cinque anni di evoluzione e rivoluzione nell`uso dei media
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cinque anni di evoluzione e rivoluzione nell`uso dei media
Quinto Rapporto Censis-Ucsi sulla comunicazione in Italia 2005 2001-2005 CINQUE ANNI DI EVOLUZIONE E RIVOLUZIONE NELL’USO DEI MEDIA In collaborazione con: Mediaset, Mondadori, Ordine dei giornalisti, Rai, Telecom Italia Roma, ottobre 2005 INDICE 1. Cinque anni di analisi dell’uso dei media 1.1. Cresce il consumo di media 1.2. Un consumo molto vario per genere e generazioni 1.3. Le ragioni del non uso dei media 1.4. A cosa servono i media 1.5. Cosa disturba di più nei media Pag. “ “ “ “ “ 4 4 7 8 9 10 2. Dalla televisione alle televisioni 2.1. Le preferenze sulla televisione tradizionale 2.2. Le preferenze sulla televisione satellitare 2.3. Diversi pubblici e altre televisioni possibili 2.4. Le opinioni sulle trasformazioni delle televisioni “ “ “ “ “ 20 20 21 22 24 3. I nuovi media 3.1. Cresce l’uso di internet 3.2. I motivi per cui si usa internet 3.3. Il più grande negozio virtuale 3.4. Il cellulare come oggetto ansiolitico 3.5. Videochiamarsi 3.6. Un nuovo media: la radio 3.7. Sovrapposizioni d’uso fra vecchi e nuovi media “ “ “ “ “ “ “ “ 30 30 31 32 33 34 36 38 4. I media a stampa 4.1. La lettura di quotidiani nonostante tutto tiene 4.2. Cosa si preferisce leggere 4.3. Giornali che vendono libri e viceversa 4.4. Anche i media a stampa fanno sistema “ “ “ “ “ 51 51 52 54 55 Appendice 5. Primi elementi di valutazione per una comparazione internazionale del consumo di media “ 67 “ 67 12031_05 Quinto Rapporto Censis/Ucsi sulla Comunicazione in Italia Questo testo sintetico costituisce una prima bozza dei risultati preliminari derivati dal lavoro di ricerca nell’ambito del 5° Rapporto Censis/Ucsi sulla comunicazione in Italia. Come ogni anno questi primi risultati vengono presentati alla fine di ottobre, ossia solo due mesi dopo aver completato la rilevazione dei dati sul campo ed averli elaborati per grandi linee interpretative. Successivamente ha inizio il lavoro di vera e propria ricerca e articolazione tematica dei risultati sulla considerevole quantità di dati raccolti, e tale lavoro porta alla produzione di un testo molto più ampio (200-300 pagine) che viene pubblicato a stampa in aprile. Il Primo Rapporto Censis/Ucsi sulla Comunicazione in Italia realizzato in collaborazione con Mediaset, Mondadori, Ordine dei giornalisti, Rai e Telecom Italia, risale al 2001. Non sono passati molti anni da quella data, eppure molte cose sono cambiate, nel frattempo, in Italia e nel mondo. La rilevazione che ha portato alla stesura del Primo Rapporto si è svolta in primavera, quando le Twin Towers del World Trade Center di New York dominavano il panorama di Manhattan, quando la lira era la moneta ufficiale del nostro paese, e nel mondo non si consideravano ancora l’India e la Cina dei seri competitori nei mercati internazionali. Gli stessi tragici avvenimenti degli ultimi anni hanno ulteriormente confermato che i media non sono testimoni indifferenti di questi eventi. Qualunque sia la battaglia che si combatte, il primo obiettivo consiste sempre nella conquista dello spazio mediatico: per questo si dà il tempo a tutte le emittenti televisive di piazzare le proprie telecamere davanti alle Torri Gemelle prima di far arrivare il secondo aereo dirottato; per questo il monitoraggio dei modi di diffusione e fruizione dei prodotti mediatici, che un tempo poteva sembrare un semplice obiettivo sociologico, oggi risulta un compito strategico ineludibile. Dal punto di vista del sistema della comunicazione, in questi anni vi è stato un enorme sviluppo di tutti i processi di integrazione digitale dei media. Al centro di questo processo si sono collocati i telefoni cellulari, vere e proprie centraline di smistamento di segnali scritti, sonori e visivi, ma intorno ad essi si sono collocati gli altri media, da internet alla radio, ai servizi offerti da giornali e riviste, fino alla stessa televisione. 1 12031_05 Quinto Rapporto Censis/Ucsi sulla Comunicazione in Italia La spinta alla digitalizzazione ha prodotto notevoli trasformazioni anche nella stessa tv, tanto che oggi si può cominciare a parlare di “televisioni”. Alla consueta tv generalista (che pure a sua volta sta cambiando pelle), si affiancano la tv satellitare e la tv digitale terrestre, mentre comincia a farsi strada la possibilità di vedere la tv via internet e si avviano le prime sperimentazioni di tv via telefonino. I quotidiani hanno dovuto far fronte alla inedita concorrenza dei giornali distribuiti gratuitamente e il mercato editoriale ha fronteggiato l’esplosione della vendita dei libri allegati ai giornali. Il bilancio di questi anni, dunque, non può che presentarsi in modo articolato e controverso, però alcune tendenze di fondo si presentano con estrema chiarezza: - In un contesto di generale flessione dei consumi, il numero delle persone che si accostano ai messaggi veicolati dai media aumenta. Questo significa che la comunicazione viene considerata un bene fondamentale, a cui non rinunciare anche in presenza di innegabili difficoltà economiche, ma sta anche a dimostrare ancora una volta che i nuovi media tendono ad affiancare e non a sostituire quelli già esistenti. - Gli italiani che si accostano ai media cercano principalmente di soddisfare due bisogni: da una parte cercano più informazione, dall’altra più svago. Gli eventi drammatici di questi anni hanno prodotto più ansia nei cittadini; per raffreddare questo stato di ansia si cerca di saperne di più, ma per sopravvivere si provvede anche a “staccare la spina”, almeno tra un aggiornamento informativo e l’altro. - I media intorno ai quali per la gran parte gli italiani si conoscono e riconoscono, sono la televisione, il cellulare e la radio; e per la classe dirigente intesa in senso lato si affiancano i quotidiani, i settimanali, i libri e internet. - Le nuove forme di televisione che si stanno sviluppando promettono molto, ma per il momento risultano ancora complementari e non alternative alla tv tradizionale. - Computer e internet crescono, ma non sfondano. In ogni caso il dato risulta incoraggiante perché ad usarli sono principalmente le persone più giovani ed istruite. Più in generale, età ed istruzione rappresentano i 2 12031_05 Quinto Rapporto Censis/Ucsi sulla Comunicazione in Italia fattori fondamentali per la diffusione del consumo di tutti i media, mentre il genere (in particolare femminile) costituisce un leggero ostacolo alla diffusione delle nuove tecnologie, ovviamente solo quando si combina con l’età elevata e il basso livello di istruzione. - Il consumo di carta stampata tiene. Anche la diffusione dei quotidiani, che pure registra una lieve flessione, può dirsi soddisfacente, sia in considerazione del calo generale dei consumi, sia della concorrenza sempre più serrata dei media elettronici e informatici. 3 12031_05 1. Quinto Rapporto Censis/Ucsi sulla Comunicazione in Italia CINQUE ANNI DI ANALISI DELL’USO DEI MEDIA 1.1. Cresce il consumo di media Negli ultimi cinque anni il rapporto degli italiani con i media si è fatto più consistente e diversificato. Per quasi tutti i mezzi di comunicazione aumenta il numero delle persone che hanno un rapporto anche solo occasionale con essi, mentre per molti c’è un incremento degli utenti abituali (tab. 1). In particolare si può osservare che l’insieme dei media elettronici e informatici registra un generale incremento degli utenti abituali, mentre gli stessi media a stampa, che pure incontrano delle difficoltà nella loro diffusione tra gli utenti abituali, non perdono il contatto con il proprio pubblico, almeno a livello occasionale. Questo è accaduto perché l’aumento dell’offerta non ha creato un trasferimento di pubblico da un mezzo all’altro, quanto un riposizionamento dei consumi mediatici nello scenario generale. Aumentano le persone che si accostano a internet e a tutte le forme ormai disponibili delle trasmissioni televisive, per non parlare dei telefonini e del computer, e anche la lettura dei libri è in aumento, mentre quella di settimanali e mensili è praticamente stabile. Anche la leggera flessione nella lettura dei quotidiani sta a significare una sostanziale tenuta, se non altro perché è avvenuta nel contesto di un incremento di tutte le altre fonti di informazione e perché i quotidiani registrano pur sempre un aumento dei lettori occasionali. Il senso di quello che è avvenuto in questi anni può essere colto agevolmente osservando la figura 1, nella quale vengono riportate le “piramidi” mediali, ovvero le quote di penetrazione sociale dei diversi media al 2001 e al 2005. E’ facile notare come la piramide nel 2005 si sia sostanzialmente allargata e questo fotografa quello che sosteniamo in materia di incremento collettivo dell’uso dei diversi media. Per far coglier meglio l’altro importante aspetto d’evoluzione avvenuta abbiamo colorato in maniera diversa nella figura relativa al 2005 tutti quei media che nel quinquennio hanno cambiato posizione nella piramide stessa, ovvero si sono spostati più in altro, riducendo la propria quota di penetrazione, oppure si sono spostati più in basso, a causa di un incremento della propria incidenza 4 12031_05 Quinto Rapporto Censis/Ucsi sulla Comunicazione in Italia sociale. Ebbene si può notare che a parte la televisione, alla base, sempre e comunque delle diete mediatiche collettive, praticamente tutti gli altri media, considerati nelle nostre ricerche, hanno cambiato posizione, verso l’alto o verso il basso, in una logica di riposizionamento complessivo che a sua volta dà senso alla nostra valutazione della effettiva “rivoluzione” avvenuta in questi cinque anni. La televisione si conferma come lo strumento in grado di raggiungere la totalità degli italiani, o almeno il 97,2% di essi (tab. 1), tallonata però da vicino dal telefonino, usato dall’82,5% degli italiani. Per capire quanto in questi anni il cellulare sia diventato uno strumento insostituibile nello scenario mediatico del nostro paese basta considerare l’incremento che c’è stato tra gli utenti abituali di questo mezzo: nel 2001 già il 72,8% lo usava, ma solo il 39,3% frequentemente; oggi il 76,3% lo usa almeno tre volte alla settimana e il 66,8% ha dichiarato di usarlo tutti i giorni. Per la radio continuano ad aumentare, anche se di poco, gli ascoltatori, attestandosi a quel 70,1% con cui si chiude la prima porzione della piramide, quella in cui si collocano i media che raggiungono oltre i due terzi della popolazione, presentandosi quindi come autenticamente di massa. Nella seconda fascia si trovano i media che hanno ampia diffusione, individuabile tra un terzo e la metà della popolazione, dove cinque anni fa si collocavano solo quotidiani, settimanali e libri, mentre ora sono si trovano anche computer e internet. Quest’ultimo, in particolare, è passato dal 20,1% al 35,7% degli utenti, che sono tanti rispetto al passato, ma forse meno di quanto ci si sarebbe potuto aspettare. Lo stesso può dirsi a proposito della tv satellitare, che chiude l’ultima fascia (quella in cui si scende al di sotto della quarta parte della popolazione) con un 15,5%, in rialzo rispetto all’11,9% del 2001, ma non in modo travolgente. 5 Fig. 1 – Utenti abituali dei diversi media, nel 2001 e nel 2005 (val. %) 2005 5,3 10.Mensili 9.Settimanali 12,3 8.Tv satellitare 12,8 22,4 7.Internet 31,5 6.Libri 33,0 5.Computer 37,9 4.Quotidiani 59,0 3.Radio 76,3 2.Cellulare 95,4 1.Televisione 0 20 40 60 80 100 2001 6,0 10.Mensili 9,1 9.Tv satellitare 12,5 8.Internet 16,6 7.Settimanali 23,9 6.Computer 32,6 5.Libri 39,3 4.Cellulare 42,3 3.Quotidiani 58,5 2.Radio 94,4 1.Televisione 0 Fonte: indagini Censis 2001, 2005 20 40 60 80 100 12031_05 Quinto Rapporto Censis/Ucsi sulla Comunicazione in Italia 1.2. Un consumo molto vario per genere e generazioni Il generale aumento dei consumi mediatici non si è manifestato allo stesso modo tra tutte le categorie di utenti. Tra gli uomini (tab. 2) il telefonino non è molto lontano dalla televisione (rispettivamente all’80% e al 94,4%), internet ha conosciuto un notevole avanzamento (passando dal 18,2% al 28,5%), ma si registra un calo nel consumo abituale di quotidiani (dal 54,1% al 46,0%) e un calo, più leggero, anche nella lettura dei libri (dal 28,4% al 25,5%). Tra le donne aumenta l’interesse per i libri (dal 36,2% al 37%), cala leggermente l’attenzione per la radio (dal 58,7% al 55,4%) e notevolmente quella per i settimanali (dal 22,3% al 14,6%), mentre gli altri dati sono in linea con quelli generali, specie per quanto riguarda i nuovi media, che risultano più familiari alle donne che in passato, ma sempre qualche punto in percentuale in meno rispetto agli uomini. Sembra esserci stato un riposizionamento nelle abitudini del consumo mediatico tra i sessi che ha portato gli uomini ad una maggiore attenzione alla contemporaneità distribuita su più opzioni (dalla televisione tradizionale e satellitare alla radio, da internet al cellulare), mentre le donne sembrano più attente alla distinzione tra i piani temporali, assegnando alla televisione tradizionale il compito di gestire la contemporaneità e ai libri il compito di assistenza sui tempi lunghi. Clamoroso il sorpasso del telefonino (96%) sulla tv (94,9%) tra i giovani (tab. 3), anche perché quest’ultima non è affatto in difficoltà, visto che ha aumentato ancora i suoi ascoltatori abituali (nel 2001 erano il 94,2%). Praticamente raddoppiati gli utenti di internet tra i giovani (dal 22% al 41,8%), ma anche tra gli adulti (dall’11,2% al 21,9%). Rimane sempre molto basso, invece, il dato relativo agli anziani, che dall’1,5% del 2001 sono passati al 2,1% del 2005. Tutti i consumi mediatici stentano ad espandersi tra gli anziani, con le sole eccezioni dei libri (passano dal 18,5% al 21%) e del telefonino, che comincia a risultare fondamentale anche in questo settore di pubblico, visto che il suo impiego abituale passa dal 13,8% al 43,2%. 7 12031_05 Quinto Rapporto Censis/Ucsi sulla Comunicazione in Italia Nel complesso, tuttavia, la forbice del consumo mediatico tra le persone più anziane e le più giovani si è ulteriormente allargata in questi anni, e la stessa cosa è accaduta anche tra i meno istruiti e quanti hanno avuto accesso a livelli di istruzione più elevata (tab. 4). È importante constatare che se nel 2001 il divario era marcato, ma ancora circoscritto, nel 2005 è letteralmente esploso: televisione e cellulare, radio e quotidiani, computer e libri fanno parte delle abitudini quotidiane della metà e oltre delle persone istruite, e anche internet non è molto lontano da questa soglia; per i meno istruiti, invece, solo televisione e radio superavano questa soglia nel 2001, ma nel frattempo ad essi si è aggiunto solo il telefonino. Età e istruzione rappresentano, dunque, i fattori fondamentali per la diffusione del consumo di media, mentre il sesso costituisce un leggero ostacolo alla diffusione delle nuove tecnologie, ma solo quando si combina con l’età elevata e il basso livello di istruzione. 