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SETTEMBRE - OTTOBRE 2011 N. 04 CLUB MILANO Andrea Berton: “La città di Milano mi ha praticamente adottato. Ho iniziato a lavorare qui all’età di 19 anni”. L’anima di Tokyo, area urbana di 26 milioni di abitanti, svelata dagli scatti del fotografo Antonino Savojardo. Da “sport dei re” a disciplina dall’alto grado di professionismo, il polo entusiasma anche alle porte di Milano. Eco-bungalow e alberghi green: la vacanza ecocompatibile piace a tutti, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Patrocinato dal Tennis Club Milano Alberto Bonacossa Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - LO/MI 3,00 euro CONFIDENT WHEN IT MATTERS Helly Hansen Sportswear: La perfetta armonia di design scandinavo e materiali hi-tech. EDITORIAL Autunno caldo Ce lo hanno detto e fatto capire in tutti i modi. Sarà un autunno caldo, anzi, rovente. Stiamo vivendo e attraversando una gravissima crisi economico-finanziaria, per di più con ricaduta annessa, dopo il 2009. E noi che facciamo? Pensiamo a bere, mangiare e fare sport, magari con una puntatina al Salone Nautico di Genova e un occhio curioso alla Settimana della Moda di Milano. Folli? Sconsiderati? Sconnessi dalla realtà? Penso il contrario. Viviamo in un’epoca in cui il 90% di chi legge non produce beni materiali, ma servizi. E in cui il tanto agognato e temuto PIL non ha alcun senso se poi non c’è gente disposta ad acquistare quanto è stato prodotto. Non è sempre facile, ma la prima regola per tornare a far girare l’economia è proprio quella di vivere il frutto del nostro lavoro, evitando di chiudersi in casa aspettando che passi la tempesta e partecipando a quelle occasioni che solo in apparenza sembrano ludiche, mentre muovono un indotto di aziende sempre più specializzate nel rendere la nostra vita migliore. Non significa fingere che nulla stia accadendo. Ma significa, da privati, andare oltre alla triste realtà di un Paese che sembra sempre più immobile. Occasioni non ne mancano, specialmente in questo periodo dell’anno: dal 15 al 18 settembre all’Ippodromo del Galoppo si svolgerà la 2° edizione di Taste of Milano, kermesse che vede protagonisti i 20 migliori chef della città. Tutti da provare. Il Mi-To anche quest’anno propone eventi musicali di altissimo livello, e non è da meno il Milano Film Festival, sempre più internazionale. Da metà mese inizierà poi il grande circo della moda, con le sfilate di Milano Moda Donna e le fiere di calzature (MICAM) e pelletteria (MIPEL). Prima ancora il MACEF, esposizione tutta dedicata al mondo della casa. In aggiunta a questo calendario, già molto ricco, il 14 settembre Club Milano propone una tavola rotonda dal titolo Nuove frontiere e soluzioni green per una Milano eco-sostenibile, un’occasione importante, ospitata da smart urban stage, per ragionare con alcuni esperti provenienti da varie discipline sulle possibilità di uno sviluppo eco-compatibile di una città così complessa come la nostra. Le soluzioni ci sono, basta scoprirle. Parafrasando e riadattando una celebre frase di un altrettanto celebre presidente: non pensate cosa la vostra città può fare per voi, ma cosa voi potete fare per la vostra città. Stefano Ampollini 4 CONTENTS POINT OF VIEW 10 INTERVIEW Milano da mangiare: una scommessa vinta Prendersi la Scala a 28 anni. E senza di Roberto Perrone bacchetta magica 28 di Chiara Cossalter INSIDE 12 Brevi dalla città FOCUS di Eliana Albano Il nuovo “divorzio all’italiana” 32 di Ilaria Morani OUTSIDE 14 Brevi dal mondo DESIGN di Eliana Albano Pop Up design 35 di Dino Cicchetti COVER STORY 16 Il “gigante” dell’alta cucina di Alessia Delisi STYLE 38 Seventies Day PORTFOLIO 20 di Luigi Bruzzone Tokyo, la città che “non esiste” SPORT Foto di Antonino Savojardo 40 La scienza dell’anima di Eliana Albano POLO Polo addicted di Andrea Zappa FOCUS Con le mani nella terra di Filippo Spreafico 6 26 42 CONTENTS POLO EQUIPMENT 44 OVERSEAS 56 Lo sport dei re The green accommodation di Luigi Bruzzone di Maria Zanolli YACHTING 46 Italiani, popolo di poeti, santi e navigatori… di Andrea Zappa HI TECH 48 Case sempre più “intelligenti” di Enrico S. Benincasa WHEELS 50 Gadget follie di Paolo Borrone CLUB HOUSE 58 Il manuale del tennis italiano? Tutto da rifare di Chiara Cossalter CLUB HOUSE 60 Il tennis di una volta di Enrico S. Benincasa WEEK-END 52 Sud Tirol, l’altra Italia di Stefano Ampollini FREE TIME 62 Da non perdere a cura di Eliana Albano ed Enrico S. Benincasa WELLNESS 54 In copertina Hohenwart Vista Spa Andrea Berton, chef a cura della redazione di Club Milano del Trussardi alla Scala di Milano. Foto di Davide Zanoni/ foto35mm.it 8 TI ASPETTIAMO SABATO 17 e DOMENICA 18 CITROËN ITALIA SPA SUCCURSALE DI MILANO VIA GATTAMELATA, 41 TEL 02.39761 - VIALE MONZA, 65 TEL 02.26112347 www.succursale-milano.citroen.it POINT OF VIEW ROBERTO PERRONE Vive a Milano da trent’anni, ma ha conservato solide radici zeneisi. Nato a Rapallo, è giornalista e scrittore. Per il Corriere della Sera si occupa di sport, enogastronomia e viaggi. Ha pubblicato diversi libri, tra i quali il suo ultimo romanzo Occhi negli occhi edito da Mondadori. Milano da mangiare: una scommessa vinta Non sono nato qui. Sono, come molti, ormai presumo la maggioranza, un milanese acquisito. Vivo a Milano da trent’anni esatti, 1981-2011. Forse l’ho già detto in qualche editoriale precedente, ma come sapete (e dovete avere pazienza), con l’età gli esseri umani tendono a ripetersi e, anche, a non sentirci più tanto bene. Mio figlio Giovanni, anni 11, quando gli chiedo di ripetere una frase appena pronunciata, mi batte la mano sulla spalla: “L’udito è la prima cosa che se ne va”. Purtroppo ha ragione, ma per il gusto è tutta un’altra faccenda. Questo è vivo e lotta insieme a me. Vivo a Milano da trent’anni e ho visto la città cambiare. Forse, sotto certi aspetti, è peggiorata. Sotto altri, invece, è migliorata. Le opinioni che sento sono discordanti. C’è chi, ad esempio, rimpiange la Milano da bere, chi, quel periodo degli anni Ottanta con il famoso spot dell’amaro Ramazzotti (a me piaceva molto) diventato, suo malgrado, il simbolo di un’epoca, lo disprezza con tutto il cuore. Una cosa però posso dire senza timore di essere smentito, su qualcosa di Milano posso dare un giudizio definitivo (e inappellabile): la Milano da mangiare ha vinto la sua sfida. Quando ho cominciato la mia avventura milanese non c’era questa scelta, non c’era questo Taste, questo assaggio, sapore, gusto, comunque vogliate tradurre il termine inglese che dà il nome alla manifestazione che dal 15 al 18 settembre occuperà l’Ippodromo di San Siro. Non c’era questa qualità, in cucina. Non è che si mangiasse male, perbacco, no, ma a parte due o tre luoghi, c’era un’offerta molto normale, senza punte, senza fantasia, senza vitalità. Negli anni la Milano da mangiare ha percorso una strada spesso tortuosa ma è arrivata qua, a offrire questo lungo assaggio. Ho visto, negli anni, nascere e morire molti ristoranti. Ho visto passare molti chef. Ho assaggiato pezzi di cucina nel piatto e brani di vita fuori, ascoltando le loro storie. Ho visto Milano appassionarsi alla grande cucina, che è grande non solo nello sfavillio di un ristorante che si affaccia su piazza della Scala come il Trussardi dell’altissimo (in tutti i sensi) Andrea Berton, ma anche nella tranquillità di una via decentrata come quella dove la Viviana Varese mi regala emozioni ogni volta che vado o nella qualità accurata che il mio amico Enrico offre alla Langosteria 10. Ho fatto qualche esempio, gli altri Tast-ateli voi. Roberto Perrone 10 INSIDE Nuovi bus ecologici Dall’inizio del mese Milano si è finalmente dotata di nuovi bus ecologici. Sulle linee 201, 220, 221 e 328 presteranno servizio vetture non solo dall’animo ecologista ma anche all’avanguardia per la sicurezza: impianto di videosorveglianza integrale per passeggeri e autista; monitor e telecamera a colori. www.atm-mi.it Vogue Fashion Night Out 2011 Anche quest’anno Milano è stata protagonista di uno degli eventi più attesi da tutto il popolo della moda e non solo. La Vogue Fashion Night Out, infatti, ha coinvolto centinaia di persone e realtà diverse. Alcuni esempi? L’esclusivo foulard realizzato da Dean e Dan Caten in collaborazione con Mini, che ha colto l’occasione per presentare anche l’eccezionale Mini Cooper S targata DSquared2. Oppure la shopping bag in nylon nero con dettagli in pelle creata da Trussardi e la Cento Bag di Gherardini, una piattina pratica e stylish realizzata in tessuto softy. Il ricavato della vendita dei prodotti creati per la VFNO andrà a favore dell’Associazione Amici di Brera. vfno.vogue.it La notte bianca allo stadio Prendi una sera a San Siro quando la partita non c’è, aggiungi opere di writer e street artist, giocando a trisball e calcio balilla o visitando il museo di Milan e Inter, gli spogliatoi, le tribune e le torri. Ecco, questo è stato lo spettacolo unico del Meazza durante la sua prima Notte Bianca. www.comune.milano.it Mi Pap + Kiton Durante la settimana della moda verrà presentato il progetto che vede insieme due tra i più promettenti giovani creativi e l’azienda simbolo della sartoria napoletana nel mondo: Julitta-Colombo e Kiton. I progetti saranno presentati con un grande evento presso la boutique Kiton in via del Gesù 11. Le capsule collection andranno in scena nella location di Mi Milano Prêt-à-porter a Fieramilanocity. www.kiton.it Cosmetica made in Provenza Da questa estate in corso Vercelli, 23 tutte le donne hanno un’ulteriore occasione per dedicarsi alla cura della propria bellezza, grazie alla nuova boutique L’Occitane. A caratterizzare questa linea cosmetica è innanzitutto la scelta degli ingredienti: naturali, di origine vegetale e, dove possibile, provenienti da agricoltura biologica. www.loccitane.com 12 PROAVRAT SELMECTRIC . E V I R D il futuro. Guida SMART URBAN STAGE 09.09.11 - 21.09.11 PRESSO PARCHEGGIO VIA MARIO PAGANO - M1 PAGANO, MILANO >> NUOVI SCENARI METROPOLITANI. Design, scienza, cultura, media, architettura e mobilità. Quali sono le nuove tendenze per il futuro delle nostre città? smart urban stage è l’occasione giusta per scoprire la mobilità di domani. Fatti ispirare da progetti che, tra creatività e concretezza, propongono soluzioni innovative per la vita di tutti i giorni. Guida il futuro. Prova in anteprima la nuova smart fortwo electric drive. Lun - Ven 17.00 - 22.00; Sab - Dom 11.00 - 22.00. www.smart-urban-stage.com smart Center Milano by Mercedes-Benz Milano Concessionaria Ufficiale di Vendita e Assistenza smart Milano - Via Daimler/angolo via Gallarate, 450 - Via Tito Livio, 30 - Piazza XXIV Maggio, 12 - tel. 02 30251 www.mercedes-benz-milano.com OUTSIDE Mangiare comodamente… su uno scoglio Dimenticate i soliti ristoranti sul mare. Sulla spiaggia di Michamvi Pingwe a Zanzibar si trova uno degli indirizzi dove mangiare più scenografici del mondo. Costruito su uno scoglio circondato dall’acqua, ma che con la bassa marea è raggiungibile a piedi. www.starblazers.it/therock Burberry Body Hotpoint-Ariston e Steve McCurry È stata lanciata questo mese in 150 paesi la prima fragranza firmata Burberry. “Burberry Body è il mondo Burberry tradotto in un profumo. Volevamo creare qualcosa di molto inglese, femminile, intramontabile, particolare e naturalmente sensuale, con al centro l’attitude e l’energia del nostro iconico trench” – parola di Christopher Bailey. www.burberry.it Famiglie nuove, appena formate, quelle da tradizione e quelle sorprendenti, è per loro il nuovo concorso di Hotpoint-Ariston, che per l’occasione ha scelto un partner d’ eccezione: Steve McCurry. Entro il 15 ottobre invia uno scatto che ti ritrae insieme alla tua famiglia, per dare vita, e prendere parte, a questa inedita e sorprendente galleria di ritratti delle famiglie europee. www.hotpoint-ariston.com Vercelli multibrand Il 10 settembre in piazza Palazzo Vecchio a Vercelli è stato inaugurato Nove, il nuovo concept store dove creatività, arte e stile si incontrano. Il negozio ospita importanti brand internazionali come Comme Des Garçons Wallets, Tricker’s, Ally Capellino e Edwin. Uno spazio dove oltre alla vendita di abbigliamento e accessori maschili di target medio alto, verranno allestite alcune interessanti mostre. www.civiconove.com Bally conquista il Sol Levante L’azienda svizzera della pelletteria di lusso ha conquistato anche il Giappone. Il suo nuovo flagship store, infatti, è stato inaugurato a Ginza, il quartiere più alla moda di Tokyo. Bally segna il traguardo dei 160 anni di eccellenza nella pelletteria artigianale e nel design contemporaneo, continuando a sottolineare l’importanza dell’eleganza discreta e della bellezza senza tempo. La boutique di Bally di Ginza avrà, inoltre, alcuni pezzi firmati speciali tra cui la Piaggi Bag e le incantevoli ballerine Grune in diversi colori, la special edition di borse in canvas e T-shirt con il nuovo motivo Bally-rina. www.bally.com 14 boggi.com COVER STORY 01. Andrea Berton, chef e direttore del Trussardi alla Scala e del Café Trussardi. Nel 2008 ottiene la prima stella della Guida Michelin Italia. La seconda stella è arrivata nel 2009. Foto courtesy Trussardi alla Scala. 