultime sono in particolar modo: il risciacquo dei wc, i
consumi per le pulizie e il bucato, l'innaffiamento del giardino e il lavaggio dell'automobile. (vedi grafico pagina
precedente)
Altri punti di forza del sistema sono:
• la gratuità del conferimento;
• l'assenza di depositi calcarei nelle condutture e sulle resistenze elettriche delle macchine di lavaggio (lavatrice,
lavastoviglie) e conseguente risparmio sui consumi di elettricità;
• il risparmio di detersivi (fino al 50%) per la minor durezza dell'acqua.
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La qualità dell'acqua
La gamma dei reimpieghi possibili dell'acqua piovana dipende dalla sua qualità ovvero dalla misura di eventuali carichi
inquinanti che alterano le sue caratteristiche fisiche, chimiche o i parametri microbiologici.
Le fonti di agenti contaminanti possono essere:
• sostanze presenti in atmosfera che si associano all'acqua nel corso dell'evento piovoso (è il caso, ad esempio, del noto
e ormai diffusissimo fenomeno delle "piogge acide");
• sostanze di decadimento rilasciate dai materiali che compongono i sistemi di raccolta e/o stoccaggio delle acque (ad
esempio piombo da converse o raccordi, idrocarburi e/o polimeri dalle guaine impermeabili, polveri e frammenti da
tegole, coppi, lastre, ecc.);
• sostanze di natura organica e non trasportate dal vento che si depositano sulle coperture e/o sulle superfici destinate
alla raccolta della pioggia (residui di foglie, fango, sabbia, limo, ecc. sedimentati in grondaie e pozzetti);
• parassiti, batteri e virus derivati dallo sterco di uccelli ed animali che hanno accesso alla copertura e alle superfici di
raccolta.
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Escludendosi comunque l'uso potabile, gli studi condotti finora non hanno rilevato problemi di sorta relativamente agli
impieghi su elencati.
E
CARATTERISTICHE DELL’IMPIANTO DI RECUPERO DELLE METEORICHE
Tra i sistemi in grado di offrire un immediato contributo alla soluzione dei problemi di penuria d’acqua vi sono
sicuramente quelli basati sul recupero e riciclaggio delle acque meteoriche.
Si tratta di impianti modulari, talvolta molto evoluti, messi a punto in altri paesi (quelli distribuiti in Italia sono tutti di
fabbricazione tedesca)
L'adozione di un impianto di recupero dell'acqua piovana presuppone la piena efficienza del sistema di raccolta
(composto da converse, canali di gronda, bocchettoni, pluviali, pozzetti di drenaggio, caditoie, tubazioni di raccordo) e
del sistema di dispersione1 che, ove non sia costituito da corpi d'acqua o fognature pubbliche, è realizzato da tubazioni
drenanti o pozzi perdenti.
Il sistema di raccolta e smaltimento delle acque meteoriche va dimensionato secondo le indicazioni della norma UNI
10724. I dati di base necessari per il calcolo delle sezioni di grondaie, pluviali e collettori devono tener conto dei:
• dati climatologici: ovvero quantità e durata delle piogge (ricavabili dall'annuario statistico meteorologico edito
dall'ISTAT);
• dati geometrici ovvero la sommatoria delle superfici che possono ricevere le precipitazioni.
Nel calcolare il dimensionamento dei pluviali e relative grondaie va ricordato che i coefficienti di deflusso per la
determinazione dello scarico dell’acqua devono considerare fattori molto importanti come la superficie del tetto in
funzione della pendenza, oppure se il tetto ha la copertura in ghiaia, oppure se il “tetto verde” è con area a verde
intensivo o estensivo.
Un impianto di raccolta e smaltimento, che nel nostro caso assume la funzione prevalente di recupero, deve considerare
soprattutto gli aspetti funzionali e strutturali che quelli estetici.
Va sottolineato che materiali e componenti devono uniformarsi alle corrispondenti norme di prodotto. Essi devono
resistere all'azione chimica degli inquinanti atmosferici ed alle azioni meccaniche quali la grandine, il vento, le
precipitazioni nevose se abbondandi, ecc.
Da ricordare inoltre che i bocchettoni devono essere del diametro delle tubazioni che seguono e che tutte le caditoie
devono essere sifonate.
