Autorità di Bacino del Fiume Arno
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Autorità di Bacino del Fiume Arno
Autorità di Bacino del Fiume Arno Rassegna stampa di mercoledì 4 novembre 2015 ID Data Quotidiani Categoria Ambito Titolo articolo 17 4-nov-15 La Nazione Rischio Idraulico Firenze Nardella. “Non bastano gli interventi fatti a evitare un'altra alluvione” 21 4-nov-15 Corriere della Sera Cronaca Firenze Sessantasei voci dall'Alluvione 21 4-nov-15 La Nazione Cronaca Firenze Papa. Tombini sigillati e tiratori scelti sui tetti 16 4-nov-15 La Repubblica Infrastrutture Firenze Alta velocità, in Toscana la stazione per il centro Italia Adinolfi Gerardo 11 4-nov-15 La Repubblica Politica Firenze Niente Tasi e mini Irpef: in tasca ai fiorentini un tesoretto di 79 milioni Vanni Massimo 11 4-nov-15 La Nazione Politica Firenze La bacchettata dell'Unesco a Firenze: “Non ci avete neanche informato” Tabegna Laura 11 4-nov-15 La Repubblica Politica Firenze Presidenza del Tribunale: una corsa tutta rosa Mugnaini Massimo 2 4-nov-15 La Nazione Urbanistica Firenze Quattro ipotesi sulla Moschea. E c'è anche chi offre il proprio terreno Plastina Manuela 4 4-nov-15 La Nazione Risorse Idriche Firenze “Attenzione ad autoclavi, vecchi depositi e tubazioni” 11 4-nov-15 Corriere della Sera Politica Toscana Cinque ragioni per il sì 1 4-nov-15 La Nazione Dissesto Sesto F. La collina si sbriciola sempre di più, colpa dell'abbandono dei campi 16 4-nov-15 Il Tirreno Infrastrutture Empoli Sfuriata di Rossi sulla 429bis: ora basta ritardi 11 4-nov-15 La Nazione Politica Il premier richiama la minoranza: “Siamo un partito, serve disciplina” 11 4-nov-15 La Repubblica Politica Scontro sulla manovra. Renzi a Bankitalia: “Giusto togliere l'Imu” 11 4-nov-15 Corriere della Sera Politica Il distacco tra Chiamparino e il leader: con Matteo non riesco più a parlare 11 4-nov-15 Corriere della Sera Politica E Caldoro promuove la manovra 11 4-nov-15 Corriere della Sera Politica Renzi: un decreto per i conti delle Regioni 11 4-nov-15 Il Sole 24 Ore Politica Regioni, maxi-spesa da 153 miliardi 11 4-nov-15 Il Sole 24 Ore Politica Il calcolo politico di Renzi di punire le Regioni e premiare i sindaci Palmerini Lina 11 4-nov-15 Il Sole 24 Ore Politica Patto di stabilità 2015: pronto decreto sblocca-investimenti Frontera Massimo 11 4-nov-15 La Repubblica Politica Berlusconi: “Non andrò a Bologna” 11 4-nov-15 Corriere della Sera Politica Berlusconi vuole sfilarsi. Tensioni tra Lega e Fi sulla piazza di Bologna Giornalista Bonciani Mauro Moschella Duccio Morv. Mazzeo Antonio Calamassi Franco Colombo Ettore Maria Casadio Giovanna Imarisio Marco Trocino Alessandro Guerzoni Monica Trovati Gianni L. C. Di Caro Paola Autorità di Bacino Fiume Arno - Pagina 1 04/11/2015 11 4-nov-15 La Repubblica Politica Italicum. Grillo: “Hai paura”. Renzi: “Fai ridere” Cuzzocrea Annalisa 11 4-nov-15 Corriere della Sera Politica Grillo alleato di Renzi a difesa dell'Italicum Verderami Francesco 11 4-nov-15 Corriere della Sera Politica Vita in Parlamento: i conti dei 5 Stelle Benedetto Renato 11 4-nov-15 Corriere della Sera Politica I nemici di una Chiesa forte Franco Massimo 11 4-nov-15 La Repubblica Politica Roma Marino: “Premier-killer per prendersi Roma”. Ecco le prime condanne Buzzanca Silvio 11 4-nov-15 Corriere della Sera Politica Roma A Gabrielli più poteri per il Giubileo Menicucci Ernesto Autorità di Bacino Fiume Arno - Pagina 2 04/11/2015 «Non bastano gli m * terventi* fatti a evitare un ' altra alluvione » GLI INTERVENTI realizzati nei quarantanove anni passati dall'alluvione di Firenze sono stati «opere necessarie ma non sufficienti» alla messa in sicurezza dell'Arno. Lo ha detto ieri il sindaco Dario Nardella, nel corso della presentazione delle iniziative per il 49° anniversario dell'evento e di quelle messe in cantiere per il prossimo anno, quando ricorrerà il cinquantenario dall'alluvione. «Pensiamo ha detto Nardella - agli interventi per la messa in sicurezza dei nostri affluenti, a cominciare dal Mugnone, sul quale già sono state realizzate opere rilevanti. Pensiamo all'avvio dei lavori per la prima cassa di espansione del Valdarno, presentati lo scorso anno con il presidente Rossi. Pensiamo a tutti i progetti condotti con l'aiuto del Comitato per quanto riguarda la diagnosi dei fondali dei nostri fiumi. Ma è ovvio che queste opere non bastano. Infatti proprio offi con il presidente Rossi e il ministro Galletti presenteremo la seconda parte di questo processo che serve a mettere completamente in sicurezza Arno e i suoi affluenti affinché non si possa ripetere un evento come l'alluvione del `66». Sarà comunque un anno speciale, quello che ci accompagnerà alla ricorrenza del prossimo 4 no- La mostra sull'alluvione alla Santissima Annunziata vembre, con una serie di eventi anche di portata internazionale e di ringraziamento per quanti, a vario titolo, aiutarono Firenze nel 1966. Fra le iniziative, la convocazione degli Angeli del Fango. L'anniversario Medici, suore, commercianti, volontari: il racconto di chi c'era, nel libro di Luca Giannelli E la foto simbolo del salvataggio di un ragazzo, aiutato da altri giovani e da un ex giocatore della Fiorentina °1 V E un racconto corale, con voci note e meno note. Memorie, inedite, raccolte perché i testimoni invecchiano e i giovani devono invece sapere. Luca Giannelli ha impiegato molti mesi per raccogliere le 66 testimonianze e capire anche meglio un evento vissuto da bambino, come molti altri fiorentini. In L'Arno dà di fori, libro-agenda, ci sono gli artigiani, i bottegai, i «pompieri improvvisati», i fiorentini qualunque assieme a giornalisti, medici, ognuno che parla come in presa diretta, per un percorso che vuole condurre fino al 4 r-' novembre 2016, ai 5o anni dall'alluvione dell'Arno a Firenze. «L'idea è stata di ascoltare più voci, da ambienti diversi, e sentendo alcune storie mi sono commosso - spiega Giannelli - Sono contento in particolare per alcune. Un esempio? Il racconto di suor Cesarina Ciccone, nata nel 1921 e ultima testimone delle Oblate, eredi di Monna Tessa, che servivano a Santa Maria Nuova e in via della Pergola. Molti testimoni non sono più in città e non è stato semplice rintracciarne altri». C'è poi la storia di Massimo Mannelli - che qui pubblichiamo - legata a una delle foto simbolo dell'Alluvione, con gli Angeli del Fango che soccorrono un ragazzo mai più incontrato. Oltre ai racconti il libro propone molte foto, tante inedite, e non manca la «memoria» dello stesso Giannelli, allora un piccolo di sei anni, della sua fuga in auto con babbo, mamma e fratello. E di quel solo gradino, sotto cui sì fermo l'acqua dell'Arno, non allagandogli la casa. Mauro Bonciani © RIPRODU7IONE RISERVATA di Luca Giannelli «Quasi in fondo a via della Scala si ergeva uno strano muro che impediva l'accesso ai viali; era un enorme camion rimasto di traverso, sotto il quale, in un groviglio inestricabile e impenetrabile, erano incastrati tronchi d'albero, porte, motorini e tanto altro». La visione di quel camion è uno dei tanti ricordi che Massimo Mannelli, nato a Firenze il 19 aprile 1948, ex giocatore della primavera della Fiorentina, professore di Medicina dell'Università di Firenze e protagonista dell'Associazione di solidarietà Giglio Amico, ha dei giorni dell'alluvione. «113 novembre era il giorno che precedeva la festa delle Forze Armate e come quasi ogni sera prefestiva, da baldo diciottenne, mi trovavo ad una festa che nell'occasione si svolgeva nei pressi dell'Impruneta a casa di amici. Rincasai a bordo dell'auto guidata da Vieri Griffanti (uno dei miei più cari amici) intorno alle una della notte. Insieme a noi c'era anche mio cugino Marco il quale, nel momento in cui attraversammo l'Arno, esclamò: "Ragazzi ma l'acqua è qui sotto!" ma, come quasi sempre accade in certi frangenti, nessuno ci fece caso... e nella mattina del 4 l'Arno venne fuori! Abitavo con i miei genitori, la mamma Vera e il babbo Mario (ex giocatore della Fiorentina), ed i miei fratelli, Francesco, Michele e Paolo (che aveva appena 2 anni), in via Carnesecchi, al Campo di Marte all'ombra dello stadio, in una zona risparmiata dall'alluvione e ricordo che il 4, spinto dalla curiosità, mi recai con mio fratello Francesco sulla passerella della ferrovia di via Mannelli per vedere la situazione: la via sottostante la passerella era già un piccolo fiume dal quale sbucavano i tetti delle auto parcheggiate. Tornammo a casa ed aspettammo che la situazione migliorasse. Il giorno seguente, quando oramai l'acqua era defluita, eravamo talmente curiosi di vedere quello che era successo in città che decidemmo di uscire. Sicuri che mia madre, Vera, avrebbe opposto qualche resistenza a questo nostro desiderio la convincemmo che dovevamo andare a scuola (frequentavamo il liceo Michelangelo in via della Colonna), facemmo finta di prendere 2 libri e ce ne andammo come sempre a piedi (e quel giorno, anche volendo, non avremmo potuto fare diversamente) in centro... In un flash Sotto la copertina dell'agenda 2016 «L'Arno dà di fuori» (Scramasax). Sarà presentata oggi in tre luoghi: alle 16.30 alla Biblioteca Pietro Thouar in piazza Tasso; alle 18.30 al Circolo Vie Nuove in Viale Giannotti e alle 20.30 alla trattoria I Bastioni di San Niccolò all'interno di una cena a tema legata ai giorni dell'alluvione rivedo piazza del Duomo piena di fango, il Battistero - bruttato dal colore scuro del fango e della nafta - la cui Porta del Paradiso, opera del Ghiberti, semiaperta e sbattuta dalla violenza della corrente, era tristemente priva di alcune formelle che giacevano per terra incastrate tra la porta stessa e una piccola ringhiera: in quel marasma generale nessuno aveva avuto ancora modo di raccoglierle! E ancora ricordo la proprietaria di un negozio di fotografia situato poco dopo l'angolo di via Cerretani la quale sull'uscio della sua bottega piangeva dicendo "Ho perso tutto" e non era certo la sola! All'epoca frequentavo la comunità di San Giovannino guidata da don Setti, in via San Gallo, il quale ci inviò, a gruppi, in aiuto in diverse parti della città perché potessimo dare mano a chi ne aveva bisogno, diventando di fatto appartenenti alla grande famiglia degli Angeli del Fango. Durante una di queste "spedizioni" mentre svolgevamo il nostro lavoro in una casa nei pressi di via Giampaolo Orsini sentimmo un urlo e un tonfo provenire dal cortile: un ragazzo, ho sempre pensato che fosse un militare perché era vestito color cachi, giaceva privo di sensi per terra; probabilmente era caduto dal tetto del capannone che sorgeva nel cortile. Cercammo di soccorrerlo, in due lo raccolsero e, caricatolo su una camionetta, venne portato via... di lui non abbiamo più avuto notizie ma, a distanza di anni, una foto ormai diventata popolare, ha immortalato questo episodio. Ho passato poi un intero giorno alla Biblioteca Nazionale nel sottosuolo a cercare di recuperare materiale, non scorderò mai il freddo, l'umido, lo spesso strato di acqua e fango nel quale immerge- vamo le braccia riuscendo a tirare fuori solo della penosa carta straccia. E quanti altri ricordi, quante altre situazioni strazianti ho vissuto in quel girovagare! In quel periodo giocavo nelle riserve della Fiorentina e come tale disputavo il campionato De Martino allenato da Andrea Bassi, ma spesso Beppe Chiappella (che allenava la prima squadra) ci faceva l'onore di venirci a vedere. Chiaramente il campionato fu interrotto come pure gli allenamenti tanto più che lo stadio era divenuto un centro di raccolta e di smistamento aiuti. La mia carriera calcistica si interruppe per un incidente e per scelte finali di studio, ovviamente ho portato il colore viola nel cuore. Firenze risorse in breve tempo grazie soprattutto ai fiorentini stessi che non si arresero al dramma e al fato ma, con grinta, si rimboccarono le maniche determinati a riportare la città alla normalità. A distanza di 5o anni l'immagine che mi è rimasta dentro dell'evento catastrofico è quella delle formelle del Ghiberti: la Porta del Paradiso, sia pur per breve tempo, era divenuta la Porta dell'Inferno!». In via Orsini sentimmo un urlo e un tonfo provenire da un cortile, un militare era a terra senza sensi Provammo ad aiutarlo, poi fu caricato su una camionetta e venne portato via Non abbiamo più avuto notizie di lui © RIPRODUZIONE R!SERVA'A II giovane ferito trasportato da due Angeli del Fango con dietro, al centro, Massimo Mannelli e l'amico Andrea Berti Ink -Aïvee : r -e_i E per150 anni il raduno degli Angeli del Fango È un anniversario dell'Alluvione speciale quello di oggi, perché guarda all'anno che si sta per aprire e che ci porterà, il 4 novembre 2o16, a celebrare il cinquantennale della tragedia. Coglie l'occasione il sindaco di Firenze per ricordare che quello del `66 fu «il primo grande evento capace di mettere in luce l'impatto globale di una catastrofe naturale ma anche l'amore globale perla nostra città», ma gli interventi fin qui realizzati «sono stati necessari ma non sufficienti» alla messa in sicurezza dell'Arno. Il 2016 annuncia Dario Nardella - sarà ricco di iniziative come il raduno degli Angeli del Fango e un evento dedicato a Vigili del fuoco, Forze armate e volontariato. Iniziative «non solo commemorative ma soprattutto tese a far tesoro di quanto abbiamo appreso per far sì che l'Arno e i suoi affluenti non siano più un pericolo». Si comincerà a lavorare dal Mugnone «sul quale già sono state realizzate opere rilevanti» e poi alla L'alluvione in piazza Santa Croce «cassa di espansione del Valdarno». Il lavoro riparte oggi quando Nardella, il presidente della Regione Rossi e il ministro Galletti annunceranno «la seconda parte di questo processo che serve a mettere in sicurezza Arno e affluenti». Si rinnova il programma delle cerimonie organizzato dall'Associazione Firenze Promuove: si parte alle 11.15 all'Oratorio della Madonna delle Grazie con la messa in memoria delle 35 vittime, celebrata dai padri Servi di Maria della Santissima Annunziata dove è visitabile la mostra fotografica dedicata al 50 ° anniversario. Dopo la messa parte il un corteo con alla testa il Gonfalone del Comune fino al Ponte alle Grazie da dove sarà lanciata la corona d'alloro in ricordo delle vittime. Ma il grosso delle iniziative è ancora in fase di lavorazione e coprirà tutto il 2o16: come una mostra di sei mesi a Palazzo Medici Riccardi, la video-simulazione di quanto accadde 114 novembre all'interno del complesso di Santa Croce, anch'essa prevista per sei mesi consecutivi, i cicli di lezioni e laboratori, il nuovo Centro di documentazione virtuale, i progetti con le scuole, una nuova Carta di Firenze per anticipare i rischi idrogeologici. E.S. 0 RIPRODUZIONE RISERVATA . 