16 COVER STORY ANDREA BERTON IL “GIGANTE” DELL’ALTA CUCINA Friulano doc, fisico da giocatore di basket e un curriculum che lo inserisce a pieno titolo tra i più quotati chef di Milano. Stiamo parlando di Andrea Berton, responsabile della cucina del Trussardi alla Scala, ristorante unico con vista sull’epicentro culturale e artistico della città. Una cucina raffinata e al tempo stesso di immediata e facile fruizione, in cui la passione è l’ingrediente principale. Il talentuoso chef ci racconta gli esordi milanesi, i successi e i suoi progetti per il futuro. E dispensa anche qualche prezioso consiglio. di Alessia Delisi Sei friulano d’origine, ma sei anche lo chef di uno dei ristoranti più rinomati di Milano, il Trussardi alla Scala. Cosa rappresenta per te il capoluogo meneghino? Beh, Milano mi ha praticamente adottato. Ho iniziato a lavorare qui all’età di 19 anni. Dopo i miei esordi in cucina, ricordo di aver fatto una piccola pausa, durante la quale ho viaggiato molto, facendo le più disparate esperienze. Milano mi ha dato la possibilità di riprendere quell’attività per me fondamentale. Lavoravo con Gualtiero Marchesi, erano gli anni del boom economico di una gastronomia ancora molto di nicchia. Come credi siano cambiate le cose da allora? Sicuramente c’è stata una selezione naturale che ha premiato, tenendo in piedi, chi, nel corso degli anni, ha mantenuto un livello qualitativamente alto, proponendo un lavoro originale e di qualità. Senza contare che, rispetto ad allora, il pubblico oggi è più attento e più preparato, vuole capire. E questo è senz’altro uno stimolo non solo per la soddisfazione del cliente, ma anche per lo chef, che in questo modo ha la possibilità di mettersi in gioco, di rivedere continuamente le cose che fa. Diciamo che così non c’è la possibilità di annoiarsi! E tu, quando ti sei scoperto chef? Quando, giovanissimo, ho smesso di sciare. Lo facevo già a livello agonistico, poi ho capito che la cosa non faceva per me [ride, NdR]. In realtà ho scoperto la mia vocazione già da bambino. Se uscivo a cena con i miei genitori, mi piaceva molto curiosare nelle cucine dei ristoranti per vedere l’intera evoluzione del piatto, come venivano combinati gli ingredienti e come si trasformavano nel prodotto che alla fine veniva portato in tavola. Ecco, è questa la cosa che mi ha affascinato di più, quella che ha contribuito a innescare una serie di meccanismi per cui a un certo punto, con il passare del tempo, ho desiderato intraprendere seriamente la professione dello chef. E il tuo primo esperimento culinario, te lo ricordi? Sì... andavo spesso a fare degli stage e all’età di 16 anni, se non ricordo male, mi sono cimentato in un piatto di tagliolini con il prosciutto San Daniele. Non che non fossero piaciuti, ma devo dire che, col senno di poi, non posso certo considerarli un successo. Ovviamente questo non mi ha fatto perdere la voglia di cimentarmi dietro i fornelli, infatti ora sono qui. Hai avuto dei maestri? E, se sì, chi vorresti ringraziare? Devo senz’altro dire grazie ad Alain Ducasse e a Gualtiero Marchesi. Ma in generale mi sento di ringraziare tutte quelle persone che, nel corso degli anni, mi hanno dato la possibilità di appren17 COVER STORY 02. Lo chef in cucina insieme ai suoi collaboratori. Foto courtesy Trussardi alla Scala. dere questo mestiere e di migliorarlo. E poi, come si è evoluta la tua cucina? Credo sia in continua evoluzione. Deve essere così, altrimenti non c’è stimolo e si perde la volontà, il desiderio di creare piatti nuovi e ricette gustose capaci di conquistare il cliente. Per quanto riguarda il Trussardi poi, punto a una cucina di facile approccio, dall’impatto visivo immediato e con una caratteristica di digeribilità molto forte. Diciamo che la mia cucina è, e vuole essere, un’esperienza sensoriale completa in cui l’importante è scegliere l’ingrediente giusto, quello che fa la differenza. In generale vale la regola per cui un piatto che si presenta bene è anche buono e viceversa. E soprattutto quella di non dare mai nulla per scontato. Pensi che la cucina sia un’arte? Personalmente non attribuisco questa definizione alla cucina. L’arte è per sempre. È una sola e dura nel tempo. La cucina invece ha molto più a che 18 fare con l’artigianato e l’artigianalità, per così dire. È il frutto di un lungo e duro lavoro quotidiano, di ricerca prima di tutto. Ciò non toglie che può essere senz’altro vista come un’arte nel momento in cui si crea un piatto e che questo piatto è bello, ha cioè una certa rilevanza estetica. Qual è la tua fonte di ispirazione quando crei un piatto? Diciamo che l’ispirazione può arrivare da molte situazioni differenti. Può essere un ingrediente che ho assaggiato, magari la sera prima, oppure qualcosa che ho visto. Si tratta sempre e comunque di cose che mi hanno colpito. Cucini ormai da circa vent’anni. Quale è stato il momento della tua carriera che ricordi con più orgoglio? Quando il gruppo Trussardi mi ha contattato perché diventassi lo chef del ristorante. E poi, senz’altro, quando nel 2008 e nel 2009 abbiamo ottenuto le due stelle della guida Michelin. Un suc- cesso che ho condiviso con tutto il mio staff, quasi tutti ragazzi giovani, molto motivati e professionali. Che tipo di clientela frequenta il tuo ristorante? È molto varia in realtà. Diciamo che a pranzo il cliente tipo è per lo più un cliente business, se non altro per la posizione centrale che il Trussardi occupa. La sera invece il pubblico è molto più ampio, ma si tratta comunque sempre di persone profondamente interessante al mondo della ristorazione. E poi moltissimi giovani. I giovani sono sempre i più attenti e i più curiosi. La cosa che mi ha colpito di più è che molti di loro risparmiano per venire al ristorante. C’è da parte loro un forte interesse: vogliono sapere, essere aggiornati. Qual è il piatto che ti viene maggiormente richiesto o quello più rappresentativo del Trussardi alla Scala? Il riso in tutte le sue sfaccettature. È l’alimento che in assoluto prediligo e COVER STORY “L’importante è scegliere l’ingrediente giusto, quello che fa la differenza” che preparo con più attenzione e cura. Ma al di là del mio gusto personale, trovo che sia un ingrediente estremamente versatile, che si presta a molte lavorazioni: dalle chips di riso, che serviamo all’aperitivo, a tutti i tipi di risotto. Nel tempo libero cosa fai? Non ci crederai, ma... cucino! Per me e per gli amici. Oppure vado al ristorante. Mi piace frequentare i colleghi perché credo che ognuno di loro, a modo suo, possa darti qualcosa. In Italia poi ci sono molti chef che reputo preparati ed estremamente competenti. Come avrai capito, oltre a essere un lavoro, quest’attività è per me una passione che mi assorbe completamente. Passo molte ore in cucina e credo che se potessi, le ore che dedico a sonno e riposo le userei per cucinare. Comunque faccio anche molto sport. Scio ancora! Mi pare di capire che hai un’ottima considerazione per la cucina italiana. In Italia la cucina sta attraversando un momento di grande evoluzione, prevedibile solo in parte. Assistiamo oggi a un importante fermento culturale di cui, fino a poco tempo fa nessuno so- spettava l’esistenza. C’è infatti un notevole scambio di opinioni e la voglia di sperimentare. È un segnale molto forte che ci dice che la cucina italiana non è statica, ma in continuo movimento. Insomma, il nostro successo non è legato esclusivamente alla pasta o alla pizza. Anche se riconosco che la pizza in Italia è molto buona! Oltre all’Italia, qual è il paese in cui hai mangiato meglio? Senza dubbio la Spagna. E quello in cui hai mangiato peggio? Devo dire che non ci sono paesi in cui posso dire di aver mangiato male, quasi tutti quelli che ho visitato finora hanno infatti un’offerta gastronomica di qualità. Come sempre poi, quando si va all’estero, ci vuole tanta curiosità e la capacità di adattarsi alle più svariate situazioni. Primo appuntamento con invito a cena. Cosa consigli a un romantico neofita? Gli direi che non è tanto importante cosa cucina, ma come lo cucina: attenzione prima di tutto. L’ingrediente più importante è la passione. Non sempre è dato conoscere i gusti dei commensali, ma un piatto cucinato con passione sarà sicuramente un successo. Come chef guardi sempre al futuro, qual è la tua prossima sfida culinaria? Vorrei cercare di avvicinare la gente comune alla cucina di qualità. Credo che l’alta gastronomia non debba avere barriere. È indubbio che la gente che non frequenta normalmente un certo tipo di cucina guarda con perplessità quei piatti caratterizzati da una forte componente estetica. Mi piacerebbe che tutto fosse più fluido, più semplice da percepire. È un obiettivo importante, più importante forse di quello di continuare a sviluppare idee nuove e originali per dare piacere a chi viene a mangiare nel nostro ristorante. Credo che l’evento Taste of Milano che si terrà a metà settembre all’Ippodromo di San Siro possa aiutare a questo scopo. Il tuo ultimo desiderio. Quale piatto vorresti gustare? Può sembrare banale, ma molto semplicemente pane grigliato, acciughe fresche e olio extravergine. Mi ricorda certi pic-nic che facevo da ragazzino. 19 PORTFOLIO TOKYO , LA CITTÀ CHE “NON ESISTE” Tokyo è un’area urbana e non una città, costituita da 23 municipalità che contano più di 26 milioni di abitanti. Una megalopoli, la più grande del mondo secondo l’ONU, tenuta insieme da una rete infinita di linee metropolitane e ferrovie sopraelevate. Una “non-città” in cui lo spazio urbano sembra senza fine, in netto contrasto con quello individuale ridotto e limitato. Qui l’individuo si trova a oscillare tra la prigione dell’omologazione e il disperato bisogno di identità, all’interno di un sistema in cui il lavoro è la prima ragione di vita. Foto di Antonino Savojardo 20 PORTFOLIO Foto sopra Colletti bianchi nella zona dei ministeri di Kasumigaseki. Foto a fianco Una coppia guarda fuori dal finestrino del treno che dal cuore della city porta fino all’isola artificiale di Odaiba. Nella pagina a fianco Ore 00.15, impiegati accalcati nell’ultimo treno della sera in partenza dalla stazione di Shinjuku. 21 PORTFOLIO Un passante con la tipica mascherina antibatteri nel quartiere di Shibuya. 22 PORTFOLIO Foto sopra Una delle vie della Love Hotel Hill, area della città che ospita pensioni a ore e sexy shop. Foto a fianco Un uomo guarda gli indici di borsa in una vetrina di una banca nel centro finanziario della city. 23 PORTFOLIO ANTONINO SAVOJARDO Palermitano doc, classe 1978, si trasferisce a Mi lavorando presso lo studio di Paolo Utimpergher. Dopo il corso di foto-giornalismo presso l’IIF di Milano, inizia a realizzare reportage per i più importanti periodici italiani come D di La Repubblica, L’Espresso, L’Internazionale, IL, Io Donna, Rolling Stone e Marie Claire. Macchina: Canon Eos 5d. www.antoninosavojardo.it 24 PORTFOLIO Foto sopra Un uomo d’affari cammina lungo un muro fatto di ceramiche rappresentanti un tipico giardino giapponese nella zona dei grattacieli di Marunouci Foto a fianco Un cartellone pubblicitario nel quartiere di Ginza Nella pagina a fianco La ferrovia sopraelevata nell’area portuale. 25 FOCUS CON LE MANI NELLA TERRA L’orto si evolve e diventa diffuso: spazi abbandonati e aree di recupero si trasformano per regalare alla città una nuova identità verde. di Filippo Spreafico SUL WEB www.nostrale.it www.ortoalto.it ortodiffuso.noblogs.org 01 01. Community garden di Cascina Bianca, presso Quinto Romano (MI), realizzato dall’associazione Nostrale. 26 È dalle piccole cose che hanno vita i grandi cambiamenti e tutte le piccole cose rispondono sempre a una necessità pratica. La realtà degli orti urbani, quasi un movimento underground declinato in un successo popolare sempre crescente, è oggi la risposta che i cittadini si sono dati alla necessità di avere ogni giorno dei prodotti freschi a km zero, ecosostenibili, sicuri e, soprattutto, buoni. Per chi abita nelle grandi metropoli l’idea di verdura fresca è quasi automaticamente associata a infinite distese di prodotti collocati sugli scaffali dei supermercati: verdura colorata e lucida che probabilmente arriva da molto lontano, portando con sé costi economici ed ecologici infinitamente superiori al valore stesso della merce. Ma come è possibile conciliare il desiderio di godere di un orto privato con la realtà di una metropoli come Milano, soffocata dall’asfalto e avida di angoli di terra non ancora edificati? La risposta a questa domanda è la nascita di una nuova idea di orto, lontana dalla sua forma tradizionale ma di fatto erede di metodologie ed economie an- tiche e operaie, pensate per ottimizzare risorse e spazi in momenti di profonda crisi (come nel dopoguerra). L’orto diffuso si fonda sulla pervasività del verde coltivato in ogni luogo possibile e plausibile, dal giardino privato al piccolo davanzale. In questo modo l’orto presenta non solo un fine pratico, ma si configura soprattutto come un modo per riappropriarsi della città, per ripensare allo spazio urbano e permettere la condivisione sociale intergenerazionale tra persone accomunate dagli stessi interessi. L’orto urbano fa tesoro dell’esperienza degli orti comunali che la città di Milano da moltissimi anni mette a disposizione dei suoi cittadini, ma allo stesso tempo ne rappresenta la naturale evoluzione. Il concetto portante dell’orto diffuso è che tutti gli spazi a disposizione, compresi balconi, terrazzi e davanzali (ma anche aree tradizionali come i giardini o gli spiazzi abbandonati), possano di fatto essere sottratti alla città e alla cementificazione per diventare aree vive, coltivabili e produttive. Un movimento che nasce dal basso e che contri- FOCUS 02 ORTO CON CUCINA Posizionato a Sud di Milano, in un’antica locanda del Seicento sulla sponda del Naviglio Pavese, l’Erba Brusca - orto con cucina, progettato da rgastudio (www.rgastudio.it) è un ristorante che ruota, come suggerisce il nome stesso, attorno al suo orto, fatto di erbe aromatiche, ortaggi e frutta. L’orto, visibile dal déhor, racchiude in sé l’attenzione dello chef Alice Delcourt per le materie prime realmente a “portata di braccio” e l’interesse per la filiera corta o a chilometri zero. La cucina è intesa in senso prettamente bio, con carni e ortaggi provenienti esclusivamente da aziende biologiche. www.erbabrusca.it 03 buisce a tenere insieme il tessuto sociale: nascono così numerose forme di aggregazione comunitarie per la condivisione delle esperienze, come ad esempio l’associazione Libere Rape Metropolitane, che grazie al progetto Orto Diffuso porta avanti la mappatura completa degli orti privati e dei community garden nati a Milano e Roma. Oltre alla riorganizzazione sociale degli spazi abbandonati e dei giardini, sono soprattutto le aree pavimentate ad avere un ruolo ancora più rivoluzionario in questa nuova idea di orto: il ritrovato affiatamento dei cittadini per la coltivazione ha interessato così numerosi designer del verde, che propongono oggi sul mercato idee e progetti innovativi per garantire una giusta ortocultura anche in aree piccole o di recupero. I kit per la realizzazione di orti “casalinghi” sono oggi numerosi e per tutte le tasche: soluzioni leggere e riutilizzabili, pratiche e poco invasive per trasformare ogni spazio a disposizione in un’area 100% biologica, capace di offrire le giuste caratteristiche per uno sviluppo sano e sicuro del verde. Da Ortoalto, che permette la coltivazione di fiori e verdure all’interno di una struttura rialzata, studiata ergonomicamente per consentire una coltivazione comoda e agevole in ogni contesto domestico, fino a Ortobaleno, un sistema combinato di vaschette per la coltivazione di verdure a foglia senza l’impiego di prodotti fitostimolanti: le soluzioni oggi disponibili assicurano una resa eccezionale e permettono un’ottimizzazione ideale dello spazio disponibile. Terrazzi e balconi garantiscono inoltre un’ottimale esposizione alla luce e una corretta ventilazione: un po’ di tempo a disposizione e un giusto calendario rimangono le ultime prerogative necessarie per godere appieno di uno spazio che vive e cresce per nutrire tutti e cinque i sensi. Che sia un giardino comunitario o un piccolo vaso, l’esperienza dell’orto diffuso è oggi uno dei progetti su cui anche le amministrazioni cominciano a puntare: lo dimostrano i grandi progetti di orti urbani previsti per le Olimpiadi di Londra 2012 e l’Expo di Milano 2015. 02. Composizione di un orto privato. Foto courtesy Burgon & Ball. 03. Allestimento di Ortoalto. Foto courtesy Tanzi Architetti. 