1.3. Le ragioni del non uso dei media La televisione viene indicata da molti come il principale “ostacolo” all’impiego di altri media, ma meno che in passato. Per la radio si passa dal 52,7% al 45,2%, per i quotidiani si va dal 39,4% al 32,9% e per i mensili dal 24,1% al 22,5%. Solo la tv satellitare aumenta la concorrenza con la tv tradizionale (si va dal 6,7% al 9,7%), mentre uno dei fattori che vengono citati con maggiore forza è quello della mancanza di tempo (tab. 5). In particolare sono i quotidiani (dal 24,8% al 34,7%) e i libri (dal 34,1% al 40,2%) a soffrire maggiormente per la mancanza di tempo. Dichiara di non leggere quotidiani per colpa del loro costo il 4,8% del campione (contro il 2,3% del 2002) e lo stesso afferma il 4,7% a proposito dei libri (nel 2002 era solo lo 0,5%). Non si tratta di grandi cifre, ma comunque sono in aumento e riguardano tutti i media che prevedono dei costi diretti per il loro impiego, visto che la stessa motivazione viene portata anche per il non uso della tv satellitare (che passa dal 7,8% del 2002 al 12,3% del 2005), dei settimanali (dallo 0,9% al 7,1%) e dei mensili (dall’8,1% al 13,8%). Internet, computer e cellulare manifestano la stessa tendenza, per cui si fa strada l’impressione che in un periodo di difficoltà economica ed 8 12031_05 Quinto Rapporto Censis/Ucsi sulla Comunicazione in Italia esistenziale come quella attuale il problema dei costi (non solo in termini di denaro da investire, ma anche di tempo da impegnare e di fatica da fare per ottenere delle gratificazioni) è diventato più importante. Se sono aumentate le difficoltà quotidiane, chi non ha forti stimoli personali a sperimentare nuove forme di comunicazione non si impegna a percorrere strade sconosciute. 1.4. A cosa servono i media Le motivazioni che già cinque anni fa caratterizzavano la decisione di accostarsi a un mezzo di comunicazione piuttosto che ad un altro sembrano essersi oggi ancora più radicalizzate (tab. 6). La televisione, infatti, si presenta ancor di più come un mezzo a cui il pubblico si accosta in cerca di svago (dal 43,6% del 2001 al 45,8% del 2005), ma anche perché è un’abitudine di cui è difficile fare a meno (dal 38,3% al 40,9%). Per la radio è sempre più importante la funzione di compagnia (dal 32,5% al 40,6%), per i quotidiani l’interesse (dal 55,4% al 59,4%), per i libri la passione (dal 31,3% al 47,1%), mentre per la tv satellitare lo svago raggiunge il 51,3% (era al 42% nel 2001). In controtendenza appaiono invece i media che hanno conosciuto il maggiore incremento nel consumo negli ultimi anni, che proprio a causa di questo successo hanno incontrato un pubblico che ha trovato in essi motivazioni d’impiego diverse. Chi usa il cellulare, ad esempio, ha sempre come prima motivazione la necessità, che però scende dall’84,2% del 2001 all’80,6% del 2005, mentre l’abitudine sale dal 16% al 26,4% (ma nella fascia d’età compresa tra i 14 e i 17 anni lo svago arriva al 26,9% e la compagnia al 21,2%). Nel 2001 gli utenti di internet dichiaravano come prima motivazione la necessità (43,1%), seguita dall’interesse (34,7%) e dallo svago (28,6%); nel 2005 al primo posto troviamo l’interesse al 43,7% seguito da vicino dallo svago (40,7%, ma arriva al 56,4% tra i teenager, tra i quali si segnala anche un 20,5% attribuito alla passione), mentre la necessità scende al 35,8%. Questi dati assumono un rilievo ancora maggiore se vengono incrociati con quelli che derivano da un altro tipo di domanda, relativa alle attività che vengono collegate all’impiego dei diversi media (tab. 7). L’informazione e lo svago (in tutte le sue declinazioni) caratterizzano l’uso della televisione, 9 12031_05 Quinto Rapporto Censis/Ucsi sulla Comunicazione in Italia l’ascolto della musica quello della radio, la possibilità di imparare qualifica la lettura di libri e la possibilità di entrare in contatto con gli altri l’uso del telefonino. Nei quotidiani all’informazione segue l’approfondimento, dopo l’attività del “cercare” per internet risulta cruciale il suo impiego nel lavoro, i lettori di libri considerano importante rilassarsi e isolarsi. Nel caso della tv satellitare lo svago raggiunge il 29,4% e l’informazione il 22,4%, per cui non sembra esserci un’attività particolarmente importante collegata al suo impiego, cosa che può anche spiegare in parte le sue difficoltà di diffusione di massa. Anche ai settimanali e ai periodici, ai quali è collegata l’attività di informarsi (29,6%) e di svagarsi (20,3%), ma sempre in modo blando. La tabella 8, che indica i mezzi preferiti dal pubblico per informarsi, mostra che il potere esercitato dalla televisione in questo campo risulta incontrastato. La leggera flessione registrata (dall’81,5% all’81%) colloca la tv sempre molto avanti rispetto ai quotidiani (che sono scesi dal 42,9% al 38%) e a tutti gli altri media. Da sottolineare la flessione che la tv ha avuto tra gli uomini (dal 79,5% al 76,6%), che hanno però perso ancor più fiducia verso i quotidiani (calati dal 50% al 44,3%). Non trascurabile il 12,8% di fiducia accordata dai giovani a internet (era all’8,8%) e il 4% al cellulare. La sfiducia sembra invece aumentare tra i più anziani, i cui indici sono praticamente tutti in calo, mentre il più basso livello di attenzione per i quotidiani non appartiene più ai giovani, ma alle donne. 1.5. Cosa disturba di più nei media La volgarità rappresenta sempre il primo fattore di disturbo individuato dal pubblico televisivo, crescendo ulteriormente in questi anni visto che si è portata al 57,3% del 2005 dal 54,7% del 2001. È vero che, nel 2005, tra i più giovani scende al 38,9% mentre sale al 60,8% tra i più anziani, però per tutti risulta sempre l’elemento che dà più fastidio. Tra gli ascoltatori della radio la volgarità è considerata fastidiosa (36,5%), ma non molto più della superficialità (25,1%), mentre nei quotidiani risulta meno fastidiosa di un tempo (è scesa dal 31,2% al 21,6%) ed è stata superata dall’impressione che si voglia imporre un determinato punto di vista (26,4%) e dall’ossequio verso i potenti (23,3%). Ai giornali si rimprovera, dunque, di non fare bene talvolta il proprio mestiere, mentre ai media elettronici di entrare nelle nostre case senza la dovuta accortezza e buona educazione. 10 12031_05 Quinto Rapporto Censis/Ucsi sulla Comunicazione in Italia L’insofferenza nei confronti della pubblicità sembra aumentare. Il 52,3% degli spettatori televisivi la considera invadente (era il 47,2% nel 2001), ma i dati sono in aumento per tutti i mezzi, prima tra tutti internet, i cui utenti non lo tollerano più nel 57,8% dei casi (erano il 42,5% nel 2001). Specularmente, anche la tolleranza nei confronti di questo strumento di finanziamento dei media è calata negli ultimi anni, ma il dato più significativo è quello relativo alla convinzione dei danni che la pubblicità veicolata dalla televisione possa produrre nei bambini: se nel 2001 era il 16,8% dei telespettatori a temere questa possibilità, oggi il dato si è attestato al 29,1%. E con molta probabilità questo è il risultato della strategia delle stesse agenzie pubblicitarie, che mai come in questi ultimi anni hanno indirizzato i loro messaggi ai bambini, individuati come persone in grado di incidere notevolmente sulle scelte d’acquisto familiare. Non a caso, infatti, le punte più elevate di preoccupazione si registrano tra le donne in età compresa tra i 30 e i 44 anni fornite di diploma di scuola media superiore, cioè tra le mamme meno sprovvedute, che si sono accorte di questa strategia e non ne sono affatto contente. 11 Tab. 1 - Il rapporto degli italiani con i media - confronto 2001/2005 (val. %) Televisione Cellulare Radio Quotidiani Libri Settimanali * Computer Internet Mensili * tv satellitare Totale 2005 2001 Usano i media Utenti abituali (2) 2005 2001 97,2 82,5 70,1 54,6 46,6 44,1 41,7 35,7 23,2 15,5 95,4 76,3 59,0 37,9 31,5 12,3 33,0 22,4 5,3 12,8 95,8 72,8 68,8 57,5 43,1 44,3 31,3 20,1 24,0 11,9 94,4 39,3 58,5 42,3 32,6 16,6 23,9 12,5 6,0 9,1 Utenti occasionali (3) 2005 2001 1,8 6,2 11,1 16,7 15,1 31,8 8,7 13,3 17,9 2,7 1,4 33,5 10,3 15,2 10,5 27,7 7,4 7,6 18,0 2,8 Non usano i media (1) 2005 2001 2,8 17,5 29,9 45,4 53,4 55,9 58,3 64,3 76,8 84,5 4,2 27,2 31,2 42,5 56,9 55,7 68,7 79,9 76,0 88,1 * = Il confronto è con il 2002 Alla domanda sull’uso dei singoli media: (1) hanno risposto “no” o “quasi mai”; (2) hanno indicato una frequenza settimanale di almeno tre volte (hanno letto almeno tre libri nell’ultimo anno); (3) hanno indicato una frequenza settimanale compresa tra una e due volte (hanno letto uno o due libri nell’ultimo anno). Fonte: indagini Censis, 2001, 2002, 2005 Tab. 2 - Evoluzione del consumo abituale(1) dei media, per genere – confronto 2001/2005 (val. %) Media Televisione Cellulare Radio Quotidiani Computer Libri Internet tv satellitare Settimanali * Mensili * 2005 Totale 2001 Uomini 2005 2001 Donne 2005 2001 95,4 76,3 59,0 38,0 33,0 31,5 22,6 13,0 12,3 5,3 94,4 39,3 58,5 42,3 23,9 32,6 12,5 9,1 16,6 6,0 94,4 80,0 62,9 46,0 41,1 25,5 28,5 15,6 9,8 5,8 96,3 73,0 55,4 30,6 25,6 37,0 17,0 10,2 14,6 4,8 94,2 41,1 58,2 54,1 32,0 28,4 18,2 11,8 10,5 5,9 94,5 37,7 58,7 32,1 17,0 36,2 7,6 6,8 22,3 6,1 * = Il confronto è fatto con il 2002 (1) hanno indicato una frequenza settimanale di almeno tre volte (hanno letto almeno tre libri nell’ultimo anno) Fonte: indagini Censis, 2001, 2002, 2005 Tab. 3 - Evoluzione del consumo abituale(1) dei media per classi d’età - confronto 2001/2005 val. %) Media Totale 2005 2001 Televisione Cellulare Radio Quotidiani Computer Libri Internet tv satellitare Settimanali * Mensili * 95,4 76,3 59,0 38,0 33,0 31,5 22,6 13,0 12,3 5,3 94,4 39,3 58,5 42,3 23,9 32,6 12,5 9,1 16,6 6,0 Giovani (14/29 anni) 2005 2001 94,9 96,0 74,9 30,5 54,5 39,3 41,8 14,5 11,3 4,7 94,2 69,1 74,5 33,2 40,1 41,2 22,0 10,5 12,6 8,1 Adulti (30/64 anni) 2005 2001 Anziani (65 anni e oltre) 2005 2001 95,1 80,2 60,5 42,9 34,3 32,1 21,9 14,8 13,2 7,1 96,7 43,2 36,6 32,5 4,9 21,0 2,1 5,3 11,1 0,8 94,8 32,6 56,2 48,0 21,8 32,6 11,2 10,3 17,5 6,7 96,8 13,8 40,1 36,0 3,9 18,5 1,5 2,0 19,0 1,5 * = Il confronto è con il 2002 (1) hanno indicato una frequenza settimanale di almeno tre volte (hanno letto almeno tre libri nell’ultimo anno) Fonte: indagini Censis, 2001, 2002, 2005 Tab. 4 - Evoluzione del consumo abituale(1) dei media, per livello d’istruzione confronto 2001/2005 (val. %) Media Totale 2005 2001 Meno istruiti (2) 2005 2001 Più istruiti (3) 2005 2001 Televisione Cellulare Radio Quotidiani Computer Libri (4) Internet tv satellitare Settimanali * Mensili * 95,4 76,3 59,0 38,0 33,0 31,5 22,6 13,0 12,3 5,3 95,6 65,2 52,3 29,9 16,9 18,7 10,3 9,4 10,6 4,1 95,1 89,9 67,2 47,8 52,8 47,2 37,3 17,0 14,4 6,7 94,4 39,3 58,5 42,3 23,9 32,6 12,5 9,1 16,6 6,0 94,4 33,4 54,1 32,1 13,2 20,2 6,2 7,6 16,9 4,2 95,7 46,0 63,9 53,9 35,6 46,6 19,6 10,7 16,2 8,5 * = Il confronto è con il 2002 (1) hanno indicato una frequenza settimanale di almeno tre volte (hanno letto almeno tre libri nell’ultimo anno) (2) licenza elementare e media (3) diploma e laurea (4) N.B.: il dato disaggregato sul consumo abituale di libri del 2001 appare non coerente con quello aggregato, ma solo a causa di una rara coincidenza di fattori statistici, legata principalmente al fatto che, in termini assoluti, i “meno istruiti” sono in numero maggiore rispetto ai “più istruiti” e quindi incidono di più sul valore percentuale finale. Fonte: indagini Censis, 2001, 2002, 2005 Tab. 5 - Incidenza della “mancanza di tempo” fra i motivi per cui gli italiani non usano i media (val. %) Radio Quotidiani Settimanali Mensili Libri tv Satellitare Fonte: indagini Censis, 2002, 2005 2005 2002 15,2 34,7 26,4 22,6 40,2 3,6 13,4 24,8 22,8 21,4 34,1 2,0 Tab. 6 - Le motivazioni che spingono a usare i media - confronto 2001/2005 (val. %) Televisione Cellulare Radio Quotidiani Libri Settimanali * Mensili * Internet * tv satellitare Svago 2005 2001 Abitudine 2005 2001 45,8 4,8 35,8 20,9 39,6 50,3 33,7 40,7 51,3 40,9 26,4 29,1 33,2 3,8 17,2 6,1 4,3 14,1 43,6 6,7 38,3 16,4 37,9 52,5 26,9 28,6 42,0 38,3 16,0 27,5 30,5 5,4 18,8 10,4 4,5 13,2 * = Il confronto è fatto con il 2002 Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte Fonte: indagini Censis, 2001, 2002, 2005 Interesse 2005 2001 32,7 5,5 12,5 59,4 38,5 40,3 51,5 43,7 39,8 38,2 7,9 14,3 55,4 33,8 34,3 47,1 34,7 30,0 Compagnia 2005 2001 24,0 8,8 40,6 8,3 9,4 9,3 7,8 1,9 14,7 22,0 6,5 32,5 4,6 11,0 7,5 5,7 1,3 15,0 Passione 2005 2001 2005 10,6 3,7 20,5 11,6 47,1 19,0 29,4 13,7 20,4 2,9 0,1 1,3 1,5 0,5 1,4 1,0 1,7 1,0 9,6 4,3 15,1 7,9 31,3 10,3 30,6 18,3 16,4 Noia 2001 3,0 0,7 3,5 4,1 5,3 2,2 0,7 0,3 8,2 Necessità 2005 2001 3,2 80,6 2,0 7,0 4,5 1,4 2,3 35,8 2,1 2,4 84,2 2,9 9,9 10,7 2,6 2,7 43,1 8,2 Tab. 7 - Attività personali collegate con l’impiego dei diversi media (val. %) Attività Informarsi Svagarsi Rilassarsi Avere compagnia Divertirsi Non annoiarsi Imparare Isolarsi Approfondire Ascoltare musica Cercare Riflettere Giocare Acquistare/vendere Entrare in contatto con altre persone Lavorare Fonte: indagine Censis, 2005 Tv 60,5 37,3 30,3 24,5 23,9 19,9 12,1 11,6 9,8 9,2 9,0 8,4 7,7 5,5 5,5 3,7 Cellulare 2,2 4,3 2,0 24,0 3,6 3,6 1,5 1,4 1,1 1,2 11,7 0,3 9,9 3,2 80,5 10,4 Radio 14,5 14,1 21,6 18,5 6,9 10,8 1,7 9,0 1,5 73,8 2,4 5,0 2,8 1,2 2,0 3,5 Quotidiani 65,2 4,5 7,0 0,6 1,8 3,9 14,5 4,6 22,8 3,4 9,7 15,4 1,3 5,3 1,4 4,6 Libri 6,1 16,6 32,7 4,4 6,0 10,1 36,0 26,0 27,3 0,6 6,5 22,5 1,7 0,6 1,7 3,0 Settimanali/ mensili 29,6 20,3 20,3 3,8 8,9 9,5 11,4 8,1 18,8 1,4 7,7 9,1 8,1 7,0 1,7 2,7 Internet 22,2 13,9 4,6 6,9 13,8 7,9 16,5 6,0 18,8 4,1 53,0 2,8 19,6 16,2 16,2 28,6 tv satellitare 22,4 29,4 15,0 11,8 22,9 12,9 9,4 4,7 13,5 7,9 3,8 7,4 5,6 2,1 4,7 4,1 Tab. 8 - Media preferiti per informarsi - confronto 2001/2005 (val. %) Genere Media Televisione Quotidiani Radio Internet Cellulare Totale Uomini 2005 2001 2005 2001 2005 2001 Giovani (14-29 anni) 2005 2001 81,0 38,0 16,1 6,8 1,8 81,5 42,9 15,5 5,0 1,2 76,6 44,3 16,5 8,6 1,8 79,5 50,0 14,1 7,8 1,2 85,0 32,3 15,7 5,1 1,9 83,2 36,9 16,6 2,7 1,1 81,1 34,9 18,5 12,4 4,0 Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte (1) Licenza elementare e media (2) Diploma e laurea Fonte: indagini Censis, 2001, 2005 Donne 81,2 32,9 17,2 8,8 2,3 Classi d’età Adulti (30-64 anni) 2005 2001 79,4 40,1 16,7 6,7 1,3 79,0 49,1 15,7 4,4 0,9 Anziani (65 anni e oltre) 2005 2001 85,2 35,8 11,5 0,8 0,8 91,3 35,9 12,8 0,8 0,3 Livello d’istruzione Meno istruiti Più istruiti (1) (2) 2005 2001 2005 2001 82,5 32,8 16,0 4,0 2,0 84,5 34,8 14,8 3,2 1,3 77,9 48,4 16,3 12,3 1,5 78,2 52,0 16,0 6,9 1,0 Tab. 9 – Le cose che disturbano di più nei media - confronto 2001/2005 (val. %) Televisione 2005 2001 Radio 2005 2001 Quotidiani 2005 2001 Volgarità 57,3 54,7 36,5 35,4 21,6 31,2 Superficialità 30,6 24,7 25,1 26,8 20,1 23,0 Impressione che vogliano imporre il loro punto di vista 18,2 15,5 11,6 11,5 26,4 22,1 Ossequio verso i potenti 13,6 15,2 8,6 9,2 23,3 16,2 Faziosità 13,9 14,5 9,4 12,5 20,7 19,5 Miscela di elementi frivoli e tragici 11,5 10,2 14,8 13,9 9,3 10,2 Sensazionalismo 5,6 8,3 6,0 6,2 9,5 11,3 Difficoltà a capire quello che dicono 8,9 5,9 8,1 8,0 10,1 8,6 Approssimazione linguistica e espressiva 3,7 3,3 10,5 7,9 5,8 5,3 Reticenza 4,7 2,9 2,7 4,7 3,9 4,1 Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte Fonte: indagini Censis, 2001, 2005 Tab. 10 – Le opinioni sulla pubblicità - confronto 2001/2005 (val. %) Televisione 2005 2001 Radio 2005 2001 Quotidiani 2005 2001 Internet 2005 2001 È invadente 52,3 47,2 47,3 43,1 39,4 36,0 57,8 42,5 È una fonte insostituibile di finanziamento 21,8 29,9 29,9 31,3 36,3 34,2 16,5 26,5 Alimenta una concezione consumistica della vita nei bambini 29,1 16,8 9,5 9,7 16,0 16,4 9,6 11,9 Aiuta nelle scelte d’acquisto 14,1 17,8 10,4 17,0 11,6 17,5 12,6 18,0 È diseducativa 12,6 11,4 5,9 7,8 12,4 11,5 8,4 8,8 Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte Fonte: indagini Censis, 2001, 2005 12031_05 2. Quinto Rapporto Censis/Ucsi sulla Comunicazione in Italia DALLA TELEVISIONE ALLE TELEVISIONI 2.1. Le preferenze sulla televisione tradizionale Molte sono state le trasformazioni che la televisione ha conosciuto in questi ultimi anni. Si sono affermati nuovi generi, come i reality show, e sono apparsi nuovi sistemi di trasmissione, come il digitale terrestre, la fiction di produzione nazionale ha conosciuto una stagione di grandi successi, mentre mai come in questi anni il pubblico si è abituato alle edizioni straordinarie dei telegiornali che rendevano conto dell’evolversi di tragici eventi