52M1 ALLO STADIO, ACCREDITATI 852 GIORNALISTI ahi e tiratori scelti sui tetti TOMBINI sigillati in piazza del Duomo e lungo tutto il percorso della Papamobile, tiratori scelti sui tetti dei luoghi nei quali martedì prossimo Francesco si sposterà a piedi o sull'auto bianca, vigilanza rafforzata degli obiettivi sensibili da parte di polizia e carabinieri. Anche se il clima è di festa grande, soprattutto aspettando il culmine della giornata nella messa delle 15,30 allo stadio davanti a 52mila persone e 852 giornalisti accreditati, gli aspetti legati alla sicurezza sono al primo posto nell'agenda delle autorità italiane e della gendarmeria vaticana. Nelle otto ore poco più nelle quali il Santo Padre sarà a Firenze, delegato fra i delegati al quinto Convegno ecclesia- f le nazionale "In Gesù Cristo il nuovo umanesimo", nulla è lasciato al caso. La bonifica di piazza del Duomo è scattata ieri mattina e nel resto della città andrà avanti senza clamori fino La bonifica dell'area in cui passerà Francesco è già scattata ieri all'immediata vigilia dell'abbraccio con Francesco. Il Papa atterrerà intorno alle 9,15 al Ridolfi proveniente da Prato, quindi mezz'ora più tardi sarà in Battistero, accolto dal sindaco Nardella, dal Gonfalone, che si -- Papa Francesco sarà a Firenze li 10 novembre La messa allo stadio Franchi inizierà alle 15.30 fregia della medaglia pontificia concessa da Paolo VI dopo l'alluvione del '66, e le chiarine, quindi a piedi raggiungerà il Duomo per parlare ai 2200 fra delegati e vescovi della chiesa italiana. Alle 11, 11,30 uscirà di nuovo tra la folla per raggiungere la Santissima Annunziata, poi nel pomeriggio la grande liturgia allo stadio. AL FRANCHI le operazioni di montaggio del megapalco dove sarà collocato l'altare inizieranno domani per concludersi al massimo domenica, quando è fissata oltre alla verifica degli impianti la prova generale dei 1500 volontari e del coro, un ensemble di 1000 cantori tra maestri del Maggio e corali parrocchiali. Duccio Moschella LC Alta velocità, ïn Toscana la stazione per il centro Italia LA Toscana del Sud potrebbe avere la sua stazione per l'alta velocità. Prima di aprire un dialogo con il governo, però, resta da decidere dove, e come. Il tavolo tecnico aperto lo scorso anno tra le Regioni Toscana e Umbria ha stabilito la fattibilità del progetto che prevede la realizzazione della stazione Medioetruria che servirà a collegare a Frecce e Italo i passeggeri dell'aretino, della Valdichiana, del senese e quelli umbri, «Un bacino di utenza di circa 2 milioni - ha spiegato l'assessore regionale ai trasporti Vincenzo Ceccarelli - analogo e forse superiore a quello della stazione Mediopadana tra Bologna e Milano». Dopo uno studio durato un anno, sono stati così individuati cinque possibili localizzazioni della Medioetruria che nei piani delle due Regioni dovrebbe sorgere sulla Firenze-Roma e intercettare almeno una parte degli oltre 180 treni dell'alta velocità creando una fermata di scambio prima e dopo Firenze. In pole position ci sono due proposte, entrambe nell'aretino. Rigutino, nel comune di Arezzo, do- ve la nuova stazione potrebbe sorgere a 100 metri di distanza dalla linea lenta e dalla Direttissima così da creare anche un collegamento tra Av e regionali, E Creti, nel comune di Cortona che si trova in un trat- Un progetto sostenibile con un potenziale bacino di utenza. La parola adesso passa al ministero to piano e senza gallerie e curve, quindi ideale per l'alta velocità. In entrambi i casi, così come la terza scelta di Chiusi Scalo meno congeniale secondo gli esperti del tavolo tecnico, ii costo per costruire un nuovo scalo sarà di 40 milioni di euro più le opere accessorie. Le ultime due ipotesi, invece, riguardano il potenziamento delle stazioni già esistenti di Arezzo o Chiusi con un costo tra i 2,5 e i 4 milioni di euro, «Rigutino e Creti- ha detto Ceccarelli - in quanto località mediane possono avere qualche elemento di forza in più». I risultati del tavolo sono così stati presentati ai Comuni e alle Camere di commercio interessate per le loro osservazioni e solo dopo si potrà chiedere l'apertura di un tavolo con il Ministero e con Ferrovie dello Stato. La certezza di una nuova stazione toscana, che liberi anche l'Umbria dall'isolamento delle linee veloci, è però ancora lontana, 3 RIVRGIJU<IONE RISER ATA LE OPZIONI Rigutino o Cret sono le due località che sarebbero più adatte ad ospitare la futura stazione Medioetruria per l'alta velocità • • • Niente'-i asi e • ' ,,, . • • in tasca ai fiorentini • te ,,, 79 milioni Nardella e gli effetti della legge di stabilità: rilanciano i consumi Il Comune avra® 66 ln per r e, scuole e impianti sportivi ENTRO il 16 dicembre i fiorentini proprietari dovranno pagare la seconda rata della Tasi. Ma dal 2016 la musica cambia: tutti coloro che risiedono nel comune di Firenze risparmieranno qualcosa come 79 milioni di euro di tasse. Chi lo dice? Il sindaco Dario Nardella in persona. Che ha fatto due conti con il suo responsabile del bilancio Lorenzo Perra allo scopo di valutare gli effetti della legge di stabilità. Una legge che Nardella giudica come «la migliore degli ultimi 7 anni, una svolta per l'opportunità di rilanciare gli enti locali e la ripartenza dei consumi delle famiglie». Più che positiva: «Proprio grazie a questa i fiorentini potranno risparmiare i 45 milioni di quest'anno», spiega il sindaco. «E se si tiene conto dell'aliquota media dell'addizionale Irpef praticata dagli altri Comuni rispetto alla nostra, che con lo 0,2 per cento è tra le più basse in assoluto - continua Nardella - possiamo calcolare che i fiorentini risparmieranno nel 2016 altri 34 milioni». Un totale di 79 milioni appunto. Vuoi dire allora che nel 2016 Palazzo Vecchio stringerà la cinghia e ridurrà la spesa a favore della città? «Questo no, la legge di Nei 300 nuovi lampioni che verranno installati entro il 2018 saranno montate anche delle telecamere per la sicurezza stabilità è pensata per gli enti locali. E, grazie al superamento del patto di stabilità, il prossimo anno possiamo sbloccare 66 milioni degli 80 che erano rimasto congelati». La conferma di un tesoretto che potrà essere reinvestito sulla città. A cominciare dalle strade e dalle buche. «Tutta la nostra capacità di spesa anche quest'anno l'abbiamo riservata alla tramvia e abbiamo potuto destinare solo 2 milioni alla manutenzione stradale. Nel 2016 ne metteremo cinque volte tanti», annuncia Nardella. Mentre i restanti 56 milioni, precisa il sindaco, verranno spesi nell'edilizia scolastica (in cima alla lista l'Iti e la rimozione dell'amianto), nel verde pubblico (soprattutto quello flagellato dal nubifragio) e negli impianti sportivi. Il prossimo anno però decollerà anche il progetto Grande Fratello. Ovvero, 300 telecamere installate sui pali dell'illuminazione pubblica. «Prevediamo di sostituire quelli esistenti con pali tecnologicamente avanzati», annuncia l'assessore alla sicurezza urbana Federico Gianassi. E i futuri pali dotati di occhi elettronici andranno ad aggiungersi «alle telecamere tradizionali che continueremo ad installare in base al programma definito con la prefettura. Queste ultime saranno finanziate con fondi comunali, mentre i pali con le telecamere, L'ALLENTAMENTO DEL PATTO Con dieci dei 66 milioni recuperati dall'allentamento dei patto di stabilità Nardella coprirà interventi sulle strade che verranno impiegato per la sicurezza in strada ma anche nei parchi e nelle aree verdi, fanno parte di un progetto 'smart city' sostenuto in parte da fondi europei: «Potremo a questo punto confermare gli stanziamenti con il bilancio 2016 e puntare ad avere in funzione le 300 telecamere entro il 2018», dice ancora l'assessore Gianassi. L'anno scorso la legge di stabilità «aveva previsto molti tagli agli enti locali e noi abbiamo forza e coraggio di farlo rilevare, senza essere sudditi alle scelte del governo», dice Nardella. «Stavolta, non posso che esprimere un giudizio positivo», aggiunge il sindaco ieri a Rainews. Talmente positivo che lo stesso Nardella guarda adesso alla prossima sfida che attende i Comuni: quello di un deciso taglio alle partecipate. «Su questo i Comuni devono cominciare a fare sul serio, tante partecipate vanno smantellate: sono troppe», sostiene Nardella. ®RICROOUZJOfJE RISERVATO IL RISPARMIO Nel 2016 i fiorentini non pagheranno i 45 milioni di Tasi. E ne risparmieranno altri 34, dice il sindaco Nardella, in base alla bassa aliquota dell'addizionale I rpef ILTESORETTO Grazie al superamento del patto di stabilità, Palazzo Vecchio potrà spendere nel corso del prossimo anno un tesoretto insperato di 66 milioni di euro LE BUCHE Per quest'anno il Comune ha potuto destinare alla manutenzione delle strade solo 2 milioni di euro. Nel 2016, promette il sindaco, saranno cinque volte di più IL CENTRO DELLA CI A' FA PARTE DEL PATRIMONIO UNESCO ORA VIENE MESSO SOTTO OSSERVAZIONE. CHIESTI CHIARIMENTI ANCHE SU VENDITE DI IMMOBILI STORICI ,a bacchettata dell'Unesco a Firenze «Non cï avete neanche informato» le era chiede spiegazioni ,s împatto PIÙ CHE un adempimento di routine, la lettera con cui l'Unesco mette sotto osservazione Firenze rappresenta un vera e propria bacchettata, con l'avvertimento di inviare una delegazione di esperti sul posto. Tramvia, tav, vendita e cambio d'uso di immobili storici, non solo commercio e minimarket, sono al centro della richiesta di chiarimenti presentata da Icomos, braccio operativo dell'Unesco. Finalmente è stato possibile leggere nero su bianco il documento inviato a Vincenza Lomonaco, delegata italiana dell'Unesco a Parigi, con cui Icomos mette sull'attenti lo Stato italiano e, di conseguenza, il Comune di Firenze. «La messa sotto stato di osservazione di Firenze da parte dell'Unesco - spiega la consigliera Cristina Scaletti (La Firenze Viva), che ha fatto un'interrogazione in merito all'assessore Federico Gianassi - è stata fatta passare come una bagatella messa su dai comitati locali contro la travia e la tav. Non è così. Nella lettera si specifica che lo Stato e il Comune non hanno mai comunicato tutte le informazioni sull'impatto delle grandi opere. Cosa ancora più grave è che Icomos riferisce nella lettera di essere stato costretto a documentarsi sui siti internet. Oltre alle preoccupazioni per le vibrazioni e l'impatto di tav e tramvia, Icolnos fa riferimento anche alla vendita e cambio d'uso del patrimonio pubblico, come quello di piazza Brunelleschi. Infine Icomos si rende disponibile, anzi caldeggia, l'ipotesi di inviare una commissione che possa valutare direttamente la situazione. Se non vengono seguiti alcuni criteri c'è la perdita di identità e la messa in mora. Ricordo - conclude la consigliera Scaletti - che esiste un precedente, la città di Dresda, per cui la messa in mora è finita con l'uscita dall'Unesco». Nella lettera dell'Unesco si può estrapolare una parte in cui la diplomazia cede il passo alla formalità del richiamo. «Progetti su larga scala - si legge nel documento, scritto in inglese -, che hanno un importante impatto su un patrimonio eccezionale dal valore universale colpe Firenze, sono stati pianificati da tempo senza informare preventivamente il Comitato del Patrimonio Mondiale, tramite il suo segretariato, come è richiesto dal paragrafo 172 delle i,-' Viene caldeggiata l'ipotesi di inviare una co m missione per valutare la situazione istruzioni operative. Dalle informazioni fornite non è possibile valutare appieno questi progetti». In particolare lcomos fa riferimento all'impatto della tav sulla Fortezza da Basso. A questo proposito si chiede di approfittare del blocco dei lavori dovuto alle indagini e ai problemi tecnici per for- v e vendite i, nire i dettagli del progetto. Icomos indica anche tredici grandi edifici storici in vendita o venduti, tra cui quello di piazza Brunelleschi, per cui il Piano Strutturale 2010-2014 del Comune ha permesso il cambio di destinazioni d'uso. «Tale trasformazione - si legge ancora nella lettera - potrebbe avere un impatto negativo sull'integrità degli edifici e del paesaggio urbano della città. Si andrebbe ad intaccare uno dei criteri per cui Firenze è stata dichiarata patrimonio dell'Unesco, ossia quello di essere espressione di una `produzione artistica unica', di principi architettonici che hanno ispirato tutto il mondo». Laura Tabegna LO SCENARIO Viene contestato il fatto che non sono mai state fornite informazioni sull'impatto delle grandi opere nel centro storico _.I «Non c ' è stata censura ne' Firenze viene inserita netta lista dei siti in pericolo» ha ribattuto l'assessore Gianassi biliafi Sono tre donne a contendersi l'incarico Oggi il Csm decide MASSIMO MUGAII i CORSA a tre per il ruolo di presidente del tribunale di Firenze. Ed è una corsa tutta "rosa". Per la prima volta nella storia giudiziaria fiorentina, infatti, a ricoprire il ruolo al vertice sarà una donna. In lizza sono rimaste Marilena Rizzo, Giuliana Civinini e Antonietta Fiorillo. La corsa è in dirittura d'arrivo e soprattutto al fotofinish. Già oggi, tranne sorprese dell'ultimo minuto, si saprà chi fra le tre salirà sullo scranno che fu di Armando Sechi, di Antonio Maci e di Enrico Ognibene. La nomina del presidente del tribunale fiorentino