Tra le innovazioni tese a risolvere il frequente problema dell'intasamento delle grondaie e dei pluviali, causato da
accumuli di foglie e altri residui che cadono sulle coperture, vanno segnalate particolari reti tubolari in materiale
plastico da inserire nella sezione libera della grondaia.
Per installarle è sufficiente tagliarle a smusso in corrispondenza degli angoli del canale di gronda e a pezzi tra una staffa
e l’altra quando queste sono del tipo registrabile con fissaggio superiore.
In paesi come l’Australia, dove l’acqua ha un altro rapporto con il suo utilizzatore, è consuetudine installare grondaie
predisposte per la raccolta dell’acqua già pulita dalle foglie, grazie a sistemi che in pratica chiudono la parte superiore
della grondaia stessa. L’acqua passa attraverso delle pilette con griglia, oppure da feritoie lungo tutta la lunghezza del
canale oppure attraverso reti che fanno corpo unico con il canale stesso. Un altro modo, abbastanza economico ma
molto fai da te, di raccogliere l’acqua piovana per irrigare l’orto o il giardino è quello di inserire nel pluviuale, a circa
1,5 m da terra, un travasatore (vedi foto a pagina precedente) che può così deviare l’acqua in bidoni di plastica
sottostanti.
12
Per ottimizzare il recupero dell'acqua piovana l’impianto è composto sostanzialmente da due sottosistemi: quello di
accumulo e quello di riutilizzo vero e proprio.
Mentre il primo possiede le caratteristiche di un comune impianto di scarico per tipologia dei materiali e sistema di posa
in opera, il secondo è a tutti gli effetti un impianto di tipo idraulico che serve a prelevare l'acqua stoccata nei serbatoi e a
distribuirla agli apparecchi che la riutilizzano.
Questi ultimi devono quindi essere allacciati ad un "doppio impianto" (impianto idrico normale e impianto di
riciclaggio) che permetta il prelievo differenziato in relazione ai consumi e alla disponibilità delle riserve.
Per evitare pericoli di contaminazione, tubazioni e terminali dell'impianto di riciclaggio devono essere marchiati in
modo chiaro per poterli distinguere chiaramente in caso di successive modifiche tecniche; nello stesso modo, su
eventuali punti di prelievo (rubinetti, ecc.), deve essere esposta in modo ben visibile la scritta "acqua non potabile".
L’impianto idraulico proposto consente il recupero dell’acqua piovana.
Esistono svariati metodi per risparmiare acqua all’interno dell’edificio:
o
rubinetti dotati di frangigetto consentono di aggiungere aria all’acqua riducendo i consumi idrici del 30-50%.
Il sistema è formato da una spirale che imprime all’acqua un movimento circolare, studiato per potenziarne la
velocità di uscita, e da un insieme di retine, che sfruttando questa velocità, addizionano l’aria all’acqua
aumentando il volume del getto;
o
i miscelatori che contengono una speciale cartuccia per limitare la portata. In base alle necessità la leva di
apertura si può disporre in due zone. La prima, detta di economia, eroga al massimo 5 litri al minuto di acqua
con un risparmio del 50%. Quando il fabbisogno idrico è maggiore, basta superare l’azione frenante opposta
dalla leva per ottenere 13 litri al minuto;
o
i rubinetti e le cassette di risciacquo a risparmio idrico consentono di regolare la portata d’acqua necessaria in
base alla necessità del momento. Con questo metodo anziché consumare circa 9 litri di acqua si ha
l’opportunità di scegliere, grazie al doppio tasto di erogazione, quanta acqua scaricare.
L’acqua è considerata potabile quando possiede tutte le caratteristiche fisiche, organolettiche, chimiche e biologiche per
poter servire ad usi alimentari. I parametri delle qualità dell’acqua potabile definiti dal DPR n. 236 del 4 maggio 1988
(in attuazione della direttiva n. 80/778/CEE concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano) sono:
•
organolettici (calore, torpidità, sapore, odore);
•
chimico-fisici (temperatura, pH, conducibilità, durezza, residuo fisso, ossigeno disciolto, sostanze
chimiche varie ed anche utili sotto il profilo alimentare, come calcio, magnesio, sodio, ed anidride
carbonica);
•
contenuto di sostanze indesiderabili (ammoniaca, nitriti, nitrati, idrocarburi policiclici aromatici);
•
microbiologici (batteri coliformi e streptococchi).