internazionali. Queste novità si riflettono anche nei gusti del pubblico televisivo. L’attenzione per l’informazione è aumentata (tab. 11), non solo quella rivolta verso i telegiornali (passata dal 40,6% al 48,8%), ma anche per le inchieste giornalistiche (dal 10,6% al 13%) e per gli stessi dibattiti politici (arrivati anch’essi al 13% nelle preferenze del pubblico e al 18,9% tra gli uomini). A questo aumentato bisogno di informazione fa da contrappeso un parallelo incremento del bisogno di evasione, in particolare di quello imperniato sulla costruzione di storie che si innestano con continuità nella scansione della vita quotidiana, siano esse storie più o meno di fantasia (telefilm/sceneggiati/miniserie passano dal 20,7% al 23,5%) oppure descrizione di prove a cui si sottopongono persone reali (i reality show erano all’1,5% sono ora all’8,9%, addirittura al 12,6% tra le donne). La ripetitività sembra essere lo strumento grazie al quale acquisire sicurezze in un momento di grandi ansie ed angosce, per cui i film, pur mantenendo il primo posto nelle preferenze del pubblico, calano dal 68% al 64,5%. Questo calo è in parte legato alle stesse circostanze che oramai accompagnano i film in tv (dove arrivano abbastanza “usurati” dopo il passaggio attraverso sale cinematografiche, noleggio e acquisto Dvd, tv satellitari, ecc.), però resta forte l’impressione che la descrizione di un mondo comunque in qualche modo collegato a quello reale (fosse anche perché si mettono telecamere in una casa abitata da giovani o si raccontano le vite di santi e calciatori) possa consentire di allentare la tensione senza cadere in sensi di colpa da 20 12031_05 Quinto Rapporto Censis/Ucsi sulla Comunicazione in Italia “evasione”, impressione rafforzata dal fatto che anche soap operas e telenovelas registrano una leggera flessione (dall’11,1% al 9,6%). Raggruppando i vari generi della programmazione (tab. 12), si constata che tutti i vari tipi di narrazione televisiva conoscono una leggera flessione (attribuibile principalmente ai film), mentre l’informazione cresce notevolmente, al punto che raggiunge quasi la fiction. Anche l’intrattenimento è in crescita, come anche l’attenzione per i programmi culturali e lo sport. Sembra quasi di assistere ad una specie di appello lanciato dal pubblico, che richiede una maggiore diversificazione dell’offerta televisiva e che si dichiara disposto a seguire programmi di fiction o di informazione, spettacoli satirici o documentari sulla natura, a patto che sappiano di volta in volta trovare il giusto equilibrio tra avvicinamento e distacco da una realtà che, seppur minacciosa, deve essere addomesticata per poter convivere con essa. 2.2. Le preferenze sulla televisione satellitare Anche nella tv satellitare l’attenzione verso i film sembra diminuita negli ultimi anni. Era all’80,6% nel 2001 e ora è scesa al 59,7% (tab. 13). In particolare è il dato femminile a risultare accentuato (dall’87,9% al 59,2%) e solo in parte mitigato dalle preferenze accordate dalle donne alla fiction, cresciuta dal 5,7% al 10,5%. Il pubblico della tv satellitare è aumentato in questi anni, quanto basta per diversificare i suoi gusti e le sue preferenze. Film e sport rimangono gli ingredienti essenziali del menu satellitare, però sono meno soli di un tempo, visto che quasi tutti gli altri generi della programmazione sono in aumento. Questo non significa, però, che le aspettative del pubblico della tv satellitare stiano uniformandosi a quelle del pubblico della televisione tradizionale. Premesso che è la natura stessa dell’offerta dei due mezzi a delineare un quadro di consumo diverisficato, si può costatare che un vero e proprio parallelo può istituirsi solo per i film, ma per tutti gli altri generi siamo ancora molto lontani (tab. 14). In particolare c’è grande differenza per le aspettative informative che si hanno nei due tipi di televisione: anche considerando, per la tv tradizionale, solo il dato relativo ai telegiornali, vediamo che questi ultimi si collocano al 48,8%, mentre tutto quello che è 21 12031_05 Quinto Rapporto Censis/Ucsi sulla Comunicazione in Italia informazione nella tv satellitare arriva appena al 9,4%. Notevole è la differenza anche per gli sceneggiati (23,5% a 5,8%) così come per i varietà (11,2% a 3,7%), mentre l’unico campo in cui risulta evidente il vantaggio a favore della tv satellitare è quello degli eventi sportivi (40,3% a 19,9%) (che essendo spesso diffusi in diretta in esclusiva, costituiscono un discorso a parte). tv tradizionale e satellitare, dunque, costituiscono ancora oggi due modalità molto diverse di fruizione del mezzo televisivo: più rivolto alla socializzazione, alla condivisione di conoscenze (telegiornali e inchieste), di modelli di riferimento comportamentali (fiction e reality), di argomenti di conversazione (dibattiti e talk show), di convivialità (intrattenimento) addirittura di modi di dire (“Scavicchi, ma non apra!”) quello della tv tradizionale; più individualizzante, rivolto al godimento esclusivo di un bene, come la prima visione di un film o la diretta di una partita di calcio, la tv satellitare. 2.3. Diversi pubblici e altre televisioni possibili Lo sviluppo di una ampia molteplicità di modalità d’uso della televisione è uno dei fenomeni che hanno caratterizzato con maggiore forza questi ultimi anni. Ai tempi del Primo Rapporto sulla comunicazione cominciava appena a farsi strada la tv satellitare. Oggi esistono la tv digitale terrestre e le trasmissioni televisive via internet, mentre stanno per superare la fase sperimentale anche i servizi televisivi diffusi attraverso il telefonino. Tralasciando per il momento questo ultimo segmento dell’offerta televisiva, ancora troppo ristretto - e precisando che quando parliamo di tv via internet ci riferiamo genericamente a tutti i modi in cui possiamo ricevere immagini televisive “on line”, escludendo però il semplice impiego di una scheda che consenta di collegare il computer a una antenna tv -, è evidente che per quanto sia vero che nessuno è ancora in grado di mettere in discussione il primato della televisione tradizionale, che raggiunge il 97,2% degli italiani (tab. 15), tuttavia la tv satellitare si è ormai assestata al 15,8% (che significa circa otto milioni di persone sopra i 14 anni), il digitale terrestre raggiunge, anche saltuariamente, il 5,8% dei telespettatori (poco meno di tre milioni di italiani) mentre anche la tv via internet può contare su qualcosa più di un milione di utenti (il 2,1% del totale). 22 12031_05 Quinto Rapporto Censis/Ucsi sulla Comunicazione in Italia I diversi modelli di fruizione della tv tradizionale e della tv satellitare evidenziati nel paragrafo precedente fanno ritenere che, almeno nel breve/medio termine, le due modalità di diffusione del servizio televisivo risultino più complementari che alternative, per cui non si dovrebbe verificare un travaso di spettatori da un mezzo all’altro, quanto piuttosto la crescita di un doppio mercato: un mercato della tv in cui si cerca il prodotto che si distingue nettamente dagli altri (la partita di calcio della propria squadra del cuore, il film in prima visione, ecc.), per cui si è disposti a pagare, e un mercato in cui ci si immerge nel flusso della programmazione condivisa da tutti. Nel pubblico della tv tradizionale, infatti, il peso delle componenti più svantaggiate per età ed istruzione risulta maggiore rispetto alle altre televisioni (tab. 16). Anche prendendo questi dati con cautela (perché gli spettatori delle nuove forme di tv sono troppo pochi per autorizzare generalizzazioni estreme), è evidente che la tv via internet è vista da un pubblico radicalmente diverso rispetto alla tv tradizionale. Le variabili, però, tendono a incrociarsi tra di loro in modi non lineari: le donne sono meno sensibili degli uomini alle nuove tecnologie, però sembrano gradire la tv digitale terrestre più degli uomini (forse perché nella primavera del 2005, quando è stata svolta la rilevazione, le differenze con la tv tradizionale ancora non si notavano); i giovani hanno grande interesse per la tv via internet e per il digitale terrestre, ma sono affezionati alla tv satellitare appena un po’ di più rispetto a quella tradizionale; i meno istruiti mettono sullo stesso piano digitale terrestre e tv satellitare, e nessuna persona con più di 65 anni ha dichiarato di aver mai visto programmi della televisione via internet, però in molti seguono la tv satellitare. Per il futuro molto dipenderà dai costi che si dovranno affrontare per usufruire dei servizi offerti dalle diverse televisioni e dalla quantità di congegni elettronici necessari per passare un paio d’ore davanti alla televisione. Ancora più importanti saranno i contenuti offerti dalle emittenti e le aspettative nutrite dagli spettatori nei confronti dei programmi. Le persone più giovani e istruite sono le più aperte alle innovazioni, ma non lo sono in modo così chiaro da indicarci quale potrà essere il percorso che seguiranno le trasformazioni in atto. Di conseguenza, il quadro di un uso sincretistico del media televisivo risulta sempre quello più attendibile per capire cosa accadrà nei prossimi anni nelle televisioni. 23 12031_05 Quinto Rapporto Censis/Ucsi sulla Comunicazione in Italia 2.4. Le opinioni sulle trasformazioni delle televisioni Le opinioni che gli stessi telespettatori esprimono sulle trasformazioni che la televisione sta conoscendo in questi anni confermano in larga parte queste impressioni. Nella tabella 17 sono riassunte schematicamente alcune di queste opinioni, collocate in modo da distinguere i giudizi ottimistici da quelli pessimistici. Anche in questo caso, il quadro che ne esce è estremamente contrastato. L’aumento delle opportunità offerto dalle nuove forme di trasmissione viene visto come uno stratagemma per far pagare quello che prima si vedeva gratis dal 47,7% del campione e solo il 28,6% si rallegra per l’offerta finalmente più ricca. Contemporaneamente, però, l’offerta televisiva viene valutata positivamente dal 42,7% degli spettatori, per i quali è possibile che ciascuno possa ritagliarsi la propria televisione, cosa negata invece da un altro 39,1%. Allo stesso modo, per il 51,4% degli italiani la televisione continua a svolgere un ruolo insostituibile nel panorama dei media nonostante le nuove tecnologie (contro un 32,7% che intravede il declino della televisione in confronto ai nuovi media), però il 54,3% ritiene che negli ultimi anni la televisione sia peggiorata (solo il 22,7% la considera migliorata). Una delle chiavi che consentono di interpretare questi atteggiamenti contrastanti la si può rintracciare nella risposta data alla domanda sulla percezione che ha lo stesso pubblico del “successo” della televisione: il 55,5% dichiara, infatti, che la televisione la vedono tutti perché non se ne può fare a meno, un altro 24,5% afferma che la televisione la vedono in molti, anche se non tutti lo ammettono, e solo per il 18,5% il pubblico sta abbandonando la televisione a causa di un’offerta sempre meno interessante. Non necessariamente, dunque, l’aumento del pubblico della televisione è determinato dall’apprezzamento verso i programmi a cui assiste. Specialmente in anni difficili, non solo dal punto di vista economico, come questi, la televisione può risultare un’alternativa facile a serate più impegnative, oppure un richiamo alla condivisione di informazioni e svaghi comuni, se non un’abitudine a cui difficilmente ci si riesce a sottrarre. Del resto, il fatto che sia il pubblico giovanile, che è anche quello che vede meno televisione rispetto alle fasce d’età più elevate, a esprimere i giudizi più accondiscendenti verso la tv, mentre gli adulti esprimono opinioni più 24 12031_05 Quinto Rapporto Censis/Ucsi sulla Comunicazione in Italia critiche, però poi seguono anche di più i programmi televisivi, sembra confermare questa ambivalenza esistente tra uso e valutazione del mezzo. Infatti, il 51% di tutto il campione ritiene che i giovani vedano molta televisione e ne siano molto attratti, (tra i 14 e i 17 anni il dato arriva al 68,5%) ma c’è anche il 64,8% dei giovani che ritiene che la tv la vedono tutti perché non se ne può fare a meno, il 57,4% per cui la tv è insostituibile, il 53,7% che considera l’offerta della tv ricca e articolata. Curiosità da parte di chi sa costruirsi una dieta mediatica ricca e rassegnazione di chi possiede poche alternative valide alla tv: questi sono i principi che ispirano il consumo televisivo di questi anni. Che nulla possa scalfire il dominio della televisione nel panorama mediatico anche nei prossimi anni è evidente. Non altrettanto evidente è il fatto che questo dominio sia il frutto di una effettiva passione per i programmi messi in onda dalle televisioni, siano esse pubbliche o private, gratuite o a pagamento, analogiche o digitali, terrestri o satellitari. 25 Tab. 11 - Programmi preferiti nella televisione tradizionale, per genere - confronto 2001/2005 (val. %) Programmi Totale Film Telegiornali Documentari Telefilm/Sceneggiati/Miniserie Quiz/giochi Eventi sportivi Dibattiti politici Inchieste giornalistiche Varietà/spettacolo Rubriche sportive Spettacoli musicali Telenovelas/Soap operas Comici e satirici Reality show Talk show 2005 2001 Uomini 2005 2001 Donne 2005 2001 64,5 48,8 24,0 23,5 20,3 19,9 13,0 13,0 11,2 10,6 9,7 9,6 9,3 8,9 8,6 68,0 40,6 19,7 20,7 21,1 17,5 9,4 10,6 11,7 9,1 9,6 11,1 7,5 1,5 10,6 62,6 52,4 27,1 14,5 13,2 36,4 18,9 15,2 6,6 20,0 7,5 2,5 10,7 4,8 4,5 66,3 45,4 21,1 31,9 26,8 4,9 7,7 10,9 15,4 2,0 11,8 16,2 8,0 12,6 12,4 63,2 42,3 23,8 11,0 13,0 32,3 15,1 12,2 7,3 18,0 3,9 1,4 7,2 1,5 5,5 Il totale non è uguale a 100 perchè erano possibili più risposte Fonte: indagini Censis, 2001, 2005 Tab. 12 – Barometro delle preferenze del pubblico televisivo - confronto 2001/2005 (val. %) Fiction Informazione Intrattenimento Cultura Sport 2005 2001 97,6 91,1 70,1 33,5 30,5 99,8 77,1 65,7 29,5 26,6 Il totale non è uguale a 100 perchè erano possibili più risposte Fonte: indagini Censis, 2001, 2005 Diff. 2005/2001 - 2,2 14,0 4,4 4,0 3,9 70,7 38,2 15,7 28,8 27,7 4,1 4,2 8,9 15,2 1,1 14,4 19,2 7,6 1,5 14,8 Tab. 13 - Programmi preferiti nella tv satellitare, per genere - confronto 2001/2005 (val. %) Programmi Film Eventi sportivi Documentari Divulgazione scientifica Informazione Musica Cartoni animati Sceneggiati Varietà 2005 Totale 2001 Uomini 2005 2001 Donne 2005 2001 59,7 40,3 22,0 11,5 9,4 8,9 8,4 5,8 3,7 80,6 40,0 20,0 4,2 6,4 6,4 11,2 2,4 3,0 60,0 58,3 21,7 9,8 9,6 7,0 6,1 2,6 3,5 59,2 13,2 22,4 14,5 9,2 11,8 11,8 10,5 3,9 75,3 58,4 21,1 6,3 6,3 3,7 9,5 0,0 2,1 87,9 15,0 18,6 1,4 6,4 10,0 13,6 5,7 4,3 Il totale non è uguale a 100 perchè erano possibili più risposte Fonte: indagini Censis, 2001, 2005 Tab. 14 - I programmi preferiti dal pubblico nella tv tradizionale e in quella satellitare, per genere (val. %) Programmi Film Informazione * Documentari Sceneggiati Eventi sportivi Varietà Musica Cartoni animati Divulgazione scientifica Totale Uomini tv satellitare tv tv satellitare tv tv satellitare 64,5 48,8 24,0 23,5 19,9 11,2 9,7 5,9 3,5 59,7 9,4 22,0 5,8 40,3 3,7 8,9 8,4 11,5 62,6 52,4 27,1 14,5 36,4 6,6 7,5 5,2 4,8 60,0 9,6 21,7 2,6 58,3 3,5 7,0 6,1 9,8 66,3 45,4 21,1 31,9 4,9 15,4 11,8 6,5 2,3 59,2 9,2 22,4 10,5 13,2 3,9 11,8 11,8 14,5 * = per la tv tradizionale il dato è riferito ai soli telegiornali Il totale non è uguale a 100 perchè erano possibili più risposte Fonte: indagini Censis, 2001, 2005 Donne tv Tab. 15 - Spettatori dei diversi tipi di televisione sul totale della popolazione italiana(1) (val. % e v.a. in mln) Val. % tv tradizionale tv satellitare tv digitale terrestre tv via internet V.a. in mln 97,2 15,8 5,8 2,1 48,860 7,942 2,915 1,055 (1) spettatori che hanno seguito anche solo in modo occasionale i programmi dei