ADMA on line - salesiani don Bosco
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MESSAGGIO MENSILE n. 4 — 2016 Torino - Valdocco 24 aprile MARIA CI INVITA A COMPRENDERE NELLA PREGHIERA L’AMORE DI DIO Maria ci ama con l’amore di una Madre che ha ricevuto da Dio il compito e la missione di aiutarci a scoprire l’amore di Dio nella nostra vita e a convertirci a questo amore. Maria Ausiliatrice in questo Anno della Misericordia vuole inaugurare, in un mondo segnato da tanto odio e da una grande indifferenza religiosa, una vera rivoluzione, la rivoluzione dell’amore di Dio. Ella con una pazienza infinita ci guida sul cammino della conversione. Purtroppo spesso noi siamo figli pigri e tiepidi, siamo poveri nell’amore perché se avessimo davvero questo amore per Dio sopra ogni cosa, noi vinceremmo ogni guerra, anche la guerra personale nel nostro cuore. Ma senza questo amore per Dio non abbiamo né futuro, né vita eterna. Per questo la Madonna ci invita ad amare sempre più. É guardando Gesù crocifisso e risorto che possiamo comprendere l’amore di Dio per noi, l’amore con cui il Padre ci ha donato il suo Figlio e l’ha fatto risorgere dalla morte perché noi abbiamo vita eterna. Prendendo la Croce nelle nostre mani, guardando Gesù che è morto per noi, fissando i nostri occhi nelle sue sante piaghe, prenderemmo maggior coscienza del dono che Dio ci ha dato. Gesù ha scelto liberamente la morte per salvarci e per donarci la vita eterna, dove Gesù ci sta portando attraverso la sua passione, la sua morte e con la luce della sua risurrezione. Contemplando questo amore dovremmo sentire non solo compassione, ma vero dolore per i peccati, dovremmo risvegliare il senso del peccato e manifestare una coscienza morale vigile e attenta. La Madonna ci invita a comprendere l’amore di Dio per noi, attraverso un forte desiderio di confessarci, di fare pace con Dio, di scegliere un sacerdote come guida spirituale. La confessione è una vera risurrezione con Cristo: si muore al peccato, si risorge con Cristo e il cuore si riempie di gioia. Tutto questo susciterà in noi la gioia e la fierezza di essere cristiani, di essere veri devoti di Maria Ausiliatrice, come tanti nostri fratelli e sorelle ci stanno testimoniando con il sacrificio della loro stessa vita. Noi tante volte ci nascondiamo e ci vergogniamo di essere cristiani, mentre la Madonna ci aiuta a comprendere quell’amore che fa risorgere nella fede e trovare il coraggio di testimoniarla. Per questo occorre pregare per comprendere nella preghiera l’amore di Dio. Questa è la bellezza che la Madonna sta mettendo in tanti cuori. Sig. Lucca Tullio, Presidente Don Pierluigi Cameroni SDB, Animatore spirituale Con Maria e come Maria Rigenerati nella Sua Misericordia 8. misericordia è perdonare chi ci ha ferito Suor Linda Pocher FMA Gesù ci chiede di perdonare Perdonare sempre e perdonare tutti è uno dei doveri del cristiano. Gesù lo ha insegnato esplicitamente nei suoi discorsi, nelle parabole e soprattutto con l’esempio della sua vita. Lo ha ribadito a chiare lettere a Pietro, che, cercando di abbassare un po’ la posta in gioco, un giorno gli aveva chiesto: «Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?» (Mt 18,21). Addirittura Gesù, per essere sicuro che non dimentichiamo mai il dovere di perdonare, ha inserito l’impegno al perdono reciproco nella preghiera del Padre nostro, dove appare quasi come una condizione per ricevere il perdono del Padre: «rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori». Se, dunque, non vogliamo pregare «come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole» (Mt 