27 INTERVIEW DANIELE RUSTIONI PRENDERSI LA SCALA A 28 ANNI. E SENZA BACCHETTA MAGICA Dal Conservatorio di Milano alla Royal Opera House di Londra. Poi, finalmente, il Piermarini. Sul palco, Daniele Rustioni. La musica classica non è mai stata tanto giovane. di Chiara Cossalter 28 INTERVIEW Classe 1983, il giovane Rustioni è uno dei tanti talenti nostrani in fuga dall’Italia. Molto apprezzato all’estero, nell’autunno 2012 dirigerà la Bohème di Giacomo Puccini al Teatro alla Scala di Milano. Foto di Daniel Vass. Che la fuga di cervelli ormai spopolasse in Italia, purtroppo, è cosa nota. Quello che in molti sottovalutavano, forse, è che riguardasse anche la musica classica. Non se l’aspettava nemmeno lui, Daniele Rustioni, 28enne milanese che dopo 15 anni di Conservatorio ha dovuto salutare Duomo e Madonnina per farsi conoscere. Riuscendoci in pieno, con tanto di ciliegina sulla torta. Perché dopo aver diretto i principali teatri d’Europa e non solo (San Pietroburgo, Bologna, Verona, Londra, New York) ha ricevuto una chiamata anche da uno 02. L’indirizzo è il più prestigioso: Teatro alla Scala, via Filodrammatici 2. L’appuntamento è fissato per il 2012: dal 26 settembre al 26 ottobre la direzione della Bohème di Giacomo Puccini sarà affidata a lui. Non male per uno che deve ancora compiere 30 anni. Tanto per rendere l’idea della tua vita, illustra i tuoi ultimi spostamenti… In questo momento mi trovo a New York a dirigere una nuova produzione di Medea (Cherubini) al Glimmerglass Opera Festival. Sono arrivato in America a fine giugno, reduce dalle ultime recite di Così fan tutte alla Welsh National Opera di Cardiff. In mezzo alle prime recite di Medea ho passato una splendida settimana a San Diego in California con la mia dolce metà. A metà agosto comincerò a lavorare su Madama Butterfly per l’Opera North in Inghilterra fino alla fine di settembre. A novembre rientrerò in Italia tra Torino, Roma e Verona. Quando hai scelto di intraprendere questa carriera? Ero corista nelle voci bianche del Conservatorio e Teatro alla Scala, dove per una decina d’anni ho seguito Riccardo Muti: questo ha lasciato sicuramente un segno indelebile nel mio percorso artistico. In generale sono sempre stato attratto dalla figura carismatica del direttore, ma ho deciso solo intorno ai 20 anni che sarebbe stata la mia strada. Respirare insieme a tutta l’orchestra, comprendere le dinamiche comunicative che intercorrono fra il direttore e i musicisti, plasmare la musica insieme a loro: tutte cose che rendono magico questo lavoro. Cosa fa la differenza tra Muti e uno qualunque? Carisma, volontà, conoscenza, dedizione, determinazione, talento e fortuna. Cos’hai invece tu in più, rispetto ai tuoi colleghi? Sento molta passione in quello che faccio, ho sempre voglia di testarmi e di migliorarmi. Quali capacità tecniche deve avere un bravo direttore d’orchestra? Le capacità tecniche gestuali non rappresentano oltre il 20% delle qualità necessarie. Sentire una forte pulsazione ritmica interna per il controllo del tempo aiuta, ma la comunicazione con i musicisti dell’orchestra e con il pubblico in sala va ben oltre. Convincere e coinvolgere tutti i professori a suonare con l’idea musicale del direttore richiede doti carismatiche in- nate, insieme a un tipo di autorità musicale raggiungibile solo dopo anni di studio, di contatto diretto costante con l’orchestra e di sperimentazioni. Le conquiste per un impiegato sono l’aumento di stipendio, le promozioni di grado… Nel tuo caso invece? L’obiettivo è quello di fare musica ad alti livelli su base stabile. Per il momento sto ancora costruendo il mio repertorio: faccio tante esperienze importanti sia come direttore ospite principale sia come direttore freelance. La direzione musicale di un’orchestra sinfonica e di un teatro d’opera diventeranno presto la mia priorità, e penso che sarà così anche in futuro. Descrivi le tue ore di “allenamento” quotidiane Passo ore sulle partiture, cercando di metabolizzare la musica: tempo, fraseggi, orchestrazione, interpretazione... Mi divido tra il pianoforte e la scrivania. La maggior parte del tempo lavoro con l’orecchio interno, ricreando dentro di me timbri e suoni della partitura. Quanto sono stati importanti la tua famiglia, gli amici, la fidanzata? La mamma è stata fondamentale. Da sempre appassionata, continua a cantare come corista, ma fin da piccolo mi ha fatto studiare musica. La fidanzata, da quasi sette anni, è una figura altrettanto importante: è Francesca Dego, violinista italiana di successo. Ci capiamo e incoraggiamo a vicenda. Qual è stata fin adesso l’emozione più grande? 29 INTERVIEW “La maggior parte del tempo lavoro con l’orecchio interno, ricreando dentro di me timbri e suoni della partitura” Dirigere il Requiem di Verdi: un’esperienza artistica e umana che non si può descrivere. Quanto ti manca Milano? Più passo tempo all’estero più mi mancano l’Italia e Milano. Lo stile di vita, le persone, i luoghi. Corso Lodi-Porta Romana è sempre stata la mia zona perché sono nato e cresciuto lì. Poi San Babila per la vicinanza col Conservatorio, dove ho passato 15 anni a studiare, le sale da concerto e il Teatro alla Scala, ovviamente. Come si fa a portare un ragazzo di vent’anni a un concerto di musica classica? I giovani di oggi sono abituati a un alto livello di spettacolarizzazione della musica, gli eventi ormai non stimolano più la loro immaginazione. Un concerto pop di Lady Gaga crea un’evasione dal quotidiano, proietta il pubblico direttamente dentro il palcoscenico con grandi effetti visivi, in cui la musica diventa un semplice accompagnamento costruito intorno a motivi accattivanti quanto ripetitivi. In confronto sedersi in una sala da concerto, sentire i timbri di strumenti classici rappresenta un anticlimax! Il vero problema è sociale e culturale. L’Italia è la culla dell’opera lirica, ha il dovere di impiegare molte più risorse. Serve un coinvolgimento sapientemente guidato a opere, balletti e concerti, in grado di sensibilizzare l’ascolto da parte dei giovani. L’ora di musica set30 timanale in classe con flautini e tamburelli, per esempio, non è di grande ispirazione... Cosa ti fa avere tutta questa passione per il tuo lavoro? Amo la musica, non riesco a stare senza. Se non avessi fatto il direttore avrei continuato come pianista. Un consiglio per farla amare ancora di più? La musica è un linguaggio universale meraviglioso, che tocca direttamente le corde dell’anima di un individuo; ogni tentativo di descriverla, catalogarla e analizzarla la sminuisce. Ma come ogni altro linguaggio artistico va studiata, richiede un tipo di ascolto attivo per essere compresa. Rappresenta un arricchimento per la mente ed è fonte di ispirazione costante nel quotidiano. Un calciatore ha le sue scarpette, un tennista la sua racchetta, tu la bacchetta. Ne hai una da anni e la coccoli, come una bacchetta magica o invece in fondo non ha tutta quest’importanza? Continuo a rompere e perdere bacchette in giro, quindi per necessità le cambio sempre! Ma in fondo è solo un prolungamento del braccio per farsi vedere meglio dagli artisti dell’orchestra, non ricopre un particolare valore. Il respiro del direttore, la sua “aura” comunica molto di più. Per un italiano medio under 18 il poster appeso in camera è quello dell’attaccante della squadra preferita, nel tuo caso invece? Ho adorato anch’io Baggio negli anni Novanta, poi da buon interista sono passato al poster di Ronaldo. Ma nella mia stanza hanno sempre troneggiato e troneggiano tuttora ritratti di Schubert, Wagner, Brahms, Debussy, Muti, Abbado, Karajan, Kleiber. Tieni anche tu sempre sottomano un iPod? Non manca mai. Dentro c’è soprattutto musica classica. Opere, sinfonie, concerti, sonate, musica da camera. Ma il repertorio è sterminato, mi spingo fino ai Beatles e al jazz. Credi di avere in comune, in fondo, gli stessi problemi quotidiani che affronta un tuo coetaneo milanese? Tutto uguale, salvo il fatto che per ora devo organizzare una vita da nomade. Ma questi benedetti giovani di cui parlano i giornali: “I bamboccioni italiani che non hanno voglia di lavorare, che se ne stanno chiusi nelle loro cuffie con Vasco o Eminem, che non si interessano di politica e tantomeno conoscono la musica classica…”. Tu sei uno di loro? Cosa ne pensi? Nel nostro Paese molti giovani sono costretti a vivere a casa dei genitori a tempo indeterminato ma non sempre per volontà, piuttosto per mancanza di opportunità. Manca il cambio generazionale, chi ha un posto di lavoro di rilievo diventa intoccabile, e così non si liberano nuove occasioni per i giovani. In questo senso mi sento un “vendicatore di bamboccioni”. FOCUS IL NUOVO “DIVORZIO ALL’ITALIANA” Una storia d’amore che finisce è una nuova vita che inizia. E può cominciare nel migliore dei modi. Ecco i presupposti della prima agenzia che in Italia si occupa di divorzi, trattandoli come veri e propri eventi. di Ilaria Morani 01 Se è il padre che accompagna la sposa all’altare, è un team di psicologi e avvocati che, con piglio professionale, aiuta a fare marcia indietro. Dall’altare al portone della chiesa e poi fuori, verso quella che, nemmeno troppo metaforicamente, chiamano una nuova vita. Il divorce planner fa tutto questo. Ben lontano dal condurre il povero ex-sposo all’indietro in una fuga alla cieca, lo si accompagna per mano, verso nuovi lidi. Il wedding planner costruisce il primo giorno di una nuova vita, il divorce planner aiuta a dire addio (o meglio: “ciao”) con un abbraccio. Niente scene madri, niente lanci di bottiglie o di televisori fuori dalla finestra, niente liti furibonde con gli avvocati che fanno da scudo. Ciao Amore è la prima agenzia in Italia che cerca di ricucire un rapporto civile per chiudere definitivamente una storia (www.ciaoamore.info). Il risultato non è sempre assicurato, ma le chiavi in mano per una nuova dimensione della “singletudine”, quelle sì. Le colonne dei giornali sono zeppe 32 di amori al capolinea, di coppie scoppiate. E non serve andare a ficcare il naso in quelle più celebri. Anche qui in Italia il matrimonio non è più consigliato, “è un pessimo investimento”, dicono gli economisti. Mentre gli Stati Uniti legittimano nuovi tipi di matrimonio, quelli omosessuali, da noi si fanno i conti con i divorzi. Cercando di indorare la pillola e renderli meno “all’italiana”. Da qui l’idea di un’agenzia che metta insieme più figure professionali, dallo psicologo, all’avvocato, al mediatore famigliare. Milena Stojkovic, di origine serba, titolare dell’agenzia Ciao Amore, prende ispirazione dalla sua vita e dal mondo che la circonda. “È stata la risposta a un’esigenza ben diffusa”, spiega. Secondo l’Istat il fenomeno divorzio è in costante crescita: se nel 1995 ogni 1.000 matrimoni si sono registrati 158 separazioni e 80 divorzi, nel 2009 si arriva a 297 separazioni e 181 divorzi. L’età media alla separazione è di 47 anni per i mariti e 43 anni per le mogli: un’età perfet- FOCUS “Negli Stati Uniti gli avvocati nemmeno ti accettano come cliente se non sei seguito da uno psicologo.” PER CHI CI CREDE ANCORA Non c’è crisi che tenga. Anche se gli esperti del settore calcolano che per un matrimonio si possono spendere dai 18 ai 50 mila euro, le nozze rimarranno un “lusso” che durerà per sempre. Per chi è prossimo al grande passo una fiera, quest’anno giunta alla sua 36° edizione. MilanoSposi si terrà dal 6 al 9 ottobre al Forum di Assago. Per trovare il giusto suggerimento per abito, pranzo, ricevimento, viaggio di nozze, trucco e parrucco. www.milanosposi.it 02 ta per ricominciare. A chiedere aiuto, però, non è solo il sesso debole. Il 30% dei clienti dell’agenzia, sono infatti uomini. “Segno dei tempi che cambiano − commenta la titolare − gli uomini normalmente sono meno propensi a chiedere un aiuto esterno, ma la società non è più la stessa, anche la legislazione sul divorzio sta mutando e si inizia a dare più attenzione anche ai padri divorziati e alle loro esigenze”. Il tariffario è basso. Dagli 800 ai 1200 euro. Poco per chi conosce gli studi degli avvocati matrimonialisti. “Pensa che negli Stati Uniti gli avvocati nemmeno ti accettano come cliente se non sei seguito da uno psicologo”. Un consiglio che Stojkovic ha seguito alla lettera. In 8 massimo 12 incontri si prepara la coppia al distacco emotivo. “Uno dei due è sempre più motivato a lasciare perdere, l’altro in genere subisce la separazione”. Ma di 20 coppie che in media ogni anno si rivolgono a Ciao Amore, oltre il 20% alla fine rimane insieme: un successo per l’agenzia. E molte delle altre trovano un com- promesso per dividere casa, cane, gestire i figli e imparare a rimanere in buoni rapporti. È un modo nuovo per affrontarsi: si dialoga, ci si confronta e si scopre insieme una via d’uscita che lasci dipinto sul volto un sorriso. Dall’avvocato al mediatore famigliare, dal consulente finanziario, alla psicoterapeuta. Ma non solo. “Il nostro è un aiuto a 360 gradi − continua Stojkovic − se l’uomo è rimasto chiuso fuori di casa con le valigie in mano, noi lo aiutiamo a trovare un appartamento. Se la moglie è depressa le consigliamo anche una bella vacanza o un pomeriggio dal parrucchiere”. Si incontra la coppia e si studia il metodo più adatto per affrontare la situazione. “Riceviamo richieste da tutta Italia, ma per ora le nostre sedi sono poche, tra Roma, Trieste e Torino”. Molti clienti e tante nuove idee. “Un divorce party? Perché no. Si tratta pur sempre di una nuova vita da cominciare”. E nuove sfide da affrontare: “Per ora non abbiamo avuto richieste da coppie omosessuali, ma siamo pronti anche a quello”. 01. 02. È dal 1809 con l’entrata in vigore del Codice Napoleone che in Italia si inizia a parlare di divorzio. In realtà bisognerà attendere il 1970 perché questa istituzione venga introdotta nell’ordinamento giuridico italiano. Foto courtesy Astock/ Fotolia.com e Zimmytws/Fotolia.com 33 DESIGN Pop Up design Up 5 realizzata interamente in poliuretano e rivestita in tessuto elastico ha un prezzo di circa 2.500 euro. Mentre il primo uomo sbarcava sulla Luna, i ragazzi si radunavano a Woodstock, i Beatles tenevano il loro ultimo concerto, usciva al cinema Easy Rider, in Italia scoppiavano le bombe. Eppure fra un attentato e l’altro sopravviveva ancora la voglia di progettare e di celebrare la vita. Testo e Illustrazione di Dino Cicchetti 35 DESIGN IL FEMMINISMO E L’ARTE Negli stessi anni, mentre in Italia si formano vari gruppi di rivendicazione, nel resto del mondo sono le performance artistiche a provare a rompere il muro del pregiudizio. Cindy Sherman, Francesca Woodman, Ana Mendieta e soprattutto Valerie Export mettono a dura prova i valori borghesi dell’epoca. Memorabile la performance Tapp-und Tast-Kino dove la Export nasconde il suo busto dietro una televisione di cartone invitando i passanti a toccare i suoi seni nudi. Il gesto evidenzia i più triviali istinti sessuali, tracciando il ritratto nitido di una società conformista che non riesce a maturare una sessualità equilibrata e paritaria. 01. La Serie Up è stata rimessa recentemente in produzione e definita Up 2000 per distinguerla dalla prima versione. 02. Il Piede, chiamato più propriamente Up 7, misura 160x80cm ed è ormai fuori produzione. 