scheda 4 - Santi Vito e Modesto Spinea

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scheda 4 - Santi Vito e Modesto Spinea
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G. Nel nome del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo.
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• Ho mai avuto un’esperienza concreta in cui sono stato perdonato, ho sperimentato
la gratuità del perdono altrui e ho avver to la capacità di questo perdono di aprire
nuove strade nella mia esistenza?
• Qual è il mio rapporto con il sacramento della Confessione? In che modo potremmo
aiutarci nella comunità cris ana a riconoscere che anche a!raverso questo sacramento si concre zza il rinnovamento della Chiesa, che riceve e dà il perdono per
aprirsi a percorsi di vita nuova?
• Cosa vuol dire per noi perdonare? Riconosciamo che il perdono di Dio è più grande
della nostra capacità di perdonare gli altri, e anche di perdonare noi stessi?
A
Tu' i nodi del cuore, tu' i nodi della coscienza
possono essere sciol .
Maria, aiutami ad avere fiducia
nella misericordia di Dio, per scioglierli, per cambiare.
Tu donna fedele, di certo mi dirai:
“Vai avan , vai dal Signore, Lui capisce”.
Maria, tu ci por per mano, madre,
all’abbraccio del Padre, del Padre della Misericordia.
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Quarto Secondo
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A questo punto, può essere distribuito ad ognuno dei presen un piccolo nastro.
Ogni partecipante ci farà un nodo. Il nodo rappresenta i nostri pecca , le nostre infedeltà, ma anche le situazioni della nostra vita che richiedono di essere “sciolte”, di
essere portate davan al Signore perché lui le trasformi in vita nuova.
Poi tu% i nastri, di tu% i GdA, verranno raccol e porta come segno dopo la messa
del Giovedì Santo.
T. Amen.
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Beato l’uomo a cui è tolta la colpa e coperto il peccato.
Beato l’uomo a cui Dio non ìmputa il delitto e nel cui spirito non è inganno.
Tacevo e si logoravano le mie ossa, mentre ruggivo tutto il giorno.
Giorno e notte pesava su di me la tua mano,
come nell’arsura estiva si inaridiva il mio vigore.
Ti ho fatto conoscere il mio peccato, non ho coperto la mia colpa.
Ho detto: “Confesserò al Signore le mie iniquità”
e tu hai tolto la mia colpa e il mio peccato.
Per questo ti prega ogni fedele nel tempo dell’angoscia;
quando irromperanno grandi acque non potranno raggiungerlo.
Tu sei il mio rifugio, mi liberi dall’angoscia,
mi circondi di canti di liberazione:
“Ti istruirò e ti insegnerò la via da seguire;
con gli occhi su di te, ti darò consiglio.
Non siate privi d’intelligenza come il cavallo e come il mulo:
la loro foga si piega con il morso e le briglie,
se no, a te non si avvicinano”.
Molti saranno i dolori del malvagio, ma l’amore circonda
chi confida nel Signore. Rallegratevi nel Signore ed esultate, o giusti!
Voi tutti, retti di cuore, gridate di gioia!
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Dal Vangelo secondo Luca (7,36-50)
Un fariseo invitò Gesù a mangiare con lui. Egli entrò in casa sua e si mise a tavola.
Ed ecco una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa
del fariseo, venne con un vasetto di olio profumato; fermatasi dietro a lui, si rannicchiò ai suoi piedi e cominciò a bagnarli di lacrime; poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di olio profumato.
Vedendo questo, il fariseo che lo aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un
profeta saprebbe chi è questa donna che lo tocca: è una peccatrice».
Gesù allora gli disse: «Simone, ho una cosa da dirti». Egli rispose: «Maestro, di’
pure».
«Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi la possibilità di restituire, condonò il debito a tutti e due.
Chi di loro gli sarà più riconoscente?».
Simone rispose: «Suppongo quello a cui ha condonato di più».
E Gesù gli disse: «Hai giudicato bene».
Poi, volgendosi verso la donna, disse a Simone: Vedi questa donna? Sono venuto in casa
tua e tu non mi hai dato l’acqua per lavare i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le
lacrime e con i capelli li ha asciugati. Tu non mi hai dato il bacio; lei invece da quando sono qui non ha ancora smesso di baciarmi i piedi.
Tu non mi hai cosparso il capo
di olio profumato, lei invece mi ha cosparso di profumo i piedi.
Perciò ti dico: i suoi molti peccati le sono perdonati, perché ha molto amato. Colui invece
al quale si perdona poco, ama poco». Poi disse a lei: «Ti sono perdonati i tuoi peccati».
Allora quelli che stavano a tavola con lui cominciarono a bisbigliare: «Chi è quest’uomo
che osa anche rimettere i peccati?».
E Gesù disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».
P
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1. Il brano del Vangelo di Luca che abbiamo ascoltato ge+a una grande luce
sulla misericordia del Padre.
Gesù perdona la peccatrice “immo vatamente”: questa donna, ancorché baci Gesù e lo veneri in modo dolcissimo, non
sembra dare immediatamente segni concre di una sua decisione di “cambiare
vita”. E tu+avia Gesù la perdona. Così come il ricco padrone della piccola parabola
che Gesù u lizza per spiegare il suo gesto:
quel padrone condona i due debi senza
una ragione esplicita.
