Caro malato, ecco quanto ci costano le tue cure

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Caro malato, ecco quanto ci costano le tue cure
L’idea è stata suggerita dal professor Mauro Salizzoni al
presidente della Regione Cota, in visita alle Molinette
31.372
ricoveri
in un anno
Le Molinette sono il
principale ospedale del
Piemonte: ogni anno
vengono garantite
20.428 prestazioni di Day
Hospital e oltre 4 milioni di
visite in ambulatorio
Nessuno, ovviamente deve
pagare il conto. «Ma in un periodo come questo, in cui da un
lato tutti sono costretti a fare
sacrifici e dall’altro emergono
i dati dell’evasione fiscale spiega Salizzoni - la gente deve
rendersi conto di quanto realmente costa la Sanità, e di che
cosa gli ospedali garantiscono
ogni giorno a tutti, senza distinzione, dal pronto soccorso
agli interventi di altissima eccellenza come i trapianti».
Un dato per tutti. «Un trapianto di fegato - calcola lo
SABATO 21 e DOMENICA 22
Un progetto pilota
SABATO 21 e DOMENICA 22
T
PORTE APERTE
utti i pazienti che
verranno dimessi
dall’ospedale Molinette riceveranno a casa una lettera con scritto quanto sono
costati al Servizio Sanitario
Nazionale. Così il primo ospedale del Piemonte - terzo
d’Italia - ha deciso non solo di
dare un valore tangibile alle
cure, ma soprattutto di contribuire a combattere l’evasione fiscale. Come dire: «Tutto
questo, un giorno, potrebbe
non esser garantito se lo Stato non avrà più risorse».
Ciò che potrebbe apparire come un gesto di indubbio
gusto di fronte alla malattia,
si trasforma «in un’occasione per sensibilizzare tutti,
perché tutti, direttamente o
indirettamente, nell’arco della vita veniamo a contatto
con la sofferenza e con la necessità di cure», spiega il professor Mauro Salizzoni, responsabile del primo centro
trapianti di fegato d’Italia,
che ha lanciato ieri l’idea (accolta) al presidente della Regione, Roberto Cota.
PORTE APERTE
il caso
MARCO ACCOSSATO
stesso Salizzoni - costa circa
100 mila euro, tra ricovero,
sala operatoria e rianimazione». In Piemonte, centro di riferimento nazionale, nel 2011
ne sono stati fatti 137, poco
meno di 2300 da quando nel
‘90 è iniziata l’attività di trapianto a Torino. Tra le persone che hanno ricevuto un organo sano nell’ultimo anno,
anche nove bambini, come il
piccolo Joshua, 7 mesi, di origine peruviana ma residente
a Novara dove i genitori vivono e lavorano da diversi anni:
è stato strappato in extremis
alla morte la notte dell’Epifania, grazie all’organo donato
da una donna di 33 anni di
Brescia uccisa da un’emorragia cerebrale.
L’iniziativa in Piemonte
partirà per ora in fase sperimentale alle Molinette, ma Cota non esclude che possa essere presto diffusa ad altre strutture sanitarie piemontesi. Le
Molinette sono centro di riferimento nazionale non solo per i
trapianti di fegato, ma anche
per quelli di rene, cuore e polmone. Oltre 31 mila i ricoveri
ordinari in un anno, oltre ai 20
mila in day hospital.
«Scrivendo a tutti i pazienti dimessi - dichiara Cota forse si capirà meglio la necessità di salvaguardare la sanità pubblica e le sue eccellenze, e di lottare in ogni modo contro gli sprechi».
www.fasanoautomobili.it
Le Molinette scriveranno ai pazienti: “Farà riflettere gli evasori”
CHIERI via Padana Inferiore, 16 - Tel. 011.947.21.26
TORINO Corso Traiano, 170 - Tel. 011.3174174
“Caro malato, ecco quanto
ci costano le tue cure”
AUTOMOBILI
Cronaca di Torino 51
FASANO
GIOVEDÌ 19 GENNAIO 2012
via Torino, 123 - Tel. 011.922.21.47
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T1 T2 PR CV
LA STAMPA
[email protected]
m
Specchio dei tempi
m
«Se dobbiamo restare sempre aperti che lo facciano tutti» - «Sanzioniamo
chi passa col rosso: salveremo vite umane» - «Juventus Stadium, parcheggi
difficili» - «L’assessore alla Sanità: fatti che non dovrebbero succedere»
m
«Sono un artigiano, vorrei
dare un consiglio all’attuale governo che ha introdotto l’orario
lungo dei negozi e l’apertura
neigiorni festivi.