è infatti all'ordine del giorno del plenum del Consiglio Superiore della Magistratura. Marilena Rizzo, della corrente di Unicost, attualmente presidente della sezione lavoro del tribunale di Firenze, è in pole position. A sostenerla, tra gli altri, c'è l'ex sindaco di Arezzo Giuseppe Fanfani, amico del ministro (aretino) Maria Elena Boschi. E ciò, suggeriscono gli addetti ai lavori, farebbe di lei "la perfetta candidata renziana". I voti in plenum per la Rizzo, al momento, sono 9. Segue Giuliana Civinini, candidata di Area, con 7 voti. Quindi Antonietta Fiorillo, di Magistratura Indipendente, con 6 voti. Voti decisivi per la nomina fiorentina potrebbero, in ultimo, arrivare dagli "ermellini". Tra i big della Cassazione vi sarebbero infatti ancora alcuni indecisi, tra i quali il vicepresidente Giovanni Legnini. SEGUEA PAGINAVII Tre donne ín corsa per la presidenza del ' nale D J _ _ -_ °A CRONACA ATTUALMENTE presidente della sezione civile del tribunale di Livorno, Giuliana Civinini è la principale competitor di Marilena Rizzo. Già consigliere del Csm, è unanimemente stimata per le sue capacità organizzative: dopo le guerre balcaniche, fu lei a costituire nel Kosovo la locale Corte di Cassazione. Infine Antonietta Fiorillo, attuale presidente del TribunaLE CANDIDATE A sinistra, Antonietta Fiorillo attuale presidente dei Tribunale di sorveglianza: è tra le donne candidate alla guida del Tribunale di Firenze le di Sorveglianza di Firenze. Membro di spicco di Magistratura Indipendente, Fiorillo potrebbe tuttavia "scontare" il rapporto non idilliaco col potente viceministro alla Giustizia Cosimo Maria Ferri, segretario nazionale di MI. L'ondata rosa è con ogni probabilità in arrivo anche alla Dda fiorentina, composta da 4 pm antimafia. Fino a ieri erano 3 uomini - Giulio Monferini, Ettore Squillace Greco e Tommaso Coletta - e una donna, Angela Pietroiusti. Se, come pare probabile, a sostituire i due pm in uscita Coletta e Squillace Greco (neo procuratore capo di Livorno) saranno i pro, Ornella Galeotti e Giuseppina Mione, ecco che la nuova "squadra antimafia" della Procura sarà composta da tre donne e un solo uomo. «Abbiamo delle offerte dia m o la precedenza al percorso aperto con Palazzo Vecchio» «Sono orgog lioso dell'acco g lienza che ancora una volta abbia m o da parte dei fiorentini» «NONOSTANTE LE DIFFICOLTÀ, NON Ci ARRENDIAMO ABBIAMO RICEVUTO MOLTE OFFERTE, NE STIAMO VAGLIANDO QUATTRO GIUDICATE COMPATIBILI DAL NOSTRO ARCHITETTO» uattro ipotesi. per la moschea c'è chi offre il pro 'ino terreno Favotita l'area dietro la IL MERCATO immobiliare fiorentino ha scoperto una nuova frontiera: la moschea. Numerosi privati si stanno rivolgendo in questi giorni alla comunità islamica fiorentina. Offrono capannoni e palazzi, per lo più vuoti e inutilizzati. Li propongono in vendita per realizzarvi quel luogo di preghiera che i fedeli musulmani sognano ormai da più di dieci anni. Un sogno che sembrava ormai vicinissimo, fino all'apertura delle buste per l'asta pubblica indetta dal Comune di Firenze per l'ex deposito Ataf di Varlungo. «ERANO due anni che lavoravamo a questo progetto - ricorda l'imam Izzedin Elzir -. Ci puntavamo molto, era un luogo ideale per le nostre esigenze». Ma il sogno è stato abbattuto dall'offerta della Bi Auto di Sesto Fiorentino: mettendo sul tavolo 1.812.000 euro per realizzarvi un autosalone, ha sbaragliato la concorrenza e i 500mila raccolti dalla comunità tra le proprie famiglie. «E' stata una grande delusione - ammette l'imamm -, ma ormai l'abbiamo digerita e ripartiamo daccapo». C'è già stato un incontro preliminare a Palazzo Vecchio; il prossimo avverrà nei prossimi giorni «e lì contiamo di far ripartire il percorso partecipato e iniziato ormai molto tempo fa». In discussione sono quattro ipotesi, un tempo lasciate nell'angolo come alternative a quella più ambita dei 3.500 metri quadri di Varlungo, ora tornate in auge: una di proprietà pubbli- l, al vaglio anche tre s liizio i ptivate ca è dietro l'ex stazione Leopolda. Le altre tre, spiega Elzir, sono aree private: una all'Isolotto, una a Careggi e l'ultima al confine con Scandicci. Tutte fuori dal quartiere 1, tutte già valutate come adatte dall'architetto Osama Rashid, incaricato per trovare la localizzazione più ideona alla moschea. A queste si aggiungono anche nuove offerte del mercato privato. «Ci hanno segnalato terreni edificabili - dice Elzir -, ma è difficile ipotizzare di costruirvi una struttura ex novo. Alcune ipotesi di immobili già esistenti sono invece più concrete, da valutare». UN PAIO di offerte arrivano da Careggi e piazza Dalmazia. «Ma diamo la precedenza al percorso aperto con Palazzo Vecchio» sottolinea l'imam, che però si dichiara «orgoglioso dell'accoglienza che ancora una volta abbiamo da parte dei nostri concittadini fiorentini. Ogni giorno abbiamo esempi di apertura verso la diversità culturale dell'altro». Ancora dunque è lontano il sogno della moschea fiorentina, che dovrebbe sostituire quelle di Borgo Allegri, dell'Isolotto e del Poderaccio. Quella di Sorgane probabilmente resterà, vista la distanza dai luoghi ipotizzati per il nuovo luogo di preghiera. «Ma siamo uomini e donne di fede - dice Elzir -: nonostante le difficoltà, non ci arrendiamo». Manuela Plastina al ' ott att 'area Oltre all'ex stazione Leopolda, ci sono altre tre alternative per la moschea. SI trattadi aree private: una all 'Isolotto, una a Careggi e l'ultima al confine con Scandicci ¡% '/ ffiorRa» «Era La Erano due anni che la comunità islamica pensava all'ex deposito Ataf di Varlungo. M a il sogno è svanito cont'offerta della B i Auto che ha messo sul tavolo 1.812.000 euro. L'imam Izzealin Elzir MARCO TAR UCCI INVITAI PRIVATI A CONTROLLARE CIO' CHE ESCE DAI RUBINETTI . « autoclavi , vecchi depositi e tubaziorn* » BISOGNA fare attenzione a quello che si beve. Marco Tarducci è il titolare di un laboratorio indipendente di analisi ambientali. E da sempre sulla cosiddetta acqua del rubinetto invita alla massima cautela. «Occorre ricordare sempre - dice - che Publiacqua garantisce la qualità dell'acqua solo a monte del contatore. Quel che succede a valle, spesso è far west. L'acqua dell'acquedotto di per sé è molto controllata, e sicuramente non ci sono problemi per l'attenzione con la quale vengono eseguite le analisi. Il problema sorge a valle del contatore, quando il liquido rischia pesanti inquinamenti». «PENSO - spiega l'esperto - a condomini che hanno vasche di stoccaggio dell'autoclave, magari in cemento - amianto che non vengono ripulite da anni, oppure ai vecchi palazzi con tubature in alcuni casi addirittura in piombo. Occorre far analizzare bene l'acqua che esce dal rubinetto di casa, perché potrebbe non essere più quella dell'acquedotto. Lo do- vrebbero fare anche i comuni per le loro scuole, visto che l'acqua che i bimbi bevono a mensa viene presa dai rubinetti del plesso». UGUALE attenzione bisogna riservare ai filtri, i cosiddetti addolcitori o i naturizzatori per fare un esempio di quello che hanno in dotazione molti ristoranti. Filtri che devono essere cambiati, perché altrimenti possono diventare luoghi ideali per colonie batteriche nocive alla salute. «L'ultima attenzione - ha detto Tarducci - è l'assunzione di cloro, che avviene naturalmente nelle acque del rubinetto. Un'assunzione che alla lunga può causare danni gravi alla salute, soprattutto se l'acqua del territorio dove si vive è `addomesticata' con alte concentrazioni della sostanza. Il consiglio migliore? Variare il più possibile». Alternare acque in bottiglia e di più marche a quella del rubinetto, in modo da non creare accumuli di sostanze nell'organismo. Morv. M arco Tarducci nel suo laboratorio di analisi CINQUE RAGIONI PER IL SÌ di Antonio Mazzeo e Nicola Pignatelli * aro direttore, C il presidente Enrico Rossi, su queste pagine, ha lanciato una interessante sfida. continua a pagina 5 O L'iritervento UN NUOVO RUOLO PER LE, REGIONI (E 5 RAGIONI PER UNIRSI) SEGUE DALLA PRIMA Parliamo della sfida sul tema di una macroregione che metta insieme Toscana, Umbria e Marche. Un'ipotesi che sembra porsi in apparente antinomia col processo di riforma costituzionale all'esame del Parlamento. Il manifesto dell'Italia di Mezzo non costituisce infatti una critica al nuovo modello istituzionale bensì la prossima sfida per la politica a tutti i livelli. Si tratta di una tappa del complesso processo riformatore che dovrà portare a un nuovo ruolo delle Regioni, meno legislativo e maggiormente di programmazione e pianificazione. Una modifica necessaria per il progressivo ridimensionamento dell'autonomia regionale, imposto da vincoli sovranazionali, e da maggiori controlli da parte della Corte dei conti sulla gestione finanziaria. Non solo. L'approvazione della riforma costituzionale e la completa attuazione della riforma legislativa Delrio rischieranno di generare una sorta di sistema tendenzialmente «duale», in cui giocheranno un ruolo centrale solo lo Stato e i Comuni, anch'essi da sottoporre ad un processo radicale di unificazione. E in questo scenario che si inserisce l'idea di una macroregione che possa essere strategica e propulsiva, quindi «centrale» geograficamente e funzionalmente. Le ragioni generali di una simile, coraggiosa, scelta riformatrice sono almeno cinque: 1) l'implementazione della efficienza del nuovo ruolo di programmazione e di pianificazione delle Regioni; 2) l'individuazione di aree omogenee capaci di garantire economie di scala e ambiti realmente ottimali per la prestazione dei servizi; 3) la pianificazione delle infrastrutture strategiche; 4) il riequilibrio dimensionale rispetto ad alcune città metropolitane (Roma, Milano, Napoli) che comprendono circa un terzo della popolazione nazionale; 5) una ulteriore razionalizzazione dei costi della politica. Che questo disegno si compia con l'Umbria e le Marche non dobbiamo deciderlo oggi. Potrebbe perfino essere suggestivo riproporre il disegno dell'Italia Augustea quando, nel 7 d.C., la nostra penisola fu divisa in undici territori e l'attuale Toscana prese il nome di Regio Etruria allungandosi nel Lazio fino alle porte di Roma. Ma al di là dei confini geografici, se davvero la Toscana vuole competere in Europa serva dare vita a una realtà del Centro Italia che al suo interno contenga Comuni di dimensioni adeguate e che, laddove trovi concretizzazione il progetto di una macro regione adriatica, vada a costituirne una analoga anche sul fronte del Tirreno. Il meccanismo «dal basso» previsto dall'articolo 132 della Costituzione (la richiesta di fusione deve essere avanzata da un numero di Consigli comunali che rappresentino almeno un terzo delle popolazioni e quindi approvata con referendum) è complesso. Altrettanto problematica e prematura appare, a oggi, una nuova riforma costituzionale che imponga «dall'alto» le macroregioni. Perché, dunque, non provare a cominciare dalla stipula, da parte delle Regioni interessate, di intese per il miglior esercizio delle proprie funzioni (magari anche con la istituzione di organi comuni come previsto dal nuovo articolo 117 della Costituzione) da sottoporre alla ratifica delle leggi regionali? Spetterà poi al Governo, in attesa di una riflessione più ampia, incentivare economicamente lo sviluppo di tali intese per aprire, davvero, una nuova fase del regionalismo costituzionale. Antonio Mazzeo *vicesegretario Pd Toscana Nicola Pignatellï *docente di diritto costituzionale La collina si sbriciola sempre più Colpa dell'abbandono dei campi Mancano i,saldi per gli interventi. Eaniva Pimvema AL CHILOMETRO 7 della Strada Panoramica dei Colli Alti una frana con cedimento di quasi un metro del manto stradale e restringimento della carreggiata; sulla strada per Palaia dissesto in più punti; lungo la strada che da Careggi porta a Cercina microcedimenti e smottamenti continui; in via della Docciola una serie di microfrane; sulla direttrice che dal borgo di Morello scende verso Calenzano, cedimenti e restringimenti di carreggiata; sulla strada bianca di Isola, fratturazione del piano stradale in vari punti. E VERO e proprio bollettino di guerra quello delle strade nella zona collinare di Sesto Fiorentino, sintomo fin troppo evidente di un dissesto idrogeologico che procede da tempo ma che adesso manifesta con particolare evidenza i suoi segni. Anche perché, a fianco delle ragioni storiche, ci sono fatti contingenti, come le difficoltà finanziarie di enti come la Città Metropolitana che non riesce a trovare i soldi per rimettere a posto la frana sulla Panoramica dei Colli, stata chiusa per quasi un anno e poi riaperta con un bypass provvisorio. A fare le spese della situazione i residenti nelle zone collinari, e anche coloro che a Morello e dintorni hanno attività commerciali. «Da tempo non si interviene sulla manutenzione della strada - dichiara Fulvio Consigli dell'omonimo bar di Ceppeto - oltre alla frana importante vicino alla fonte dei Seppi, bisogna dire che la strada cede in vari punti. Per non parlare poi della strada che scende verso Cercina, via Dante da Castiglione, che è messa malissimo, ed è anche pericolosa. Ogni volta che piove forte temiamo il peggio». MA QUALI sono le cause di questa situazione, che anche per colpa dei fenomeni atmoferici sempre più estremi si sta progressivamente aggravando? Una spiegazione ce l'ha Mauro Ugolini, storico ambientalista da sempre attento ai problemi del territorio: «Il collasso idrogeologico della collina ha ragioni antiche - spiega - La cessazione della conduzione mezzadrile e delle fattorie non è stata sostituita da nessun tipo di intervento. Il complesso sistema diffuso di muri a secco, sgrondi, terrazzamenti garantiva un assetto idraulico equilibrato. Un reticolato di canali e canaletti Mauro Ugolini garantiva un deflusso ponderato, non accelerato, delle acque piovane, impedendo anche che venisse trasportata a valle una gran quantità di detriti, come invece avviene oggi. Inoltre le vecchie pietre dei muri a secco in molti casi