6,7), dobbiamo prendere sul serio questa faccenda del perdono e chiedere a noi stessi se siamo davvero disposti a perdonare chi ci ha fatto un torto o ci ha ferito. Don Bosco racconta che Mamma Margherita, quando i suoi figli avevano litigato durante la giornata, alla sera non permetteva loro di pregare insieme il Padre nostro, se prima non si fossero riconciliati. Nonostante l’insistenza di Gesù e l’esempio luminoso di tanti Santi del passato e del presente da Santo Stefano al Cardinale Van Thuan, il perdono del «nemico», che sia un parente, un vicino di casa, uno straniero o uno sconosciuto, sembra rimanere uno dei punti più indigesti da accettare nell’insegnamento di Gesù. Scrive Papa Francesco: «è triste dover vedere come l’esperienza del perdono nella nostra cultura si faccia sempre più diradata. Perfino la parola stessa in alcuni momenti sembra svanire. Senza la testimonianza del perdono, tuttavia, rimane solo una vita infeconda e sterile, come se si vivesse in un deserto desolato» (MV10). Tutti abbiamo sperimentato, almeno una volta nella vita, come sia faticoso convivere con il rancore per un torto subito, eppure perdonare di vero cuore ci appare a prima vista come una «porta stretta» per la quale non si ha la voglia o non si ha la forza di passare… perché? Per prima cosa è necessario affermare che, certo, perdonare è difficile, ma con l’aiuto della Grazia di Dio non solo è possibile, ma è anche fonte di gioia e pace profonda. Dio stesso lo garantisce, per bocca del profeta Isaia: «se toglierai di mezzo a te l'oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra sarà come il meriggio. Ti guiderà sempre il Signore, ti sazierà in terreni aridi, rinvigorirà le tue ossa; sarai come un giardino irrigato e come una sorgente le cui acque non inaridiscono» (Is 58,6-11). Far apparire i comandamenti di Dio molto difficili e gravosi da mettere in pratica, fa parte della tattica del nemico della nostra salvezza, il cui scopo è proprio quello di separarci dal Padre e dai fratelli, spingendoci a perseverare nell’inimicizia, nel rancore, nella discordia. Proprio per questo ogni cristiano è invitato, nell’Anno Santo della misericordia, a farsi carico con rinnovato slancio «dell’annuncio gioioso del perdono. È il tempo del ritorno all’essenziale per farci carico delle debolezze e delle difficoltà dei nostri fratelli. Il perdono è una forza che risuscita a vita nuova e infonde il coraggio per guardare al futuro con speranza» (MV10). Il perdono che riceviamo da Dio, inoltre, pur essendo necessario, non è sufficiente a risanare il mondo. Le nostre libertà, le nostre vite, sono talmente intrecciate le une alle altre, che per risanare il mondo una volta per sempre è necessario anche il perdono reciproco! Questo fatto ci mostra quanto è grande il rispetto di Dio per le sue creature. In particolare, ai suoi occhi, la nostra libertà appare come il bene più prezioso: proprio per questo la Salvezza non è qualcosa che ci piove addosso dall’alto, ma un processo che ci coinvolge a partire dal nostro intimo, in cui la nostra collaborazione è necessaria e continuamente richiesta. Il primo passo da fare, allora, per camminare sulla strada del perdono è chiederci: sono consapevole che il perdono 2 è un dovere del cristiano? Sento il desiderio, nonostante la fatica, di perdonare di vero cuore? Se non lo sento, lo chiedo umilmente, ogni giorno, nella preghiera. Tutti siamo stati perdonati! Il secondo passo da fare, per camminare sulla strada del perdono, è quello di considerare attentamente il perdono che abbiamo ricevuto. Gesù ci chiede di «essere strumenti del perdono, perché