Molto spesso ci domandiamo il perché
del perdono: perché dovrei perdonare?
Perché il Signore dovrebbe perdonarmi
per quanto ho commesso?
Il brano del Vangelo non spiega il perché:
ma costruisce un ponte tra il perdono
ricevuto e la forza che quel perdono genera nell’uomo: colui che è perdonato
entra in una nuova dimensione di vita e di
amore, ed è proprio grazie al perdono che
si può cambiare vita! Chi ha fa+o esperienza dell’amore perdonante diventa a
sua volta un amante, e può avere la forza
di ricominciare.
La peccatrice era una donna reie+a, abbandonata, ma ancora capace di ges
d’amore: per il gesto incredibile ed immovato di Gesù che la perdona, lei può tornare alla vita. Ma questo ritorno alla vita
è collocato in una realtà intrisa di perdono e di amore: perdono dato, ricevuto,
scambiato; amore che genera altro amore
e costruisce novità di vita.
Il fariseo che ospita Gesù non comprende
questa logica ed interpreta il perdono
esclusivamente come l’esito di un cammino personale che lo abbia “meritato”.
Non riesce a concepire come si possa perdonare una donna “ancora” peccatrice.
Gesù, collegando il perdono all’amore, lo
richiama invece ad una grande verità: il
perdono è legge di vita. La peccatrice può
ritornare alla vera vita perché intuisce
l’impulso materno di Dio che la colloca in
un mondo di cui bisogna rispe+are la
“nuova” legge: si vive scambiandosi il perdono. Dio ricrea il mondo con un gesto di
perdono e fa valere una legge nuova, dove la vita dei perdona è una vita che si
vive nello scambio del perdono reciproco:
e questo perdono è l’impulso in grado di
cambiare la vita delle persone.
2. La misericordia di Dio non è solo il
fru+o del suo amore infinito, è l’espressione di un disegno di vita. A+raverso la
sua misericordia e il suo perdono, Dio
apre ad una nuova vita.
Se non siamo capaci di perdono, dobbiamo lasciare che Dio perdoni al nostro posto: perché il perdono di Dio non è solo
un’azione che cancella il peccato o il deli+o per i meri o le penitenze che compiamo, ma è in grado di trasformare l’esistenza dell’uomo peccatore.
E forse dovremo lasciare che Dio perdoni
al nostro posto anche noi stessi. Forse non
siamo in grado di perdonare i nostri stessi
errori, perché non siamo dispos ad aprirci ad una vita nuova. Lasciare che Dio ci
perdoni al nostro posto, è il modo migliore per far sì che il perdono e la misericordia non siano un’autoassoluzione senza
responsabilità, ma una occasione straordi-
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La signora Gemma Capra è la moglie del
commissario Calabresi, ucciso dai terroris nel 1972. La “vedova Calabresi” conosce bene il dolore e l’ingius zia avendole
sperimentate ben presto: a ven cinque
anni è madre di due bambini, con un altro
bimbo in arrivo, e un marito ucciso per
strada. È stato chiesto alla signora Gemma, che ha vissuto questa terribile esperienza, che idea ci si può fare del perdono. «Del perdono ho sen to parlare molto, e quasi sempre male. Perché spesso si
pensa di poter ragionare e parlare di perdono senza però averlo nel cuore. Il perdono è un cammino lungo, ed è assurdo
chiedere, a breve distanza da una tragedia, se uno ha perdonato. In quel momento si può rispondere qualunque cosa, in
posi vo o in nega vo, ma non si può possedere il significato di quell’affermazione.
naria di conversione e di apertura alla novità della vita.
3. La Chiesa ha sempre invitato i fedeli
ad accostarsi al sacramento della Confessione per o+enere il perdono dei pecca :
nella confessione noi chiediamo che sia il
Signore a perdonarci; che sia lui ad imme+ere nella nostra vita, fa+a di errori e
infedeltà, nuova linfa vitale che può trarre
origine solo dalla sua misericordia. Tralasciando il sacramento della confessione,
noi rinunciamo ad un’occasione straordinaria che ci è data dal Signore di accogliere il suo perdono, e di aprirci alla vita nuova. È solo il perdono che viene da Dio che
rende possibile ritrovare la novità della
nostra esistenza.
Le ricordo un fa+o significa vo, che può
servire. Quando fu ucciso mio marito, mia
madre pensò di me+ere come necrologio
la frase che Gesù disse poco prima di morire: «Padre, perdona loro perché non
sanno quello che fanno». Io, devo dire la
verità, allora non sarei stata capace di
dire una frase di questo genere, però l’ho
acce+ata.
Dopo anni ci ho ripensato
e mi sono detta: com’è possibile che Gesù, che è Figlio di Dio e che è portatore di
tu+o il messaggio di pace che conosciamo, non abbia perdonato dire+amente
Lui le persone che lo stavano uccidendo?
Poteva: perché non l’ha fa+o? Mi sono
data questa risposta: Lui è Dio, ma è anche uomo, e come uomo sen va quanto
sarebbe stato difficile per noi, uomini come Lui, di fronte a tanto dolore, poter
perdonare.
Però ci ha indicato la strada: chiedere a Dio di farlo in vece nostra,
lasciando a noi il tempo del cammino.
Allora io in questo cammino mi sono addentrata.