Un sistematico annuncio di salvezza: la dottrina di

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Un sistematico annuncio di salvezza: la dottrina di
Unsistematicoannunciodisalvezza:
ladottrinadiEpicuro
Emidio Spinelli – “Sapienza”-Università di Roma – Macerata, 7 marzo 2017
T1. Sesto Empirico, Contro i fisici (M X), II 18-19 (tr. F. Verde, di prossima pubblicazione)
10.18 o( me\n ga\r ei¹pw¯n:
hÃtoi me\n prw¯tista xa/oj ge/net', au)ta\r eÃpeita
gaiÍ' eu)ru/sternoj, pa/ntwn eÀdoj,
e)c au(tou= peritre/petai: e)rome/nou ga/r tinoj
au)to/n, e)k ti¿noj ge/gone to\ xa/oj, ou)x eÀcei
le/gein. kaiì tou=to/ fasin eÃnioi aiãtion gegone/nai
¹Epikou/r% th=j e)piì to\ filosofeiÍn o(rmh=j. 10.19
komidv= ga\r meiraki¿skoj wÔn hÃreto to\n
e)panaginw¯skonta au)t%½ grammatisth/n: "hÃtoi
me\n prw¯tista xa/oj ge/net'", e)k ti¿noj to\ xa/oj
e)ge/neto, eiãper prw½ton e)ge/neto. tou/tou de\
ei¹po/ntoj mh\ e(autou= eÃrgon eiånai ta\ toiau=ta
dida/skein, a)lla\ tw½n kaloume/nwn filoso/fwn,
toi¿nun, eÃfhsen o( ¹Epi¿kouroj, e)p' e)kei¿nouj moi
badiste/on e)sti¿n, eiãper au)toiì th\n tw½n oÃntwn
a)lh/qeian iãsasin.
[18]Delresto,coluichedisse:
dunqueilCaosnacqueperprimo,poiinseguito
laterra,dall’ampiopetto,fondamentodituttelecose
[Esiodo,Teogonia,116-7]
si contraddice: infatti, qualora gli si domandasse, da che
cosaènatoilCaos,costuinonsapràchecosadire.Ealcuni
diconochequestafulacausaperlaqualeEpicuroiniziòa
filosofare.
[19] Quando era ancora fanciullo, infatti, chiese al suo
maestro di grammatica, che stava leggendo: «Dunque il
Caosnacqueperprimo»,dachecosafossenatoilCaos,se
in realtà fosse nato per primo. Dal momento che il
maestro gli disse che non era suo compito insegnare tali
cose,maeracompitodicolorochesonochiamatifilosofi,
allora Epicuro disse: “è necessario che io mi rechi da
costoro,sedavveroessiconosconolaveritàdellecoseche
sono”.
T2. Diogene Laerzio X 29-31 (tr. M. Gigante, leggermente modificata)
10.29 ἀρκτέον δὴ ἀπὸ τῆς πρώτης, ὀλίγα προειπόντα
περὶ τῆς διαιρέσεως τῆς κατ' αὐτὸν φιλοσοφίας.
Διαιρεῖται τοίνυν εἰς τρία, τό τε κανονικὸν καὶ φυσικὸν
καὶ ἠθικόν.
10.30 τὸ μὲν οὖν κανονικὸν ἐφόδους ἐπὶ τὴν
πραγματείαν ἔχει, καὶ ἔστιν ἐν ἑνὶ τῷ
ἐπιγραφομένῳ Κανών˙ τὸ δὲ φυσικὸν τὴν περὶ
φύσεως θεωρίαν πᾶσαν, καὶ ἔστιν ἐν ταῖς Περὶ
φύσεως βίβλοις ἑπτὰ καὶ τριάκοντα καὶ ταῖς
ἐπιστολαῖς κατὰ στοιχεῖον˙ τὸ δὲ ἠθικὸν τὰ περὶ
αἱρέσεως καὶ φυγῆς˙ ἔστι δὲ καὶ ἐν ταῖς Περὶ βίων
βίβλοις καὶ ἐπιστολαῖς καὶ τῷ Περὶ τέλους.