noi per primi lo abbiamo ottenuto da Dio. Essere generosi nei confronti di tutti, sapendo che anche Dio elargisce la sua benevolenza su di noi con grande magnanimità». Questo è il significato del motto dell’Anno Santo: Misericordiosi come il Padre. «Nella misericordia abbiamo la prova di come Dio ama. Egli dà tutto se stesso, per sempre, gratuitamente, e senza nulla chiedere in cambio. … Giorno per giorno, toccati dalla sua compassione, possiamo anche noi diventare compassionevoli verso tutti» (MV14). Prestiamo bene attenzione, allora, al significato della parola «perdono»: essa è composta da «dono» e da «per», che significa «completo», «perfetto». Il perdono dei peccati che riceviamo da Dio è dunque il «dono perfetto», poiché è il dono in cui Dio si offre a noi completamente, senza riserve. Il perdono dei peccati, infatti, è una cosa sola con il dono dello Spirito Santo, effuso nei nostri cuori grazie alla morte e alla resurrezione di Gesù. Ora, la cosa più importante, ciò che davvero dobbiamo imprimere nel profondo del nostro cuore, è che nessun essere umano può «meritare» questo dono: «infatti, mentre noi eravamo ancora peccatori, Cristo morì per gli empi nel tempo stabilito. Ora, a stento si trova chi sia disposto a morire per un giusto; forse ci può essere chi ha il coraggio di morire per una persona dabbene. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi» (Rm 5, 6-8). Se siamo amici di Dio, se siamo suoi figli, se siamo discepoli e fratelli di Gesù, abitati dallo Spirito Santo, se possiamo nutrirci ogni giorno del Pane e della Parola della vita, non è perché siamo bravi… ma perché Dio è davvero «buono e grande nell’amore» (Sal 102,8). Non per niente i grandi Santi non temono di riconoscersi grandi peccatori: sono consapevoli che la loro virtù è frutto dello Spirito che ha operato in loro e che il prezzo della loro santità è il sangue versato di Gesù. Ogni mio peccato, infatti, passato o futuro, piccolo o grande, consapevole o inconsapevole, mi rende complice degli assassini di Gesù, complice dei suoi discepoli che lo hanno tradito, rinnegato, abbandonato. Per questo posso sentire come pronunciate per me le parole rivolte da Gesù al Padre dalla croce: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,34). Al perdono del Figlio, fa eco quello della Madre che, proprio ai piedi della Croce, ci riceve come figli (Gv 19, 25-27). Ci riceve e ci accoglie come figli, mentre in realtà siamo i complici degli assassini di Gesù! Se guardiamo alla vicenda di Maria dopo la Pasqua, ci accorgiamo che questo non è affatto un «modo di dire». Scendendo dal Calvario, infatti, Maria fa ritorno insieme a Giovanni al Cenacolo dove rimane, insieme a Pietro e agli altri che avevano rinnegato e abbandonato Gesù, in preghiera, come Madre di tutti, nell’attesa dello Spirito (Atti 1,14). Fermiamoci a contemplare questo squarcio aperto nel cuore di Maria, per scorgere a che profondità lei viene resa partecipe del dolore di Gesù e dei suoi sentimenti di misericordia e di compassione verso i peccatori. Maria, l’unica che poteva dirsi davvero innocente, non rinfaccia a nessuno i peccati, la debolezza, il tradimento. Non accusa nessuno di aver ferito a morte il suo Signore! Al contrario, come ha fatto con gli apostoli continua a fare anche con noi: mentre siamo ancora nei peccati, ci avvolge nel suo manto, si fa carico di noi, perché dal suo cuore materno possiamo imparare a nostra volta il perdono. Maria lo fa perché sa che tutto è grazia e nulla è dovuto. Il perdono che viene da Dio passa così attraverso di lei, senza trovare ostacoli. Ritorniamo con la memoria, nella preghiera, alle esperienza di perdono ricevuto lungo la nostra vita ed esprimiamo a Dio la nostra gratitudine. 