Per quanto riguarda i requisiti di questo tipo di impianto a livello nazionale non esiste una norma unitaria che
regolamenti la progettazione e l'installazione di sistemi di recupero e riutilizzo dell'acqua piovana. Si fa particolare
riferimento, allora, alla normativa tedesca "DIN 1989 - Impianti per l'utilizzo dell'acqua piovana".
13
14
15
E1
I componenti del sistema
I componenti fondamentali per realizzare un impianto per l’allontanamento ed il recupero delle acque piovane sono tre:
a) la superficie captante e la linea di raccolta
b) la cisterna
c) il filtro
d) il sistema di pompaggio.
Superficie captante e linea di raccolta
La superficie captante e la linea di raccolta delle acque pluviali comprende:
-
canali di gronda ( grondaie ), nei quali convergono acque provenienti dalle falde dei tetti e dai solai piani di
copertura;
-
le pluviali, colonne di scarico verticali, che ricevono, nella parte alta, le acque provenienti dalle grondaie o
dalle falde inclinate (o solai piani);
-
i collettori di scarico, che raccordano alla base le pluviali, convergendo verso lo scarico finale, che può essere
un corso d’acqua superficiale, ovvero la rete fognaria urbana di acque bianche o di acque miste; mai devono
accedere nelle fogne destinate ad acque nere.
Per smaltire correttamente le acque meteoriche, il progetto prevede la posa dei canali di gronda con una pendenza non
inferiore allo 0,5% (>=5 mm/m).
Per quanto riguarda il dimensionamento dei pluviali si fa notare che la sezione da attribuire ad una pluviale che parte
dalla copertura di un edificio è determinata dalla superficie del tetto a falde, ovvero della proiezione su piano
orizzontale delle falde, che su essa converge. Alla base dei pluviali si poseranno dei pozzetti in PP con eventuale gomito
di sifonaggio. Tali pozzetti presentano una sezione rettangolare, ma in ogni caso l’area della sezione trasversale utile per
il passaggio dell’acqua (Sg) deve essere pari a circa 1,5 volte la somma delle sezioni delle pluviali alimentate (ΣSp).
Nel caso di grondaia a sezione semicircolare dovrà essere:
Sg = 1,5 xΣSpSg = metà della sezione circolare di diametro D.
½ * (π * De2)/4 = 1,5 * ΣSp
dalla quale si ricava il diametro della grondaia:
D= radice quadrata [(1,5 * 8 * ΣSp)/ π)]
dove:
ΣSp= Σ da (i-1) a (n) x (π * Tie2)/4
Dove:
Ti =
diametro della i-esima pluviale alimentata
Nel caso di grondaia semicircolare che alimenta una sola pluviale di diametro Ti sarà, dopo semplici passaggi:
D = radice quadrata di 3 * Ti
I canali di gronda devono avere pendenze costanti verso le pluviali, non inferiori allo 0,5%.
Collettori di scarico
Essi sono ubicati al soffitto del piano cantinato o interrato e comunque ad una quota superiore a
quella del pelo libero della fogna comunale di acque bianche ( o miste ), ovvero di altri recapiti
superficiali ( mari, torrenti, fiumi, ecc), per consentire il flusso naturale delle acque di scarico. Se
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ciò non e possibile occorre prevedere una vasca di raccolta, con un impianto di sollevamento delle
acque verso i recapiti finali.
I collettori sono costituiti da tubazioni circolari, di diametro netto proporzionato in funzione del
numero di pluviali che in essi cadono e della pendenza realizzabile, che in nessun caso deve
risultare inferiore all’1%.