εἰώθασι μέντοι τὸ κανονικὸν ὁμοῦ τῷ φυσικῷ
τάττειν˙ καλοῦσι δ' αὐτὸ περὶ κριτηρίου καὶ ἀρχῆς,
καὶ στοιχειωτικόν˙ τὸ δὲ φυσικὸν περὶ γενέσεως
καὶ φθορᾶς, καὶ περὶ φύσεως˙ τὸ δὲ ἠθικὸν περὶ
αἱρετῶν καὶ φευκτῶν καὶ περὶ βίων καὶ τέλους.
10.31 Th\n dialektikh\n (fg. 36 Us.Ÿ w¨j
pare/lkousan a)podokima/zousin: a)rkeiÍn ga\r
tou\j
fusikou\j
xwreiÍn
kata\
tou\j
tw½n
pragma/twn fqo/ggouj. e)n toi¿nun t%½ Kano/ni
le/gwn e)stiìn o(
¹Epi¿kouroj (fg. 35 Us.Ÿ
krith/ria th=j a)lhqei¿aj eiånai ta\j ai¹sqh/seij kaiì
prolh/yeij kaiì ta\ pa/qh, oi¸ d' ¹Epikou/reioi kaiì
ta\j fantastika\j e)pibola\j th=j dianoi¿aj: le/gei
de\ kaiì e)n tv= pro\j ¸Hro/doton e)pitomv= kaiì e)n
taiÍj Kuri¿aij do/caij.
[29]Ènecessariochecominciamodallaprima,dopo
unabrevepremessasulladivisionecheeglifadella
filosofia.
[30]Essasidivide,dunque,intreparti,lacanonica,
lafisica,el'etica.Essasidividedunqueintreparti:
la canonica, la fisica, l’etica. La canonica costituisce
come l'introduzione a tutto il complesso della
dottrina, ed è contenuta solo nell'opera che si
intitola Canone. La fisica riguarda tutta la scienza
della natura, ed è esposta nei trentasette libri
dell'opera Sulla natura e in forma di compendio
nelle lettere. L’etica concerne quel che riguarda ciò
che si deve eleggere e fuggire; è esposta nei libri
dell'operaSuigeneridivita,nellelettereenell’opera
Sul fine. Gli epicurei usano unire la canonica e la
fisicachiamandolalascienzadelcriterioedelprimo
principio, e degli elementi; la fisica la dicono la
scienzadellagenerazioneedelladistruzione,edella
distruzione,edellanatura;l’eticaladisciplinadiciò
che è da eleggersi e da fuggirsi, dei generi di vita e
delfine.
[31] Rigettano la dialettica come superflua, ché i
fisicidevonolimitarsiadadottareitermininaturali
delle cose. Nel Canone Epicuro afferma che i criteri
della verità sono le sensazioni, le anticipazioni e le
affezioni a cui gli Epicurei aggiungono le
apprensioni dirette della rappresentazione del
pensiero. Queste affermazioni ricorrono anche
nell'EpitomeadErodotoenelleMassimeCapitali.
1
T3.Epicuro,MassimeCapitali,11-12(trad.G.Arrighetti)
11 Ei¹ mhqe\n h(ma=j ai¸ tw½n metew¯rwn
u(poyi¿ai h)nw¯xloun kaiì ai¸ periì qana/tou,
mh/pote pro\j h(ma=j vÅ ti, eÃti te to\ mh\
katanoeiÍn tou\j oÀrouj tw½n a)lghdo/nwn kaiì
tw½n e)piqumiw½n, ou)k aÄn prosedeo/meqa
fusiologi¿aj.