3 Rimuovere gli ostacoli al perdono Se sono stato amato da Dio così, se Gesù e Maria mi hanno perdonato così, che cosa mi dà il diritto di accusare i miei fratelli, di giudicarli colpevoli e di negare loro il perdono? In linea di principio, non posso accampare nessuna scusa: devo riconoscere che, se sono impedito nel perdono, ciò che mi ostacola è la «durezza del mio cuore»… ma Dio, questa è la buona notizia, può e desidera cambiare il mio cuore di pietra in cuore di carne, a patto che io dia allo Spirito Santo il permesso di operare in me con piena libertà. Gesù stesso, nel suo insegnamento, ci indica quali sono gli ostacoli da rimuovere, perché lo Spirito possa lavorare il nostro cuore, come il vasaio lavora la sua creta. In ognuno di noi, insieme all’uomo nuovo rinato dal Battesimo, convive l’uomo vecchio: il vecchio Adamo, o la vecchia Eva… un fariseo barbuto che non vuole convertirsi, che oppone resistenza alla grazia. Il cammino verso la santità, consiste proprio nel prendere consapevolezza di questa presenza e nel far sì che, un po’ alla volta, l’uomo vecchio possa morire e lasciare tutto lo spazio al nuovo. Il primo ostacolo al perdono è la di presunzione di chi si crede giusto e si erge a giudice del prossimo. A costoro Gesù «dice anzitutto di non giudicare e di non condannare... Gli uomini, infatti, con il loro giudizio si fermano alla superficie, mentre il Padre guarda nell’intimo. Quanto male fanno le parole quando sono mosse da sentimenti di gelosia e invidia! Parlare male del fratello in sua assenza equivale a porlo in cattiva luce, a compromettere la sua reputazione e lasciarlo in balia della chiacchiera. Non giudicare e non condannare significa, in positivo, saper cogliere ciò che di buono c’è in ogni persona e non permettere che abbia a soffrire per il nostro giudizio parziale e la nostra presunzione di sapere tutto» (MV 14). Il secondo ostacolo, consiste nella convinzione che il perdono debba essere «meritato», o addirittura «guadagnato» dal prossimo. A costoro Gesù risponde, con la Croce, che la logica del merito non è la logica di Dio! Se riconosciamo in noi questo ostacolo, chiediamo a Dio la grazia di illuminare la radice di questa nostra convinzione. Potremmo scoprire qualche antica ferita del cuore, che attende di essere risanata dall’Amore gratuito e sconfinato di Dio. Un terzo ostacolo, soprattutto nel caso in cui il torto subito sia particolarmente grave e la ferita provocata molto profonda, può essere dato dalla paura che il perdono ci renda ancora più fragili e vulnerabili. In questo caso, non si tratta di negare la sofferenza e la fatica, ma di consegnare il nostro povero cuore nelle mani di Gesù e di Maria e chiedere ogni giorno con insistenza la grazia di poter partecipare della loro capacità di perdono. Il perdono, infatti, in fin dei conti, è sempre un «dono che viene da Dio» e mai semplicemente uno sforzo di volontà, sia quando lo riceviamo, sia quando riusciamo a donarlo a chi ci ha ferito. In questo nostro mondo, così segnato dalla violenza e dall’odio, dobbiamo credere che il perdono reciproco è l’arma più potente di cui disponiamo perché la pace di Dio possa diffondersi e raggiungere i confini della terra. Un piccolo gesto di perdono, compiuto nel segreto delle mura domestiche, può avere l’effetto di un sassolino gettato in uno stagno: quando entra nell’acqua non fa molto rumore, ma poi i suoi cerchi si allargano all’infinito e nessuno li può fermare! Nella preghiera di ogni giorno, chiediamo