sono state rimosse per ristrutturare le case, e quando si verifica una frana ci si limita ad asportare il materiale che ingombra la strada e non si ricostruisce il muro». Franco Calamassi tASTELFIORENTINO Sfuriata di Rossi sulla 429 bis: ora basta ritardi Il comitato Si429 fa il punto sui lavori della 429 bis: e dopo la sfuriata di Rossi la Regione mette altri 5 milioni. ATERINI IN CRONACA Il presidente della Regione Enrico Rossi II,TIRRENO W 4arìata di Rossi sulla 9'9 bis si -i Atri 5 n,iihmi i- i I aco AT—, a pugni daì Indrw Sfuriata di Rossi sulla 429 bis Messi altri 5 milioni per i lavori il presidente della Regione ha chiesto di fissare subitole date per i collaudi delle opere ferme ormai da anni E ha dato in supporto al commissario Nunziati altri due dipendenti dell'ex Provincia per i bandi di gara 1 EMPOLI Sfuriata di Enrico Rossi sulla 429 bis. Così non va, ha detto il presidente della Regione di fronte a un impasse che dura da anni con solo qualche opera di manutenzione fatta. E con un passato che vede questi lavori iniziati nel 2007 a un costo che a questo punto è tri plicato rispetto a quello iniziale. E allora ecco le contromisure messe in campo dalla Regione: larichiesta di date certe sui collaudi, altri cinque milioni messi per terminare l'opera. E due impiegati a sostegno del commissari o regionale. A fare il punto della situazione è il comitato 51429 presieduto per la Cna dall'imprenditore Fabio Bianchi. «Purtroppo ci troviamo di fronte a un cantiere che poteva essere risolto in tre o quattro anni spiega il presidente della Cna dell'Empolese valdelsa Marco Landi - e che invece ancora non è stato chiuso perché in passato non è stata monitorata l'opera. La Valdelsa è quella che ha risentito più della crisi proprio per la mancanza di infrastrutture». Perché ha iniziato il declino prima e ora la ripresa stenta ancora ad arrivare. La situazione del cantiere è alquanto articolata. Di recente sono arrivate due mine. Sei milioni bloccati per un decreto ingiuntivo del tribunale di Roma promosso dalla Ics Grandi lavori e al momento sospeso perché la Città metropolitana ha fatto ricorso. E poi la richiesta di un'azienda di ulteriori 400mila euro per un lavoro fatto e già pagato dalla Città metropolitana. Dubbi sul rispetto del cronoprogramma (orinai a quasi Da sinistra la responsabile di zona della Cna Elena Baldi, il presidente della Cna Marco Landi e Fabio Bianchi I lavori sulla 429 bis all 'ingresso di Empoli ( foto Sestini) Enrico Rossi dieci anni dall'inizio per costruire meno d i venti chilometri) erano stati espressi nei giorni scorsi durante la commissione controllo della Città metropolitana a cui ha partecipato il commissario regionale Alessandro Nunziati al quale sono state fatte esplicite domande rispetto ai soldi che sa- pende dal peso che avranno i contenziosi». L'unica certezza è che al momento sono stati spesi 83 milioni, una somma pari a tre volte quello che doveva essere speso secondo l'appalto. E che la Regione ha messo a disposizione altri 20 milioni. ranno spesi e ai tempi di chiusura dell'opera. «Il commissario regionale - aveva spiegato il consigliere della Città metropolitana per Forza Italia Marco Semplici presidente della commissione - ci ha spiegato che il costo dell'opera potrà variare da 100 a 205 milioni. La forbice dei cento milioni di- E, come aveva spiegato sem- pre il consigliere, «ci è stato detto che anche il decreto ingiuntivo andrà a ritardare l'evolversi degli interventi». La settimana scorsa il comitato Si429 ha avuto un incontro in Regione al quale era presente anche il presidente Rossi. «Estato stipulato un cronoprogramma - spiega il presidente del comitato Fabio Bianchi - grazie all'arrabbiatura di Rossi siamo arrivati a qualche risultato. Il presidente ha chiesto ai tecnici date certe per i collaudi». Un passaggio delicato ma senza il quale non si va avanti per appaltare i nuovi lavori alle aziende. E che però è condizionato dalla Ics Grandi lavori (di Claudio Salini deceduto di recente) che non avrebbe ancora fornito la documentazione necessaria proprio per i collaudi. Rossi ha fatto anche di più. «E stato deciso il rafforzamento dell'ufficio gare che lavora con il commissario Annunziati - spiega ancora Bianchi - Per cui saranno aggiunti due dipendenti della ex Provincia». Poi sul versante finanziario la Regione metterà a disposizione dell'opera altri 5 milioni necessari per concludere l'opera. Per cui con questo ultimo innesto l'opera verrà a cos tare circa 110 milioni. Senza contenziosi. E infine, spiega ancora il presidente del comitato «Rossi verrà a primavera sul cantiere, quando verranno iniziati i lavori». L'opera dovrebbe esser conclusa alla fine del 2017. Poi, una volta che questo tratto finalmente sarà aperto, comincerà la battaglia per trovare i soldi per il pezzo mancante, tra Castelfiorentino e Certaldo. 01 RIPRODUZIONE RISERVATA ® i / 0 h ma nci 0 a • ry/ „r d Pd, e ,zi díknde le scelte iC s offre i sigaro Ettore Maria Colo m bo ROMA « C'È LA PIENA disponibilità mia e del governo a fare più incontri» sulla legge di Stabilità. Anche se, nella riunione di ieri, il format era il solito: lungo discorso del premier e zero dibattito seguente. E con parole di dialogo, almeno con le parti più dialoganti della minoranza del Pd, che Renzi apre l'assemblea dei gruppi congiunti dem di Camera e Senato che si è tenuta ieri sera. Dopo il coup de theatre (Reni cerca Bersani cui ha portato da Cuba un sigaro Romeo y,ulieta, ma l'ex segretario ancora non c'è e allora lo consegna al suo colonnello, Roberto Speranza...), il premier - che, stupendo tutti, parla leggendo una relazione e non a braccio, come fa di solito afferma che «questa stagione (la sua, ndr) ha tutti i requisiti per entrare nella storia: stiamo facendo un cambiamento radicale e indelebile della politica italiana». Con una certa enfasi, Reni parla di «un'Italia che è ripartita» e di «una politica si riprende la sua D'Attorre, Gatti e Folino danno l'addio Con Sel un nuovo gruppo gnità». «Altro che tecnici o conimissari, i cambiamenti decisi sono tutti politici e di una politica nuova», sottolinea il premier che ce l'ha non solo con le critiche `tecniche' alla manovra economica, ieri affiorate prepotenti (Corte dei conti e Bankitalia), ma anche con la stagione dei `commissari' nelle città, rivendicando un ruolo per il suo Pd perché «chi fa politica non è un cittadino di serie B». Poi Reni entra nel merito della manovra e dice: «Il debito per la prima volta dal 2007 sta scendendo, questo è il nostro mantra. Ci accusano di fare una finanziaria in deficit, ma il deficit è al 2,2 e,, per la prima volta, sotto il 2,5. E assurdo dire che questa manovra è in deficit!». E ancora: «Non c'è nessun legame provato fra evasione e contanti». SUL PIANO politico ne ha per tutti: per i Cinquestelle «in profonda crisi», per la sinistra «in Europa non pervenuta» e per «l'opposizione di centrodestra che scommette sul fallimento dell'Italia». E qui aggiunge che «Berlusconi sta per chiudere la sua parabola politica», il centrodestra imploderà, ma «lì qualcosa succederà, dobbiamo essere pronti». Poi torna il Renzi di sempre, quello che - come già nelle anticipazioni al nuovo libro di Vespa diffuse in giornata - aveva sfidato la sinistra-sinistra: «Chi vuole vada a raggiungere Landini, Camusso, Vendola, Fassina. Io non seguo la logica del vecchio Pci del `mai nemici a sinistra'. Con quella sinistra non si può governare». Il premier rincara la dose: «Quello della sinistra radicale e di alcuni nostri ex compagni di partito è un delirio onirico». Ma cerca di distinguere e separare i protestatari di cui sopra dalla sinistra interna, quella di Bersani-Cuperlo-Speranza, con cui prova un minimo di dialogo («Attenzione: i nemici non siamo noi») e che invita, in sostanza, a evitare la strategia della `polemica continua'. L'avviso anche a loro, però, è netto. Renzi difende la scelta di abbassare le tasse («Se cercate un premier che alza le tasse cercatevi un altro premier») e li avverte: «Se qualcuno ha nostalgia di slogan alla `anche i ricchi piangano' sappia che non è la mia linea. Si faccia il congresso e si veda chi è in maggioranza». «O il Pd è sem pre un partito o non lo è mai chiude -. O le regole valgono sempre, o non valgono mai». Intanto, però, dal Pd annunciano l'addio altri tre deputati: D'Attorre, Galli e Folino. Pur presenti, ieri sera, hanno formalizzato l'uscita dal partito per andare con Sel, dando vita a nuovi gruppi parlamentari. • fla» Iph pace a ers i 1 a Ct La legge di Stabilità è approdata al Senato lo scorso 25 ottobre La manovra va dai 27 ai 30 miliardi, a seconda della flessbilità dell'Ue ,,,,® La Commissione europea dovrebbe esprimersi sulla manovra entro il 13 novembre Domani però sono attese le stime economiche dell'Ue Entro il 31 dicembre 2015 la Legge di Stabilità deve essere definitivamente approvata dal Parlamento M a la battaglia in Aula si annuncia feroce IIPartitodemocratico Scontro sulla manovra Ronzi a Bankïtalia "Giusto togliere l'Imu" Difende le scelte sui contanti® Alla sira pd: "dolete più tasse? Cercatevi un altro". Lite con Chiamparino GIOVANNA CASADIO ROMA. Un sigaro portato apposta per Bersani da Cuba come calumet della pace alla sinistra dem. Matteo Renzi apre l'assemblea dei parlamentari del Pd sulla legge di Stabilità consegnando il dono al "delfino" di Bersani, Roberto Speranza, dal momento che l'ex segretario è in ritardo. Bersani però dice: «Fumo i toscani». E il sigaro resta a Speranza. Comunque gesto distensivo di Renzi cosi come l'apertura alle proposte contro l'evasione fiscale dell'associazione, Nens, di Bersani e Vincenzo Visco. Ma per il resto il premier replica colpo su colpo all'offensiva che sulla manovra arriva dalla Corte dei Conti, da Bankitalia e dalla minoranza del partito. Sul tetto del contante giura di essere disposto a «cambiare idea se si dimostra che aumenta l'evasione», «I gufi» poi, sappiano che «l'Expo è stata la loro Caporetto». Difende a spada tratta la scelta di tagliare le tasse: «Da persona di sinistra ritengo chele tasse debbano essere abbassate, giusto togliere l'Imu, non condanno il mio partito al suicidio, né il mio paese alla stagnazione. Se volete qualcuno che le alzi, cercatevi un altro premier». Liquida come «assurda» l'accusa che si tratti di una manovra in deficit. I governatori, che incontrerà domani a Palazzo Chigi, sostengono che la sanità sarà al collasso? Renzi risponde: «Sulla sanità più fondi nel 2016 che nel 2015». E loda i risparmi del governatore ß il Pd è sempre un partito o non lo è mai. Non si può solo criticare. Vale sempre la disciplina o non vale mai L'aLiusso più grande a questo partito viene da Sel, non da Verdini. Non stiamo smottando a sinistra del Lazio, Nicola Zingaretti. Con il presidente della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino invece è scontro. Alla battuta di Renzi che ha convocato le Regioni ironizzando: «Ora ci divertiamo», Chiamparino ribatte duramente: «Non vado a Roma con spirito di divertimento, per me è un appuntamento importante e impegnativo di lavoro». Foglietto scritto, Renzi non parla solo di legge di Stabilità, ma affronta i temi politici. Su Berlusconi: partecipando al raduno leghista di Bologna «sposa i bla-bla-bloc e chiude la sua parabola». t però per i dem fuoriusciti o sul punto di farlo la bordata più pesante: «Quello della sinistra radicale e di alcuni nostri ex compagni di partito è un delirio onirico. Non sono gli avversari a preoccuparmi, il problema siamo noi. Alle numerose minoranze del Pd dico: il nemico non siamo noi. Cari amici e compagni le regole valgono sempre o non valgono mai. Non è che la ditta è di sinistra se vince Tizio o Caio. Rispetto chi lascia ma anche chi arriva. L'afflusso più grande è da Sel e non da Verdini». Sono le elezioni il convitato di pietra e queste, dice Renzi, «si vincono nelle periferie non nei salotti del centro». La sinistra dem ha previsto solo due interventi, di Cecilia Guerra e Laforgia sugli emendamenti alla manovra. D'Attore, Carlo Galli e Folino annunciano l'addio al Pd. maiFaocuzioweaiseevnra IL PRESIDENTE DEL PIEMONTE Il distacco ira Chiamparino e il leader: con Matteo non riesco più a parlare di Marco Imarisio eccato, erano così una bella coppia. Avevano molte cose in comune, la voglia di cambiare il Pd, il turbo riformismo, la difesa di Sergio Marchionne, una buona dose di cinismo, la solitudine politica. Adesso non si sentono più. Solo qualche laconico massaggino, ma proprio uno ogni tanto. E insomma, hai voglia a fare finta di niente, ma poi certe cose si vengono a sapere. Le dimissioni di Sergio Chiamparino dalla presidenza della Conferenza Stato-Regioni, ad esempio. Sono state motivate con una questione di coerenza, il bilancio del Piemonte è una voragine causata dall'interpretazione sbagliata di una ambigua legge nazionale, meglio andarsene per non evitare illazioni e malignità su un eventuale conflitto di interessi. Certo, c'è anche quello, ci mancherebbe. Ma non è un mistero che l'altra ragione di un addio irrevocabile, maturato dopo inutili attese davanti al display del telefonino, è l'assenza di collaborazione e interlocuzione dell'amico giovane, Matteo Renzi, che sembra tanto cambiato dai vecchi tempi. Quel ruolo ha senso solo se si fa parte di una squadra, di un sistema, ha fatto sapere dietro le quinte l'attuale presidente del Piemonte, ma se Matteo non ascolta nessuno e la squadra non esiste, se non si sa mai con chi parlare, meglio che lo faccia qualcun altro, così almeno io torno libero di dire quel che penso. Non sembrano toni propedeutici a una semplice pausa di riflessione nell'ambito di una storia ancora breve ma piuttosto intensa. Nel 2011 il più maturo era il sindaco più amato d'Italia quando diede scandalo entrando alla ex stazione Leopolda, la casa del giovane collega toscano che non era ancora nessuno mavoleva essere tutto. Quel giorno insieme ad altri amministratori locali giocarono a «Se io fossi