12 Ou)k hÅn to\ fobou/menon lu/ein u(pe\r tw½n
kuriwta/twn mh\ kateido/ta ti¿j h( tou=
su/mpantoj fu/sij, a)ll' u(popteu/onta/ ti
tw½n kata\ tou\j mu/qouj: wÐste ou)k hÅn aÃneu
fusiologi¿aj
a)kerai¿ouj
ta\j
h(dona\j
a)polamba/nein.
11. Se non ci turbasse la paura delle cose celesti e
della morte, nel timore che esse abbiano qualche
importanza per noi, e l'ignoranza dei limiti dei
dolori e dei desideri, non avremmo bisogno della
scienza della natura.
12. Non era possibile dissolvere i timori riguardo
a ciò che è più importante ignorando che cosa
fosse la natura dell'universo ma vivendo in
sospettoso timore per i miti. Così non era
possibile senza lo studio della natura avere pure
gioie.
T4. Epicuro, Epistola a Pitocle, 85-87 (tr. M. Gigante)
[85] Πρῶτον µὲν οὖν µὴ ἄλλο τι τέλος ἐκ τῆς
περὶ µετεώρων γνώσεως εἴτε κατὰ συναφὴν
λεγοµένων εἴτε αὐτοτελῶς νοµίζειν εἶναι ἤπερ
ἀταραξίαν καὶ πίστιν βέβαιον, καθάπερ καὶ
ἐπὶ τῶν λοιπῶν.
[86] µήτε τὸ ἀδύνατον καὶ παραβιάζεσθαι
µήτε ὁµοίαν κατὰ πάντα τὴν θεωρίαν ἔχειν ἢ
τοῖς περὶ βίων λόγοις ἢ τοῖς κατὰ τὴν τῶν
ἄλλων φυσικῶν προβληµάτων κάθαρσιν, οἷον
ὅτι τὸ πᾶν σώµατα καὶ ἀναφὴς φύσις ἐστίν, ἢ
ὅτι ἄτοµα τὰ στοιχεῖα, καὶ πάντα τὰ τοιαῦτα
ὅσα µοναχὴν ἔχει τοῖς φαινοµένοις
συµφωνίαν˙ ὅπερ ἐπὶ τῶν µετεώρων οὐχ
ὑπάρχει, ἀλλὰ ταῦτά γε πλεοναχὴν ἔχει καὶ
τῆς γενέσεως αἰτίαν καὶ τῆς οὐσίας ταῖς
αἰσθήσεσι σύµφωνον κατηγορίαν. Οὐ γὰρ
κατὰ ἀξιώµατα κενὰ καὶ νοµοθεσίας
φυσιολογητέον, ἀλλ' ὡς τὰ φαινόµενα
ἐκκαλεῖται˙ [87] οὐ γὰρ ἤδη ἀλογίας καὶ
κενῆς δόξης ὁ βίος ἡµῶν ἔχει χρείαν, ἀλλὰ
τοῦ ἀθορύβως ἡµᾶς ζῆν. πάντα µὲν οὖν
γίνεται ἀσείστως κατὰ πάντων κατὰ
πλεοναχὸν
τρόπον
ἐκκαθαιροµένων,
συµφώνως τοῖς φαινοµένοις, ὅταν τις τὸ
πιθανολογούµενον ὑπὲρ αὐτῶν δεόντως
καταλίπῃ˙ ὅταν δέ τις τὸ µὲν ἀπολίπῃ τὸ δὲ
ἐκβάλῃ ὁµοίως σύµφωνον ὂν τῷ φαινοµένῳ,
δῆλον ὅτι καὶ ἐκ παντὸς ἐκπίπτει
φυσιολογήµατος ἐπὶ δὲ τὸν µῦθον καταρρεῖ.