gli uni per gli altri la grazia di individuare e rimuovere ciò che ci impedisce di essere pronti e generosi nel perdono reciproco. Il foglio può essere letto al seguente sito: www.admadonbosco.org/index.php?lang=it e sul sito: www.donbosco-torino.it/ Per ogni comunicazione ci si può rivolgere al seguente indirizzo di posta elettronica: [email protected] 4 CRONACA DI FAMIGLIA Matunga [India] - Welcome ai nuovi membri La celebrazione della festa di San Giovanni Bosco è stata arricchita quest'anno con l’accoglienza di cinque nuovi membri dell’ADMA. Hanno manifesto il loro impegno nella cripta del bel Santuario di Maria Ausiliatrice, dopo aver partecipato a un cammino di formazione che li ha ben preparati per l'occasione. La celebrazione eucaristica è stata solennizzata dalla presenza del Provinciale dell’India di Bombay, P. Godfrey D'Souza, e guidata dall’animatore spirituale, P. Wilfred D'Souza. Erano presenti anche i parenti dei candidati e gli altri soci dell’ADMA, che hanno rinnovato il loro impegno. Ai nuovi soci sono stati consegnati un distintivo che designa la loro adesione, insieme al Regolamento dell’Associazione. I loro nomi saranno ora iscritti nel registro presso l’ADMA Primaria di Torino- Valdocco nella Basilica di Maria Ausiliatrice, di cui beneficeranno le preghiere e i vantaggi spirituali. Il nostro gruppo è nel suo ottavo anno di vita e si riunisce ogni primo sabato del mese per riflettere su temi dottrinali, mariani, salesiani ed ecclesiali che aiutano ad approfondire la vita cristiana (Fr. Wilfred D'Souza sdb). 5 Timor Est – Attività 2016 L'animatore nazionale dell’ADMA, Fr. Manuel da Silva Ximenes, insieme con i membri del Consiglio nazionale, visita tutte le comunità una volta al mese per la riunione. A livello nazionale facciamo due incontri all’anno. Il primo, in occasione del ritiro in preparazione della Pasqua, si è svolto dal 4 al 5 marzo a Laga presso la parrocchia di San Giovanni Bosco. Hanno partecipato oltre 150 soci. Il secondo, l’Assemblea nazionale, si terrà a Baucau il 14-15 di maggio per eleggere il nuovo Consiglio nazionale. L’attuale presidente infatti è stato eletto membro del parlamento nazionale. Grazie per il messaggio mensile dell’ADMAonline. È molto utile per noi per offrire la formazione ai nostri soci (Fr. Manuel da Silva Ximenes, SDB, Animatore nazionale dell’ADMA). Italia – Assemblea ispettoriale dell’ADMA Meridione Domenica 13 marzo 2016 si è tenuta a Bari, presso l’Istituto salesiano “Redentore”, l’assemblea dell’ADMA dell’Ispettoria Meridionale. Un incontro ben preparato dal gruppo locale e coordinato da don Angelo Draisci, Delegato dell’Ispettore per la Famiglia Salesiana, e dalla Coordinatrice della Puglia Sig.ra Michelina Fares. La presenza sia del Presidente dell’ADMA Primaria di Torino, Sig. Tullio Lucca, che dell’Animatore spirituale mondiale, don Pierluigi Cameroni, ha evidenziato il valore di questo incontro finalizzato sia a presentare la fisionomia e la vita dell’Associazione, sia a condividere le linee di rinnovamento che l’ADMA sta attuando, soprattutto dopo il grande evento del VII Congresso 6 Internazionale di Maria Ausiliatrice, svoltosi al Torino e al Colle don Bosco nell’agosto del 2015. L’incontro ha visto la partecipazione di numerosi associati, circa 150, in rappresentanza di 16 gruppi locali: Campania (Salerno); Puglia (Lecce, Brindisi, Bari, Martina Franca, Molfetta, Cerignola, Foggia) Calabria (Locri). I gruppi di Napoli Vomero, Napoli Portici, Potenza, Soverato, Vibo, Taranto non hanno potuto partecipare. Il Sig. Tullio Lucca, dopo aver condiviso l’esperienza di