presidente del Consiglio» e si fecero beffe dei «dinosauri del Pd». Parlavano molto, si davano una mano. Nel 2013 il giovane corse alle primarie per scegliere il candidato premier del centrosinistra e l'altro, il piemontese, fece sapere anche ai sassi che avrebbe votato per lui. Quando il Pd riuscì a non vincere quelle elezioni e subì una specie di implosione, il giovane propose l'amico maturo al Quirinale, prima che Giorgio Napoletano succedesse a se stesso. E poi all'improvviso gli astri si allinearono. La celebrazione ufficiale avvenne il 12 aprile del 2014. Quel giorno l'austero Pala olimpico sembrava la succursale della Leopolda, con video che mischiavano Maradona, Forrest Gump e Fantozzi, proprio come nelle scapigliate kermesse fiorentine. Forse l'avevano fatto di proposito, per far sentire a casa propria il giovane ospite, che nel frattempo era davvero diventato presidente del Consiglio e aveva scelto Torino come sua unica uscita promozionale perle imminenti elezioni regionali, alle quali si era candidato il vecchio amico, che dal palco ricordò come fosse uno dei pochi a potersi dire renziano della prima ora, rivelando di essersi iscritto nuovamente al Pd, dopo un polemico mancato rinnovo della tessera che durava da qualche anno. A rimarcare le radici profonde del loro legame, una vecchia foto leopoldiana di Matteo&Sergio divenne simbolo della campagna elettorale e di un sodalizio che sembrava reggere alle scosse del tempo e del potere. Gli addolorati piemontesi renziani danno la colpa ai cromosomi. Quello maturo aveva un nonno soprannominato Barba Lenin, due genitori operai e iscritti al Pci, e a un certo punto stava più a sinistra di loro. Quello giovane: ex democristiano figlio di imprenditore democristiano, e faceva le foto anche con Ciriaco De Mita. Possibile invece che sia una questione di carattere, entrambi sono di attitudine ferrigna, poco malleabile, parecchio orgogliosa. Chiamparino era da un po' che sbuffava, gentile eufemismo. Da quando è arrivato alla guida di una Regione, istituzione che il suo amico giovane non ama troppo, qualcosa è cambiato. Contatti sempre più rarefatti, silenzi eloquenti, risposte sarcastiche a rilievi fatti da presidente di una struttura che già nel nome contiene l'idea del confronto tra amministrazione centrale e locale. «Non vado all'incontro di oggi con il governo per spirito di divertimento ma per lavoro» ha 0 La parola detto Chiamparino, a rimarcare una certa freddezza con «l'amico Matteo», le virgolette ormai sono d'obbligo. 0 qualcuno ci dimostra che i nostri dati sono fasulli, è il ragionamento fatto con i colleghi, e allora ne prendiamo atto, oppure purtroppo sono veri, cosa che a Roma sanno bene. Allora dovrebbe cominciare una tratta- « Lo spirito i llavoro» II governatore: dal governo non vado con spirito di divertimento ma di lavoro tiva: voi ci date la metà di quel che chiediamo, cerchiamo un punto d'incontro e mettiamoci d'accordo. Invece niente. Sembra quasi che il confronto e il dissenso civile siano una specie di bestemmia in chiesa, ripete spesso il governatore. A chi gli fa notare che la scarsa propensione all'ascolto e i conseguenti silenzi di Renzi sono un problema di tanti, risponde che lui a fare il passacarte non ci sta, quindi avanti un altro. C'eravamo tanto parlati. © R I PRO DUZIOfN RSERVA'A La Conferenza StatoRegioni, istituita nell'83 e regolamentata nel '97, è un organo collegiale per la collaborazione istituzionale tra Stato e autonomie locali. Dà consulenza a governo e Parlamento quando legiferano sulle Regioni e può nominare i responsabili di enti e organi che prestano servizi alle funzioni concorrenti tra governo e Regioni. Nel 2011 II sindaco di Torino Sergio Chiamparino ospite di Matteo Renzi , sindaco Firenze, sul /// /%G%G 4'+ di1/ 0 , or/; 1,11 palco del «Big Bang»,Fino la seconda edizione della Leopolda " 1, VIA Chi e e Sergio Chiamparino, 67 anni, Pd, sindaco di Torino dal 2001 al 2011 al termine dei mandato di sindaco è stato presidente nazionale dell'Anci e coordinatore dei sindaci delle Città metropolitane II 26 maggio 2014 è stato eletto presidente del Piemonte con il 47% . I7 caso E Caldoro promuove la manovra di Alessandro Trocino Sergio Chiamparino attacca, Stefano Caldoro lo difende. Paradossi della politica: il presidente pd del Piemonte e della Conferenza Stato-Regioni si scaglia contro il presidente del Consiglio per i tagli alle Regioni, e l'ex presidente della Campania , esponente di Forza Italia, si schiera al fianco di Matteo Renzi. Spiega Caldoro: «Le Regioni sbagliano, è un arroccamento politico, una battaglia di retroguardia». Per Chiamparino, sono a rischio anche i farmaci salvavita: «Ma come si fa a dire così - contesta Caldoro -. Questa è la prima manovra che per la prima volta età un miliardo in più. Abbiamo accettato i tagli veri di Tremonti e di Monti e ora attacchiamo Renzi?». Per l'ex governatore campano, il piano di risparmi è credibile: «La Campania ha ridotto di quasi un miliardo la spesa sanitaria in sei anni, aumentando la qualità delle prestazioni. Se considera che la Campania ha una percentuale del g-io per cento del fondo nazionale, è chiaro che i io miliardi di risparmio nazionale in 5 anni sono un obiettivo plausibile». © RIPRODUZIONE RISERVATO Renzi: un decreto per i conti delle Regioni Il premier all'attacco. i governatori guadagnano più di me . D'Attorre, Galli e Folino lasciano il Pd ROMA Stanco di incassare critiche alla «sua» legge di Stabilità Matteo Renzi è passato al contrattacco e, leggendo un lungo testo scritto all'assemblea dei gruppi del Pd, ha difeso i 25 pilastri della manovra: «E la botta definitiva per rilanciare l'Italia». Poi l'attacco ai governatori, che «guadagnano tutti più del presidente del Consiglio». E sulle tasse: «Se volete un premier che le alzi, cambiate premier. Io penso che le tasse debbano andare giù: è la caratteristica di questo governo». Il premier vedrà i presidenti alle 18 e andrà giù duro sulla gestione delle Regioni, perché le Asl sono troppe e serve più trasparenza, perché «non c'è alcun costo standard applicato» e ci sono troppi sprechi, «troppi dislivelli nelle spese sanitarie». Lo Stato, rimprovera il premier minacciando di ricorrere anche lui alla demagogia, «non è la controparte delle Regioni». Dopo l'attacco, la svolta: tra una L'arrivo Pier Luigi Bersani (a sinistra) arriva a Montecitorio per l'assemblea dei gruppi Pd di Camera e Senato sulla legge di Stabilità settimana il governo farà un decreto per salvare i bilanci regionali dopo l'intervento della Corte dei conti. Una mossa con cui il premier conta di disarmare Chiamparino, che nelle casse del Piemonte ha un «buco» di sei miliardi. Argomenti che non hanno convinto l'ala sinistra, tanto che oggi altri tre deputati lasceranno il gruppo per seguire le orme di Stefano Fassina. L'ex viceministro lavora a nuovi gruppi parlamentari con Sel e i fuoriusciti del Pd e sabato, dal palco del Teatro Quirino, rilancerà «Futuro a sinistra». E l'embrione di un nuovo partito, che potrebbe candidare Fassina a Roma. Scenario che Renzi mostra di non temere, convinto com'è che la «cosa rossa» sarà una «sinistra di testimonianza», incapace di governare. «Chi va a raggiungere Landini, Camusso, Vendola, Fassina faccia pure - ha confidato a Vespa -. Io non seguo la logica del vecchio Pci, mai nemici a sinistra». Sarà scissione? «Non è in corso nessuno smottamento». Su quel fianco Renzi vede «un delirio onirico», un mix di «ideologismo e velleitarismo». Ma intanto i nemici, a sinistra, cominciano a essere parecchi. Dopo Mineo, oggi usciranno Alfredo D'Attorre, Vincenzo Folino e Carlo Galli. Alle 21 Renzi parte in quarta. Il bersaglio grosso è il M5S. Imola? «Un flop». E l'Italicum? «Sono patetici». A metà discorso fa a pezzi la sinistra europea ed è un modo per dire che «non c'è spazio a sinistra del Pd», perché «le elezioni si vincono nelle periferie, non nei salotti». Le opposizioni «sono tristi», mentre il Pd è «il partito dell'allegria» e il suo leader nutre «cinque elementi di grande ottimismo». Le riforme, il Pil che ere- sce, il Jobs act che funziona, Expo «Caporetto dei gufi» e la fiducia ritrovata: «Siamo un presidio di stabilità, il Nord Est va meglio della Germania». E la spending? «Sono i tagli...». Apre a qualche aggiustamento «di dettaglio» e rivendica il taglio delle tasse: «Se volete un premier che le alza, cercatene un altro». Basta gufi è il leitmotiv di Renzi, che sfida i dissidenti: «La stabilità è di sinistra e non è in deficit». Alla minoranza, che ha pronti dieci emendamenti, concede solo la disponibilità a ragionare sulle proposte antievasione del Nens. Ma il tetto del contante resta a 3 mila euro (non c'è nesso con l'evasione). La sua legge, insomma, è una «scommessa sulla fiducia» e Renzi ne difende con puntiglio le 25 scelte chiave. E i soldi per il Sud? «Non dite che non ci sono». Monica Guerzoni © RIPRODUZIONE RSERVA'A UINCHIESTA Regioni, maxi-spesa da 153 miliardi di Gianni Trovati Non è certo un caso che la tensione fra gioni». Dall'altra parte del tavolo il preRenzi e le Regioni sia salita ai massi- mier osserva giocatori in affanno, schiacmi proprio mentre si discute di misure ciati da una spesa che negli anni si è gon«salva-Sicilia» e di decreto «salva-Pie- fiatafino a 153 miliardi e hamoltiplicato le monte», che al di là del titolo è inveritàun tasse più dei servizi. più generale provvedimento «salva-Re- In Piemonte maxi-disavanzo, in Campania costi record di beni e servizi, Sicilia in vetta per il personale Spesa corrente fuori controllo: un macigno da 153 miliardi l'anno r iprio il «salva-Regioni», già saltato due volte e ieri riesaminato nella riunione tecnica di preparazione al consiglio dei ministri, è il segno più recente di un problema tutt'altro che nuovo. Il decreto non offrirebbe nuovi soldi cash, ma permetterebbe di ripianare in3o anni i disavanzi (9 miliardi di euro secondo le stime circolate in queste settimane) che si sono aperti negli anni scorsi dalla gestione dei fondi sblocca-debiti, anticipati dal Governo per consentire alle Regioni di pagare le fatture arretrate, ma dirottati in molti casi ad aumentare gli spazi di spesa corrente. Questo escamotage, alimentato due anni fa anche da una norma non troppo chiara e da istruzioni non proprio cristalline da parte dei tavoli governativi sulla sua applicazione, è crollato a giugno con la sentenza della Corte costituzionale che ha giudicato illegittimi ibilanci 2013 del Piemonte, facendo però risuonare l'allarme anche lontano da Torino. Spesa senza limiti Allabase del problema c'è infatti il vizio consolidato dei conti regionali: una spesa corrente che negli anni si è ingigantita fino a 153 miliardi di euro e ha trascinato con sé la pressione fiscale, fatta non solo delle tasse "regionali" anche nelnome (71,2 miliardi nel 2013), ma anche delle quote di tasse, Iva in primis, girate dallo Stato, che sono raddoppiate in dieci anni portando le entrate tributarie regionali a sfiorare i 130 miliardi all'anno. Sul fondo sanitario, che assorbe i tre quarti delle uscite regionali, la battaglia è ancora L'aumento delle uscite ha gonfiato la pressione fiscale Senza «efficientamento» rischia di essereaggirato il blocco delle aliquote concentrata sulla dinamica degli aumenti (si veda l'altro articolo in pagina), ma anche lontano da aziende sanitarie e ospedali si incontrano voci che negli ultimi anni si sono dimostrate più riottose del previsto nei confronti dei vari tentativi di spending review. Beni e servizi Gli acquisti, protagonisti immancabili di ogni manovra intitolata alla «revisione della spesa», nelle ultime tabelle elaborate dall'Istat e relative al 2013 sono volati a 6,28 miliardi, contro i 4,58 dell'anno prima, e va sottolineato che l'Istituto distatistica guarda agli impegni, e non ai pagamenti effettivi influenzati proprio dagli sbloccadebiti varati due anni fa per onorare le vecchie fatture. Nel loro complesso, a fine 2013 gli impegni relativi alla spesa corrente si sono quindi fermati pochi spiccioli sotto i 153 miliardi di euro, con un aumento dell'1,75% rispetto all'anno prima. Per il 2014 mancano ancorai dati organici sui consuntivi riorganizzati dall'Istat, ma i segnali che arrivano dalla cassa emonitorati dal sistema informatico dell'Economia (Siope) parlano di un altro aumento, di poco inferiore al miliardo. Senza le manovre di finanza pubblica degli ultimi anni, com'è ovvio, la dinamica sarebbe stata assai più vivace, ma a frenarla sono state scelte prese fuori dalle Regioni: prima di tutto l'accoppiata prodotta dal congelamento dei contratti del pubblico impiego e dai limiti al turn over, che hanno imposto la marcia indietro alla spesa di personale. un super-disavanzo da 5,8 miliardi creato dalle bocciature costituzionali dei bilanci 2013, chiusi dall'amministrazione a guida leghista, e dall'emergere di debiti extra nati ancora prima, ai tempi della vecchia giunta di centrosinistra. Nel Lazio la montagna dei debiti accumulati con i fornitori era tale che alla Regione sono arrivati 8,7 dei 20,1 miliardi distribuiti in tutta Italia dal ministero dell'Economia, e anche lì la gestione delle prime tranche ha sollevato più di un'obiezione daparte deimagistrati contabili. Nella classifica deiprestiti da ViaXXSettembre arriva la Campania, che nei propri bilanci mostra più di un indicatore problematico: la spesa per l'acquisto di beni e servizi nel 2013 (i dati sono sempre quelli rielaborati dagli ultimi report dell'Istat) è stata di 133,5 euro adabitante, cioè il 62% in più della media delle Regioni ordinarie, e anche nelle spese del personale Napoli primeggia fra le grandi Regioni. nioni delle scorse settimane a Palazzo Chiginonhanno chiuso la partita e hanno visto il sottosegretario Claudio De Vincenti limitarsi a dichiarare, con gusto per l'eufemismo, che in Sicilia «la situazione è complessa». Il risultato dipende ovviamente anche da come si svilupperà la finanziaria regionale, che nel «bozzone» preparato