36 01 La serie Up di Gaetano Pesce per C&B (oggi B&B) è di certo uno degli esempi più importanti di design italiano. A prima vista potrebbe sembrare che gli oggetti di Pesce siano puri strumenti antropomorfi utilizzati per la veicolazione di un messaggio. Vero. Ma se non fossero sufficienti le forme armoniche a giustificare la sua opera, basterebbe invece approfondire la ricerca tecnologica che vi è nascosta dietro. Pesce era un conoscitore estremo delle schiume di poliuretano, presentate proprio in quegli anni e, partendo dall’idea della spugna, che pur compressa tiene memoria della sua forma grazie all’assorbimento dell’aria, diede vita a un’idea rivoluzionaria. La sua poltrona Up 5, rivestita in tessuti elastici, venne confezionata sottovuoto, riducendo il volume di circa il 90%. Una volta estratta dall’involucro, grazie alla pressione atmosferica, l’aria sarebbe dovuta rientrare di nuovo nelle celle del poliuretano. Purtroppo questo meccanismo non funzionò mai come avrebbe dovuto, ma l’idea fu comunque 02 rivoluzionaria. La sinuosità dell’oggetto ricorda le statue votive delle preistoriche dee della fertilità, un grembo materno nel quale accovacciarsi ritrovando una posizione quasi fetale. Eppure c’è un elemento che scompone l’equilibrio che, pur morbido nella sua conformazione, risulta pungente, duro. Si tratta di un pouf sferico, Up 6 per l’appunto, legato alla poltrona da un cavo: una sorta di palla al piede che la donna rappresentata dalla poltrona è costretta a portare con sé. Non a caso nello stesso anno, siamo nel ’69, in Italia si costituiranno il Fronte Italiano di Liberazione Femminile (FILF) e il Movimento per la Liberazione della Donna (MLD), espressione del Partito Radicale, che avanza richieste concrete come l’istituzione del divorzio, l’informazione sui metodi anticoncezionali o la legalizzazione dell’aborto. La serie Up è costituita da sette modelli di divani e poltrone di diverse dimensioni, fino alla dimensione massima del Piede, altro pezzo memorabile. laviniastyle.com scultu ure digiitali per er fabbrica fabbricare are idee idee la lampad amp pad da Pneu Pneu eu Li Ligh igh ght htt** ** des d esign es e siign gn S Selva Se elv lvaggi lva ag ggia ggi gg gia Ar A Arma rma manii ma Comple ementi d’arrredo realizz realizzati zatii in 3D 3D printing printi pri int nti ting, tecnologia al servizzio del d de design esign sign esclu esclusivo usivo www.exnovo-italia.com green production STYLE Seventies Day FENDI Occhiale da sole con lenti sfumate e montatura anni Settanta in acetato color ambra. BURBERRY Cintura bordeaux in pelle verniciata e scamosciata con fibbia oro. MALÌPARMI Foulard in seta stampata a motivi floreali. DSQUARED2 Décolleté realizzata in pony. Sono gli anni Settanta, incarnati nella bellezza di Maria Schneider in Ultimo Tango a Parigi, a ispirarare la collezione autunno inverno di Iceberg. Trasgressione borghese ed elegante sensualità. di Luigi Bruzzone 38 STYLE Shoulder Bags L’accessorio dell’autunno? La borsa a tracolla, da portare anche a mano. Furla Bally Salvatore Ferragamo Mini bag con lunga tracolla in Postina modello Cellie in pelle con Borsa a tracolla in pelle bicolore cavallino e dettagli in pelle. tracolla a catena e chiusura in oro. dalla forma arrotondata. www.furla.it www.bally.com www.ferragamo.com D&G Louis Vuitton Blugirl Borsa modello Dori in montone Borsa Miranda in monogram Borsa in camoscio con impugnatura lucido e tracolla staccabile. vernis con tracolla amovibile. e mini tracolla a catena. www.dolcegabbana.it www.louisvuitton.com www.blugirl.it Sportmax Serapian CK Calvin Klein Bisaccia con tracolla modello Borsa a tracolla modello Plexy Borsa a tracolla in pelle bianca Gustavo in pelle color ottanio. con chiusura a battente. con chiusura a battente. www.sportmax.com www.serapian.com www.calvinklein.com 39 SPORT La scienza dell’anima BE VEGAN! Quest’anno il programma dello YogaFestival presenta una novità: “Il laboratorio di cucina yogica e spazio vegan”. Un’occasione per imparare a preparare cibo energetico, salutare e biologico, usare le spezie, riconoscere gli ingredienti e utilizzarli nel modo corretto e come preparare in casa in modo appetitoso questo tipo di cibo. Inoltre, laboratori e conferenze sempre sul tema dell’alimentazione sana e naturale. E ancora VeganOK, la prima certificazione vegana in Italia, allestirà uno spazio dedicato al cibo vegano, dove assaggiare e acquistare prelibatezze animal free. www.yogafestival.it 01 L’incidenza dello stress sulle nostre vite richiede sempre più spesso la necessità di trovare momenti dedicati alla cura di noi stessi. Da molti anni la pratica dello yoga si è rivelato un ottimo metodo per ritrovare il benessere interiore e non solo. di Eliana Albano Negli ultimi anni anche la medicina occidentale è giunta all’evidenza dello stretto legame che esiste fra mente e corpo. In particolare è stato riscontrato come i ritmi frenetici, che contraddistinguono lo stile di vita di molte persone, abbiano un’incidenza negativa non solo sull’umore e sui livelli di stress, ma anche sulle funzioni vitali e più in generale sulla salute del nostro corpo. Il mondo occidentale, infatti, da molto tempo ha imboccato la strada dell’accumulazione e della velocità con una conseguente e crescente “accelerazione” mentale. Quante volte ci capita di avere la sensazione che la nostra mente non sia mai a riposo? Oppure di non avere mai abbastanza tempo per realizzare tutto quello che vorremmo fare? O peggio ancora che quello che facciamo non sia mai abbastanza? Avere la mente sempre impegnata implica spesso una separazione dannosa di quest’ultima dal rit40 mo naturale e profondo del nostro organismo. Il risultato di un tale atteggiamento è uno scontento sottile, per il quale neppure riuscire a realizzare un desiderio costituisce un reale appagamento. Mai come in un periodo di particolare fermento o stress psicofisico, dunque, ci ritroviamo nella condizione di dover recuperare una dimensione che meglio corrisponda alla nostra natura profonda. Una dimensione più essenziale e, allo stesso tempo, orientata al benessere. A questo scopo la pratica dell’antica arte indiana dello yoga è considerata un ottimo aiuto, in quanto fonte di rilassamento. Ma per comprendere fino in fondo l’utilità della pratica dello yoga è importante conoscere alcuni aspetti che caratterizzano questa antica disciplina. Certamente accanto a una componente legata al fascino suscitato dalla storia e dalla cultura di un paese come l’India, lo SPORT 02 “Lo yoga è un beneficio sia per lo spirito che per i muscoli” yoga è oramai conosciuto e diffuso in gran parte del mondo proprio grazie ai preziosi e importanti benefici che è in grado di apportare tanto allo stato d’animo quanto al corpo. Questa disciplina, infatti, ha una forte componente fisica: accanto agli esercizi di meditazione e rilassamento ci sono posizioni e movimenti che aiutano ad aumentare la forza e la flessibilità, a stimolare il senso di equilibrio e soprattutto a governare meglio la respirazione. Lo yoga è dunque un beneficio sia per lo spirito che per i muscoli: da una parte aiuta a mantenere la giusta postura e a tonificare il corpo, dall’altra è un ottimo metodo per ritrovare il benessere interiore e alleviare gli umori negativi. Ad esempio, molti studi sembrano dimostrare che praticare yoga agisca positivamente su alcuni fattori di rischio per le malattie cardiovascolari: ipertensione, colesterolo alto e indurimento delle pareti dei vasi sanguigni. Le sessioni di yoga e in particolare gli esercizi di respirazione, agiscono sul sistema nervoso abbassando il rilascio di adrenalina, portando il cuore a battere in modo più regolare. Questa è una delle ragioni per cui molti degli esercizi previsti sono adatti a persone di tutte le età. Non a caso, negli ultimi anni, il numero di corsi e incontri è notevolmente aumentato in tutto lo stivale. In Italia, la pratica più diffusa, così come in gran parte dell’occidente, è quella dello Hatha Yoga, basato su una serie di esercizi originati nelle scuole iniziatiche dell’India e del Tibet, attualmente slegato dal forte legame originario con aspetti religiosi, e per questo inserito anche tra i corsi di numerose palestre di fitness. A Milano è entrato a far parte dei più attesi appuntamenti internazionali di yoga e olistica lo YogaFestival. Dal 14 al 16 ottobre, Superstudio Più di via Tortona ospiterà la sesta edizione di questo importante evento. Un festival rivolto a insegnanti, appassionati o semplici curiosi che desiderano conoscere le diverse discipline di questa antica filosofia e approfondire scienze correlate come l’olistica e l’ayurveda. Il tema della manifestazione di quest’anno trae ispirazione dalla celebre frase del Mahatma Gandhi: “Sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”. Con una serie di incontri, conferenze e sessioni pratiche con esperti e insegnanti, si cercherà di capire meglio e di indagare la direzione che sta prendendo la nostra società. Nessuno di noi può sapere con esattezza che cosa ci riserverà il futuro, ma ognuno ha il dovere verso se stesso di farsi trovare preparato. E con la pratica, la meditazione e la cura di corpo e mente ogni cosa può ritrovare il suo ordine, la sua armonia. 01. 02. Lo YogaFestival raccoglie ogni edizione 5000 visitatori, 1600 iscritti ai seminari e oltre 2000 presenze nelle freeclass (lezioni gratuite di circa 45 minuti tenute da scuole qualificate). Foto courtesy YogaFestival. 41 POLO Polo addicted SUL WEB www.milanopolo.com www.lanuovaponcia.it www.villasestapoloclub.com 01 Un campo in erba, otto cavalli con i rispettivi cavalieri dotati di mazze e una palla. Questi gli elementi che caratterizzano il polo, uno degli sport più antichi e affascinanti del mondo. Provare per credere. Testo e foto di Andrea Zappa 01. Fase di gioco durante una partita di allenamento presso il Milano Polo Club. La struttura ha sede a Mesero a pochi chilometri da Milano. Tra settembre e ottobre verranno organizzati gli ultimi due tornei della stagione. 42 “Mamma, ho scoperto la cosa più bella del mondo: il polo”, così scriveva dal collegio Winston Churchill alla madre verso la fine dell’Ottocento. In quel periodo il futuro primo ministro inglese inizia a praticare lo sport, subendone il fascino indiscusso. È difficile infatti non rimanere rapiti dal polo una volta che si è stati a bordo campo, figuriamoci se si monta in sella per impararne i rudimenti. Cavallo e cavaliere diventano una cosa sola, un concentrato di potenza, eleganza e adrenalina in movimento. Sebbene sia comunemente considerato uno sport d’élite, le sue origini in realtà sono molto umili e risalgono alle tradizioni rurali e guerriere di paesi come la Mongolia e il Tibet. In quelle regioni era consuetudine che alcuni uomini a cavallo si mettessero a scacciare con un lungo bastone i roditori che infestavano i campi coltivati. Il roditore in seguito diventò una palla e i cavalieri disinfestatori una squadra. Se nel Vecchio Continente sono gli inglesi a dominare per tradizione (furono i primi a portarlo in Europa in epoca coloniale), a livello mondiale i signori indiscussi del campo sono gli argentini. Le terre sconfinate e la passione per i cavalli hanno portato il paese sudamericano a essere un punto di riferimento per questo sport, sia per quanto concerne i giocatori che la loro monta. “I cavalli argentini − spiega Attila Tanzi, presidente del Milano Polo Club − erano perfetti per la loro robustezza, maneggevolezza e per i movimenti che erano abituati a compiere nella gestione delle mandrie: grande scatto, capacità di prendere la bestia e quindi prendere l’avversario e nessuna paura del contatto. Ovviamente poi si è cercato di migliorarne la razza e oggi non sono rari i casi di cavalli da polo 100% purosangue. In Inghilterra, ad esempio, molto spesso i cavalli purosangue POLO ASPETTANDO LA COPPA Dal 22 settembre al 2 ottobre si terranno in Italia presso il Villa Sesta Polo Club di Bucine (AR) i Playoff europei validi per le qualificazioni alla nona edizione della FIP World Polo Championship che si giocherà a ottobre in Argentina. Alle selezioni europee parteciperanno i mi- 02 non abbastanza veloci per le corse vengono messi a giocare a polo. A parità di livello tra i cavalieri, è il cavallo che fa la differenza. Gonzalo Pieres Sr., ex-giocatore pluripremiato e oggi uno dei più importanti polo manager del mondo, sostiene che un cavallo conta in campo per il 70%”. Una squadra di polo si compone di quattro elementi. I numeri 3 e 4 sono i difensori, solitamente i più bravi, quelli dotati del “colpo lungo” che in genere rimangono in posizione più arretrata per impostare il gioco e lanciare l’azione. Il valore di un giocatore dipende dal suo handicap (numero che indica il livello di gioco). Si parte da un minimo di -2 fino a un massimo di 10. La somma degli handicap di tutti i giocatori, esprime il valore del team nel suo complesso. Questa valutazione tecnica permette di organizzare partite anche tra squadre miste o di livello diverso, ovviamente dando al team più debole un vantaggio in goal. “In passato in Italia − prosegue Tanzi − c’era la tendenza a gratificare i giocatori alzando un po’ l’handicap ma poi, quando si affrontavano squadre straniere il cui valore assegnato era reale, non se ne usciva vivi. Oggi i nostri professionisti sono quasi tutti di due, massimo tre goal di handicap”. In Europa una partita dura solitamente quattro tempi da sette minuti e mezzo l’uno, con un break di circa tre minuti. In linea gliori team di Italia, Francia, Spagna, Germania, Olanda e Inghilterra. L’appuntamento mondiale di cui La Martina è official supplier si svolgerà all’Estancia Grande Polo Club, nella provincia di San Luis, una realtà sportiva che conta quattro campi da polo e scuderie in grado di ospitare fino a 280 cavalli. 03 di principio si dovrebbe cambiare un cavallo per tempo. Teoricamente quindi un giocatore dovrebbe possedere quattro cavalli. “Nel polo c’è dunque una variabile terza, quella finanziaria, che gioca un ruolo non indifferente: se hai soldi puoi comprarti più cavalli e di qualità”. In Italia ci sono vari tornei oltre a un campionato nazionale che raggiunge un livello massimo di 6 handicap per squadra. Vengono organizzati due gironi eliminatori, solitamente di sei squadre ciascuno, uno del nord e uno del centro-sud. Al girone finale sono ammesse le migliori quattro squadre. La realtà milanese del polo esiste, anche se con sedi diverse, ormai da molti anni: “La collocazione della sede a Mesero, nei pressi di Malpensa, ci ha portato fortuna. Ci sono infatti molti stranieri di passaggio che ci chiamano e ci chiedono di praticare da noi. La struttura offre un centinaio di box fissi, che possono essere integrati durante il periodo delle gare, un campo di sabbia per giocare all’arena polo, attivo tutto l’inverno, un campo pratica, dove si disputano le partite amichevoli, e accanto un campo di gara regolamentare. Dall’anno prossimo poi, a partire dalla bella stagione, avremo anche due nuovi campi proprio in città, nella zona di San Siro. Lì faremo maggiore promozione per i corsi di iniziazione. E sarà una bella vetrina per i tornei più importanti”. 02. Il polo è uno sport molto dinamico e veloce. Non sono rari gli infortuni, per questo i giocatori indossano protezioni per ginocchia, gomiti e testa. 03. Ogni team si compone di quattro cavalieri. Nel professionismo ogni giocatore cambia il cavallo a ogni tempo di gioco, così da avere sempre una monta fresca e riposata. 43 POLO EQUIPMENT Lo sport dei re Il gioco del polo vanta origini antichissime ed è da sempre considerato lo sport per eccellenza di re, principi e ufficiali dell’esercito. Un gioco equestre tra i più spettacolari, virili ed eleganti. di Luigi Bruzzone L’Army Polo Team sponsorizzato da Hackett durante l’ultima edizione della Hackett Rundle Cup. Foto di Tim Newton. 