diversi tipi di televisione (2) dato riferito al totale degli italiani con 14 anni e oltre Fonte: indagine Censis, 2005 Tab. 16 – Composizione dei pubblici dei diversi tipi di televisione (val. %) Genere Classi d’età Uomini Donne Giovani (14/29 anni) Adulti (30/64 anni) 47,6 60,0 46,2 68,0 52,4 40,0 53,8 32,0 23,3 26,5 36,9 36,0 56,3 59,5 52,3 64,0 tv tradizionale tv satellitare tv digitale terrestre * tv via internet * Anziani (65 anni e oltre) 29,1 27,0 10,8 0,0 * = Il numero degli spettatori è molto basso, per cui il dato va preso solo come indicativo (1) licenza elementare e media (2) diploma e laurea Fonte: indagine Censis, 2005 Livello d’istruzione Meno Più istruiti istruiti (1) (2) 66,8 55,1 55,4 40,0 33,2 44,9 44,6 60,0 Tab. 17 - I giudizi del pubblico sulla televisione (val. %) Giudizi ottimisti Giudizi pessimisti Opinioni sulle opportunità offerte dai diversi tipi di televisione (tradizionale, satellitare, ecc.) Finalmente l’offerta è ricca e si possono vedere cose diverse 28,6 È solo un modo per spillare soldi, perché si paga per vedere quello che prima si vedeva gratis Tutto sommato non si vedono grandi cambiamenti Bilancio sullo sviluppo della televisione La televisione negli ultimi anni è migliorata 22,7 Valutazione sugli spettatori della televisione La televisione la vedono tutti perché non se ne può fare a meno 55,5 La televisione la vedono in molti anche se non tutti lo dicono 24,5 Valutazione dell’offerta televisiva complessiva L’offerta è molto articolata e ognuno si ritaglia la sua televisione 42,7 Rapporto tra televisione e nuove tecnologie La televisione svolge un ruolo insostituibile nel panorama dei media, nonostante le nuove tecnologie Valutazione del rapporto tra giovani e televisione I giovani vedono molta televisione e ne sono molto attratti Fonte: indagine Censis, 2005 51,4 51,0 47,7 21,9 La televisione negli ultimi anni è peggiorata La televisione negli ultimi anni è rimasta la stessa 54,3 21,7 La televisione la vedono sempre meno persone perché ha un’offerta sempre meno interessante 18,5 Nonostante l’offerta molto articolata, è difficile ritagliarsi la propria televisione nella marmellata generale Non si pronunciano 39,1 Il ruolo della televisione è in declino nel panorama dei media anche a causa delle nuove tecnologie Non si pronunciano 32,7 I giovani vedono poca televisione e ne sono culturalmente lontani Non si pronunciano 29,8 19,2 18,2 15,8 12031_05 3. Quinto Rapporto Censis/Ucsi sulla Comunicazione in Italia I NUOVI MEDIA 3.1. Cresce l’uso di internet Al termine di un quinquennio caratterizzato da una accelerazione senza pari di tutti i processi promossi, facilitati, governati dalle tecnologie informatiche e telematiche, la confidenza degli italiani con questi strumenti risulta ancora approssimativa. Nel 2001 era presente almeno un computer nel 43,4% delle case italiane (tab. 18), ora ce ne sono nel 55,4% delle case, ma per molti questa presenza risulta estranea, visto che poi ad usarlo è il 41,8% degli italiani (circa il dieci per cento in più rispetto a cinque anni fa). La presenza dei computer nelle case è aumentata più del loro impiego, mentre per internet è accaduto il contrario: la presenza è passata dal 30% al 44,4%, ma l’impiego dal 20,1% al 35,7%. Internet sembra risultare il veicolo principale della diffusione dello stesso uso del computer, ma in realtà non per tutti gli utenti allo stesso modo, visto che l’accesso al mondo dell’informatica continua ad essere fortemente legato all’età, al sesso e all’istruzione dei suoi utenti (tab. 19). Il 78,2% delle persone anziane, infatti, non ha un computer in casa e solo il 4,5% lo usa per connettersi a internet, mentre il 72,7% dei giovani vive in case in cui c’è un computer e il 58,5% naviga in internet. Dati pressoché analoghi a questi ultimi si registrano per i più istruiti e appena un po’ più bassi per gli uomini. Da notare come si innalzi la forbice tra queste diverse categorie di persone quando si prendono in considerazione i dati relativi a quanti hanno il computer ma non lo usano per connettersi a internet, per cui per i giovani maschi istruiti il computer e internet sembrano essere praticamente la stessa cosa, mentre l’uso del computer e di internet fuori casa, nei luoghi di studio e di lavoro, rappresenta un traino per il loro impiego tra le persone adulte (tra i 45 e i 64 anni il 45,9% fa uso di questi strumenti fuori casa), ma non per i più giovani (solo il 12,8% tra i 14 e i 17 anni dichiara di usarlo a scuola). È difficile trarre da questi dati delle indicazioni univoche per una qualsiasi strategia volta all’aumento della diffusione delle tecnologie dell’informazione tra gli italiani. Del resto chi non ha un computer in casa 30 12031_05 Quinto Rapporto Censis/Ucsi sulla Comunicazione in Italia dichiara nel 52% dei casi semplicemente di non averne bisogno e solo il 15% indica nel costo degli apparecchi l’ostacolo al possesso di questo strumento (però appena il 30% dei più giovani dice di non averne bisogno, mentre per i più anziani il problema del costo scende al 2,2% e alla mancanza di bisogno si aggiunge anche un 44,3% di totale estraneità al mezzo). La rinuncia all’impiego di internet da parte di chi pure ha un computer in casa è determinata da motivazioni leggermente diverse, ma non molto lontane da queste (tab. 20). In linea di massima l’incapacità di usare il computer risulta un po’ più alta tra i soliti gruppi più lontani dalla confidenza con questo mezzo, mentre tra gli altri si evidenzia un certo disinteresse per internet (che raggiunge punte non indifferenti proprio tra i giovani), ma resta sempre l’impressione di un universo estremamente frastagliato, che deve essere affrontato in modo altrettanto articolato. Per i giovani e per quanti hanno modo di usare il computer a scuola o sul posto di lavoro può risultare utile una strategia volta all’abbattimento dei costi, ma per avvicinare chi non sente il bisogno di usare questi strumenti, o addirittura si sente estraneo ad essi, bisogna creare macchine e impieghi gradevoli, altrimenti non si può certo sperare di abbattere il muro di indifferenza che divide in particolare donne, anziani e meno istruiti dagli strumenti della comunicazione digitale. 3.2. I motivi per cui si usa internet Svago e informazione si sono imposti negli ultimi anni come gli impieghi preferiti dagli utenti di internet (tab. 21). È curioso notare che sono anche gli impieghi preferiti dagli utenti della televisione, e forse questo dato può risultare anche la chiave di volta per capire quali sono le effettive possibilità di sviluppo del mezzo e quali le strategie vincenti per assicurarne l’ulteriore diffusione: si potrebbe giocare tutto sulla possibilità di integrazione con la televisione. Per questo risultano cruciali la diffusione della tv digitale sia terrestre che satellitare, della banda larga, degli abbonamenti “flat” che permettono di rimanere sempre connessi senza affrontare costi eccessivi, di tutte le forme di integrazione tra tv e internet. Il principio è semplice, ma tutt’altro che banale: le cose veramente innovative che permette internet sono lo scambio di e-mail e le chat, il download di dati e file, l’accesso a servizi finanziari e l’acquisto a distanza, 31 12031_05 Quinto Rapporto Censis/Ucsi sulla Comunicazione in Italia ma non sono queste cose che si fanno tutti i giorni a tutte le ore. È per questo che negli ultimi anni, pur essendo aumentato il pubblico di internet, questi servizi sono considerati meno importanti dai suoi utenti. Tutti i giorni, anche più volte al giorno, abbiamo invece il bisogno di informarci e di passare il tempo in modo gradevole. Se internet ci permette di soddisfare questi bisogni poi, visto che ci siamo, lo usiamo anche per le altre cose. È molto più difficile immaginare il contrario. Per capire il processo di fruizione si può pensare al rapporto tra la televisione e il televideo: nessuno compra il televisore per usufruire dei servizi del televideo, però quasi tutti gli spettatori della televisione hanno ormai preso l’abitudine di sfruttare questo preziosissimo strumento di diffusione di informazioni che trovano nel loro televisore. Internet è talmente grande che non può certo rimanere costretto all’interno degli apparecchi televisivi, ma a maggior ragione non può neanche restare prigioniero del computer: computer fissi e portatili, palmari e cellulari, tv terrestre e satellitare, internet forse dovrebbe non essere più un gadget dei computer ed essere disponibile ovunque risulti possibile. Prima di tutto negli schermi televisivi. 3.3. Il più grande negozio virtuale Negli ultimi anni le persone che dichiarano di fare degli acquisti on line, anche se di poco, sono aumentate (tab. 21): dal 3% si è passati al 5,5%, con un incremento particolare tra le donne, che sono arrivate al 6,8%. In termini assoluti, questo significa che ci sono più di tre milioni di persone che fanno acquisti tramite internet (tab. 22). La motivazione principale che li spinge a fare acquisti è il risparmio di denaro: ben il 45,1%, pari a quasi un milione e mezzo di persone, usa la rete perché vi trova prezzi più convenienti, mentre il 29,3%, quasi un milione, lo trova comodo perché non deve muoversi, e un altro 19,5% lo considera comodo, perché così può evitare di muoversi da casa. Più di sei milioni di utenti di internet (il 40,6%) non usa la rete per gli acquisti perché non si fida, ma non del sistema di pagamento in rete (come sostiene il 20,8%, cioè più di tre milioni di persone), ma perché vuole vedere e toccare di persona le merci prima di acquistarle. Calcolando che ci sono altri cinque milioni di utenti (il 34,7%) che non avvertono il bisogno di fare acquisti on line, possiamo dire che non sarà facile conquistare la fiducia 32 12031_05 Quinto Rapporto Censis/Ucsi sulla Comunicazione in Italia di questi undici milioni di persone, mentre una maggiore attenzione ai problemi della sicurezza delle transazioni di denaro nella rete potrebbe facilmente raddoppiare in poco tempo il numero di quanti sono ben disposti verso gli acquisti via internet. Se non sono ancora molti quelli che fanno acquisti on line, molto più elevato è il numero di quanti usano internet per avere informazioni sui prodotti da acquistare (tab. 23). In questo caso si arriva al 54,4% degli utenti, pari a quasi dieci milioni di persone. La cifra comincia ad essere veramente importante, anche perché quasi tutti dichiarano che la rete è il principale strumento attraverso il quale fanno le scelte d’acquisto, a cui segue la selezione del negozio più vicino o più economico in cui acquistare materialmente il bene prescelto. Internet come grande vetrina in cui presentare le merci da proporre al pubblico, dunque. Non sempre l’acquisto avviene direttamente on line, però internet è considerato un grande strumento per confrontare i prodotti tra di loro, individuare quelli che si adattano meglio alle proprie esigenze e scoprire dove si possono comprare le merci prescelte a prezzi più convenienti. Se ci sono dieci milioni di persone che si regolano in questo modo per fare i loro acquisti non ne risulta completamente sconvolta solo la concezione della presenza pubblicitaria in internet, ma è tutto il mercato della pubblicità che deve riorientarsi partendo dall’esistenza di un numero consistente di consumatori estremamente scaltri ed esigenti. 3.4. Il cellulare come oggetto ansiolitico Il 67,2% delle persone che usano il cellulare dichiara che grazie al telefonino si sente più tranquilla. Questo dato sale al 72,5% tra le donne e al 74,1% nella fascia d’età compresa tra i 45 e i 64 anni, quella in cui si collocano in maggioranza i genitori degli adolescenti. Questi ultimi, a loro volta, affermano nel 26,9% dei casi di aver migliorato le loro relazioni sociali grazie al telefonino (il dato complessivo si attesta al 12,1%). Gli uomini (50,1%), specie tra i 18 e i 29 anni (59,5%), apprezzano molto anche l’opportunità offerta dal cellulare di organizzare al meglio la giornata, ma in generale l’impressione è che il ruolo principale del telefonino, e anche la ragione principale del suo successo, risulti sempre quello di rappresentare la più comoda forma di ansiolitico in commercio. Mamme in pena per i loro 33 12031_05 Quinto Rapporto Censis/Ucsi sulla Comunicazione in Italia figli in discoteca, adolescenti in attesa costante di conferme sentimentali, ragazzi che cercano di tenere insieme le mille situazioni precarie della loro esistenza, uomini e donne più o meno in carriera, tutti trovano conforto e rassicurazione nel telefonino. La motivazione principale dell’uso del telefonino, infatti, è sempre la comunicazione personale (tab. 24), che anzi cresce rispetto al 2001, così come cresce l’interesse per tutte le cose che si possono fare con il cellulare. L’osservazione più interessante scaturisce però dal confronto con la tabella 25, in cui vengono presentate le cose che si vorrebbero fare con il telefonino. In questo caso registriamo un calo generalizzato praticamente di tutte le voci. Non è significativo presentare l’articolazione delle risposte per le varie categorie di utenti perché la tendenza è praticamente la stessa in tutti i gruppi. Questo ci porta a rafforzare la convinzione che, dal punto di vista dell’impiego del cellulare, la forbice tra i desideri e la realtà si stia chiudendo: da una generica aspirazione a fare cose che forse si sarebbero potute fare in un tempo più o meno lontano, si è passati alla effettiva disponibilità dei servizi indicati, per cui le persone che li gradiscono realmente hanno cominciato a usufruirne, mentre chi non è interessato ad essi neanche aspira a farne uso. Del resto il 52,7% degli utenti dichiara di essere in grado di programmare tutte le funzioni del proprio cellulare, con punte dell’86% tra i 18 e i 29 anni e una caduta verticale solo dopo i 65 anni (9,5%), per cui la familiarità con questo strumento è talmente diffusa da permetterne ogni genere d’impiego. L’ostacolo maggiore risulta essere il costo del suo impiego, segnalato nel 36,2% dei casi, ma non l’estraneità al mezzo. 