dall'assessore all'Economia Alessandro Baccei (riconfermato) prevede tagli per 300 milioni. La manovra In questo quadro, come ha spiegato anche ieri la Corte dei conti, non basta rivedere le previsioni di spesa, ma occorre anche trovare misure pratiche di «efficientamento». Altrimenti il «sostanziale raddoppio» evocato dai magistrati rischia di allargare le «già ampie eccezioni» al blocco delle aliquote. E a pagare, ancora unavolta, saranno i contribuenti. Gianni Trovati gianni.trovati@a ilsole24ore.com RIPRODUZIONE RISERVATA Il caso Sicilia Fuori gara, da questo punto di vista, è la Sicilia, «speciale» più nello Statuto che nelle funzioni esercitate in modo davvero autonomo. Nell'Isola gli stipendi regionali viaggiano vicini ai 200 euro ad amministrato, un dato che non conosce rivali se non nelle piccole Autonomie del Nord - Valle d'Aosta e Trentino Alto Adige - che però svolgono in prima persona anche funzioni statali, con meccanismi generosi e finanziati dalle tasse che rimangono sul territorio. E siccome anche nella finanza locale la forza dei numeri è difficile da aggirare, la Sicilia dagli organici giganti e dai servizi zoppicanti vive unaperenne crisi diliquidiDa Torino a Napoli Certo, come sempre quando si tàche proprio inqueste settimaparla di finanza locale è bene ri- ne vive una delle ricadute più cordare che non tutti i casi sono gravi: il primo compito del neouguali. Chiamparino, presiden- nato Crocetta-quater sarà quelte "congelato" della conferenza lo ditornare achiedereunsalvadelle Regioni, si trova a gestire gente allo Stato, dopo che le nu- Il calcolo politico di Renzi di punire le Regioni e premiare i sindaci Economia & Società di Lina Palmerini - `° e Regioni all'attacco e i Comuni soddisfatti. Chiamparino sul piede di guerra, Fassino che promuove la legge di stabilità. Entrambi del Pd ma di amministrazioni locali diverse e questo potrebbe raccontare qualcosa del calcolo politico di Renzi su questa manovra. Sacrificare i Governatori avantaggio dei sindaci è una scelta che ha molto a che fare con la visione del premier. È come se scegliesse di comunicare le sue scelte di Governo attraverso le città sapendo che sono quelle dove il riscontro con i cittadini e con il consenso èpiù diretto, meno mediato. E an che meno inquinato dagli scandali ai quali le Regioni hanno invece abituato. Quello che ha colpito, però, è stato lo scontro con i Governatori e con Sergio Chiamparino. È vero che è nello stile del premier cercare dei fronti di conflitto per far meglio emergere le sue politiche. Lo fa di frequente con la sinistra del suo partito proprio per dare credibilità al suo profilo riformista e moderato ma averlo fatto an che con le Regioni - e con quelle governate con il centro-sinistra- fa pensare che sia stato voluto. «Ci divertiremo» aveva detto il premier annunciando l'incontro con i Governatori e ieri Chiamparino gli ha risposto che per lui non ci sarà nulla da divertirsi. Insomma, ferri corti. Ma perché Renzi ha scelto questa battaglia con le Regioni? E perché, invece, ha "protetto" i Comuni? Per loro non sono previsti tagli in Finanziaria ma soprattutto è stato sbloccato quel patto di stabilitàpergli investimenti che aveva tenuto le mani legate dei sindaci per molti anni. La prima rispostapuò essere maliziosa: ossia che il prossimo anno si va avotare per i Comuni. Maforse non è abbastanza. Perché in questa contrapposizione con i Governatori, Renzi sa di avere un gioco più facile. E dunque se un taglio, una "punizione", ci deve essere meglio che vada alle Regioni che hanno una pessima reputazione presso i cittadini, sono forse l'entelocalepiù impopolare innanzitutto per ciò che le cronache giudiziarie hanno raccontato: dalle tangenti ai rimborsi elettorali. La controprova è nei dati dell'affluenza elettorale: alle scorse regionali di maggio 2015 in Veneto come in Campania, Umbria e Liguria, è scesa inmedia dito punti.Insomma, le amministrazioni regionali sono sinonimo di spreco e anche di inefficienza a giudicare da come la sanitàviene gestita dagran parte delle Regioni. E da ex sindaco, Renzi sa come portare acqua al suo mulino. Perché è vero che la spesa sanitaria si va progressivamente riducendo, come dicono i Governatori, ma è anche difficile da capire come da un monte risorse di no miliardi le Regioni possan o fare una battaglia per un miliardo di taglio. Quello che non si capisce è se il premier userà questo nuovo fronte per "ridimensionare" il peso e i condizionamenti delle Regioni che puntualmente a ogni legge di stabilità- e non solo - aprono un fronte di scontro e poi di trattativa con il Governo. Bisognerà aspettare per vedere fin dove si spingerà il premier e se questa diventa la prima mossa di un'offensiva più ampia di revisione dell'impianto regionale come da alcune proposte di legge che immaginano di portarle da 20 a 12. Al momento è verosimile che Renzi dopo qualche fuoco d'artificio arrivi a una trattativa con Chiamparino e conceda una parte di ciò che i Governatori chiedono. Anche perché nessuno degli interlocutori è in grado di impartire lezioni agli altri. Nemmeno il Governo chehafatto una spendingreview modesta e deludente. RI PRODUZIONE RISERVATA APPROFONDIMENTO ONLINE Il numero delle Regioni "riformato" Alcuni disegni di legge presentati puntano a ridurre le Regioni da 20 a 12 «politica 2.0 - Economia & Società» di Lina Palmerini www.itso[e24ore.com l . Il Dpcm libera 462 milioni per una spesa di 1,2 miliardi Patto di stabilità 2015: pronto decreto sblocca-investimenti Massimo Frontera ROMA Domani, salvo imprevisti, la conferenza unificata darà il via libera al Dpcm che sblocca spazi finanziari per oltre 462 milioni di euro a favore di 14 città metropolitane e relative amministrazioni regionali. Il via libera riguarda il sola quota di cofinanziamento relativa a interventi inclusi nei programmi europei del Fondo sviluppo regionale (Fesr) e del Fondo sociale (Fse). La possibilità riguarda prioritariamente la spesa del vecchio ciclo 2007-2013, da effettuare necessariamente entro fine 2015, ma potrà includere progetti del ciclo 2014-2020. Complessivamente - considerando il contributo europeo - lo sblocco consente oltre 1,2 miliardi di investimenti. La stima tiene conto del fatto che il cofinanziamento sbloccato è pari al 25% in Regioni e città del Centro-nord e al 75% nelle aree del Sud. Lo sblocco riguarda 462 milioni cash in conto capitale che Regioni (in misura prevalente) e città metropolitane hanno in cassa ma che sono bloccate dal patto di stabilità. Serviva appunto un Dpcm per autorizzare la spesa per investimento. Più precisamente, ilprovvedimento sblocca una spesa di 448,15 milioni di euro in 14 regioni e una spesa di 14,8 milioni in sei città metropolitane. La cifra maggiore, pari a poco più di 316 milioni di euro, riguarda una decina di Regioni e quattro città del Centro-nord. L'area del Mezzogiorno è invece minoritaria: pari a cinque regioni e due città, per 146 milioni circa. A fronte degli spazi finanziari concessi, le richieste sono state però nettamente superiori. Lo schema di Dpcm riferisce di richieste iniziali per oltre 3 miliardi di euro, che - tut- tavia - dopo una interlocuzione con le Regioni, si sono più realisticamente attestate a 1,77 miliardi di euro. L'aspetto paradossale è che, nonostante l'importo "verificato" sia stato complessivamente quattro volte superiore agli spazi finanziari concessi, questi ultimi sarebbero comunque potuti arrivare fino al limite di 700 milioni concesso dalla Finanziaria 2014. Come mai non si è arrivati a questa cifra? Il motivo è che la dote iniziale è stata erosa dal parziale drenaggio a favore del Fondo per l'ammortamento dei titoli di Stato. Una condizione, quest'ultima, prevista dallo stesso com- LC _71 -3 L'intesa sullo schema di provvedimento è attesa, salvo imprevisti, nella Conferenza unificata convocata per domani Gli spazi Totale degli spazi finanziari "nettizzati" rispetto al patto di stabilità 2015 i 9.A L'investimento I n vesti m e n to tota le s b lo cca to, comprensivo di contributo europeo e cofi n a n zia mento italiano Il piano Puglia Losbloccodi patto complessivamente concesso alla Puglia ma 145 della Finanziaria 2015. Il volume di investimenti complessivamente sbloccato non è comunque irrilevante. E pari a poco meno del 1o"ß" dell'obiettivo di spesa di 13 miliardi che il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, aveva dichiarato a inizio di quest'anno per la programmazione comunitaria nelle Regioni. Lo schema di Dpcm (disponibile sul Quotidiano digitale Edilizia e Territorio) non scende nei dettagli dei singoli programmi regionali. Non è pertanto possibile capire quante risorse riguarderanno la spesa legata alla vecchia programmazione (2007-2013) e quanta invece il prossimo ciclo 2014-2020. E tuttavia possibile prevedere che perleregioni del Sudè più probabile che la spesa riguardi i vecchi piani, e per il Nord i nuovi progetti. Nulla vieta, inoltre, che Regioni che hanno già anticipato risorse per vecchi programmi, utilizzino ora questi spazi per altri investimenti. Da qualsiasi punto divista la siguardi,lamisura è comunque una concreta spinta agli investimenti. La Regione che havisto in assoluto lo sblocco più elevato è laPuglia, con72milioni, seguita dalla Campania con 62 milioni e dalla Lombardia con quasi 48 milioni. Le altre regioni "sbloccate" sono: Lazio (39,8 milioni), Piemonte e Calabria (con 37,6 milioni), Veneto (34 milioni), Toscana (31), Basilicata (26, Abruzzo (18,2), Marche (16,8), Emilia Romagna (15,2), Umbria (5,2) e Liguria (3,6 milioni). La graduatoria delle città metropolitane vede nettamente intesta Firenze (con 8,4 milioni), seguita da Torino (2,4 milioni), Genova (1,4), Messina (1,2), Cagliari (525mila euro) e Venezia (265mila euro). RIP ROD OZIONE RISERVATA Berlusconi: "iVon andrò a Bologna IL CAVALIERE Si SFILA Silvio Berlusconi, il leader di Forza Italia, al momento intende nona nda rea Bologna - ° 1A «Troppo leghista», la piazza di domenica a Bologna. É rimasta troppo leghista per confermare la partecipazione di Silvio Berlusconi. E così il "sì" di qualche giorno fa diventa un forse più propenso al no, come gli suggerisce da tempo lo stato maggiore di Forza Italia, da Toti a Romani, da Brunetta alla Bergamini. «Potremo sempre dire che non vai per ragioni di sicurezza, d'altronde ormai non frequenti più le piazze per questa ragione», è stato l'escamotage suggerito da qualcuno. E in parte, per il momento, accolto. In parte, perché il comunicato ufficiale con cui in serata il partito annuncia comunque la presenza domenica a Piazza Maggiore di una generica «delegazione istituzionale» lascia aperta l'incognita sulla partecipazione del leader. Ma l'andazzo è ormai chiaro. Tant'è che vero che non appena la nota viene diffusa, i due capigruppo leghisti molto vicini a Salvini, Gianmarco Centinaio e Massimiliano Fedriga, si dichiarano «stupiti e dispiaciuti che qualcuno si sfili dalla sfida a Renzi facendosi magari tentare dai canti delle sirene del Pd, noi andremo avanti». La responsabile Comunicazione forzista, Debo- rah Bergamini replica a stretto giro: «Tranquilli, nessuno si defila, la sfida a Renzi ci unisce, ci sarà una nostra delegazione». Matteo Salvini sceglie per il momento la linea attendista, vuole capire cosa voglia fare davvero l'ondivago Berlusconi. «Mi auguro che venga, chi non c'è sbaglia» e lancia un appello perfino a Beppe Grillo. Il rischio avvertito in Fi però, in assenza del leader, è che la delegazione forzista presente venga coperta dai fischi. E in questo clima resta incerto anche il faccia a faccia tra i Salvini e Berlusconi previsto (ma non ancora confermato) per domani. Dovrebbe esserci anche Giorgia Meloni, per parlare di amministrative. Per Salvini sarebbe l'occasione ultima per convincere il capo forzista ad andare in piazza. Ieri è tornato a dire la sua su Roma: «Marchini? Di imprenditori ce ne sono tanti, Giorgia la conosco e la stimo». Storace avverte Berlusconi, se domenica non va e telefona, «è la volta che Salvini fa il trasferimento di chiamata su Renzi». Raffaele Fitto diserta e organizza una sua manifestazione in teatro a Roma. (c.l.) (dNIPNOOLL>JONE NISFR ATA Berlusconi vuole sfilarsi Tensioni tra Lega e FI sulla piazza di Bologna Il premier: con quella manifestazione - `rà la sua parabola ROMA Sì. No. Forse però, chissà. Diventa un tormentone la partecipazione di Silvio Berlusconi alla manifestazione nazionale contro le politiche del governo organizzata dalla Lega per domenica a Bologna. Anche se Renzi ha già emesso il suo giudizio: «Con la sua partecipazione Berlusconi conclude la sua parabola». Sulla effettiva presenza del leader di FI non è ancora possibile scrivere con certezza la parola fine. Infatti dopo aver annunciato al congresso del Ppe e poi in pubblico venerdì scorso che aveva voglia di «esserci, perché so di poter par lare a quella piazza ed è un'occasione da non perdere per rior ganizzare il centrodestra», l'ex premier sembra aver cambiato idea. Ieri, raccontano i tanti che hanno avuto modo di parlarci, il suo umore era diverso: «Meglio che non vada, meglio di no. In tanti melo avete sconsigliato, e in effetti capisco che possa esserci rischio di contestazioni, fischi o altro. Quella non è la nostra piazza, rischia di essere so- lo della Lega, e non del centrodestra», il succo del suo discorso. Nel partito, d'altronde, quasi tutti avevano mostrato dubbi, soprattutto i fautori della linea moderata fedele al Ppe, da Tajani a Romani. Ma anche dalla famiglia e dai vertici aziendali sarebbe stato suggerito lo stop, come pesano le «ra gioni di sicurezza» rispetto a una piazza nella quale si teme la presenza di frange estreme di destra e di sinistra. I tanti dubbi hanno portato a una ambigua nota diramata nel pomeriggio dal partito: alla ma nifestazione sarà presente «una delegazione istituzionale» di FI, non meglio specificata. In teoria potrebbe essere guidata dallo stesso Berlusconi, oppure essere limitata a