44 L’abbigliamento e l’attrezzatura per il gioco del polo sono rimasti sostanzialmente invariati dal XIX secolo a oggi, con alcuni accorgimenti tecnici dovuti alla ricerca e all’evoluzione dei materiali. Il casco, fornito in alcuni casi anche di griglia, è un accessorio essenziale per garantire la sicurezza del capo e del volto del cavaliere. Gli occhiali hanno la funzione di proteggere gli occhi dalla palla e dalla mazza degli avversari, ma anche dai fastidiosi moscerini che sono spesso presenti sui campi da gioco. I guanti garantiscono il perfetto grip per la presa della stecca, la “protesi” che possiede il cavaliere per colpire la palla una volta in sella. Questa è composta di tre parti: un’impugnatura superiore con laccio, una canna di bambù resistente e flessibile di lunghezza variabile e, all’estremità inferiore, quella con cui si porta il colpo, un cilindro in legno che disegna un angolo di 90 gradi con l’asta. Fondamentali le ginocchiere, rigorosamente in cuoio, che proteggono le gambe del giocatore durante gli scontri e le spinte che avvengono normalmente in campo. Di recente alcuni cavalieri indossano anche dei paragomiti per sopportare meglio i contatti involontari con la palla e le mazze degli avversari. Gli stivali, realizzati in cuoio, hanno solitamente una cerniera sul davanti per poterli sfilare facilmente in caso di traumi alla tibia e al perone. Non sono infatti rare le cadute dovute al cavallo che inciampa lanciato al galoppo o per cambi di direzione troppo repentini. Completano il look del giocatore i pantaloni, rigorosamente bianchi, e naturalmente la polo shirt, che prende il nome proprio da questo sport. Anche i cavalli devono seguire un’etichetta nella tenuta di gara: sella da polo all’inglese, sottosella e fasce protettive nella parte inferiore degli arti. La coda è corta e la criniera è rasata affinché la stecca non vi rimanga impigliata. Lo “sport dei re” non poteva non sedurre i cuori regali dei principi William e Harry. I due si vedono regolarmente sui campi del Tidworth Polo Club in rosso Hackett. Dal 2005 infatti il marchio inglese, nell’ambito della Hackett Rundle Cup, sponsorizza l’Army Polo Team nella sfida annuale contro la Royal Navy. POLO EQUIPMENT Style & Protection Il guardaroba del giocatore di polo: un mix di eleganza british e funzionalità. Dainese Boggi La Martina Guanti in tessuto traspirante della linea Cintura scamosciata con fodera Casco tecnico da polo della Equestrian Collection by Dainese. in nabuk e fibbia in nickel satinato. serie Pro Evolution Helmet. www.dainese.com www.boggi.it www.lamartina.eu Museum Etiqueta Negra U.S. Polo Assn. Gilet imbottito in piuma realizzato Pantalone modello chino Polo della collezione Special Edition in nylon water repellent. in gabardina di cotone. dedicata a diverse nazioni. www.museumtheoriginal.com www.etiquetanegra.eu www.uspoloassn.com Casa Fagliano Logi Polo House Asprey London Stivali da polo di manifattura Mazze da polo Argentine in bambù Sella da polo creata in collaborazione artigianale realizzati in cuoio. realizzate a mano. con il campione Memo Gracida. www.fagliano.com.ar www.logipolo.com www.asprey.com 45 YACHTING Italiani, popolo di poeti, santi e navigatori… SUL WEB www.riva-yacht.com www.wider-yachts.com www.revolverboats.com www.azimutyachts.com www.sacsmarine.it 01 Grandi, piccole, larghe, strette, chi più ne ha più ne esponga. Il meglio della nautica mondiale, e soprattutto dell’eccellenza made in Italy, si dà appuntamento a Genova in occasione della cinquantunesima edizione del Salone Nautico Internazionale. di Andrea Zappa 01. Il Wider 42’ in navigazione. Un open day-cruiser di ultima generazione a dir poco “camaleontico”. 46 Poeti sicuramente, santi mica tanto, navigatori forse. Più che di navigatori si potrebbe invece parlare di costruttori. Da sempre i cantieri nautici italiani sono i leader indiscussi del mercato, in particolare di quello delle imbarcazioni a motore. Vetrina di questa eccellenza è senza dubbio il Salone Nautico Internazionale di Genova. Dall’1 al 9 ottobre la città ligure diventa la capitale mondiale del settore offrendo un evento che coinvolge circa 1300 espositori e mette in mostra quasi 2000 barche, dal più piccolo natante al super-yacht di ultima generazione. La manifestazione si sviluppa su quattro padiglioni, due grandi marine e una darsena. L’area floating, la più suggestiva in cui si possono ammirare le barche “galleggiare”, conta oltre 110mila metri quadrati di specchio acqueo con più di 450 scafi in banchina. Ce n’è veramente per tutti i gusti e per tutte le tasche. Lo storico marchio Riva, che fin dagli anni Sessanta è stato sinonimo di classe e glamour, presenta tra gli altri il nuovo Riva Iseo, un day cruiser di 27 piedi destinato a diventare un vero e proprio must per gli amanti dello stile senza tempo. Il piccolo yacht, per le dimensioni e i criteri con cui è stato disegnato, può essere agevolmente trasportato al traino di una vettura. Il forte legame con il passato è testimoniato dall’ampio utilizzo del mogano, emblema del marchio, lavorato ad arte e, come da tradizione, verniciato con venti mani di cui dieci a pennello e dieci a spruzzo. La barca avrà anche una versione con motore ibrido con possibilità di funzionamento ZEM (Zero Emission Mode), ideale per l’utilizzo in acque in cui la normale navigazione è interdetta. Per chi ama i progetti innovativi Wider, azienda nautica nata nel 2010 su idea dell’imprenditore Tilli Antonelli, propone il Wider 42’, un open day-cruiser in grado di trasformarsi e adattarsi alle più diverse esigenze del suo armatore. L’imbarcazione è progettata per allargarsi tramite un sistema automatico, grazie a due estensioni laterali dello scafo, così da raddoppiare le superfici calpestabili e garantire maggiore vivibilità a bordo. Inoltre è possibile scegliere tra due diverse configurazioni per la poppa: la prima, YACHTING GENOVA, DUE PASSI IN BANCHINA Il Salone è aperto tutti i giorni dalle 10 alle 18.30. Il primo ottobre, giorno di inaugurazione, i cancelli chiuderanno invece alle 22.30. Il biglietto d’ingresso costa 15 Euro, 12 Euro il ridotto. Ingresso gratuito per i bambini fino a 5 anni compiuti. Tre sono gli ingressi al Salone: dal portale di Levante di piazzale Kennedy, sul lato ovest dalle Riparazioni Navali e dalla banchina riservata ai battelli del Consorzio Liguria Via Mare. Il biglietto è acquistabile anche online sul sito della manifestazione: www.genoaboatshow.com 03 02 allestita con moto d’acqua; la seconda, con prendisole e garage che permette di stivare un tender da 2,5 metri. Per chi invece ama l’ebrezza della velocità, il Revolver 42, realizzato nei Cantieri di Anselmo Mauri sul Lago di Garda, è l’imbarcazione ideale. Uno scafo senza compromessi dalle linee d’acqua aggressive disegnate dal progettista Micheal Peters, i cui yacht hanno riportato oltre 200 vittorie in Offshore Classe 1 e detengono tredici titoli mondiali. La consolle di comando è sportiva e la parte superiore dell’hard-top, il lunotto posteriore e i finestrini laterali scorrono a scomparsa, garantendo una totale protezione da vento e mare per coloro che vogliono toccare la folle velocità di 68 nodi. Per chi se lo può permettere o per chi invece ha solo voglia di sognare a Genova sarà possibile visitare il bellissimo Azimut 120 SL, l’ultima ammiraglia della linea S. Un megayacht di 36 metri che offre ai suoi ospiti un salone di 60 metri quadri, una cabina armatoriale da mille e una notte e tre suite ospiti. Un vero attico in centro a Milano con terrazza sul mare. Dal maxi al mini. Tra i gioielli gonfiabili di Sacs Marine è assolutamente da vedere il mini-tender firmato Christian Grande DesignWorks, realizzato in co-branding con Abarth e Ferrari. Un ulteriore esempio del processo di “ibridazione” dei mondi car design e yacht design. L’idea è quella di riproporre su un gommone le forme aggressive ed eleganti delle monoposto di Maranello, con pilota in posizione centrale e dotazioni di bordo dallo spiccato carattere corsaiolo. Il tender di soli 3,3 metri è dotato di un potente idrogetto da 104 hp che permette di raggiungere una velocità di oltre 40 nodi. La livrea, nel tipico Rosso Corsa, è impreziosita dai loghi “Abarth Tributo Ferrari” e la selleria è caratterizzata dalle impunture rosse tipiche dei sedili del marchio dello scorpione. Il modello sarà realizzato in edizione limitata in 199 esemplari. Questo e molto altro alla kermesse genovese che come sempre offrirà il meglio dell’esperienza, della raffinatezza e dell’estro nostrano. Ora tocca a noi sentirci solo un po’ più navigatori. 02. L’elegante consolle di guida del Riva Iseo, il 27 piedi carrellabile di casa Riva. 03. Una delle qualità principali del nuovo Azimut 120 SL è la grande luminosità degli ambienti interni. 47 HI TECH Case sempre più “intelligenti” DOMOTICA A MILANO L’ingresso dello showroom BTicino di via Messina a Milano, dove è possibile vedere tutte le soluzioni domotiche del sistema MyHome. È possibile visitare lo showroom prenotando al numero verde 800 837035. In Italia cresce l’interesse per la domotica: soluzioni per tutte le esigenze, proposte sia da piccoli installatori che da grandi aziende multinazionali. di Enrico S. Benincasa Sono passati 27 anni da quando il giornalista francese Bruno De La Tour coniò il termine domotica, fondendo in una sola espressione il latinismo domus con una delle parole magiche degli anni Ottanta: informatica. In realtà questa disciplina sin dai suoi albori attingeva non solo dal mondo dei computer, ma anche da altri campi come telecomunicazioni, elettronica, elettrotecnica e ingegneria edile. Proprio questa natura multidisciplinare sembra essere uno dei fattori che hanno determinato la crescita della domotica in Italia. Oggi su di essa convergono le attenzioni di diversi settori industriali, attirati dalle buone possibilità di business. Non è un caso, quindi, che proprio sei anni fa sia nata Assodomotica, un’associazione che riunisce i soggetti interessati – pubblici e privati – e che promuove lo sviluppo di aziende, prodotti e servizi dedicati. Il fattore principale, però, è la presenza di un mercato in espansione: nel 2005 gli impianti domotici installati in Italia erano meno di 20 mila, oggi sono più di 60 mila e si supererà quota 100 mila unità entro il 2013. Oggi la home automation (così viene chiamata nel mondo anglosassone) comprende opzioni che vengono customizzate in base alle esigenze degli 48 utilizzatori finali: climatizzazione, sicurezza, controllo di impianti ed elettrodomestici, risparmio energetico e, soprattutto, accesso da remoto. Il diffondersi del mobile Internet, infatti, ha reso smartphone e tablet interfacce perfette per comunicare con la propria casa “intelligente” quando si è fuori, ricevendo feedback tramite portali web, SMS, mail o notifiche push da app dedicate. Negli ambienti, invece, sono i pannelli touch screen a essere scelti maggiormente per la loro facilità d’uso, ma non mancano controller pensati per chi soffre di particolari disabilità. Nel mercato sono molte le aziende italiane che si sfidano, a cominciare da BTicino che, con il suo sistema MyHome, è stata tra le prime a credere nel successo della domotica. Anche Vimar (con ByMe) e Gewiss (con Chorus) sono attive in questa nicchia destinata a crescere. A esse si affiancano una serie di realtà più piccole che mixano prodotti di diverse marche, controllati attraverso software creati ad hoc o attingendo da soluzioni open source come Misterhouse o Freedom. Per chi ne vuole sapere di più appuntamento il 25 e 26 ottobre alla Fiera di Verona per Home & Building, la manifestazione espositiva dedicata più importante nel nostro paese. ADVERTORIAL Panamera Diesel, la viaggiatrice dal cuore sportivo L’ultima versione della Gran Turismo di casa Porsche non ha rivali sui lunghi percorsi tra le potenti sportive della sua categoria. Un’autonomia di oltre 1200 chilometri per un motore diesel da 250 CV. Il sogno diventa realtà. La lingua di asfalto prosegue all’infinito oltre l’orizzonte e il piacere di guida è totale. Sensazioni uniche che diventano quotidianità a bordo della nuova Panamera Diesel, da agosto sul mercato, che con un serbatoio di 80 litri e consumi di carburante pari a soli 6,5 l/100 km si pone ai vertici delle berline sportive adatte ai lunghi viaggi. Grazie al silenzioso motore V6 da 3.0 l con 250 CV di potenza, che rappresenta il livello più moderno della tecnologia diesel, l’ultima nata di casa Porsche affronta con spunto brillante qualsiasi tipo di itinerario, dai lunghi tratti autostradali ai più divertenti percorsi montani. In combinazione con l’efficiente Tiptronic S a 8 rapporti, il cuore turbodiesel V6, con emissioni ridotte di CO2 pari a 172 g/km, accelera da 0 a 100 km/h in 6,8 secondi e raggiunge la velocità massima di 242 km/h. Emozioni e sostanza in grado di far sognare qualsiasi pilota. Ma la casa di Stoccarda ha da sempre un occhio di riguardo anche per l’ambiente, offrendo sulla Panamera Diesel anche la funzione automatica Start-Stop e la possibilità di montare pneumatici a basso coefficiente di attrito che fanno diminuire ulteriormente le emissioni a 167 g/km. La V6 Diesel è disponibile esclusivamente quattro porte con trazione posteriore. Una “fondista” autentica tra le Porsche Gran Turismo per le quali il piacere di guida è un must. In alternativa al telaio con sospensioni in acciaio, presente di serie, su richiesta sono disponibili le sospensioni pneumatiche adattive che consentono di ampliare l’impostazione dell’assetto, aumentando ulteriormente il comfort di guida da un lato e la dinamica di condotta sportiva dall’altro. Nonostante la tipica silhouette Porsche, bassa e filante, all’interno dell’abitacolo ogni passeggero trova, grazie ai 4 sedili singoli, lo spazio ideale per godere appieno del viaggio. In combinazione con i sedili riscaldabili sono disponibili, come optional, anche quelli ventilati. Anche il vano di carico è di grande flessibilità grazie ai sedili posteriori ribaltabili singolarmente. Il viaggio può avere inizio. Informazioni: www.porsche.com/italy/ 49 WHEELS Gadget follie 01 Se un tempo i gadget dei costruttori di automobili si potevano trovare a fatica in qualche concessionaria oggi sono considerati fondamentali per l’immagine di un brand, con prodotti esclusivi e particolari. di Paolo Borrone 01. Classe e raffinatezza per la piccola auto a pedali di casa Audi: telaio in alluminio e dettagli in vera pelle. 50 L’importanza del merchandising ufficiale nel settore automotive è in aumento anno dopo anno, con margini di crescita che non lasciano dubbi in merito: nel corso del 2010, per esempio, l’on line store di Ferrari ha visto crescere i propri ricavi di oltre il 50%. Inoltre questi prodotti, soprattutto per i brand di lusso, garantiscono un’esperienza complessiva del marchio che va al di là delle ore passate al volante: questo è fondamentale perché permette di stringere un legame anche con chi non acquisterà un’autovettura. Cercando tra le infinite proposte degli articoli ufficiali delle case automobilistiche si trovano i classici capi di abbigliamento come cappellini, T-shirt, polo, orologi, valigie, articoli per l’ufficio, lo sport e il tempo libero, oltre alle riduzioni in scala di altissima qualità dei modelli più famosi. Non mancano però oggetti curiosi e originali. Bentley propone un modello in scala 1:12 della mitica Blower 4½ Litre del 1929 realizzato dalla storica manifattura Anthony Holt, specializzata nelle produzioni di lusso dal 1915. Costruita a mano dai maestri artigiani, questo modello presenta un livello di finitura nei minimi dettagli impossibile da riscontrare in altre proposte: portiera lato guidatore apribile, cofano estraibile, motore riprodotto nei più piccoli particolari e cruscotto con quadranti perfettamente leggibili. La base è invece realizzata in pregiato legno di noce con ovviamente il logo Bentley posto in evidenza. L’esclusività dell’oggetto è dovuta alla tiratura, soli dieci esemplari prodotti e numerati, al prezzo altrettanto esclusivo di 29.782.98 sterline, al cambio oltre 33 mila euro. Iva esclusa, of course. Sempre nel campo dell’eccellenza l’omaggio di Damiani alla Maserati si concretizza in un portachiavi in oro bianco con diamanti e pavé di zaffiri. Il tridente, simbolo della casa modenese, è riprodotto grazie all’impiego di 232 zaffiri blu per una caratura di 2,70 e 66 diamanti (ct. 0,66), contraddistinti da una certificazione conflict-free WHEELS FERRARI WORLD Ha aperto alla fine dello scorso anno il Ferrari World di Abu Dhabi, il primo parco monotematico dedicato alle rosse. Costruito sull’isola Yas Island, al suo interno sono presenti un circuito di Formula 1, un hotel a 5 stelle e attrazioni all’avanguardia: le montagne russe più veloci del mondo, capaci di raggiungere i 240 km/ora, e Scuderia Challenge, un simulatore del tutto simile a quello usato dai piloti professionisti. 