Trascrizione del dibattito 1 Bruno Tabacci Io credo che ci si può

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Trascrizione del dibattito 1 Bruno Tabacci Io credo che ci si può
Bruno Tabacci
Io credo che ci si può riconoscere nelle parole molto sagge del Ministro Amato. Ringrazio
Pagnoncelli dell’invito e credo che questa operazione di realismo sia utile, non solo a voi
che fate ricerche, ma credo anche ai giornali, che queste ricerche le pubblicano, e alla
Politica, che spesso di queste indagini fa un uso non sempre corretto.
Ora, sul fatto che la ricerca sia importante, mi pare che sia un dato consolidato: al di là
delle vicende elettorali, si continuano a sfornare risultati su indagini che vengono
compiute. Quindi vuol dire che lo strumento ha ormai trovato una sua forza.
Ovviamente l’importanza della ricerca è legata al fatto che ognuno di noi vorrebbe
conoscere meglio se stesso e il Paese in cui abita.
E’ chiaro che ci sono molti margini di errore: questo voi lo insegnate. Avere prodotto quel
decalogo è molto importante, forse bisognerà affinare anche le tecniche di rilevazione (un
campione non sufficientemente rappresentativo pone dei problemi) e poi possono esserci
errori di rilevazione. E’ importante stabilire come si interpreta l’esito di una rilevazione, il
campione stesso può variare nel tempo e qui sorge il problema di un approccio tempestivo
alle modifiche di un campione; infine vi possono essere errori di calcolo o l’applicazione di
metodologie statistiche non puntuali.
Questi sono elementi che hanno una loro forza e credo, come ha detto il Ministro, che nel
nostro Paese ci sia una professionalità rilevante in questo campo che io ho sempre
rispettato, anche se non ho mai creduto alla infallibilità dei sondaggi.
Anzi, penso che questo tema sia quello che nel passaggio dalla prima alla seconda
Repubblica ha influenzato un po’ l’idea che la politica si potesse costruire fondandola sui
sondaggi.
Questo è un paese nel quale il taglio delle spese si riferisce alle spese degli altri.
L’evasione fiscale è l’evasione fiscale degli altri, le grandi opere si devono fare a casa degli
altri: è un paese nel quale vengono esaltati i propri diritti e ovviamente i doveri vengono
posti a carico degli altri.
Allora, quando si tratta di fare una rilevazione di tipo elettorale è un conto e su questo poi
potrei anche tornare, anche se mi pare che le parole del ministro Amato siano state
esaurienti.
Per quel che riguarda invece il sondaggio politico riferito ai temi politici che si trattano
quotidianamente, è evidente che il circuito perverso che origina da un sondaggio
disinformato, se la politica si fonda sulla traduzione concreta in atti legislativi o in atti
normativi di un sondaggio disinformato, influenza negativamente le scelte che un Paese
compie. Vogliamo scendere nel concreto?
Ho fatto l’esempio delle caratteristiche del nostro paese: vogliamo parlare di energia?
Se dovessimo rileggere tutta la storia del percorso referendario sul nucleare, che cosa
dovremmo dire? Che questo è un paese che dovrebbe un po’ vergognarsi su questa
specifica questione! E’ chiaro che in quel caso si è trattato di un’operazione di assoluta
disinformazione, perché non è stato chiesto se l’Italia voleva o no l’energia nucleare, quali
erano le conseguenze del dire di no all’energia nucleare. Si sono usate modalità con cui si
finisce per influenzare la decisione del cittadino che è fondata sulla totale disinformazione.
La storia è di tutta evidenza: noi da quel momento abbiamo iniziato a consumare l’energia
nucleare prodotta dai Francesi, quindi è chiaro che si trattava di una contraddizione
intollerabile, non solo perché fatta da centrali che erano a ridosso delle Alpi, ma anche
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perché in sé incideva sul principio, come se ci fosse una sorta di opzione sul nucleare
diretta a farne a meno, ma sulla base di una assunzione di responsabilità.
Allora è chiaro che si possono fare indagini sugli orientamenti dei cittadini: serve una
riforma previdenziale? Come possiamo impostare un problema di questa natura? A chi
rivolgiamo la domanda? A quelli che sono in pensione o a quelli che ci devono andare? E la
questione riguarda che cosa? La compatibilità finanziaria o di utilizzo della pensione come
una sorta di integrazione in termini di stato sociale?
Questo comporta tutta una serie di riflessioni complesse sulla natura delle ricerche a scopo
politico. Certo, anche a me piace conoscere quale può essere l’idea dei miei concittadini
sui temi più diversi, però non credo che la politica possa limitarsi a fare questo, perché
diversamente basterebbe, invece di scegliere dei politici che ci guidano, incaricare
qualcuno che interpreta il sondaggio e poi prende le decisioni conseguenti.