«Senza regole di apertura e
di chiusura non si va da nessuna parte, sarà l’anarchia totale
e chi si avvantaggerà ancora
più di adesso sarà la grande distribuzione, perché può far ruotarei dipendenti con iturni, adiscapito del piccolo esercente
che non può permettersi i dipendenti.
«Personalmente lavoro nove
ore al giorno ed alla fine della
giornata ne ho abbastanza, altro che prolungamento di orario o lavorare il giorno festivo!
Vorrei anche fare il mio meritato riposo dopo aver lavorato
una settimana, e godermi la festa passandola assieme alla
mia famiglia (parola non più di
uso comune soprattutto da partedelgoverno).
«Il mio consiglio al governo
sull’orario lungo dei negozi consiste nell’allargare lo stesso a
tutti gli uffici pubblici, perché
vorrei andare a fare una raccomandata a mezzanotte, un certificato all’una, e recarmi dal
medico di famiglia alle due (che
apre al pubblico due ore al giorno ed i giorni prefestivi è chiuso) sempre di notte. Oppure mi
piacerebbe sbrigare una prati-
ca oprenotare unavisita la domenica,vorrei sapere come mai questisettori nonsonostati toccati, o
forse sono dei privilegiati? I sacrifici devono farli solo alcuni a discapitodialtri?»
ANTONINO RESTIFO
be il rischio di investimenti di pedoni e, forse, si ridurrebbe anche
l'inquinamentoacustico.
«Certo, è molto più facile farsi
intervistare dalla tv e tirar fuori
la commozione da "circostanza"
che fa bene alla carriera, ma io
stoparlando di viteumane...».
Un lettore scrive:
«Come ogni giorno, anche
oggi ho portato mio figlio alla
scuola materna. Come ogni giorno, anche oggi ho attraversato
l'incrocio di Corso Vittorio Emanuele con Corso Racconigi. Come ogni giorno, anche oggi abbiamo rischiato seriamente di essere investiti da automobilisti che
passanocolrosso pieno!
«Attraversavo col verde acceso da qualche secondo e tre (leggasi 3!) auto sono passate col rosso; una ci ha scartati all'ultimo
metroed ioho scansato miofiglio
tentando di dare un calcio alla
macchina, ma non l'ho colpita
perpoco.
Abito in Corso Vittorio Emanuele da quando sono nato e conosco bene l'incrocio in questione: se ci fosse una croce per ogni
pedone o automobilista morto lì,
non sarebbe un incrocio, ma un
cimitero! Mi rivolgo al Sindaco
Fassino, alla mia Circoscrizione
ed al Comandante Famigli chiedendo di mettere un sistema di rilevamento delle infrazioni semaforiche. In questo modo si risolverebbe o, perlomeno, si ridurreb-
MASSIMO COSTANZO
I
Un lettore scrive:
«Sono un abbonato alla Juventus da 16 anni e questo campionato, oltre al classico abbonamento, ho deciso di acquistare
anche l’abbonamento al parcheggio, perché mi attirava l’idea di
poterparcheggiare nei pressi dellostadio.
«Arrivato allo stadio per assistere a Juventus-Cagliari ho regolarmente oltrepassato il controllo ad ingresso parcheggio e
30 minuti prima dell’inizio ho
avuto la sorpresa di non trovare
più alcun posto disponibile; ho dovuto, quindi, parcheggiare al di
fuorideglispazi limitati.
«”Impossibile” ho pensato e ho
scoperto numerose auto senza il
contrassegno esposto e altre che
occupavano due posti. Mi rivolgo
alla Juventus, alla quale suggerisco di verificare l’operato degli
addetti al parcheggio o di migliorare il controllo all’ingresso, perché il sospetto è che con lo stesso
abbonamento entrino più autovetture.