3.5. Videochiamarsi La frontiera più vicina su cui si gioca il futuro prossimo dei telefonini è rappresentata dalle videochiamate. L’abitudine a usare il cellulare per fissare e trasmettere immagini è ormai radicata, l’uso del cellulare come terminale televisivo è ancora in fase sperimentale, l’elemento di passaggio, in grado di far compiere un decisivo ulteriore salto di qualità alla telefonia mobile è rappresentato dalla diffusione delle videochiamate. In questo momento è l’8% degli italiani a dichiarare di essere in grado di fare delle videochiamate con il proprio cellulare (tab. 26). Non è poco, perché si tratta di qualcosa come quattro milioni di persone, ma siamo 34 12031_05 Quinto Rapporto Censis/Ucsi sulla Comunicazione in Italia ancora lontani, ad esempio, da quel 53,1% di utenti che usa il cellulare per l’invio degli sms. Il dato che risulta più incoraggiante è quello di quanti, pur non essendo oggi in grado di fare videochiamate, le farebbero volentieri se potessero: si tratta del 33,1% di quelli che non hanno questa possibilità, cioè più di quindici milioni di persone, una cifra considerevole. Una platea potenziale di venti milioni di utenti consente a qualunque tecnologia di guardare con ottimismo al futuro. Non è detto che tutti quelli che dichiarano oggi di essere disposti a fare delle videochiamate poi traducano a breve termine questa disponibilità in atti concreti, però il fatto che già in quattro milioni usino il cellulare per le videochiamate induce a considerare la tendenza come già avviata. Per la stessa ragione, ma a termini invertiti, non dovrebbero indurre un eccessivo ottimismo i quindici milioni di persone che dichiarano che userebbero il telefono di casa per videochiamare. In questo caso è il numero estremamente ridotto di quanti già approfittano di questo servizio (0,8%, pari a circa quattrocento mila persone) a costituire la prima fonte di perplessità, a cui se ne aggiunge anche un’altra di tipo strutturale: la mancanza di un passaggio intermedio attraverso il quale il ricevitore telefonico diventi abituale dispensatore di immagini. Nel caso del cellulare questo è avvenuto grazie alle foto e videocamere inserite nell’apparecchio, corollario del carattere mobile del mezzo stesso. Il telefono fisso, anche nella sua versione cordless, non si presta a diventare terminale visivo, in una casa in cui gli schermi a cui ci si rivolge sono quelli della televisione e del computer. In un contesto paragonabile allo scenario già descritto in precedenza, che prevede collegamento a banda larga, integrazione tra internet e televisione, digitalizzazione completa del segnale, le cose potrebbero però modificarsi; in questo caso diventa normale che le immagini rimbalzino dal televisore al computer e al telefono, per cui via internet faremo una telefonata e vedremo il nostro interlocutore (o un’immagine che lui ci vuol far vedere mentre parliamo) sullo schermo del computer o del televisore. In mancanza di queste opportunità, che solo un impianto sofisticato come quello casalingo può offrire, meglio usare direttamente la telecamera del cellulare, già in possesso delle persone interessate a questo tipo di servizio. In questo senso va interpretata la previsione di quanti ritengono che, fra breve, le videochiamate rappresenteranno un modo normale per comunicare (tab. 27). C’è da notare che il 47,2% degli utenti del cellulare che la pensano in questo modo corrisponde perfettamente alla somma di chi già usa o 35 12031_05 Quinto Rapporto Censis/Ucsi sulla Comunicazione in Italia vorrebbe usare il cellulare per fare videochiamate, a conferma di un interesse tutt’altro che velleitario. Altra cosa interessante, questa previsione risulta stabile sia per livelli d’istruzione che per genere, mentre cambia molto sulla base dell’età, con i giovani molto più ottimisti sul futuro delle videochiamate. Più diversificate, invece, le altre risposte, visto che i problemi della privacy risultano più importanti per donne, adulti e più istruiti, mentre il fatto che siano solo gli anziani e i meno istruiti a considerare le videochiamate una tecnologia inutile e costosa conferma le potenzialità di successo di questo tipo di servizio. 3.6. Un nuovo media: la radio La scelta di collocare la radio tra i nuovi media potrà apparire provocatoria a chi è abituato a collegare le trasmissioni radiofoniche alle vecchie immagini in bianco e nero dei cinegiornali o della tv dell’epoca del monopolio. Chi segue da vicino gli sviluppi tecnologici, linguistici, comportamentali legati alla radio sa invece bene che questo strumento è riuscito in questi anni a collocarsi in una posizione di intersezione della maggior parte delle innovazioni in atto. È per questo che la radio ha aumentato ancora il successo di pubblico che pure non gli è mancato negli anni passati, arrivando a raggiungere il 70,5% degli italiani (come già evidenziato nella tab. 1). Lo stesso gradimento manifestato dal pubblico nei confronti della programmazione radiofonica ci dice cose interessanti, ma meno decisive rispetto a quanto avveniva con gli altri media. Certo, registrare l’ulteriore incremento dell’interesse per la musica e la leggera diminuzione dell’attenzione per l’informazione è importante, così come lo è verificare che il gradimento verso i programmi comici e satirici è in aumento, mentre quello per i quiz e i giochi è in diminuzione (tab. 28), ma non sono questi gli elementi che hanno costituito la novità di questi anni per la radio. Il motivo per cui la radio è il mezzo di comunicazione che si trova più avanti rispetto agli altri nel processo di trasformazione dei media che la digitalizzazione sta producendo è un altro e consiste nella sua sostanziale separazione tra “medium” e “messaggio”. Gli apparati della comunicazione sono cresciuti e si sono affermati grazie allo sfruttamento di quello che è stato definito come il loro “specifico”. La carta stampata e la televisione, il 36 12031_05 Quinto Rapporto Censis/Ucsi sulla Comunicazione in Italia cinema e la radio, ognuno rifletteva sulle proprie caratteristiche particolari e cercava di sfruttarle per ottenere i migliori risultati, sia in termini di efficacia che in termini di successo. Quando tutti i tipi di informazione (intesa in senso lato) si trasformano in bit, trasferibili immediatamente su qualsiasi supporto, lo “specifico” viene meno. È difficile far capire questo semplice concetto a chi investe cifre considerevoli sul trasferimento di informazioni attraverso un particolare supporto, però la rivoluzione digitale consiste in questo ed è proprio la radio a trovarsi molto avanti in questo processo. Non solo chiunque possieda un semplice apparecchio radiofonico dotato di tecnologia Rds sa che può veder scorrere sul display della propria autoradio le informazioni sul traffico mentre ascolta la sua stazione preferita, oppure il testo della canzone che sta ascoltando; quello che sta cominciando a profilarsi è molto più radicale: l’apparecchio radiofonico risulta sempre meno indispensabile per l’ascolto dei programmi della radio. Il 18,2% delle persone che possiedono una sufficiente dimestichezza con le nuove tecnologie della comunicazione, del resto, già dichiara che gli è indifferente il canale attraverso il quale ascolta la radio, a cui si accosta anche tramite internet o il cellulare (tab. 29). Sempre tra queste persone è molto elevata la convinzione che oggi l’informazione passi contemporaneamente in molti canali e che l’essenziale sia acquisire queste informazioni piuttosto che discutere sul mezzo attraverso il quale acquisirle (ben il 44,5%). A dire il vero una maggiore affezione questo pubblico la dimostra per gli strumenti di riproduzione della musica, visto che il 62,9% dichiara che non gli è indifferente lo strumento attraverso il quale ascoltarla, però non appena il giudizio si fa più ampio, comprendendo di nuovo anche l’informazione, il giudizio sull’indifferenza del mezzo risale al 45,3%. In questo modo si chiude il cerchio sul ragionamento più volte introdotto in queste pagine sul futuro degli strumenti di comunicazione, in quanto è possibile affermare che il futuro sarà della comunicazione più che degli strumenti. È facile profetizzare quelli che continueranno ad essere i nostri bisogni comunicativi: avere informazioni, sia rapide che dettagliate, sull’attualità; entrare in contatto, sia diretto che indiretto, con le persone; costruirsi un’immagine della realtà attraverso storie che ci descrivono mondi reali e potenziali; acquisire conoscenze su eventi, personaggi, concetti sia vicini che lontani; rilassarsi dopo una giornata faticosa di studio o di lavoro; ascoltare musica e vederla suonare. Pensare che a ciascuno di questi bisogni corrisponda uno strumento in grado di soddisfarlo è l’errore che si deve 37 12031_05 Quinto Rapporto Censis/Ucsi sulla Comunicazione in Italia evitare di compiere. I media si integrano, i messaggi rimbalzano da un mezzo all’altro, il pubblico cerca quello che vuole dove lo può trovare con maggiore comodità. O almeno così comincia a fare il pubblico più evoluto. 3.7. Sovrapposizioni d’uso fra vecchi e nuovi media La soddisfazione dei bisogni comunicativi attraverso un ampio ventaglio di media comporta, inevitabilmente, anche una redistribuzione dei tempi dedicati al consumo di ciascuno di essi. Non necessariamente una caduta di interesse verso i media tradizionali, ma certo un rimescolamento delle carte. Questa redistribuzione sembra risultare più intensa al primo apparire di un nuovo media, per poi assestarsi su valori più bassi. Questo è successo negli ultimi anni a internet e alla tv satellitare, che nel 2001 apparivano più in grado di togliere pubblico agli altri media di quanto non facciano oggi (tab. 30). In particolare, la tv satellitare toglie più pubblico alla tv tradizionale, ma per il resto la sua presa rimane sostanzialmente invariata (radio, giornali e riviste), oppure cala (cinema e libri). Un discorso a parte merita il rapporto tra tv satellitare e frequentazione degli stadi: la rilevazione è stata compiuta nella scorsa primavera, prima delle ulteriori innovazioni che hanno caratterizzato l’avvio dell’attuale campionato di calcio, per cui non dovrebbe risultare in contraddizione con il notevole calo degli spettatori registrato negli stadi nell’autunno del 2005, che risente di molte altre circostanze. Ad esempio anche la possibilità di vedere le partite via internet, cosa che nel 2001 non era possibile, e oggi induce un altro 3,6% di spettatori a non recarsi allo stadio. Per internet la tendenza a sottrarre meno tempo agli altri media risulta ancora più accentuata. Probabilmente questo dato è determinato sia dalla maggiore maturità del mezzo, diffuso ormai stabilmente da più tempo tra un numero maggiore di persone che, quindi, hanno già provveduto a ridistribuire la loro fruizione dei media secondo le gerarchie preferite, sia dal fatto che, per la maggior parte degli utenti, i tempi di connessione a internet sono inferiori a quelli che si dedicano, in genere, alla radio, alla tv o alla stessa lettura. 38 Tab. 18 –Presenza e uso di computer e internet nelle case degli italiani (val. %) Case in cui è presente un computer Italiani che usano il computer Case in cui è presente un computer connesso a internet Italiani che si connettono a internet Fonte: indagini Censis, 2001, 2005 2005 2001 55,4 41,8 44,4 35,7 43,4 31,3 30,0 20,1 Tab. 19 – Diffusione dei computer e delle connessioni a internet nelle case degli italiani (val. %) Totale Genere Uomini Donne Giovani (14/29 anni) Classi d’età Adulti (30/64 anni) Anziani (65 anni e oltre) Livello d’istruzione Meno istruiti Più istruiti (1) (2) Non hanno in casa un computer Hanno in casa un computer 44,6 55,4 39,7 60,3 49,0 51,0 27,3 72,7 39,5 60,5 78,2 21,8 54,1 45,9 25,6 74,4 Tra quanti hanno un computer hanno un computer ma non è connesso a internet 11,0 11,1 11,0 12,0 12,1 7,0 10,3 12,5 hanno computer connesso a internet ma non lo usano per navigare 12,0 9,1 14,6 2,2 16,6 10,3 14,1 7,8 hanno computer connesso a internet e lo usano per navigare 32,4 40,1 25,4 58,5 31,8 4,5 21,5 54,1 (1) licenza elementare e media (2) diploma e laurea Fonte: indagine Censis, 2005 Tab. 20 – Motivi per cui gli italiani che hanno in casa un computer connesso a internet non lo usano (val. %) Totale Non sanno usarlo Non gli interessa usarlo Non sentono il bisogno di usarlo Perché costerebbe troppo usarlo Non hanno nessuno in grado di aiutarli (1) licenza elementare e media (2) diploma e laurea Fonte: indagine Censis, 2005 45,5 40,6 11,2 2,1 0,7 Genere Uomini Donne 38,5 44,2 13,5 1,9 1,9 49,5 38,5 9,9 2,2 0,0 Giovani (14/29 anni) 16,7 50,0 33,3 0,0 0,0 Classi d’età Adulti (30/64 anni) 45,5 40,2 11,6 2,7 0,0 Anziani (65 anni e oltre) Livello d’istruzione Meno Più istruiti istruiti (2) (1) 52,0 40,0 4,0 0,0 4,0 49,1 39,3 8,9 1,8 0,9 32,3 45,2 19,4 3,2 0,0 Tab. 21 – Attività preferite dagli utenti di internet, per genere - confronto 2001/2005 (val. %) Totale Uomini Donne 2005 2001 2005 2001 2005 2001 Svago/gioco/curiosità 39,3 37,5 43,3 37,9 33,3 36,8 Informarsi sull’attualità 35,9 22,3 37,1 24,2 34,1 19,4 Acquisire materiale per studio/lavoro 25,5 26,9 22,2 23,7 30,3 31,8 Scambiare messaggi/chattare/ partecipare a forum 22,1 28,5 21,1 24,4 23,5 34,9 Scaricare software/file musicali/video 18,1 17,6 21,6 21,9 12,9 10,9 Accedere a servizi finanziari/amministrativi 10,1 15,3 11,9 18,5 7,6 10,5 Effettuare acquisti 5,5 3,0 4,6 3,0 6,8 3,1 Avvicinarsi a personaggi musica/cinema/tv 4,9 6,2 3,6 4,7 6,8 8,5 Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte Fonte: indagine Censis 2001, 2005 Tab. 22 – Utenti di internet che fanno acquisti on line (v.a. in mln. e val. %) val. % v.a. in mln UTENTI DI INTERNET 35,7 17,946 FANNO ACQUISTI ON LINE Motivi per cui fanno acquisti on line È economico, trovo i prezzi più convenienti È comodo, non devo muovermi È veloce, faccio molto prima È sicuro, mai avuto problemi Totale 17,8 3,239 45,1 29,3 19,5 6,1 100,0 1,460 0,949 0,632 0,198 3,239 82,2 14,958 40,6 34,7 20,8 3,9 100,0 6,073 5,190 3,112 0,584 14,958 NON FANNO ACQUISTI ON LINE Motivi per cui non fanno acquisti on line Non mi fido, voglio vedere e misurare di persona Non ne vedo la necessità Non è sicuro il sistema di pagamento Non lo so fare Totale Fonte: indagine Censis, 2005 Tab. 23 – Utenti di internet che cercano on line informazioni su prodotti da acquistare (v.a. in mln. e val. %) val. % SI INFORMANO ON LINE Motivi per cui si informano on line È un modo rapido di informarmi senza fare lunghi giri nei negozi È un modo efficace per essere informati su prodotti e servizi È un modo per avere un punto di riferimento prima di andare per negozi È un modo per saper esattamente dove trovare quello che si cerca È un modo comodo per indugiare nelle scelte senza commessi che mettono fretta Totale NON SI INFORMANO ON LINE Motivi per cui non si informano on line È più divertente girare per negozi È più sicuro vedere personalmente le cose da comprare È più utile parlare direttamente con gli addetti alle vendite Nei negozi è più facile, su internet ci sono troppe offerte e troppa confusione Totale Fonte: indagine Censis, 2005 v.a. in mln 54,4 9,899 54,8 19,8 10,3 8,7 5,425 1,960 1,019 0,862 6,4 0,633 100,0 9,899 45,6 8,297 38,7 38,7 16,1 6,5 3,211 3,211 1,335 0,539 100,0 8,297 Tab. 24 - Quello che gli utenti del cellulare preferiscono fare - confronto 2001/2005 (val. %) Comunicazioni personali Ricevere telefonate Scambio di sms Segreteria telefonica Collegamento a internet Informazioni giornalistiche Servizi wap Servizi finanziari Quotazioni di borsa 2005 2001 95,4 82,4 53,1 12,7 2,4 2,0 1,9 0,5 0,2 86,0 56,9 32,1 5,6 0,5 1,0 0,5 0,3 0,3 Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte Fonte: indagini Censis, 2001, 2005 Tab. 25 - Quello che gli utenti del cellulare vorrebbero fare - confronto 2001/2005 (val. %) Comunicazioni personali Ricevere telefonate Scambio di sms Segreteria telefonica Collegamento a internet Informazioni giornalistiche Servizi wap Servizi finanziari Quotazioni di borsa Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte Fonte: indagini Censis, 2001, 2005 2005 2001 95,4 82,4 53,1 12,7 2,4 2,0 1,9 0,5 0,2 86,0 56,9 32,1 5,6 0,5 1,0 0,5 0,3 0,3 Tab. 26 – Rapporto degli utenti del cellulare con le videochiamate (v.a. in mln e val. %) % Si v.a. in mln % No v.a. in mln Tra chi ha risposto No, a quanti piacerebbe fare videochiamate Si No % v.a. in mln % v.a. in mln Utenti in grado di fare videochiamate con il proprio cellulare 8,0 4,021 92,0 46,246 33,1 15,307 66,9 30,939 Utenti in grado di fare videochiamate con il telefono di casa 0,8 0,402 99,2 49,866 30,3 15,109 69,7 34,757 Fonte: indagini Censis, 2005 Tab. 27 – Opinione espressa dagli utenti del cellulare sulle videochiamate (val. %) Totale Genere Uomini Donne Classi d’età Giovani Adulti (14/29 anni) (30/64 anni) Anziani (65 anni e oltre) Livello d’istruzione Meno Più istruiti istruiti (2) (1) Fra breve sarà un modo normale per comunicare 47,2 47,3 47,1 60,5 43,1 39,1 46,9 47,7 Porrà seri problemi di privacy 30,1 28,8 31,3 21,7 34,9 26,1 27,1 35,0 Sarà una tecnologia inutile e costosa 22,7 23,9 21,6 17,9 22,0 34,8 26,1 17,2 (1) licenza elementare e media (2) diploma e laurea Fonte: indagine Censis, 2005 Tab. 28 – Programmi radiofonici preferiti - confronto 2001/2005 (val. %) Totale Musica leggera Giornali radio Intrattenimento comico e satirico Programmi locali Eventi sportivi Dediche messaggi Servizi giornalistici Rubriche sportive Telefonate col pubblico Musica classica Culturali Programmi