[85]Anzituttobisognacrederecheilfinechesi
ricava dalla conoscenza dei fenomeni celesti -
sia considerati in relazione tra di loro sia
autonomamente-nonèaltrosenonl'atarassia
e la salda fiducia, così come anche dalle altre
indagini
[86] Né bisogna far violenza all'impossibile né
adottareintuttoepertuttolostessometododi
ricerca che applichiamo nelle trattazioni sui
modi di vita o in quelle per la soluzione degli
altriproblemifisici,comeperesempio«iltutto
consiste di corpi e di natura intangibile»
oppure «gli elementi sono indivisibili» e simili
proposizioni, che comportano un'unica
soluzionechesiaccordaconifenomeni.Questa
nonsipuòapplicareaifenomenicelesti,iquali
ammettonononsolomolteplicicausedellaloro
formazione, ma anche una molteplice
determinazione della loro essenza che
s'accorda con le sensazioni. Non bisogna
indagare sulla natura secondo assiomi vani e
leggi convenzionali, ma secondo che esigono i
singolifenomeni.[87]Lanostravitanonhagià
bisognod'irrazionalitàedivaneopinioni,bensì
chenoiviviamosenzatumultointeriore.Tutto
dunqueavvienesenzasconvolgimentodisorta,
se tutto è spiegato nella molteplicità delle sue
cause,inaccordoconifenomeni,eselasciamo
sussistere, come dobbiamo, delle spiegazioni
plausibilisulloroconto.Maseunalalasciamo
sussistere ed un'altra che ugualmente
s'accorda col fenomeno la rigettiamo, allora è
chiaro che scadiamo da ogni ricerca
naturalisticaepiombiamonelmito.
2
T5.Epicuro,EpistolaaMeneceo,122-123(trad.G.Arrighetti)
¹Epi¿kouroj MenoikeiÍ xai¿rein.
122
Mh/te
ne/oj
tij
wÔn
melle/tw
filosofeiÍn, mh/te ge/rwn u(pa/rxwn kopia/tw
filosofw½n. ouÃte ga\r aÃwroj ou)dei¿j e)stin
ouÃte pa/rwroj pro\j to\ kata\ yuxh\n
u(giaiÍnon. o( de\ le/gwn hÄ mh/pw tou=
filosofeiÍn
u(pa/rxein
wÐran
hÄ
parelhluqe/nai th\n wÐran, oÀmoio/j e)stin t%½
le/gonti pro\j eu)daimoni¿an hÄ mh\ pareiÍnai
th\n
wÐran
hÄ
mhke/ti
eiånai.
wÐste
filosofhte/on kaiì ne/% kaiì ge/ronti, t%½
me\n oÀpwj ghra/skwn nea/zv toiÍj a)gaqoiÍj
dia\ th\n xa/rin tw½n gegono/twn, t%½ de\ oÀpwj
ne/oj aÀma kaiì palaio\j vÅ dia\ th\n a)fobi¿an
tw½n mello/ntwn: meleta=n ouÅn xrh\ ta\
poiou=nta th\n eu)daimoni¿an, eiãper parou/shj
me\n au)th=j pa/nta eÃxomen, a)pou/shj de\
pa/nta pra/ttomen ei¹j to\ tau/thn eÃxein. 123
áA de/ soi sunexw½j parh/ggellon, tau=ta
kaiì pra=tte kaiì mele/ta, stoixeiÍa tou=
kalw½j zh=n tau=t' eiånai dialamba/nwn.
Prw½ton me\n to\n qeo\n z%½on aÃfqarton kaiì
maka/rion nomi¿zwn, w¨j h( koinh\ tou= qeou=
no/hsij
u(pegra/fh,
mhqe\n
mh/te
th=j
a)fqarsi¿aj
a)llo/trion
mh/te
th=j
makario/thtoj a)noi¿keion au)t%½ pro/sapte:
Epicuro a Meneceo salute.
Né il giovane indugi a filosofare né il vecchio di
filosofare sia stanco. Non si è né troppo giovani
né troppo vecchi per la salute dell'anima. Chi dice
che non è ancora giunta l'età di filosofare, o che
l'età è già passata, è simile a chi dice che per la
felicità non è ancora giunta o è già passata l'età.