«Oltre a non aver risparmia-
I
to, tramite l’acquisto del parcheggio, non vorrei anche trovarmi senza posto, pur avendone diritto».
FABIO FRESI
L’assessore alla Sanità della
Regione Piemonte scrive:
«Abbiamo letto nei giorni
scorsi la lettera indirizzata a
"Specchio dei tempi" a firma
del signor Valerio Giordano.
Innanzitutto, prendiamo atto
di quanto accaduto alle Molinette e ce ne scusiamo con il
diretto interessato.
«E' vero che nel sistema pubblico non dovrebbero verificarsi
fattidi questogenere, maèanche
vero che quanto successo non si
può imputare ai tagli della sanità.
«Il sistema sanitario deve essere
in grado di rispondere alle esigenze dei piemontesi, ed è questo
l'obiettivo che raggiungeremo
con i provvedimenti contenuti
nelnuovoPiano socio-sanitario.
«Invitiamo il signor Valerio
Giordano a contattare i nostri
uffici (011.4325479) per illustrare meglio la sua situazione
dandoci alcuni dettagli importanti per apportare le necessarie correzioni».
I
PAOLO MONFERINO
[email protected]
via Marenco 32, 10126 Torino
Forum lettere su
www.lastampa.it/specchiotempi
CIRIÈ
Un lettore scrive:
I
la Repubblica
GIOVEDÌ 19 GENNAIO 2012
CRONACA
TORINO
■V
Sanità con il bollino del prezzo
L’idea di Salizzoni: comunicare al paziente quanto è costato l’intervento
SARA STRIPPOLI
SCI dall’ospedale e qualche
giorno dopo ti vedi recapitare una lettera: «Gentile
paziente, speriamo che lei goda di
buona salute e sia soddisfatto del
servizio. Cogliamo l’occasione
per comunicarle che la sua degenza è costata 50mila euro». Il testo non è certo definitivo ma il
contenuto è più o meno questo e
le Molinette saranno il primo
ospedale piemontese (in Lombardia un’iniziativa simile è partita a inizio anno) a sperimentare
E
sità di salvaguardare la sanità
pubblica, le sue eccellenze e lottare in ogni modo contro gli sprechi», spiega il governatore. In periodo di lotta anti-evasione, il sistema potrebbe funzionare anche per solleticare le coscienze
dei potenziali evasori: «Forse conoscendo quanto pesa una prestazione ricevuta sulla collettività, qualcuno potrebbe ravvedersi e capire che le tasse servono
per mantenere servizi per tutti»,
spiega l’insolito duo formato dal
“verde” Cota e dal “rosso” Salizzoni. L’idea era stata discussa nei
giorni scorsi nella direzione delle
Molinette, e il commissario Emilio Iodice spiega: «Ho dato già
mandato al direttore amministrativo perché ne verifichi la fattibilità. Potremmo partire in via
sperimentale in alcuni reparti,
anche se al momento non è possibile indicare date».
Il Piemonte non sarebbe la prima Regione a mettere in pratica
questa tecnica. La Lombardia ha
varato un provvedimento simile
da inizio anno. Quando si ritirano
gli esami diagnostici si paga il
ticket ma si riceve al tempo stesso
comunicazione della spesa effettiva per quell’analisi: «Paghi 25
euro di ticket ma il tuo esame vale
180». E con la cartella clinica il paziente conosce il costo complessivo della sua degenza. A Milano
l’iniziativa ha però incontrato critiche da parte del mondo sanitario cattolico, preoccupato che la
comunicazione potesse sollevare
un senso di colpa. Salizzoni è invece convinto che la sua proposta
non abbia nulla di punitivo: «Non
è certo questo il messaggio che si
intende dare. Credo che si tratti
invece di una positiva consape-
volezza su quanto si sta ricevendo. Ho provato io stesso a fare un
conto di quanto sono costato alla
sanità e in quattro interventi subiti nella mia vita ho speso circa
130mila euro». A suo avviso anche
un sistema di controllo sulla spesa sanitaria e di verifica su eventuali decisioni inappropriate, per
esami inutili o eccessive prescrizioni di farmaci. In America sono
le assicurazioni a comunicare il
costo di una prestazione, mentre
in Europa è il Belgio ad aver scelto
questa strada.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
MARCO TRABUCCO
L’OSPEDALE
Saranno le Molinette
a sperimentare per prime
la nuova comunicazione
sanitaria corredata
dalla nota spese
Il listino
TRAPIANTO
RICOVERO
ANCA
PUBALGIA
Per un trapianto la
spesa si aggira attorno
ai 200mila euro.