Riferendoci a regioni con regime pluviometrico massimo di 100 mm di acqua all’ora, la Geberit
(azienda del settore degli impianti igienici-sanitari), consiglia per le pluviali, i canali di gronda e
collettori i seguenti diametri minimi in funzione delle superfici dei tetti:
Superficie di tetto
in proiez. orizzontale
Pluviali
Grondaie semicircolari
Collettori
mq
mm
mm
mm
fino a 8 m2
50
80
40
9 a 25 m2
50
100
50
26 a 50 m2
50
100
70
51 a 75 m2
75
100
70
76 a 140 m2
75
125
80
141 a 170 m2
100
125
80
171 a 230 m2
100
150
100
231 a 335 m2
125
150
100
336 a 350 m2
125
200
125
351 a 500 m2
150
200
125
501 a 1000 m2
175-200
250
150
Per piovosità maggiori, le sezioni dei collettori di scarico, come del resto ogni altra componente dell’impianto pluviale,
vanno proporzionalmente aumentate.
Approfondimento:
La quantità di acqua determinante per il dimensionamento delle condotte pluviali dipende dai
seguenti fattori:
1) dall’intensità pluviometrica (i.p), varia da regione a regione ed è espressa in cm/ora/m2 oppure in l/s/m2. Le intensità
pluviometriche più usate sono:
10 cm/ora/m2 = 1,66 l/min/m2 = 0,027 l/s/m2
15 cm/ora/m2 = 2,50 l/min/m2 = 0,041 l/s/m2
20 cm/ora/m2 = 3,33 l/min/m2 = 0,055 l/s/m2
2) dalla totalità delle superfici esposte (s.e) alla pioggia, determinata mediante proiezione orizzontale;
3) dalla pendenza e dalla natura delle superfici esposte, espressa dal coefficiente di riduzione K (tabellato).
Quest’ultimo viene interpretato come un coefficiente di ritardo allo scorrimento dell’acqua dalla superficie del tetto alla
bocchetta di captazione, dovuto alla rugosità e/o al potere assorbente delle superfici esposte alla pioggia.
La formula di calcolo è la seguente:
Portata d’acqua ( l/s) =i.p (l/s/m2) xs.e ( m2) xK
Genere di superficie esposta
K (Coefficiente di riduzione)
- Per tetti inclinati con tegole, ondulati plastici, fibrocemento,
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fogli di materiale plastico
- Per tetti piani con materiale plastico o simile
1,00
- Tetti piani con rivestimento in lastre di cemento o simile
- Piazzali, viali, ecc, con rivestimento duro
0,80
- Tetti piani con rivestimento in ghiaia
- Piazzali, viali, ecc, con ghiaietto o simile
0,60
- Tetti piani ricoperti di terra (tetto giardino)
0,30
Un corretto dimensionamento e alcuni accorgimenti, quale la dispersione delle acque che arrivano dallo scarico di
troppo pieno, rendono questi impianti perfettamente integrabili negli edifici. L'acqua piovana viene raccolta dal tetto e
convogliata dalle grondaie in un collettore. Da qui attraverso un filtro viene raccolta in cisterne sotterranee provviste di
troppo pieno e di protezione contro l'ingresso di piccoli animali. Mediante una pompa sommersa le acque (ormai
decantate per il passaggio multiplo nelle cisterne), vengono aspirate e sollevate ad un serbatoio di accumulo posto sulla
torre idrica. fatte passare attraverso una vasca di decantazione. A questo punto sono pronte per per essere riutilizzate. La
distribuzione delle stesse avviene per gravità..
Un galleggiante assicura il sistema di pompaggio affinché il livello dell'acqua nella cisterna non scenda sotto la pesca
della pompa. Mediante una elettrovalvola, si garantisce una commutazione con l'acqua di rete quando il livello è sotto il
minimo.
E2
La Cisterna con la valvola di non ritorno
Una volta determinato il volume della cisterna si possono introdurre ulteriori accorgimenti perché il suo funzionamento
sia ottimale. Innanzitutto deve essere munita di un'entrata calmata, in modo da non riportare in sospensione eventuale
materiale sedimentato e di un sifone di troppo pieno. Per quest’ultimo si pongono all'utente diverse possibilità:
1) l'acqua può essere convogliata direttamente ai collettori recettori attraverso una valvola di non ritorno;
2) l'acqua può essere convogliata ai collettori fognari attraverso una valvola di ritegno posizionata sul sifone. La
portata in arrivo ai collettori viene in questo caso laminata consentendone un più facile smaltimento da parte
della condotta fognaria;
3) l'acqua può essere dispersa nel terreno. La dispersione evita il sovraccarico delle condotte fognarie e dei
depuratori qualora la canalizzazione sia mista. L'introduzione anche in questo caso di una valvola di ritenzione
permette al terreno di smaltire gradualmente l'acqua in arrivo.