preparazione e di celebrazione del Congresso, ha richiamato il ruolo dei laici nella vita dell’Associazione e ha trattato del tema della complementarietà e corresponsabilità che deve esserci nella Famiglia Salesiana e nell’ADMA, dando rilevanza alla pastorale famigliare e giovanile. Ha anche richiamato l’identità e il ruolo del Consiglio locale, elemento strategico per la vita dei gruppi, sottolineando lo spirito di comunione e di servizio che deve animare i soci che si rendono disponibili per questo incarico. La celebrazione eucaristica, presieduta da don Pierluigi Cameroni, è stata un forte momento di rendimento di grazie per la vita dell’Associazione e insieme la richiesta di grazia per il futuro. Al termine dell’Eucaristia è stato presentato il primo Consiglio Ispettoriale dell’ADMA del Meridione: Michela Fares, Presidente Ispettoriale; Elisa Giannone, rappresentante Campania – Basilicata; Nadia Romano, rappresentante Calabria; Concetta Picoco, rappresentante Puglia. Testimonianza di santità salesiana Tra le preghiere della Beata Maria Romero Meneses (1902-1977), Figlia di Maria Ausiliatrice, troviamo: “Mio Dio, cambia il mio cuore, fallo nuovo, ma lasciami il ricordo della mia fragilità e miseria, per conservarmi umile e meritare nuovi doni dalla tua misericordia… Concedimi, o Dio, la grazia di poter consolare quanti incontrerò sul cammino del calvario… Concedimi, o Dio, di essere espressione della Tua bontà e misericordia”. 7 Venerabilità di Mons. Stefano Ferrando Il 3 marzo 2016 Papa Francesco ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il decreto riguardante le virtù eroiche del Servo di Dio Stefano Ferrando, della Società Salesiana di San Giovanni Bosco, già Vescovo di Shillong, Fondatore della Congregazione delle Suore Missionarie di Maria Ausiliatrice dei Cristiani. Stefano Ferrando, nato a Rossiglione (provincia di Genova e diocesi di Acqui Terme) il 28 settembre 1895, frequentò le scuole dai salesiani, prima a Fossano e poi a Torino, rimanendo affascinato dalla vita di Don Bosco. Interruppe forzatamente gli studi allo scoppio della prima guerra mondiale, alla quale partecipò come ufficiale, guadagnandosi una medaglia d’argento. Dopo l’ordinazione sacerdotale, nel 1923, partì per le missioni salesiane del Nord Est dell’India, dove divenne uno dei grandi pionieri dell’epopea missionaria salesiana in quella vasta regione. Nel 1934 viene nominato da Pio XI vescovo della Diocesi di Krishnagar, ma dopo appena un anno, è trasferito alla sede di Shillong, che diventerà per 35 anni il centro di tutta la sua feconda azione apostolica ed evangelizzatrice. Il suo apostolato è caratterizzato dallo stile salesiano: gioia, semplicità e contatto diretto con la gente. La sua umiltà, semplicità, l'amore per i poveri spingono molti a convertirsi e a richiedere il Battesimo. Ricostruisce la grande Cattedrale e il complesso missionario. Diffonde la devozione a Maria Ausiliatrice e a Don Bosco. Vuole che gli indiani siano i primi evangelizzatori della loro terra. Da un gruppo di catechiste indiane fonda le Suore Missionarie di Maria Aiuto dei Cristiani (MSMHC) aggregate alla Famiglia Salesiana il 27 giugno 1986. Il 26 giugno 1969, dopo aver preso parte ai lavori del Concilio, rassegna le dimissioni dalla propria Diocesi. Aveva trovato in Assam 4000 cattolici, ne lasciava 500.000. In Italia il vecchio vescovo missionario si ritira nella casa salesiana di Quarto (Genova), dove muore il 20 giugno 1978. Intenzione missionaria Perché i nostri oratori e centri giovanili in Africa e Madagascar siano un vero fronte missionario e di prima evangelizzazione