capigruppo, coordinatori locali (Bernini), al presidente della Liguria Toti. Si vedrà nelle prossime ore, tenendo conto del fatto che la macchina organizzativa L'iniziativa Si chiama «Blocca Italia» la tre giorni di protesta che la Lega ha organizzato da venerdì contro il governo Renzi e che si concluderà domenica a Bologna con la «Giornata di liberazione nazionale» i parlamentari che fanno parte di Forza Italia (42 senatori e 63 deputati) azzurra per portare militanti non si è fermata, dunque FI sicuramente assicurerà la sua presenza e vicinanza. E soprattutto non è confermato ma neppure smentito un faccia a faccia tra Salvini e Berlusconi prima di domenica. t stato lo stesso leader della Lega ieri mattina ad annunciar lo, prima della mezza marcia indietro di Berlusconi che ha molto irritato lui e il suo partito, tanto che i capigruppo Centina io e Fedriga si sono detti «stupiti e dispiaciuti che qualcuno si sfili dalla sfida a Renzi facendosi magari tentare dai canti delle sirene del Pd».Da FI replica la Bergamini: «Niente sirene, chi le ha ascoltate si è infranto sugli scogli». Ma lo stesso Salvini in serata dopo aver protestato con più di un big azzurro ha avvertito che «chi non è in piazza sbaglia», augurandosi e «immaginando» che il Cavaliere ci sarà. E potrebbe essere proprio l'incontro fra i due, magari già oggi, a sciogliere il nodo, partendo dai contenuti del messaggio che si vorrà mandare, dalle presenze e dalla rassicurazione che non ci si trovi davanti a una piazza ostile. Intanto, a «offrire» a Berlusconi e ai suoi una manifestazione alternativa, a Roma e sempre domenica, è Raffaele Fitto, perché «chi va a Bologna rischia di "affidarsi" alla Lega, alle sue parole d'ordine, adottandole senza discussione», per questo «sarebbe bene che gli esponenti di FI colgano l'occasione della nostra iniziativa». Paola DI Caro © RIPRODUZIONE RISERVATA Berlusconi, inizialmente, aveva detto: «A Bologna ci sarò». Ma in FI si sono levate diverse voci critiche e ora il leader azzurro è in dubbio Grillo: "Hai paura". Renzï: "Fai ridere" Scontro tra il leader del M5S e il premiersull'Italicum dopo la proposta avanzata l'altro ieri dal deputato dem Lauricella di correggere il sistema elettorale. Ma il segretario democratico lo stoppa: "Non si tocca" ROMA. Alessandro Di Battista esce dall 'aula sventolando i fogli della proposta di legge Lauricella che chiede di cancellare il doppio turno dell'Italicum. Evidenziata in giallo, con un grande asterisco accanto, c 'è la parte in cui si parla del rischio di un « effetto Parma» di dimensioni nazionali. «L'ha scritto, non posso crederci, l'ha scritto!», scandisce plateale il deputato. Secondo i 5 stelle, il Pd avrebbe ammesso in questo modo di voler cambiare la legge elettorale per ostacolare l'ascesa del Movimento ( che a Parma aveva ribaltato il voto dei primo turno passando dal 19 al 60 per cento). li tam tam è partito in rete, come sempre orchestrato dal blog di Beppe Grillo, che posta una foto del deputato della minoranza pd Giuseppe Lauricella definendolo « inventore della clau- Gli ultimi sondaggi assegnano la vittoria ai grillini in caso di ballottaggio con il Pd sola anti-M5S». Da lì giù insulti, nei commenti e su Twitter, dove il capo politico del Movimento lancia il sondaggio: «Il Pd ha paura o è terrorizzato?», con un'ampia prevalenza della seconda risposta e improperi di ogni tipo (compreso il «tu devi morire» di un fan grillino). Poco importa se il capogruppo democratico alla Camera, Ettore Rosato abbia detto in radio, a Un giorno da pecora: «Lauricella stai sereno, per me la legge elettorale non si cambia». E se la mossa sembri più che altro un tentativo della minoranza pd di convincere Matteo Renzi a cambiare idea e inserire il premio di coalizione. Che per ora non ne abbia alcuna intenzione, il premier lo dice chiaro all'assemblea dei parlamentari pd: «Non sono d'accordo con la proposta Lauricella, ma i grillini che difendono l'Italicum fanno morir dal ridere». E poi: «Hanno più apparizioni in tv che preferenze». Lo stesso Lauricella - in un pomeriggio passato tra il voto in aulae il Transatlantico-ripete che la sua è una posizione personale: «È una battaglia che faccio da un anno. li ballottaggio in questo modo è incostituzionale, non esiste al mondo il doppio turno per l'elezione di un organo parlamentare. E il bello è che loro erano d'accordo con me!». Ferma Di Battista, tenta di spiegare: «Mati rendi conto che mi attaccate per la stessa cosa per cui mi avete dato ragione in aula? Quando l'ho presentato come emendamento alle riforme il vostro Danilo Toninelli ha preso la parola per darmi ragione. Ma non eravate contro l'Italicum?». La domanda rimane sospesa. Alfonso Bonafede, vicepresidente della commis- sione Giustizia, chiede quasi in confidenza: «Dimmi la verità, lo volete cambiare?». Perché è vero che ancora ieri Roberto Fico definiva l'Italicum peggiore del porcellum, e che i 5 Roberto Fico: ma questa legge elettorale è peggiore del Porcellum stelle hanno detto più volte divolere che la legge elettorale cambi. Solo che, dichiarazioni a parte, non hanno mai fatto nulla perché accada. «Il mandante di Lauricella è Renzi», sosteneva ieri Luigi Di Maio (al che l'accusato ribatteva: «E lui cos'è? L'esecutore di Casaleggio?»). La ragione di tutto sono i sondaggi: quello del lunedì per il Tg di La 7, postato da Grillo sul blog, vedrebbe i 5 stelle - in caso di ballottaggio - al 50,6 per cento contro il 49,4 del Pd. Simile a quello di Alessandra Ghisleri per Ballarò, che dà il Pd al 49,8 per cento e il Movimento al 50,2. «Agennaio-spiega lasondaggista - i democratici erano al 53 e l'M5S al 47. Il vantaggio dei 5 stelle è in continua crescita - come partito sono al 27 per cento anche perché, sembra che tutti stiano lavorando per loro», ITALICUM La nuovo legge elettorale, approvata nel maggio del 2015, prevede il ballottaggio se nessuna lista supera i140% NO BALLOTTAGGIO II deputato dem Giuseppe Lauricella ha depositato un ddl che elimina il ballottaggio dall'Italicum per evitare `l'effetto Parma" PREMIO COALIZIONE La minoranza dei Pd e l'Ncd di Alfa no invocano la modifica dell'Italicum. In particolare, chiedono l'introduzione del premio alla coalizione PROPOSTA ALATI-M5S Secondoi parlamentari dei M5S, la proposta del democratico Lauricella serve a ostacolare l'ascesa dei pentastellati GRILLO ALLEATO DI RENZI A DIFESA DELL'ITALICUM rillo accusa i Democratici di essere anti- democratici, denuncia Renzi di volergli sottrarre la legge elettorale siccome teme di perdere la battaglia elettorale. L'Italicum - che per i Cinquestelle era la pietra dello scandalo, lo strumento con cui il leader del Pd voleva trasformare il Paese in un regime - da ieri è diventato un baluardo da difendere contro i colpi di coda del regime. Contrordine grillini, non è più l'ora di organizzare un referendum abrogativo: oggi la missione è difendere dall'abrogazione quelle stesse norme che pure erano state scritte «da Renzi con VTerdini ». E così che nel Movimento si smarrisce il senso della misura, oltre che il limite alla decenza. Ma in fondo ai populisti non appartiene la dote della coerenza, ogni occasione è buona solo per l'arringa. E a Grillo questo serviva ieri quando ha denunciato la proposta di legge presentata dal deputato del Pd Lauricella - esponente della minoranza interna - che con buona dose di malizia prospetta una con- troriforma dell'attuale riforma, un sistema di voto in base al quale verrebbe eliminato il ballottaggio, e il premio di maggioranza sarebbe assegnato solo alla lista che supera il 40i. Altrimenti i seggi andrebbero distribuiti su base proporzionale. Si tratterebbe di un ritorno alla prima Repubblica, perché i governi tornerebbero ad essere frutto di accordi tra partiti in Parlamento. Sarebbe, questa sì, la fine di Renzi e del renzismo, che poi è l'obiettivo dichiarato della minoranza dem. Perciò il premier non avrebbe mai potuto appoggiare una simile proposta, e infatti non ha perso tempo a sconfessarla. A questo punto Grillo si ritrova al fianco del suo acerrimo avversario, e - se la politica avesse ancora una regola da difensore dell'Italicum d'ora in poi dovrebbe sostenerne le ragioni sul blog, nelle piazze e in Parlamento. A meno che, anche stavolta, il capo dei Cinquestelle non chieda una deroga alla coerenza, che in fondo non è la dote richiesta ai populisti. Francesco Verderami 0 RIPRODUZIONE RISERVATA Ogni eletto rinuncia a parte dello stipendio Ma la politica costa: c'è chi spende tutta la diaria e chi restituisce 3 mila euro di Renato Benedetto MILANO La politica costa: anche per chi ha fatto del taglio ai costi della politica un cavallo di battaglia, come i Cinque Stelle. Costa vivere a Roma, ad esempio, e pagare lo staff. E questo fa sì che ogni mese una buona parte dei rimborsi venga trattenuta, anche dai pentastellati. Tra diaria e fondi per l'esercizio del mandato, le Camere versano mediamente dai 7 ai lo mila euro al mese circa per parlamentare. Pochi emettono regolarmente bonifici «di restituzione» della diaria che superano i 2 mila euro, stando ai dati 2015. Di più invece, una cinquantina (sui 127 tra Camera e Senato), i 5 stelle che non rimandano indietro, in media, più di mille euro al mese. E il resto, quei 6-7 mila euro mensili di rimborso? Sono i costi della politica. Legittimi, anche per un Movimento che si è definito «francescano» e che, in passato, ha deciso espulsioni portando agli atti gli scontrini. Ma il M5S in questi anni ha avuto una sua evoluzione. E forse anche l'integralismo sui soldi può essere rivisto. Premessa: i pentastellati fanno a meno ogni mese di parte dello stipendio. Esempio: un deputato a cui spettano 5.034 euro ne incassa 3.283. La differenza (1.751) va al fondo per le piccole imprese (dove il M5S ha versato finora 14 milioni). I bonifici sono sul sito Tirendiconto, con i dati su diaria e rimborsi, cioè la parte dei compensi parlamentari che, per il M5S, va trattenuta solo per le spese rendicontate: il resto va al fondo per il microcredito. Da qui, fuori dallo stipendio base, si pagano casa (solitamente nelle dichiarazioni M5S si legge di affitti per circa 1.5oo euro al mese), pasti, telefono, trasporti, staff (di norma tra i 3 e i 5 mila euro), consulenze, eventi sul territorio e spese varie. Che prendono buona parte dei 7-1o mila euro a disposizione. Quanto di questo viene restituito? Nei rendiconti 2015 (molti aggiornati fino a mag- gio) si scorgono disparità di spesa. Ci sono, appunto, i pochi (circa 25) che versano con regolarità cifre che si attestano in media sopra i 2 mila euro o, in certi casi, oltre i 3: al Senato, Sergio Puglia restituisce spesso più di 4 mila euro; Loredana Lupo ha ridato in un mese oltre 6 mila euro; alla Camera, Massimiliano Bernini è tra i più virtuosi. C'è poi un'ampia fascia che versa in media tra mille e duemila euro. Il resto è sotto i mille. Per otto parlamentari, le restituzioni mensili sul sito segnano «zero». Daniele Del Grosso, deputato, ha ricevuto rimborsi forfettari che variano da 7 a lo mila euro al mese: non ne ha restituito nulla, fino a maggio. Così Nunzia Catalfo (i rendiconti si fermano a marzo, mese in cui ha segnato oltre 70o euro di taxi). Zero per Federica Dieni, Dalila Nesci, Claudia Mannino, con 1.8oo euro di spese per il vitto in un mese, Maria Edera Spadoni, con 1.6oo euro tra pranzi, cene e bar solo a febbraio (il vitto, ri- storanti inclusi, supera i mille euro per diversi parlamentari, nonostante Camera e Senato abbiano servizi a prezzi convenzionati. Zero restituzione per Gianni Girotto e Nicola Morra: tra le spese dell'ex capogruppo un affitto da 2.155 al mese. Il rendiconto di Arianna Spessotto a gennaio mostra la restituzione di 3 euro e 59 centesimi contro lo mila euro di rimborso. Marta Grande, tra gennaio e maggio, ha restituito in tutto 333 euro di diaria: è di Civitavecchia, paga un appartamento a Roma 1.8oo euro al mese, ma le spese per l'alloggio, con pulizia e bollette anche sopra 40o euro, superano i 2.200 euro. C'è chi spende più per voci «politiche» che per vitto e alloggio. Roberta Lombardi, romana, non ha il problema della casa. Nei primi sei mesi dell'anno registra una sola restituzione della diaria da 514 euro, poi zero. Dichiara a volte spese Casa personale costa dai 3 ai 5 mila euro. E per l'affitto le cifre sono intorno ai 1.500 euro superiori ai circa 7 mila euro di rimborsi mensili: a parte la curiosità di un 1.054 euro alla voce «Ztl», il grosso va via tra collaboratori (circa 5 mila euro) e consulenze (oltre mille). Così come quello di Luigi Di Malo. Che ha rinunciato ai trattamenti da vicepresidente della Camera, ma ha restituito meno di 476 euro complessivamente nei primi 5 mesi dell'anno. «Francescane» le spese di alloggio e vitto: il grosso, per uno dei volti più noti del MSS, è soprattutto sulla partecipazione a eventi sul territorio (in alcuni mesi per quasi 5 mila euro). Altri membri del direttorio si mostrano più solerti nella restituzione, come Alessandro Di Battista, spesso oltre i 2 mila euro di rimborso, e Roberto Fico. Ma anche per loro le spese sono soprattutto tra staff e consulenze. I costi della politica, appunto. Diaria e rimborsi restituiti nei primi cinque mesi del 2015 v J"% 51 4 476 10.627 Roberta Lombardi Nel 2015, la deputata ha restituito 514 euro di rimborsi a marzo: negli altri mesi zero. Tra le spese anche 1.054 euro per permessi Al nella Capitale Luigi Di Maio euro di rimborsi, ha segnato spese per 8.547 euro (2.179 per la casa) Maria Edera Spadoni Deputata, zero diaria al fondo per le imprese nei primi 5 mesi dei 2015: a maggio la sua pagina segna 6.986 euro di rimborsi e 8.098 di spese (per collaboratori 3.960) In 5 mesi ha ridato 476 euro di diaria non usata: 7.193 euro i rimborsi a maggio; spese dichiarate 7.426 (poco per casa e vitto, quasi 5 mila per eventi sul territorio) Alessandro Di Battista Deputato, ha versato oltre 10 mila euro in 5 mesi: a maggio ha ricevuto rimborsi per 6.573 euro; il suo bonifico di restituzione diaria è di 1.973 16. 