Il progetto per Mahuninga prevede l’interramento della cisterna. La cisterna interrata, pur essendo più costosa a causa
dello scavo necessario, elimina dalla vista la sagoma del serbatoio stesso e consente lì’installazione di manufatti anche
di grande capienza. La sequenza di scavo prevede:
1) scavo (alla distanza di almeno un metro da murature e altre opere di fondazione);
2) formazione di un letto di sabbia, oppure di una soletta in calcestruzzo dello spessore minimo di 10 cm. (in caso
di possibile presenza di acqua nel terreno, occorre ancorare il serbatoio ad una soletta di zavorra per evitare che
questi posso "venire a galla" nel terreno, nel caso fosse semivuoto!);
3) riempimento del serbatoio con acqua e contemporaneo riempimento con sabbia saturata d’acqua del volume di
scavo residuo;
18
4) installazione delle tubazioni di collegamento con le altre componenti dell’impianto;
5) completamento dell’interramento e, nel caso la superficie della zona di interramento del serbatoio sia
interessata dal transito di veicoli, realizzare una soletta in calcestruzzo per la ripartizione dei carichi.
Capienza
Le dimensioni variano in genere da 1000 a 10.000 litri. Il dimensionamento è legato alla attenta valutazione delle
caratteristiche ambientali (piovosità locale, dimensioni e tipo delle superfici di raccolta, ecc.) e alle prestazioni richieste
(fabbisogno, etc.).
Forma
Generalmente cilindrica con asse in senso orizzontale o verticale.
Materiale
I serbatoi sono realizzati in materiali compatibili con le normative.Generalmente in vetroresina o in polietilene. La
manutenzione necessaria, consiste nel controllo visivo e olfattivo dell’acqua accumulata e nel controllo della chiusura
dei pozzetti di accesso. Va inoltre effettuata un pulizia interna almeno ogni 5/10 anni.
Tubo di immissione (tubo di calma)
E' dotato di un raccordo terminale interno inferiore curvato a 180°, che consente l’immissione dal basso delle acque
piovane in modo da non creare turbolenze che potrebbero mettere in sospensione eventuali stratificazioni galleggianti in
superficie oppure di sabbie e fanghi depositati sul fondo del serbatoio.
Tubo di scarico
A forma di sifone, evita il riflusso di odori sgradevoli provenienti dal sistema di smaltimento. E' a quota uguale o
inferiore a quella di immissione.
Valvola di non ritorno
Evita la contaminazione delle acque stoccate nel serbatoio, impedendo il riflusso di acque provenienti dal sistema di
smaltimento. Normalmente è corredata da filtro a grata che blocca l’accesso al serbatoio e alle altre componenti a monte
di esso ad animali e insetti che potrebbero risalire dallo scarico.
E3
Il Filtro
Il filtro rappresenta il cuore dell'impianto perché attraverso di esso l’acqua viene liberata dalle impurità come ad
esempio le foglie e la sabbia raccolte dall’acqua piovana sul suo percorso, rimanendo sempre chiara, fresca, inodore e
insapore. Indipendentemente dal tipo di filtro e dalla sua collocazione (integrata nel serbatoio, esterna eccetera), al filtro
viene principalmente richiesto di trattenere il materiale che, sedimentando nel serbatoio, porterebbe ad un
deterioramento della qualità dell'acqua ed al rischio di intasamento delle condotte e del sistema di pompaggio.
La filtrazione non deve però intralciare il corretto funzionamento dell'impianto. Si può inoltre installare un filtro
autopulente. Il sistema autopulente richiede una minima manutenzione: il materiale grossolano trattenuto dalla
membrana filtrante viene asportato direttamente da una frazione di acqua che viene dispersa a questo scopo.