Ma se la politica deve servire a dare delle risposte di prospettiva, è evidente che il
conoscere le opinioni anche a rischio di mettere a repentaglio il consenso, può indurre ad
andare in una direzione opposta rispetto alle opinioni che vengono manifestate.
Questo è il compito della politica: usare i sondaggi per informarsi e non necessariamente
per andare nella direzione data. Sul tema del sondaggio politico e quindi del sondaggio
elettorale, le cose sono diventate più complicate perché noi siamo passati da un sistema
che era rigidamente proporzionale ad un sistema con il quale, attraverso una sorta di
manovra surrettizia, abbiamo finito per eleggere direttamente il Capo del Governo: questo
è quello che è accaduto negli ultimi passaggi. Cosa che personalmente mi lascia del tutto
non convinto o comunque perplesso perché sono legato ad un sistema di tipo
parlamentare. Però va da sé che una proiezione elettorale che riguarda singoli partiti che
eleggono le rappresentanze su un metodo proporzionale può anche avere un margine di
errore che non si rileva sul risultato finale. Se invece il risultato finale è sul filo di lana, è
chiaro che determina una serie di conseguenze, per cui chi ha vinto di poco, com’è stato
detto prima, è contento, ma ha una notte difficile!
Io penso che sia meglio rimanere sui meccanismi manuali, credo che abbia ragione e che
abbia assunto una posizione prudente il Ministro. Per quel che riguarda le vicende
personali, a me è capitato per la prima volta nel ’68 di andare in un seggio elettorale a
fare il rappresentante di lista e posso assicurare che in quei seggi elettorali gli scontri,
anche fra scrutatori, erano forti.
C’era un controllo importante che poteva anche non impedire che qualcuno si armasse di
una mina di matita sotto l’unghia e magari, arpionando una scheda bianca, fosse in grado
di segnarla furtivamente e poi di richiamare l’attenzione dicendo che quella era una scheda
votata!
Però è chiaro che immaginare di organizzare un broglio complessivo con questa tecnica è
molto complicato! Teniamo poi conto che quegli scrutatori e quei rappresentanti di lista
erano forgiati nella Repubblica dei partiti, ora spesso sono delle persone pagate che vanno
lì, non certo per fare un servizio, ma per prendere qualcosa. E l’idea che si mettano pure a
organizzare la matita sotto l’unghia la vedo improbabile!
Credo, pur senza impedire tutte le tecnologie che ci accompagneranno nel futuro, che il
voto dato manualmente sia più tranquillizzante. Quindi, quello che viene fuori da questa
vicenda è che ci deve essere un recupero di serenità.
Voi certamente dovete fare tutti gli approfondimenti del caso, anche se la mia impressione
è che, ciò che può essere stato, è un orientamento diverso degli elettori, non
necessariamente uno scostamento di voto dovuto alla mina delle matite, perché mi pare
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che questo sia un terreno sul quale è molto difficile procedere, posto che, come è stato qui
autorevolmente spiegato, il problema del conteggio dei voti non è stato di natura
elettronica, ma ancora di natura tradizionale, quindi quello che è stato richiamato come un
potenziale broglio non aveva probabilmente gli strumenti per consumarsi.
Questo mi pare essere il modo con il quale si chiudono queste vicende e se aprono altre:
non è che il futuro non avrà più bisogno di sondaggi, tant’è che voi avete continuato a
“sfornarli” e noi abbiamo continuato ad interpretarli. Anzi, tutte le volte che esce un
sondaggio, c’è un’attenzione certamente molto certosina per vedere dove ci sono
spostamenti, orientamenti, per captarne qualche giudizio.
Io credo che un buon politico debba guardarli con l’attenzione del caso, ma che debba
anche trovare il modo di mostrare il distacco necessario, perché chi si fa influenzare
troppo dai sondaggi ha poi difficoltà a trovare la linea dell’interesse generale. E la politica
ha una sua ragione di essere se trova il punto di equilibrio dell’interesse generale.
Diversamente è un portatore di interessi particolari e, come tale, non evidenzia quel
richiamo che ognuno di noi dovrebbe dare a questa attività così importante.
Mi fermo qui.
Ringrazio Pagnoncelli e la vostra Associazione e non mi resta che formularvi gli auguri,
non solo di andare in profondità sul decalogo che qui avete indicato, ma anche di mettere
a punto delle tecniche che vi consentano di ottenere dei risultati ancora più brillanti,
riconoscendo però che il lavoro che avete fatto in questi anni è stato certo un lavoro di
grande importanza.
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