di servizio Giochi/quiz Prosa/narrativa Sceneggiati 2005 2001 Uomini 2005 2001 Donne 2005 2001 69,9 25,3 19,5 18,4 11,5 8,9 8,4 6,8 6,5 6,2 6,0 4,6 3,1 1,2 0,9 63,5 30,8 11,0 19,0 12,7 10,1 7,7 6,0 5,0 6,2 7,3 3,5 7,2 1,0 2,1 69,6 27,3 19,4 18,9 20,8 6,5 7,2 12,6 4,7 6,1 6,1 4,9 2,3 0,7 0,9 70,1 23,2 19,7 17,8 2,1 11,4 9,5 0,9 8,3 6,4 5,9 4,3 3,8 1,7 0,9 Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte Fonte: indagine Censis 2001, 2005 57,1 35,9 10,9 19,4 24,8 5,8 9,0 11,6 3,2 5,5 7,4 3,6 6,5 1,0 1,5 69,0 26,3 11,1 18,6 2,3 13,9 6,6 1,2 6,6 6,9 7,3 3,5 7,7 1,1 2,6 Tab. 29 - L’ascolto di informazione e musica (val. %) val. % Ascolto della radio La radio l’ascolto come capita, anche su internet o sul cellulare La radio l’ascolto alla radio. Internet e il cellulare li uso per i loro scopi specifici Ascolto delle informazioni L’informazione oggi passa contemporaneamente alla radio, in internet, sul cellulare, oltre che nei quotidiani e in televisione e per me è indifferente il mezzo che uso per essere informato Benchè l’informazione oggi passi dappertutto, per me non è affatto indifferente il mezzo che uso per essere informato Ascolto della musica La musica oggi passa contemporaneamente alla radio, su internet, sul cellulare, in tv, ecc. e per me è indifferente il mezzo che uso per ascoltarla Benchè la musica oggi passi contemporaneamente alla radio, su internet, sul cellulare, in tv, ecc. per me non è affatto indifferente il mezzo che uso per ascoltarla Ascolto della musica e delle informazioni Informazione e musica passano oggi dappertutto e per me è indifferente il luogo in cui ascolto le trasmissioni radio Benchè informazione e musica passino ormai dappertutto, per me non è affatto indifferente il luogo in cui ascolto le trasmissioni radio Fonte: indagine Censis, 2005 18,2 81,8 44,5 55,5 37,1 62,9 45,3 56,5 Tab. 30 - I cambiamenti nell’uso abituale dei media per effetto della diffusione dei new media (val. %) Da quando uso: Tv satellitare Internet 2005 2001 2005 2001 Uso/frequento di meno tv Cinema Libri Radio Stadio Giornali e riviste Computer Internet 59,2 21,5 8,4 16,8 8,4 11,5 4,2 3,7 Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte Fonte: indagini Censis, 2001, 2005 51,2 34,1 16,6 16,6 15,2 11,8 5,8 3,5 41,8 9,4 12,2 16,7 3,6 18,6 --- 50,5 20,8 29,2 21,6 0,0 25,8 --- 12031_05 4. Quinto Rapporto Censis/Ucsi sulla Comunicazione in Italia I MEDIA A STAMPA 4.1. La lettura di quotidiani nonostante tutto tiene Le informazioni passano via internet e arrivano dal cellulare, le reti satellitari offrono canali all news e le tv tradizionali rendono sempre più spettacolari i loro tg, però la lettura dei quotidiani, nonostante tutto, tiene (tab. 1). Scende, ma non di tanto, il numero dei lettori abituali, aumenta leggermente quello dei lettori occasionali, cambiano un po’ più decisamente le motivazioni che portano alla scelta dell’acquisto di un quotidiano (tab. 31). Cresce l’interesse per le questioni di cui parla il giornale prescelto (passa dal 32% al 37%), diminuisce l’abitudine familiare legata all’acquisto di un determinato quotidiano (dal 36,8% al 27,3%). La scelta diventa, dunque, molto più personale, non dovuta all’inerzia o alla tradizione familiare, ma legata alle proprie aspettative, non solo informative però, visto che aumenta anche il numero di coloro che comprano un quotidiano per gli inserti che contiene (dal 36,5% al 38,1%). Questa tendenza è costante sia tra gli uomini sia tra le donne, che leggono sempre meno giornali degli uomini, ma si stanno emancipando dalle scelte familiari (nel 2001 il 46,5% delle donne sceglieva il giornale per abitudine familiare, ora il dato è sceso al 37,8%). Una parte di questa tenuta è da attribuire alla diffusione dei giornali gratuiti. Il 49,9% dei lettori dei quotidiani, infatti, dichiara di leggere giornali gratuiti e il 44,5% di quanti non li leggono ammette di non leggerli solo perché non riesce a procurarseli (tab. 32). C’è un 24% dei lettori della free press che afferma di essere attratto principalmente dalla gratuità di questi fogli, però il 51,8% sostiene che è la curiosità a rappresentare l’attrattiva principale. Probabilmente questa risposta ingloba anche l’uso più frequente che si fa di questi giornali, cioè la rapida lettura sulla metropolitana o alle fermate degli autobus. Prendere un giornale gratuito all’ingresso della metropolitana, leggerlo durante il tragitto, gettarlo una volta arrivati a destinazione non costituisce una scelta, ma solo un’opportunità colta al volo. Passare all’edicola, acquistare un quotidiano, leggere rapidamente gli articoli considerati più 51 12031_05 Quinto Rapporto Censis/Ucsi sulla Comunicazione in Italia importanti, riprenderlo a più riprese per leggere altri articoli, farlo leggere anche a casa, tutto questo rappresenta una scelta di campo più impegnativa, anche se più gratificante. Per questo un 39,6% dei non lettori dei quotidiani gratuiti può affermare che questo tipo di giornali non gli interessa, mentre solo l’8,7% di quanti li leggono li considera il futuro dei quotidiani. Il problema, però, sta nel fatto, che c’è un 25,6% che si accontenta, ma, ancora di più, nel fatto che i quotidiani non possono usare le stesse armi dei loro concorrenti gratuiti per avvicinarsi ai lettori: se sulla piazza si trovano giornali gratuiti che in poche battute informano sulle cose essenziali, non ha senso produrne altri a pagamento con le stesse caratteristiche. Un interstizio in cui incunearsi per sciogliere questo tipo di quesiti appare nella tabella 33, dove troviamo che c’è un 41,5% di italiani per i quali si vendono pochi giornali perché non c’è l’abitudine a leggerli, mentre il 15,7% sostiene che manca l’abitudine a comprarli: se si crea abitudine alla lettura, verrà anche l’acquisto del giornale (se non costa troppo, se non risulta troppo schierato, se non parla troppo di politica). Come pensa anche il 41,7% dei lettori della free press (tab. 32). 4.2. Cosa si preferisce leggere La cronaca locale ha sopravanzato quella nazionale nelle preferenze dei lettori dei quotidiani, mentre un leggero passo avanti è stato compiuto anche dall’interesse per le questioni politiche (tab. 34). Sorprende la diminuzione di attenzione per lo sport e la televisione, ma forse il problema andrebbe semplicemente rovesciato: è l’aumento dell’interesse per lo sport e la televisione (e per lo sport in televisione) a determinare questa flessione nei quotidiani. L’unica variazione di rilievo che troviamo tra i lettori di libri riguarda l’aumento di interesse per la narrativa contemporanea (tab. 35). Probabilmente il successo di alcuni best seller stagionali ha influito su questo dato, oppure può essere stata la fortuna dei volumi allegati ai quotidiani a segnare il successo della narrativa contemporanea. Per il resto va considerato notevole anche l’aumento della lettura di saggi di impianto storico e politico tra gli uomini, a ulteriore conferma che questi anni hanno visto spesso viaggiare insieme l’interesse per una maggiore consapevolezza 52 12031_05 Quinto Rapporto Censis/Ucsi sulla Comunicazione in Italia e l’aumento del bisogno di cercare un momento di evasione dalle tante ansie procurate dal presente. L’incremento nella lettura di libri che si è registrata in questi anni non ha costituito un fenomeno del tutto lineare, perché questo dato è il risultato di una diminuzione, anche se leggera, dei lettori abituali e un incremento, in questo caso più netto, dei lettori occasionali (tab. 36). In particolare è il pubblico maschile a orientarsi in questo modo, visto che il passaggio dell’indice di lettura tra gli uomini dal 38,4% al 40,4% si verifica perché i lettori maschi abituali calano dal 26,6% al 25,5% mentre quelli occasionali salgono dall’11,8% al 14,9%. Al contrario, tra le donne gli indici sono tutti al rialzo, anzi, le lettrici abituali crescono più di quelle occasionali (nel primo caso si passa dal 34,6% al 37% e nel secondo caso dal 12,5% al 14,5%). Non si può dire che la lettura di libri risulti un’attività che incrementa la sua caratterizzazione femminile, perché l’aumento complessivo di lettori si registra anche tra gli uomini, però è vero che i libri occupano un posto più importante nella vita delle donne (collocandosi nella loro piramide mediatica dopo televisione, cellulare e radio) rispetto agli uomini (per i quali, nel consumo abituale, i libri vengono anche dopo quotidiani, computer e internet). Fatta questa premessa si può pensare che la tendenza notata in precedenza relativa a un maggior interesse degli uomini per la saggistica possa essere riportata a questa diversa distribuzione della frequenza di lettura, in quanto la curiosità generata da alcuni temi di drammatica attualità può aver spinto alcuni uomini ad accostarsi alla lettura di uno o al massimo due volumi di approfondimento nell’arco dell’anno. Tra le donne, invece, oltre a un fenomeno più o meno analogo, si registrerebbe anche un consolidamento complessivo dell’interesse per la lettura. Oltre a questo non va sottovalutato anche l’incoraggiamento alla lettura che può essere derivato dalla diffusione di libri allegati ai quotidiani, che può aver spinto qualche nuovo lettore ad accostarsi alla letteratura o qualche lettrice ad incrementare la sua dieta di narrativa. 53 12031_05 Quinto Rapporto Censis/Ucsi sulla Comunicazione in Italia 4.3. Giornali che vendono libri e viceversa Il 46,2% dei lettori dei libri ha comprato dei volumi allegati ai quotidiani (tab.37). Tra di essi l’84,7% ne ha acquistati da uno a dieci, ma un numero non indifferente (l’8,2%) tra undici e venti e addirittura il 4,7% più di trenta. La motivazione principale dell’acquisto risiede nel risparmio (49,8%), ma non vanno trascurati anche il piacere di collezionare una collana di libri (15,7%), oltre alla somma delle varie risposte legate alla difficoltà o al disagio di frequentare le librerie. La domanda cruciale che si pone in rapporto a queste iniziative risiede nella loro capacità di avvicinare nuovi lettori ai libri, oppure no. Abbiamo prefigurato un primo abbozzo di risposta a questa domanda riflettendo sui motivi per cui aumentano i lettori occasionali di libri. Analizzando anche le indicazioni che provengono da quanti hanno acquistato libri allegati ai quotidiani emergerebbero che: chi acquista gli allegati per risparmiare molto probabilmente è già un lettore abituale, mentre chi avrebbe avuto difficoltà ad acquistare i volumi in libreria dovrebbe essere un nuovo lettore. Il fatto che i libri non vengano letti con la stessa frequenza con cui vengono acquistati sta a significare però che le cose sono un po’ più complicate, se non altro perché i libri sono tra i pochi veicoli della conoscenza, informazione, comunicazione che, a volte, vengono acquisiti senza essere consumati (il 38,5% che dichiara di collezionarli per arricchire la propria libreria può rientrare, dunque, in una terza variante, composta da chi è già lettore di libri e approfitta di queste occasioni per procurarsi volumi già letti e persi, oppure semplicemente riempire vuoti d’arredamento domestico). Un dato che risulta invece particolarmente interessante, anche se non è elevatissimo, è rappresentato da quel 7,5% di lettori che dichiara di comprare i libri allegati ai quotidiani perché sono garantiti dal giornale: le offerte editoriali, infatti, sono talmente tante e diversificate da disorientare un pur volenteroso aspirante lettore; sapere di avere una guida di cui fidarsi per scegliere le proprie letture può risultare, quindi, un fattore determinante per chi è quasi sul punto di dedicarsi alla lettura di libri. Un tipo di pubblico che mostra sempre di gradire la compagnia dei libri è quello composto dai bambini e dai ragazzi. Il 24% degli adulti ha acquistato nell’ultimo anno libri per ragazzi (tab. 38). Spesso ne hanno comprati uno o due (nel 43,3% dei casi) oppure tre o quattro (il 33,5%), ma non indifferente è anche il numero degli affezionati acquirenti di libri per bambini e ragazzi, 54 12031_05 Quinto Rapporto Censis/Ucsi sulla Comunicazione in Italia che nel 6,7% dei casi ne hanno acquistati nove e anche di più nell’ultimo anno. Può sembrare poca cosa, ma in termini assoluti è poco meno di un milione di persone, che comprano qualcosa come più di dieci milioni di copie di libri l’anno e che rappresentano uno dei sostegni più sicuri dell’editoria italiana. 4.4. Anche i media a stampa fanno sistema Così come era accaduto per i lettori dei quotidiani, l’interesse per la televisione diminuisce anche tra i lettori dei settimanali e dei mensili, tra i quali serpeggia piuttosto una viva preoccupazione per la salute, oltre a un sensibile apprezzamento per la cucina (tab. 39). All’ambito della salute dovrebbe essere ascritto anche l’interesse per la psicologia, completando in questo modo un quadro visibilmente segnato dall’ansia prodotta dai tragici avvenimenti che hanno caratterizzato questi ultimi anni. Anche l’attenzione maggiore per i viaggi e le vacanze, l’ambiente e gli animali può essere ricondotto al bisogno di evasione dall’angosciante realtà di tutti i giorni, o forse surrogato di esperienze che, a causa delle difficoltà economiche e delle preoccupazioni legate alla sicurezza, risultano più difficili da fare direttamente. Almeno altri due paralleli si presentano se si passa a considerare il tipo di consumo che caratterizza i settimanali e i mensili. I dati generali, infatti, sono sostanzialmente stabili, visto che i settimanali passano dal 44,3% del 2002 al 44,1% del 2005 e i mensili dal 24% al 23,2% (tab. 40). Questa leggera flessione è condivisa con i quotidiani e può essere interpretata come una sostanziale tenuta, in un contesto, come abbiamo spesso ripetuto, di grande sviluppo di alternative alla lettura. I dati articolati sulla base della frequenza di lettura, invece, ci riportano a quanto già osservato a proposito dei libri, visto che la tenuta è assicurata da un aumento dei lettori occasionali che si accompagna a una diminuzione di quelli abituali. È vero che a proposito dei libri avevamo notato che i lettori abituali diminuivano tra gli uomini e aumentavano tra le donne mentre sia tra i settimanali che tra i mensili si registra una diminuzione di lettori abituali sia tra gli uomini che tra le donne, ed è altrettanto vero che l’incremento dei lettori occasionali è maggiore per i settimanali che non per i mensili, ma la tendenza è sostanzialmente la stessa: non diminuisce tanto il numero totale dei lettori 55 12031_05 Quinto Rapporto Censis/Ucsi sulla Comunicazione in Italia che entrano in contatto con settimanali e mensili (ma anche libri e quotidiani), quanto la frequenza di questo contatto. In particolare va segnalata la preferenza femminile per i settimanali, che si rafforza ulteriormente (le lettrici arrivano al 56,7% da un già elevato 53,9%), mentre per gli uomini gli indici sono tutti in calo. Tra questi ultimi è probabilmente la concorrenza di internet a farsi sentire maggiormente, però è almeno incoraggiante la resistenza manifestata dai lettori abituali, che calano solo dal 10,5% al 9,8%. I dati sui mensili sono invece estremamente stabili, a testimonianza di una forte motivazione dei lettori ad accostarsi a dei periodici considerati indispensabili per approfondire temi nei confronti dei quali si manifesta un notevole interesse. In questo caso è interessante notare il leggero aumento complessivo di lettrici, anche se solo occasionali, che si registra tra i mensili, visto che le donne passano dal 22,1% al 22,6%. L’impressione complessiva, comunque, è che anche l’intero settore dei media a stampa tenda a fare sistema, presentando al suo interno dinamiche molto legate alla caratterizzazione di genere, ma muovendosi nel complesso in una identica direzione, che si può identificare in una funzione di intermediazione tra le altre forme di comunicazione mediatica. La carta stampata, in altri termini, resiste perché rappresenta un’interfaccia utile a tenere insieme i vari pezzi della comunicazione globale e integrata che ci coinvolge quotidianamente. I giornali e i libri, i settimanali e i mensili possono non essere letti tutti i giorni, ma ci permettono di collegare, ognuno in base alle proprie caratteristiche e possibilità, le informazioni che ci provengono dagli schermi delle televisioni e dei computer o che ci giungono dalle radio. Tutte fonti che svaniscono immediatamente non appena hanno trasmesso i loro messaggi, cosa invece che non avviene con la carta stampata, che darà pure l’impressione di essere tecnologicamente arretrata, ma mantiene una tangibilità tutt’altro che disprezzabile in un’epoca di ansiogena impalpabilità come quella in cui ci troviamo oggi a vivere. 