L'acqua da addurre al serbatoio viene ad esso convogliata attraverso una seconda condotta. Le soluzioni impiantistiche
possibili sono diverse e dipendono dalla disponibilità di spazio: il serbatoio può trovarsi in cantina (nei pressi della
stazione di pompaggio) così come in giardino (dove può essere interrato o no); il filtro può trovarsi in un pozzetto a
parte o essere introdotto nel serbatoio.
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Il pozzetto di ispezione (dim. 70 x 70 cm) è funzionale per attingere campioni di acqua e controllare il corretto
funzionamento: esso, infatti, regola anche l’afflusso dell’acqua meteorica al filtro, scaricando circa 10 – 15 litri per
volta che possono penetrare nel corpo filtrante prima del successivo scarico.
Il filtro realizzato con un pozzetto a sezione circolare avente un’altezza di 150 cm ed un diametro di 150 cm, è stato
costruito con un anello di cemento e riempito con breccia e sabbia. Nel fondo si trovano due (o tre) tubi di drenaggio
che raccolgono le acque depurate e terminano in due tubi verticale di aerazione che, raggruppati in un solo tubo nella
parte superiore del filtro, quest’ultimo spunta dalla superficie del filtro all’esterno. Lo strato inferiore del filtro è
formato da breccia grossa che copre il tubo di drenaggio per circa 25 cm. Su questo strato posa il vero corpo filtrante
(altezza circa 100 cm) composto da ghiaie e sabbie di diversa granulometria. A finere, lo strato superiore del filtro può
essere realizzato mediante la posa di un ‘tessuto non tessuto’ risvoltato sulle pareti interne del pozzetto per intercettare
materiale indesiderato e rendere più veloci e semplici le operazioni di manutenzione e pulizia. Così l’acqua piovana che
arriva dalle linee di raccolta e allontanamento viene distribuita sulla superficie del filtro e percola in fondo.
Infine, l’acqua uscente dal filtro viene convogliata nella cisterna
E4
Il sistema di pompaggio
Il sistema di pompaggio è costituito da una pompa solare Solaflux (produzione Fluxinos) che solleva l’acqua fino al
serbatoio posto alla sommità della torre idrica a partire dal quale iniziano le linee di distribuzione a gravità.
La pompa sommersa SOLAFLUX in acciaio inossidabile, che utilizza esclusivamente l'energia solare, ha un elevato
rendimento e dimensioni contenute. Essa è alimentabile con tensioni comprese tra 20V e 70V, correnti comprese tra 1A
e 4A, potenze sono comprese tra i 20W e 280W, è adatta a prevalenze comprese tra 0 e 150 metri.
La pompa solare funziona mediante un sistema di pistoni contrapposti equilibrati azionati da camme e rullini in bagno
d'olio mossi da un motore c.c. a magneti permanenti.
La pompa solare Solaflux utilizza la più grande delle risorse disponibili in natura, il sole, per risolvere il problema della
siccità. Non ha costi aggiuntivi nè di manutenzione.
Queste le principali caratteristiche:
•
Portata utile per ogni ora di sole: da mt.5 di profondità 1.400 litri orari, da mt.25 di profondità
970 litri orari, da mt.50 di profondità 660 litri orari, da mt.100 di profondità 330 litri orari, da
mt.150 di profondità 230 litri orari.
•
Il motore della pompa solare è dotato di spazzole speciali di lunga durata, raffreddato ad aria, il
tutto è sigillato dall'acqua.
La Pompa solare Viene normalmente costruita in tre versioni:
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1) con camma di 3 mm. e un dispositivo "TURBO" per basse prevalenze ed alte portate, con camma di 2,6 mm.
per medie prevalenze e medie portate;
2) con camma di 2 mm. per alte prevalenze e piccole portate. Può essere alimentata direttamente da due o quattro
pannelli solari fotovoltaici di tipo comune (12V), oppure mediante batterie di accumulatori a 24V;
Le portate sono comprese tra i 600 e 11.000 litri/giorno. E' richiesto anche un dispositivo elettronico di sicurezza e
controllo chiamato "controller".
La pompa ha un diametro di 98 mm., una lunghezza di 760 mm., pesa circa 13 kg. e viene fornita dotata di un attacco
rapido per tubi in polietilene da 25 mm. L'aspetto esteriore e le caratteristiche tecniche possono essere modificati in
qualunque momento senza preavviso.