02 03 (acquistati da fonti lecite non coinvolte nel finanziamento di conflitti). Anche in questo caso prezzo non proprio abbordabile, 10.500 euro, e tiratura limitata: otto esemplari, come i cilindri del propulsore Maserati. È davvero vasta la gamma di prodotti che i costruttori di automobili decidono di rivisitare secondo la propria filosofia costruttiva, che spesso si orienta verso il design più esclusivo e l’elevato grado di tecnologia, valori che contraddistinguono per esempio le proposte di Porsche. La casa di Stoccarda attraverso la sua divisione Porsche Design Studio, propone per gli appassionati della neve uno slittino che assicura anche in questo campo, prestazioni all’avanguardia e la massima tenuta di pista. Il prodotto è realizzato con una speciale plastica che ha permesso di garantire un peso molto contenuto (intorno ai 4 chilogrammi) e la robustezza necessaria. La ricerca dei materiali ottimali è ciò che caratterizza anche la splendida BMW M Bike Carbon Racer, una bicicletta da corsa prodotta dalla divisione sportiva della casa bavarese. Disponibile da pochissimi mesi, la M Bike Carbon Racer ha un telaio in carbonio (che è lo stato dell’arte in questo settore perché garantisce prestazioni uniche per leggerezza e resistenza), unito a un gruppo ciclistica Shimano Ultegra (composto da guarnitura, movimento centrale, pedivelle, corona, leve freno, freni, leve cambio, catena, mozzi e deragliato- ri), tra i migliori disponibili sul mercato. Grande attenzione anche nelle finiture estetiche: il logo Motor sport campeggia sul tubo superiore mentre manopole, sella e cerchi hanno inserti di colore rosso corsa. Molto ampia è ovviamente la parte dedicata ai più piccoli. Tra modellini e peluche ci sono oggetti capaci di entusiasmare qualsiasi bambino e non solo. Sicuramente la Ferrari California 12 Volt e l’Audi Silberpfeil Auto Union Typ C sono quei prodotti che un qualsiasi figlio vorrebbe e che un papà avrebbe voluto. L’Audi, all’epoca Auto Union, ha celebrato il suo settantesimo anniversario con un’automobile a pedali che ne ha omaggiato le linee: 999 esemplari in tiratura limitata con carrozzeria in alluminio e dettagli in vera pelle. Con il design unico della Spider 8 cilindri della casa di Maranello, più un vero telaio in acciaio e una solida carrozzeria in plastica, dipinta ovviamente con colori non tossici, la piccola Ferrari ha invece un sistema monomarcia (con anche retro), ruote e cerchi in lega e un vero impianto frenante elettronico, il tutto alimentato a 12 Volt. Velocità massima 8 kilometri orari, pochi in confronto agli oltre 300 del modello vero, sufficienti però per sognare. Con un indiscutibile vantaggio: una volta finito il carburante basta ricaricare le batterie, senza dover passare dal benzinaio. Visti i prezzi attuali non è poco! 02. Dall'asfalto alla neve, Porsche Design Studio realizza per gli appassionati della montagna uno slittino dalle linee filanti e, come vuole la tradizione del marchio, dalle alte prestazioni. 03. Telaio in carbonio e ciclistica all'avanguardia sono i punti di forza della M Bike Carbon Racer di BMW. 51 WEEK - END Sud Tirol, l’altra Italia SUL WEB www.suedtirol.info/it/ www.pfefferlechner.it www.acquarena.com www.termemerano.it 01 Desiderate passare qualche giorno di vero relax in un luogo dove le parole d’ordine del vostro soggiorno siano ordine, qualità, rispetto per la natura, accoglienza e puntualità? In Sud Tirol si può. di Stefano Ampollini 01. Il territorio attorno a Bolzano si caratterizza di vitigni a perdita d’occhio. La parte più a sud dell’Alto Adige è considerata la regione “mediterranea” del paese: non a caso il suo clima mite rende il lago di Caldaro il più caldo dell’intero arco alpino. Foto courtesy Alto Adige Marketing/ Clemens Zahn. 52 Da sempre isola felice e un po’ anomala della nostra incasinata Italia, il Sud Tirol rappresenta il massimo per chi desidera lasciarsi alle spalle i ritmi e le inefficienze delle nostre città. Già, perché da queste parti tutto funziona alla perfezione, a dispetto di ritmi molto più lenti. A dimostrazione che per costruire un ambiente in cui poter vivere in modo sostenibile ed efficiente non è necessario fare mille cose. Ne bastano poche, fatte bene e con cura. Basta qualche piccolo sforzo di adattamento (talora linguistico) e potrete godere di una varietà di offerta in grado di soddisfare qualunque esigenza. Wellness, natura, enogastronomia, tradizione e modernità: questi i pilastri dell’offerta altoatesina. Non a caso il wellness è al primo posto, perché idealmente raccoglie tutto il resto. Venire quassù senza provare una spa, che sia pubblica o interna a un albergo, è un delitto. Ve ne sono per tutti i gusti, ma tutte accomunate da alcune regole chiare: nelle saune e nei bagni si deve entrare nudi, in sauna è obbligatorio stendersi o sedersi su un telo grande in modo che nessuna parte del proprio corpo venga a contatto con il legno, gli schiamazzi sono da evitare nel modo più assoluto. Poche regole che però segnano una distanza notevole con ciò a cui siamo abituati nelle nostre città. Se, in particolare, il pudore vi inibirà a mostrarvi nudi per la prima volta in un luogo pubblico, dopo pochi minuti vi chiederete come avete fatto per tanti anni a vestire un costume in una sauna. Da provare assolutamente le sessioni di getti di vapore: blocchi di ghiaccio con essenze vengono collocati sui braceri a 90° delle saune secche. Il vapore sprigionato viene gettato sui partecipanti da un inserviente che fa roteare in aria un asciugamano. Un’esperienza insolita e suggestiva, soprattutto quando il vapore porta la temperatura a quasi 120°. Il tuffo in catini d’acqua ghiacciata che ne segue è un toccasana. Portatevi un libro, però: l’unica cosa da fare dopo è distendervi su un lettino in una zona relax, spesso con viste mozzafiato su distese di meleti e montagne. A parte le Spa interne a tutti gli hotel, imperdibili sono l’Acquarena di Bressanone e le Terme di Merano. WEEK - END “Il perfetto connubio tra tradizione e modernità trova qua la sua massima espressione” 02 Per gli amanti del trekking o delle ciaspolate invernali il Sud Tirol rappresenta una tappa obbligata, in particolare perché affrontabile da tutti, grazie alle dolci pendenze dolomitiche. Dopo qualche ora di camminata non c’è nulla di meglio che fermarsi in qualche baita per assaggiare le specialità gastronomiche: dalla più leggera “merenda tirolese” (speck, salsicce affumicate con rafano e formaggio), alla più saporita testina di vitello in agro con cipolle, fino ai più consistenti canederli in brodo, i gröstl (pasticcio di patate e carne lessa) oppure il fortissimo graukäse anche detto “formaggio grigio” per il colore delle sue muffe. Se il tutto vi sembra piuttosto pesante, potrete sempre farvi aiutare da qualche ottimo vino locale, non solo il Gewurztraminer, tanto amato dalle donne, ma anche ottimi pinot neri e merlot, vitigni sempre più apprezzati anche dai numerosi tedeschi che giungono fin qua. Da non perdere i vini biodinamici di Alois Lageder, punta d’eccellenza della produzione locale, ma neppure le molteplici birre artigianali, tra cui la Pfeffer del IL MUSEION DI BOLZANO Il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Bolzano, inaugurato nel 2008, è un must per gli amanti del genere. L’edificio di per sé è uno dei massimi esempi italiani di architettura contemporanea. La forma cubica e le vetrate delle facciate hanno un forte impatto visivo, specialmente la sera. La posizione, a metà tra il centro storico e la zona verde lungo il fiume Talvera, lo rende uno dei cuori pulsanti della città. Foto courtesy Alto Adige Marketing/Frieder Blickle www.museion.it birrificio Pfefferlechner di Lana, dove si possono gustare anche ottimi stinchi di maiale al forno. Imperdibile Merano: nessun altro luogo può meglio rappresentare il Sud Tirol di questa tranquilla cittadina, nota fin dal tempo degli Asburgo per il suo clima temperato tutto l’anno. La principessa Sissi era solita passarvi gli inverni e da lei prendono il nome i meravigliosi giardini del Castello di Trauttmansdorff. Il perfetto connubio tra tradizione e modernità trova qua la sua massima espressione: se da una parte la festa dell’uva, in programma dal 14 al 16 ottobre, rappresenta il massimo dell’attaccamento alle origini contadine, dall’altra edifici come le Terme e l’albergo attiguo progettati dall’architetto Matteo Thun (lo stesso di Tortona 37 a Milano) segnalano l’esigenza, molto sentita, di costruire con un occhio al futuro. La tendenza è quella di rompere con la tradizione ma sempre ricercando la perfetta simbiosi con la natura circostante. Insomma, chi fino a oggi conosceva l’Alto Adige solo per i mercatini di Natale ha un mondo intero da scoprire. 02. La Festa dell'uva è uno degli appuntamenti imperdibili nel calendario degli avvenimenti meranesi. Il clou della "tre giorni" è la sfilata domenicale di carri e bande in costume tradizionale. Foto courtesy Alto Adige Marketing/ Frieder Blickle. 53 WELLNESS Hohenwart Vista Spa REGALARE HOHENWART L’hotel mette a disposizione la possibilità di regalare un esclusivo buono valido per un paio di rilassanti giorni di vacanza o per uno specifico pacchetto wellness Beauty à la Carte, in cui l’ospite potrà godere a sua scelta di un trattamento tra Magia delle Rose o In vino Veritas. www.hohenwart.com L’esclusivo Hotel Hohenwart amplia la sua offerta relax inaugurando il nuovo spazio Vista Spa. 1.200 metri quadri dedicati al benessere e alla cura del corpo immersi in un oasi di verde e familiarità. a cura della redazione di Club Milano Su una soleggiata collina panoramica, abbracciato dalle cime dei monti Ivigna e Hirzer, si trova il comune di Scena, un meraviglioso paesino di 2.700 abitanti, a circa 4 chilometri dalla città di Merano. Durante gli ultimi cinquant’anni il comune si è trasformato da sconosciuta comunità rurale in meraviglioso centro turistico. La posizione, il clima piacevole e i numerosi hotel di cui dispone hanno contribuito a rendere quest’angolo dell’Alto Adige un autentico paradiso per chiunque sia in cerca di ristoro per corpo e mente. Da qui, infatti, è possibile ammirare un grandioso panorama naturale: cime montuose, vigneti, boschi di conifere e frutteti che ospitano le più diverse varietà locali. L’Hotel Hohenwart rappresenta il luogo ideale per trascorrere una vacanza indimenticabile, circondati dall’ospitalità della famiglia Mair, proprietaria dell’albergo, che da cinquant’anni accoglie i propri ospiti con piacere e dedizione. Nulla è lasciato al caso, dalla sistemazione all’offerta gourmet, fino alle proposte wellness, vero fiore all’occhiello dell’hotel. Di recente è stata inaugurata Vista Spa, l’ampia struttura suddivisa in tre piani con vista spettacolare sul Castello di Scena e 54 su Merano. Al primo livello sono disposte le stanze per i trattamenti estetici e i massaggi, l’area yoga e shiatsu, le sale riposo e due Spa private. Al secondo livello trovano spazio la sauna tirolese, la bio sauna, il bagno di vapore alla rosa e l’area doccia Fontana della giovinezza. In cima, nella terrazza sul tetto, si trova il “roof garden” – un grande prato, una piscina di acqua salata di 50 metri quadrati a sfioro, una sauna panoramica, una zona relax e una Spa privata a cielo aperto. Eccellenza dell’offerta benessere sono i trattamenti all’uva e alla rosa. Per quelli In vino Veritas vengono utilizzati estratti d’uva ricchi di vitamine e sali minerali, acidi del frutto e microelementi uniti a tanniti, lieviti di vino e OPC. Le cure naturali all’uva vantano una lunga tradizione, appartengono alla cultura del Sudtirolo e sono una vera fonte di giovinezza: promuovono una protezione attiva delle cellule e il persistente ringiovanimento della pelle. Contemporaneamente i trattamenti a base di rosa alpina rappresentano vere cerimonie di benessere: i preziosi prodotti nutrono e curano la pelle in modo particolarmente intenso, inoltre il profumo del loro olio essenziale ha un effetto calmante ed equilibrante. WELLNESS Natural style Prodotti e ingredienti naturali (concentrazione minima 70%) per la cura di viso e corpo. Mediterranea - Daily Allover Cream Davines - Crema Fluido Restitutivo Comfort zone - Hidramemory Cream Gel 24h Crema all’estratto di pino e vitamina E per lenire e Crema fluido all’aloe biologica, olio di Argan e olio Crema viso con trealosio, estratto di baobab e idratare il viso. di crusca di riso. acido ialuronico. www.mediterranea.it www.davines.com www.comfortzone.it B by Limoni - Talasso Scrub Ahava - Softening Butter Salt Scrub L’Occitane - Delicious Paste Scrub anticellulite con sale del Mar Morto, olio di Scrub naturale con osmoter, jojoba, olio di cocco e Pasta esfoliante con olio e burro di mandorla e avocado e vitamina E. olio di semi di sesamo. cristalli di zucchero. www.limoni.it www.ahava.it www.loccitane.com Delarom - Arome Equilibrant Hydratant Kiehl’s - Midnight Recovery Concentrate Khenz - Invigorating Lotion Trattamento viso agli oli essenziali contro la perdita Concentrato notte naturale al 99% e privo di Concentrato a base di cellule staminali vegetali, compattezza. parabeni. caffeina e ginseng. www.delarom.it www.kiehls.it www.khenz.it 55 OVERSEAS The green accommodation AEREO SÌ, MA CON I CARBON OFFSET CREDITS Se per raggiungere la vostra destinazione dovete prendere un aereo potete farlo ecologicamente. Per le lunghe distanze alcune compagnie aeree offrono i carbon offset credits. Acquistando questi “crediti”, si possono compensare le emissioni di CO2 prodotte dal volo sostenendo, per esempio, il rimboschimento di aree colpite dalla deforestazione o progetti relativi allo sviluppo di fonti energetiche rinnovabili. Per chi vuole avere maggiori informazioni sul sito di Air France c’è una sezione “sviluppo sostenibile”. 01 Alloggiare in comode royal-suite ecocompatibili o in ecobungalow spartani a stretto contatto con la natura. Pronti per un'avventura ecologica? Viaggiare green è un lusso per tutti. di Maria Zanolli 01. Uno degli ecobungalow di Chumbe Island in Tanzania. Le strutture sono alimentate a energia solare e l’acqua viene depurata. Foto di Karin Sursenegger. 