Cosicché filosofare deve e il giovane e il vecchio:
questi perché invecchiando sia giovane di beni per
il grato ricordo del passato, quegli perché sia a un
tempo giovane e maturo per l'impavidità nei
confronti dell'avvenire. Meditare bisogna su ciò
che procura la felicità, poiché invero se essa c'è
abbiamo tutto, se essa non c'è facciamo tutto per
possederla.
Le cose che ti ho sempre raccomandato mettile in
pratica e meditale reputandole i principi
fondamentali necessari a una vita felice. Per prima
cosa considera la divinità come un essere
indistruttibile e beato, secondo quanto suggerisce
la comune nozione del divino, e non attribuire ad
essa niente che sia estraneo all'immortalità o
discorde dalla beatitudine; […]
T6.Epicuro,MassimeCapitali,1-4;18-19;29;27-28(trad.G.Arrighetti)
1 To\ maka/rion kaiì aÃfqarton ouÃte au)to\
1. L'essere beato e immortale non ha né
pra/gmata eÃxei ouÃte aÃll% pare/xei: wÐste
procura agli altri affanni; così non è soggetto
ouÃte o)rgaiÍj ouÃte xa/risi sune/xetai: e)n
né all'ira né alla benevolenza. Queste cose
a)sqeneiÍ ga\r pa=n to\ toiou=ton. (e)n aÃlloij
infatti sono proprie dell'essere debole. (In
de/ fhsi tou\j qeou\j lo/g% qewrhtou/j, ouÁj
altre opere dice che gli dei sono conoscibili
me\n kat' a)riqmo/n u(festw½taj, ouÁj de\ kata\
solo con la mente; alcuni sussistono nella
o(moei¿deian, e)k th=j sunexou=j e)pirru/sewj
individualità materiale, altri nella somiglianza
tw½n
o(moi¿wn
ei¹dw¯lwn
e)piì to\ au)to\
di forma, prodotti dal continuo flusso di
a)potetelesme/nwn, a)nqrwpoeideiÍj.Ÿ
simulacri simili volti a costruire lo stesso
2 ¸O qa/natoj ou)de\n pro\j h(ma=j: to\ ga\r
dialuqe\n a)naisqhteiÍ, to\ d' a)naisqhtou=n
oggetto; che sono antropomorfi)
ou)de\n pro\j h(ma=j.
2. Nulla è per noi la morte; perché ciò che è
3 àOroj tou= mege/qouj tw½n h(donw½n h(
dissolto è insensibile, e ciò che è insensibile
panto\j tou= a)lgou=ntoj u(pecai¿resij. oÀpou
non è niente per noi.
d' aÄn to\ h(do/menon e)nv=, kaq' oÁn aÄn xro/non
3. Il limite in grandezza dei piaceri è la
vÅ, ou)k eÃsti to\ a)lgou=n hÄ lupou/menon hÄ to\
detrazione di ogni dolore. E dovunque è
sunamfo/teron.
piacere, e per tutto il tempo che persiste non
4 Ou) xroni¿zei to\ a)lgou=n sunexw½j e)n tv=
c'è né dolore fisico né spirituale né ambedue.
sarki¿, a)lla\ to\ me\n aÃkron to\n e)la/xiston
4. Non dura ininterrottamente il dolore della
xro/non pa/resti, to\ de\ mo/non u(perteiÍnon
carne, ma il massimo rimane il minimo
to\ h(do/menon kata\ sa/rka ou) polla\j
h(me/raj sumbai¿nei: ai¸ de\ poluxro/nioi tw½n
tempo, e quello che appena supera il piacere
a)rrwstiw½n pleona/zon eÃxousi to\ h(do/menon
della carne non dura molti giorni; anzi le
e)n tv= sarkiì hÃper to\ a)lgou=n.
lunghe malattie danno alla carne più piacere
che dolore.