E5
La Torre idrica e il Serbatoio
Per semplificare il sistema di distribuzione si monterà un ponteggio tubolare metallico prefabbricato sopra il quale sarà
collocato un serbatoio in acciaio inox della capienza di 500 litri che alimenta, per gravità, le linee di distribuzione
dell’acqua.
La torre idrica sarà controventata e ancorata a terra mediante cavi metallici posti non solo perpendicolarmente
all’edificio ma anche pallallelamente, per controbilanciare la spinta del vento.
E6
Criteri per il dimensionamento e l’installazione
Poiché il fabbisogno dell'utenza e le condizioni ambientali variano da caso a caso, è necessario definire, per il
dimensionamento di questi sistemi, i parametri fondamentali che permettano di stabilire una procedura di calcolo
standard. Le precipitazioni medie della zona di impiego ed i consumi medi giornalieri sono le prime due variabili
basilari. Altrettanto accuratamente vanno valutate le superfici di raccolta, con particolare riguardo alla qualità dell'acqua
che da esse si ottiene. L'importanza di un corretto dimensionamento è imposta sia da motivi economici sia da motivi più
strettamente legati all'uso dell' impianto: un sovradimensionamento potrebbe infatti causare un "invecchiamento"
dell'acqua all'interno del serbatoio, con deterioramento delle sue qualità organolettiche e conseguente inutilizzo.
21
E7
I Costi dell’impianto
Si stima un costo di realizzazione di 9.980,17€.
Sono comprese nel suddetto importo le seguenti voci:
F
•
IVA
•
Spese di navigazione
•
Tasse di sdoganamento
•
Spese di trasporto dal Porto di Dar Es Salaam a Mahuninga
•
Costi di messa in opera
•
Trasporto e spese per staff di campo
•
Manodopera locale a completamento.
CAMPAGNA PER IL FINANZIAMENTO DEL PROGETTO
I tempi di realizzazione del progetto sono legati alla campagna di finanziamento. Tuttavia si spera di poter realizzare gli
interventi entro dicembre del 2013.
Si cercherà di formare personale locale al fine di eseguire le ordinarie manutenzioni impiantistiche, in modo che si
conservino funzionanti nel tempo. Un nostro tecnico ha già effettuato un sopralluogo nell’edificio oggetto
dell’intervento e con il presente progetto sono stati stimati i tempi ed i costi di realizzazione, anche sulla base della
nostra consolidata esperienza nel settore dell’edilizia e dell’energia.
Ai sostenitori del progetto, i cui nomi saranno pubblicati sul sito web della nostra associazione, verranno inviati
regolari rapporti sull’avanzamento dei lavori.
Sarà possibile inoltre seguire gli sviluppi attraverso gli aggiornamenti sul sito internet della nostra Associazione
(www.amaenergiazero.it). Brevi filmati ed immagini documenteranno le fasi realizzative del progetto per la
realizzazione dell’impianto di recupero dell’acqua piovana.
Chiunque volesse contribuire alla realizzazione di questo progetto lo può fare con le seguenti modalità di versamento:
1) con bonifico bancario o postale alle seguenti coordinate bancarie:
•
beneficiario:
"AMA ENERGIA ZERO onlus";
•
codice IBAN:
IT26V0316501600000110483245;
•
causale:
PROGETTO MAHUNINGA (TANZANIA).
2) con carta di credito sul nostro sito (www.amaenergiazero.it). sul circuito ‘Paypal’ la somma sarà accreditata
sul c/c della nostra associazione, specificando la causale “Progetto Mahuninga (Tanzania)”;
3) in contanti con rilascio di ricevuta presso nostro capo progetto S.ra Fossa Marisa (telefonare al num. cell.
3497389739 dalle ore 16:00 alle ore 23:00).
I versamenti effettuati alla nostra associazione sono detraibili dall’imposta lorda dovuta nella misura del 19%
(fino ad una massimo di 2.025,00€) oppure dedotti (fino ad un massimo del 10% del reddito imponibile) sia per le
imprese sia per le persone fisiche.
Per qualsiasi chiarimento scrivere al seguente indirizzo: [email protected]
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