56 Quando cinque anni fa ho immerso i piedi nella sabbia bianca di Fraser Island in Australia ho pensato: questo sì che è un vero paradiso terrestre. Fraser è la più grande isola di sabbia al mondo, per l’Unesco patrimonio dell’umanità, con una superficie di 1.840 chilometri quadrati. La sabbia di Fraser custodisce più di 100 laghi e una foresta pluviale in cui crescono felci rarissime. Sull’isola c’è un eco-code (un codice ecologico) che riassume alcuni comportamenti per garantire il totale rispetto dell’ecosistema. Non esistono nuclei abitati, ma solo alcuni eco-lodge come il pluricertificato Kingfisher Bay Resort (www.kingfisherbay. com), in cui l’esperienza green è totale. Il design dei lodge è studiato per mimetizzarsi nella natura circostante, e un sistema controllato di riforestazione permette alla vegetazione di proseguire il suo ciclo naturale. All’interno del resort è stato creato un centro di ricerca in collaborazione con l’University of the Sunshine Coast per studiare l’impatto del turismo e definire le pratiche da attuare per la migliore conservazione dell’isola. Cosa vuol dire vivere un’esperienza ecologica viaggiando? Esistono luoghi più “eco” di altri? Un hotel di lusso può essere anche green? Se guardiamo i trend negli stili di vita del mondo contemporaneo sembrerebbe che le persone abbiano sempre più voglia di recuperare un contatto autentico con la natura nella quotidianità e soprattutto nelle loro vacanze. Ci sono alcuni resort di lusso che, per le tecniche adottate nella costruzione e per alcune scelte etiche sono certificati ecologici a livello internazionale. Uno dei sei hotel al mondo ad avere da poco ottenuto il Luxury Eco Certification Standards (LECS) – la certificazione più autorevole, eseguita dal Sustainable Travel International (STI) – è il The Setai Miami, un albergo affacciato sul mare che, oltre ad avere tutti i pleasure di un soggiorno esclusivo, soddisfa i 100 criteri green previsti dal LECS. Tra questi si annovera per esempio l’eccellenza nel risparmio energetico con piano triennale a favore della comunità locale, grazie all’installazione di filtri per l’ottimizzazione del consumo idrico privato. Se dalle spiagge di Miami ci spostiamo in Africa troviamo OVERSEAS AVVENTURARSI ECOLOGICAMENTE… Avete voglia di vivere un’esperienza molto wild? In Belize, piccolo stato della penisola dello Yucatan affacciato sul Mar dei Caraibi, tra antiche caverne Maya, coccodrilli, giaguari e scimmie, l’avventura è assicurata. Queste sono le destinazioni più quotate: Lamanai outpost lodge (www.lamanai.com), Black Rock Lodge (www.blackrocklodge. com) a San Ignacio, il Blancaneaux Lodge (www.blancaneaux.com) ex rifugio familiare di Francis Ford Coppola, un resort immerso nella foresta pluviale. 02 altre forme di ecoturismo, un po’ più spartane ma altrettanto sostenibili. Nell’isola di Lamu, Kenia, sorge il Majlis, un particolare resort turistico attento all’impatto ambientale e alla sostenibilità. Le ville sono costruite con pietra corallina ricavata dalle cave circostanti e legno locale, il resort utilizza un sistema ibrido di solare ed eolico per produrre energia pulita, utile alla vita del villaggio e oltre il 95% dello staff impiegato è keniota. Non lontano da qui, a Chumbe Island in Tanzania, sette eco-bungalow sono l’alloggio perfetto per chi vuole vivere un’esperienza selvaggia nella riserva del Chumbe Reef Sanctuary (prima area marina protetta della Tanzania) e della Chumbe Forest. Le strutture sono alimentate a energia solare, la cucina è a “chilometri zero”, africana e mediorientale e sull’isola sono state adottate alcune iniziative ecologiche come la produzione e l’utilizzo di sapone locale fatto dalle cooperative delle donne di Zanzibar, l’utilizzo di acqua depurata, il divieto di introdurre prodotti non organici (per esempio i sacchetti di plastica) e il rispetto della vita notturna degli animali escludendo sistemi di illuminazione artificiale. Esistono poi alcune esperienze di viaggio esclusivissime che soddisfano anche la voglia di avventura come quelle nel deserto dell’Atacama in Cile, nel resort eco-chic di Awasi: qui, nel silenzio del cielo si può ritrovare il contatto con la natura e cenare a lume di candela adagiati su cuscini di seta. Tornando ai paradisi terrestri ce n’è uno ancora molto poco frequentato che si trova sull’atollo di Ahe nelle isole Tuamotu, Polinesia francese. Qui si può soggiornare in alcuni eco-lodge e visitare le aree circostanti, come la splendida Eden, un’isola abitata da una comunità di cinesi che studiando le caratteristiche del suolo è riuscita a creare un orto sulla sabbia. Viaggiare ecologicamente, insomma, significa anche andare a scovare quei luoghi che hanno qualcosa da insegnarci sul modo in cui si può vivere in maniera del tutto decorosa pur rispettando l’ambiente, la biodiversità e le tradizioni della cultura. In valigia, quindi, oltre a mettere tutto il kit da viaggio, possibilmente bio, non bisogna dimenticare una dose importante di buon senso e rispetto. 02. La splendida piscina del The Setai Miami, uno dei sei hotel più green al mondo. L’albergo affacciato sul mare soddisfa i 100 criteri previsti dal Luxury Eco Certifications Standards. 57 CLUB HOUSE Il manuale del tennis italiano? Tutto da rifare Per chi ha la passione del tennis sentirne parlare da chi ha camminato sull’erba di Wimbledon è il massimo. Prendete Laura Golarsa: milanese, classe ’67, oggi responsabile del settore agonistico del TCM, con la massima naturalezza ti dice che Conchita Martinez è sempre su Facebook: “Beh, certo si vedeva che aveva l’aria simpatica…”. di Chiara Cossalter Foto di Andrea Zappa 58 CLUB HOUSE “Il bene più prezioso è la serenità e il coraggio nel colpire la palla” Il 1989 è l’anno che probabilmente l’ha resa più famosa: quarti di finale a Londra, davanti a lei c’è Cris Evert. Partita storica in una delle sedi più illustri del tennis mondiale. Laura Golarsa perde, ma solo al terzo set: 6-3, 2-6, 7-5 il risultato finale. E l’anno dopo sale al trentanovesimo posto della classifica WTA. Tutti buoni motivi per trovarla oggi al Tennis Club Milano Alberto Bonacossa, dove le è stata affidata la supervisione agonistico-tecnica dagli under 10 ai professionisti. Prima cosa da sapere: stare lontani dalle regole del tennis italiano. Chi ha giocato ad alti livelli spesso fatica a volerne ancora sapere una volta appesa la racchetta al chiodo. È stato così anche per te? Ho giocato la mia ultima stagione con estrema consapevolezza. Avevo ben in testa il mio futuro, era una scelta ponderata: 3 infortuni in 7 anni, un compagno di vita e non di doppio e i miei 32 anni. Non volevo andare avanti, scendere magari tra le 300 del mondo e provare poi a rimettermi in gioco. Ero convinta di chiudere con Wimbledon, invece mi ritrovo dritta in tabellone a Flushing Meadows. E allora perché rinunciarci? Terminati gli US Open del 1999 esci dunque dal tabellone e così anche dal circuito, e poi? Poi ancora tennis. Tutto secondo programma. Ad aprile un caro amico mi propone di venire ad allenare. Un’offerta invitante, part-time, che non mi condiziona la vita privata. Accetto e una settimana dopo sono a 100 metri dal TCM, dove arrivo 5 anni dopo. Senza alcuna lezione da coach? Avevo acquisito la lezione su come allenare in tutti quegli anni di tennis. Anzi, in tutto ciò che mi era mancato in quegli anni, ossia in una guida. Chi ti dice come muoverti, quante ore andare a correre, quanti salti e quanti pesi fare, che alimentazione seguire, come iscriversi a un torneo ITF. A 21 anni mi ero ritrovata nei quarti a Wimbledon senza sapere come avessi fatto. Tutto bello, ma non avevo riferimenti intorno. Gli americani giravano il mondo crescendo nelle accademie, mentre noi restavamo ancorati a uno sparring partner, a una corsa sulla montagnetta di San Siro o alle vittorie nelle coppe a squadre under 14. Da dove partire? Dal basso. Per prima cosa serviva un sistema di lavoro. Il mio obiettivo era fare da traghettatore per passare da un tennis amatoriale a uno professionistico. La speranza era trovare la forte motivazione. Io, per esempio, ero una che dava la vita sul campo. Meglio piangere per non riuscire mai a passare un turno di un 10.000 dollari che ricevere la coppa delle regioni e finire sul gazzettino della propria città. L’obiettivo era quello di far crescere un ragazzo di 9 anni e renderlo un giocatore di tennis. Magari uno dei primi 50 del mondo. Cosa serviva? Da parte mia mettevo a disposizione competenza maturata sul campo e disponibilità, dall’altra parte cercavo motivazione, fiducia e fame di vittorie. Le ho trovate subito con Alessandro Bega e Emanuele Molina, vederli contro nella finale in un torneo internazio- nale è stata la prima soddisfazione da coach. Parallelamente, ho formato tecnici con cui seguire tecnica e atletica. Prova a dare qualche lezione. Non sul campo, ma su carta stampata. Lezione n. 1: non contano le vittorie, conta essere competitivo a livello di gioco. Il bene più prezioso è la serenità e il coraggio nel colpire la palla. In Italia si pensa spesso più al talento che allo spirito di sacrificio. Bisogna avere fame, invece. Da subito. Lezione n. 2: ognuno fa una corsa su se stesso. Se non raggiungi quelle tappe non ti dico di smettere. Ma di insistere, continuare. Alberta Brianti, una delle ragazze che alleno, a 30 anni è al suo massimo livello, è stata chiamata anche in Federation Cup. Lezione n. 3: via tutti i principi del tennis italiano. Primo fra tutti, la famiglia fuori dal campo. Un ragazzo deve essere libero di giocare. L’approccio allo sport deve essere ludico, senza stress né forzature. Io stessa non ho problemi a farlo capire ai genitori. Sono diretta, a costo di perdere un talento. Dimostro sempre di lavorare per il bene del ragazzo, questo è fondamentale. Lezione n. 4: andare oltre i propri limiti. Non bisogna mai pensare di essere stanchi. In questo sono sicuramente molto esigente in allenamento. Se vedo che un colpo tanto provato riesce chiedo di insistere ancora. E i risultati si vedono, la stessa Alberta Brianti ne è un esempio. Facendo un salto nel passato come allenatore, chi avresti portato in campo? Sicuramente Laura Golarsa: dava sempre l’anima. 59 CLUB HOUSE Il tennis di una volta TIRIAMO FUORI LE RACCHETTE DI LEGNO A breve sui campi del Tennis Club Milano Alberto Bonacossa avrà luogo un torneo nel pieno rispetto delle tradizioni legate al tennis di una volta, sia nelle racchette che nell’abbigliamento. Un’occasione per riscoprire un tennis meno potente ma più tecnico e, forse, più divertente da vedere. 01 Breve storia delle “rivoluzioni” che hanno cambiato questo sport negli ultimi 40 anni, dopo un primo secolo di grande rispetto delle sue tradizioni. di Enrico S. Benincasa Il tennis è uno sport dalle radici antiche: si hanno tracce della sua nascita già nel XII secolo in Francia e in Gran Bretagna, ma fu solo verso la fine del XIX secolo che iniziò la standardizzazione delle regole e la diffusione di questo sport. Con la prima edizione del torneo di Wimbledon del 1877 ha inizio la prima era moderna del tennis così come lo conosciamo oggi, durata circa fino alla metà degli anni Settanta. Nei suoi primi cento anni, infatti, questo sport è riuscito a passare indenne a ogni cambiamento sostanziale, rimanendo ancorato a tradizioni come il sistema di assegna60 zione dei punti, mutuato dalle lancette dell’orologio. L’abbigliamento ha subito delle evoluzioni con capi come la polo per gli uomini, grazie a René Lacoste e alla sua mitica 1212. Lacoste diventò un imprenditore di successo e lo seguirono a ruota altri colleghi come Fred Perry. In campo femminile i più grandi cambiamenti avvennero grazie a Suzanne Lenglen negli anni Venti e a Lea Pericoli negli anni Cinquanta, capaci di “sfidare” il comune senso del pudore di quelle epoche accorciando le loro mise da gara. Una costante, però, ha da sempre accomunato i tennisti: il colore bianco. Per quasi cento anni il bianco è stato imprescindibile, dal professionista all’amatore. Solo agli inizi degli anni Settanta con Lamar Hunt, creatore del WCT, l’embrione che ha dato origine alla moderna ATP, si è iniziato a vedere abbigliamento colorato tra i tennisti. Per molti è subito diventato un tratto distintivo, basti pensare alla polo rossa di Panatta o a quella a righe quasi invisibili di Borg. Dalla semplice distinzione allo stravolgimento dei “canoni” il passo è stato breve: in principio fu Agassi, vero e proprio punk con la racchetta, per arrivare poi CLUB HOUSE 01. Giocatori in azione negli anni Cinquanta sui campi del TCM, ovviamente in polo bianca e racchette di legno. 02. 03. Immagini delle campagne pubblicitarie anni Settanta di Lacoste e Fila (foto courtesy Fondazione Fila Museum). Si inizia a intravedere un po’ di colore nell’abbigliamento dopo anni di bianco stile Wimbledon. 02 a esempi non proprio di stile come la canottiera di Nadal. In generale questa rivoluzione ha spezzato il legame della polo con il tennis: basta guardare un qualsiasi torneo per capire come i tennisti moderni preferiscano T-shirt in tessuti tecnici dai colori e i disegni più strani. Il primo secolo di tennis, però, non si è distinto per particolari cambiamenti nemmeno sul fronte dell’equipaggiamento tecnico. Le racchette non subirono grandi cambiamenti né nella forma né nei materiali. Il frassino era il legno preferito per costruire i telai, il piatto delle corde era di circa 65 pollici quadrati e il peso totale dell’attrezzo si aggirava attorno ai 450 grammi. La prima sfida allo status quo tecnologico fu lanciata da Wilson, che nel 1967 dotò Jimmy Connors della T2000, la prima racchetta con telaio in alluminio. Seguirono anni di sperimentazioni sui materiali fino all’approssimarsi degli anni 03 Ottanta. La vera rivoluzione, però, la si deve a Howard Head, geniale inventore e imprenditore che aveva già contribuito a innovare lo sci introducendo il metallo come materiale. Ritiratosi dalla sua azienda, la Head appunto, nel 1976 decise di migliorare il suo tennis con una macchina lanciapalle della Prince. Capì subito, però, che, per quanto si potesse allenare, il vero problema era la dimensione del piatto delle corde che non gli permetteva di colpire con efficacia. Chiamò quindi la Prince e propose loro di produrre un modello oversize, con un piatto delle corde che fosse grande il doppio, ovvero circa 130 pollici quadrati. Nacque così la Prince Graphite 1, la prima racchetta oversize costruita in grafite (uno dei materiali su cui si sperimentava in quegli anni) che divenne subito un successo commerciale per l’allora giovane azienda americana. D’altronde i risultati erano evidenti: chi utilizzava questa racchetta vinceva e scalava le classifiche. Gli altri produttori si dovettero adattare ai nuovi standard dei materiali, scatenando una “guerra” tecnologica che dura ancora oggi. Questa competizione ha prodotto una customizzazione delle racchette, sviluppate in base alle caratteristiche del tennista. Con attrezzi più leggeri e più performanti, però, il gioco è cambiato, a vantaggio degli atleti dotati di un servizio potente e solidi da fondocampo. Dal punto di vista tecnico per molti è stato un impoverimento: il serve and volley, approccio a questo sport che ha reso celebri giocatori come Laver, McEnroe ed Edberg, è praticamente scomparso. Troppo rischioso scendere a rete per dover fronteggiare “missili terra-aria” sotto forma di pallina. E allora un po’ di nostalgia per quel tennis fatto di polo bianche e racchette di legno è più che comprensibile. 