635 17.086 13 . 6î4 334 6.585 Loredana Lupo Da gennaio a maggio 2015 ha restituito più di 16 mila euro. Ad aprile la cifra record: ha dato indietro 6.164 euro tra rimborsi forfettari e diaria Sergio Puglia Oltre 17 mila euro restituiti da gennaio a maggio: mese in cui ha segnato zero come spese di affitto (è residente a Portici, Napoli) Daniele Pesco Rimborsi non utilizzati e dati indietro per oltre 13 mila euro nei primi cinque mesi dei 2015: a gennaio il suo bonifico segna 4.787 euro Marta Grande Roberto Fico Il deputato ha restituito zero rimborsi a marzo, oltre 3 mila il mese dopo: nei 5 mesi oltre 6.500 euro. Ha speso in tutto 2.971 euro di taxi Federica Dieni Deputata, non ha restituito diaria da gennaio a maggio: quando, a fronte di 6.686 La deputata nel 2015 ha reso parte della diaria solo a gennaio (284) e marzo (50). L'affitto è di 1.800 euro, ma con le spese si arriva a 2.200 L'inchiesta di Massimo Franco vero: filtra una paura profonda, oscura, perfino feroce. «Ma il panico non è della Chiesa. Semmai, è di chi teme una Chiesa più forte, meno attaccabile. Non siamo di fronte a una seconda Vatileaks. Non ce ne sono né gli elementi né i presupposti, anche se l'impressione può essere questa; e anche se qualcuno magari spera di destabilizzare il papato». Monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, è uno degli uomini più vicini a papa Francesco nell'episcopato italiano. E la sua lettura dell'ultimo scandalo che investe il Vaticano cerca di essere fredda. Non minimizza, ma neppure esagera quanto accade. Analizza il comportamento attribuito a monsignor Vallejo Balda e alla lobbista Francesca Chaouqui come il riflesso di abitudini mentali e resistenze che nascono dalla profondità della «rivoluzione» di Jorge Mario Bergoglio. E affiora la convinzione che l'ultimo trafugamento di documenti riservati non riuscirà a proiettare un'immagine devastante sul «nuovo» Vaticano. «Questa storia è in gran parte una minestra riscaldata», azzarda un cardinale italiano. «È il prolungamento di episodi e personaggi del passato, anche se i nomi appaiono nuovi. Ma ricordiamoci che Balda è stato "ereditato" da Francesco. Anche se l'ha messo lui nella commissione che doveva riformare le finanze vaticane. Quanto alla Chaouqui, si era capito subito che era stata una scelta sbagliata». Tanto che dopo i primi sospetti, oltre un anno fa, il pontefice aveva avallato gli accorgimenti per limitare il suo accesso alle stanze e ai documenti più riservati. Ma evidentemente, era già troppo tardi se, come sembra, le accuse contro i due saranno confermate. Il problema è che «noi lavoriamo per l'eternità ma viviamo nel tempo», spiega un ecclesiastico. E la tempistica degli arresti a ridosso della pubblicazione di due libri costruiti in gran parte sulla base del materiale rubato, è stata commentata con accenti diversi: anche se pare che una delle ragioni sia stata quella di fare controllare e decrittare in uno Stato straniero il contenuto del telefono cellulare sequestrato a monsignor Balda. Di una cosa, tuttavia, si è certi: Francesco tirerà diritto. Il processo di riforma che ha aperto «è irreversibile», conferma anche il direttore di Avvenire, quotidiano della Cei, Marco Tarquinio. Anche se ieri mattina, durante la messa nella piecola cappella di Casa Santa Marta, dove vive, il pontefice è apparso provato e addolorato, racconta un ecclesiastico presente. La differenza con Vatileaks, che portò alle dimissioni di Benedetto XXI nel febbraio del 2013, è che questa volta nessuno della cerchia stretta di Francesco è coinvolto. Si ha semmai la conferma di un accerchiamento che lo scalfisce indirettamente. La lunga manovra di screditamento del pontefice argentino non passa attraverso la sua persona: non riuscirebbe mai. Agisce sui fili sensibili, inquinati e inquinanti, e spesso invisibili, che incrociano il passato recente. Fa emergere la miseria umana di alcuni ecclesiastici affamati di carriera e di voglia di vendetta. Illumina in modo impietoso gli angoli bui di una parte della nomenklatura papalina. Ma fa leva anche sugli errori di una «rivoluzione» contraddetta a volte dalla scelta di persone controverse. E il rosario di fango alla fine dà corpo ad un risultato quasi tangibile: dimostrare che «prima» e «dopo», l'epilogo del papato di Benedetto XVI e le riforme di Francesco, sono impastati in modo indissolubile. Mettono in scena burattini dalle fattezze, anche interiori, banali nella loro ripetitività; e lasciano nell'ombra burattinai potenti. Evocano la scivolosità, per non dire la pericolosità di una sfida ad un mondo vaticano ed ai suoi referenti economici, della quale il Papa forse non ha saputo o potuto ancora misurare fino in fondo le conseguenze. Evoca stormi di «corvi» pronti ad altre rivelazioni dissacranti. Un Papa che arrivando dal Sud America schiera simbolicamente la Chiesa «all'opposizione», non è senza conseguenze. Tanto più se si scontra con una Roma sconosciuta, misteriosa e infida come una giungla tropicale. H Papa conosce i drammi e la criminalità delle periferie mega-urbane di Buenos Aires: è meno esperto di intrighi «romani», e della fauna umana che li popola da sempre. I personaggi balzati alla ribalta, ritratti con i sorrisi soddisfatti dalle frequentazioni mondane, monsignor Balda e la lobbista Francesca Chaouqui, sono comparse intercambiabili. Riflettono un mondo, un habitat. Il problema è che sono emersi come figuresimbolo della nuova era, e questo non può non confondere. Chiamano in causa le capacità e i meccanismi di selezione del papato argentino. «A Francesco andrebbe suggerito un buon capo del personale», annota semiserio un top manager italiano, preoccupato dalla sensazione di sfascio che la Chiesa cattolica finisce per dare suo malgrado. Suona come una provocazione, ma nel suo semplicismo addita un problema sentito acutamente. Riecheggia un'accusa ricorrente: Francesco non sempre sceglie bene i propri collaboratori. Ma «chi ci dice che non esista una necessità di purificazione della Chiesa anche attraverso scandali di questo tipo? Che le umiliazioni di questi giorni non servano ad andare avanti col cambiamento?», si chiede Galantino. «Lo stesso Benedetto XVI scolpì parole molto forti in proposito. Avrei preferito che tutto questo non accadesse, però...». E aggiunge: « Oportet ut scandala eveniant». Anche se le loro dimensioni minacciano di sfigurare perfino la Chiesa di Bergoglio. © RIPRODUZIONE RISERVA-A Galanti no: non riuscirà il tentativo di destabilizzare Francesco C 9 e una sfida a un mondo vaticano e ai suoi referenti economici Nessuno dei coinvolti è nella cerchia stretta del Papa Semmai c'e un accerchiamento che lo scalfisce indirettamente Vescovo Monsignor Nunzio Galantino, 67 anni, dal '96 cappellano di Sua Santità, è segretario generale della Conferenza episcopale italiana dal 25 marzo 2014 TAt parola VATILEAKS Con l'espressione ci si riferisce allo scandalo scoppiato nella Città del Vaticano nel 2012. Vennero alla luce divisioni e contrasti sugli indirizzi di governo del Vaticano e sulla gestione dello lor, la banca della Santa Sede. Più in generale con il termine inglese leak si indica la fuga di notizie: si chiamava WikiLeaks l'organizzazione guidata da Julian Assange che nel 2007 rivelò migliaia di documenti coperti da segreto. M , ,,, , , %. "/ J/, -•a j , j ,,,, %ro -1, Mafia Capitale, fino a 5 anni pero imputati, oggi parte il maxi proc Od evai ne ag l i arresti d o rn iciliari . ' exsi nd aco: "Al le prim ari e io c i sar ò 25 5ILVIOBU NCA ROMA. «Occorre ristabilire la verità: Renzi voleva Roma sotto il suo diretto controllo e se l'è presa». Ignazio Marino dichiara guerra al presidente del Consiglio e usa tutti i mezzi possibili. E annuncia che ha intenzione di presentarsi alla future primarie. Se ci saranno L'attacco contro Palazzo Chigi parte dalle pagine del sito Facebook dell'ex sindaco di Roma e si conclude in serata davanti alle telecamere di " diMartedì" di Giovanni Floris. Con Marino impegnatissimo a raccontare la sua verità. Narrazione che è abbastanza semplice: «Renzi mi attacca e offende sul piano personale per coprire con la "damnatio memoriae- una spregiudicata operazione di killeraggio che ha fatto esultare i tanti potentati che vogliono rimettere le mani sulla città». L'ex sindaco, adesso vuole essere chiamato solo "professore", affonda i colpi contro il premier che «non è stato mai eletto«. Lui, ricorda, ha vinto le primarie ed è stato votato dai romani. Adesso, conclude, «mi trovo "destituito" davanti ad un notaio da 19 consiglieri dem più qualcuno eletto con Gianni Alemanno. Senza un dibattito trasparente nell'aula Giulio Cesare». Qualcosa che è «uno schiaffo in faccia a centinaia di migliaia di cittadini che mi avevano votato».. Marino dice anche che è un anno che non sente Renzi e che non ha dossier segreti in mano. Primi assaggi di una campagna elettorale che, al momento vede in campo il solo Alfio Marchini. Ma ieri sulla sua testa è caduto l'anatema di Giorgio Squinzi. «Mi sfuggono le prodezze di Marchini come imprenditore. Vedremo». ha detto il presidente di Confindustria. «Per me è sufficiente aver dato lavoro nel mio paese a migliaia di famiglie», ha risposto Marchini. Botta e risposta che arrivano alla vigilia dell'apertura del processo a Mafia Capitale che si apre domani. Evento preceduto dalla concessione degli arresti domiciliare a Luca Odevaine, uno dei principali imputati. Ieri, inoltre, si sono celebrati i processi con il rito abbreviato. Sono arrivate quattro condanne: quattro anni a Raffaele Bracci e Fabio Gaudenzi per usura; sempre quattro anni a Emanuela Salvatori per corruzione; cinque anni e quattro mesi a Emilio Gammuto con l'aggravanrte del metodo mafioso. QFiars.ocuzionE RISE-TA . . ... - ; î ; . N.r ,.. ,.,, , - A Gabrielli più poteri per il Giubileo Renzi vede il prefetto, possibile anche la nomina a commissario per l'evento. Il «riequilibrio» con Tronca Marino accusa il leaderpd: «Io eletto, lui no. Ha bulimia di potere e cacciai non allineati. Primarie? Vincerei» 1,3 vàcEknda Ignazio Marino, 60 anni, è stato eletto sindaco di Roma nel 2013 Dopo mesi di tensioni perle inchieste su Mafia capitale, a settembre è contestata a Marino la legittimità di alcune spese Il 12 ottobre il sindaco firma le dimissioni ma poi le ritira entro i 20 giorni di tempo concessi dalla legge. 1130 ottobre la giunta decade a causa delle dimissioni di 26 consiglieri. È nominato commissario Francesco Paolo Tronca, ex prefetto di Milano ROMA Il vertice a Palazzo Chigi e l'ipotesi di «due emergenze, due squadre» che prende corpo. Matteo Renzi incontra Franco Gabrielli, in un vertice blindatissimo, neppure confermato dallo staff del premier. Ma l'obiettivo era chiaro: «massaggiare», come dicono nel Pd, il prefetto di Roma, che era apparso piuttosto «resistente» alle ipotesi di diarchia tra lui e Francesco Paolo Tronca, l'ex prefetto di Milano ora commissario al Campidoglio. Gabrielli, nei giorni scorsi, aveva espresso i suoi dubbi. E, da parte sua, sarebbe stato più sulla linea di Raffaele Cantone: una sola squadra in campo, quella di Tronca e dei suoi subcommissari. Ma, da ora in avanti, Roma è la «trincea» del Lasicu rezza Gabrielli avrà anche la gestione di sicurezza e ordine pubblico: in arrivo 3.600 uomini premier, che cercherà di utilizzare questi 7-8 mesi prima delle elezioni per far dimenticare Ignazio Marino e rilanciare l'azione del Pd. E, per farlo, gli servono due team al lavoro. Uno, con Gabrielli e varie personalità (Giovanni Malagò alle Olimpiadi, Carlo Fuortes alla Cultura). L'altro con Tronca, formato da funzionari dello Stato (tra i nomi quello del prefetto Riccardo Carpino). Per fugare i dubbi di Gabrielli, legati anche ai poteri che gli sarebbero assegnati, Renzi starebbe pensando di varare (for- se già oggi) il decreto su Roma. L'ipotesi, adesso, è che Gabrielli venga nominato commissario per il Giubileo (finora era solo coordinatore degli enti locali) e che gli vengano affidati anche i soldi (2-300 milioni) che arriveranno con la legge di stabilità. Sicuramente, in qualità di prefetto, Gabrielli - ieri c'è stato anche il vertice in Prefettura col ministro degli Interni Angelino Alfano e con Tronca - avrà la gestione della sicurezza e dell'ordine pubblico: a Roma arriveranno 3.600 uomini. Secondo Alfano il prefetto «curerà il raccordo tra lo Stato e gli enti territoriali» e verranno istituiti «otto gruppi di lavoro, dai trasporti alle telecomunicazioni, dalla sanità alla protezione civile, dalla comunicazione ai rapporti col Vaticano». E Tronca? Il commissario annuncia che «la prima squadra sarà pronta la settimana prossima: prima devo conoscere problematiche e dinamiche dell'ente, poi definisco le priorità e dopo ancora la scala delle priorità». Tradotto: Tronca lavora ad un programma da qui a sei mesi. Ci sono anche due suggestioni. Una è quella lanciata dall'ex assessore Stefano Esposito: «Un commissario ai Trasporti per due anni e mezzo, che sistemi Atac». Secondo, inserire anche un esperto di comunicazione: «Perché - ragiona un deputato - quello che facciamo dovremo anche raccontarlo». E Marino? Ieri è andato ospite da Giovanni Floris, a diMar- tedi. L'obiettivo, ormai, è fare l'anti-Renzi: «Si è preso Roma - dice l'ex sindaco, che si fa chiamare «prof» - ma io sono stato eletto. Lui no». E poi: «C'è una pericolosa bulimia di potere, che elimina gli anticorpi democratici. Chi non si allinea, non ripete a pappagallo i suoi slogan viene allontanato o bandito». Si candiderà alle primarie Pd? «Sto valutando. E molto possibile che le vincerei». Renzo? «Non lo sento da un anno, non mi ha voluto parlare neppure al telefono». Il Papa? «La vita ci offrirà nuove occasioni di dialogo». Chi sono i leader Pd che l'hanno chiamata dopo le dimissioni? «Orfini, Causi, Esposito». E pensare che qualcuno aveva creduto fossero Bersani, D'Alema, Cuperlo... Ernesto Menicucci 0 RIPRODUZIONE RISERVATA