finalmente domenica - Cineforum del Circolo

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finalmente domenica - Cineforum del Circolo
Finalmente domenica!
Un film di François Truffaut. Con Jean-Louis Trintignant, Fanny Ardant, Philippe Lauden,
Jean-Pierre Kalfon, Nicole Felix.
Titolo originale Vivement dimanche !. Giallo, b/n durata 110 min. - Francia 1983.
Giovanni Grazzini
Il Corriere della Sera
Fin dall'inizio tenete gli occhi ben aperti. Se cadete nella trappola che ví tende il furbetto
Truffaut, il “giallo” vi confonde le idee. O forse no: lasciatevi prendere al laccio, sarà più
divertente. Poiché tutto sembra congiurare contro Julien Vercel (agente immobiliare a
Hyères), sospettato d'aver ucciso l'amante della moglie, entrerete meglio nei panni di
Barbara, la sua segretaria, che nonostante sia stata licenziata su due piedi si assume
volentieri l'incarico di indagare sui trascorsi della signora e di dimostrare l'innocenza del
padrone. Guidata da una curiosità tutta femminile, intraprendente e coraggiosa, Barbara è
innamorata di Julien, ma non è affatto sicura che la polizia abbia preso un granchio: ne
avrà la certezza soltanto dopo altri delitti, e dopo certi viaggi a Nizza durante i quali ha
scoperto che la signora Vercel aveva una doppia identità, coinvolta in traffici loschi. Sicché
tutto finisce in bellezza: con un teatrale suicidio, la polizia ridicolizzata da quell'animosa
stenodattilografa, e una sposa col pancione...
Non fra i maggiori di François Truffaut, ma spigliato e intelligente, Finalmente domenica! è
un film molto amabile. Ricavando l'intreccio dal romanzo La lunga notte di sabatodi
Charles Williams, e trasferendo l'azione da New Orleans alla Francia del sud, Truffaut
gioca da maestro col genere «giallobrillante». Si butta alle spalle gli psicologismi e le
verosimiglianze, dà un'occhiata rapida agli ambienti, riecheggia i luoghi canonici del «film
noir», debitamente notturno e piovoso, e costruisce un labirinto, tutto svolte e vicoli ciechi,
che la sua Barbara domina con arguta immaginazione e vibranti falcate. Ancora una volta
nipotino di Hitchcock, Truffaut ne parla come d'un film per il sabato sera. In realtà
Finalmente domenica! è buono per tutta la settimana: svelto, ironico, con molti imprevisti,
memore del vaudeville, della commedia sofisticata americana, dei campioni del brivido, e
ancora una volta inteso a celebrare nella donna il motore di ogni storia.
Il film deve molto alla scelta del bianco e nero, qui governato da Nestor Almendros, che
stilizza con grazia il racconto imparentandolo col cinema di gusto, sgradito al pubblico
televisivo, ma la sua stella è Fanny Ardant. Fummo facili profeti, all'indomani della Signora
della porto accanto, prevedendo che Fanny Ardant avrebbe fatto molta strada. In una
parte che le sta a pennello, contrappuntata dalla recitazione eccellente di Jean-Louis
Trintignant, la nuova compagna di Truffaut conferma di possedere anche nei ruoli brillanti
doti inconsuete. Uscita dalle prove di Il Re si diverte di Victor Hugo, la sua Barbara
indossa il classico impermeabile sul costume da paggio, prende le redini, e ci porta al
traguardo con un sorriso provocante che canzona le paure dei maschi.
Da Il Corriere della Sera, 8 ottobre 1983
Stefano Reggiani
Uno scherzo con omicidi per Fanny Ardant, una commedia poliziesca che in realtà piega
verso l'amoroso e il malinconico, lasciando la tradizione gialla un poco scombiccherata
dietro l'apparente rispetto, perdendo per strada la suspense che era stata abilmente
simulata. Il nuovo film di Truffaut Finalmente domenica! è dunque un giallo improprio, una
parodia; ma non s'era mai vista tanta gente e tanta attesa per una presa in giro.
Di che cosa è fatta una serata Truffaut: di tutto e di niente; ma, quando funziona, è fatta
soprattutto di complicità (meglio se, dopo il film, il talento dell'uomo riceve una nuova
conferma). Questa volta la complicità deve essere particolarmente robusta, sullo scherzo
giallo sembra dominare un omaggio sentimentale alla Ardant, tutta la commedia con delitti
tende alla «domenica» della felicità di coppia, a un certo punto si prova l'imbarazzo di chi
assiste ad una faccenda privata, ad una scontrosa dichiarazione d'amore.
Del resto, Truffaut l'ha detto fin da principio, fin dalla Signora della porta accanto: «Sono
rimasto incantato dalla sua grande bocca, dai suoi occhi neri, dal suo viso a triangolo,
dalla sua aria così poco francese». Aggiungiamo: dalle sue gambe, dalla sua camminata
da animale di razza, dal modo agramente sensuale con cui si volta a guardarti.
Intorno alla fenomenologia della Ardant il resto della storia prende, come doveva, il tono di
un esercizio amabile sui vecchi gialli di serie B, sui vecchi «bianco e nero» degli anni
trenta e quaranta, coi loro colpi di scena incredibili e le situazioni sbrogliate con
disinvoltura.
Truffaut si è rifatto a un romanzo di Charles Williams, scrittore di gialli morto suicida,
rappresentante di una categoria «impressionante per il professionismo, la modestia, la
tristezza», appunto una categoria di serie B. Ma non ci si chiama Truffaut, non si è fatto un
libro su Hitchcock se non si aggiunge alla fragile trama da serie B, al divertente pasticcio
qualche ammicco, qualche furbizia sofisticata. Certi luoghi comuni (molte strade notturne,
mol te corse in macchina coi tergicristalli che scivolano sotto la pioggia) sono affettuosi
ricalchi delle vecchie regole della serie B, certi dialoghi, certi scambi spiritosi alludono a
commedie più consapevoli, magari alla serie dell'Uomo ombra con Powell e Mirna Loy.
La differenza in Finalmente domenica! è che la coppia investigatrice è nettamente divisa
nei compiti e nei meriti.
L'uomo (Jean-Louis Trintignant) deve stare nascosto perché sospettato di assassinio, la
donna (Fanny Ardant) si muove tra Nizza e il retroterra marsigliese per scoprire il vero
colpevole. Trintignant, che fa l'agente immobiliare, è accusato di aver ucciso la moglie,
l'amante di lei e due loschi tipi legati alla professione un po' troppo libera della signora; la
Ardant, che fa la segretaria e l'attrice dilettante, capisce per la forza dell'amore che
l'imputato e innocente e intuisce per la forza di circostanze avventurose, che l'assassino è
il più insospettabile dei suoi concittadini.
Mezza inchiesta della Ardant è condotta in costume di scena sotto l'impermeabile, mezza
in abito di prostituta intorno a un equivoco night club. Quando fa irruzione nella casa del
colpevole scopre un provvidenziale passaggio segreto (c'è proprio tutto), quando vuole
sottrarre Trintignant alla vista della polizia lo sequestra e lo abbraccia in un angolo male
illuminato («L'ho visto fare al cinema»).
Tra i bianchi e neri di Almendros, un po' troppo compiaciuto del buio, un po' troppo
misterioso, Trintignant non si muove a suo agio, appare completamente sotto tono; ma la
Ardant è quella presenza vitale, delicata e selvatica che Truffaut ha amato, lo si capisce
bene, e lo si perdona per tutte le intemperanze che può compiere in suo nome.
Da La Stampa, 7 agosto 1983