1 MASTER PLAN CITTA` DELLA SALUTE E DELLA SCIENZA 2010

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1 MASTER PLAN CITTA` DELLA SALUTE E DELLA SCIENZA 2010
MASTER PLAN CITTA’ DELLA SALUTE E DELLA SCIENZA 2010 - 2011
Premessa
Il confronto che è emerso in questi giorni tra il tema della “Città della Salute e della
Scienza” e quello del “Parco della Salute”, ultima edizione dell’ormai antico tentativo di
riconvertire le vecchie e fatiscenti strutture relative a quei centri ospedaliero-universitari,
che da sempre hanno costituito il modello topografico e operativo della Città della salute e
della scienza: dalle Molinette all’Istituto di Pediatria e Ostetrica-Ginecologia e CTO, ha
generato un forte contenzioso politico.
I due progetti si distinguono sia per la diversa collocazione sia per il diverso assetto
strutturale.
Come componente del Senato Accademico e come preside della Facoltà di Medicina e
Chirurgia, proprio nel periodo in cui si svolsero i processi fondamentali per la preparazione
del Master Plan, posso testimoniare quali furono i diversi passaggi, dovuti alle diverse
ipotesi che venivano formulate fin dai primi anni 2000 e che sfociarono nella preparazione
del relativo documento finale che, a cavallo tra il 2010 e il 2011 fu presentato e avallato in
modo unanime sia dai vertici delle Istituzioni politiche locali, Comune di Torino e Regione
Piemonte, sia dall’Università. In quel periodo era Rettore il prof. Ezio Pelizzetti, il cui
interesse, affinché si raggiungesse un accordo sulla costruzione di quella che fu
denominata “Città della Salute e della Scienza” è sempre stato forte e ritenuto prioritario.
In sintonia con gli intendimenti del Rettore, si muoveva un intenso lavoro anche da parte di
chi viveva, con il più diretto interesse, l’intera questione, cioè il sottoscritto, allora Preside
della Facoltà.
Qui non si intende esprimere un giudizio sul successivo progetto denominato “Parco della
Salute”, ma solo ricordare lo sviluppo degli eventi che condussero alla costruzione del
Master Plan definitivo di cui ho riferito precedentemente.
Intanto il binomio “Salute” e “Scienza” era stato giudicato strategico in quanto
indicava chiaramente l’indissolubilità delle due componenti: come è noto,
l’indispensabile processo di sviluppo e innovazione della ricerca scientifica rappresenta il
preambolo irrinunciabile per tradurre le nuove conoscenze a favore dello sviluppo e del
progressivo perfezionamento nel campo delle applicazioni diagnostiche e terapeutiche.
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Sintesi dell’evoluzione delle ipotesi di collocazione della Città della Salute e della
Scienza (C-S/S)
La prima ipotesi storica di collocazione della C-S/S, prospettata agli inizi del secolo, fu
proprio indirizzata all’utilizzo dell’area “Fiat Avio” che venne allora sconsigliata per le sue
scarse dimensioni (così fu detto) e per le necessità di una profonda “bonifica” ambientale,
resa necessaria a causa delle attività che si erano svolte a lungo in quell’area.
Furono esplorate altre soluzioni nell’area “Italia ‘61” e vicinanze, ma nessuna rivelò
l’idoneità ambientale economica e infrastrutturale che ci si aspettava. Si decise quindi di
coinvolgere le diverse Istituzioni politiche per formare un tavolo di confronto e cioè il
Comune di Torino con i suoi esperti, la Regione Piemonte, tramite l’Aress, alcuni esperti di
edilizia sanitaria del Politecnico e l’Università di Torino. L’attenzione si concentrò sulla
possibilità di riutilizzare il vecchio ospedale Molinette. Furono fatte molte disamine, analisi
e valutazioni in merito ai diversi aspetti logistici, ai costi, all’impatto urbanistico, ai rapporti
con le vie di comunicazioni stradali e dei mezzi pubblici.
Fu deciso di edificare ex novo due torri: una delle Chirurgie generali e specialistiche e una
seconda, attigua alla prima, per le Medicine generali e specialistiche. Le Molinette
offrivano alcuni vantaggi. La struttura dell’ospedale Molinette, ad area rettangolare,
permetteva di essere divisa in due parti indipendenti: la parte prospiciente c.so Bramante,
in cui sono gli insediamenti operativi medico-chirurgici, e la parte prospiciente c.so Spezia,
la cui area comprende gli istituti diagnostici di Anatomia Patologica, la Clinica
Dermatologica, Igiene-Microbiologia, Genetica Medica. Tale area era dunque stata
individuata per l’edificazione delle due suddette “Torri” e poteva ospitare i cantieri di
lavoro. Era inoltre prevista una terza torre Materno-Infantile sul territorio occupato dal
vecchio campo di calcio “il Bacigalupo”. Tale torre avrebbe potuto essere messa in
contatto con la torre chirurgica, già sul versante di c.so Spezia, tramite un ponte
sopraelevato.
Si venivano così a liberare sia l’Istituto di Ostetricia-Ginecologia, sia quello pediatrico
Regina Margherita (OIRM), che erano stati previsti come sedi rispettivamente per lo
svolgimento della didattica e della ricerca scientifica da parte dell’Università.
A margine, ricordo anche che si era seriamente presa in considerazione la possibilità di
chiudere al traffico c.so Spezia (con la funzione vicariante del sottopasso), in modo da
costituire, con le aree OIRM e Ostetrica-Ginecologia, già sottratte al traffico, un’area
complessiva dedicata soltanto al traffico sanitario.
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Sulla base di queste decisioni, fatte le dovute valutazioni di fattibilità e sostenibilità
finanziaria, venne redatto, sotto forma di Master Plan, un progetto molto dettagliato con
riportati i relativi riferimenti alle valutazioni da parte degli organismi esperti delle succitate
Istituzioni.
Poiché il progetto definitivo era stato prodotto da un lavoro di forte integrazione fra le
diverse istituzioni, appare fuorviante assegnare ad esso etichette politico-partitiche. Di
fatto, come già sopra riportato, si tratta di un progetto ampiamente condiviso e
dettagliatamente studiato dalle Istituzioni politiche locali insieme con l’Università di Torino.
Il progetto è ancora vivo nella sua completezza e, volendo, utilizzabile senza dover
ripartire ab ovo.
Aggiungo che, per la parte dell’ospedale dimessa, cioè la metà rivolta verso c.so
Bramante e verso c.so Unità di Italia, era stato previsto un utilizzo, anch’esso fattibile e
sostenibile, che sarebbe stato portatore di proventi che Ospedale e Università, proprietari
dell’Ospedale Molinette, avrebbero utilizzato per co-finanziare l’opera di costruzione del
nuovo Ospedale.
Infine, la collocazione nel territorio delle attuali strutture che da sempre hanno costituito il
modello operativo della “Città della Salute e della Scienza”, come d’altronde è definito
attualmente, si pone in agevole rapporto con l’Istituto di Biotecnologie di via Nizza, nonché
con gli ampliamenti in atto nell’area Vallino prospiciente le ferrovie in via Nizza, ottenuti
con fondi europei e con il forte contributo della Compagnia di San Paolo, per potenziare
l’area di ricerca di “Medicina Traslazionale” come programmato dall’Università; decisione
che ha convinto la Compagnia di San Paolo a ritenere positivi i propri interventi di
supporto.
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