Al Centro trapianti
di fegato di Salizzoni
gli interventi nel
2011 sono stati 137
Un solo
giorno di ricovero
costa circa 650
euro. Alle spese
«alberghiere» si
aggiungono anche
quelle di personale
Un intervento all’anca,
soltanto per la protesi,
ha un costo di circa
10mila euro. Ci sono
persone che nel corso
della vita fanno
anche tre interventi
Un intervento
in una struttura
convenzionata
specializzata in questo
tipo di interventi
può costare
anche 7-8mila euro
I medici hanno
capito in tempo che
i problemi accusati
dalla donna
non erano semplici
conseguenze
della gravidanza
Lieto fine al Sant’Anna: in settembre l’operazione, lunedì è nata la bimba
Incinta, con un tumore al cervello
i medici salvano mamma e figlia
UN raro miracolo quello
che ha permesso la nascita
di Emma, uno scricciolo di
tre giorni e di tre chili che quattro
mesi e mezzo fa, quando era ancora un feto, ha vissuto il primo
«bivio» della sua esistenza, in bilico tra la vita e la morte, per lei e
la sua mamma.
È il 4 settembre quando Arianna Melani, 23 anni, di Mathi, incinta alla diciannovesima settimana, viene operata per un tumore al cervello. Oggi la fotografia della piccola in braccio ai genitori, scattata nell’ostetricia 2A
del Sant’Anna (diretta da Alberto Valle), è l’immagine di un lieto
fine che è stato possibile grazie
alla collaborazione impeccabile
tra l’ospedale ginecologico, le
Molinette e il Cto. E grazie all’intuizione non facile di un pool di
medici, che hanno capito che i
È
ONO purtroppo tanti: finiscono al Pronto Soccorso perché
sospettati (o perché hanno dichiarato) di aver ingerito ovuli contenenti sostanze stupefacenti, in genere cocaina. Poveracci e
delinquenti allo stesso
tempo che spesso non
sanno che quegli ovuli, se
si rompono, possono ucciderli in poco tempo. Bastano infatti uno o due
grammi di coca ingeriti
per provocare conseguenze letali. Un problema difficile da trattare, specie
quando il soggetto è un
minorenne, sia per le forze
dell’ordine e i magistrati
che per il personale sanitario, perché salute e giustizia, rispetto dell’individuo
e della legge, si sommano e
si intersecano. Non a caso
in passato si sono verificati contrasti per richieste di
esami medici fatte dalla
polizia giudiziaria che i sanitari hanno ritenuto inutili, e viceversa esami negativi poi rivelatisi sbagliati. Con gravi rischi per gli
interessati, ma anche con
possibilità di scarcerazioni improvvide.
Proprio per questo ieri è
stato firmato un protocollo d’intesa tra la Regione e
la Procura che fissa parametri precisi e indica i
comportamenti da tenere
in questi casi sia da parte di
chi arresta che di chi cura.
Un protocollo che, ad
esempio, stabilisce che chi
ha ingerito ovuli (o si sospetta l’abbia fatto) venga
informato con precisione
dei rischi che corre. Che
fissa in quali casi gli accertamenti debbano essere
fatti e dove (in ospedale o
in carcere). E cerca di coniugare, appunto, sicurezza e tutela della salute.
A firmare l’accordo, il presidente della Regione Roberto Cota con l’assessore
Monferino e il procuratore
Giancarlo Caselli. «Siamo
riusciti — ha spiegato poi il
procuratore aggiunto
Paolo Borgna — a coniugare due aspetti: da un lato
l’esigenza di noi investigatori che cerchiamo la prova, dall’altra quella medica di tutelare la salute».