3
18 Ou)k e)pau/cetai e)n tv= sarkiì h( h(donh/,
e)peida\n aÀpac to\ kat' eÃndeian a)lgou=n
e)caireqv=, a)lla\ mo/non poiki¿lletai. th=j de\
dianoi¿aj to\ pe/raj to\ kata\ th\n h(donh\n
a)pege/nnhsen
hÀ
te
tou/twn
au)tw½n
e)klo/gisij kaiì tw½n o(mogenw½n tou/toij, oÀsa
tou\j megi¿stouj fo/bouj pareskeu/aze tv=
dianoi¿#.
19 ¸O aÃpeiroj xro/noj iãshn eÃxei th\n
h(donh\n kaiì o( peperasme/noj, e)a/n tij
au)th=j
ta\
pe/rata
katametrh/sv
t%½
logism%½.
18. Non aumenta il piacere nella carne una volta
sia tolto il dolore per ciò che ci mancava, ma solo
si varia. Il limite (posto da parte) dello spirito
riguardo ai piaceri proviene da una accurata
considerazione di questi stessi e di ciò che ad essi
è simile, tutte cose che recano allo spirito le più
grandi paure.
19. L'infinito tempo e il finito hanno egual
quantità di piacere, ove si misurino i limiti di esso
con la ragione.
29 Tw½n e)piqumiw½n ai¸ me/n ei¹si fusikaiì kaiì
<a)nagkaiÍai, ai¸ de\ fusikaiì kaiì> ou)k
a)nagkaiÍai, ai¸ de\ ouÃte fusikaiì ouÃte
a)nagkaiÍai, a)lla\ para\ kenh\n do/can
gino/menai.
fusika\j
kaiì
a)nagkai¿aj
h(geiÍtai o(
¹Epi¿kouroj ta\j a)lghdo/noj
a)poluou/saj,
w¨j
poto\n
e)piì
di¿youj:
fusika\j de\ ou)k a)nagkai¿aj de\ ta\j
poikillou/saj mo/non th\n h(donh/n, mh\
u(pecairoume/naj
de\
to\n
aÃlghma,
w¨j
polutelh= siti¿a: ouÃte de\ fusika\j ouÃte
a)nagkai¿aj, w¨j stefa/nouj kaiì a)ndria/ntwn
a)naqe/seijŸ.
29. Dei desideri alcuni sono naturali e
necessari, altri naturali ma non necessari, altri
poi né naturali né necessari, ma nascono da
vana opinione. (Epicuro considera naturali e
necessari quei desideri che ci liberano dai
dolori del corpo, come bere quando si ha sete;
naturali ma non necessari quelli che non
sottraggono il dolore del corpo, ma solo
variano il piacere, come i cibi opulenti; né
naturali né necessari quelli come il desiderio
di corone o di statue in proprio onore).
27 âWn h( sofi¿a paraskeua/zetai ei¹j th\n
tou=
oÀlou
bi¿ou
makario/thta
polu\
me/gisto/n e)stin h( th=j fili¿aj kth=sij.
28 ¸H au)th\ gnw¯mh qarreiÍn te e)poi¿hsen
u(pe\r tou= mhqe\n ai¹w¯nion eiånai deino\n mhde\
poluxro/nion kaiì th\n e)n au)toiÍj toiÍj
w¨risme/noij a)sfa/leian fili¿aj ma/lista
kateiÍde sunteloume/nhn.
27. Di tutti quei beni che la saggezza procura per
la completa felicità della vita il più grande di tutti
è l'acquisto dell'amicizia.
28. La medesima persuasione che ci rassicura che
nessun male è eterno o durevole, ci fa anche
persuasi che in questo breve periodo della vita
esiste la sicurezza dell'amicizia.
-Traduzioniutilizzate:
-DiogeneLaerzio.Vitedeifilosofi,acuradiM.Gigante,Laterza,Roma-Bari1976,2voll.
-Epicuro.Opere,acuradiG.Arrighetti,Einaudi,Torino19732
-SestoEmpirico.Opere,acuradiE.Spinelli,conlacollaborazionediF.Verde,Milano,Bompiani2016
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