56 Tab. 31 – Motivi che portano alla scelta di un quotidiano, per genere – confronto 2001/2005 (val. %) 2005 Totale 2001 Uomini 2005 2001 2005 2001 Parla delle cose che mi interessano 37,1 32,0 43,9 39,1 28,4 24,6 Lo leggono (o lo leggevano) già in famiglia 27,3 36,8 18,9 27,5 37,8 46,5 Lo leggo con facilità 21,6 17,0 22,1 18,5 20,9 15,4 Parla di tutte le cose importanti 7,6 9,8 8,1 9,7 7,1 9,9 Presenta opinioni coincidenti con le mie 6,4 4,4 7,0 5,2 5,7 3,6 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 38,1 36,5 34,2 32,9 42,8 40,2 Totale Mi capita di acquistare un quotidiano solo per gli inserti o supplementi che contiene Fonte: indagini Censis 2001, 2005 Donne Tab. 32 – Rapporto dei lettori con i quotidiani gratuiti (val. %) val. % Lettori a cui capita di prendere quotidiani gratuiti Sì No 49,9 50,1 Motivi per cui li prendono Per curiosità Perché sono gratuiti È diventata un’abitudine Perché dicono l’essenziale senza far perdere tempo Per un confronto con i quotidiani a pagamento 51,8 24,0 11,7 9,6 2,9 Motivi per cui non li prendono Non riesco a procurarmeli Non mi interessano Rimango fedele al mio quotidiano preferito Perché sono superficiali Non mi danno soddisfazione 44,5 39,6 7,3 5,2 3,4 Cosa pensano di questi quotidiani Sono uno stimolo a leggere per chi non compra mai un quotidiano Sono gratuiti, quindi mi accontento Sono un buon veicolo per la pubblicità Sono il futuro dei quotidiani Non si possono proprio leggere 41,7 25,6 21,6 8,7 2,4 Fonte: indagine Censis, 2005 Tab. 33 – I motivi per cui in Italia si vendono pochi giornali (val. %) Totale Non si ha l’abitudine di leggerli Sono sempre di parte Costano troppo Parlano troppo di politica Non si ha l’abitudine di comprarli Non parlano dei problemi veri Richiedono troppo tempo Sono scritti in maniera difficile Sono pieni di pubblicità Parlano troppo di cronaca nera Sono tristi Non sono interessanti (1) Licenza elementare e media (2) Diploma e laurea Fonte: indagini Censis, 2001, 2002, 2005 41,5 20,9 19,0 17,6 15,7 11,1 10,7 9,0 6,8 3,4 1,9 1,3 Genere Uomini Donne 42,1 22,9 18,9 14,7 14,9 10,4 10,9 8,5 5,9 2,9 2,1 1,6 40,7 18,3 19,0 21,3 16,7 12,0 10,3 9,7 8,0 4,0 1,7 1,0 Giovani (14-29 anni) 47,6 18,4 11,6 25,9 20,4 10,2 14,3 6,8 5,4 2,7 2,0 2,7 Classi d’età Adulti (30-64 anni) 41,0 22,4 19,2 15,7 15,2 11,5 10,6 8,8 7,6 3,2 1,7 0,5 Anziani (65 anni e oltre) 35,5 19,0 27,3 14,9 11,6 10,7 6,6 12,4 5,8 5,0 2,5 2,5 Livello d’istruzione Meno Più istruiti istruiti (2) (1) 41,0 18,3 18,8 18,0 15,3 10,3 9,3 10,0 7,0 4,0 2,5 1,3 42,2 24,7 19,3 17,1 16,4 12,4 12,7 7,6 6,5 2,5 1,1 1,3 Tab. 34 – Gli argomenti preferiti dai lettori dei quotidiani, per genere – confronto 2001/2005 (val. %) Totale Cronaca locale Cronaca nazionale Politica Sport Economia/lavoro Questioni sociali/civili Cultura Cronaca nera Spettacoli Televisione Ambiente Costume Esteri Piccoli annunci Temi religiosi Fonte: indagini Censis 2001, 2005 2005 2001 Uomini 2005 2001 2005 2001 49,2 46,7 33,8 30,5 20,7 17,2 17,2 13,0 11,0 5,9 5,5 5,5 3,0 2,1 1,5 45,8 49,9 30,6 33,3 20,9 15,6 15,6 15,3 12,3 9,9 5,7 8,5 3,4 3,2 1,2 43,7 46,1 42,7 47,5 24,8 13,6 13,1 10,7 6,1 2,9 3,2 3,5 3,2 2,1 0,5 56,0 47,3 22,7 9,3 15,7 21,7 22,3 16,0 17,0 9,7 8,3 8,0 2,7 2,0 56,0 52,0 52,9 17,1 10,0 12,9 21,2 21,6 19,9 18,8 13,9 6,7 14,1 2,7 4,2 52,0 40,5 47,4 42,1 53,1 27,6 10,8 10,4 11,4 6,8 6,5 4,8 3,7 3,9 2,4 0,5 Donne Tab. 35 – I generi preferiti dai lettori di libri, per genere – confronto 2001-2005 (val. %) Totale 2005 Narrativa contemporanea Avventura/gialli/fantascienza Classici della letteratura Storia/sociologia/politica Narrativa rosa Biografie Letteratura umoristica/satirica Viaggi Scienza/tecnica Hobbies/manuali Poesia/teatro Arte/musica Fonte: indagini Censis 2001, 2005 41,4 35,8 23,7 15,3 12,9 11,9 10,4 5,6 4,0 3,8 3,4 2,5 Uomini 2001 35,8 35,5 25,8 12,9 13,6 9,6 8,8 4,6 6,0 8,7 2,9 2,9 2005 31,9 42,7 17,7 22,4 1,7 11,2 12,9 8,2 7,3 6,5 2,6 2,6 Donne 2001 26,5 40,0 21,6 18,9 1,4 6,4 12,0 5,9 11,3 12,9 2,8 3,3 2005 48,1 30,9 28,1 10,2 21,0 12,3 8,6 3,7 1,5 1,9 4,0 2,5 2001 43,0 31,9 29,0 8,3 23,1 12,0 6,3 3,5 1,8 5,4 2,9 2,5 Tab. 36 - I lettori di libri, per genere - confronto 2001-2005 (val. %) Totale Lettori abituali Lettori occasionali Totale lettori di libri Uomini Donne 2005 2001 2005 2001 2005 2001 31,5 15,1 46,6 32,6 10,5 43,1 25,5 14,9 40,4 26,6 11,8 38,4 37,0 14,5 51,5 34,6 12,5 47,1 Fonte: indagini Censis 2001, 2005 Tab. 37 – Rapporto dei lettori di libri con i volumi allegati a quotidiani e periodici (val. %) val. % Lettori di libri che hanno comprato volumi allegati a quotidiani e periodici 46,2 Numero dei volumi allegati a quotidiani e periodici acquistati nell’ultimo anno dai lettori di libri Da 1 a 10 Da 11 a 20 Da 21 a 30 Più di 30 84,7 8,2 2,4 4,7 Motivazioni dell’acquisto di volumi allegati a quotidiani e periodici Gli allegati costano meno È più facile acquistare libri in edicola Mi piace collezionarli I libri allegati sono garantiti dal giornale Nella mia città non ci sono librerie o ce ne sono poche Andare in libreria richiede tempo Non frequento le librerie 49,8 16,5 15,7 7,5 4,3 3,9 2,4 Impiego dei volumi allegati a quotidiani e periodici da parte dei lettori di libri Letti personalmente Collezionati per arricchire la propria libreria Acquistati per regalarli 55,3 38,5 6,2 Numero dei volumi allegati a quotidiani e periodici letti nell’ultimo anno dai lettori di libri 1-2 3-4 5-6 7-8 9 o più 45,8 35,2 8,5 2,8 7,7 Fonte: indagine Censis, 2005 Tab. 38 – Acquisto libri per bambini/ragazzi (val. %) val. % Persone che hanno acquistato libri per bambini/ragazzi 24,0 Numero libri per bambini/ragazzi acquistati 1-2 3-4 5-6 7-8 9 o più 43,3 33,5 11,6 4,9 6,7 Fonte: indagine Censis, 2005 Tab. 39 – Gli argomenti preferiti dai lettori di settimanali e mensili, per genere – confronto 2001/2005(val. %) Salute/medicina Tematiche femminili Cucina/gastronomia Spettacolo/televisione Moda Bellezza Sport Arredamento/architettura Psicologia/sentimenti Viaggi/vacanze Ambiente/animali Motori Enigmistica Cultura/mostre/libri Politica Economia/lavoro Musica Giardinaggio Tematiche giovanili Computer Bambini Scienza/tecnica Storia/archeologia Religione Astrologia Fumetti Totale 2005 2001 Settimanali Uomini 2005 2001 Donne 2005 2001 Totale 2005 2001 Mensili Uomini 2005 2001 Donne 2005 2001 26,8 22,0 21,3 20,9 19,9 14,7 14,3 13,2 12,0 11,8 10,2 9,8 8,6 8,4 7,5 6,8 6,4 6,3 6,3 5,4 5,2 5,2 4,1 3,2 2,5 2,1 21,2 2,6 4,1 18,7 7,8 4,7 35,2 8,3 4,7 14,5 13,5 26,4 9,3 8,3 15,0 13,0 9,8 3,6 4,7 11,4 0,5 9,3 6,2 3,1 1,0 4,1 29,8 32,2 30,3 22,1 26,2 19,9 3,3 15,8 15,8 10,4 8,5 1,1 8,2 8,5 3,6 3,6 4,6 7,7 7,1 2,2 7,7 3,0 3,0 3,3 3,3 1,1 20,7 13,6 11,7 5,2 12,9 8,7 14,2 12,0 5,2 15,5 13,3 18,4 1,3 9,7 4,2 7,8 8,1 5,5 5,5 7,1 2,3 15,2 5,5 2,3 2,9 3,2 14,2 0,6 1,9 3,9 7,7 0,6 26,5 5,2 1,9 14,2 12,9 36,1 0,6 7,1 5,8 9,7 11,0 3,2 5,2 14,2 0,6 21,9 6,5 0,6 1,3 3,9 27,3 26,6 21,4 6,5 18,2 16,9 1,9 18,8 8,4 16,9 13,6 0,6 1,9 12,3 2,6 5,8 5,2 7,8 5,8 0,0 3,9 8,4 4,5 3,9 4,5 2,6 Fonte: indagini Censis 2001, 2005 17,2 20,4 15,6 29,5 19,4 19,2 10,1 11,7 4,8 5,0 6,9 7,7 4,0 10,5 10,7 8,9 5,0 4,8 5,9 2,0 1,8 4,6 1,4 3,4 3,4 0,2 12,4 0,5 2,2 27,0 3,2 1,1 24,9 5,9 2,7 6,5 10,8 21,1 3,8 14,6 24,3 17,3 8,6 2,7 5,9 4,9 0,0 10,3 2,7 2,7 2,2 0,5 20,0 31,9 23,4 30,9 28,8 29,7 1,6 15,0 5,9 4,1 4,7 0,0 4,1 8,1 2,8 4,1 2,8 5,9 5,9 0,3 2,8 1,3 0,6 3,8 4,1 0,0 12,8 9,4 11,8 4,4 14,8 8,8 8,4 18,5 3,7 8,1 14,8 18,5 1,7 8,1 2,7 3,4 4,0 4,0 4,4 6,1 1,7 20,5 3,7 2,0 3,7 0,3 9,3 0,0 2,6 3,3 6,6 1,3 13,9 7,3 1,3 7,3 20,5 35,8 0,7 9,3 4,6 5,3 6,0 2,6 5,3 11,9 0,0 29,1 4,6 0,7 2,0 0,7 16,4 19,2 21,2 5,5 23,3 16,4 2,7 30,1 6,2 8,9 8,9 0,7 2,7 6,8 0,7 1,4 2,1 5,5 3,4 0,0 3,4 11,6 2,7 3,4 5,5 0,0 Tab. 40 – I lettori di settimanali e mensili, per genere– confronto 2002-2005 (val. %) Lettori Totale 2005 2002 Abituali Occasionali Totale lettori 12,3 31,8 44,1 16,6 27,7 44,3 Fonte: indagini Censis 2002, 2005 Settimanali Uomini 2005 2002 9,8 21,0 30,8 10,5 23,4 33,9 Donne 2005 2002 14,6 42,1 56,7 22,3 31,6 53,9 Totale 2005 2002 5,3 17,9 23,2 6,0 18,0 24,0 Mensili Uomini 2005 2002 5,8 19,2 25,0 6,0 20,0 26,0 Donne 2005 2002 4,8 17,8 22,6 6,1 16,0 22,1 12031_05 Quinto Rapporto Censis/Ucsi sulla Comunicazione in Italia APPENDICE 5. PRIMI ELEMENTI DI VALUTAZIONE PER UNA COMPARAZIONE CONSUMO DI MEDIA INTERNAZIONALE DEL In collaborazione con la Facoltà di Scienze della comunicazione dell’Università la Sapienza di Roma, e in particolare con la cattedra di Sociologia della comunicazione, già da quest’anno, nella prospettiva di dedicare il prossimo (sesto) Rapporto alla comparazione internazionale del consumo di media, abbiamo avviato uno studio per una valutazione preliminare dei termini di confrontabilità di almeno quattro diversi contesti nazionali, ossia Germania, Francia, Inghilterra e Spagna, con quello italiano. Si tratta di uno sforzo comparativo particolarmente arduo data l’assoluta eterogeneità dei casi paese, ma proprio per tale motivo abbiamo cercato di mettere in campo per tempo un gruppo di ricerca composito e articolato per competenze (Censis, Ucsi, Università) per tentare di raggiungere l’obiettivo. Qui di seguito si vuole dar conto delle valutazioni preliminari che sono state svolte sulle fonti internazionali attualmente disponibili; nei prossimi mesi questo lavoro sarà approfondito fino a costituire un capitolo a sé, molto più strutturato, del volume che verrà in seguito pubblicato. La televisione Nello scenario europeo (Regno Unito, Francia, Germania, Spagna) la televisione è ancora il mezzo che occupa la gran parte del tempo libero degli utenti di media, nonostante l’introduzione di nuovi media. I livelli più alti di consumo televisivo si riscontrano, mediamente ovunque, dalle ore 19:00 alle 23:00 durante tutta la settimana. Il trend complessivo del consumo televisivo rimane costante nel fine-settimana. Per quanto riguarda le ore che ciascun spettatore dedica al consumo televisivo si trova un telespettatore francese alquanto “debole” (il 31% dedica alla 67 FONDAZIONE CENSIS 12031_05 Quinto Rapporto Censis/Ucsi sulla Comunicazione in Italia visione della tv da 1 a 2 ore), contro un telespettatore spagnolo particolarmente impegnato nella visione della tv (fino a 3 ore) (Ricerca svolta da Italmedia Consulting, Marzo 2005). Nonostante la scarsa utillizzazione della tv francese, la Francia insieme alla Germania rimangono i paesi con il grado più alto di diffusione del televisore: 300 televisori per 1.000 abitanti. Il Regno Unito conta la più alta percentuale di utenti “pesanti” (15% guardano la tv per 5 ore al giorno contro il 7% in Francia, 9% in Germania, 4% in Spagna). Questi dati dimostrano come nei paesi europei la televisione tradizionale parte integrante nella formazione dell’immaginario collettivo. In una ricerca del 2003 (Ricerca Eiaa 2003) è emerso che sul totale dei paesi (Regno Unito, Francia, Germania, Spagna) ogni individuo impiega in media, in una settimana, 63 ore al consumo dei media, di queste ore il 41% è dedicato alla visione della televisione, il 28% all’ascolto della radio, e la parte rimanente gli altri media. Il mezzo televisivo è al centro della convergenza di consumo. Secondo le fonti statistiche europee nel 2003 c’è un forte consumo simultaneo della televisione con altri media; in particolare funziona il binomio tv e lettura (giornali o riviste) e si ritrova, così, anche nei paesi europei la funzione del televisore come sfondo ad altre attività. Un uso simultaneo lo si riscontra anche tra la radio e la lettura e l’uso di internet. Nell’uso che i consumatori europei fanno dei media la televisione rimane il mezzo principale attraverso cui si accede alle informazioni e all’intrattenimento, ma è in aumento anche una grossa fetta che dichiara di poter fare a meno della tv (43%), mentre diventa indispensabile il pc (26%) e la radio (40%). Il televisore è utilizzato anche per rilassarsi (54%), anche se per questa funzione è superato dalla radio (66%). Dal 2000 accanto alla televisione tradizionale (analogica) compare la televisione digitale. In Francia il 45% della popolazione ha un abbonamento alla televisione via cavo; e circa il 44% ha sottoscritto un abbonamento alla pay tv. La tv digitale rappresenta uno dei principali distributori di contenuti on-line, fra i quali tuttavia al primo posto si trova internet. Il Regno Unito costituisce il più grande mercato di tv digitale, le stime parlano di 14,7 milioni (45%) di famiglie che hanno solo la tv digitale, fino al 2004. Negli altri paesi si hanno: 6,5 milioni (25%) di famiglie in Germania, 6 milioni (23%) in Francia, 2,3 milioni (12%) in Spagna. 