S
Il caso
FEDERICA CRAVERO
L’assessore Monferino
Ovuli di droga
nell’addome
un vademecum
per cercarli
“Potrebbe aiutare a
rispettare il sistema”
Il suggerimento
è piaciuto a Cota:
vogliamo realizzarlo
la nuova comunicazione corredata dalla nota spese: giorni di ricovero, costo della protesi, duecentomila euro per un trapianto
di fegato, 650 euro per un solo
giorno di occupazione del posto
letto. L’idea è del chirurgo dei trapianti di fegato Mauro Salizzoni,
che la definisce un «mio pallino
da vent’anni» e ieri ha colto l’occasione della visita di Roberto Cota al suo reparto per lanciarla al
governatore. «Credo che sia un
po’ come quando lasci una fidanzata e solo dopo ti accorgi del suo
valore e di quanto ti manca — è la
metafora usata dal professore —
Quella fidanzata è la sanità pubblica e in questo periodo credo sia
utile difenderla e far conoscere a
tutti il suo valore, sarebbe un peccato scoprirlo dopo averla persa».
Pochi attimi e il presidente della
Regione aveva già afferrato al volo il suggerimento: «Un’idea che
vogliamo realizzare». In qualche
modo l’idea non è lontana da
quella del suo assessore alla Sanità Paolo Monferino, il quale
qualche tempo fa aveva espresso
l’intenzione di pubblicare i costi
delle prestazioni sanitarie sul sito
dell’assessorato. «In questo modo si capirebbe meglio la neces-
L’accordo
problemi accusati dalla donna
non erano semplici conseguenze della gravidanza, ma spia di
una grave malattia.
«Avevo spesso nausea — racconta la puerpera — e mi aspettavo che dopo il terzo mese passasse. Invece il problema peggiorava: vomitavo più di venti
volte al giorno, ho perso dieci
chili in tre settimane. Mi era venuto anche male alla nuca, ma
all’inizio davo la colpa alla cervicale». Anche i medici da cui si fa
visitare non hanno altri sospetti.
E lei continua a lavorare all’edicola che gestisce a Lanzo con la
sorella. Ma a fine agosto, nel giro
di pochi giorni, inizia ad avere
difficoltà anche a camminare. Il
primo settembre il marito, Claudio Congiu, carrozziere di 31 anni, l’accompagna a Torino, al
Sant’Anna. «Mi hanno ricoverata, in un giorno sono ancora peggiorata, non riuscivo più ad al-
SUL SITO
Su http://
torino.
repubblica.it
le fotografie
di Alessandro
Contaldo
della piccola
Emma
assieme
ai genitori
zarmi perché si stava bloccando
la parte destra del corpo», dice.
Nonostante si tratti di una paziente giovane e in buona salute,
il ginecologo Andrea Morra chiede una consulenza a Maria Claudia Vigliani, neurologa delle Molinette. La risonanza magnetica
non lascia dubbi: c’è un tumore
di 5 centimetri nell’emisfero de-
stro del cervello. L’esame istologico ha poi rivelato che si trattava di un emangioblastoma cerebellare benigno, ma sia la posizione, sia la rapida crescita della
massa indicano che occorre
operare al più presto. «La notizia
è stata un tale choc che all’inizio
non capivo cosa stesse succedendo — racconta lei — conti-
nuavo a dire che io avevo nausea
e vomito, non un tumore».
È venerdì: viene coinvolto il
neurochirurgo Carlo Alberto Benech, che lavora al Cto nel reparto diretto da Giuliano Faccani e
domenica mattina è già in sala
operatoria. Ci sono molte speranze di essere in tempo per salvare la donna, ma nessuna illusione per la creatura che porta in
grembo, non tanto per gli effetti
dell’anestesia, ma perché un intervento così serio sulla madre
potrebbe provocare un aborto. I
ginecologi seguono passo passo
l’operazione e, non appena si
conclude, fanno un’ecografia: il
feto è vivo ed è in buone condizioni. Anche la madre al risveglio
sta benissimo, senza più alcun
sintomo. Il resto della gravidanza trascorre sereno, sempre sotto osservazione al Sant’Anna, fino al parto di lunedì mattina.
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