61 EVENTI Da non perdere... Una selezione dei migliori eventi che animeranno la città nei prossimi mesi. a cura di Enrico S. Benincasa Incontro Tempo di smart urban stage Due donne libere e piene di passione, Lavinia Turra e Annalù Boeretto, “indagano” sul dualismo moda-arte, due mondi che confinano e che tendono a invadere il campo semantico dell’altro. Il progetto (denominato appunto Incontro) prevede la creazione di abiti a tiratura limitata che, “spogliati” di ogni connotazione effimera, diventano vere e proprie opere d’arte in movimento che producono tracce concrete di vita vera. Spazio Laviniaturra Fino al 20 ottobre (solo su invito) www.laviniaturra.it Parcheggio di via Pagano Fino al 21 settembre www.smart-urban-stage.com Silvio Wolf Il PAC di Milano apre la stagione espositiva con Sulla Soglia, mostra curata da Giorgio Verzotti e dedicata alle opere di Silvio Wolf. Sette sezioni che sintetizzano il lavoro trentennale dell’artista milanese. Saranno presenti il suo lavoro fotografico, i lavori video e le sue installazioni tra cui Light Wave, l’opera realizzata da Wolf per la 53esima edizione della Biennale di Venezia del 2009. Padiglione d’Arte Contemporanea dal 7 ottobre al 6 novembre www.comune.milano.it/pac 62 In poco più di un anno smart urban stage ha toccato tutte le città più importanti d’Europa come Londra, Parigi, Madrid, Bruxelles, Berlino e Barcellona, e ora approda anche a Milano. Non è la prima volta che smart urban stage arriva in Italia: lo scorso giugno, infatti, fece tappa a Roma in zona Parioli. A Milano, invece, la tensostruttura avveniristica e dal grande effetto che ospita le attività di questo evento organizzato da Smart (che si protrarrà fino al 21 settembre) è situata nell’area di Pagano, a due passi da Corso Vercelli. Il tema centrale attorno al quale ruoteranno tutte le iniziative è Il Futuro della città, raccontato attraverso una mostra-concorso nella quale si confrontano 12 progetti scelti da 5 personalità eccellenti (Pippo Ciorra, Giulio Iacchetti, Eleonora Fiorani, Davide Bennato e Fabrizio Rovatti) fa- centi parte del mondo dell’architettura, del design, delle scienze e delle tecnologie. Al vincitore un premio da 10.000 euro e la possibilità di confrontarsi con i premiati delle altre tappe di questo road show europeo unico nel suo genere. Le iniziative in programma sono molte (sul sito il programma completo), così come le occasioni di vedere e provare la nuova ForTwo electric drive, il primo modello elettrico di Smart che a breve sarà lanciato sul mercato italiano. Anche Club Milano partecipa a smart urban stage con una tavola rotonda dal titolo Nuove Frontiere e soluzioni green per una Milano eco sostenibile, in calendario il 14 settembre a partire dalle 18:30. Un’occasione in più per approfondire alcuni dei temi che abbiamo affrontato su queste pagine sin dalla nascita di questo progetto editoriale. EVENTI George Michael Charlie Watts Il batterista dei Rolling Stones incontra alcuni dei protagonisti della scena jazz londinese con “The A, B, C & D of Boogie Woogie”, un progetto dove suona assieme Axel Zwingenberger, Dave Green e il promotore dell’iniziativa Ben Waters. Per soddisfare la curiosità di vedere come Watts se la cava senza Jagger e Richards ben 6 concerti in tre giorni nel tempio del jazz milanese, il Blue Note. Blue Note Dal 27 al 29 settembre www.bluenotemilano.it Mediolanum Forum L’11 e il 12 novembre www.dalessandroegalli.com George Michael torna sul palco dopo tre anni di pausa. E lo fa in grande stile, con un tour in cui è accompagnato da un'orchestra sinfonica che darà un nuovo volto ai suoi brani più famosi. Una buona notizia per tutti i suoi estimatori, dal momento che negli ultimi tempi il suo nome è balzato all’onore delle cronache non certo per aver scritto nuove canzoni che hanno scalato le classifiche di vendita. L’ex leader degli Wham!, dallo scorso agosto, sta girando l’Europa per una serie di concerti che lo vedono impegnato in luoghi suggestivi legati alla storia della musica europea, come la Royal Opera House di Londra e il Palais Garnier di Parigi, quest’ultimo sede storica dell’Opera fino al 1989. È stato un desiderio dello stesso Michael quello di scegliere con cura le location, basandosi sulla loro importanza culturale e sulle qualità acustiche. Non è un caso, quindi, che proprio di recente il tour abbia fatto tappa in Italia: approfittando dello scorcio d’estate rimasto, infatti, George Michael si è da poco esibito in location altrettanto d’effetto come l’Arena di Verona e piazza Santa Croce a Firenze. I fan milanesi dovranno invece aspettare ancora un po’, perché i concerti previsti al Mediolanum Forum sono in programma solo per il prossimo novembre. Ma occorre affrettarsi a procurarsi i biglietti, perché la seconda data è stata aggiunta in seguito alle grandi richieste che la prima data (e unica in origine) sta avendo in questi giorni. Un’apprensione giustificata, perché quello dell’artista britannico è senz’altro uno dei concerti da non perdere di questo autunno musicale. David Crosby & Graham Nash Anche senza i loro “amici” Stephen Stills e Neil Young, Crosby e Nash sono sempre capaci di regalare al loro pubblico emozioni sottoforma di note. I due songrwriter arrivano in Italia per quattro date a partire dalla fine di ottobre: saranno di scena infatti a Padova, Firenze, Roma e ovviamente Milano. Il Teatro Smeraldo è pronto a ospitare due leggende della musica ancora decisamente in forma. Teatro Smeraldo Il 30 ottobre www.dalessandroegalli.com 63 EVENTI Taste of Milano Deejay Ten Come ogni ottobre da qualche anno a questa parte torna la Deejay Ten, l’evento podistico organizzato da Radio Deejay. Un percorso di 10 chilometri per le vie di Milano e, per chi non se la sente ancora di confrontarsi con la distanza, la possibilità di partecipare alla gara non competitiva di 5 chilometri insieme ai tanti appassionati di running in erba che questa manifestazione riesce a coinvolgere. Partenza da piazza Santa Maria Novella Il 2 ottobre www.deejayten.it Le Fooding Un nuovo format legato al cibo chiama a raccolta chef di primo livello come Andrea Berton, Davide Oldani e Massimo Bottura che, insieme con altri colleghi, si confronteranno con gli chef italiani “emigrati” per capire se si mangia meglio italiano in Italia o all’estero. Tre serate divertenti, gustose e attente a chi ha più bisogno: parte del ricavato dalla vendita dei biglietti, infatti, andrà in beneficienza. Tortona Locations Dal 20 al 22 ottobre www.lefooding.com 64 Ippodromo del Galoppo di San Siro Dal 15 al 18 settembre www.tasteofmilano.it Seconda edizione per l’evento food che lo scorso anno ha conquistato i milanesi, accorsi in massa per assaggiare le creazioni di alta cucina dei migliori chef della città. Tante le novità per il 2011, a cominciare dal calendario: rispetto all’anno scorso, infatti, si è deciso di anticipare di qualche giorno per sfruttare gli ultimi giorni d’estate rimasti. Inoltre è cambiata la location: la manifestazione lascia Parco Sempione per approdare all’Ippodromo del Galoppo di San Siro. Uno spazio più grande e altrettanto suggestivo, che ha permesso agli organizzatori di ampliare l’offerta portando da 12 a 20 i ristoranti (e gli altrettanti chef) partecipanti. La formula è sempre la stessa: ogni chef proporrà tre piatti in versione assaggio a prezzi contenuti (da 4 a 6 ducati, moneta ufficiale dell’evento; ogni ducato vale 1 euro), per un totale di 60 deliziosi proposte tra cui scegliere. Alle conferme di nomi come Davide Oldani, Andrea Berton e Aimo Moroni si aggiungono novità interessanti come Pietro Leemann, Ernst Knam, Gaetano Simonato, Angelo Gangemi e la proposta tutto pesce di Langosteria 10. Taste è un’occasione non solo per avvicinarsi all’alta cucina, ma anche per conoscere tante realtà italiane che operano nel settore food e i loro prodotti di qualità. Il programma, inoltre, è ricco di iniziative collaterali: si potranno vedere gli chef all’opera nel Teatro degli Chef, imparare nuove ricette alla Scuola di Cucina e conoscere meglio i nostri vini con la Wine&Spirits Academy. Il “mega ristorante” di Taste sarà aperto solo quattro giorni, sia a pranzo che a cena, per permettere a tutti i foodies di assaggiare il meglio che l’alta cucina milanese oggi può offrire. NETWORK Puoi trovare Club Milano in oltre 200 location selezionate a Milano NIGHT & RESTAURANT: Antica Trattoria della Pesa V.le Pasubio 10 Bar Magenta Largo D’Ancona Beda House Via Murat 2 Bento Bar C.so Garibaldi 104 Bhangra Bar C.so Sempione 1 Blanco Via Morgagni 2 Blue Note Via Borsieri 37 Caffè della Pusterla Via De Amicis 24 Caffè Savona Via Montevideo 4 California Bakery Pzza Sant’Eustorgio 4 - V.le Premuda 449 - Largo Augusto Cape Town Via Vigevano 3 Capo Verde Via Leoncavallo 16 Cheese Via Celestino IV 11 Chocolat Via Boccaccio 9 Circle Via Stendhal 36 Colonial Cafè C.so Magenta 85 Combines XL Via Montevideo 9 Cubo Lungo Via San Galdino 5 Dada Cafè / Superstudio Più Via Tortona 27 Deseo C.so Sempione 2 Design Library Via Savona 11 Elettrauto Cadore Via Cadore ang. Pinaroli 3 El Galo Negro Via Taverna Executive Lounge Via Di Tocqueville 3 Exploit Via Pioppette 3 Fashion Cafè Via San Marco 1 FoodArt Via Vigevano 34 Fusco Via Solferino 48 G Lounge Via Larga 8 Giamaica Via Brera 32 Goganga Via Cadolini 39 Grand’Italia Via Palermo 5 HB Bistrot Hangar Bicocca Via Chiese 2 Il Coriandolo Via dell’Orso 1 Innvilllà Via Pegaso 11 Jazz Cafè C.so Sempione 4 Kamarina Via Pier Capponi 1 Kisho Via Morosini 12 Kohinoor Via Decembrio 26 Kyoto Via Bixio 29 La Fabbrica V.le Pasubio 2 La rosa nera Via Solferino 12 La Tradizionale Via Bergognone 16 Le Biciclette Via Torti 1 Le Coquetel Via Vetere 14 Le jardin au bord du lac Via Circonvallazione 51 (Idroscalo) Leopardi 13 Via Leopardi 13 Lifegate Cafè Via della Commenda 43 Living P.zza Sempione 2 Luca e Andrea Alzaia Naviglio Grande 34 MAG Cafè Ripa Porta Ticinese 43 Mandarin 2 Via Garofano 22 Milano Via Procaccini 37 Mono Via Lecco 6 My Sushi Via Casati 1 - V.le Certosa 63 N’ombra de Vin Via San Marco 2 Noon Via Boccaccio 4 Noy Via Soresina 4 O’ Fuoco Via Palermo 11 Origami Via Rosales 4 Palo Alto Café C.so di Porta Romana 106 Panino Giusto P.zza Beccaria 4 - P.zza 24 Maggio Parco Via Spallanzani - C.so Magenta 14 - P.zza Cavour 7 Patchouli Cafè C.so Lodi 51 Posteria de Amicis Via De Amicis 33 Qor Via Elba 30 Radetzky C.so Garibaldi 105 Ratanà Via De Castillia 28 Refeel Via Sabotino 20 Rigolo Via Solferino 11 Marghera Via Marghera 37 Rita Via Fumagalli 1 Roialto Via Piero della Francesca 55 Serendepity C.so di Porta Ticinese 100 Seven C.so Colombo 11 - V.le Montenero 29 - Via Bertelli 4 Smeraldino P.zza XXV Aprile 1 Smooth Via Buonarroti 15 Superstudio Café Via Forcella 13 Stendhal Via Ancona 1 Tasca C.so Porta Ticinese 14 That’s Wine P.zza Velasca 5 Timè Via S.Marco 5 Tortona 36 Via Tortona 36 Trattoria Toscana C.so di Porta Ticinese 58 Union Club Via Moretto da Brescia 36 Van Gogh Cafè Via Bertani 2 Volo Via Torricelli 16 Zerodue_Restaurant C.so di Porta Ticinese 6 56 Via Tucidide 56 3Jolie Via Induno 1 20 Milano Via Celestino 4 STORES: Ago Via San Pietro All’Orto 17 Al.ive Via Burlamacchi 11 Ana Pires Via Solferino 46 Antonia Via Pontevetero 1 ang. Via Cusani Bagatt P.zza San Marco 1 Banner Via Sant’Andrea 8/a Biffi C.so Genova 6 Brand Largo Zandonai 3 Brooksfield C.so Venezia 1 Buscemi Dischi C.so Magenta 31 C.P. Company C.so Venezia Calligaris Via Tivoli ang. Foro Buonaparte Dantone C.so Matteotti 20 Eleven Store Via Tocqueville 11 FNAC Via Torino 45 Germano Zama Via Solferino 1 Gioielleria Verga Via Mazzini 1 Henry Cottons C.so Venezia 7 Joost Via Cesare Correnti 12 Jump Via Sciesa 2/a Kartell Via Turati ang. Via Porta 1 La tenda 3 Piazza San Marco 1 Le Moustache Via Amadeo 24 Le Vintage Via Garigliano 4 Libreria Hoepli Via Hoepli 5 MCS Marlboro Classics C.so Venezia 2 Via Torino 21 - C.so Vercelli 25 Moroso Via Pontaccio 8/10 Native Alzaia Naviglio Grande 36 Paul Smith Via Manzoni 30 Pepe Jeans C.so Europa 18 Pinko Via Torino 47 Rossocorsa C.so porta Vercellina 16 Porsche Haus V.le Lancetti 46 Rubertelli Via Vincenzo Monti 56 The Store Via Solferino 11 Valcucine (Bookshop) C.so Garibaldi 99 SHOWROOM: Alberta Ferretti Via Donizetti 48 Alessandro Falconieri Via Uberti 6 And’s Studio Via Colletta 69 Bagutta Via Tortona 35 Casile&Casile Via Mascheroni 19 Damiano Baiocchi Via San Primo 4 Daniela Gerini Via Sant’Andrea 8 Gap Studio C.so P.ta Romana 98 Gallo Evolution Via Andegari 15 ang. Via Manzoni Gruppo Moda Via Ferrini 3 Guess Via Lambro 5 Guffanti Concept Via Corridoni 37 IF Italian Fashion Via Vittadini 11 In Style Via Cola Montano 36 Interga V.le Faenza 12/13 Jean’s Paul Gaultier Via Montebello 30 Love Sex Money Via Giovan Battista Morgagni 33 Massimo Bonini Via Montenapoleone 2 Miroglio Via Burlamacc hi 4 Missoni Via Solferino 9 Moschino Via San Gregorio 28 Parini 11 Via Parini 11 Red Fish Lab Via Malpighi 4 Sapi C.so Plebisciti 12 Spazio + Meet2Biz Alzaia Naviglio Grande 14 Studio Zeta Via Friuli 26 Who’s Who Via Serbelloni 7 BEAUTY & FITNESS: Accademia del Bell’Essere Via Mecenate 76/24 Adorè C.so XXII Marzo 48 Caroli Health Club Via Senato 11 Centro Sportivo San Carlo Via Zenale 6 Damasco Via Tortona 19 Palestre Downtown P.za Diaz 6 - P.za Cavour 2 Fitness First V.le Cassala 22 - V.le Certosa 21/a - Foro Bonaparte 71 - Via S.Paolo 7 Get Fit Via Lambrate 20 - Via Piranesi 9 - V.le Stelvio 65 - Via Piacenza 4 - Via Ravizza 4 - Via Meda 52 - Via Vico 38 - Via Cenisio 10 Greenline Via Procaccini 36/38 Gym Plus Via Friuli 10 Intrecci Via Larga 2 Le Garcons de la rue Via Lagrange 1 Le terme in città Via Vigevano 3 Orea Malià Via Castaldi 42 - Via Marghera 18 Spy Hair Via Palermo 1 Tennis Club Milano Alberto Bonacossa Via Giuseppe Arimondi 15 Terme Milano P.zza Medaglie d’Oro 2, ang. Via Filippetti Tony&Guy Gall. Passerella 1 ART & ENTERTAINMENT: PAC (Padiglione Arte Contemporanea) Via Palestro 14 Pack Foro Bonaparte 60 Palazzo Reale P.zza Duomo Teatro Carcano C.so di Porta Romana 63 Teatro Derby Via Pietro Mascagni 8 Teatro Libero Via Savona 10 Teatro Litta C.so Magenta 24 Teatro Smeraldo P.zza XXV Aprile 10 Teatro Strehler Largo Greppi 1 Triennale V.le Alemagna 6 Triennale Bovisa Via Lambruschini 31 HOTEL: Admiral Via Domodossola 16 Astoria V.le Murillo 9 Boscolo C.so Matteotti 4 Bulgari Via Fratelli Gabba 7/a Domenichino Via Domenichino 41 Four Season Via Gesù 8 Galileo C.so Europa 9 Nhow Via Tortona 35 Park Hyatt (Park Restaurant) Via T. Grossi 1 Residence Romana C.so P.ta Romana 64 Sheraton Diana Majestic V.le Piave 42 INOLTRE: Bagni Vecchi e Bagni Nuovi di Bormio (SO) Terme di PreSaint-Didier (AO) 65 COLOPHON CLUB MILANO alzaia Naviglio Grande, 14 20144 Milano T +39 02 45491091 [email protected] www.clubmilano.net direttore responsabile editore Stefano Ampollini M.C.S. snc via Monte Stella, 2 art director 10015 Ivrea TO Luigi Bruzzone fotolito e stampa caporedattore Castelli Bolis Poligrafiche S.p.A. Andrea Zappa Via Alessandro Volta, 4 24069 Cenate Sotto BG redazione T +39 035 4258528 Eliana Albano Enrico S. Benincasa grafico Anna Tortora collaboratori Revive 100 Natural è una carta Paolo Borrone, Dino Cicchetti, realizzata impiegando interamente Chiara Cossalter, Alessia Delisi, fibre riciclate post-consumer (100% Ilaria Morani, Roberto Perrone, Riciclato). Nulla di ciò che viene Filippo Spreafico, Maria Zanolli. utilizzato nel processo produttivo viene eliminato e anche gli scarti fotografi provenienti dalla lavorazione sono Tanzi Architetti, Frieder Blickle, a loro volta utilizzati. Revive 100 Tim Newton, Helmuth Rier, Natural è certificata Ecolabel. Antonino Savojardo, Karin Soursenegger, Daniel Vass, Clemens Zahn, Davide Zanoni. sales manager Filippo Mantero Patrocinato dal Tennis Club Milano T +39 02 89072469 Alberto Bonacossa distribuzione [email protected] questo progetto è reso possibile grazie a Contemporanea Brain Lab. È vietata la riproduzione, anche parziale, di testi e foto. Autorizzazione del Tribunale di Milano n° 126 del 4 marzo 2011 66 MILANO via Piacenza 4 ( M P.ta Romana) - via Piranesi 9 (v.le Corsica) - via Ravizza 4 (M Wagner) - via Meda 52 (C.so S. Gottardo) via Cagliero 14 (M Sondrio) - viale Stelvio 65 (M Maciachini) - via Lambrate 20 (M Pasteur/Loreto) via Falcone 5 (M Duomo/Missori) via Cenisio 10 (Monumentale). PROSSIMA APERTURA via Vico 38 (M Sant’Ambrogio) MONZA via Borgazzi 87. GALLARATE via XX Settembre ang. p.le Europa. LUGANO (CH) via Pelli 2.