Il Ticino ostacola chi fa impresa dalla Svizzera

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Il Ticino ostacola chi fa impresa dalla Svizzera
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IL GIUDIZIO DELLA COMCO
«Il Ticino ostacola
chi fa impresa
dalla Svizzera»
L’accesso al mercato del lavoro
ticinese da parte delle aziende provenienti da altri Cantoni svizzeri è
reso difficoltoso. A dirlo è la Commissione federale della concorrenza (COMCO), secondo la quale
nel nostro Cantone ci sarebbero
normative in sei settori economici
limitanti l’attività lucrativa per le
aziende provenienti da oltre San
Gottardo. «Cercheremo di convincerli della bontà delle nostre disposizioni», risponde il presidente del
CdS Paolo Beltraminelli. E anche i
fiduciari, direttamente interessati,
spiegano la loro posizione.
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L’autorità di vigilanza intravvede limiti di accesso per alcuni settori
La COMCO tira le orecchie
al nostro mercato interno
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Le imprese di altri
Cantoni sarebbero
ostacolate da normative
limitanti l’attività
lucrativa. Beltraminelli:
«Siamo sotto pressione».
L’accesso al mercato del lavoro ticinese da parte delle aziende
provenienti da altri Cantoni svizzeri è reso difficoltoso da normative di ostacolo all’attività lucrativa.
A dirlo, facendo suoi i risultati di
un’analisi a campione, è la Commissione federale della concorrenza (COMCO), specificando che lo
stesso scenario si è verificato anche
nei Cantoni Vaud e Berna.
A essere ostacolati, si precisa,
sono in particolare i settori delle
attività alberghiere e di ristorazione, delle attività private di investigazione e sorveglianza, delle attività di accoglienza di minori, delle
professioni di ingegnere e architetto, delle professioni di fiduciario e
delle attività artigianali e attività di
costruzione.
La COMCO raccomanda in particolare al Ticino di sopprimere: il
domicilio o la sede nel Cantone; l’iscrizione a un albo professionale o a
un registro cantonale; il pagamento
di tasse per l’iscrizione, le modifiche e la tenuta a giorno dell’albo
professionale o del registro cantonale; l’emolumento per la procedura di autorizzazione dei richiedenti
esterni.
Tutte prassi, queste ultime, giudicate dalla COMCO limitanti l’eser-
Andrea Bertagni
COMCO, permetteranno, in presenza di casi concreti, alle persone
interessate e alla stessa Commissione federale della concorrenza di
ricorrere contro le decisioni di autorizzazione rilasciate dai Cantoni,
qualora queste violino la LMI.
Beltraminelli: «Scriveremo
alla COMCO e agiremo»
Interpellato dalla Rsi, il presidente del Consiglio di Stato, Paolo Beltraminelli, ha sottolineato come il
Ticino, realtà sotto pressione, cercherà di convincere la COMCO della bontà delle sue disposizioni, cercando di renderle compatibili con il
mercato interno.
A non piacere è ad esempio l’albo professionale per alcune professioni.
cizio dell’attività lucrativa per un’azienda di un altro Cantone.
«Invece di presentare un certificato di buona condotta - puntualizza la Commissione federale
della concorrenza, analizzando
le normative ticinesi del lavoro - il
richiedente deve avere possibilità
di autorizzare le autorità ticinesi a
effettuare accertamenti presso le
autorità competenti del Cantone
d’origine». Inoltre, si specifica, «non
devono essere richiesti estratti del
casellario giudiziale, polizze di assicurazioni e prove di altre garanzie, in quanto tali documenti sono
già stati forniti alle autorità competenti del Cantone d’origine».
La legge federale sul mercato in-
È bello
terno (LMI), rende noto la COMCO,
del resto parla chiaro. «La LMI garantisce ad ogni impresa o indipendente che dispone di un’autorizzazione rilasciata da un Cantone di
esercitare la propria attività lucrativa su tutto il territorio della Confederazione». L’accesso al mercato
del lavoro dunque, «non può essere
ristretto o impedito da una normativa cantonale o comunale».
Da qui la tirata d’orecchie, meglio, la formulazione ai Cantoni
coinvolti di tutta una serie di raccomandazioni, «affinché rendano
conformi le procedure di accesso al
mercato».
Pur non essendo sono vincolanti, queste indicazioni, fa sapere la
Maderni: «La nostra è una
legge a tutela del settore»
Raggiunta per un commento a
caldo, la presidente della Federazione ticinese delle Associazioni
di Fiduciari (FTAF), Cristina Maderni, non entra nel merito delle
raccomandazioni della COMCO,
preferendo chiarire come Legge
sull’esercizio delle professioni di
fiduciario (che contiene l’albo criticato dalla Commissione federale
della concorrenza), «è una norma a
tutela del settore» e come la Legge
«è stata una necessità percepita a livello cantonale». Tanto più che con
l’insieme delle regole in questione,
aggiunge Maderni, «si incrementa
il livello di formazione richiesto per
l’esercizio della professione» e in
ultima battuta «si rende migliore il
servizio a favore del cliente finale».