68 FONDAZIONE CENSIS 12031_05 Quinto Rapporto Censis/Ucsi sulla Comunicazione in Italia Nel 2000 le famiglie multicanale (che possiedono la tv satellitare o la tv via cavo oltre alla tv analogica) sono il 68% in Germania, il 30% nel Regno Unito, il 22% in Francia e il 29% in Spagna. La situazione è decisamente cambiata nel 2003, quando la tv satellitare nelle rilevazioni viene divisa da quella via cavo: i dati ci mostrano un aumento sempre maggiore della tv satellitare soprattutto nel Regno Unito, mentre in Germania, unico paese europeo a dare questo risultato, sale al 56% la penetrazione della tv via cavo. Nel campo della tv digitale, come quello radiofonico, mancano totalmente dati che vanno a rilevare i motivi per cui si sceglie un abbonamento alla tv satellitare o via cavo, oppure la programmazione preferita, probabilmente perché si è ancora in una situazione in cui la tv digitale è presente, ma in maniera complementare alla tv tradizionale. Radio Va sottolineata la difficoltà nel recuperare dati sul mezzo radiofonico, e i risultati ottenuti finora sono poco soddisfacenti. Un caso interessante lo si è individuato in Francia, nella ricerca svolta da Médiamétrie nel 2003, che ha studiato la radio francese, che nel 2001 (90%) ha perso utenti rispetto 2003 (83%), anche se la penetrazione del mezzo è aumentata di circa l’1%. Sono aumentati anche gli ascoltatori radiofonici che si servono di internet per accedere alla radio: nel 2001 si aveva il 1,6% mentre nel 2003 il 3,2%. La casa rimane ancora il luogo in cui si ascolta la radio, che in prevalenza si concentra su radio commerciali e l’ascoltatore ha dichiarato di essere fidelizzato ad un minino di 2 emittenti. Per quanto riguarda gli altri paesi il dato che vale la pena sottolineare, fra quelli disponibili, è la penetrazione del mezzo nel 2003, per cui la Germania assume una posizione dominante con 77,8 milioni di utenti contro i 13,1 milioni della Spagna. L’ascolto radiofonico si concentra nelle fasce orarie 5:00-10:00 del mattino per la Francia e 10:00-17:00 per Spagna, Germania e Regno Unito. Il trend generale che si può tracciare negli ultimi 10 anni consiste nell’incremento di 5,1 milioni di ascoltatori. Questo aumento è in gran parte dovuto allo sviluppo dell’audience delle radio destinate a un pubblico giovanile che agli inizi degli anni ‘90 erano ormai perfettamente strutturate. Da quel momento queste stazioni hanno introdotto una serie di 69 FONDAZIONE CENSIS 12031_05 Quinto Rapporto Censis/Ucsi sulla Comunicazione in Italia innovazioni nella programmazione, principalmente nei talk destinati agli adolescenti, che ha contribuito alla crescita degli ascoltatori. Dispositivi mobili Nell’ambito dei dispositivi per l’ascolto della musica, nel corso della prima ricognizione di dati si è individuato un notevole aumento, negli ultimi cinque anni, della spesa per i dispositivi “mobili” (lettori digitali di file mp3). Nel 2000 si spendevano 1,500 milioni di euro per mezzi analogici, 500 milioni per strumenti digitali, e una spesa quasi nulla per i lettori in mp3. Nel 2003 si è registrata una spesa di 1,200 milioni di euro per mezzi analogici, 900 milioni per strumenti digitali, e una spesa pari a 0,500 per i lettori in mp3, fino ad arrivare al 2005 quando la situazione si è completamente capovolta: 1,000 milioni di euro per mezzi analogici, 800 milioni per strumenti digitali, e una spesa di 1,500 milioni per i lettori in mp3. Questo crescere di dispositivi portatili digitali ci conduce ad una riflessione importante: la classica ripartizione di mezzi di comunicazione non ha più valore in un’epoca in cui la digitalizzazione sta diventando parte integrante della nostra vita quotidiana. Abbiamo già visto come non si può più parlare di radio, ma bisogna inserire la categoria: dei lettori di musica in mp3; in ambito televisivo va distinta la tv analogica da quella digitale, quest’ultima è divisa in tv via cavo, tv satellitare, tv digitale terrestre (la Dtt è cominciata ad essere oggetto di rilevazione solo nel 2004) e tv via web o Adsl. L’ambito dell’editoria va integrato con categorie che riguardano contenuti off-line e online. Internet Dai dati raccolti finora si può desumere che internet ormai è diventato quasi un “mass media”. Il suo uso giornaliero è sempre più frequente e il suo consumo è in linea con gli altri media tradizionali, e anche se tv e radio rimangono i più usati, internet è già avanti rispetto a periodici e quotidiani. È un mezzo che, come accadde per la televisione, sta modificando le abitudini e il modo di vivere delle persone, non solo nei confronti degli altri 70 FONDAZIONE CENSIS 12031_05 Quinto Rapporto Censis/Ucsi sulla Comunicazione in Italia media, ma anche nei modi e stili di vita: per esempio fare compere on-line è diventata un’attività in crescente diffusione, come anche il fatto che le ricerche on-line sui prodotti influenzano le decisioni di acquisto off-line. La maggior parte delle persone usano simultaneamente più media, internet invece è un mezzo attivo e per la sua interattività, richiede l’attenzione del consumatore. Secondo i dati disponibili i paesi con la penetrazione più alta di internet sono il Regno Unito e la Germania, rispettivamente 49% e 47%. Le caratteristiche demografiche degli utenti internet sono le seguenti: nel Regno Unito il 54% degli utenti internet sono uomini, 58% in Germania e 61%, 58% rispettivamente per Francia e Spagna. Per quanto riguarda la divisione per fasce di età, per il Regno Unito il 20% dei navigatori è in un’età compresa fra i 16-24 anni, il 26% ha tra i 25 e i 34 anni, il 21% tra i 35 e i 44 anni, il 17% tra i 45 e i 54 anni e il 16% ha più di 55 anni. In Germania il 25% dei navigatori è in un’età compresa fra i 16-24 anni, il 17% ha tra i 25 e i 34 anni, il 26% ha tra i 35 e i 44 anni, il 18% tra i 45 e i 54 anni e il 14% ha più di 55 anni. In Francia il 22% dei navigatori è in un’età compresa fra i 16-24 anni, il 24% ha tra i 25 e i 34 anni, il 27% ha tra i 35 e i 44 anni, il 16% tra i 45 e i 54 anni e il 12% ha più di 55 anni. In Spagna il 26% dei navigatori è in un’età compresa fra i 16-24 anni, il 25% ha tra i 25 e i 34 anni, il 29% ha tra i 35 e i 44 anni, il 14% tra i 45 e i 54 anni e solo il 7% ha più di 55 anni. Per quanto riguarda l’uso settimanale di internet, fra le persone che lo usano, il 34% del campione (Il riferimento è alla ricerca sviluppata dall’EIAA nel 2003), quindi un terzo, risulta essere on-line tutti i giorni in una settimana. Sorprendentemente, il dato è relativamente basso se comparato con il grado di penetrazione nel Regno Unito e in Germania. In realtà in Francia si registra il più alto livello di utilizzo, con due utenti su cinque che navigano giornalmente, infatti la percentuale degli utenti è del 40%, mentre per Regno Unito, Germania e Spagna la percentuale di utenti che si collega 7 giorni alla settimana è rispettivamente 35%, 32% e 36%. 71 FONDAZIONE CENSIS 12031_05 Quinto Rapporto Censis/Ucsi sulla Comunicazione in Italia Sebbene in alcuni paesi, come ad esempio la Francia, il numero di “primi utenti” cioè di utenti che hanno avuto accesso ad internet prima del 1999 è basso, questa tarda adozione non ha avuto un impatto negativo sul tempo passato on-line. Si può fare una distinzione, fra gli utenti, in base al grado di utilizzo in “leggeri” chi si collega per più di un’ora, “medi” chi si collega per più di un’ora fino a tre ore, e “pesanti” chi si collega più di 3 ore. La percentuale più alta di utenti “pesanti” è in Germania con il 17%, seguono Francia, Spagna e Regno Unito rispettivamente con il 16%, 15% e 12%. Mentre la percentuale più alta di utenti “medi” è in Spagna con il 40%, seguita dal Regno Unito con il 37% mentre Francia e Germania con il 36%. Per quanto riguarda gli utenti “leggeri” la percentuale più alta è nel Regno Unito con il 50%, seguono Germania e Francia con il 46% e infine la Spagna con il 42%. Fra gli utenti di internet è chiaro che il periodo maggiore di crescita per il collegamento è stato dal 1998 al 2000, quando il livello di accessi è aumentato del 100%. È evidente che all'interno degli utenti di internet, il tempo speso on-line ha un impatto su altre attività di svago. Ad un livello pan-europeo, il 43% degli utenti di internet afferma di guardare meno tv, e il 29% afferma di leggere meno libri come conseguenza del tempo passato on-line. Quando è stato chiesto quale tipo di sito web si visitasse regolarmente, e-mail e siti relativi hanno riscosso maggiore successo, infatti hanno le percentuali più alte: 86% nel Regno Unito, 85% Francia, 84% Germania e 77% Spagna. A livello pan-europeo i siti relativi alle news sono al secondo posto, con la percentuale più alta in Spagna (69%), seguiti da viaggi e musica che, sempre in Spagna, hanno le percentuali più alte, rispettivamente 50% e 54%. Sembra chiaro che ci sono alcune differenze sostanziali specifiche per ogni mercato, per esempio la Germania ha una percentuale molto alta di utenti che visitano siti di aste on-line (46%). Interessanti i dati relativi alle chat rooms, con percentuali molto basse in tutti i paesi studiati, la più bassa nel Regno Unito con l’8%. 72 FONDAZIONE CENSIS 12031_05 Quinto Rapporto Censis/Ucsi sulla Comunicazione in Italia Per quanto riguarda gli usi di internet, il 72% degli utenti lo usa come un mezzo di ricerca per ottenere informazioni sui prodotti. Il 51% del campione afferma di comprare off-line dopo aver indagato on-line, un terzo crede che le marche pubblicizzate su internet siano più lungimiranti. Ad un’analisi più specifica nel Regno Unito l’81% del campione usa internet per ottenere informazioni sul prodotto, in Germania e Francia il 71% e in Spagna il 65%. In Germania il 57% del campione effettua acquisti off-line dopo aver cercato informazioni su internet, il 53% in Francia, il 48% nel Regno Unito e il 37% in Spagna. Facendo una panoramica sul consumo di internet, diversamente da altri media, è quello in cui non c'è grande variazione in livelli di uso tra le 10:00 del mattino e le 11:00 di sera, anche se i livelli di uso maggiori della giornata sono tra le 19:00 e le 23:00. Interessante è il fatto che nel fine settimana l’uso è focalizzato verso le ore diurne 10:00 - 17:00. Si nota un vero cambiamento in alcuni dei mercati quando si guardano i livelli di uso del fine settimana. Il Regno Unito e la Germania rimangono immutate ma in Spagna vi è un aumento del numero di utenti “pesanti” (più di 3 ore) mentre in Francia vi è una riduzione nel livello generale dell’uso. Cellulari Quello dei cellulari è un settore con segni sempre maggiori di concorrenza e forte crescita. I telefoni cellulari sono utilizzati dall’83% della popolazione europea, e questo tasso continua ad aumentare. Il mercato dei cellulari beneficia di un’introduzione veloce di nuovi prodotti che consente la vendita di modelli meno recenti a costi minori, anche se le chiavi dello sviluppo dei cellulari sono: l’introduzione delle fotocamere e videocamere digitali, display a colori, e la caratteristica dual mode che consente sia l’uso della rete Umts che Gsm. C’è una domanda sempre crescente di telefonini di terza generazione che offrono la possibilità di scaricare la posta elettronica, navigare in internet, 73 FONDAZIONE CENSIS 12031_05 Quinto Rapporto Censis/Ucsi sulla Comunicazione in Italia vedere la tv, eccetera, anche se un freno al mercato viene dai costi elevati per questi servizi e dal fatto che la copertura delle reti non riguarda tutto il territorio, ma soprattutto le zone rurali. Dalla tabella si possono vedere gli abbonamenti sottoscritti (in migliaia) negli ultimi due anni: Abbonamenti 2003 2004 Francia 39.911 42.067 Germania 64.749 71.612 Spagna 37.173 39.143 Regno Unito 54.476 57.200 Per quanto riguarda la Francia il numero di utenti che usa il cellulare per scaricare dati è in crescita, dal 2003 a oggi si è passati da 24,7 milioni di utenti a 28,4; sono ancora pochi quelli che scaricano musica con il cellulare (solo 0,1 mln), invece hanno riscosso molto successo i giochi, passando da 1,3 milioni di utenti nel 2003, a 3 milioni nel 2005. Un dato interessante è il ricavato che si ha dagli sms, circa 6 milioni di €, valore che è rimasto costante nel periodo preso in esame. In Germania il numero di utenti che usa il cellulare per scaricare dati è maggiore che in Francia, infatti si è arrivati a 44,1 milioni di utenti. Anche qui il numero di persone che scarica musica è molto basso (0,2 mln), ma hanno avuto un forte aumento i giochi, infatti si è arrivati a 4,6 milioni di utenti. Ha subìto un calo dal 2003 a oggi il reddito proveniente dai messaggi, da 7 milioni di € si è scesi a 6 milioni di €. In Spagna c’è stato un aumento costante per tutte le categorie: sono aumentati gli utenti che scaricano dati, da 21,8 milioni nel 2003 a 23,4 milioni nel 2005; sono aumentati, anche se di poco (0,1 mln) gli utenti che scaricano musica; sono aumentati anche coloro che scaricano i giochi fino ad arrivare a 2,4 milioni; ma anche qui come in Germania è diminuito il reddito degli sms, da 5 milioni di € nel 2003 a 4 milioni di € nel 2005. 74 FONDAZIONE CENSIS 12031_05 Quinto Rapporto Censis/Ucsi sulla Comunicazione in Italia Infine nel Regno Unito si è arrivati a 32,8 milioni di utenti che scaricano dati con il cellulare, nel 2003 erano 31,1 milioni; anche qui molto basso il numero di utenti che scarica musica, (0,1 mln), come in Spagna e Francia; il numero di persone che scarica i giochi è arrivato a 3,4 milioni nel 2005, nel 2003 erano 1,7; infine, anche qui c’è stato un calo del reddito proveniente dagli sms, da 7 milioni di € nel 2003 a 6 milioni di € nel 2005. Editoria Stampa quotidiana: dal 1996 al 2003 la diffusione della stampa quotidiana ha subìto un calo su scala europea; in particolare se nel 1996 la media di diffusione dei 15 principali paesi appartenenti all’Unione Europea era pari a 82,470 milioni di copie quotidiane, nel 2003 questa media è scesa a 75,669 milioni, ovvero un 8,2% in meno. Tra questi 15 paesi (Germania, Regno Unito, Francia, Italia, Olanda, Spagna, Svezia, Austria, Finlandia, Belgio, Danimarca, Grecia, Portogallo, Irlanda, Lussemburgo) la Spagna è l’unica ad aver mantenuto un flusso costante di diffusione, dato a cui si aggiunge una crescita nel numero dei lettori, dei prezzi e delle copie lette. Proprio nel numero di lettori e delle copie lette la Spagna, nel 2003, inaugura il suo nuovo record raggiungendo vette fino a questo momento mai esplorate. I lettori abituali dei quotidiani sono passati da 12.450 nel 2002 a 13.131 nel 2003. Le copie lette sono, invece, passate da 17.729 del 2002 a 19.362 del 2003. A tutto ciò va aggiunto un dato importante, e cioè che ad essere aumentato non è il semplice numero dei lettori ma, altresì, il computo delle lettrici donne. Si è infatti registrato un incremento di circa mezzo punto percentuale, dal 37,2% al 37,7%. L’analisi del beneficio netto, raggiunto attraverso le vendite dei quotidiani, conferma quanto precedentemente affermato: nel 2003 la crescita registrata è stata pari al 42,3% rispetto al 2002, che tradotto in euro è pari a 208,080. Per quanto riguarda la Francia è, altresì, possibile evidenziare un dato non sottovalutabile: nella maggior parte dei casi si tratta di giornali a pagamento 75 FONDAZIONE CENSIS 12031_05 Quinto Rapporto Censis/Ucsi sulla Comunicazione in Italia (anche se il fenomeno della free-press è sempre in aumento) ed esattamente il 96,3% contro un 3,7% distribuito gratuitamente e che, della categoria a pagamento, il 53,9% è venduto negli spazi autorizzati; il 15,1% è distribuito attraverso abbonamenti ed un significativo 30,9% avviene attraverso diretto trasporto da parte di terzi (facchinaggio). Al contrario, durante la settimana non si registra un andamento omogeneo per i 4 paesi analizzati; a fare la differenza è, in particolare, la Germania che dimostra di dedicarsi alla lettura dei giornali molto prima degli altri: tra le 5:00 e le 10:00 del mattino. Alla domanda “durante la settimana, quanto tempo mediamente trascorri leggendo giornali” la risposta è stata in tutti e 4 i paesi analizzati sostanzialmente la medesima: circa l’80% del campione dichiara di dedicarvisi per più di 1 ora, e quasi mai sopra le 2. Per i periodici ci sono le medesime considerazioni per il trend riscontrato nella diffusione della stampa periodica: ad un generale decremento registrato dal 1996 al 2003, la Spagna è l’unico paese tra i membri dell’UE a poter vantare un aumento di copie diffuse pari a circa 1 punto percentuale. Nel dettaglio, se nel 1996 le copie diffuse erano pari a 4.143, nel 2002 sono arrivate a 4.157 e, nel 2003 a 4.185. Solo tra il 2002 ed il 2003 l’incremento di diffusione è stato pari allo 0,7%. A diminuire è la diffusione dei periodici economici (circa uno 0,37% in meno contro un aumento dei quotidiani economici pari al 5,8%) mentre ad aumentare è il numero di copie vendute di periodici sportivi, un 4,2% in più. In aggiunta a ciò, in Spagna si è posta prepotentemente all’attenzione dei ricercatori del settore un’altra interessante questione: aumentare il livello di diffusione delle riviste nell’universo dei giovani (a riportarlo è un rapporto diffuso dalla Ocde). Per questo motivo gli editori avrebbero chiesto un abbassamento del costo dell’Iva dei periodici dal 4% attuale della media comunitaria, al 2 o 0%. Il sito internet www.diffusion-controle.com offre poi, una serie di dati aggiornati al 2004 che descrivono dettagliatamente la situazione della stampa francese. Il calo della diffusione dei periodici è qui totalmente confermata, in particolare, nella stagione 2003-2004 si è registrata una diminuzione significativa pari allo 0,54%. 76 FONDAZIONE CENSIS 12031_05 Quinto Rapporto Censis/Ucsi sulla Comunicazione in Italia Elenco preliminare delle fonti utilizzate: Ricerche - Stategy Analytics 2002 Eito 2005 Screen Digest 2000 EIAA 2003 Istituti e siti - www.nationamaster.com OECD Communications Outlook Omsyc Idate: Istituto dell'audiovisivo e delle Telecomunicazioni in Europa Médiamétrie Eurosat Italmedia Consulting Anee Euromonitor Fieg/Fipp Unisco Obs 77 FONDAZIONE CENSIS